Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha...

16
Speciale Ragusa T erra di arte, cultura e tradizioni ma an- che di sapori, odori e colori come quelli dei suoi vini, dei suoi prodotti caseari ed orticoli. Terra di benessere e di sana alimentazione dove la genuinità dei prodotti tipici e le insuperabili caratteristiche organolettiche di cui dispongono sono un mo- dello salutistico che trovano piena espressio- ne nel marchio «cestobarocco». Una provin- cia che con i suoi prodotti compendia e subli- ma la cultura materiale siciliana: in un territo- rio di vastità limitata si concentrano tutte le produzioni tipiche regionali. Un territorio in cui ogni angolo racconta una sua storia gastro- nomica in una piacevole geografia dei sapori. Val di Noto venne illuminato, sulle macerie del terremoto del 1693, dallo stile barocco. La vivacità e la notevole ricchezza delle decora- zioni ne fanno uno stile davvero unico. Que- sta particolarità conferisce ai numerosi e for- midabili esempi di barocco uno spiccato sen- so plastico che viene esaltato dall'intensa lu- minosità del "sole" di Sicilia. Ed è a Ragusa Ibla, Modica, Scicli, Ispica che il sole continua da centinaia di anni ad esaltare l’esuberante ricchezza di splendidi edifici progettati, crea- ti, scolpiti dalla maestria e dalla fantasia di abi- li artisti. Le chiese, i palazzi, le piazze del Val di Noto ostentano uno spettacolare «Baroc- co» che l’Unesco ha eletto patrimonio del- l’Umanità. È uno stile che ha deciso di stupire, meravigliare, ammaliare lo spettatore. E chi decide di avviare un viaggio alla scoperta del- le «perle» del nostro barocco resterà sicura- mente abbagliato dalla bellezza di questi luo- ghi. È sicuramente solo un breve tratto, maga- ri, di un più lungo e interessante viaggio, che ogni persona amante della bellezza, dell'arte, della storia e di una natura ancora semplice- mente ricca di profumi, sapori, scenari e scor- ci fiabeschi può compiere in provincia di Ra- gusa. Il barocco è figlio di una civiltà architet- tonica che secondo Vincenzo Consolo resta «l’onore delle nostre contrade». Una civiltà da preservare che continua a fornire emozioni per la sua esplosione formale e virtuosistica. Memorie da lasciare ai posteri. Futura archeo- logia. Tutto questo sembra suggerirci che c’è un modo colpevole di abitare il passato: igno- rarlo. Come c’è un modo colpevole di abitare il presente: non considerarlo, a breve, passa- to. Per non far questo occorre offrire alla col- lettività uno spaccato inequivocabile di ciò che siamo attraverso ciò che a loro consegne- remo: cultura, storia e, conseguentemente, ar- chitettura. È un impegno civile, etico, sociale conservare questo ricco patrimonio. Per la lo- ro posizione, il loro significato, la forma e la funzione, nonché per la stupefacente bellezza. Tutelare il nostro patrimonio artistico, vuol di- re anche, misurarci con esso, ovviamente in questo presente. Prenderlo ad esempio a futu- ra memoria. Questo potrà essere ilmodo mi- gliore per apprezzare la nostra storia e diveni- re (in futuro) storia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Mercoledì 31 luglio 2013 di FABIO MARIA ESPOSITO T ERRA RICCA DI MERAVIGLIE DA VIVERE TORNA RAV4. DI NUOVO UNICO. RAV4 DIESEL DA € 23.500. PER TUTTI. NUOVO RAV4. DA SEMPRE, IL SUV. Con oltre 170.000 RAV4 venduti in Italia dal 1994, torna IL SUV: l’autentico da sempre. RAV4 2WD 2.0 D-4D 124CV. Prezzo promozionale chiavi in mano (esclusa I.P.T. e Contributo Pneumatici Fuori Uso, PFU, ex DM n. 82/2011 € 5,25 + IVA) con il contributo dei Concessionari Toyota aderenti all’iniziativa. Offerta valida anche senza rottamazione o permuta. La versione raffigurata del modello RAV4 è puramente indicativa. Valori massimi: consumo combinato 13.9 km/l, emissioni CO2 176 g/km. T.D. CAR Sp. 25 Ragusa-marina (Rg) Km. 3,08 97100 Ragusa tel. 0932-667922 Via Sorda Sampieri, 7 97015 Modica (Rg)

Transcript of Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha...

Page 1: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

Speciale Ragusa

T erra di arte, cultura e tradizioni ma an-che di sapori, odori e colori comequelli dei suoi vini, dei suoi prodotticaseari ed orticoli. Terra di benessere

e di sana alimentazione dove la genuinità deiprodotti tipici e le insuperabili caratteristicheorganolettiche di cui dispongono sono un mo-dello salutistico che trovano piena espressio-ne nel marchio «cestobarocco». Una provin-cia che con i suoi prodotti compendia e subli-ma la cultura materiale siciliana: in un territo-rio di vastità limitata si concentrano tutte leproduzioni tipiche regionali. Un territorio incui ogni angolo racconta una sua storia gastro-nomica in una piacevole geografia dei sapori.Val di Noto venne illuminato, sulle maceriedel terremoto del 1693, dallo stile barocco. Lavivacità e la notevole ricchezza delle decora-zioni ne fanno uno stile davvero unico. Que-sta particolarità conferisce ai numerosi e for-midabili esempi di barocco uno spiccato sen-so plastico che viene esaltato dall'intensa lu-

minosità del "sole" di Sicilia. Ed è a RagusaIbla, Modica, Scicli, Ispica che il sole continuada centinaia di anni ad esaltare l’esuberantericchezza di splendidi edifici progettati, crea-ti, scolpiti dalla maestria e dalla fantasia di abi-li artisti. Le chiese, i palazzi, le piazze del Valdi Noto ostentano uno spettacolare «Baroc-co» che l’Unesco ha eletto patrimonio del-l’Umanità. È uno stile che ha deciso di stupire,meravigliare, ammaliare lo spettatore. E chidecide di avviare un viaggio alla scoperta del-le «perle» del nostro barocco resterà sicura-mente abbagliato dalla bellezza di questi luo-ghi. È sicuramente solo un breve tratto, maga-ri, di un più lungo e interessante viaggio, cheogni persona amante della bellezza, dell'arte,della storia e di una natura ancora semplice-mente ricca di profumi, sapori, scenari e scor-ci fiabeschi può compiere in provincia di Ra-gusa. Il barocco è figlio di una civiltà architet-tonica che secondo Vincenzo Consolo resta«l’onore delle nostre contrade». Una civiltà da

preservare che continua a fornire emozioniper la sua esplosione formale e virtuosistica.Memorie da lasciare ai posteri. Futura archeo-logia. Tutto questo sembra suggerirci che c’èun modo colpevole di abitare il passato: igno-rarlo. Come c’è un modo colpevole di abitareil presente: non considerarlo, a breve, passa-to. Per non far questo occorre offrire alla col-lettività uno spaccato inequivocabile di ciòche siamo attraverso ciò che a loro consegne-remo: cultura, storia e, conseguentemente, ar-chitettura. È un impegno civile, etico, socialeconservare questo ricco patrimonio. Per la lo-ro posizione, il loro significato, la forma e lafunzione, nonché per la stupefacente bellezza.Tutelare il nostro patrimonio artistico, vuol di-re anche, misurarci con esso, ovviamente inquesto presente. Prenderlo ad esempio a futu-ra memoria. Questo potrà essere ilmodo mi-gliore per apprezzare la nostra storia e diveni-re (in futuro) storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Mercoledì 31 luglio 2013

di FABIO MARIA ESPOSITO

TERRA RICCADI MERAVIGLIEDA VIVERE

TORNARAV4.DI NUOVO UNICO.

RAV4DIESELDA€ 23.500. PER TUTTI.

NUOVORAV4.DA SEMPRE, IL SUV.Con oltre 170.000 RAV4 venduti in Italia dal 1994,torna IL SUV: l’autentico da sempre.

RAV4 2WD 2.0 D-4D 124CV. Prezzo promozionale chiavi in mano (esclusa I.P.T. e Contributo Pneumatici Fuori Uso, PFU, ex DM n. 82/2011 € 5,25 + IVA) con il contributo dei Concessionari Toyota aderenti all’iniziativa. Offerta valida anche senza rottamazione o permuta.La versione raffigurata del modello RAV4 è puramente indicativa. Valori massimi: consumo combinato 13.9 km/l, emissioni CO2 176 g/km.

T.D. CARSp. 25 Ragusa-marina (Rg)Km. 3,0897100Ragusatel. 0932-667922

Via Sorda Sampieri, 797015Modica (Rg)

Page 2: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

I grandi itinerari

N ota come «l’isola nell’isola» o co-me «l’altra Sicilia», Ragusa ha unastoria diversa dal resto dell’isola.Le origini di Ragusa risalgono al

periodo Neolitico e i primi insediamenti alXX secolo a.C.

Dai Sicani il territorio passa ai Siculi se-condo quanto narra la leggenda. Con il no-me di Hybla Heraia, dal nome della dea Eraprotettrice dei campi, la città viene invasadai Greci, ma riesce a mantenere l’indipen-denza fino al III secolo a.C. Per questo rice-ve l’appellativo di «Audax» («l’Audace»).Con l’arrivo dei Romani, la città insieme aModica diventa decumana, con l’obbligodi pagare la decima parte dei raccolti.

Circondata da un muro di cinta sotto ildominio dei Bizantini nel 700 d.C., Ragusaviene poi conquistata dagli Arabi a partiredal IX secolo, dopo lunghe guerre controla popolazione iblea. In realtà, gli Arabiavrebbero dovuto riconquistare la cittànel 878, dopo l’espulsione da parte dei ri-belli. Con la dominazione araba l’agricoltu-ra conosce un periodo florido, fra casali,coltivazioni di cotone e terrazzamenti.

Gli arabi vengono però cacciati nel 1090da una rivolta popolare appoggiata daiNormanni. Da qui fino alle dominazioniangioine e aragonesi, si susseguono soloconti e contee nell’amministrazione dellacittà. Gli Svevi rendono la città parte deldemanio, ma Federico II le restituisce unaserie di privilegi. Gli Angioini non furonoben accolti e furono anzi cacciati con i Ve-spri Siciliani. Con gli Aragonesi, Ragusa sitrasforma di nuovo in Contea, che in segui-to si fonde con la Contea di Modica, perparentele reali. Con la propria autonomia,la nuova contea gode di una periodo pro-spero, diventando uno degli Stati feudalipiù importanti d’Italia. Nacquero così, pri-ma e dopo il terremoto del 1693, i palazzibarocchi vicino alle chiese, dai balconisporgenti sorretti da enormi mensoloniscolpiti dalle maestranze locali, che in essiespressero la ricerca della caricatura, persbalordire, impressionare e meravigliare.

Fu in questi anni che si inasprirono le

lotte campanilistiche vere e proprie fra gliabitanti della parrocchia di San Giovanni,detti «Sangiovannari», e quelli della par-rocchia di San Giorgio, detti «Sangiorgia-ri». Lotte che sono continuate per secoli,mitigate di tanto in tanto da avvenimentieccezionali: pestilenze, carestie e catastrofinaturali, come il tremendo terremoto del-l'11 gennaio del 1693 (al tempo di GaspareHenriquez), che distrusse molte città dellaSicilia orientale, causando nella sola cittàdi Ragusa circa 5.000 morti.

Quando si decise la ricostruzione dellacittà buona parte dei vecchi nobili preferìricostruirla dove sorgeva prima, mentre imassari e la nuova borghesia preferironoricostruire i nuovi edifici in contrada Pa-

tro, facendo così na-scere il primo nucleodi Ragusa Nuova ca-ratterizzato da stradeampie e rettilinee.Sorsero cosi due Ra-guse: Ragusa Nuovae Ragusa Vecchia,quella Superiore equella Inferiore, cheebbero per molti an-ni vite amministrati-ve separate e che so-lo nel 1926 furonoriunificate nell'attua-le città capoluogo diprovincia. Dopo i mo-ti del 1848 contro i

Borboni, nel 1860 arriva Garibaldi a Marsa-la e con lui il Regno d’Italia.

La Banca Popolare Cooperativa di Ragusa,futura Banca Agricola Popolare di Ragusa,nasce nel 1889. L’istituto svolgerà un ruoloimportante nell’economia del territorio. E ar-

riviamo ai primi annidel ’900, quando Ragu-sa diviene provincia.Nonostante circolasse-ro idee socialiste nei pri-mi anni del XX secolo,Ragusa viene nominataprima città dell’imperofascista in Sicilia. Con laSeconda Guerra mon-diale, la città subiscelunghi bombardamen-ti, intensi per la presen-za dell’aeroporto milita-re di Comiso. La Ragusadi oggi è una città dallegrandi potenzialità in-dustriali ed economi-che e possiede il polo fi-nanziario più importan-te del Sud: la BancaAgricola Popolare di Ra-gusa.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le origini risalgono al periodo Neolitico, i primi insediamenti al XX secolo a.C.

S apori, profumi, sensazioni. Se-greti ben nascosti nelle pieghedella storia e fra i raggi di un so-le che acceca e che si riverbera

sul bianco delle case e sull’argento delmare che lambisce le spiagge.

Lungo le coste o nel cuore profondodella Sicilia c’è un’isola da scoprire na-scosta e sconosciuta ai più. Conoscerela Sicilia è una avventura mozzafiato,un autentico lusso da regalarsi. Non ba-sta visitare i musei e partire alla scoper-ta di testimonianze archeologiche, visi-tare le bellissime e le isole. Non è suffi-ciente andare a scoprire i panorami dacartolina o il mare azzurrissimo.

Ma è indispensabile intraprendereun altro viaggio, tuffarsi nei colori enei profumi dei mercati, lasciarsi allespalle gli oltre mille chilometri di costaper andare alla scoperta delle monta-gne accompagnati dai sapori di un’anti-ca tradizione gastronomica. E poi con-cedersi una sosta nelle stazioni termalidove è possibile ritrovare il benessereperduto e scoprire le proprietà terapeu-tiche delle acque. E’ difficile da credere,ma prima della diffusione delle auto-mobili c’erano siciliani che non cono-scevano il mare. Come gli abitanti diEnna, l’ombelico dell’isola, o di Calta-nissetta.

Enna è il capoluogo di provincia piùalto d’Italia. La sua collocazione strate-gica, sui Monti Erei, ne ha fatto nei se-coli una città inespugnabile. Di qui la

vista spazia sull’intera Sicilia, fino almonte Etna. Il cuore minerario della Si-cilia è invece Caltanissetta. Il nome diquesta città viene dall’arabo «Qa-lat-an- Nisa », che significa città delledonne. È fra il Seicento e il Settecentoche Caltanissetta è letteralmente sboc-ciata, grazie agli architetti del baroccoe alla mano del pittore fiammingo Gu-glielmo Borremans, che diede un toccoin più alle bellissime chiese già esisten-ti. Ma come si fa a non considerare, inquesto ideale viaggio in Sicilia, un sog-giorno nelle isole. Pantelleria—l’isoladei dammusi (le tipiche abitazioni iso-lane), del passito, dei capperi e dei vipche qui hanno preso casa per levacanze—è più vicina alla Tunisia chealla Sicilia.

Favignana si trova invece nell’arcipe-

lago delle isole Ega-di, a poche miglia daTrapani. Una delletradizionali attivitàdi Favignana è la pe-sca del tonno e il mo-do migliore per ap-prezzare l’isola è sen-za dubbio la barca.Lampedusa è la piùremota delle isole si-ciliane e ospita uncentro di recuperodelle tartarughe ge-stito dal Wwf. Quivengono curati gliesemplari di CarettaCaretta feriti. E infi-ne, un lusso per chivuole alimentare lamente — oltre aisensi — è un viag-gio attraverso le cit-

tà del barocco, da Noto a Ragusa.Città che sono state dichiarate patri-

monio dell’umanità dall’Unesco per laloro straordinaria bellezza. Noto è unoscrigno di tesori barocchi, che culminacon la scenografica scalinata che portaal Duomo. Anche a Modica l’arte baroc-ca ha lasciato il suo segno indelebile,anche se è il cioccolato ad aver resoquesta città famosa in tutto il mondo.Così come la vicina Pachino, che si èfatta conoscere per i suoi pomodorini.A Ragusa, la città vecchia, Ibla, sembraun presepe barocco. A Gela è l’anticadominazione greca ad imporsi invececon forza ai visitatori. Nel centro stori-co è lo stile neoclassico ad aver lasciatoi suoi segni più evidenti, dalla ChiesaMadre alla Chiesa di Sant’Agostino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Scavi

La conquista araba

Oltre all’area ragusana, una Siciliatutta da scoprire e da assaporarecon i suoi prodotti della tradizione

Ragusa, la città dalle radici «preistoriche»

A lato unosplendidoscorciodi MarsalaSopra,l’Infiorata diNoto, una delletradizioni piùantichedella Sicila

Circondata da un muro di cintasotto il dominio dei Bizantini nel 700d.C., Ragusa viene poi conquistatadagli Arabi a partire dal IX secolo

Nell’area ragusana sonoattive diverse campagnedi scavo archeologico a curadi equipe da tutto il mondo

Le cartoline dell’Isola

La storia

2 Mercoledì 31 Luglio 2013 Corriere del MezzogiornoPA

Page 3: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

Rappresentano l’espressione più alta del Barocco siciliano

I l centro storico è situato nel quartiereIbla e conta circa cinquanta chiese, tra lequali c’è il Duomo di San Giorgio, unadelle massime espressioni a livello mon-

diale dell’architettura sacra barocca, fu riedifi-cato al posto della Chiesa di San Nicola, chefino al XVI secolo era stata di rito greco; e an-cora la Cattedrale di San Giovanni Battista,fra le più grandi chiese della Sicilia, fu costrui-ta alla fine del XVIII secolo e possiede una ma-estosa facciata ricca di intagli, sculture e uncampanile alto oltre 50 metri; e la Chiesa diSanta Maria dell’Itria, costruita tra il XV e ilXVI secolo, è nota per il campanile con la suasplendida cupola colorata. Dopo il devastanteterremoto del 1693 che sconquassò l’interaVal di Noto, fu la città che pagò a caro prezzoil maggior numero di vittime ( circa 5000 ),ma fu anche la città che, per motivi principal-mente religiosi, doveva in parte essere rico-struita ex novo nel vecchio sito e in parte inun territorio completamente nuovo. Bisogna-va, insomma ripartire da zero e il caso di Ra-gusa fu quello più singolare, perché la mac-china della ricostruzione, che si sarebbe affi-data agli stilemi del tardo-barocco come nel

resto del Val di Noto, doveva riguardare duecentri storici che sarebbero divenuti contem-poranei. Fu così che dal 1694 parte del clerosangiovannaro, senza remore né ripensamen-ti, decise di stabilirsi sull’altura denominata«Patro», che dominava ad occidente Ibla, co-stituendo così un nuovo centro storico, in cui

la chiesa di San Giovanni Battista sarebbe di-venuta l’emblema della nuova Ragusa. La fac-ciata della Cattedrale si imposta su due ordi-ni, separati da un cornicione aggettante, rac-cordati da due volute spiraliformi. Il primo or-dine, suddiviso in cinque campate da sei co-lonne con capitelli corinzi poggianti su altiplinti, presenta tre portali che sostengono cia-scuno un frontone spezzato. Il portone centra-le, sopra il quale è ancorato lo stemma di chie-sa madre della Diocesi, è articolato da unacoppia di colonne binate finemente lavorateche sorreggono il frontone spezzato, all’inter-no del quale si apre una nicchia che custodi-sce una statua dell’Immacolata affiancata daquella del Battista e di Giovanni l’Evangelista.La poderosa mole del campanile, terminatointorno al 1731, svetta maestosa con la suacuspide di forma pseudo-conica, poggiantesul secondo ordine e delimitato da una balau-stra al di sopra del cornicione. La scelta dinon innalzare il secondo campanile, specula-re a quello attuale, rimane ancora oggi ogget-to di mistero, ma è lecito non scartare quellasupposizione, legata all’impazienza di vedereconclusi prima possibile i lavori. La facciata,

come riporta la data affissa vicino la meridia-na, dovrebbe essere stata completata nel1751 e nell’insieme si concede a noi comeun’esplosione del tardo barocco in ogni suaforma e in ogni sua parte. do quaresimale, raf-figurante una Crocefissione di straordinariapotenza. Dal 2002, il valore e la bellezza dellaCattedrale di San Giovanni Battista, insiemead altri 17 monumenti della città di Ragusa,sono diventati patrimonio e respiro di un’in-tera umanità, mediante il riconoscimentoUnesco e l’inserimento nella World HeritageList. Oggi, concezioni architettoniche comela Cattedrale di San Giovanni Battista e il Duo-mo di San Giorgio, non sono solamente frut-to di menti ardite, il cui risultato non temeconfronti nemmeno con il Barocco romano enapoletano, ma insieme sono il simbolo dellarinascita di una città che non si è arresa nean-che dinanzi agli ostacoli più insormontabili.Risalendo il corso XXV Aprile di Ragusa Ibla,all’ingresso di piazza duomo, ci si imbatte inuno dei più suggestivi scenari del Barocco si-ciliano: il duomo di San Giorgio svetta altissi-mo sopra la piazza. Il duomo nasce sulle rovi-ne della preesistente chiesa di San Nicola, di-strutta dal terremoto del 1693, nella parteorientale della città, nei pressi dell’antico por-tale (unica parte dell’antica San Giorgio chesopravvisse al sisma). Fu progettata dal famo-so architetto Rosario Gagliardi del quale si ap-prezzano i contributi barocchi a Noto.

Dal punto di vista architettonico, la struttu-ra diverge da quella classica siciliana per avvi-cinarsi molto a quella nordeuropea, in parti-colare inglese: determinante lo schema dellacella campanaria in facciata.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La città delle 50 chieseIl centro storico

UNESCODal 2002, la Cattedrale di SanGiovanni Battista, insieme adaltri 17 monumenti della cittàdi Ragusa, sono diventatipatrimonio dell’umanità

Tanti applausi ma soprattutto tanto divertimentoper i quattro appuntamenti programmati all’inter-no del cartellone del “Teatro Le Dune”, la rassegnateatrale giunta all’ottava edizione e organizzatadall’Interspar Le Dune nei suoi spazi esterni di viaLa Pira a Ragusa, trasformati in una vera e propriaarena all’aperto. Per L’ottavo anno consecutivo l’o-biettivo della squadra targata Ergon Consortile, deldirettore e del personale dell’Interspar Le Dune diRagusa, degli sponsor e condiviso con grande pro-fessionalità dalle maestranze, dai tecnici e da tutticoloro che hanno reso possibile la messa in scenadi questa fortunata rassegna era quello di riuscirea divertirvi a sorprendervi e a farvi trascorrere delleserate all’insegna del buon umore.L’apertura del cartellone ha avuto come protagoni-sta uno dei beniamini del pubblico teatrale e televi-sivo, il bravissimo Enrico Guarneri che assieme allasua altrettanto brava compagnia teatrale ha porta-

to in scena “Gatta ci cova”.Nella seconda serata un mix continuo di canzonie di divertenti battute! Per quasi due ore il foltopubblico del “Teatro Le Dune”, non ha fatto altroche ridere. Protagonista assoluto è stato l’attoreNino Frassica che sul palco era accompagnato dallasua band, i Los Plaggers, bravi artisti siciliani, prontia proporre una serie infinita di indimenticabilisuccessi della storia musicale italiana, cambiando iritmi, mescolando le parole, cucendo spartiti.L’irrinunciabile appuntamento con il “Gran VarietàIbleo”, una serata tutta dedicata alla sicilianitànell’arte dello spettacolo, non ha di certo traditole aspettative. Duemila spettatori hanno assistitoa divertenti performance e a varie esibizioni benlegate tra loro dall’ottima presentazione dell’attorecomico Gino Astorina e della “padrona di casa”, ladottoressaConcetta LoMagno, direttricemarketingdella società.

Nel quarto ed ultimo appuntamento erastata promessa una “straripante” comicità epuntualmente è arrivata. Dinnanzi ad un numerosopubblico, si è esibita la compagnia de “Il Gatto Blu”di Catania, capitanata dal bravissimo Gino Astorinacon Luciano Messina, Francesca Agate, GiuseppeMarziale e Nuccio Murabito. “Il meglio... sei tu”,questo il titolo della rappresentazione teatrale, unvero e proprio show con vari sketch pieni di ritmoe di travolgenti battute. Il numero degli spettatori,

un carico di entusiasmo straordinario, hanno resoassoluto protagonista il pubblico che ha tributatoper l’ennesima volta tutto il suo apprezzamentoed il suo affetto verso una rassegna che ormai siconferma punto di riferimento irrinunciabile deglieventi culturali estivi della provincia iblea.“Siamo sempre felici di accogliervi – ha detto ladott.ssa Lo Magno affiancata sul palco da tutto lostaff dell’ufficio marketing e dell’ Interspar Le Dune– è sempre un piacere poter passare delle serate

insieme, godendo della reciproca compagnia e deidivertenti spettacoli che scegliamo per allietareil nostro pubblico, fatto di affezionati clienti maanche di tanti ragusani che scelgono di parteciparealla rassegna ormai divenuta punto di riferimentodella stagione estiva”.Ora restano i divertiti postumi di questa Febbre delVenerdì Sera… nessuna controindicazione e nessu-na cura saràmigliore di quella di aspettare cosa suc-cederà l’anno prossimo. Sarà un inguaribile attesa!

Brividi d’emozione lungo la schiena?!... Sensazione di divertita leggerezza?!... Crisi di astinenza per la rassegna che verrà?!..

Dalla Febbre delVenerdì Sera del TeatroLe Dune di Ragusa non si guarisce !

La platea del Teatro Le Dune

Nino Frassica e i Los Plaggers Band

Concetta Lo Magno e Gino Astorina presentano “Gran Varietà Ibleo”

La Compagnia de Il Gatto Blu

Enrico Guarneri

3Corriere del Mezzogiorno Mercoledì 31 Luglio 2013

PA

Page 4: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

4 Mercoledì 31 Luglio 2013 Corriere del MezzogiornoPA

Page 5: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

Realizzato nel 1858 per iniziativa di alcuni notabili

Costellano le strade del centro e si fanno ammirare, tanto

L a Ragusa barocca è vi-sibile non solo nellechiese, ma anche negliantichi palazzi e nelle

ville del Settecento e dell’Ot-tocento della città. Molto in-teressante è il Palazzo Cosen-tini, edificato in uno degli an-goli più suggestivi di Ibla, suun lato della piazza della Re-pubblica, l’Archi, ed all’ango-lo fra la Salita Commendato-re e la strada che porta allanuova Ragusa (il corso Mazzi-ni). La posizione angolare vie-ne esaltata da paraste angola-ri culminanti con capitellicompositi con conchiglie alposto delle foglie d’acanto efestoni, da balconi e dalle ele-ganti finestre ricche di deco-razioni e fregi. Oggi si presen-ta in discreto stato di conser-vazione essendo di proprietàcomunale che lo ha adattatoad asilo. Realizzato probabil-mente fra il 1762 ed il 1767,per questa agiata famiglia diIbla, è stato abitato sino aglianni cinquanta. Il palazzo eracollegato per vie interne allavicina chiesa dell'Itria sullaquale la famiglia Cosentiniesercitava lo jus patronatus;in chiesa esiste una cappelladella famiglia con altare data-to 1741. Altro magnificoesempio di Barocco sicilianoè Palazzo Bertini che fu edifi-cato alla fine del settecentoper iniziativa di don Salvato-re Floridia, lungo la cosiddet-

ta via «Maestra» o «Cassero»,oggi Corso Italia, uno degliassi dell’impianto urbanisti-co ortogonale del nuovo abi-tato di Ragusa. Intorno allametà del secolo successivo fuacquistato dalla famiglia Ber-tini da cui ha preso il nome.Il prospetto ha subito una so-stanziale modifica a seguitodell'abbassamento e della re-golarizzazione della sede stra-dale, avvenuta nel 1847. Anti-camente, infatti i balconi del-l’attuale piano ammezzatoerano a livello della strada e

costituivano gli ingressi deilocali a pianterreno. Il porto-ne d’ingresso era più basso ecominciava subito sotto le pa-raste mentre i locali a pianoterra non esistevano. Gli anti-chi ingressi del pianterrenocostituiscono la caratteristicapiù originale e ricercata delpalazzo grazie alle chiavi d’ar-co che recano scolpite tregrandi teste, dette «masche-roni», che raffigurano tre per-sonaggi caratteristici dellacultura barocca: il mendican-te, il nobile e l’uomo del-l’oriente. Il primo è copertodi stracci e mostra un viso de-forme con un gran naso e labocca sdentata, il ricco signo-re , dallo sguardo altero, haun elegante cappello piuma-to da cui fuori esce una foltacapigliatura a boccoli, men-tre l’orientale ha un viso paf-futo con un grande turbanteed un orecchino con unagrande perla, segno della ric-chezza e dell’opulenza. Il por-tone d’ingresso, posto lateral-mente, ha due alte parasteculminanti in grandi voluteche reggono un balcone dallecaratteristiche linee spezzate.Le aperture dei balconi han-no cornici ricche di intagli edecori ed hanno inferriatepanciute decorate da grandifiori in ferro battuto. Dal por-tone si accede in un atrio dacui parte la pregevole scalina-ta in pietra asfaltica che con-

duce agli ambienti interni ric-camente decorati con stucchie pitture.

A questi due, si affiancanoaltri palazzi d’epoca come ilPalazzo Zacco, che o venneedificato nella seconda metàdel balcone della sirenacolon-ne secolo XVIII dal baroneMelfi di S’Antonio ed acqui-stato alla fine del secolo suc-cessivo dalla famiglia Zacco,da cui ha preso il nome. L’edi-ficio ha due prospetti con seiampi balconi. Nel cantonaled'angolo si trova lo stemmagentilizio della famiglia Mel-fi, delineato da una cornicedi foglie d’acanto su cui si ap-poggia un puttino, mentreun altro tira fuori la testa dallato opposto.

L’elenco e le caratteristi-che potrebbero continuare alungo e per ogni palazzo ci sipotrebbero scrivere pagine epagine di trattati di architet-tura. Basta dunque, citare an-che gli altri edifici che sonoentrati a giusta ragione nelpatrimonio di bellezze archi-tettoniche ragusane e checontraddistinguono il centrosicilianp. Eccoli, dunque: ilPalazzo Schininà di Sant’Elia,il Palazzo Sortino-Trono, ilPalazzo Nicastro, il PalazzoBattaglia, il Palazzo La Roccae il Caffè dei Cavalieri.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

I palazzi del Barocco

L a bella villa di Ragusa Ibla fu realiz-zata nel 1858 per iniziativa di alcu-ni notabili locali, a cui contribuìbuona parte del popolo che forni-

va gratuitamente la propria opera. Sorsesu uno sperone di roccia che si affacciasulla vallata; vi si accedeva, una volta, at-traverso un magnifico viale fiancheggiatoda numerose e floride palme, riservato al-le carrozze, e attraverso un viale parallelo,il viale delle colonnine, riservato ai pedo-ni. È assai ben curata e riccamente adorna-ta con panchine ben scolpite, colonnecon vasi in pietra scolpiti in fogge diversee una elegante balconata con recinzionein calcare di elegante foggia. Imponenteal centro della villa il monumento ai cadu-ti della Grande Guerra. All’interno dellavilla si trovano Chiesa di San VincenzoFerreri, la Chiesa di San Giacomo e laChiesa dei Cappuccini. La seconda fu edifi-cata nel XIV secolo sulle rovine di un anti-co tempio dedicato a Lucina, dea della fe-condità, era originariamente a tre navate.A seguito del terremoto le navate lateraliandarono distrutte per cui la Chiesa ci èpervenuta con la pianta attuale. La data-zione è certa al periodo della dominazio-ne Normanna per l’aquila normanna chesormonta la custodia in legno dell'altaremaggiore. La facciata è stata restaurataagli inizi del ’900. Molto ricco l’internocon ben 11 altari di cui tre nella Cappellamaggiore. Dall’altare centrale si può am-mirare il magnifico dipinto su tavole del-la volta, eseguito nel 1754, con figure deiquattro Evangelisti agli angoli e figure ce-lestiali al centro. La chiesa dei cappuccini,fu fatta edificare dai frati lungo le rive deltorrente San Leonardo; nel 1607, passatadi loro proprietà la Chiesa di Sant'Agata,costruirono un nuovo Convento attiguoalla stessa. Fin dai secoli passati, dopo l'in-cameramento dei beni ecclesiastici, laChiesa subì alterne vicende dal momentoche era stata messa in vendita e solo gra-zie alla partecipazione e all'interessamen-to del Canonico Tumino e del padre Cap-puccino Luigi da Melilli fu riacquistata eriaperta al pubblico ; in questa occasione

la Chiesa perdeva leopere d'arte più prege-voli, di cui si dirà ap-presso : si deve all'ope-rato del sindaco deltempo, Barone La Roc-ca se fu istituita nei lo-cali della Casa Comu-nale, allocata nell'exmonastero di San Giu-seppe, una Pinacotecacomunale dove vennero trattenuti edesposti i quadri che altrimenti sarebberopassati al pubblico demanio.

Si poterono conservare anche i preziosilibri, del 500 e del 600, che erano pervenu-ti al Convento su donazione dell'Abate DeGaspano. Nel corso degli anni, a seguitodi ennesime confische dei beni del Clero,il convento passava di mano, fortunata-mente ad un altro padre cappuccino, Eu-genio da Sortino, che lo destinava ancoraallo scopo per cui era stato edificato. Oggiil Convento non ospita più i Frati Cappuc-cini ed è sede del Museo Diocesano e diun laboratorio di restauro. Analogamenteè stata salvata la biblioteca.

All'interno il tempio, ad una sola nava-ta, presenta un altare centrale e quattro la-

terali, un pulpito e una tribunet-ta per il coro, sopra l'atrio, tuttiin legno ; sulla parte destra, nelprimo altare una statua raffigu-rante S. Antonio di Padova, nelsecondo altare un quadro di SanFrancesco in preghiera alla Por-ziuncola, a sinistra un Crocefissoantico e nel secondo altare unastatuetta della Madonna delleGrazie. Nell'altare maggiore il ca-

polavoro che ha fatto di questa Chiesa,semplice e modesta, una delle più impor-tanti della Sicilia : una pregevolissima pa-la d'altare di Pietro Novelli, detto il Monre-alese, insigne artista che trovandosi a Ra-gusa dipinse per i Frati Cappuccini questasplendida opera d'arte che si compone ditre dipinti, uno più grande al centro e duelaterali. L'opera fu commissionata al No-velli tra il 1640 e il 1643 in occasione diuna sua visita al seguito del vice re, Alfon-so Enriquez ; dicerie popolari vogliono in-vece che il Novelli si rifugiò presso i mo-naci per sfuggire alle ire di un parente delre e che, per disobbligarsi, dipinse il capo-lavoro donandolo ai Cappuccini.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

I luoghi da vedere / 2

Il giardino Ibleo, un’oasi verde

Il focus

Oltre ai palazzipiù famosi, Ragusaè ricca di edifici,espressione delBarocco siciliano,da Palazzo Schininàdi Sant’Eliaa Palazzo. E tantialtri ancora

Testimonianze e repertinel Museo archeologico

I luoghi da vedere / 1

I l Museo è ubicato a ridosso dell’asse via-rio di via Roma in prossimità della testa-ta nord del Ponte Nuovo (Pennavaria).

La sede museale, si trova al primo pianodel Palazzo Mediterraneo, edificio realizzatonegli anni ’50 nella zona di espansione dellacittà. In esso ebbe sede tra il 1955 e il 1960l’Antiquarium, che fu il primo nucleo delmuseo. Alla fine degli anni ’60, il museo as-sume l’attuale assetto, a seguito di una com-pleta ristrutturazione museografica. Il mu-seo illustra l’archeologia e la storia anticadel territorio della provincia di Ragusa, dalneolitico fino alla tarda antichità. Nel territo-rio tracce di frequentazione in età neoliticasono note vicino Acate, in contrada Pirrone.All’età del bronzo si può attribuire una fittarete di villaggi capannicoli, presenti oltreche sulle alture anche nelle pianure, tra i fiu-mi, e nella fascia costiera. Tra questi villaggisi segnala quello di Castiglione che sarà poidi nuovo rioccupato in epoca protoarcaicada indigeni. Particolarmente importanti so-no pure i villaggi di Monte Raci e BrancoGrande. In periodo greco arcaico l’insedia-mento più importante del territorio ibleo èCamarina, colonia fondata da Siracusa. Ilruolo della città fu determinante nel proces-so di acculturazione per i centri indigeni che

con essa vennero a contatto, tra i quali Mon-te Casasia e Castiglione. Al periodo ellenisti-co risale poi l’insediamento di Scornavacche(Chiaramonte Gulfi) un vero abitato di coro-plasti (fabbricatori di oggetti in terracotta).All’epoca tardo antica risale l’abitato di Cau-cana, importante scalo portuale dove nume-rosi sono stati i rinvenimenti di testimonian-ze cristiane. Le collezioni Nel primo nucleodell’Antiquarium di Ragusa furono espostiinizialmente i reperti delle prime campagnedi scavi condotte nella necropoli greca di Ri-to (Ragusa) e nell’abitato ellenistico di Scor-navacche (Chiaramonte Gulfi). Successiva-mente, dopo l’ampliamento degli anni Set-tanta, al museo confluirono i reperti degliscavi della città di Camarina, della necropolisicula di Castiglione e dell’abitato tardo-anti-co di Caucana. Il museo espone anche reper-ti provenienti da collezioni formatesi nei pri-mi decenni del ’900 nel territorio della pro-vincia di Ragusa ed acquistati dalla RegioneSiciliana, fra cui le collezioni Melfi di Chiara-monte, Pacetto, La Rocca e Pace.

L’ordinamento del museo si avvale di unadisposizione dei reperti ordinata sia cronolo-gicamente che per aree topografiche.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

5Corriere del Mezzogiorno Mercoledì 31 Luglio 2013

PA

Page 6: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

Da undici anni i comunidell’area sono meta preferitadi decine di migliaia di turistida ogni parte del mondo

I l 26 giugno del 2002 l’Unesco iscrive-va tra i siti Patrimonio dell'Umanità leotto città tardo-barocche del Val di No-to: Caltagirone, Catania, Militello Val

di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acrei-de, Ragusa e Scicli. Sono passati 11 anni eil Val di Noto continua ad essere una dellemete preferite delle vacanze in Sicilia. Unaterra meravigliosa, ricca di monumenti,spiagge incantevoli, percorsi naturalistici,siti archeologici e prodotti tipici. Importan-te è la motivazione che l’organismo inter-nazionale ha dato per assegnare il presti-gioso riconoscimento: «Le otto città delsud-est della Sicilia: Caltagirone, Militelloin Val di Catania, Catania, Modica, Noto,Palazzolo, Ragusa e Scicli furono ricostrui-te dopo il 1693, nello stesso luogo o vicinoalle città esistenti al tempo del terremotodi quell'anno. Esse rappresentano una con-siderabile impresa collettiva, portata consuccesso ad un alto livello di architettura ecompimento artistico. Custodite all'inter-no del tardo Barocco, esse descrivono pureparticolari innovazioni nella progettazioneurbanistica e nella costruzione di città».Non meno importanti sono i criteri adotta-ti dall'Unesco per l'iscrizione del Val di No-to nel Patrimonio dell'Umanità: «Questogruppo di città del sud-est della Sicilia for-nisce una notevole testimonianza del ge-nio esuberante dell'arte e dell'architetturadel tardo Barocco. Le città del Val di Notorappresentano l'apice e la fioritura finaledell'arte Barocca in Europa. L'eccezionalequalità dell'arte e dell'architettura del tar-do Barocco del Val di Noto la posizionanoin una omogeneità geografica e cronologi-ca, così come la sua ricchezza è il risultato

del terremoto, in questa zona, del 1693. Leotto città del sud-est della Sicilia che han-no presentato questa richiesta sono l'esem-pio di sistemazione urbanistica in questazona permanentemente a rischio di terre-moti ed eruzioni da parte dell'Etna». Unviaggio in provincia di Ragusa è la scoper-ta della memoria, dei sapori, dell'artigiana-to e del folklore, dello stupore, del mito edell'architettura che, coesistono con la ge-nuinità della Terra e dei paesaggi. Qui, lafattibilità dei percorsi turistici trasversa-li… da quello artistico - culturale a quellonaturalistico, da quello eno-gastronomicoa quello archeologico; il golf è lì a pochiminuti con le sue 36 buche del Donnafuga-ta. Qui, si scopre e si riscopre il sontuoso"triangolo del Barocco" con Ragusa, Modi-ca e Scicli oggi riconosciuti Patrimonio del-l'Unesco. Passeggiare per le vie di questecittadine è un autentico salto nel passatocarico di stupefacenti meraviglie che fissa-no nella nostra memoria ricordi indelebili.Qui, sospesa tra cielo, mare e terra questolembo di terra carico di antichità vivono re-sti archeologici in perfetta simbiosi con lanatura che li ha protetti e li circonda. Qui,vi sono mete naturalistiche tra le più affa-scinanti, dal punto di vista faunistico e bo-tanico ed a due passi un area archeologicacon un museo che ci propone le vestigiadella antica città di Kamarina. Qui, nellaterra degli Iblei, le terre digradano dalle fal-de dei monti e valicano colline creando ifamosi "balconi di Sicilia" che dominanopaesaggi ampi e suggestivi popolati da cit-tadine che ancora vivono di antiche tradi-zioni e folclore. Pianure, valli profumateche invitano a lunghe passeggiate tra car-

rubi e tipici muri a secco che disegnanoil territorio e giù, sino alle distese di sab-bia che si affacciano sul mare ospitale egeneroso in qualunque periodo dell'an-no. Qui, ancora qui il piacere della sco-perta dei sapori antichi nella loro essen-za oppure, reinterpretati da Chef stellatisi gustano cibi ricchi di gusto, colore edaromi. Qui vi è la strada dell'oro che dal-la rinomata tradizione casearia conduceal prestigioso olio per condurci alla de-gustazione di vini pregiati e concludersialle fragranze speziate di dolci e cioccola-ta.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La Val di Noto baroccaPatrimonio dell’umanità

Stradine e vicolettiNella due immagini, una veduta dall’alto diModica e di Caltagirone: entrambe le cittadinesi caratterizzano per una struttura quasi simile

6 Mercoledì 31 Luglio 2013 Corriere del MezzogiornoPA

Page 7: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

Marinadi RagusaM arina di Ragusa si trova a po-

chi chilometri da Ragusa versosud, è affacciata sul mare afri-cano ed è la più apprezzata e

rinomata località turistico-balneare dellaSicilia Sud-Orientale, dal clima mediterra-neo ideale per oltre 8 mesi l’anno. Luogoricercato di vacanza e di svago, offre am-pie opportunità di relax e di divertimen-to, ed accoglie, durante l'alta stagione, ol-tre 60mila villeggianti provenienti da tut-ta la Sicilia sud-orientale, ospitando turi-sti italiani e stranieri che sempre più sco-prono e apprezzano i suoi lidi di sabbiadorata finissima, la sua riviera popolata dilocali notturni, pub, ristoranti e negoziche offrono il meglio della ristorazione edello shopping, in un contesto di serena eordinata socialità, desiderata e custoditadalla sua gente mite e gelosa della sua«qualità della vita», che la rende foriera dioccasioni sempre nuove di incontro e diamicizia. La bellezze delle spiaggie iblee èstata recentemente premiata con due im-portanti riconoscimenti. Da Marina di Ra-gusa, inoltre, si possono raggiungere ingiornata tutte le località siciliane poste aldi sotto della linea che congiunge Messi-na ad Agrigento: con esse, quindi, ancheTaormina, Siracusa, Catania, Piazza Arme-rina, Enna, Caltagirone, Noto e le altre Cit-tà del Barocco Siciliano, Patrimonio del-l'Umanità riconosciuto dall'Unesco. Distaappena 20 minuti da Ragusa e mezz’oradal Porto di Pozzallo che la collega diretta-mente con l’isola di Malta.

Anticamente conosciuta come Mazza-relli, nome arabo che significa «piccolaborgata» e che ha mantenuto fino al 1928,nasce come villaggio di pescatori, calca-toio per imbarcare quanto nell'entroterraragusano si produceva e destinato al-l’esportazione di carrube, cereali, cacioca-valli. Fu dotata dai Cabrera, Viceré di Spa-gna titolari della Contea di Modica, di unatorre di avvistamento e difesa contro le in-cursioni piratesche nel XVI sec. Ma il verosviluppo per Mazzarelli iniziò verso il1870, quando a Ragusa si aprirono le pri-

me miniere di asfalto che, dopo l’estrazio-ne, veniva trasportato da centinaia di car-rettieri al caricatoio e da lì esportato e de-stinato ad asfaltare le strade di tutto ilmondo: Parigi, Berlino, Londra, Amster-dam, Buenos Aires, Pechino. L’espansio-ne riprese a partire dagli anni ’60 quandoMarina di Ragusa divenne il luogo di vil-leggiatura. Il porto vecchio di Marina eraconosciuto sin dai tempi del generale bi-zantino Belisario e fu munito di un carica-toio durante il XV secolo e di torre difensi-va (la Torre Cabrera) nel XVII. Esso si tro-vava dove oggi sorge Piazza della Dogana.Nell'800 nacque un secondo approdo co-

nosciuto localmente con il nome di ScaloTrapanese in quanto le navi provenientida Trapani seguivano la costa siciliana fi-no allo Scalo di Marina per poi cambiarerotta verso l'isola di Malta. Qui verrà rea-lizzato il primo braccio di un porto neglianni '50, ma poi i lavori si fermeranno. Ilporto nuovo di Marina è stato progettatoalla fine degli anni ottanta, ma per motiviburocratici i lavori furono bloccati. Grazieai fondi dell'Unione Europea, il progetto èstato rifinanziato ed i lavori sono iniziatil'11 aprile 2006.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sabbia dorata finissima,mare incontaminatoe tanti locali e ristorantiper l’antico porto trasformatoin moderno punto d’approdo

Posti di mare

7Corriere del Mezzogiorno Mercoledì 31 Luglio 2013

PA

Page 8: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

8 Mercoledì 31 Luglio 2013 Corriere del MezzogiornoPA

Page 9: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

I luoghi di Montalbano

Un paesaggio rupestre ricco di grotte carsiche

N on c’è nulla da fare, sembra strano ma apromuovere maggiormente la Sicilianel mondo, le sue bellezze e le sue case,è stato il commissario Montalbano. Sì,

proprio così, il commissario di polizia, protago-nista dei libri di Andera Camilleri prima, e dellafiction Rai dopo, è stato il principale ambasciato-re di luoghi meravigliosi, immortalati delle se-quenze video. E i turisti quando arrivano a que-ste latitudini, desiderano rivivere quelle atmo-sfere e quegli arredamenti di meravigliose caseche si vedono nella fiction. Il cognome del Com-missario è un privato omaggio di Camilleri a Ma-nuel Vasquez Montalbàn scrittore spagnolo, re-centemente scomparso e autore di gialli, am-bientati a Barcellona, che hanno come protago-nista un altro singolare ispettore, buongustaio,integro, carico di buon senso e che, come SalvoMontalbano, non si fa quasi mai «persuaso» del-l'apparenza delle cose. Come sanno i fans delMontalbano letterario i luoghi in cui si svolgonole vicende, gli intrighi, i delitti hanno sì nomi difantasia ma esistono realmente e si possono fa-cilmente individuare. Vigàta è Porto Empedo-cle, la città natale di Andrea Camilleri, Montelu-sa è invece Agrigento città nella quale il piccoloAndrea Camilleri faceva le scuole e vi si recavadunque ogni mattina in corriera. La città diSciacca si cela dietro il nome di fantasia di Fiac-ca mentre Fela è Gela. Ci sono poi Menfi che vie-ne chiamata Merfi e Raffadali che è rinominataRaccadali. Il passaggio alla fiction ha decretatol'imporsi sulla scena di paesaggi, abitazioni,scorci della provincia di Ragusa che è stata prefe-rita alla provincia di Agrigento, una scelta che,tutt'oggi suscita polemiche e rivendicazioni daparte degli abitanti dell'agrigentino che hanno

capito di essersi sicuramente persi qualcosa diimportante dal punto di vista del ritorno turisti-co. Le zone in cui si aggira Montalbano sono in-cantevoli e tutte da scoprire da parte di quelliche, venendo in Sicilia, non si sono mai spintisotto Taormina o pensano di fare un itinerariodella Sicilia classica imitando i grandi viaggiato-ri dell’Ottocento. E invece vale proprio la penadi scendere più in basso sotto Siracusa per ad-dentrarsi nel territorio degli Iblei con le sue pro-fonde vallate ricche di vegetazione e le distesedegli altipiani definite dalle linee dei muretti asecco che sembrano condurre fino al mare, lim-

pido, trasparente con spiagge di sabbia fine e do-rata e scogliere a strapiombo sull'acqua. Luoghiche da qualche anno sono entrati a far parte del-l'immaginario collettivo degli italiani e anche dimolti stranieri (i diritti sono stati venduti in ger-mania, Francia, Svezia, America Latina, Belgio,Olanda, Spagna e recentemente acquistati dallaBbc), un'altra Sicilia è balzata agli onori della cro-naca con i nomi letterari di Vigata e Montelusache coincidono con l’area degli Iblei, scelta findagli anni ’50 e ’60 da alcuni registi ( i fratelliTaviani, Zampa, Zurlini, Amelio) per ambientar-vi i propri lavori e dove protagoniste sono le cit-tà di Ragusa , Scicli, Modica, Punta Secca, Comi-so, Vittoria, Pozzallo, Capo Passero. Una Siciliaunica per le caratteristiche dei centri urbani, ri-costruiti dopo il terremoto dell'11 gennaio del1693 che scosse l'intero Val di Noto, unica per lavegetazione composta in prevalenza da carrubie ulivi, unica per la sublime maglia dei muretti asecco, unica per il rapporto straordinario che siinstaura tra l'uomo e la natura. Una giornata neiluoghi di Montalbano potrebbe iniziare con unbel bagno e una nuotata a Marinella dove Mon-talbano abita in una casa in riva al mare con unagrande veranda sulla quale, spesso, cena con ipropri ospiti. Marinella coincide nella realtà conPuntasecca, frazione di Santa Croce Camerina ela casa del Commissario Montalbano è propriolì, in riva al mare, non solo, è stata trasformatain un B&B (B&B Montalbano… anche la troupeha dovuto prenotare per le riprese!) per permet-tere agli appassionati di sentirsi un po' come ilcommissario Montalbano o come la dolce Livia.Una cena in veranda al chiaro di luna, una pas-seggiata romantica in spiaggia o una delle classi-che nuotate mattutine di Montalbano dopo laquale si può raggiungere il commissariato di Vi-gata a Scicli. Il Commissariato di Vigata è il Mu-nicipio della città, un edificio dei primi del '900in stile neorinascimentale. Teatro di molti dialo-ghi del Commissario Montalbano è stata ViaFrancesco Mormina Penna, tra le più belle viedel tardobarocco italiano, ricca di chiese e di pa-lazzi, sintesi tra linguaggi alti e popolari e che haricevuto il riconoscimento, da parte dell'Unesco,di Patrimonio dell'Umanità. La Questura di Mon-telusa è invece a Ragusa Ibla e precisamente inPiazza Pola mentre in Piazza Duomo, con la Chie-sa di San Giorgio che svetta alle loro spalle SalvoMotalbano e i suoi assistenti prendono il caffèin assolate mattine estive. Lo spazio scenografi-co barocco che fa da sfondo ad alcune scene diTocco d'artista appartiene a Modica: è la chiesadi San Giorgio con scorci di Palazzo Polara e Pa-lazzo Tomasi Rosso Napolino.

Fabio Maria Esposito© RIPRODUZIONE RISERVATA

A 24 chilometri da Ragusa vi è unaperla incastonata nella sua provin-cia ed affacciata sul mare della co-

sta meridionale della Sicilia: stiamo par-lando di Scicli, che con i suoi poco più di22 mila abitanti, sorge alla confluenza ditre Valli (Val di Modica, di Santa Maria laNova e di San Bartolomeo), note local-mente come Cave.

La natura del luogo è caratterizzata daun paesaggio rupestre, ricco di grotte car-siche, che ha enormemente favorito lapresenza umana in questi luoghi sin dallapreistoria, come testimoniano iritrovamenti di Grotta Maggiore,per giungere all’età greca e bizan-tina, di cui restano significativevestigia. Le origini stesse del no-me rimandano ad una storia re-motissima, e mentre secondo al-cuni il termine Scicli indichereb-be l’antica popolazione dei Sicu-li, noti anche alle fonti egiziane,secondo altri sarebbe possibileidentificare questo centro con Ca-smene, una delle sub colonie diSiracusa. E’ comunque certo cheScicli godette di un ricco e fortepassato anche successivamente,sia in età araba che normanna.

Il Barocco, che ha in Scicli alcu-ni dei suoi frutti migliori, ha pro-curato alla città il privilegio di es-sere iscritta nel Patrimonio dell’Umanitàdell’Unesco insieme agli altri centri dellaVal di Noto. Tra le architetture civili biso-gna in primis ricordare il Palazzo Bene-ventano. Sito ai piedi del Colle San Mat-teo, il Palazzo mostra due prospetti ele-gantemente decorati da mascheroni irri-verenti. A dir poco stupefacenti le balau-stre panciute decorate con animali fanta-stici, le quali consentono la piena espres-sione dello stile barocco attraverso il can-giante gioco di luci e ombre reso da essopossibile, il tutto inquadrato da lesene bu-gnate. Simile per eleganza architettonicaè Palazzo Fava, che sia sul prospetto diPiazza Italia che su quello di Via s. Bartolo-meo offre uno spettacolo attraverso i bal-

coni barocchi ornati con grifoni e mostridi stile medievale e manieristico. Conclu-diamo gli esempi di architettura civilecon Palazzo Spadaro dall’inconfondibileprospetto curvilineo che segue l’andamen-to dell’antico Corso e sede di mostre tem-poranee. La sua architettura è frutto del-l’esperienza ottocentesca.

Naturalmente l’arte di Scicli raggiungele massime espressioni anche e peculiar-mente nell’architettura religiosa. La Chie-sa di s. Bartolomeo Apostolo è uno scri-gno, dalla facciata a torre realizzata nel-

l’Ottocento. Il nucleo originariodella Chiesa risale al XV secolo, el’interno, a croce greca, presentauna singola navata con un pre-zioso ciclo di stucchi realizzatotra Sette e Ottocento. La Chiesadi s. Giovanni Evangelista è unvero e proprio gioco di linee conla facciata con la faccia concavae convessa a tre ordini, che ri-manda all’influsso borrominia-no. Gli stucchi e le decorazionisono ottocenteschi.

Sul sopra citato Colle s. Mat-teo sorgono le rovine di un Ca-stello sorto probabilmente su unprecedente fortino di età bizanti-na, fortificazione che rendeval’antico abitato difficile da espu-gnare. Gli Arabi assediarono l’an-

tico centro, e dalla documentazione è pos-sibile registrare la probabile presenza diun sistema fortificato più esteso, il qualepermise la sopravvivenza e la sicurezzadelle genti del luogo grazie alla natura ru-pestre e assai difficilmente conquistabiledell’area iblea.

Scicli offre un mix incredibile di archi-tettura sacra e profana, e il visitatore puòrendersi conto delle grandezze del passa-to solo incamminandosi per le sue vie no-tevolmente artistiche, senza dimenticarsidi esplorare le grotte del circondario, conle loro testimonianze di un tempo anticomai dimenticato.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Costa di Carro

Il territorio di Scicli ha illitorale più esteso fratutti i comuni dellaprovincia di Ragusa. Lafascia costiera che va daPozzallo a Marina diRagusa è fortementeantropizzata (centriabitati, coltivazioniintensive in serra,

coltivazioni estensive,infrastrutture) sebbeneconservi in più puntizone incontaminate eselvagge. Sulla stradalitoranea si attraversal'area protetta di Costa diCarro, prevalentementerocciosa ma con unapiccola spiaggiaincastonata tra le falesie.Cava d'Aliga è unarecente cittadina che haavuto un massicciosviluppo negli ultimidecenni del Novecento.

La scheda

Il personaggio dei libri di Camilleriè diventato il miglior ambasciatoredei siti immortalati nelle immagini Tv

L a Spiaggia Costa di Carro di Scicli, si-tuata dopo la borgata di Sampieri, è unrinomato tratto di costa molto sugge-

stivo. La spiaggia sabbiosa e il mare, azzur-ro e trasparente, sono protetti da una picco-la area forestale ricca di agavi e palme nane.Alla sommità di una falesia di circa 5 mETRIdi altezza, domina il pae-saggio la Fornace Penna odi Pisciotto, da cui il no-me della spiaggia, interes-sante rudere di archeolo-gia industriale risalenteai primi del ‘900. In passa-to fiorente opificio nelquale si producevano late-rizi da esportazione, laFornace costituisce oggiun’attrattiva turistica mol-to popolare in quanto lo-cation di alcuni episodidella serie televisa Il Com-missario Montalbano.

Tutta l’area del litoraleè ritenuta idonea per ladeposizione di uova della

tartaruga marina ed è caratterizzata dallapresenza di dune sabbiose. Legambiente eTouring Club Italiano l’hanno annoveratatra le spiagge migliori d’Italia ed inserita nel-la loro guida.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La spiaggia delle tartarughe

Scicli, perla affacciata sul mare

Vigàta è Porto Empedocle, la città natale di AndreaCamilleri, Montelusa è invece Agrigento città nellaquale il piccolo Andrea Camilleri faceva le scuole

La fiction

Il focus

9Corriere del Mezzogiorno Mercoledì 31 Luglio 2013

PA

Page 10: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

Designermade in Sicilia

Nella foto in alto, una creazione di DanieleCarlotta, il designer originario di Ispica.Sotto, invece, due creazionidi un altro designer di moda sicilianissimo,Salvio Piccione, internazionalmenteapprezzato e conosciuto

O riginario di Donna Lucata, il giovanissi-mo designer siciliano Salvatore Piccionemago delle stampe all over è in grado ditrasformare un semplice abito, in un qua-

dro, in opera d'arte astratta al pari di una tela diJackson Pollock. Come il pittore statunitense, con-siderato uno dei maggiori rappresentanti dell'ac-tion paiting, anche Piccione trae le proprie imma-gini direttamente dall’inconscio, dall’unione delcontrollabile e dell'incontrollabile. Salvatore simuove energicamente attorno alle sue stampe im-presse sui tessuti, quasi a ritmo di danza, seguen-do una cadenza armonica che combina una misce-la di forme, sia di tipo astratto, che figurativo. In-gredienti naturalistici e geometrici, originati dairecessi più profondi della mente e da una vervespiccata e funambolica, sono alla base delmix&match cabalistico e inaspettato di Piccione,da cui deriva la rivalutazione di pura bellezza del-la donna. Una donna quella del brand Piccioneo-Piccione che vuole essere, seguendo un'attitudenaturale, protagonista, audace e femminile allostesso tempo, attraverso dettagli precisi, studiati,capaci di enfatizzare la silhouette in modo sempli-ce, ma davvero riconoscibile. «La sicurezza di unadonna deriva, sicuramente, dalla consapevolezzache ha della sua bellezza», afferma Salvatore, ma isuoi abiti sartoriali, lo studio e ricercatezza nellestampe, i suoi tagli così rigorosi, la aiutano indub-biamente a sentirsi più sicura e bella. Dopo averstudiato Fashion Design presso l'Istituto Europeodi Design a Roma, Salvatore decide di far diventa-re stampe e ricami, il mainstream della sua linead'abbigliamento femminile. Ricevendo numerosiriconoscimenti e vincendo numerosi concorsi,tra cui My Own Show IED-Vogue Italia e Profes-sione Moda Giovani Stillisti, il «couturier» ha avu-to anche la possibilità di lavorare con comefashion designer per la stilista greca Mary Katrant-zou e collaborare come freelance print design peri marchi Celine e Hobbs. Inoltre, ha sviluppato dif-ferenti progetti speciali con importanti brand, co-me Longchamp, Swarovsky Elements, Pablo Bron-stein e Topshop, arricchendo il più possibile ilsuo bagaglio artistico e sviluppando un fervorecreativo fuori dal comune, cercando così di far di-ventare queste esperienze un qualcosa di più diuna semplice collaborazione. Piccione «ha utiliz-zato i suoi occhi come carte assorbenti», parafra-sando il cantautore Francesco Guccini e «ha vola-to verso un mondo dov'è ancora tutto da fare»«,come quello della moda, cercando di stupire pervia della sua perfetta padronanza di pattern grafi-ci, ornati da una vivacità e da uno spirito creativotipico di un enfant prodige. Le stampe tridimen-sionali della collezione fall/winter 2013-2014,traggono ispirazione da un'incantevole flora esbocciano così in un connubio perfetto tra luce ecolore, mescolandosi a motivi floreali, come rose,orchidee e fiori di campo, che sembrano proveni-re da giardini bagnati da micro goccioline di rugia-

da argentata. Il blu della notte e il rosso del fuocosi fondono alle galvaniche di metalli semiprezio-si, trasformando gli abiti in una collezione gioiel-lo vera e propria. Gonne a campanula, soffici e va-porose che enfatizzano capi esili e sottili, si muo-vono verso tagli ondulati e a godé, mentre i movi-menti a ruota, le maniche a sbuffo, descrivonouna timbrica naturale e soave, attraverso propor-zioni rasserenanti e leggiadre, indurite soltantoda una palette cromatica accesa e vivace, interval-lata da pause di black&white che ne riequilibranole tonalità cromatiche. Mini dress tubolari segnatida un punto vita altissimo e da esperimenti grafi-ci, flessuosi e coloratissimi, scoprono di non esse-re mai uno uguale all’altro: come le perle che so-no applicate e cucite su ciascuno di essi, nessunaè mai simile a un’altra, per forma, dimensione e

lucentezza. Inoltre, lo stesso shine di questi tesoridel mare, fa brillare lo chiffon di seta, il crêpe dechine, il popeline di cotone e il cady, tessuti cherendono i capi ancora più vividi e preziosi e per-mettono a ricami eseguiti mano, di risaltare anco-ra di più, a tal punto da sembrare di distaccarsi altessuto stesso. Un focus importante si deve rivol-gere all'aspetto webby delle trame, eseguite comese fossero delle ragnatele, una materia cosmicapronta a esplodere, in nuove collezioni sorpren-denti e innovative.

Un altro talento fuori dall’ordinario si ritrovanella genialità del designer, originario di Ispica,Daniele Carlotta, che ha aperto nel novembre del2005 il suo primo atelier e ha esposto le sue crea-zioni nel noto multi-brand store milanese di pro-prietà di Dolce&Gabbana, Spiga 2. Appena venti-seienne, Daniele mixa pulizia e geometrie, vestibi-lità e volumi, considerate oramai le linee guidadelle sue collezioni nate da suggestioni couture,rivisitate però in chiave contemporanea grazie al-l'utilizzo di dettagli futuristi e bon ton chic. Lo sti-lista ragusano si riconosce per il rigore delle suesilhouette, per la palette contrassegnata da coloripastello, per tagli tridimensionali fittati a modelloe rifiniti alla perfezione secondo la tradizione del-l'alta sartoria siciliana. Non è un caso che Daniele,per la creazione dei suoi abiti, ritorni spesso allesue origini, alla sua Sicilia, terra intrisa da un'arti-gianalità sapiente che da sempre ispira l’atelier difamiglia e il giovane stilista. Tra il rigore della tra-dizione e la modernità di un codice sartoriale cheesalta gli accenti stilistici, lo stilista si lascia ispira-re dalle atmosfere dark tipiche del film di FrancisFord Coppola, Dracula, o dai tratti scultorei dell’al-ta moda di Roberto Capucci. Una femminilità mi-surata quanto sensuale, quella di Daniele Carlot-ta, ricercata sia nell'essenza, che nel dettaglio, inbilico tra il romanticismo decadente e la trasgres-sione rock di un'eroina da film noir, che si tingedi sangue per via del color rubino, denso, passio-nale e pericolosamente accattivante. Trasparenzedelicate e pure, per una femme fatale dall'alluregotica che si colloca a metà strada tra assumeresembianze angeliche o guerriere, sempre in bilicotra il maschile e il femminile, tra l'eleganza discre-ta di una donna sofisticatamente androgina. I tes-suti ricchi e preziosi; broccati, crêpe e mussole dilana, organza chiffon e seta si mescolano a nuan-ces leggere, come il bianco virginale, il nero lut-tuoso, l’azzurro cielo e, infine, il bordeaux, il tuttoenfatizzato da un tailor made costruito a regolad'arte.

Venera Coco© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo stile e la moda

Giovani, estrosi e fantasiosiMa soprattutto amanti della loro terra

10 Mercoledì 31 Luglio 2013 Corriere del MezzogiornoPA

Page 11: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

S an Giovanni Battista e SanGiorgio, due santi molto radi-cati nella cultura ragusana acui sono state dedicate chiese

e imporanti feste che nel corso dei se-coli sono arrivate fino a giorni nostri.

La festa di San Giovanni Battista èla festa religiosa più importante di Ra-gusa superiore, la festa del santo pa-trono della città. Si festeggia il 24 giu-gno, giorno della nascita del santo,viene celebrata liturgicamente conuna messa solenne e con l'esposizio-ne delle sue reliquie. Il santo è invoca-to per ottenere conforto dalle calami-tà e per ottenere la guarigione del cor-po. Si conserva un reliquario, a formadi braccio d'argento che conserva, se-condo la tradizione, un pezzo di un ra-dio del santo.

I festeggiamenti solenni, invece, sisvolgono il 29 agosto, data del suomartirio. La statua del santo, in pietracalcarea e risalente ai primi anni del1513, scolpita dallo scultore AngeloRecto, viene esposta sull'altare centra-le. Si tratta di una statua che venivaportata in processione nell'antica Ra-gusa vecchia prima del fatidico terre-moto del 1693.

Nel 1861 invece fu scolpita dal ragu-sano Carmelo Licitra, detto «U ghiup-pinu», l'attuale simulacro che tutt'og-gi viene portato in processione, ac-compagnata dalla banda musicale edai suoi fedeli portatori per le straderagusane. Questo, oltre ad essere ungrande momento di devozione reli-giosa e di rinnovo delle tradizioni del-la città, è anche uno spettacolo singo-lare in quanto migliaia di fedeli, moltia piedi nudi, accompagnano la statuadel Santo portando dei grossi ceri ac-

cesi per grazia ricevuta. Al sacro siunisce il profano; infatti, la festa èricordata oltre che per la solenneprocessione, anche per la fieracommerciale di prodotti vari e perlo spettacolo pirotecnico che con-clude i festeggiamenti. La festa diSan Giorgio, invece, è una festamolto singolare, in quanto non sifesteggia il 23 aprile come sareb-be logico, ma l'ultima domenicadi maggio.

Caratterizzata dalla processione chesi articola per le strade di Ibla, la sta-tua del Cavaliere (rappresentato a ca-vallo, vestito come un antico soldato,armato di una corta spada mentre af-fronta e uccide un terribile drago) vie-ne portata a spalla dai fedeli e seguitada una folla di devoti. Per la grande oc-casione la chiesa viene addobbata constendardi, fiori e luci e la statua delsanto viene posta al centro della chie-sa per la venerazione dei fedeli.

L'intera città, vicoli, strade, piaz-ze, si veste di luminarie e di vivaci

colori, inoltre le pregevoli porteintagliate della chiesa madre,che nel corso dell'anno riman-gono coperte da due imposte,si aprono per la gioia dei fede-li. I festeggiamenti comincia-no una settimana prima, mafinalmente gli ultimi tre gior-ni (venerdi sabato e domeni-

ca) a suon di banda e di morta-retti si porta fuori il simulacro

di San Giorgio.La statua che fu opera dello scul-

tore palermitano Rosario Bagnascoverso la seconda metà dell’Ottocen-to è composta prevalentemente dilegno di ciliegio, questo materialeinfatti è di facile intarsio nella lavo-razione con aggiunta di altri materia-li ferrosi distribuiti nelle parti, ope-ra di eccellente valore artistico edespositivo, le forme infatti sono inequilibrio tra di loro, lo sguardo delcavaliere, la posizione della testa delcavallo in perfetta armonia con essodanno a questa statua equestre unasensazione di attraente folclore alle-gorico, ciò nonostante consente aiportatori di danzare quasi a passo dimusica, di farla girare e di alzarla abraccia fino a «lanciarla» in aria perriprenderla poi. La statua del Cava-liere è preceduta da un’altra portan-tina sulla quale è posta la «Santa Cas-sa» in argento lavorato con le reli-quie dei santi. La statua viene porta-ta in piazza dove si forma la proces-sione che, con il clero in testa, segui-to subito dopo dalla «Santa Cassa»,dalla statua del santo, dalla bandamusicale e quindi dai fedeli comin-cia il giro delle caratteristiche vie diIbla.

Tra le manifestazioni collaterali,si può assistere a numerosi concertimusicali di artisti abbastanza noti,esibizioni di gruppi, sbandieratoried infine il clou dello spettacolo da-to dai suggestivi fuochi pirotecnici.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le tradizioni religiose

A San Giovanni Battista (patrono della città)e a San Giorgio sono dedicate 2 feste anticheche attirano in città migliaia e migliaia di turisti

Ragusa e i suoi Santi

Nelle foto, alcunidei momenti piùsignificati dellefeste del santopattrono di Ragusa,San GiovanniBattista e di SanGiorno

11Corriere del Mezzogiorno Mercoledì 31 Luglio 2013

PA

Page 12: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

OGGETTISTICA | CERAMICHE | SANITARI | ARREDO BAGNOWELLNESS | PARQUET | PORTE E INFISSI

12 Mercoledì 31 Luglio 2013 Corriere del MezzogiornoPA

Page 13: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

M inestroni con fagioli, lentic-chie, ceci, fave; ravioli ripie-ni di ricotta e conditi con ra-gù di maiale; focacce di po-

modoro e formaggio, o ripiene di spina-ci ed altre verdure come cavolfiori e me-lanzane. Sono alcuni degli appetitosipiatti tipici della cucina ragusana.

Anche i formaggi ragusani (provola,caciocavallo, scamorza, cacetti) sonoparticolarmente appetitosi per il lattegustoso prodotto dagli animali bovinidi razza, che si nutrono del foraggio deiricchi e nutrienti pascoli dell'altopianoRagusano. Tra i piatti tipici della provin-cia di Ragusa si possono gustare inoltre«lasagne», «causuneddi» (gnocchettianticamente lavorati su canestri di pa-glia oppure su tavole di legno intaglia-te) e «cavatieddi» (dei gnocchetti, allun-gati, sottili, con una fessura da un lato),la gelatina di maiale, l’agnello Pasqua-le, la cui carne viene utilizzata come ri-pieno per le «impanate», «la ghigghiu-lena» (dolce natalizio prodotto con se-mi di sesamo, miele e zucchero), le cas-sate di ricotta ed i cannoli farciti con ri-cotta o crema, la cioccolata modicana.Tutti questi piatti possono essere condi-ti con l’olio Dop dei Monti Iblei, esporta-to in tutto il mondo ed accompagnatidall’ïttimo vino cerasuolo Docg prodot-to principalmente nelle zone di Vittoriaed Acate. La provincia di Ragusa, cometutta la Sicilia, è stato luogo d'incontrodi culture diverse come quella greca earaba e quella italica e normanna.

Questo ha influito molto nella cultu-ra ragusana ed, in particolare, la culturagastronomica ragusana. Anche per que-sta provincia, i prodotti tipici tramanda-ti dalla tradizione sono davvero innu-merevoli, le preparazioni a base di pe-

sce, tipiche di tutta la Sicilia, si concen-trano perlopiù sulla fascia costiera delcomprensorio ragusano, mentre nel-l'entroterra numerose sono le ricette abase di carne, formaggio e verdure.

Le preparazioni più particolari e ca-ratteristiche di questa zona sono con-centrate nell'entroterra dove si concen-tra anche una certa ricchezza e varietàdi materie prime, dalla carne degli alle-vamenti, ai formaggi ricavati dal lattedegli stessi capi, ai cereali fino ad arriva-re alla verdura.

Un esempio di come la popolazioneragusana abbia saputo utilizzare tuttele risorse alimentari derivanti sia dalla

ricchezza della terra che dalle loro stes-se capacità agro-pastorali, sono i tipicipastieri ossia dei pasticcini di carne tri-tata di agnello mista a capretto, conditicon pepe, formaggio e uova oppure an-cora le scacce, sottili foglie di pasta difarina, farcite con spinaci o ricotta obroccoli o pomodoro, melanzane, ecc.Molteplici sono le preparazioni di car-

ne come la iaddina co' cinu (la gallinaripiena), la trippa alla ragusana (similead una parmigiana di melanzane constrati di trippa), il «coniglio a partuisa»e, a Pasqua, la «mpanata» d’agnello ed i«turciniuna» ossia budelline ovine cot-te in tegame. Anche per quanto riguar-da i legumi, ci sono diverse preparazio-ni ragusane che ne prevedono l'utilizzocome, per esempio, il maccu di fave sec-che all'aroma di finocchietto selvatico

(un passato di fave) e i «ma-nichi i’ fauci» con le fave cot-te con carne di maiale, da so-le o con pasta. Anche nellaprovincia ragusana il capito-lo riservato alla pasticceria èmolto ampio: caratteristicisono i mucatoli (biscotti far-citi con frutta secca), i can-noli di ricotta, i biscotti dimandorla, le cassate alla sici-liana, le torte alla frutta edagli agrumi come la torta almandarino.

Fabio Maria Esposito© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’olio extravergine d’oliva è stato insignito della Dop

Supplemento della testata©

Distribuito con il Corriere della Seranon vendibile separatamente

Marco Demarcodirettore responsabileMaddalena TulantivicedirettoreCarmine Festaredattore capo centrale

Editoriale del Mezzogiorno s.r.lVincenzo DivellapresidenteGiorgio FiorevicepresidenteDomenico Erricoamministratore delegato

Sede legale:Vico II S.Nicola alla Dogana, 980133 Napoli - Tel: 081.7602001Fax: 081.58.02.779Reg. Trib. Napoli n. 4881 del17/6/1997

© Copyright Editoriale del Mezzo-giorno s.r.l.Tutti i diritti sono riservati. Nessu-

na parte di questo quotidiano puòessere riprodotta con mezzi grafi-ci, meccanici, elettronici o digitali.Ogni violazione sarà perseguita anorma di legge.

Stampa:Società Tipografica Siciliana S.p.A.Strada 5ª n. 35 - 95030 Catania.Tel. 095. 591303

Rcs Produzioni spaVia Ciamarra, 351 - 00169 - RomaTel. 06. 68.82.8917Sped. in A.P. - 45% - Art.2 comma20/B Legge 662/96 - Filiale di Napoli

Diffusione:m-dis Distribuzione Media Spa -Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano -Tel. 02.25821

Pubblicità:Rcs MediaGroup S.p.A. DivisionePubblicità - Agenzia Sicilia, ViaSciuti 164, - 90144 Palermo - Tel.091.30.67.56 - Fax 091. 34.27.63

Tariffe pubblicitarie (più IVA) - amodulo:Finanziaria € 142; Politica € 80 - €110 colore; Legale sentenze € 142;

Ricerche di personale € 100; Com-merciale € 104; Occasionale € 129;Posizione prestabilita più 20%; Ulti-ma pagina più 25%

Proprietà del Marchio:©

RCS MediaGroup S.p.A. DivisioneQuotidiani

Distribuito con il

Direttore responsabile:Ferruccio de Bortoli

Dalla Iaddina ai cavatieddi

I l territorio ibleo è conosciutoanche per la produzione del-l’olio extra vergine d’oliva.

L’area di coltivazione è quella deiMonti iblei, circoscritto nelle pro-vince di Ragusa, Siracusa e Cata-nia.

In questa zona elettiva la coltiva-zione dell’ulivo si basa su sistemitradizionali e ciò è testimoniatodalla presenza di migliaia di ettaridi uliveti e di centinaia di piccolifrantoi, che utilizzano processi diestrazione dell’olio tramite centri-fuga, o secondo sistemi ancora piùtradizionali, quali i meccanismi apressione. L’estensione della coltu-ra ha determinato la nascita di deci-ne di aziende che imbottigliano ilprodotto e lo commercializzano eche sono proiettate sui mercati na-zionali ed esteri. In questo scena-rio multiforme di natura e colori,dall’elevata variabilità altimetrica,la coltura dell’ulivo costituisce unodei paesaggi agrari più diffusi, ric-co di piante secolari. Gli olivi sonosparsi nei terreni collinari, oppureabbinati alle altre tre colture tipi-che degli Iblei i carrubeti, i mandor-leti e i vigneti, o posti ai marginidegli agrumeti e delle aree coltiva-te ad ortaggi. Il Consorzio DopMonti Iblei nasce per tutelare e dif-

fondere le qualità dell’Olio Extra-vergine di Oliva prodotto nell’areadei Monti Iblei, limitatamente alleprovince di Ragusa, Siracusa e Cata-nia, ovvero nella parte orientaledella Sicilia, quella più a sud cono-sciuta come Val di Noto: da questaantica terra provengono oli caratte-ristici per il loro sapore armonicodal fruttato medio-intenso, dal co-lore verde-oro, dal gusto fruttatocon sentori di erbe, pomodoro ver-de e carciofo, con note di amaro e

piccante armonicamente in equili-brio tra loro.

La Dop «Monti Iblei», è il ricono-scimento ufficiale delle caratteristi-che di pregio dell’olio ottenuto nelcomprensorio omogeneo dei Mon-ti Iblei. La sigla Dop, denominazio-ne di origine protetta, di fatto staad indicare che la qualità e le carat-teristiche di pregio di questi oli de-rivano essenzialmente dall’ambien-te geografico in cui vengono colti-vate e trasformate le olive.

Il Consorzio si è affermato subi-to come strumento operativo es-senziale per la valorizzazione del-l’olio extravergine di oliva. Esso èun organismo vitale per il settoreoleario, che opera a servizio del-l’olivicoltura della Sicilia orientale,e in particolare delle tre province aforte vocazione agricola, Ragusa,Siracusa e Catania.

Il Consorzio è l’interfaccia prima-ria del consumatore di olio extra-vergine d’oliva. È l’organismo chetutela la bontà e la genuinità delprodotto, e dunque, tutela la salutedei consumatori, garantendo co-stantemente il rispetto, da partedei produttori, delle norme previ-ste nel disciplinare di produzione,dei requisiti di qualità e i parame-tri delle caratteristiche organoletti-che e qualitative contemplate neglistandard produttivi.

Il Consorzio rappresenta e tutelai produttori che aderiscono al disci-plinare, promuovendo e valoriz-zando il prodotto, rendendo rico-noscibile e distinguibile il territo-rio di provenienza tramite opera-zioni di promozione mirate e spon-sorizzando la commercializzazionedel prodotto in nuovi mercati na-zionali e internazionali.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le materie prime

L’oro verde dei Monti iblei

Le grandi ricette di una cucina tradizionaleche raccoglie le contaminazioni di tanti paesi

Le preparazioni più particolari e caratteristichedi questa zona sono concentratenell'entroterra dove si concentra anche unacerta ricchezza e varietà di materie prime

Ecco una carrellata di prodotti tipicitradizione: nella foto grande la Iaddina,,sotto, invece i prodotti lattiero-caseari

I prodotti di nicchia

I tour della tavola

Il Consorzio DopMonti Iblei nasce pertutelare e diffonderele qualità dell’OlioExtravergine di Olivaprodotto nell’areadei Monti Iblei,limitatamente alleprovince di Ragusa,Siracusa e Catania

13Corriere del Mezzogiorno Mercoledì 31 Luglio 2013

PA

Page 14: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

M odica, in provincia di Ragu-sa, non è conosciuta nelmondo solo per i suoi capo-lavori del Barocco sicilia-

no, ma anche per il suo cioccolato. Haorigini antichissime e trova le sue ra-dici in quello che si definisce «il popo-lo del quinto sole», gli Aztechi che re-gnarono in America centrale e meri-dionale dal XIII al XVI secolo. Tra legrandi e meravigliose culture e tradi-zioni di questo straordinario popolodell’antico Messico il cacao ricoprivaun ruolo importante, veniva difatticonsiderato cibo nutriente, sostegnoeconomico, simbolo di ottima posi-zione sociale, medicina efficace, mez-zo per comunicazione con le divinità.L’origine mitica era collegata a «Quet-zalcoatl» divinizzato come il dio delcioccolato che scesa sulla terra, avevaportato con sé dal paradiso una pian-ta di cacao che coltivava nel suo sacrogiardino e che in seguito regalò agliabitanti del luogo. Questi impararonopresto a tostare e a macinare i semi (ochicchi) racchiusi dal baccello, perpreparare una pappa densa e nutrien-te.

I semi di cacao venivano tostati sudi uno strumento chiamato «Metate»una pietra ricurva poggiata su due ba-samenti trasversali, che veniva riscal-data con della legna posta sotto di es-sa e poi macinati usando uno specialematterello anch’esso in pietra. La pa-sta di cacao così ottenuta veniva aro-matizzata con delle spezie: la più co-mune la vaniglia ma anche il pepe ros-so, la cannella e molti altri aromi ederbe locali e persino fiori esotici; ilcomposto infine veniva sfregato sul«Metate» fino a quando non induri-

va, divenendo un unico impasto omo-geneo.

Per evitare di dover macinare i chic-chi ogni volta, si preparavano unaspecie di panetti di cacao e mais, uti-lizzato come addensante, con una pic-cola quantità di acqua per solidificareil miscuglio adesso pronto per essereutilizzato. All’occorrenza si staccava-no dei piccoli pezzi e si facevano scio-gliere nell’acqua, la bevanda ottenutaveniva chiamata e si chiama tutt’oradagli indigeni dell’America Centrale«Xoco-atl» quindi «bevanda amara»fermamente convinti che fosse porta-trice di sapienza e saggezza.

Furono poi gli spagnoli che per ope-ra di Hermes Cortes, intorno al 1519,importarono i primi chicchi di cacaoavendone appreso le qualità eccellen-ti e le ricchezze economiche, e ne in-staurarono successivamente un vero

e proprio commercio intorno al 1580.Facendo diversi usi e avendone appre-so la lavorazione, fu durante la lorodominazione in Sicilia ne XVI secolo,che gli spagnoli la introdussero nella«Contea di Modica»; la Contea piùgrande del Regno di Sicilia, tale da no-minarsi anche come «Il Regno nel Re-gno» sia per l’astensione del suo terri-torio (si estendeva, di fatto alle portedi Palermo) che per le ricchezze eco-nomiche, le risorse del territorio, lamagnifica arte barocca nonché le tra-dizioni dolciarie radicate in essa. Ri-tornando al nostro «Cioccolato di Mo-dica», contrariamente a quanto avven-ne in seguito nel Regno d’Italia e intutta l’Europa, nella Contea di Modicanon si passò mai alla lavorazione in-dustriale , conservando così nel corsodei secoli sino ad oggi la genuinità ela purezza degli ingredienti nonché

l’artigianalità della sua manifattura.Il «Cioccolato di Modica» si presen-

ta di colore nero scuro con riflessi bru-ni; rustico, quasi grezzo, con granulidi zucchero lasciati grossolani che gliconferiscono, oltre alla particolaritànel gusto, una brillantezza di riflessiquasi come «pietra marmorea»; il suogusto di cacao tondo, vellutato, chepersiste; gli aromi nelle loro qualitàlo accompagnano divinamente. Lasua lavorazione, che avviene quasi afreddo (max 35/40˚), gli permette difar rimanere inalterate le proprie ca-ratteristiche organolettiche e di poterquindi gustare a pieno sapori e profu-mi d’oltre tempo. Tutto ciò lo diffe-renza dagli altri tipi di cioccolato, ren-dendolo originale e quindi unico nelsuo genere.

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il focus

Introdotto nel regno di Siciliadagli spagnoli è diventatoprodotto rinomato nel mondo

Il cioccolato di Modica

L’arrivo della cioccolata

Contrariamen-te a quantoavvenne inseguito nelRegno d’Italiae in tuttal’Europa, nellaContea diModica non sipassò maiallalavorazioneindustriale

Fu durante la dominazione spagnolain Sicilia nel XVI secolo, che glispagnoli introdussero i chicchidi cacao nella «Contea di Modica»

www.sohafashion.com

14 Mercoledì 31 Luglio 2013 Corriere del MezzogiornoPA

Page 15: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

In pasticceria

D olci, dolci, dolci. Sicilia è comesempre sinonimo di tradizionidolciarie e specialità apprezzatein tutto il mondo. E quando par-

liamo di dolci, non ci limitiamo solo aquelli tradizionali e più conosciuti comei cannoli o le cassate. In Sicilia, ogni pro-vincia ha le sue specialità, anche Ragusanon è da meno. A Modica, oltre al ciocco-lato, ci sono i «nucatoli», biscotti di pa-sta tenera racchiudenti un composto difichi secchi, frutta candita, miele, man-dorle, noci, cannella e conservadi cedro;la parola «nucatola» deriva dall’arabonaqal, ovvero, frutta secca. Si tratta di bi-scotti preparati specialmente per Natale.Una variante di questa ricetta prevedeuna doppia lavorazione, una per la pastae l’altra per il ripieno. Gli ingredienti perla pasta sono la farina e il miele. Il ripie-no si prepara utilizzando noci e nocciolesgusciate e lievemente tostate al forno,miele, scorza d’arancia e cannella.

Gustosi sono i dolci con le mandorle,come il torrone, gli amaretti e i caratteri-stici «mpanatiggi», biscotti ripieni impa-nati, come un piccolo panzerotto a for-ma di semiluna, e ripieno di un compo-sto di mandorle, noci, cioccolato, zuc-chero, cannella, chiodi di garofano e car-ne di manzo.

I dolcieri modicani si sono tramanda-ti un'antica ricetta per la preparazione diquesto dolce conosciuto con il terminedialettale di ’mpanatigghi, oggi anchechiamato impanatiglie o dolce di carne.

Questi biscotti, tipici di Modica, furo-no con ogni probabilità introdotti daglispagnoli durante la loro dominazione inSicilia avvenuta nel XVI secolo; lo prova-no sia l’etimologia del nome derivantedallo spagnolo «empanadas o empadil-las» (empanada), sia l’accostamento al-quanto inusuale di carne e cioccolato

che ricorre più volte nell'arte culinariaspagnola. Nei secoli passati per la prepa-razione delle ’mpanatigghi veniva usatacarne di selvaggina, ma oggi viene utiliz-zata carne di manzo.

Attorno a questo dolce si raccontanoalcuni curiosi aneddoti. Le 'mpanatig-ghi, si narra, nacquero per mano dellesuore di un monastero, le quali (forseimpietosite per le fatiche dei confratellipredicatori che giravano fra i vari con-venti in periodo quaresimale) nascoserocarne tritata tra il pesto di mandorle e ildolce di cioccolato, il cui consumo eraconsentito anche in periodo di digiuno,perché ritenuto alimento di magro. Se-condo altri, invece, la preparazione diquesto dolce era legata all'utilizzo di car-ne di selvaggina nei periodi di sovrab-bondante caccia.

Sono diffusi i gelati e i pasticcini in ge-

nere, nei quali gli abili pasticceri iblei, inparticolare modicani, profondono fanta-sia e secoli di tradizione. Anche la «pi-gnolata» è molto diffusa in tutta la pro-vincia: La pignolata è uno dei dolci tipicidella Sicilia Orientale e insieme allechiacchiere costituiscono i dolci tradizio-nali del nostro Carnevale. Le origini e lenotizie storiche risalgono a tempi moltoantichi, in particolare all’Epoca Cristia-na, dove già allora era conosciuta e diffu-sa. Il suo nome deriva infatti dalla classi-ca forma dei pezzetti di pasta, che a finepreparazione somigliano a delle piccolepigne o palline ricoperte di miele. Que-sti dolci sono diffusi in tutta italia in di-verse versioni. Nella tradizione napoleta-na, per esempio, vengono chiamati«struffoli».

La versione messinese, invece, sem-bra sia nata durante la dominazione spa-gnola quando, su richiesta delle nobilifamiglie, i pasticceri messinesi pensaro-no di rielaborare l’antica ricetta sosti-tuendovi al miele una copertura di glas-sa al cioccolato. La ricetta, preparata coningredienti poveri e semplici, e' stata tra-mandata di generazione in generazionefino ai giorni nostri.

Dalla tradizione alla sua versione piùraffinata è così che un dolce di palline dipasta prima fritte e poi assemblate inmucchietti ricoperti di miele o glassa alcioccolato diventa una delle migliorighiottonerie del Carnevale. E infine, cisono i pasticcini al cioccolato modicanoe morbida pasta frolla incontra il ciocco-lato fondente. Tra i vari tipi ci sono i des-sert amorini, che sono dolcetti di pastafrolla farciti di crema di nocciola e deco-rati con cioccolato fondente. I bastonci-ni, dolcetti a base di impasto di cacao ericoperti di cioccolato fondente, tartufi-ni, un cuore di pasta di cacao ricopertodi cioccolato fondente, i cremini, pasti-ne al burro ricoperte di cioccolato e ripie-ne di crema di nocciola, le lunette, preli-bati pasticcini di pasta frolla ricoperti dicioccolato fondente e infine i ciocco-ciok, pasticcini al cocco ricoperti di cioc-colato fondente e baci di dama, pastineal burro con mandorle e nocciole uniteal cioccolato

Red. Spe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dai nucatoli agli ’mpanatiggi,tutto il buono della pasticceriaSenza dimenticare cassate e cannoli

Quanto è «dolce» Ragusa

Anche in pasticceria,la cucina sicilianarisente delleinfluenze delledominazionistraniere.I dolcieri modicanisi sono tramandatiun’antica ricettaper la preparazionedi questo dolceconosciuto comeil dolce di carne

15Corriere del Mezzogiorno Mercoledì 31 Luglio 2013

PA

Page 16: Mercoledì31 luglio2013 Speciale Ragusa · ti. Ma come si fa a non considerare, in ... ca ha lasciato il suo segno indelebile, ... no del quale si apre una nicchia che custodi-

16 Mercoledì 31 Luglio 2013 Corriere del MezzogiornoPA