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Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani 90133 Palermo, Via A. Volta, 44 Tel.: 091/333114/324724 Fax: 091/6193528 C.F. 8029280825 - [email protected]www.ancesicilia.it La Rassegna Stampa è consultabile nel sito: www.ancesicilia.it Mercoledì

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Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani 90133 Palermo, Via A. Volta, 44 Tel.: 091/333114/324724 Fax: 091/6193528 C.F. 8029280825 - [email protected] – www.ancesicilia.it

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Cambiamenti climatici, l’altro virus che non

ha vaccino. In Sicilia boom di calamità

naturali negli ultimi 5 anni Rosario Battiato |

L’allarme nei numeri della Banca dati europea “Eswd”: tra 2016 e 2020 nell’Isola oltre 250

eventi estremi, il 70% di quelli accaduti nell’ultimo decennio. Il meteorologo Cibelli:

"Nell’Isola cicloni mediterranei o temporali saranno sempre più frequenti e distruttivi”

C’è una pandemia che non si potrà arrestare con il lockdown o con un vaccino. Si

chiama cambiamento climatico e le sue conseguenze stanno già avendo un peso specifico non

indifferente nell’economia mondiale, causando danni materiali e vittime, con un ritmo

crescente, anno dopo anno. In Sicilia, negli ultimi cinque anni, si è registrato il 70 per cento

degli eventi calamitosi dell’ultimo decennio e la tendenza potrebbe peggiorare ancora.

SICILIA: UN CLIMA CHE CAMBIA

Scorrendo il rapporto 2019 dell’Autorità di Bacino, si può rilevare il peso dei cambiamenti

climatici anche nel territorio siciliano: negli ultimi 30 anni, “sono aumentati in modo

consistente il numero dei giorni cosiddetti ‘estivi’ (con temperatura massima maggiore di 25°C)

ed è diminuito il numero medio di giorni con gelo (cioè con temperatura minima inferiore a

0°C)”, al contrario calano anche le precipitazioni per le quali, sia le previsioni dei modelli

numerici che le osservazioni, evidenziano una “tendenza all’aumento di eventi di precipitazione

intensa (negli ultimi anni in diverse località dell’isola si sono verificate piogge di forte intensità

con punte di 20 mm in 5`)”.

In altri termini, si prevede “per la Sicilia e per l’area del mediterraneo un aumento degli

eventi estremi, sia nel numero di episodi alluvionali sia nella durata e frequenza di periodi

siccitosi”. Tra le conseguenze “l’aumento della vulnerabilità degli ecosistemi naturali, degli

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incendi estivi e l’alternanza di episodi alluvionali con periodi fortemente siccitosi,

l’innalzamento dei mari, la salinizzazione delle falde e dei terreni prossimi alle coste, continuerà

ad aumentare il degrado e la perdita di suolo e di vegetazione, con aumento della sensibilità del

territorio ai processi di desertificazione”.

EVENTI ESTREMI: GLI ULTIMI DIECI ANNI IN EUROPA

Negli ultimi dieci anni, cioè tra il primo gennaio del 2010 e ottobre del 2020, si sono verificati

in Europa circa 170 mila eventi registrati come fenomeni meteorologici locali e violenti. A

darne conto c’è una banca dati europea che si chiama “European Severe Weather Database” e

si trova online (eswd.eu), ed è un punto di riferimento anche per valutare l’intensità degli eventi

più estremi e la loro distribuzione sul territorio europeo. Di questi 170 mila eventi, in Italia se

ne sono verificati circa poco meno di 9 mila, cioè pari al 5% del totale. Tra quelli nazionali, ce

ne sono 395 che si sono verificati in Sicilia, considerando appunto tutta la gamma possibile:

vortice di sabbia, gustnado, grandine grossa e diffusa in più zone, pioggia intensa, tornado

(anche multipli), forti raffiche di vento, intense nevicate o tempeste di neve, gelate, valanghe,

fulmini.

LA CRESCITA DEGLI ULTIMI ANNI: ITALIA E SICILIA NEL MIRINO DEL

RISCHIO

Negli ultimi cinque anni, gli eventi che hanno riguardato direttamente la Sicilia sono stati 262,

praticamente il 70% di tutti quelli accaduti nell’ultimo decennio, segno inequivocabile di una

crescita. In generale è cresciuto anche il dato nazionale con 5.886 eventi, che vale più della

metà di quelli registrati nell’intero decennio (65%).

IL CONFRONTO COL DECENNIO PRECEDENTE

A dare il senso della crescita del rischio è anche il dato che confronta gli eventi accaduti in

Sicilia nel decennio 2000/2010 con quelli del successivo 2010/2020: 73 nel primo caso, circa 4

volte in più nel secondo. La crescita è proporzionale se si considerano realtà territoriali più

grandi, in Italia siamo a 1.370 nel primo caso, circa 6 volte in più nel secondo. Ancora più

evidente il dato allargato all’area europea: 28.549 nel primo decennio, circa 13 volte in più nel

secondo.

I CONTI DEI DANNI: RAPPORTO TRA SPESA E RIPARAZIONE DI 4 A 1

Lo scorso novembre è stato presentato il rapporto 2019 dell’Osservatorio di Legambiente che

ha certificato, tra il 2010 e il 2019, ben 563 eventi e danni rilevanti in 350 Comuni dovuti al

maltempo, 73 giorni di stop a metro e treni, 72 giorni di blackout elettrici. Aumentano frequenza

e impatti delle ondate di calore. Secondo gli esperti di Legambiente, l’Italia è l’unico grande

Paese “senza un piano di adattamento al clima”, eppure occorrerebbe “invertire il rapporto di

spesa tra la riparazione dei danni e la prevenzione, oggi 4 a 1”. Nel corso del 2018 ci sono stati

148 eventi estremi, 32 vittime e 4.500 sfollati.

CATANIA, MESSINA E PALERMO

La Sicilia orientale è stata al centro del rischio naturale negli ultimi anni. A partire dal 2010, ad

esempio, la sola città di Catania è stata coinvolta in nove eventi estremi. Un allarme che non

viene colto dai comuni, al punto che, secondo dati Legambiente, il 70% dei paesi siciliani è a

rischio e “le amministrazioni ancora non sembrano aver posto le tematiche della prevenzione

da alluvioni e frane tra le priorità del loro lavoro”. Nel mirino dell’associazione del cigno ci

sono “una gestione sbagliata del territorio e la scarsa considerazione delle aree considerate ad

elevato rischio idrogeologico, la mancanza di adeguati sistemi di allertamento e piani di

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emergenza per mettere in salvo i cittadini, insieme a un territorio che non è più in grado di

ricevere precipitazioni così intense”.

La zona peloritana costituisce un altro dei territori “maggiormente esposti al

rischio” anche perché si “tratta di un’area ad elevato rischio idrologico, e a causa delle sue

caratteristiche orografiche e geomorfologiche, è interessata da un regime pluviometrico

caratterizzato da pochi episodi piovosi ma molto violenti”. La memoria torna ai terribili fatti

dell’ottobre del 2009 quando un violento nubifragio provocò lo straripamento di corsi d’acqua

e diversi eventi franosi, causando 37 morti, 95 feriti e 6 dispersi, tra Scaletta Marina, Scaletta

Zanclea e diverse località del comune di Messina: Giampilieri Superiore, Giampilieri Marina,

Altolia, Molino, Santo Stefano di Briga, Briga Superiore e Pezzolo. Anche Palermo non fa

eccezione, considerando i 12 casi avvenuti dal 2010 ad oggi, senza peraltro menzionare il

clamoroso nubifragio dello scorso 15 luglio.

IL MARE IN PERICOLO

L’Osservatorio Paesaggi Costieri Italiani analizza l’evoluzione dell’erosione delle coste italiane

tra il 1970 e il 2020, utilizzando i dati del ministero dell’Ambiente. Un fenomeno, quello

dell’erosione, che riguarda il 50% delle coste nazionali. Facendo riferimento ai dati elaborati

dal geologo marino Diego Paltrinieri, Legambiente ha sottolineato un tasso di erosione del

46,4%, considerando i 1.750 chilometri in erosione su 3.770 chilometri di coste basse sabbiose

(che sono quelle sostanzialmente erodibili). In questo quadro nazionale già abbastanza

complicato, la Sicilia si colloca nell’area più a rischio, dove si evidenziano picchi fino al 60%.

Andando più in dettaglio, il rapporto CoReMA Spiagge ha registrato, per l’Isola, un’erosione

costiera di 438 km, pari al 25% del dato totale nazionale. È il dato peggiore tra le regioni

italiane.

DESERTIFICAZIONE: LA SICILIA STA MESSA PEGGIO DI TUTTI

A dare il quadro di questo fenomeno è stato uno studio del Cnr che ha certificato come in Sicilia

le aree a rischio desertificazione costituirebbero il 70% del territorio. Intanto, dopo

l’apprezzamento dello scorso giugno, la Giunta regionale ha dato il via libera definitivo al Piano

Regionale per la lotta alla siccità, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’11 settembre. Il piano

della Regione consente di andare più in profondità nella lettura dei dati: ci sono le “aree

critiche” che rappresentano oltre la metà dell’intera regione (56,7%) e un altro terzo (35,8%) è

classificato come “fragile”. Inoltre, in Sicilia e nell’area mediterranea in generale, aggiungono

gli autori del rapporto dell’autorità di bacino, “l’aridità è aumentata negli ultimi 30 anni con

conseguenze abbastanza significative sulle piante, sulla vegetazione in generale, sullo sviluppo

di malattie, sulla disponibilità delle riserve idriche superficiali e profonde”.

Le risposte messe in campo dalla Regione non mancano: ci sono il piano contro la siccità e

anche i 350 milioni di euro spesi in due anni e mezzo sul dissesto. In campo anche buone

pratiche nell’ambito del Green Deal, tramite il gruppo di lavoro “Green deal going local” che

ha fatto registrare, dalle Marche alle Sicilia, 25 buone pratiche. In Sicilia, l’esempio più

significativo è quello di Balestrate, cittadina nel palermitano, che è diventata una città ‘green’:

tutti gli edifici pubblici sono stati efficientati, la percentuale di raccolta differenziata è arrivata

sopra il 70% ed è aumentato l’uso dei mezzi alternativi alle auto grazie al bike sharing. Inoltre,

si è operato, con grandi risultati, per l’abbattimento delle barriere architettoniche, per

l’ampliamento della zona a traffico limitato, per l’utilizzo di mezzi elettrici per i dipendenti

comunali e per un trenino turistico.

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Intervista a Francesco Cibelli, meteorologo del Centro meteo

italiano

“Nell’Isola cicloni mediterranei o temporali saranno sempre più frequenti e distruttivi”

Francesco Cibelli, meteorologo del Centro meteo italiano, ha evidenziato i cambiamenti che si

stanno registrando sul fronte del clima anche in Sicilia.

Avete rilevato, nell’ultimo anno, dei fenomeni meteorologici di particolare rilevanza in

Sicilia?

“Parlando del 2020, non possiamo non citare il nubifragio a Palermo del 15 luglio. È stato un

evento davvero estremo per il capoluogo siciliano con la caratteristica di essere estremamente

localizzato e soprattutto generato da una situazione sinottica non così particolare anche in estate

sul bacino del Mediterraneo. Il temporale ha scaricato in meno di 3 ore più di 134 mm di pioggia

su una città che per il mese di luglio ha una media pluviometrica inferiori ai 10 mm. Tutta

l’energia in gioco è stata presa da un mare, che presenta temperature superficiali sempre più

elevate, e da un’atmosfera anch’essa sempre più calda e dunque in grado di contenere più

umidità. È stato il tipico fenomeno localizzato, estremo e difficile da prevedere che spesso si

cita nelle previsioni climatiche quando si parla di estremizzazione dei fenomeni meteorologici

e che vedrà tempi di ritorno sempre più brevi”.

Per fermare i cambiamenti climatici in atto occorre avviare buone pratiche come la

decarbonizzazione e, allo stesso tempo, mettere in sicurezza il territorio per attenuarne le

conseguenze. Quando sapremo se le misure in atto saranno efficaci?

“Il cambiamento climatico in atto consta di un aumento sensibile delle temperature a livello

globale dovuto molto probabilmente all’immissione in atmosfera di massicce quantità di alcuni

gas serra da parte dell’uomo come la CO2 ma non solo. Le ricadute che questo ha sulle

condizioni meteorologiche e dunque sulla vita di tutti i giorni è strettamente correlato poi allo

stato del territorio. Gli interventi volti ad attenuare il riscaldamento globale non avranno effetto

immediato e siamo per altro in forte ritardo. Sappiamo già che le misure adottate fino ad ora

sono insufficienti a contenere l’aumento della temperatura media globale sotto la soglia dei 2°C

rispetto ai livelli pre-industriali”.

La Sicilia è uno dei territori maggiormente colpiti dalle conseguenze degli eventi

meteorologici estremi negli ultimi anni. A vostro avviso cosa ha influito maggiormente?

“La Sicilia presenta un territorio sicuramente molto delicato e morfologicamente più soggetto

ad eventi calamitosi. Per la sua latitudine è sicuramente molto esposta a prolungati periodi di

siccità a causa degli anticicloni sempre più invadenti. Essendo però anche un’isola nel cuore

del Mar Mediterraneo risulta esposta anche a fenomeni come cicloni mediterranei o temporali

autorigeneranti che con condizioni del mare sempre più favorevoli in termini di energia, saranno

anche sempre più frequenti e distruttivi”.

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Il superbonus traina la crescita delle imprese

Diffusi i dati di Unioncamere-Infocamere: tra luglio e settembre sprint di aziende edili

(+4.971). Campania, Sicilia e Lazio le regioni che segnano il maggiore incremento in termini

relativi

ROMA – Il superbonus stimola la nascita di imprese edili (+4.971 tra luglio e settembre scorsi)

e questo consente al sistema imprenditoriale italiano di tenere le posizioni, aumentando di quasi

24mila unità rispetto al trimestre precedente. È quanto emerge dai dati di Unioncamere-

InfoCamere sulla dinamica delle imprese italiane.

Le risorse per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza del patrimonio

immobiliare sembrano avere inciso sulla vitalità di un settore cruciale come quello delle

costruzioni che, tra luglio-settembre, si segnala per un incremento dello 0,6% su base

trimestrale, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2019. Per i tre quarti (3.691 imprese) questa

crescita si deve alle piccole realtà individuali, agli specialisti nelle attività di impiantistica e di

finitura degli edifici e ai posatori di infissi. L’adattamento al nuovo scenario determinato

dalla “Covid-economy” sta interessando anche il commercio, le cui difficoltà complessive

sono attenuate almeno in parte dall’aumento delle imprese che operano nella vendita di prodotti

via internet: +1.542 nel terzo trimestre, quasi il 40% delle 4.202 imprese commerciali in più

registrate nel trimestre (+0,3% l’incremento, in linea con quello dello stesso periodo dello

scorso anno).

Nel complesso, rispetto alla fine di giugno, il bilancio fra le imprese nate (66.355) e quelle che

hanno cessato l’attività (42.849) nel terzo trimestre dell’anno si è chiuso con un saldo attivo di

23.506 unità che ha portato la consistenza del sistema imprenditoriale a toccare – alla fine di

settembre – le 6.082.297 imprese registrate.

Rispetto ai primi due trimestri del 2020 – in cui il flusso delle nuove aperture e delle chiusure

era stato profondamente segnato dall’emergenza sanitaria – il trimestre estivo sembra segnare

un ritorno alla “normalità” sul fronte dell’apertura di nuove imprese (66.355, in linea con

le 66.823 di luglio-settembre 2019), mentre permane una forte “dissonanza” delle chiusure

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(42.859 contro le 52.975 dello stesso periodo del 2019). Un segnale (forse) del diffuso

atteggiamento di molti operatori in attesa, probabilmente, che si chiariscano le prospettive

legate all’impiego del Recovery Fund.

IL BILANCIO DEI SETTORI

Oltre alle performance di costruzioni e commercio, va segnalato come il trimestre estivo registri

variazioni positive in tutti i settori di attività. Nell’ordine, i comparti con gli incrementi più

consistenti in termini assoluti sono quello dei servizi di alloggio e ristorazione (+3.350 unità,

in linea con il 2019), la cui dinamica risente sempre positivamente della stagione estiva; le

attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.358), unico settore con una crescita oltre l’1%

e in lieve accelerazione rispetto al 2019.

In miglioramento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente anche le attività di servizio

alle imprese (+1.829), le attività immobiliari (+1.561) e quelle dei servizi di informazione e

comunicazione (+1.214). Lievissima (+0,1% come nell’estate del 2019) l’avanzata delle attività

manifatturiere. Hanno chiuso il trimestre in sostanziale stallo invece l’agricoltura, la fornitura

di energia e quella di acqua, gestione reti e rifiuti.

IL BILANCIO DEI TERRITORI

Il forte contenimento delle chiusure ha avuto riflessi positivi anche sui bilanci territoriali

cosicché, nel trimestre da poco concluso, tutte le macro-ripartizioni, le singole regioni e

ciascuna provincia hanno fatto segnare saldi positivi tra iscrizioni e cessazioni di imprese. In

termini assoluti, il contributo maggiore al saldo del trimestre è venuto dal Mezzogiorno (12.828

imprese in più, il 39% di tutto l’incremento del periodo) che ha anche fatto registrare l’unico

tasso di crescita superiore alla media nazionale (+0,5 rispetto a +0,4%). Un risultato frutto di

quasi 30mila iscrizioni di nuove imprese contro poco meno di 13mila chiusure.

Tra le regioni, in termini assoluti è la Lombardia (con 3.604 imprese in più rispetto a giugno)

ad avere fatto segnare il bilancio più ampio, seguita da Campania (+3.461) e Lazio (+3.403). In

termini relativi è invece la Campania (+0,58%) a far segnare l’avanzamento più visibile, davanti

a Lazio e Sicilia (entrambi con +0,51%).

A livello provinciale, infine, il primato del Mezzogiorno si riflette nelle prime dieci posizioni

della graduatoria per tasso di crescita nel trimestre: al netto di Rieti (quarta con una crescita

dello 0,67%), tutte le prime posizioni sono occupate da province meridionali, con Caserta in

testa (+0,8%) seguita da Trapani (+0,72) e Lecce (+0,68). In termini assoluti, la graduatoria dei

saldi più consistenti riflette invece la mappa delle province a maggiore concentrazione di

attività economiche, con Roma in testa (con 2.653 imprese in più nel trimestre), seguita da

Milano (+2.021) e Napoli (+1.748).

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Riqualificazioni: 2mila richieste di cessione del credito per 13 milioni, Fraccaro: decisiva proroga Superbonus di Mauro Salerno

I dati sull'andamento degli incentivi anticipati dal direttore dell'Agenzia delle Entrate durante lo speciale Telefisco del Sole 24 Ore

I lavori edilizi con bonus fiscale per la riqualificazione degli immobili hanno già prodotto "duemila richieste di cessione del credito per un importo complessivo di 13 milioni di euro". Lo ha detto il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, nel corso di Telefisco, il webinar evento del Sole 24 Ore dedicato al Superbonus 110%. "Abbiamo aperto la piattafporma il 15 ottobre. Sono solo due settimane di funzionamento e i dati riguardano non solo il Superbonus, ma anche il sismabonus e le altre modalità di riqualificazione con cessione. Dunque è ancora presto per un bilancio", ha spiegato Ruffini, ma i dati di partenza sono da considerare già positivi.

Intanto dal Governo arrivano rassicurazioni sulla proroga del Superbonus 110%. Sempre durante l'edizione di Telefisco, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, promotore fin dall'inizio della manovra di incentivi all'edilizia, ha spiegato di ritenere molto importante l'approvazioen di una proroga. Senza un allungamento dei termini, ha detto Fraccaro "la misura sarebbe depotenziata e perderebbe di efficacia". Fraccaro è però "fiducioso" che la proroga arriverà, considerando che "il governo si è espresso in favore dello spendere i soldi del Recovery Fund con priorità sul Superbonus". "Tutti gli esponenti del Governo si sono espressi in questa direzione - ha risposto il sottosegretario - ma è anche più importante che sia espresso il Parlamento con una risoluzione che chiede al Governo di prorogare la misura fino al 2024". Non ultimo, ha aggiunto "mi pare siano tutti gli operatori del settore a chiederlo e la società civile che deve usarlo per ridurre i cambiamenti climatici e far ripartire l'economia".

Fraccaro è anche tornato sull'ipotesi di creare una piattaforma unica istituzionale per la gestione del Superbonus. "Al momento - ha detto il sottosegretario - stiamo lavorando a un portale informativo unico, un canale unico dove gli operatori possano formulare domande e trovare risposte chiare a problemi specifici. Solo dopo penseremo a creare anche una vera e propria banca dati". Tempi più lunghi e non definiti anche per la realizzazione di un testo unico sugli incentivi.

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"Serve, ma non dobbiamo creare aspettative di riforma - ha concluso Fraccaro -. Lo faremo ma serve tempo e non ci saranno cambiamenti. Quindi invito tutti a partire con i lavori senza aspettare riforme salvifiche. Ora è il momento di mettere a terra gli investimenti".

Intanto, secondo le Camere di commercio, i primi mesi di applicazione del Superbonus stanno già producendo i primi effetti benefici sul mercato dell'edilizia. L'occasione offerta dagli incentivi stimola la nascita di imprese edili (+4.971 tra luglio e settembre scorsi) e questo consente al sistema imprenditoriale italiano di tenere le posizioni, aumentando di quasi 24mila unità rispetto al trimestre precedente. È quanto emerge dai dati di . "Le risorse per l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare - si legge nel rapporto Unioncamere-InfoCamere sulla dinamica delle imprese italiane - sembrano avere inciso sulla vitalità di un settore cruciale come quello delle costruzioni che, tra luglio-settembre, si segnala per un incremento dello 0,6% su base trimestrale, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2019". Per i tre quarti (3.691 imprese) la crescita si deve alle piccole realtà individuali, agli specialisti nelle attività di impiantistica e di finitura degli edifici e ai posatori di infissi.

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Qualificazione, Soa Quadrifoglio vince la battaglia contro la revoca: «Ora richiesta di risarcimento all'Anac» di Vera Viola

Il Consiglio di Stato annulla il provvedimento dell'Autorità perché tardivo. La società è fallita nel 2019

La Soa Quadrifoglio viene "riabilitata" dal Consiglio di Stato che, con la sentenza numero 5724 pubblicata il 29 settembre scorso, ha accolto il ricorso della società contro il provvedimento adottato dall'Anac.

Più in dettaglio, l'Organismo di attestazione per il rilascio delle certificazioni in favore degli operatori economici che vogliono partecipare a gare di appalti pubblici ha ottenuto in sede di appello l'annullamento della delibera n. 1210 del 29 novembre 2017, con cui l'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) aveva revocato l'autorizzazione (risalente al 2001) all'esercizio della propria attività e comminato la sanzione pecuniaria di 30.000 euro. La difesa della Soa, affidata allo studio legale Nunziata - Di Maro del foro di Napoli, ha sostenuto la illegittimità del procedimento sanzionatorio per essere stato tardivamente avviato.

"A questo punto, per la Soa Quadrifoglio si spalancano le porte di un mega risarcimento nei confronti dell'ex Autorità di vigilanza dello Stato _ dicono gli avvocati Rosalaura Di Maro e Gennaro Nunziata - avendo questa, di fatto, posto fine all'esistenza dell'Organismo di attestazione, in un contesto, peraltro, altamente concorrenziale". La Soa Quadrifoglio è fallita nel 2019.

Facciamo un passo indietro. La decisione dell'Anac, che risale al 2017, adottata in seguito a indagini della Guardia di Finanza, poneva sotto la lente il meccanismo delle finte cessioni di ramo d'azienda. E veniva adottata nell'ambito di un'operazione di pulizia del settore delle attestazioni per l'accesso agli appalti pubblici. Era la quarta revoca nel giro di pochi mesi nei confronti di altrettante società.

Le Soa - va ricordato - sono società private che esercitano una funzione pubblica: attestano il possesso dei requisiti di qualificazione delle imprese di costruzioni che intendono partecipare a gare per importi superiori a 150mila euro. Per questo motivo, la loro attività deve essere totalmente indipendente e trasparente. Con la delibera del 29 novembre 2017 e depositata il 14 dicembre 2017, l'Autorità aveva sostenuto che la Quadrifoglio avesse avuto un "ruolo centrale nelle operazioni di compravendita dei vari rami d'azienda in favore di imprese poi dalla stessa attestate".

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Superbonus, apre lo sportello Enea per le asseverazioni di M.Fr.

Possibile da oggi l'invio della documentazione prevista dai dm attuativi per lo sgravio del 110%

L'Enea comunica l'operatività dello sportello on line dove inviare le asseverazioni e i documenti necessari per fruire dell'agevolazione dell'ecobonus al 110%. La compilazione dell'asseverazione potrà essere effettuata direttamente sul sito, contestualmente al caricamento di tutta la documentazione richiesta.

Da oggi - informa l'Enea - decorrono i 90 giorni entro i quali occorre caricare i documenti relativi ai lavori iniziati e conclusi prima della data della messa online del nuovo portale Enea. Mentre invece c'è tempo fino al 16 marzo 2021 per comunicare all'Agenzia delle Entrate l'eventuale cessione del credito relativa ai lavori Superbonus 110%, al fine di consentire alle imprese che lo avranno acquisito di caricarlo sul loro cassetto fiscale e usufruire delle detrazioni.

https://detrazionifiscali.enea.it/

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Fattura elettronica, sono solo cinque i casi in cui la Pa potrà non accettare il documento di Federico Gavioli

Se gli errori possono essere corretti mediante le procedure di variazione previste le fatture dovranno comunque essere accettate

È stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale n. 262, del 22 ottobre 2020, il decreto 132/2020 del ministero dell'Economia e delle Finanze, in vigore dal 6 novembre prossimo, che ha indivuduato le cause che possono consentire il rifiuto delle fatture elettroniche, da parte delle pubbliche amministrazioni.

L'introduzione di specifiche cause di rifiuto delle fatture elettroniche (solo cinque casi) consentirà di risolvere le criticità segnalate, tramite le loro associazioni di categoria da molti fornitori della Pa, ponendo un freno a quei rifiuti delle fatture elettroniche da parte delle pubbliche amministrazioni che spesso avveniva per non pagare o pagare il fornitore con molto ritardo. Va ricordato che dal 1° gennaio 2019 tutte le fatture emesse (non solo nei confronti della pubblica amministrazione), a seguito di cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate tra soggetti residenti o stabiliti in Italia, potranno essere solo fatture elettroniche. L'obbligo di fattura elettronica, introdotto dalla legge di bilancio 2018, vale sia nel caso in cui la cessione del bene o la prestazione di servizio è effettuata tra due operatori Iva (operazioni B2B, cioè business to business), sia nel caso in cui la cessione/prestazione è effettuata da un operatore Iva verso un consumatore finale (operazioni B2C, cioè business to Consumer).

Cause che consentono alla Pa di rifiiutare le fatture elettroniche Le pubbliche amministrazioni non possono rifiutare le fatture elettroniche al di fuori dei seguenti casi: a) fattura elettronica riferita a una operazione che non è stata posta in essere in favore del soggetto destinatario della trasmissione; b) omessa o errata indicazione del codice identificativo di gara (CIG) o del codice unico di progetto (CUP), da riportare in fattura (articolo 25, comma 2, del decreto-legge 24 aprile 2014, tranne i casi di esclusione previsti dalla lettera a), dello stesso comma 2);

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c) omessa o errata indicazione del codice di repertorio di cui al decreto del ministro della Salute 21 dicembre 2009, da riportare in fattura (articolo 9-ter, comma 6, del decreto-legge 78/2015); d) omessa o errata indicazione del codice di autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) e del corrispondente quantitativo da riportare in fattura (decreto del ministero dell'Economia e delle finanze, di concerto con il ministero della Salute, del 20 dicembre 2017); e) omessa o errata indicazione del numero e data della determinazione dirigenziale d'impegno di spesa per le fatture emesse nei confronti delle Regioni e degli enti locali.

Aspetti operativi Il decreto ha previsto che le Pubbliche amministrazioni non possono comunque rifiutare la fattura qualora i dati possano essere corretti mediante le procedure di variazione previste dall'articolo 26, del Dpr 633/1972 (cosiddetto note di debito o di credito). Si dispone inoltre che: • il rifiuto della fattura deve essere comunicato al cedente/prestatore con le modalità previste dal paragrafo 4.5, dell'allegato B, al medesimo Dm 3 aprile 2013, e nel termine indicato dalle relative specifiche tecniche; • il destinatario, qualora notifichi al trasmittente il rifiuto della fattura elettronica, deve indicare la causa del rifiuto riportando i casi previsti sopra.

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Nel nuovo decreto aiuti, rimborsi e anche lo stop all'Imu per le attività in crisi di Carmine Fotina e Marco Mobili

Il decreto, approvato ieri sera in Consiglio dei ministri è atteso per oggi in Gazzetta ufficiale

Si allarga fino a 462mila la platea delle imprese ammesse al nuovo contributo a fondo perduto approvato ieri sera dal Governo. L'accredito dei ristori, secondo quanto promesso dal ministro dell'Economia ai rappresentanti delle categorie dei lavoratori autonomi, arriveranno il 15 novembre in automatico sul conto corrente dei contribuenti che avevano ottenuto (senza restituirlo) l'indennizzo a fondo perduto con il decreto rilancio. Per tutti gli altri, ossia quelli che non avevano presentato domanda o che avevano un volume di affari e corrispettivi superiore ai 5 milioni (nella prima edizione questi ultimi non erano ammessi), il bonifico arriverà il prossimo 15 dicembre. Dall'ultima bozza del decreto emerge, poi, che il Governo ha portato da 2 a 2,44 miliardi la dote del fondo perduto allargando la platea a 462mila imprese di cui poco più di 1.500 sono le attività con volume di affari superiori a 5 milioni di euro. Il contributo ha comunque un tetto di 150mila euro.

Il decreto, approvato ieri sera in Consiglio dei ministri e atteso per oggi in Gazzetta ufficiale, interviene anche sulla cassa integrazione per le imprese colpite dalle nuove misure, garantisce indennizzi per i lavoratori stagionali dello spettacolo e per i lavoratori dello sport, rilancia il reddito di emergenza e prevede un pacchetto di misure in materia di sicurezza, sanità (si veda il servizio a pagina 4) e per lo svolgimento dei processi da quelli civili e penali a quello tributario. Sul fronte fiscale da segnalare: la proroga al 30 novembre 2020 del termine per la presentazione del modello 770 da parte dei datori di lavoro; la sospensione della seconda rata Imu del 16 dicembre prossimo per gli immobili e le pertinenze in cui si esercitano le attività indicate nella tabella dei codici Ateco; sempre per queste imprese torna il credito d'imposta per gli affitti commerciali e per gli affitti d'azienda dei mesi di ottobre, novembre e dicembre, a prescindere dal volume di ricavi e compensi registrato nel periodo d'imposta precedente. Il tax credit sarà, come per il Dl rilancio, cedibile al proprietario e utilizzabile dunque come sconto-affitti. Tra le novità dell'ultima ora spunta il paletto introdotto per limitare l'accesso ai ristori a fondo perduto alle sole attività con partita Iva attiva alla data del 25 ottobre scorso. E questo perché tra domenica e lunedì, appresa la notizia dell'arrivo di indennizzi a fondo perduto riservata a determinate attività, il Fisco avrebbe registrato una vera e propria corsa all'apertura di partite Iva

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o cambi di codici Ateco per accedere agli indennizzi. Il decreto conferma l'erogazione differenziata del contributo in relazione alle chiusure o alle limitazioni. Alle somme già ottenute con il decreto rilancio vengono applicati dei moltiplicatori, rivisti e corretti nell'ultimo incontro tra Gualtieri e le associazioni di categoria. I ristoranti ottengono il 200% del contributo già incassato (fino a ieri era il 150% perché potevano parzialmente lavorare) così come le gelaterie e le pasticcerie che passano dal 100% di ieri al 150% di quanto già incassato con il Dl rilancio. A utilizzare il coefficiente del 100% saranno soltanto taxi e noleggio con conducente. Confermata anche l'estensione agli alberghi e a tutte le attività che offrono servizi di accoglienza come ostelli della gioventù e villaggi turistici. Confermato anche il moltiplicatore del 400% per le sale da ballo e le discoteche rimaste chiuse dopo la crisi epidemica di questa estate. Potrà presentare la domanda anche chi non aveva aderito al primo fondo perduto, le attività svolte nei comuni montani e quelli per l'intrattenimento e le feste.

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