MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno...

34
ISSN 1124-044 X ANNO XIV. N. 10 Novembre 1999 Spedizione in a.p.-45%-art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Torino MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE NATURALISTICA REGIONI E PARCHI Lazio: le aquile a un’ora dal cupolone RISORSE un mondo d’acqua numero 91 VAL GRANDE un parco inusuale ORTOTTERI cavallette flagello divino

Transcript of MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno...

Page 1: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

ISS

N 1

124-

044

X

ANNO XIV. N. 10 Novembre 1999Spedizione in a.p.-45%-art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Torino

MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE NATURALISTICA

REGIONI E PARCHILazio: le aquile aun’ora dal cupolone

RISORSEun mondo d’acqua

numero 91

VA

L G

RA

ND

E u

n p

arc

o inusu

ale

ORTOTTERIcavalletteflagello divino

Page 2: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

22RisorseUn mondo d’acqua.Energia, cloaca,meravigliadi Gianni Boscolo

77OrtotteriCavallette, flagello divinodi Roberto Sindaco

1111Parchi piemontesiLa Val Grande, parco inusualedi Augusto Biancotti

1155ChirotteriBen ritrovato molosso di Cestonidi Elena Patriarca, Paolo Debernardi

1188ErbariLe quattro stagioni di Eichstaff2222Regioni e parchiLazio. Le aquile a un’ora dal cupolonedi Giulio Ielardi

2266Musei di scienzenaturaliIl mitico NHM di Londradi Giuseppe Menetto

2299Notizie, ricerche,rubriche, libri,internet

Imperversa il contoalla rovescia verso lamezzanotte del pros-simo 31 dicembre e

l’inizio dell’«ultimo capodanno del secolo» o del «primo delnuovo Millennio». Sei impigliato nel traffico caotico davan-ti a Porta Nuova, la stazione torinese? Un display spara nel-la notte il suo messaggio fosforescente: 60 giorni, 4 ore e 57minuti al capodanno del duemila... Accendi la televisione persapere che è accaduto? Sotto il giornalista di turno scorreimplacabile la scritta «x giorni, tante ore, minuti e secondi al2000...», e mentre ascolti qualche incidente stradale o scip-po il Duemila si è avvicinato di un’altra manciata di secon-di. Comunque anche noi non possiamo sottrarci a questorito. Quando riceverete questo numero mancheranno, gros-so modo, una cinquantina di giorni al Duemila, più o me-no 1.200 ore... Il pressapochismo è dovuto ad una reazioneal «duemilacentrismo» imperante, e per la notoria aleato-rietà dei recapiti postali. Ma per non essere confusi con l’al-luvione augurale che vi sommergerà tra poco vi facciamofin da ora i nostri auguri di buon anno. Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con-tiamo gli anni dalla nascita di Cristo, il prossimo sarà il due-millesimo ma in Cina (e vale per oltre un miliardo di per-sone) sarà quello del favolistico animale. Così come l’anno,che auspichiamo vi porti serenità, è soltanto il 1378esimoper il calendario persiano e corrisponde al 1420 per quellomusulmano (che vale per diverse centinaia di milioni di uo-mini e donne) che contano gli anni dall’Egira, ossia la fugadi Maometto dalla Mecca. E quindi anche buon 1716 (per ilcalendario copto) e 2544 per i buddisti (anche loro, nel mon-do, superano il miliardo). E se volete, buon 2749 per gli e-redi di Nabuccodonosor o buon anno 5119 nel Grande Ci-clo Maya. E buon 5760 per il calendario ebraico che, tra l’al-tro, ha festeggiato il suo Rosh ha Shana, capodanno, già daqualche mese. Perché pensiamo e desideriamo che nella mi-steriosa scansione del tempo, ogni calendario possa valerneun altro ed ogni augurio valga come gli altri. Poiché tuttisiamo accomunati dall’epica, illusoria, lotta di dominare iltempo, calcolandolo, controllandolo, alla vana ricerca di unritmo, un parametro, oggettivo. Una lotta iniziata 13 mil-lenni anni fa quando un nostro lontano progenitore incide-va su un osso delle piccole barre per indicare che era tra-scorso un intero ciclo lunare. Un’epoca (mantenutasi finoad un secolo fa) ancora segnata da tempi e ritmi naturali dicui abbiamo profonda ed inestinguibile nostalgia, per quan-to probabilmente quasi inconsciamente. Forse per questo,finiamo, cercando di mettere in sintonia il nostro tempo u-mano con i grandi ritmi dell’Universo, per ricorrere alle vi-brazioni di un invisibile atomo di Cesio.

REGIONE PIEMONTEDirezione Turismo,

Sport e ParchiVia Magenta 12, 10128 Torino

AssessoreEttore Racchelli

DirettoreLuigi Momo

PIEMONTE PARCHIMensile

Direzione e RedazioneCentro Documentazione e Ricerca

Cascina Le VallereCorso Trieste, 98

10024 Moncalieri (Torino)Tel. 011 6408035Fax 011 6408514

[email protected]

Direttore responsabile:Gianni Boscolo

RedazioneEnrico Massone (vicedirettore),

Adriana Garabello (coordinamentoscientifico), Susanna Pia (archivio

fotografico), Mauro Beltramone (documentazione bibliografica),

Maria Grazia Bauducco (segretariadi redazione), Marco Genero (CSI-

consulenza informatica)Hanno collaborato a questo numero:

S. Bertolino, A. Biancotti, P. Debernardi, G. Ielardi,

G. Menetto, A. Molino, E. Patriarca,R. Rutigliano, R. Sindaco

Fotografie:S. Bertolino, G. Boscolo,

M. Campora, G. Carrara, C. Cecchi,P. Debernardi, R. Ferrari, G. Fino, G. Ielardi, A. Molino, M. Nespoli,

M. Raffini, R. Sindaco, Arch. Acquario di Genova,

Arch. Museo Civico di Belluno

In copertina:La lussureggiante vegetazione nelparco nazionale della Val Grande

(foto M. Nespoli)Registrazione del Tribunale di Torino

n. 3624 del 10.2.1986Arretrati (se disponibili, dal n.52): L. 3.500

Manoscritti e fotografie non richiesti dallaredazione non si restituiscono e per gli

stessi non è dovuto alcun compenso.

Abbonamento 1999 (tutti i 10numeri dell’anno, più gli speciali),

tramite versamento di lit. 24.000 sul conto corrente postale

n. 13440151 intestato a: Piemonte Parchi - SS 31 km 22,

15030 Villanova Monferrato (AL).

Gestione editoriale e stampa:

Diffusioni Grafiche S.p.A.Villanova Monferrato (AL)

Tel.0142/3381, fax 483907Ufficio abbonamenti:

tel. 0142 338241Grafica: Francia

Riservatezza -legge 675/96. L’Editore garantiscela tutela dei dati personali.

Dati che potranno essere rettificati o cancellati su semplice richiesta scritta

e che potranno essere utilizzati per proposte o iniziative legate

alle finalità della rivista.Stampato su carta ecologica senza cloro

Buon anno del Dragone

10/1999

PIEMONTE PARCHI ON LINEhttp://www.regione.piemonte.it/parchi/rivista/index.htm

ED

ITO

RIA

LE

Page 3: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

2

Gianni Boscolo

RIS

OR

SE

UN MONDO

Strano destinoquello dell’acqua: se

ne siamo privatiper pochi giorni,

moriamo. Un lungoperiodo di siccità

provoca la morte dimigliaia o

addirittura milionidi persone. Se

dilaga nelle piene enelle inondazioni

sparge danni e lutti.Senza di essa

niente può vivere,crescere, produrre.Tutto ciò si riflette

nelle idee cheabbiamo sull’acqua.

Nel passato e,talvolta, anche oggi,

l’uomo le haattribuito poteri

taumaturgici. Allostesso tempo però,l’acqua è sprecata,

sporcata, ignorata edimenticata forsepiù di qualunque

altra risorsanaturale.

UN MONDOenergia, cloaca,

1

2

Page 4: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

3

In principio era l’acqua Nel pensiero religioso, nel mito, essa fatutt’uno con la storia del mondo, si col-loca al confine fra la vita e la morte, frala Creazione ed il nulla. Secondo la re-ligione ebraica, all’inizio della Creazio-ne, lo spirito di dio, Yahweh, aleggiavasulle acque.Nel mito greco invece dalla materia ac-quosa delle origini, da questo abissomisterioso, si separa la Terra: quest’ul-tima e l’acqua a loro volta danno origi-ne al drago Chronos.Oceano era il fiume primordiale, im-menso e turbinoso, padre di tutte le ac-que: le acque correnti, limpide, fresche,dolci, delle sorgenti, dei laghi, dei ru-scelli; le acque della nascita, le acquepresenti in tutti gli esseri viventi.Il fiume Oceano delimita la terrafermae ne segna i confini insuperabili.

O D’ACQUAO D’ACQUA

L’acqua scioglie gli elementi, li pulisce,li modifica; per questo viene usata nel-le abluzioni (bagni e lavaggi), strumen-to di purificazione per la ri-nascita nelbattesimo cristiano.

L’acqua mitica L’antico Testamento racconta di sacri-fici fatti per lo più vicino a sorgenti o fiu-mi, mentre durante la festa ebraica delSukkoth, venivano fatte ai piedi dell’a-ra offerte sacrificali con acqua portataal Tempio fin dalle sorgenti del fiumeGiordano.Molte acque ancora oggi mantengonouna dimensione sacra. A certi fiumi esorgenti si attribuisce la capacità di da-re o ridare fertilità a donne od animali,e in particolare di poter curare gli or-gani genitali femminili . Le donne steri-li o senza latte fanno un pellegrinaggioa qualche fonte o sorgente “sacra”.Un rito che troviamo già nell’Atene clas-sica, dove le ragazze in età da matri-monio si bagnavano nella fontana dal-le nove bocche, il cui nome era Cal-lirhoè, ninfa, una delle figlie di Oceano.La ninfa Egeria aiutava le donne che sibagnavano nella fonte che portava ilsuo nome, a partorire (e-gerere signifi-ca in latino “mandar fuori”). Acqua mitica eppur ambigua: ad un tem-po simbolo dell’aldilà, del caos e di fer-tilità e vita. Una ricchissima tradizionemitologica ci tramanda il rituale saltonell’acqua con l’amore, inteso come paz-zia, passione, mania. I “salti” di Saffo,delle Sirene, della “dolce vergine” Brito-martis inseguita per nove mesi da Mi-nosse, e ancora Teseo, Fedra, Io. Il sal-to nell’acqua come rito iniziatico, comemorte e rinascita nelle crisi esistenzialidella vita umana. Ma anche volontà ditornare nel grembo materno, nella paceprofonda del mondo pre-natale.Acqua sacra e dunque sacrilego co-struire ponti. Gli antropologi spieganoche la costruzione di una “via”, di unsentiero attraverso le acque è ritenutapresso molti popoli una sfida alla natu-ra, ovvero alle divinità che la imperso-nano. Ecco che sorgono le numeroseleggende medievali dei “ponti del dia-volo”. Il diavolo edifica il ponte, ma al

momento di ricevere la sua ricompen-sa viene gabbato dal santo patrono lo-cale con qualche espediente.Il viaggio in mare è avventura semprecarica di simboli dall’omerica Odisseaalle avventure di Gordon Pyn di EdgarAllan Poe e nel Pinocchio del nostroCollodi; l’oceano del Moby Dick di Her-man Melville è simbolo del Male e deiconflitti dell’uomo con se stesso.

L’acqua culla delle civiltà E’ sufficiente ricordare quella egizianae la mesopotamica, la cui nascita e svi-luppo furono determinati dalle periodi-che inondazioni del Nilo, del Tigri edell’Eufrate. E’ sempre in riva ad un fiu-me che si sono avviati gli insediamentida cui poi ebbero origini le città. Tremila anni fa in Mesopotamia le abi-tazioni delle città avevano l’acqua cor-rente, che serviva, oltre che per bere ecucinare, anche per bagni e toillettes.I sistemi fognari della Mesopotamia a-vrebbero fatto invidia a molte città d’og-gi (nel cosidetto terzo mondo, ma an-che in alcune aree europee).E’ noto che l’agricoltura in Mesopota-mia dipendeva dall’irrigazione, e l’artedi costruire canali fu dunque portata aun livello rimasto insuperato fino alla se-conda metà del secolo scorso. I cana-li erano in muratura ed impermeabiliz-zati con un rivestimento di catrame. Re-sta ancora traccia di un di questi canaliche portava l’acqua dell’Eufrate a Nini-ve, lungo 80 Km. Nemmeno i Romani,con i loro meravigliosi acquedotti, arri-varono a tanto. L’uso dell’acqua per ir-rigazione è sempre stato dominante.Perfino nella nostra società industriale,di tutti i Km3 di acqua che vengono u-sati ogni anno dall’uomo sulla Terra,2.700 km3 sono per l’irrigazione, e solo500 Km3 per l’industria e 200 Km3 pergli usi personali. Malgrado l’impiego diquest’enorme quantità d’acqua, soltan-to 180 milioni di ettari effettivamentecoltivati sono irrigati: poco più del 10%.Per produrre una tonnellata di barba-bietole sono necessarie 1.000 tonnel-late d’acqua, per una tonnellata di gra-no, ne occorrono 1.500. Una tonnellatadi riso necessita di 4.000 tonnellate

meraviglia

3

4

Page 5: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

4

d’acqua. Un albero di media dimensio-ne, per accrescere di 20 kg il suo pe-so, usa circa 60.000 litri d’acqua. Oggil’effetto più vistoso della presenzadell’acqua sulla superficie e nell’atmo-sfera terrestre è sul clima, largamentedeterminato dalla funzione regolatricedelle grandi masse d’acqua. Ma quan-do l’uomo interviene sul ciclo dell’ac-qua la sporca: da sempre. Inglobatanella macchina della società umana,l’acqua ne esce sporca. Da qui le piog-ge acide, le contromisure della depu-razione, in un circolo vizioso perverso.

L’acqua scultrice L’acqua dei fiumi ha anche avuto un

ruolo determinante nella formazione delpaesaggio, per il lento ma inesorabilelavorio di erosione e di trasporto di e-normi quantità di materiale dalle terrealte verso il mare. La città caldea di Urai tempi del suo splendore (quattromi-la anni fa) era in riva al mare: ora ne di-sta diverse centinaia di chilometri. Il Ni-lo ha portato la sua foce nel Mediterra-neo quasi 150 km più a nord. In Italia ipisani si sono visti interrare il porto espostare la costa di più di 10 km nell’ar-co di pochi secoli dal non gigantescoArno.Talvolta l’opera dei fiumi nello scolpiree modellare è spettacolare. L’acqua pe-netra, congela, si espande, gonfia, scal-

za, dilava, consuma, trasporta, sbricio-la. Il Colorado ha creato il GrandCanyon: un solco profondo a volte cen-tinaia di metri, largo quasi un km e lun-go oltre 400 km. Ma gli esempi sono in-numerevoli, dalle gorges francesi(dell’Ardeche, del Verdon, del Tarn,ecc) alle gole dell’Adige nei pressi diVerona. L’acqua scolpisce anchequand’è solida: il ghiaccio è l’arteficedei nostri laghi alpini grandi e piccoli.

L’acqua che cura Dall’età antica quando guaritori e ma-ghi celebrano il culto delle fontane ma-giche e sacre, all’età della cristianità, incui l’acqua battesimale monda il corpodai peccati, l’acqua è benefica. Guari-sce l’anima ed i corpi, (ma ha anche u-na riprovevole connotazione erotica esessuale), ma a piccole dosi. Per secoliè sconsigliato fare bagni, lavarsi: la “mo-da” dei bagni di mare è storia recente(primi decenni dell’800). Trieste inau-gura uno stabilimento per bagni marininel 1823,Viareggio due anni dopo se-guiti da Venezia nel 1833. Tuttavia nelcorso del XIX e XX secolo, l’acqua si“laicizza”, diventa appannaggio deglistudiosi, geologi, ingegneri, chimici , fi-sici, medici, che ne studiano la com-posizione, il contenuto di gas e le pro-prietà curative. Nei secoli, si è anchecercato di proteggerla. Gli statuti tre-centeschi di Rimini, prevedevano il ta-glio della mano destra per chi danneg-giava i condotti d’acqua. Severa era an-che la Repubblica di Venezia; comenon si scherzava nei confronti dei pre-sunti untori delle acque durante i seco-li della peste; così avviene ai lebbrosi,che all’inizio del XIV secolo in Aquita-nia sono accusati di aver avvelenato ipozzi della regione e condannati al ro-go. E questo succede anche agli ebreiin Provenza, Linguadoca, Delfinato, Sa-voia e Alsazia, nel 1348. Eppure per se-coli il troppo frequente uso dell’acqua

5 6

7

Page 6: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

5

per lavarsi era considerato nocivo. NelDe Morbis artificium diatriba, Bernardi-no Ramazzini, ad esempio, ancora all’i-nizio del Settecento, sottolinea gli aspettinegativi derivanti da un prolungato con-tatto con l’acqua, tant’è che “le lavan-daie hanno mestruazioni irregolari”. Sarà Pasteur, studiando la fermentazio-ne degli zuccheri e del vino, nel 1857, aribadire scientificamente che l’acqua inse e per se “non ingenera nessun mi-crobo”.Che poi l’acqua abbia un ruolo terapeu-tico, magico, miracolistico, è implicitonelle fontane dell’eterna giovinezza fre-quenti nella pittura tardo medioevale daGiacomo Jaqueiro a Lucas Cranah. Il culto delle acque è una devozione i-stintiva verso l’elemento primordiale chesi intrinseca nel culto delle fontane.La loro sacralità si perde nella notte deitempi, ma la cristianizzazione le ha po-ste sotto l’influenza di un santo e nelleloro vicinanze sono state edificate cap-pelle e santuari.

L’acqua meraviglia Dal Rinascimento e per un lungo pe-riodo l’acqua diventa spettacolo e vie-ne impiegata per “destar meraviglia”nelle regge e nei giardini patrizi, doveviene incanalata in veri e propri teatri disalti, grotte e ninfei. Ne sono ancora te-stimonianza la Fonte Doria e la fontedella Villa Pallavicino, entrambe a Ge-nova; la grotta di Palazzo Te a Manto-va, il Fontanazzo del Palazzo Ducale diSassuolo, la Grotta Grande nel giardi-no di Boboli, la Fonte della Colomba nelparco di Villa Doria Pamphili a Roma ele gigantesche strutture acquatiche deigiardini della Reggia di Caserta.

L’acqua cloaca Parigi agli inizi del XIX secolo, vide au-mentare, nel volgere di una ventinad’anni, la sua popolazione del 25 percento, mentre la disponibilità pro capi-

te di acqua scese da quasi undici a set-te litri giornalieri (nel 1980 ogni parigi-no avrà a disposizione 307 litri di acquaal giorno).A Parigi, come nella maggior parte del-le città europee, piccole e grandi, e co-me avveniva da secoli, ogni tipo di e-vacuazione finiva necessariamentenell’acqua; l’unica differenza dipende-va dalla posizione geografica degli in-sediamenti, nel mare se si trattava dicittà portuali, nell’acqua dolce se le cittàerano attraversate da torrenti e fiumi osituate in prossimità di laghi e stagni.Solo nel 1876 l’ingegnere Pierre Millelanciò l’ipotesi (accolta con diffidenzae contrarietà) che fosse necessario untrattamento depurativo delle acque ne-re prima che queste fossero scaricatenei corsi d’acqua naturali.Alla fine del XIX secolo, solo la metà deicomuni italiani era dotato di conduttu-re per l’acqua potabile e più del 77 percento era sprovvisto di fogne. Nel 1871,l’Associazione medica italiana rimarca-va il degrado culturale-igienico dellescolaresche, mentre sul solco cultura-le impresso dall’Almanacco igienico po-polare di Paolo Mantegazza, uscito apartire dal 1866, fioriscono negli ultimitrent’anni del secolo scorso, grandi epiccole riviste impegnate nel settoredell’educazione igienica nella scuola(“L’Igea. Giornale d’igiene e medicinapreventiva”, “La Salute”, “Giornale di i-giene popolare”, “L’igiene infantile”, “Lavita”, “Rivista d’igiene e Sanità Pub-blicca”, “il Medico di casa”, “Igiene escuola”, “L’Igienista”, sono soltanto al-cuni titoli).Nel XIX secolo, ha scritto J.P. Goubert,l’acqua da dono di dio o della natura,gratuita, diventa un prodotto dell’uomo,sottoposta al processo industriale. I dati delle utenze dell’acquedotto di u-na media città di provincia sono in que-sto senso illuminanti: ancora nel 1951,a Pesaro, solo il 37,6 per cento dell’ac-qua erogata era venduta all’utenza (ca-

5

La distribuzione delle acqueSe la terra fosse una sferacompletamente liscia, sarebbeinteramente coperta da uno stratod’acqua profondo quasi 3 km.Tutta l’acqua esistente sul pianeta sitrova per il 97% negli oceani e neimari. Nelle calotte polari ne èimprigionato un 2,25% mentre ilrestante 0,75% si trova in acquesotterranee (0,72), acque superficiali(0,02) ed acqua atmosferica(0,001).L’acqua disponibile dunque èpochissima, meno dell’1% e questa èprevalentemente acqua sotterranea:circa 9 milioni di chilometri cubici, dicui la metà sopra gli 800 metri diprofondità e il resto fra gli 800 e i4.000 metri. In questo caso la realtàfisica concorda con l’immaginazione eil mito: la terra su cui posiamo i piedigalleggia su un immenso fiume, cheogni tanto affiora alla superficie insorgenti, pozzi, paludi.

La molecola acquaPer molti secoli l’acqua è stataconsiderata una della quattroparticelle elementari, cioè uno deglielementi di cui tutta la materiadell’universo era costituita. Nelpensiero greco antico, poeti comePindaro (c.a. 518-438 a.C.) ed Esiodo,filosofi come Talete (c.a. 624-546a.C.), ed Aristotele (384-22 a.C.) sonounanimi: con fuoco, terra e aria,l’acqua è il quarto componentedell’esistente. Sono stati necessariduemila anni e il grandioso sviluppodella chimica dei secoli XVII e XVIIIper dimostrare che l’acqua non erauna sostanza elementare. Nel 1781 ilchimico inglese Joseph Priestley(1733-1804) riuscì a sintetizzarel’acqua, cioè a riprodurla inlaboratorio, e poco dopo sia AntoineLaurent Lavoisier (1734-1794) inFrancia che Henry Cavendish (1731-1810) in Inghilterra, riuscirono ascomporre l’acqua nei suoi duecostituenti: idrogeno (H) e ossigeno(O). Da allora la conoscenzascientifica dell’acqua non ha vistoprogressi sostanziali per più di unsecolo.

8

Page 7: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

• Marco Fontana,”L’acqua”, Milano:Editori Riuniti, 1984,144 p., ill., £.10.000.• Paolo Sorcinelli,”Storia socialedell’acqua”, Milano:B. Mondadori, 1998,176 p., ill., £.20.000.• Ovidio Pasquali,”L’acqua”, Torino:Loescher, 1979, 92p., ill., £.18.000.• Enciclopedia Einaudi, Volume 1°,Torino: Einaudi, 1977, 1099 p., ill.,£.140.000.

6

se private, esercizi commerciali ed in-dustriali), il resto arrivava ai servizi pub-blici o alimentava le fontane dove veni-va ancora attinta dalla popolazione.Ancora nel 1966, al ragazzo della viaGluk cantato da Celentano, che si tra-sferisce in città, gli amici fanno notareche nella nuova abitazione potrà lavarsi“in casa senza andare giù nel cortil...”.Oggi un miliardo di persone circa è an-cora privo di acqua corrente e ogni an-no, per l’uso di acque inquinate, muoio-no quattro milioni di bambini per ma-lattie infettive e gastroenterite.Così se l’acqua in tutte le case ha elimi-nato la figura degli acquaioli, cioè di co-loro che si incaricavano, dietro com-penso, di attingere l’acqua dalle fonta-ne pubbliche per portarla a domicilio (aParigi negli anni della “monarchia di lu-glio” erano 1200, fra cui moltissimi pie-montesi), è anche vero che ha inventa-to una nuova figura di acquaiolo e di ven-ditori d’acqua. Sono i produttori e i di-stributori di acque minerali in bottigliache, tramite gli spazi della pubblicità han-no coniato nuove categorie di giudizio.

Pe

r s

ap

er

ne

d

i p

9

10

11

12

1. Cascate di Lillaz a Cogne in Val d’Aosta (foto G. Carrara).2. Venezia è una città profondamente legata all’acqua dalla suastoria. Un’edizione della Regata Storica (foto G. Boscolo).3. I due terzi della terra sono coperti d’acqua. Gli oceanicostituiscono ricchissimi ecosistemi. Nella foto (arch. Acquario diGenova/R. Rinaldi) una testuggine marina..4. L’acqua è all’origine della vita: girini in una pozza (foto S.Bertolino).5. Torrente alpino (foto S. Bertolino).6. L’acqua regimentata: i canali a Vaucluse in Francia (foto M. Raffini).

7. L’acqua modellatrice del paesaggio: la costa pugliese battutadalle onde (foto G. Boscolo).8. L’acqua sporcata dev’essere ripulita: il depuratore Po-Sangonedi Torino (foto G. Boscolo).9. Acqua che sta ghiacciando (foto S. Bertolino).10. L’acqua habitat produttivo: le risaie allagate nel vercellese (fotoG. Boscolo).11. L’acqua che distrugge: disastrosa alluvione in Olanda nel 1953.12. Acqua mitologica: Fetonte cade nel Po. Dipinto di SebastianoRicci (1700-1704), (foto arch. museo civico Belluno/De Santi).

Page 8: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

Roberto Sindaconaturalista, IPLA Torino

Le cavallette, insieme ai grilli e ad al-tre specie meno note, sono tra gli in-setti più familiari; chiunque, alla pri-

ma occhiata, è in grado di riconoscerleper l’aspetto caratteristico, per la pre-senza di zampe posteriori molto svilup-pate e, magari, per il loro canto; la ca-pacità di cavallette e grilli di produrre suo-ni articolati è assolutamente unica tra gliinsetti e paragonabile, all’interno del re-gno animale, solo a quella di uccelli e an-fibi.

Nella nostra era tecnologica il termine“cavalletta” richiama alla mente soltantol’immagine di un piccolo insetto, maben altri pensieri doveva procurare ainostri contadini del secolo scorso o,anche oggi, a quelli delle campagnedel Terzo Mondo. Per loro il termine“cavalletta” è indissolubilmente legatoalle periodiche invasioni di cui questiinsetti si rendono protagonisti, e conti-nua a ricordare l’ottava piaga biblica

ORTOTTERI

1

che si abbatté sull’Egitto divorando“tutta l’erba della terra, e tutti i fruttidegli alberi lasciati dalla grandine …”.

Fino al secolo scorso le cavallette costi-tuirono un flagello anche per l’Europa;le “invasioni” interessarono le regionidel Mar Nero, il Portogallo, la Francia,l’Italia, la Romania e persino la Polonia,con notevole frequenza: nel mezzogior-no della Francia causarono devastazio-ni nel 1805, 1820, 1822, 1824, 1825,1832 e 1834 ! Le cronache dell’arrivo degli sciami dilocuste migratrici sono impressionanti:

cavalletteil flagello divino

2

Page 9: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

nella seconda metà del 1800 in Algeriale cavallette “invasero i campi di coto-ne. La strada, lunga 80 chilometri cheunisce Mostaganem a Mascara ne fucoperta in tutta la sua lunghezza”. Altrecronache raccontano di regioni ricoper-te da uno spessore di 30 cm di locustesu distese di 30-40 chilometri, che neidintorni di Algeri furono distrutti oltre 14milioni e mezzo di cavallette duranteuna sola invasione e presso St.-Mariesde la Mer in Camargue ne furono rac-colte oltre 65 tonnellate in un solo anno. Capaci di divorare in pochi giorni l’inte-ro raccolto, gli Ortotteri rivestono ancoroggi un ruolo importantissimo nell’eco-nomia di sussistenza di intere regioniaride della Terra.La provenienza di questienormi sciami rimase alungo un mistero e, al fine dilocalizzarne le zone di origi-ne per meglio controllare ilfenomeno, furono organizza-te spedizioni negli angoli piùremoti del pianeta. Queste ricerche costituironol’alibi ufficiale che permise aThesiger, uno degli ultimigrandi esploratori, di essereil primo “occidentale” adattraversare il deserto delRub-al-Khali (in lingua Araba“il quarto vuoto”, per indica-re la desolazione diquest’enorme distesa disabbie, che ricopre appuntoun quarto della superficiedella Penisola Arabica).Come egli stesso ricordanello splendido libro “Sabbiearabe”, la ricerca delle locu-ste risultò infruttuosa; solosuccessivamente si scoprìche gli enormi sciami non sioriginavano in Arabia mapiuttosto sull’altopiano irani-co.Cavallette, locuste, grilli & C.costituiscono l’ordine degliOrtotteri (letteralmente “alidritte, rigide”), termine riferito alle alianteriori, dette elitre, che sono solita-mente rigide; quando sono chiuse leelitre ricoprono le ali posteriori, mem-branacee, con le quali l’insetto vola. Gli Ortotteri, che molti studiosi preferi-scono chiamare Saltatoria, comprendo-no quasi 20.000 specie diffuse princi-palmente nelle regioni tropicali o sub-tropicali; nell’ambito europeo l’Italiapossiede una ricca fauna di Ortotteri,composta da oltre 330 specie, di cui 88(il 26 %) endemiche, cioè esclusive delnostro Paese. Nonostante l’aspetto superficialmentemolto omogeneo, sotto il termineOrtotteri sono riuniti insetti piuttosto dif-ferenti tra loro, gli Ensiferi e i Celiferi,che molti studiosi preferiscono conside-rare come due ordini distinti. NegliEnsiferi le antenne sono solitamente piùlunghe del corpo e le femmine portano,all’estremità dell’addome, un ovodepo-sitore, organo simile a un pungiglione(da cui il nome latino che significa “por-tatori di spada”) utilizzato appunto per

all’adulto non avviene attraverso lametamorfosi, come invece accadenegli insetti più “moderni”; i giovaniOrtotteri hanno un aspetto simile adadulti in miniatura, mentre gli insetti piùevoluti hanno larve completamente dif-ferenti dall’insetto perfetto, come si puòosservare nelle farfalle.Lo sviluppo è relativamente prolungato;in Piemonte gli adulti di gran parte dellespecie non compaiono prima chel’estate sia inoltrata e sopravvivono finoalle prime gelate invernali: è nel periodoestivo-autunnale che i maschi richiama-no instancabilmente le potenziali com-pagne con i loro canti, differenti tra unaspecie e l’altra. Pochi giorni dopo gliaccoppiamenti le femmine depongonole uova nel terreno o sulla vegetazione;solitamente le uova schiudono nella pri-mavera successiva, solo poche speciepassano l’inverno sotto forma di adulti oninfe.Per quanto riguarda la riproduzioneun’interessante eccezione è costituita

da alcune specie, come la rara Sagapedo, in cui alcune popolazioni sonopartenogenetiche, ossia composteesclusivamente da femmine che siriproducono senza la fecondazionedelle uova. Gli appassionati di Ortotteri sonopochissimi, un po’ perché questi insettinon si conservano bene - e pertantouna loro collezione non può assoluta-mente competere, per estetica, conuna di Coleotteri o Lepidotteri -, un po’perché non sono facili da studiare: lapresenza di specie molto simili tra lororende spesso difficoltosa la determina-zione, così come il fatto che maschi efemmine siano talvolta talmente diversi

deporre le uova; molte persone inter-pretano erroneamente quest’organoinoffensivo come un aculeo. I Celiferipossiedono al contrario antenne piùcorte del corpo e mancano dell’ovode-positore allungato. Un’altra differenza di rilievo è costituitadagli organi stridulatori e di ricezionedei suoni: i Celiferi, come piccoli violini-sti, emettono i suoni sfregando lezampe posteriori sulle elitre, recependo-li attraverso timpani situati ai latidell’addome; gli Ensiferi hanno i timpanisulle tibie delle zampe anteriori e produ-cono i suoni sfregando tra loro le elitre.Grilli e cavallette sono insetti arcaici, ilcui passaggio dallo stadio giovanile

8

da sembrare appartenenti a specie dif-ferenti. Superate queste difficoltà, il mondodelle cavallette svela però aspetti digrande interesse per il naturalista.Considerati come i “dinosauri degliinsetti” a causa delle antichissime origi-ni, gli Ortotteri costituiscono uno deigruppi faunistici più interessanti per glizoogeografi, gli studiosi della distribu-zione geografica degli animali. Esistonomolti esempi di cavallette strettamenteimparentate che vivono in zone distan-tissime tra loro, talvolta su continentiseparati come l’Africa e il Sud America;queste distribuzioni disgiunte testimo-niano che milioni di anni fa i due conti-nenti furono uniti tra loro, e non posso-no essere spiegate senza accettare lateoria della tettonica a placche, di cuipertanto avvalorano la validità.In Piemonte un buon esempio di specierelitta è Dolichopoda ligustica, apparte-nente alla famiglia prevalentemente tro-picale dei Rhaphidophoridae, che è

3

Page 10: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

9

1, 9. Eupholidoptera chabrieri, uno degli Ortotteripiemontesi più appariscenti (foto C. Cecchi).2. Primo piano di Eupholidoptera chabrieri(foto C. Cecchi).3. Barbitistes obtusus, maschio dalla vivacecolorazione (foto R. Sindaco).4. Saga pedo, specie partogenetica rarissima in Piemonte (foto M. Campora).5. Tipico rappresentante della famiglia Acrididae(foto C. Cecchi).6. Calliptamus italicus, specie che preferisce learee calde e assolate appartenente alla famigliadei Catantopidi (foto R. Sindaco).7. Pezotettix giornai in accoppiamento, in cui si osserva il notevole dimorfismo sessuale tra maschio e femmina. (foto R. Sindaco).8. Stetophyma grossum, celifero legato agliambienti umidi che mostra un grave declino in tutta Europa (foto R. Sindaco).

5

4

6

8

7

Page 11: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

10

potuta sopravvivere nella nostra regio-ne, tutt’altro che tropicale, trovando rifu-gio nell’ambiente di grotta (e talvoltanelle cantine).Oltre all ’ interesse scientifico, gliOrtotteri rivestono un ruolo di primopiano negli ecosistemi naturali, dovecostituiscono un anello importantissimodella catena alimentare.La loro alimentazione è molto variabile: iCeliferi sono in gran parte erbivori,mentre tra gli Ensiferi troviamo moltespecie onnivore e, talvolta, marcata-mente predatrici; in questo caso gliOrtotteri si dimostrano addirittura utiliall’uomo, in quanto eliminano moltiinsetti dannosi alle piante; anche il gril-lotalpa, spesso accusato di provocaredanni agli orti, si nutre prevalentementedelle larve di insetti nocivi. Dal canto loro le cavallette rappresenta-no una delle fonti di cibo più abbondantie sono vittima di moltissimi predatori, tracui insetti, ragni, rettili, uccelli e mam-

miferi. In realtà le cavallette nonsono disdegnate neanche da

consumatori occasionali (nesono ghiotti ad esempio

i dromedari) e dagliuomini.

Molti popoli le

e per l’uso di insetticidi; risultano parti-colarmente vulnerabili le specie ende-miche, limitate a ristrette aree geografi-che, e quelle molto esigenti da unpunto di vista ambientale, specializzatea vivere in habitat particolari.In Germania, paese in cui si prestamolta attenzione allo studio delle dina-miche naturali, circa la metà delle spe-cie è considerata minacciata; tra que-ste 11 sono sull’orlo dell’estinzione e 6sembrano ormai estinte. Situazioni ana-loghe si registrano anche in altri Paesieuropei, e dimostrano come questiinsetti siano particolarmente sensibilialle modifiche degli habitat naturali.In Italia e in Piemonte non esistonostudi che permettano di valutare conprecisione la situazione di questo -come di molti altri - gruppi zoologici. E’comunque chiaro che anche nellanostra regione, soprattutto nelle zonepianeggianti, molte specie un tempocomunissime sono declinate negli ultimidecenni. Com’era logico aspettarsi le specie piùminacciate sono quelle tipicamente pla-niziali, e in particolare quelle legate agliambienti umidi o agli habitat fluviali,ormai quasi completamente distruttidall’agricoltura intensiva, dalla bonificadelle zone umide e dalla canalizzazionedei nostri fiumi.Queste specie ormai rare rappresenta-no un ulteriore piccolo motivo per sal-vaguardare, soprattutto nelle aree dipianura, i pochissimi habitat naturaliancora presenti, e con loro centinaia dipiccoli animali e vegetali che ogni anno

• Gabriele Pozzi, Insetti, Firenze: Giunti, 1998, 167 pag., ill., L. 10.000.• Michael Chinery, Guida degli insettid’Europa, Padova: Muzzio, 1987, 375 pag., ill., L. 40.000.

P e r s a p e r n e d i p i ù

9

mangiano, tanto che esse sono com-merciate, secche o salate, in molti mer-cati africani e asiatici; il sapore dellaloro carne viene paragonato a quellodei gamberi. Per gli Arabi le cavallettefurono fatte con gli avanzi del fangocon cui fu creato l’uomo, e sono desti-nate a servirgli da nutrimento; per que-sto sono i soli animali, insieme ai pesci,che si possono mangiare senza levareloro la pelle.Se in talune regioni del Mondo gliOrtotteri costituiscono un vero flagelloper l’umanità, in ampie zone d’Europaalcune specie rischiano di scomparireper la distruzione degli habitat naturali

diventano sempre più rari. Tuteliamoli se non altro per scaramanzia,visto che secondo i musulmani la specieumana scomparirà dalla Terra quandosaranno scomparse le cavallette.

Page 12: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

5

PAR

CH

I PIE

MO

NTESI

parco inusualeparco inusuale

1

Page 13: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

nentali, eruzioni vulcaniche capaci prima di smembrare le roc-ce, poi di sigillarle con colate di lava, moti tettonici potenti, do-tati di energie in grado di piegare la pietra, sollevano le mon-tagne, creano i rilievi della regione insubrica, un milione d’annifa ancora del tutto diversi da quelli attuali.Poi il clima cambia: la temperatura da tropicale che era cala ra-pidamente e diventa fredda, le precipitazioni aumentano. Laneve cade abbondante sulle montagne, è conservata al suoloda un anno all’altro, inizia la lenta metamorfosi che la trasformain ghiaccio. La massa solida cresce alle alte quote, poi, spintadalla gravità, cola lentamente a valle incidendo i pendii, mo-dellando le valli dell’Ossola e del Ticino, scavando l’alveo delVerbano. L’immane fiumana glacializzata sfiora soltanto la ValGrande, ne segna definitivamente il destino di angolo appar-tato, al di fuori di tutti i mainstream naturali e in seguito antropi-ci. Sulla corona di cime delimitanti il perimetro del bacino si ac-cumularono piccoli ghiacciai di circo; nel settore centrale dell’a-rea, depresso, agivano le acque correnti.

In un mondo smanioso di centralità la Val Grande preferisceessere periferia, margine discreto lontano dai luoghi del caos,dai flussi della gente e delle merci.

La scelta arriva dalla profondità del tempo, da una storia geo-logica intricata che ha reso il territorio impervio, geloso dei pro-pri segreti al primo impatto, ma generoso con chi, tenace, li sapenetrare lentamente, a piedi, andando per sentieri.La nascita della catena alpina, conseguenza dell’ultima gran-de orogenesi iniziata cinquanta milioni di anni fa, dà l’avvio adeventi complessi fra loro concatenati. Più generazioni di rocce,piante ed animali nacquero e scomparvero; cambiarono gli am-bienti, ciascuno fondato sui materiali e la vestigia del prece-dente fino a consegnarci lo spazio fisico attuale, anch’esso incontinua, fatale trasformazione. Collisioni lente di masse conti-

Augusto Biancottidirettore dipartimento Scienze della TerraUniversità di Torino

2

un mondo silenzioso

Page 14: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

13

1. Una minuscola cascataandando da Cicogna a Pogallo.2. Vista sulla Val Grande salendoalla Cima Sasso.3. Ginestra.4. Panoramica verso il lago pocosotto la Cima Sasso.

3 4

5

5. Veduta dal Monte Faiè.6 La vegetazione lussureggiante.7. Salamandra.8. Giglio.(fotografie di Maurizio Nespoli)

V a l V i g e z z o

0 4

k m

Parco Nazionale

Val Grande

Cuzzago

OrnavassoMergozzo

P.zo Mottac

M.Zeda

P.zo Proman

M.ToganoLa Cima

2098

2156

1802

S.MariaMaggiore

CraveggiaVerigo

2301

1810

Omegna

Cicogna

2193

C.ma diLaurasca

Domodossola

T. Melezzo

Domodossola

Locarno

la Cima

Page 15: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

14

15.000 anni fa il freddo che aveva attanagliato l’Europa per mil-lenni si attenua. In una manciata di secoli, un battere di cigliadella lunga storia della Terra, i mastodontici ammassi d’acquagelata fondono, le valli si svuotano, l’acqua reflua colma la fos-sa del Lago Maggiore. Il Pogallo ed i suoi affluenti, alimentatidallo scioglimento delle nevi non più perenni, zappano i pendiialla base; le piogge, allora ancora più ricche, erodono seletti-vamente i versanti dalle bancate di roccia quasi verticali, co-strette in quella posizione dalle spinte dell’orogenesi alpina. Co-sì in alto è conservato l’ambiente glaciale e crionivale con i ca-tini morbidi antica dimora del ghiaccio, le gobbe delle roccemontonate, i piccoli cordoni morenici, i cuscinetti erbosi, le ter-razzette intagliate dall’alternarsi di gelo e disgelo. In basso l’a-zione fluviale accentua le forme strutturali, le foggia in sculturerare sulle Alpi: gli hogback con i piani di scistosità raddrizzati,conformati a cresta sottile, dentellati in esili picchi rocciosi.Finalmente l’identità è svelata. Dappertutto sulle Alpi sono i fon-dovalle ricchi di conche amene, di lineamenti soffici, mentreverso il cielo dominano le cime abrupte. Qui i rapporti altime-

trici si capovolgono: gli spartiacque portano impressi nel dise-gno tenue i segni del modellamento lento, areale, diffuso deighiacciai, e dominano dall’alto le forre aspre, talora impercor-ribili se non passando per gli alvei pavimentati con i grandi ciot-toli puliti da correnti subito insidiose quando scoppia il tempo-rale.Schivo, aristocratico, un po’ bizzarro, il parco sfida gli stereoti-pi dominanti. È il sito destinato alle persone, non alle masse; siveste d’ombra e di luce, di tinte sfumate, non di colori violenti;aiuta il contatto con la Terra, avversa il consumo d’ambiente. Ingenere le aree protette sono destinate a conservare gli aspet-ti più belli del mondo, le flore e le faune a rischio. Qui le valen-ze estetiche, pure presenti, cedono il campo a quelle culturali,all’essere montagna in modo diverso come bioma, come spa-zio riconquistato dalla natura, come accostamento imprevistodi forme e paesaggi insofferenti delle regole usuali. La Val Gran-de può diventare il punto di riferimento di un’ecologia più ma-tura, non più sola contemplazione ma comprensione, ap-profondimento, valore e investimento. Insomma, una bella sfida per chi ci lavora, per chi amministrail territorio attorno e per chi lo abita.

Le pubblicazioni del Parco:• Auci E., Boglioni D., All’ombra degli abeti. Guida al sentieronatura Cappella Porta-Pian Cavallone, Ente Parco NazionaleVal Grande, Verbania, 1998.• Auci E., Boglioni D., Copiatti F., L’uomo-albero. Guida al sen-tiero natura Ompio-Faiè, Ente Parco Nazionale Val Grande, Ver-bania, 1998.

P e r s a p e r n e d i p i ù

7

8

6

Page 16: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

molosso diCestoni

Elena Patriarca, Paolo Debernardinaturalisti

Il Molosso di Cestoni (Tadarida teniotis), è un Chirottero (pipistrello) adistribuzione mediterraneo-centroasiatica; unico rappresentante ita-liano della famiglia dei Molossidi, diffusa prevalentemente nella fascia

tropicale africana, ad aver colonizzato il continente europeo. Rispetto agli altri pipistrelli europei, la specie presenta numerose ca-ratteristiche uniche. Innanzitutto l’aspetto. Il Molosso di Cestoni è l’u-nico pipistrello europeo ad avere una coda libera, ossia estesa al difuori della membrana caudale (gli inglesi chiamano la specie Europeanfree-tailed bat). Il suo muso è contraddistinto da un labbro superiorecarnoso e cascante, a ricoprire quello inferiore, come avviene, appun-to, nei cani molossoidi (in tedesco è Bulldogfledermaus cioè pipistrel-lo-bulldog). Le orecchie sono peculiarmente rivolte in avanti e gli oc-chi, di grossa dimensione, testimoniano buone capacità visive. Le ali,strette e allungate, ricordano quelle dei rondoni e corrispondono a unanalogo adattamento al volo rapido a grande altezza, fino a diversecentinaia di metri dal suolo. Dal punto di vista dimensionale, il Molos-so si colloca fra i più grossi pipistrelli europei: il suo peso può rag-giungere i 54 g e l’apertura alare i 44 cm (il Pipistrello albolimbato, laspecie più comune nelle nostre città, raggiunge al massimo 10 g di pe-so e 22 cm di apertura alare).La prima segnalazione della specie per il territorio piemontese risale al1905, anno in cui Camerano ne rinvenne un esemplare a Torino. Altriesemplari vennero raccolti nel 1919 e 1920 da Festa (due individui, cat-turati rispettivamente a Torino e Moncalieri) e, fra il 1929 e il 1937, daGulino (quattro individui a Torino e uno a Moncalieri).

Ulteriori due esemplari sono conservati nel Museo dell’Istituto Sa-cra Famiglia di Villa Brea, a Chieri, purtroppo non accompa-

gnati da indicazioni circa i siti e l’epoca di rinvenimento. Se-

CHIROTTERI

1

molosso diCestoni

Ben ritrovato

2

Page 17: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

condo G. Abbà, curatore del museo, essi sarebbe-ro stati raccolti nel chierese, negli anni ‘50. Fino apoco tempo fa era questa l’ultima segnalazione del-la specie per il territorio della nostra regione: il Mo-losso di Cestoni mancava dunque all’appello da cir-ca 50 anni. A riportacelo è stata una telefonata ametà aprile dalla Scuola Media Rayneri di Torino al-la Stazione Teriologica Piemontese (dopo un “giro”di telefonate al Comune di Torino e al WWF). C’è unproblema di pipistrelli che si rifugiano all’interno diun cassonetto delle persiane e sporcano i vetri conle loro deiezioni; nel timore di problemi sanitari, l’au-la interessata è stata dichiarata inagibile.Viene effettuato un sopralluogo. Aprendo il casso-netto, non viene trovato alcun pipistrello, ma dal sot-tile strato di guano salta fuori lo scheletro di un Chi-rottero di grossa taglia, un Molosso di Cestoni. An-che se si tratta di un esemplare morto da tempo, l’en-tusiasmo è grande: parte degli escrementi, sicura-mente riferibili a pipistrelli di grossa taglia, sono fre-schi e fanno pensare a una presenza recente. Siprovvede a dotare la persiana di un pannello in ma-teriale plastico, per impedire che le deiezioni di e-ventuali esemplari che ritornino al cassonetto (i Chi-rotteri tendono a riutilizzare gli stessi siti di rifugio congrande fedeltà) sporchino vetri e davanzali. Nel con-tempo il personale della scuola viene rassicurato sulfatto che l’utilizzo dell’aula non comporta alcun ri-schio.Ai primi di giugno un’altra telefonata: questa voltadalla British School di via Giolitti, ancora a Torino (lacatena telefonica questa volta passa attraverso LI-PU e WWF). Un pipistrello è entrato in un’aula e sista godendo il suo riposo diurno appeso a una ten-da. Si spiega che basta lasciare aperta una finestradella stanza; a sera, quando riprenderà l’attività, l’e-semplare troverà rapidamente da solo la via d’usci-ta. Ma, per problemi di antifurto, non è possibile la-sciare finestre aperte: non ci resta che intervenireper catturare e liberare il soggetto. Si presume sitratti di uno dei soliti pipistrelli albolimbati e invece si

16

34

5

La stazione teriologica piemontesesede c/o museo civico di Carmagnola (Casella Postale 89,Carmagnola), telefono 011 720205, 0339 5422389.

Da una decina di anni, alcuni naturalisti della Sta-zione Teriologica Piemontese, si occupano conparticolare attenzione ai Chirotteri. Questi co-stituiscono circa un terzo delle specie di Mam-miferi presenti in Piemonte: ad oggi, nella re-gione, ne risultano segnalate 24 specie ma nonsi può escludere che siano presenti tutte e tren-ta le specie europee. Formidabili predatori di in-setti, i Chirotteri rivestono un ruolo ecologico es-senziale e, fra l’altro, di interesse applicativo nelcampo della lotta biologica. Varie specie rischianol’estinzione e il livello di conoscenza della maggior par-te delle altre è così carente che non ne è ancora stato defi-nito lo status di conservazione. E’ evidente pertanto l’interesse della ricerca in campo chirotterologicoe degli interventi finalizzati alla conservazione dei Chirotteri. Entrambequesti aspetti sono stati finora oggetto di attenzioni pressochè nulle daparte della pubblica amministrazione, che pur dovrebbe occuparsi at-tivamente di specie per le quali la legge prevede la «particolare prote-zione». Fra le carenze del servizio pubblico in questo campo, si deve rilevarel’assenza di uno sportello regionale che si occupi dei problemi conse-guenti alla frequentazione degli edifici da parte dei Chirotteri. Chi si ri-trova dei pipistrelli in casa (possono utilizzare l’edificio come sito di ri-fugio o esservi penetrati accidentalmente), cerca spesso «aiuto», ossiacerca di liberarsi degli animali nel terrore di quegli assurdi luoghi co-muni che ancora circondano i pipistrelli, come la credenza che si «at-tacchino ai capelli».Contattando associazioni e enti pubblici, da qualche tempo questi “gi-rano” le telefonate alla Stazione Teriologica Piemontese che, per quan-to possibile (senza finanziamenti e con richieste che arrivano da tutta laregione), cerca di risolvere i problemi.Talvolta basta una corretta informazione sull’argomento, in altri casi siadottano particolari accorgimenti per ovviare ai problemi, ad esempioquelli dovuti alla presenza di guano. Chi volesse approfondire questiaspetti può consultare il testo «Conoscenza e tutela della chirotterofau-na negli edifici», al sito Internet: http://fauna.varbio2.unimi.it/chiroptera/

Page 18: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

17

1, e 7. Il molosso di Cestoni (foto P. Debernardi).2. Pipistrello comune (Pipistrelluspipistrellus), (foto R. Ferrari).3. Una colonia riproduttiva di Miniopterusschreibersi in area mediterranea; inPiemonte sono noti solo rarissimi esemplariisolati (foto R. Sindaco).4. Ricercatore della Stazione teriologicaPiemontese durante un censimentoinvernale di Chirotteri in grotta (foto R. Sindaco).5. Ritratto del Miniottero (Miniopterusschreibersi), specie conosciuta in Piemontein due sole località (foto R. Sindaco).6. Barbastello (Barbastella barbastellus),«riscoperto» sulle Alpi Occidentali italianenel 1991, a trent’anni dall’ultimasegnalazione (foto R. Sindaco).8. Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus),una delle specie antropofile più comuni,che colonizza frequentemente i centriabitati (foto R. Sindaco).9. Vespertilio maggiore (Myotis myotis) che mostra tracce di ustioni dovuteall’attività di vandali all’interno di uno deipochissimi siti riproduttivi in Piemonte;segnalato quale biotopo nell’ambito dellaDirettiva UE Natura 2000 alcuni anni fa, il sito non è a tutt’oggi protetto (foto R. Sindaco).10. Primo piano di un Ferro di cavallomaggiore (Rhinolophus ferrumequinum).(foto R. Sindaco).

6

Le ricerche sui Chirotteri in PiemonteLa storia della ricerca sui Chirotteri piemontesi è abbastanza lunga; il primo con-tributo di sintesi fu “Dei pipistrelli in Piemonte”, redatto nel secolo scorso per ma-no del grande naturalista Michele Lessona (1878).A cinquant’anni esatti di distanza G. Gulino (1938) pubblicò “I Chirotteri del Pie-monte”, lavoro di sintesi rimasto la principale referenza scientifica per il succes-sivo mezzo secolo. Negli anni ’60 si ebbe un fertile periodo di ricerca ad operasoprattutto di biospeleologi, con diverse pubblicazioni settoriali ad opera di G. Di-nale. Da quel momento sui Chirotteri piemontesi non si seppe più nulla o quasi fi-no al 1992 quando R. Sindaco, N. Baratti e P. Debernardi pubblicarono sulla rivi-sta “Hystrix” un aggiornamento sulle conoscenze regionali, radunando tutti i datiraccolti da naturalisti, musei, speleologi o appassionati.Furono “riscoperte” da collaboratori della Stazione Teriologica Piemontese alcu-ne specie “scomparse” da decenni dalla regione, come il barbastello (Barbastellabarbastellus), il Myotis bechsteini, il Myotis nattereri e il Myotis daubentoni; risul-tarono però scomparse diverse colonie note negli anni ’60 e quattro specie, tracui il Molosso di Cestoni (Tadarida teniotis) oggetto dell’articolo.

tratta di una femmina di Molosso di Ce-stoni. Tenere fra le mani questo stranoanimaletto, di cui si erano da tempo per-se le tracce procura una strana ed in-tensa emozione. L’esemplare è ovvia-mente contrariato ed emette i suoi versidi protesta. A differenza di quanto fan-no le altre specie dei nostri pipistrelli nonsi tratta di ultrasuoni, ma di suoni udibilidall’orecchio umano, sorta di trilli brevi,potenti e acutissimi. Scattate delle fotoed effettuate alcune misurazioni biome-triche, viene liberata.Ora si spera che la colonia della scuolaRayneri si rifaccia viva, consentendo ainaturalisti della Stazione di fare un po piùdi luce sulla presenza di questa speciein Piemonte e, più in generale, di ag-giungere qualche dato alle scarsissimeinformazioni che in assoluto si hanno ariguardo del Molosso di Cestoni. Si suppone che il Molosso di Cestoni pre-di Ditteri e Lepidotteri notturni, ma datiprecisi sulla sua dieta non sono ancoradisponibili. Particolarmente carente è in-fine la conoscenza del suo ciclo biologi-co. Osservazioni invernali di esemplariin attività con temperature appena su-periori agli 0 °C, suggeriscono che laspecie non vada incontro a un letargoprofondo, distinguendosi ulteriormenteda tutti gli altri Chirotteri europei.

•Edoardo Vernier, Manuale pratico deichirotteri italiani, Pordenone: Provincia,s.d., 147 pag., ill.•Giuseppe Altobello, I chirotteri, Isernia: Marinelli,1995, 56 pag.• R. Sindaco, N. Baratti, G. Boano, 1992.I Chirotteri del Piemonte e della Valled’Aosta, Hystrix (n.s.), 4(1): 1-40.

P e r s a p e r n e d i p i ù

7 8

109

Page 19: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

�Oggi intorno al castello di Eichstättun cespuglieto selvatico si arram-pica sui muri in rovina. In basso

scorre tranquillo l’Altmühl, modesto tri-butario della sinistra orografica del Da-nubio, sinuoso e cheto corso d’acquache scivola tra le colline meridionali delGiura in Franconia. Ma quattrocento an-ni fa si ergevano poderosi bastioni cir-condati da un fantastico giardino. Il pa-lazzo era sede di Johann Konrad vonGemmingen, principe e vescovo dellacittà dal 1595 al 1612. Si racconta chefosse un valente botanico e che non ba-dasse a spese per il suo favoloso giar-dino. E non badò a spese neppure perdocumentarne le bellezze racchiuse. In-torno al 1600 incaricò Basilius Besler(1561-1629), farmacista e “philiater”, e-sperto in medicina ma fondamentalmen-te botanico, di realizzare un lavoro di do-cumentazione e descrizione. Nacque co-sì l’Hortus Eystettensis, apparso tredicianni dopo, quando Konrad era già mor-to da un anno. Il grande florilegio di Ba-

Le quatt ro s tag ioni d iEichstätt

ERBARI

18

rivede la luce il capolavoro seicentesco diBasilius Besler

silius Besler di Norimberga è uno dei piùambiziosi e splendidi libri mai prodotti sul-le piante ornamentali da fiore.Circa 1100disegni illustrano quasi 660 specie bota-niche e più di 400 varietà orticole che sidifferenziano dalla pianta originale per a-vere fiori doppi o diversi colori. Nella gi-gantesca opera si trovano 90 famiglie dipiante, quattro dalle quali esclusivamen-te americane, una dozzina tropicali; 50provengono dalle regioni calde del Vec-chio Mondo, 25 dalla zona che va dagliattuali Stati Uniti alle Ande. Vi erano rap-presentate 580 specie selvatiche euro-pee di cui 150 mediterranee. Suddivisesecondo l’uso, le piante dell’erbario di-pinto da Besler, 400 avevano proprietàmedicinali, 180 alimentari e 250 eranocoltivate per il loro valore decorativo. Man-cano naturalmente camelie, ortensie epassiflore in quanto arrivate in Europa inepoca più tarda. In oltre un migliaio di di-segni di grande accuratezza e con unastraordinaria freschezza di colori Beslerha registrato, stagione dopo stagione, o-

3

1 2

Page 20: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

19

4

Page 21: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

20

Besler, ha rappresentato i fiori come sono realmente ma, es-sendo anteriore di oltre un secolo a Linneo ed alla sua tasso-nomia, poteva lavorare in modo decorativo, lasciando spazioall’estetica, disponendoli due o tre in ogni pagina, con le radi-ci in un elegante groviglio e con le corolle artisticamente rivol-te verso la parte esteticamente più appariscente; anche le di-dascalie sono realizzate in una bellissima grafia.Le tavole botaniche sono accompagnate da un commento ba-sato sul testo latino di Besler e corredate dalla nomenclaturae dalla ricerca botanica del XX secolo. Gérard G. Aymonin,professore al Musée d’Histoire Naturelle di Parigi, ed eminen-te botanico di fama mondiale, ha riesaminato tutte le piante delflorilegio attribuendo ad ognuna di esse il nome scientifico edassegnandola alla famiglia di appartenenza. Le tavole sono i-noltre corredate dai nomi volgari italiani.L’introduzione di Aymonin fornisce anche una breve storia del-la letteratura botanica dal XVI al XIX secolo e le vicende dellacommissione e della realizzazione del libro. Fin dal XVII seco-lo, molte piante autoctone europee sono state minacciate di e-stinzione. Aymonin evidenzia le specie e le varietà che cre-scevano nel giardino di Eichstätt e che oggi rischiano di scom-parire. Al termine del volume un indice include sia i nomi scien-tifici sia quelli comuni delle piante trattate e illustrate. (g.b.)

gni varietà di pianta nel fantastico giardino che egli aveva col-laborato a creare per il vescovo-principe di Eichstätt. Centi-naia di specie, sia importate sia originarie dell’Europa, sono di-pinte nell’erbario. Konrad non si risparmiò né per il suo ama-to giardino né per l’enorme catalogo di Besler: un gruppo diartisti e tipografi lavorarono per quasi tre lustri sotto la super-visione di Besler, trasformando i suoi disegni colorati in inci-sioni su rame dai magnifici dettagli..Questi disegni di piante vive, non solo evocano la bellezza deigiardini, profumi e rimedi erboristici, ma servono anche ad in-terpretare la concezione del mondo naturale dell’Europa rina-scimentale.Oggi quel capolavoro, di cui si conosceva l’esistenza di an-cora una decina di copie (delle trecento tirate in origine, nontutte a colori) rivede la luce per una pregevole operazione e-ditoriale congiunta della UTET e della Garzanti.Come l’eminente autore francese Pierre Gascar osserva nellasua prefazione, Besler, analogamente ad altri botanici del suotempo, non ha classificato le piante secondo ordini o famiglie(all’epoca si aveva ancora una vaga nozione di specie), e que-sto gli ha dato la libertà di mettere in evidenza nella sua ope-ra l’unità fondamentale della natura, in cui si può vedere losplendore della creazione in tutta la sua meraviglia.

Un volume preziosoIl fantastico erbario di Besler rivive oggi per i tipi della Utet e della Garzanti. Perse le la-stre originarie, distrutte nel 1817 (fuse nella zecca di Monaco di Baviera) soltanto le mo-derne tecnologie potevano permettere di ricreare e diffondere quel capolavoro. In 544pagine di grande formato (29,7 x 38,8) che unificano e riducono leg-germente i fogli originali (che variavano tra 41-47 centimetri per54-55 ) l’opera è stata tirata, a 4 colori più 4, su carta patinataopaca da 170 gr/mq, in duemila copie. Una riproduzione digrande “caratura” tecnica e culturale, basata su una rara co-pia dell’edizione originale colorata a mano, nella versione ap-provata da Besler. Ovviamente ad un costo non proprio “popo-lare”: 580 mila lire. Comunque per gli appassionati, il volume puòessere richiesto presso le agenzie di Cultura Generale della Utet. Info: ufficio stampa della casa editrice 011.6529222.

5 6

Page 22: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

21

1. La Datura.2. Malva arborescens. 3. Il frontespizio del volume.4. Tavola dedicata alle Violacee.5. Nasturzio comune emargheritine.6. Giglio rosso, scapo e bulbo.7. Oleandro, arbustomediterraneo disegnato in fioreed in frutto.8. Il girasole.9. Bosso e lillà bianco e viola. I rami del bosso venivanotagliati per celebrare ladomenica delle Palme.(foto G. Fino).

7 8

9

Page 23: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

Le ombrose tagliate scavate nel tufo dagli Etruschi e i Lun-gotevere invasi da auto e torpedoni. L’orso e il lupo chesi aggirano nelle faggete più remote e il bestiario di pie-

tra – draghi, tartarughe, persino salamandre - scolpito suchiese e monumenti. I solitari precipizi delle pareti rocciosed’Appennino e ben altre altezze, non meno vertiginose, co-

me quelle del Colosseo o naturalmente del Cupolone,centotrenta metri e passa, e lo sguardo che dal mas-

simo tempio della cristianità ab-braccia per intero l’estensionetentacolare della Capitale.Si potrebbe sintetizzare così,con una serie di paradossali

accostamenti, alcuni nemmeno troppo ar-diti dal punto di vista ecologico, il rapporto tra il La-

zio e Roma. Tra una regione ricchissima dal punto di vi-sta paesaggistico e naturalistico ma sin troppo misconosciutae il suo capoluogo, mai così ingombrante. Una metropoli cheattrae e inesorabilmente monopolizza popolazione, attività

economiche, flussi turistici, attenzione dei media, risorse,e che lascia in ombra buona parte del restante territo-

rio regionale. Valido per città e monumenti (con al-cune eccezioni come Viterbo, Tivoli, Ostia Antica epoche altre), il ragionamento lo è tantopiù per lanatura. Boschi, montagne, paludi e colline sonofrequentati certamente dal piccolo esercito di e-scursionisti, birdwatchers, fotografi, cicloturisti,ecc. ma restano sconosciuti ai forestieri inevita-bilmente attratti dalle bellezze culturali unichedella Capitale e, più curiosamente, alla mag-gioranza degli stessi romani. Che spesso non so-

spettano nemmeno di incolonnarsi al volante neltraffico, per tornare a casa, a un’ora di strada dal

Giulio Ielarditesto e foto

LAZIO 1

2

le aquile a un’ora dal cupolone

Poco conosciuta agli stessi romani, la natura del Lazio offre un campionariodi ambienti di straordinaria varietà.Dall’Appennino al Tirreno, dalle collineetrusche agli scampoli delle antichepaludi pontine, parchi eriserve tutelano oggi ungrande patrimonio dibiodiversità tutto da scoprire.

REG

ION

I E P

AR

CH

I

Page 24: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

Appennino e Antiappennino. Nato nel lontano 1983,con trentamila ettari di estensione il parco naturale dei mon-ti Simbruini è la più grande area protetta del Lazio. E anchequella di maggior rilievo paesaggistico e naturalistico, of-frendo scorci su foreste, pareti rocciose, valloni selvaggi eospitando (assieme ai vicini monti Ernici) animali d’eccezio-ne fra cui il lupo, l’orso, l’aquila reale. Tra vette scabre e con-che carsiche qui la montagna laziale realizza molti dei suoiambienti più suggestivi e serba pure straordinarie sorpresedi storia e cultura, come i monasteri di Subiaco, ricchi di o-pere d’arte e luogo d’eremitaggio del giovane S.Benedetto.Più ad est sempre sul confine regionale si incontrano i duepiccoli settori laziali del parco nazionale d’Abruzzo, che tu-telano la valle Carbonara e la valle di Canneto. A nord, nelreatino, si estendono invece le belle riserve dei monti Nave-gna e Cervia, della Duchessa e dei laghi Lungo e Ripasotti-le, non lontani questi ultimi dai solitari monti della Laga, tu-telati dallo stesso grande parco nazionale che comprendeil Gran Sasso in terra abruzzese. Natura meno aspra e piùaccessibile è quindi quella dei monti Lucretili, ventimila et-tari di Appennino, davvero alle porte della Capitale, tutelatida un grande parco regionale. Ampi pianori carsici, freschiboschi, laghetti sono i protagonisti di paesaggi ben noti agliescursionisti romani, dove vivono istrici, scoiattoli, qualcheesemplare di lupo e, sorvegliata a vista dagli ambientalisti,una coppia di aquile reali. Infine, aldilà della valle del Sac-co-Liri, sul fronte antiappenninico e a ridosso del Tirreno ilgruppo dei monti Aurunci è l’unico ad esser protetto da unparco. E’ ancora un vasto susseguirsi di rocce calcaree cheformano vette, pareti precipiti e pianori, stavolta impreziosi-ti da una vegetazione e una flora quanto mai varie grazie al-la singolare posizione geografica. Il parco qui è appena sor-to, ma le sue bellezze fanno sperare in un rapido decollo.

nido di un’aquila o da un volo di fenicotteri.Di media estensione coi suoi 1.720.268 ettari (al nono po-sto nella classifica nazionale) di cui poco più di un quartoricoperto da boschi, affacciata al Tirreno con trecento chi-lometri di coste, tre milioni di abitanti, la regione è quantomai varia dal punto di vista fisico, geomorfologico e clima-tico. Pianeggiante solo per un quinto, la occupano per il re-sto colline e montagne che raggiungono al più i 2455 m delmonte Gorzano, nel gruppo della Laga. Simbruini, Ernici emonti della Meta sono le dorsali più elevate ed estese, nelsettore sud-orientale, separati dalla valle del Sacco e delLiri (dove scorre il nastro dell’autostrada Roma-Napoli) dairilievi costieri dell’Antiappennino laziale che comprende imonti Lepini, Ausoni ed Aurunci, con l”’isola” del Circeo. Ilsettore centrale della regione è pure il più differenziato, spa-ziando dalle vette calcaree della Laga e del Velino nel rea-tino ai monti Lucretili e Prenestini verso il capoluogo, cir-condato dagli scampoli sopravvissuti della Campagna ro-mana (tra cui le alture vulcaniche dei Colli Albani), alla pia-na alluvionale del Tevere. Più a nord-ovest, infine, in unasub-regione che quasi coincide coi confini della Tuscia vi-terbese, dominano il paesaggio i segni di un vulcanismo at-tivo a più riprese ma perlopiù plio-pleistocenico: ecco dun-que i laghi di Bolsena, Bracciano e Vico, i più estesi dellaregione, e poi le gole nel tufo scavate dai fiumi fino ai soli-tari monti della Tolfa, quasi un far-west dietro l’angolo, tea-tro di pascoli a perdita d’occhio e un ricco patrimonio di bio-diversità. Creato negli anni non senza battaglie ambientaliste, clamo-rosi dietrofront, vistose lacune, il sistema delle aree protettelaziali protegge oggi un campionario assai significativo di ta-li ambienti naturali (vedi riquadro “In lista d’attesa”). Vediamoin rassegna alcuni tra i più rilevanti parchi e riserve istituiti.

3

6

4 5

7

23

Page 25: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

24

Litorale. A proteggere gli scampoli na-turali più preziosi qui ci ha pensato lo Sta-to, a cominciare dal parco nazionale delCirceo creato fin dagli anni Trenta a com-prendere i resti delle paludi pontinescampati alle grandi opere di bonifica.La grande foresta demaniale di lecci, su-ghere, cerri e farnie è la quinta verde deiquattro laghi costieri, ricchi di avifauna.Completano il quadro il promontorio roc-cioso del monte Circeo con il preziosocordone dunale e l’isola di Zannone. Pro-seguendo a nord fino a toccare Roma eil suo trafficato grande raccordo anularesi giunge alla più singolare area protettadel Lazio, la riserva statale del Litorale ro-mano. Ben sedicimila ettari di natura acavallo delle foci del Tevere, incastona-ta tra i viadotti e le palazzine, le discari-che e le piste dell’aeroporto di Fiumici-no, tutta da scoprire con la guida di e-sperti per stupirsi davanti alle tracce dell’i-

pra le arcate degli acquedotti, i tassi e gliistrici trovano rifugio nei macchioni a ri-dosso delle tombe monumentali, i ramarrie i biacchi si scaldano al sole sui marmie i travertini antichi di millenni. Naturaleprosecuzione del parco è un’altra areaprotetta, quella dei Castelli romani, cheinteressa il cuore dell’antico vulcano la-ziale. Freschi boschi e pascoli circonda-no i circolari specchi d’acqua ospitati ne-gli ex-crateri, anche qui nell’abbraccio e-legante della storia e cultura di vestigiaarcheologiche, ville nobiliari, centri stori-ci. Ma è poi l’intero agro romano ad of-frire paesaggi di grande bellezza, non acaso immortalati da schiere di pittori neisecoli, come nel grande neonato parcoregionale di Vejo oppure nella piccola oa-si Lipu di Castel di Guido. E sorprenderàqualcuno scoprire come la natura pro-tetta oggi sia di casa persino nel cuoredi Roma. Non parliamo delle ben note vil-

le storiche Pamphjli, Borghese o Ada, madel sistema di riserve naturali – ben un-dici – che la Regione ha da poco istitui-to a salvaguardia delle aree ancora ine-dificate della città. Veri e propri angoli dicampagna del territorio comunale (cheè il più vasto d’Italia e d’Europa) dedica-ti definitivamente alle piante, agli anima-li e soprattutto ai maltrattati polmoni deicittadini capitolini.Tuscia viterbese e romana. E’ lamaremma laziale, vale a dire un pae-saggio sostanzialmente collinare presentenelle sue componenti – piccoli rilievi d’o-rigine vulcanica, valli scavate dai fiuminel tufo, le testimonianze etrusche e i cen-tri abitati ancora di stampo medievale –fin quasi a ridosso della metropoli roma-na. Orfana di una vera grande area pro-tetta, questa sub-regione ospita alcuneriserve naturali tra cui quelle del lago diVico, di Marturanum, di Monte Rufeno,della Valle del Treja, di Manziana, di Mon-terano e della Selva del Lamone, tutte as-sai suggestive. Piccoli mammiferi comeistrici, gatti selvatici, le ultime lontre sonotra gli elusivi frequentatori di una naturaquanto mai ombrosa e ricca di acque,assieme a bianconi, picchi, ghiandaiemarine e, fino a un recente passato, ca-povaccai. I pascoli e le steppe della Tol-fa, infine, sono un paradiso per decine edecine di uccelli fra cui allodole, zigoli euna decina di specie di rapaci. Nono-stante mille progetti e promesse qui ilparco ancora non c’è ma lo spettaco-lo della natura sì: ed è già disponibile.

Compie giusto di questi tempi due anni la nuova legge regionale sui parchie le riserve naturali della Regione Lazio, la n.29 dell’ottobre 1997, che fral’altro adeguava la vecchia norma 46/77 ai dettami della legge quadronazionale 394/91. Due le direttive da seguire: adeguare i “vecchi” parchi efarne nascere di nuovi. Sul primo fronte le procedure si sono avviate,quanto al secondo sono sorti due nuovi parchi regionali (Vejo e montiAurunci) e sedici nuove riserve. In tutto fanno quindici parchi, ventisetteriserve e quattro monumenti naturali, per un totale di oltrecentoquarantamila ettari (cui vanno aggiunti i quarantaquattromila ettaridelle aree protette statali). Molti i ritardi sul funzionamento reale dei varienti, per esempio su piani di assetto (approvati solo in due casi), personale,sorveglianza, centri visita. Fa ben sperare a tal proposito la recente nascitadi un Coordinamento tra le diverse aree protette regionali, voluto dallaFederparchi, e nel maggio scorso la sospirata nascita dell’Agenziaregionale dei parchi. Ancora nessun segnale positivo, invece, relativo alla

tutela di alcune tra le più importanti aree naturali della regione. Ricercatori eambientalisti sono decenni che si affannano a sottolineare lo straordinario rilievonaturalistico dei monti della Tolfa, degli Ernici, dei Lepini, ma per loro il parcopuò ancora attendere ...

IN L

ISTA

D’A

TT

ES

A

8

1. Le cascate del Fosso della mola (p.r. di Vejo).2. Cormorano.3. Stalattiti di ghiaccio (p.n. Gran Sasso, montidella Vaga).4. Il circo di Massenzio (p.r. Appia Antica).5. Tomba di Cecilia Metella (p.r. Appia Antica).6. Necropoli di S. Giuliano (p.naturaleMarturanum). 7. Chiesa rupestre di S. Michele (p.r. MontiAurunci).8.

9. Faro alle foci del Tevere (p.r. Litorale romano).10. Il borgo di Ostia Antica (p.r. Litorale romano). 11. Pendolino al nido.12. Viola pseudogracilis, endemismodell’Appennino centro-meridionale (p.r. MontiAurunci).13. Tuffetto.14. Volpe

strice, al nido del pendolino, al volo deltarabuso. Le fanno da corollario le riser-ve naturali gestite dal Wwf di Macchia-tonda e Torre Flavia, nonché le oasi diMacchiagrande e Palo. Ancora a nord cisono quindi le saline di Tarquinia, puntodi sosta abituale di molte specie migra-trici di uccelli tra cui diverse anatre, fal-chi di palude e albanelle, fenicotteri. Nes-suna area protetta marina è invece an-cora stata istituita, anche se il ministerodell’Ambiente ha annunciato più volte lanascita della riserva di Ventotene-S.Ste-fano nell’arcipelago pontino.Campagna romana. La carrellata diimmagini più famosa, e giustamente, èquella dell’Appia Antica. Compresa perun buon tratto entro i confini di un parcoregionale, la regina viarum offre un con-nubio di storia, arte e natura che solo inItalia – almeno nel vecchio continente -può aver luogo. I gheppi nidificano so-

Page 26: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

25

infoL’assessorato alle Risorse ambientalidella Regione Lazio è in via R.Raimondi Garibaldi 7, 00145 Roma,tel.06 7012283. L ’Ufficio Parchirisponde invece allo 06 51684446.

• Regione Lazio, I parchi e le riservenaturali del Lazio, ed. Quasar, 1998Ielardi G., I l Lazio più bello, ed.Mediterranee, 1992

P e r s a p e r n e d i p i ù

11

14

1213

10

9

Page 27: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

Giuseppe Menettonaturalista

Se esiste una cattedrale delle scienze naturali, questa è in Cromwell Road, a suddi Hyde Park ed a poche centinaia di metri, in linea d’aria, dal Tamigi, tra il Scien-ce Museum e il Victoria & Albert Museum. Il palazzo è imponente: una cattedrale

gotica eretta tra il 1873 ed il 1881 da Alfred Waterhouse. All’esterno, nelle lunette adovest, bassorilievi in terracotta delle specie viventi, sul lato ad est, quelle estinte, fos-sili e minerali. Entrati, si rimane storditi dalla luce che filtra dalle ampie vetrate, il bru-sio dei visitatori (un milione ed 800 mila l’anno), l’austera troneggiante statua di sir Jo-seph Bank e la riproduzione in gesso dello scheletro di un diplodocus di 150 milionidi anni fa che domina l’atrio. La storia di questo museo inizia a metà del Settecentoquando il medico e collezionista Hans Sloane (1660-1753) lascia alla città le sue pre-ziose raccolte ospitate in Montagu House a Bloomsbury, primo nucleo del British Mu-seum istituito nel 1756. Le Life Galleries del British furono trasferite in questo edificionel 1880. Ad esse furono in seguito aggiunte le Heart Galleries che sono state re-centemente ristrutturate e riaperte a settori. Comunque è già possibile “sperimenta-re” un terremoto in un supermarket giapponese. Uno dei “percorsi” più suggestivi èquello di una scala mobile che scorre fra giganteschi universi dipinti ed entra in unglobo enorme in cui si penetra nelle viscere della terra. I secoli, la storia e l’imperovittoriano hanno fatto confluire qui una quantità sterminata di reperti. Le collezionidel museo sommano 68 milioni di campioni, ovviamente non tutti esposti. Comun-que ci si può perdere tra queste sale, nel tempo e nello spazio.Derek Adams uno dei fotografi del museo mostra la testa di un gufo del bengala(Bubo bengalensis) con una matita conficcata nell’orecchio sinistro. Questo cam-pione è così dal 1881 quando fu esposto nella central hall, oggi è nella Birds Gal-lery, e richiama sempre grande interesse; al fotografo ricorda un’immagine sur-reale come i quadri di Magritte, ma è comunque un modo suggestivo per indica-re le vere orecchie di questo rapace notturno. Il Natural History Museum vanta oggi, grazie all’acquisizione nel 1937 del MuseoZoologico di Lionel Walter Rothschild, la più grande collezione di uccelli in «pel-

26

MU

SEI D

I SC

IEN

ZE N

ATU

RA

LI

1

2

ilmitico NHMdi Londra

Page 28: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

27

le» (un milione di esemplari), di uova (unmilione di campioni), migliaia di schele-tri, campioni in alcool e uccelli montati,insieme con una delle più complete bi-blioteche ornitologiche del mondo. Il fi-glio del barone di Rothschild famoso mer-cante e banchiere, fin da bambino so-gnava di costruire un museo; nel 1889,a soli 21 anni, le sue collezioni entomo-logiche e soprattutto quelle di uccelli, ri-chiesero due cottage nel parco di fami-glia a Tring e solo pochi anni dopo, nel1892, il museo venne aperto al pubblico.Il museo Rothschild (70.000 visitatori l’an-no), ospita, tra l’altro, una collezione di a-nimali estinti, che Walter acquistò da al-tre collezioni; negli anni successivi i suoiinteressi per le specie in pericolo si con-cretizzarono addirittura affittando le iso-le di Aldabra dove una specie di tartaru-ga autoctona era in grande pericolo. Nel dipartimento di Botanica, il curatoredegli erbari, Roy Vickery, indica comesuo campione preferito un salice prove-niente dall’Artico, raccolto nel 1819 da SirWilliam Parry nella sua prima spedizioneall’estremo Nord. Roy è affascinato nonsolo dalle caratteristiche di questo vege-tale (tra i salici si ritrovano i più piccoli al-beri del pianeta, bonsai naturali che vi-vono non solo nell’artico ma anche sulle

nostre Alpi) ma anche dalla storia degliuomini che lo raccolsero. In condizionidurissime si dedicarono con enorme cu-ra alla raccolta di specie anche poco ap-pariscenti, fornendo materiale che ha re-galato nuove scoperte fino al 1992. Le enormi collezioni del dipartimento diBotanica (3 milioni e mezzo di campionisolo negli erbari delle piante da fiore) an-noverano, oltre al resto, gli erbari che Jo-seph Banks raccolse nei sui viaggi intor-no al mondo. Tra i pezzi che sono espo-sti nella Earth Gallery, Cally Hall del di-partimento di Mineralogia una spilla co-struita con 200 diamanti montati su undelicato telaio a forma di farfalla che tre-ma leggermente ricordandone i movi-menti. In pochi istanti può nascere inve-ce un gioiello della natura: la formazionedi folgorite di 5 metri conservata nel Mu-seo dal 1851. Negli ultimi anni il NHM havinto il «Visitor attraction of the year1998», il premio per la struttura che atti-ra più visitatori a Londra, grazie anchealle tante mostre temporanee che il mu-seo organizza, ma i riconoscimenti nonsi limitano agli aspetti museali, abbrac-ciano tutte le attività a cui il Natural Hi-story Museum si dedica, tra cui la ricer-ca scientifica a cui lavorano 350 ricerca-tori.. I testi originali delle biblioteche del mu-seo per esempio sono stati riportati suCD-rom tramite speciali fotocamere di-

gitali, per evitarne il deterioramento,con l’impegno di 34 persone perun anno e mezzo e una spesa dipiù di 100 milioni di lire.Il NHM è al centro delle attività diricerca e informazione nelle scien-ze naturali in Inghilterra e in tuttoil mondo ed è un punto di riferi-mento per progetti internaziona-li come il Darwing Initiative forthe Survival of Species per laconservazione della biodiversitàdel pianeta proposto nel 1992alla Conferenza di Rio. L’inte-resse del NHM per lo studio, laconservazione e la divulgazio-ne della biodiversità nel mon-do non si limita alla partecipa-zione a progetti internaziona-li, il museo stesso gestisce uncentro in Belize a Las Cuevas,con lo scopo di scoprire gli ef-fetti dell’impatto umano sullabiodiversità della forestaMaya di Chiquibul e per con-tribuire ad uno sviluppo so-stenibile nelle foreste tropi-cali. Le grandi braccia delmuseo si estendono in tuttoil pianeta come raccontaMartin Brendell uno dei cu-ratori della collezione ento-mologica più grande delmondo, 12 milioni di cam-pioni nella sola collezione dicoleotteri a cui si dedica damolti anni, per un totale di

5

4

3

Page 29: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

1. Come si presentava il museo nei primianni del secolo.2. Razza di William Macgillvray, 1835.3. il prezioso manoscritto sulla spedizionein Amazzonia di H. Walter Bates e A.Russell Wallace (1852/1863).4. La statua di Joseph Banks.5. Lionel Walter Rotschild, fondatore delmuseo zoologico di Tring.6. Una tavola da «A field guide to thebutterflies of Britain and Europe» di BrianHargreaves.7. I disegni dei frontoni del museo di AlfredWaterhouse.8. Due immagini selezionate nell’edizione‘96 del concorso BBC-NHM Londra.

28

200.000 specie (2/3 di tutte quelle de-scritte). Brandell ha girato il mondodall’Himalaya alle giungle del Borneo eben 50 specie portano oggi il suo nome. Una struttura gigantesca, prestigiosa edarticolata che riesce ad essere aperta al-le necessità dei singoli visitatori: con 25sterline l’anno si ottiene la “membership”,cioè si diventa soci del museo (sono8.500). Si ha libero accesso alle biblio-teche, ai laboratori e in generale ai re-troscena del museo, vengono organiz-zate conferenze, proiezioni ma anche se-rate di gala e feste a tema, nel più au-tentico spirito delle Society anglosasso-ni. Per i soci, il NHM pubblica un trime-strale di 16 pagine che offre il panoramadelle attività proposte dal museo tra lequali spiccano le visite “dietro le scene”,tour guidati per vedere le collezioni nonesposte e entrare nel vivo delle ricerchesvolte dai laboratori ma anche, annual-mente un catalogo di oggettistica: dallariproduzione di stampe antiche o delfiniin bronzo, a cappelli “praticamente indi-struttibili”, per viaggi esotici.

Il NHM in collaborazione con il BBCWildlife Magazine organizza ungrande concorso fotografico an-nuale: il BG Wildlife photographerof the year. Il concorso si proponedi spingere amatori e professionistia documentare le bellezze del mon-do naturale ormai da 15 anni. Le mi-gliori tra le tante diapositive ricevu-te (19.000 da 65 paesi) vengono se-lezionate e premiate e vanno a co-stituire una mostra itinerante che do-po essere stata al museo gira laGran Bretagna e altri 10 paesi (Ita-lia compresa). Info: Competition office: Liz Kenneatel. 0171-9388714, fax. 9388788

InfoCromwell Road SW7tel. 0171 938 9123dal lunedi al sabato 10-17,50domenica 11-17,50(chiuso dal 23 al 26 dicembre)biglietto: adulti £ 6, bambini (fino a 17 an-ni) £ 3, famiglie £ 16internet: http://www.nhm.ac.uk

6

7

8

Page 30: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

LIB

RI

29

Uccelli di Biella e del FeneraDi Lucio Bordignon: «Gli uc-celli della città di Biella» (Co-mune di Biella, Assessoratoambiente) e «Gli uccelli delparco del Monte Fenera» (Re-gione Piemonte - Ente ParcoMonte Fenera). I due libri ri-volti soprattutto ad esperti eappassionati di ornitologia, siprefiggono di incentivare losviluppo della cultura am-bientale. Partendo dall’atlan-te distributivo delle varie spe-cie presenti, vengono descrit-ti dettagliatamente i metodiadottati per la ricerca sulcampo, gli ambienti cui è le-gata l’avifauna e le caratteri-stiche della migrazione o del-lo svernamento.

ChanousiaRigore scientifico, spirito di-vulgativo e originalità edito-riale hanno ispirato la realiz-zazione di Chanousia di Bar-bara Barisani e Anna Dal Ve-sco (Ed. Neos, L. 38.000). Lo«storico» giardino botanicoalpino sorge a 2.170 metri diquota, in prossimità del Col-le del Piccolo San Bernardo esi estende su una superficie di10.000 mq. Il libro descrive ivari ambienti naturali pre-senti, le piante del giardino,l’annesso museo e proponeun percorso di visita correda-to da interessanti note geo-pedologiche.

A piedi in PiemonteÈ in libreria il terzo ed ultimovolume: «A Piedi in Piemon-te» di Aldo Molino e FurioChiaretta (Guide Iter, Roma,L. 22.000). Cento e una pas-seggiate alla scoperta di sug-gestivi angoli naturali, con in-teressanti annotazioni sulleantiche architetture e gli sto-rici manufatti, i caratteristiciborghi e i solitari monasteri

è frutto dell’esperienza di due«collaudati» professionistidell’escursionismo piemon-tese che da oltre vent’annipercorrono sentieri e mulat-tiere. Passo dopo passo, ciportano a conoscere ambien-ti molto vari e diversificati fraloro. Dalle montagne della

Guide ai parchi naturali La Mandria, Lame del Sesia, Alta Valsesia

Antichi territori impreziositi da beni architettonici di elevataqualità, ambienti montani modellati da ghiacciai e torrenti im-petuosi, zone umide come oasi ideale per aironi e cormorani.E poi gli itinerari naturalistici, storici e paesaggistici, le detta-gliate informazioni su flora e fauna, e un’infinità di altre noti-zie utili... Queste sono le nuove proposte di alcune aree pro-tette della Regione Piemonte. corredate da cartine topografi-che, le «Guide ai parchi naturali: La Mandria, lame del Sesia,Alta Valsesia» (acquisibili presso le sedi dei singoli Enti) si ag-giungono alla documentazione divulgativa, ampia e differen-ziata, che in questi anni esperti del settore, amministratori epersonale dei parchi hanno appositamente realizzato per ren-dere le visite sempre più complete ed interessanti.

che s’incontrano lungo ilcammino. La descrizione de-gli itinerari, è corredata dachiare cartine topografiche, acui si accompagnano una se-rie d’informazioni pratiche ela presentazione geografica edambientale di ciascun ambi-to territoriale. Il libro-guida

Nuove strutture nei parchiIl parco delle Alpi Marittime e quello della Val Pesio si sono do-tati di nuove strutture per la fruizione.Il primo ha aperto un nuovo centro visite ad Aisone e la lo-canda del parco «L’Arbergh» con 25 posti letto, nel comunedi Vernante, presso la riserva di Palanfrè in una zona che sipresta ad escursioni estive ed in inverno a gite di sci alpini-smo. A Valdieri sempre il parco della Alpi Marittime ha a-perto l’osteria e la bottega «I bateur», mentre ad Entracque,località Casermette, è stata inaugurata la nuova sede opera-tiva del parco.Il parco dell’Alta Valle Pesio ha invece aperto il centro visitadella riserva dei Ciciu di Villar San Costanzo. Nell’edificio(con tetto a lose) trova posto una sale espositiva, l’ufficio deiguardiaparco ed un magazzino laboratorio. La sala espositi-va è dotata di un plastico che illustra con immediatezza le fa-si dell’evoluzione delle piramidi di terra che sono oggetto del-la riserva. Un fenomeno erosivo iniziato circa 12 mila annifa che il plastico rende con immediatezza. Completamenterinnovata l’attigua area attrez-zata.

Vent’anni di parcoFesteggiata a settembre con u-na simpatica giornata la ricor-renza dei venti anni di istitu-zione e di attività del parco Al-ta Val Sesia.

Valsessera e dei Parchi Valse-sia, Val Grande e Monte Fe-nera, ai molteplici paesaggidel Verbano-Cusio-Ossola,dalle zone pianeggianti com-prese tra la Dora Baltea e ilTicino, alle colline del Po edel Monferrato, fino all’Ap-pennino alessandrino.

Leggende e tradizioni del pineroleseUn itinerario culturale intel-ligente alla scoperta di anti-che storie fantastiche, fioritenelle tante vallate alpine chesi dipartono da Pinerolo. In«Leggende e tradizioni del pi-nerolese» (C.D.A., Torino, L.28.000, Diego Priolo e GianVittorio Avondo, presentano irisultati di un lavoro minu-zioso di ricerca, svolta in quelmondo di valori e di creden-ze che, nel corso del tempo lesingole comunità hanno a-dattato e trasformato.

Le terre alte«Le terre alte» di Antonio DeRossi, Lorenzo Mamino, Da-niele Regis (L’Arciere-Blu, Cu-neo, L. 80.000). Un’opera cheillumina uno spaccato delleAlpi sud-occidentali. Un elo-gio d’immagini per accresce-re l’attenzione nei confrontidei territori montani. Un rac-conto dove lo scritto affermala forte esigenza di compren-dere quegli spazi, quei luoghi.Uno studio che esprime iltentativo di far confluire le ri-cerche storico-geografiche, e-conomico-sociali ed architet-toniche. Per gli autori il libroè «un invito a riconsiderare lamontagna nel suo insieme,anche come rifugio e specchioin cui ritrovare i nostri pen-sieri perduti di Primitivi».

Page 31: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

30

Il museo minerariodella Brunetta

Tra i minerali di interesseeconomico, il talco oc-cupa in Piemonte un

ruolo di primaria importanza.L’inizio delle coltivazioni risa-le alla metà del secolo scorso,quando una certa signora Ro-stan di Perrero fece scavare al-cuni cunicoli al fine di megliosfruttare il filone della “peiroduso” che si trovava nelle sueproprietà. In precedenza il tal-co era già conosciuto, ma e-stratto soprattutto dagli affio-ramenti superficiali per farne,considerata la facile lavorabi-lità pentole, stufe o ferri da sti-ro. La crescente domanda do-vuta alle molteplici applica-zioni di questo minerale pro-dussero in pochi anni una no-tevole espansione dell’attivitàestrattiva e di ricerca. Accantoa piccoli imprenditori, pocopiù che artigiani, anche gran-di imprese ben fornite di capi-tali si interessarono al talco. InVal Chisone e quasi tutte leminiere furono ben presto as-sorbite dalla Società Talco eGrafite e dopo la crisi degli an-ni 70 dalla multinazionale Lu-

Sentieri provati di Aldo Molino

zenac. Altrove, dove spesso laqualità del materiale però eraminore (il talco della Val Ger-manasca è unanimamente ri-conosciuto come uno dei piùpuri del mondo) l’attività e-strattiva restò appannaggio de-gli impresari locali. L’ultima di queste piccole mi-niere di talco a chiudere è sta-ta, alla fine degli anni 70 quel-la di Cantoira, in Valle di Lan-zo.Dopo molti anni di obliosull’onda della crescente inte-resse per l’archeologia mine-raria, un gruppo di intrapren-denti soci del CAI di Lanzo,grazie anche alla disponibilitàdel vecchio proprietario, il si-gnor Possio, ha iniziato il re-cupero delle antiche struttureal fine di farne un museo mi-nerario. La Miniera museoBrunetta è stata inaugurata uf-ficiosamente (i lavori prose-guono ancora) l’anno scorso.Nel suo genere è un unicumdavvero interessante: le attrez-zature e le strutture esternesembrano appena state lascia-te dai minatori per scendere avalle con l’intenzione di farviquanto prima ritorno. Unospaccato di vita operaia ab-

bandonato per vent’anni che èstato custodito dal selvaggio equasi impraticabile vallone incui la miniera è ubicata e cheha scoraggiato sia lo smantel-lamento sia l’azione dei van-dali. L’imbocco delle gallerie eil cantiere sono situati a 1580metri, nell’alto vallone del RioBrissout, emissario del Lago diMonastero sopra Vru. L’ac-cesso è costituito dal ripidosentiero, quasi 600 metri di di-slivello, che i minatori percor-revano quasi quotidianamen-te, recentemente risistemato esegnalato. L’escursione è mol-to interessante anche dal pun-

to di vista naturalistico e am-bientale: boschi, forre, torren-ti, emergenze geologiche invi-tano all’osservazione e di-straggono dalla fatica della sa-lita. L’ora e un quarto indica-to alla partenza come tempodi percorrenza è però un po’stretto, calcolare mediamenteuna mezz’ora in più.Da Cantoira in Val Grande diLanzo, lasciato il fondovalle sidevia a destra per salire alleborgate alte. Al primo bivio diprende a destra e dopo una se-rie di tornanti a sinistra. Sigiunge così a Vru, 1040 m, do-ve si parcheggia nello slargo difronte al Bar-Ristorante. Unabacheca fornisce adeguate in-dicazioni sul sito minerario esulle modalità di visita. Primadi mettersi in cammino però èconsigliabile una visita alla bor-gata, abitata ancora da una de-cina di persone, che riserva al-cune interessanti sorprese. Trale belle case in pietra dal tettoin lose è anche quella di “Ci-chin” Berta anziano contadi-no minatore ma anche singo-lare artista inventore (non sipuò definire altrimenti il suooperato). Chiedendo, sareteaccompagnati a visitare lostraordinario presepe mecca-nico situato nei pressi dellachiesetta, in quella che era lacasa parrocchiale. “I miei figlimi anno chiesto se non potevoanimare un pochino il presepee visto che la casa del prete eravuota ho pensato che quello fos-se il posto adatto” così si rac-

1

2 3

Page 32: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

conta “Cichin” che da più diquarant’anni lavora alla suarealizzazione. La prima stanzaospita un piccolo museo di vi-ta contadina, un plastico e do-cumenti sulla miniera poi, pas-sati nella stanzetta accanto e gi-rato un interruttore ci si trovaimmersi nel mondo magicodella montagna di un tempo.Ci vuole un po’ per rendersiconto della complessità e del-la varietà dei movimenti: deci-ne di case perfettamente rico-struite e i mestieri e gesti or-mai quasi dimenticati, il mu-gnaio, il fornaio, il falegname...Francesco Berta è anche unostraordinario testimone sullavita nella borgata, sulle minie-re nelle quali ha lavorato, sul-le feste alle quali ha partecipa-to suonando la fisarmonica.Ritornati all’aperto si può ini-ziare la camminata. Si percor-re lo sterrato che si lascia allespalle la borgata. Poco oltre dasinistra giunge un’altra carra-reccia che scende direttamen-te dal parcheggio (utile al ri-torno). Superato il torrente sipiega sinistra per salire tra i pa-scoli a Rivet. Una bacheca il-lustra le particolarità del per-corso e da altre informazionisulla miniera. Rivet è la resi-denza estiva di Berta. La sua at-tività è documentata dalle ri-produzioni della Torre di Pisae della Mole Antonelliana non-ché dal modellino di telefericae dai due mulini ad acqua dicui uno in miniatura e l’altroautentico. Una curiosità: unaruota idraulica aziona le cam-pane della Torre di Pisa. Giun-ti al termine della carrarecciasi continua sul sentiero che co-steggia il Rio. Un primo gua-do porta in destra orografica econsente di penetrare nellastretta gola. Seguono due altri

passaggi (problematici con ac-qua alta) prima di guadagnaredecisamente quota. Si attra-versa una bella faggeta a cui se-gue un pietroso pendio restodi una cava di pietra da calce.Si attraversa ancora un af-fluente e poco oltre si pervie-ne un bivio. A sinistra si po-trebbe salire alla cappella diSan Domenico ai margini deipascoli della Bellavarda, la no-stra passeggiata continua peròsulla destra. L’indicazione“mezz’ora” è, come già detto,un po’ ottimistica. Aggirato uncostolone finalmente com-paiono i fabbricati della mi-niera, sembrano ormai a por-tata di mano ma c’è ancora untratto da percorrere. Si rimon-ta un ripido pendio colonizza-to dagli ontani giungendo co-

sì nei pressi di alcune costru-zioni parzialmente in rovina.Poco più avanti è un nuovo bi-vio: si va a destra e finalmentesi scende. In pochi minuti sigiunge alla polveriera e infineal piazzale dello stabilimento.Ci sono ancora i vagoncini, illocomotore, la sala macchine,la mensa dei minatori con lastufa i piatti e mezza bottigliadi vino mai terminata. Se-guendo i binari si giunge all’in-gresso della galleria principa-le. I cunicoli si sviluppano supiù livelli per circa 3 km, masolo una piccola parte è per-corribile in sicurezza. Le cavedi talco del Pian della Rusà (ilnome della località) sono sta-te sfruttate a partire dal 1912;nel ‘64 sono state completa-mente rimodernate con l’in-

27

1.Galleria della miniera di talcodella Brunetta.2. I ruderi del dormitorio deiminatori.3. Guado sul Rio Brissont.4. La mensa dei minatori.5. I vagoncini della Decauville.(foto A. Molino)

5

troduzione del locomotore edei martelli pneumatici. Nel1979 sono state definitiva-mente chiuse. Nel cantiere la-voravano 8-10 minatori chequotidianamente salivano daCantoira. Nei periodi di mas-sima attività la produzione e-ra di circa 20 tonnellate al me-se di talco che mediante tele-ferica, di cui si vedono ancorai resti era inviano in paese dacui via camion era trasportatoa Pessinetto per essere maci-nato.Il sentiero, ovviamente è libe-ramente percorribile mentreper visitare la miniera bisognaattenersi al calendario delle vi-site del CAI oppure concorda-re per l’accompagnamento te-lefonando (0123 320117) ilgiovedi sera dalle 21 alle 23.

4

Progetto Ondedel mareSi chiama così la rete di se-gnalazioni in caso di avvista-menti di cetacei e tartarugheod eventi di rilievo nel neo i-stituto “Santuario dei Cetacei”.L’area, estesissima, va dallaCorsica alla Liguria ed è sortagrazie alla collaborazione deiministeri dell’Ambiente diFrancia ed Italia. In caso di av-vistamenti entro le 20 migliadella costa, segnalare all’Ac-quario di Genova sul VHF ca-nale 74 e sul canale 73 dellaGuardia costiera oppure te-lefonicamente (010 2488088).

Carta di «buon vicinato» tra Gran Paradiso e VanoiseI parchi nazionali del Gran Paradiso e della Vanoise, gemellatidal 1972, rafforzano il loro già stretto legame con la firma di undocumento comune, la «Charte de voisinage», che li candidanel futuro alla costituzione di un grande parco europeo.È stata firmata ai primi di ottobre in Vanoise dai presidenti deidue Enti, un documento che contribuisce a rilanciare le già nu-merose iniziative portate avanti in comune dalle due aree pro-tette. Legami geografici, storici, naturali e umani uniscono dasempre i massicci del Gran Paradiso e della Vanoise. I due par-chi hanno oggi acquisito una dimensione internazionale e co-stituiscono un punto di riferimento per la protezione di un ter-ritorio di grande valore ambientale e per la salvaguardia dellostambecco: particolarmente significativa la presenza di questoungulato, simbolo del parco del Gran Paradiso e motivo dellacreazione del parco della Vanoise. Nel loro insieme i due parchicostituiscono la più vasta area protetta delle Alpi occidentali e,in futuro, potrebbero diventare un grande parco europeo.Per ogni ulteriore informazione e per ricevere il testo integra-le della «Charte de voisinage» contattare: Ufficio Stampa GranParadiso, Stefano Camanni, tel. 011 8606202, e-mail:[email protected].

Page 33: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

32

NO

TIZ

IE

A cura diSandro Bertolino biologo

BaleneMolte specie di Balene sono state sot-toposte a un eccessivo prelievo nelcorso degli ultimi due secoli e mol-te popolazioni hanno subito un dra-stico declino. Numerosi sforzi sonostati compiuti a livello internaziona-le per provvedere alla tutela di que-sti Mammiferi marini, e alcuni ri-sultati sono stati ottenuti.Un recente lavoro di Clapham e col-laboratori fa il punto sullo statusconservazionistico delle balene ap-partenenti al subordine dei Mystice-ti che comprende undici specie. Re-golamentata la caccia a livello mon-diale, i pericoli che maggiormentepossono incidere a livello di popola-zione sono le morti riguardanti ani-mali impigliati nelle grosse reti perla pesca o dovute a collisioni con na-vi. Le specie che vivono vicino allacosta sono quelle maggiormente sog-gette a questo tipo di pericoli. La cac-cia alla balena è tuttora esercitata daalcune popolazioni locali, come gliInuit o i Groenlandesi, oltre che daiNorvegesi e dai Giapponesi (que-st’ultimi ufficialmente per motiviscientifici). I dati disponibili nonsembrano indicare che tale attivitàpossa compromettere significativa-mente alcune delle specie conside-rate. L’impatto antropico legato a uneccessivo traffico navale in alcune a-ree e l’inquinamento da idrocarbu-ri costituiscono un serio pericolo so-lo per quelle specie localizzate in a-ree a forte presenza umana, come laBalena grigia (Eschrichtius robustus).Molte delle specie di balene consi-derate mostrano una situazione buo-na, ma per quattro specie lo status èancora negativo, queste sono: Euba-laena glacialis, Balaena mysticetus, E-schrichtius robustus e Balaneopteramusculus. Le popolazioni di Balenagrigia, in particolare, non sembranosuperare i 250 esemplari, ma ancheper le altre specie le consistenze so-no sotto al migliaio di individui.

Clapham P.J., Young S.B., BrownellJr R.L., 1999. Baleen whales: conser-vation issues and the status of the mo-st endangered populations. MammalReview, 29 (1): 35-60.

Dal mondo della ricerca

Mercantour e Alpi Marittime: unparco europeo per il XXI secoloDopo il diploma Europeo, ottenuto nel 1993 per un pri-mo periodo di quattro anni e già rinnovato per un altroperiodo, i parchi delle Alpi Marittime e del Mercantourcercano di superare insieme altri traguardi, questa vol-ta a livello mondiale. L’UNESCO (Organizzazione del-le Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cul-tura) gestisce due importanti programmi: la lista del Pa-trimonio Mondiale, nella quale vengono selezionati eclassificati siti culturali e naturali di valore unico per l’U-manità ed il programma MAB (Man and Biosphere. Uo-mo e Biosfera) che seleziona aree dove sperimentare u-na armoniosa interazione tra la protezione della naturae lo sviluppo sostenibile. In occasione delle manifesta-zioni per i 20 anni del Parco Nazionale del Mercantoure delle giornate «Un Parco europeo per il XXI secolo» ledue aree protette hanno discusso a Mentone (Francia)strategia per la preparazione dei dossier.Quest’anno il tema dei Parchi transfrontalieri è partico-larmente presente a livello europeo: il Consiglio d’Eu-ropa ha organizzato un seminario sull’argomento a Pa-rigi ai primi di settembre e sta pensando all’istituzionedi un’apposita categoria di Diploma Europeo.La Federazione Europea ha scelto come tema del suoConvegno 1999 »Al di là delle frontiere: Parchi per l’Eu-ropa», dimostrando che i Parchi transfrontalieri sono unvalido strumento nel processo di creazione della nazio-ne comune europea. E i parchi delle Alpi Marittime e delMercantour ne sono un ottimo esempio.

“Picus”, un picchio longevoScavare buchi nei tronchi è una delle attività preferitedai picchi e non pochi uccelli ed altri animali dei nostriboschi utilizzano queste nicchie come nidi o rifugi not-turni.Il CISNIAR (Centro Italiano Studi Nidi Artificiali), hafatto di questa semplice osservazione la raison d’être del-la propria attività associativa e scientifica, che per tuttinoi, più o meno lontani dalla sede modenese, ha ri-scontro essenzialmente nella rivista semestrale Picus.Questa contribuisce da ben 25 anni, con una regolaritànon comune per analoghi periodici, a stimolare la pro-gettazione, la sperimentazione e l’utilizzo dei nidi arti-ficiali divulgando altresì i risultati di ricerche che inte-ressano questa ed altre pratiche di gestione degli spaziverdi (birdgardening) favorevoli agli uccelli.La crescita, non solo formale, della rivista è stata evidente nel tempo, grazie all’attivismodei fondatori ed all’ampliamento della «base» ottenuto grazie alla collaborazione con ilGOL (Gruppo Ornitologico Lombardo) dal 1987.Nel panorama per la verità non molto ricco dei periodici ornitologici italiani, spesso indifficoltà per scarso numero di abbonati ed insufficienza di fondi, Picus si è così afferma-to come una realtà ben caratterizzata, dove, accanto alla pubblicazione dei risultati di ri-cerche effettuate per valutare l’efficacia dei nidi artificiali o studi sulla biologia riprodut-tiva di uccelli, pipistrelli ed altri animali che li utilizzano, si trovano resoconti sui risulta-ti ottenuti da Centri per il recupero di uccelli feriti (rapaci in particolare), avifaune di cen-tri o parchi urbani, lavori monografici di taglio più divulgativo su singole specie, spessoillustrate con eccellenti riproduzioni a colori.La passione naturalistica del gruppo animatore non poteva tuttavia restare così stretta-mente specializzata e dal 1992 ha trovato sfogo nel Museo di Ecologia e Storia Naturaledi Marano sul Panaro, dove si possono ammirare diorami dei principali ecosistemi delterritorio modenese e soprattutto trovare un punto di informazione e di organizzazionedi attività divulgative e didattiche.Non resta che augurare lunga vita al «picchio» di carta stampata ed al suo «habitat», tas-selli importanti di quel «reticolo ecologico» di associazioni e gruppi naturalistici diversi-ficati, ma al tempo stesso accomunati da un’unica passione. (Giovanni Boano)

In cima - 90 normali nelle Alpi MarittimeIl secondo volume del libro «In Cima - 90 normali nelle Alpi Marittime», di Michelangelo Bruno e Jean Charles Campana (Ed. Blun Peveragno, L. 32.000), completa la descrizione di arrampicate in un settore delle Alpi molto frequentato. Gli itinerariinteressano le Valli Vermenagna, Gesso eStura nel versante italiano; Roya, Tinée e Vésube in quello francese e molti percorsi si snodano all’interno dei Parchi naturali alpi Marittime e Mercantour.

Page 34: MENSILE DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE … · fin da ora i nostri auguri di buon anno.Buon anno del dra-gone dunque. Perché per noi del mondo occidentale che con- ... Buon anno

@//www

@vvisiai naviganti

INTER

NET

Qualche indicazione per un possibile percorso fra i tanti musei d’interesse na-turalistico (sono parecchie migliaia i siti) presenti sulla rete.Cominciamo dal grande “American Museum of Natural History” di New York,di cui abbiamo parlato a marzo (Piemonte Parchi n. 85/99) fornendo anche l’in-dirizzo (http://www.amnh.org/) del sito che ci permette di raggiungerlo quan-do vogliamo. Si segnala, in particolare agli insegnanti, che oltre alla visita vir-tuale del museo il sito in questione offre numerose attività - di differenti livelli -che consentono ai ragazzi di esplorare il mondo della natura con una buonadose di divertimento. Tra il resto (ed è davvero molto: provate a cliccare sulla“mappa” del sito!) c’è una corposa sezione esclusivamente per i bambini. I qua-li, ad esempio, potranno leggere e stampare alcune storie, oppure conoscereelementi della natura (conchiglie, rocce, pesci, fiori, ecc.) attraverso sempliciesercizi di comparazione o grazie a diorami facilmente costruibili, e magari “sca-ricare” un bel poster. I più grandi, invece, vengono ad esempio coinvolti in al-cune importanti spedizioni scientifiche (Bolivia, Gobi, etc.), affiancata da giochied attività varie. Chi vuole, da qui può raggiungere il “Museum of Unnatural Mi-stery” (per andarci direttamente: http://www.unmuseum.mus.pa.us/unmu-seum.htm) e fra l’altro scoprire qualcosa sugli Ufo o sull’esistenza o meno del-la celebre “Nessie” (ovvero il cosiddetto “mostro di Lock Ness scozzese), par-tecipare ad un “Dinosauri Safari” o dare un’occhiata alle “Sette meraviglie delmondo antico”.Di ben altre dimensioni, e tuttavia importante, il trentino Museo Civico di Ro-vereto. Nel suo sito (http://www.museocivico.rovereto.tn.it), suddivide il per-corso in varie sezioni (un motore interno consente la ricerca nelle relative “ban-che dati” in cui si stanno riversando migliaia di schede). Da notare: la sezioneriservata alla “rassegna internazionale del cinema archeologico” (regolamen-to, manifesti, schede cinematografiche). Interessanti, per i naturalisti, in parti-colare le parti dedicate a botanica, scienze della terra, zoologia.A proposito di zoologia. In rete c’è qualcosa pure sul romano Museo di Anato-mia comparata, per chi vuol saperne di più sulla disciplina naturalistica che in-daga le ragioni della forma degli animali e della loro organizzazione struttura-le. Gli interessati vadano all’http://www.mclink.it/n/tevere/musei/anato.htm:come gli altri musei naturalistici della “Sapienza”, anche questo trae origine dal-le collezioni del Museo di Mineralogia ed Historia Naturalist istituito da Pio VIInell’Archigymnasium Pontificium Urbis all’inizio del XIX secolo.Anche il museo zoologico più antico del mondo, la “Specola” di Firenze, ha a-perto una finestra sulla rete: all’“url” http://www/unifi/it/unifi/msn/main_ita.htmtra l’altro è in funzione “SpecolaLive”, un servizio che trasmette in diretta sulweb le iniziative speciali. A parte ciò, tra l’altro: l’Orto Botanico e un Museo vir-tuale di geologia e paleontologia, entrambi con percorsi tematici.È dotato di una finestra “virtuale” anche il Dipartimento di Geologia, Paleonto-logia e Geofisica dell’Università di Padova. Per avere informazioni, foto, de-scrizione delle collezioni, ecc., l’indirizzo è http://www.unipd.it/wwwgeol/mu-seo_it.html.All’http://www.mclink.it/assoc/lida/bambi/eea.htm ci accoglie “L’Animalistadei ragazzi”: un progetto-iniziativa di Educazione Etico-Ambientale per alunnidelle scuole elementari (e ovviamente per tutti coloro che si occupano di que-sti argomenti). In rete potete vedere disegni a colori e scritti di alunni di alcunicomuni in provincia di Messina: esprimono le loro idee, emozioni, speranze epropositi per un futuro migliore.Una chicca per intenditori, infine: notizie, bibliografia e notiziario del “Museo delPapiro” di Siracusa, all’http://www.sistemia.it/museopapiro/. Fondato e di-retto da Corrado Basile, inaugurato nel 1989, nonostante le dimensioni conte-nute ci regala un ampio panorama sulla storia del papiro e dei suoi usi: un belcontributo, fra il resto, alla conoscenza dell’arte antica (e ad alcuni aspetti del-la storia della città che lo ospita).

Rita Rutiglianoe-mail: [email protected]

Gli

indi

rizzi

seg

nala

ti in

que

sta

rubr

ica

sono

«lin

kati»

nel

la v

ersi

one

on-li

ne d

ella

riv

ista

(h

ttp

://w

ww

.reg

ion

e.p

iem

on

te.it

/par

chi/r

ivis

ta/in

dex

.htm

)