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Sommario Le conclusioni della conferenza di Buenos Aires 4 Vulnerabilità del territorio italiano ai cambiamenti climatici 5 La carbon tax 7 Delibera Cipe: Linee guida per la riduzione dei gas serra 11 Verso una mobilità urbana sostenibile 14 Comune solarizzato 16 Il Libro verde sulle fonti rinnovabili di energia 17 Uso efficiente di energia elettrica in Italia 19 Il sistema dei trasporti 21 Premio per le città sostenibili 23 I cambiamenti climatici EDO RONCHI Ministro dell’Ambiente Spedizione abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Roma mensile di informazione del Ministero dell’Ambiente anno I n. 4 - 1998 in forma L’emergenza dei cambiamenti climatici rappresenta uno dei fronti sui quali è maggior- mente concentrato l’impegno del ministero dell’Ambiente. Si tratta di una problematica che è andata aggravandosi nell’ultimo decennio e che con ogni probabilità rappresenterà la principale sfida ambientale del prossimo secolo. Pur con le difficoltà e le contraddizioni determinate dagli enormi interessi in gioco, a livel- lo internazionale si sta delineando un quadro sempre più preciso sugli impegni da assumere. Il nostro paese ha svolto un ruolo attivo in questi anni affinché si raggiungesse un ac- cordo efficace per ridurre i rischi di un’alterazione del clima. Crediamo che Kyoto abbia rappresentato un significativo punto di non ritorno e che adesso si debba arrivare rapida- mente a una ratifica del Protocollo. Alla recente conferenza di Buenos Aires qualche passo in avanti è stato fatto (la firma del Protocollo da parte degli Usa, l’inizio di un coinvolgimento dei paesi in via di sviluppo), pur in un contesto complessivamente ancora insufficiente. Sul fronte nazionale la politica di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti deve essere articolata in un’azione a tutto campo che coinvolge il settore elettrico, dei trasporti, dell’industria, il comparto civile e quello dell’agricoltura. Per questo è stato attivato un gruppo di lavoro interministeriale che ha elaborato un documento, attualmente all’appro- l’ambiente informa Pubblicazione del Ministero dell’Ambiente Servizio Valutazione di impatto ambientale, informazione ai cittadini e della relazione sullo stato dell’ambiente Via della Ferratella in Laterano, 33- 00184 Roma Direttore editoriale Maria Rosa Vittadini Direttore responsabile Anna M. Pacilli Redazione Bruno Pulcini Progettazione grafica e stampa Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Chiuso il 15 novembre 1998 Stampato su carta ecologica totalmente priva di cloro Registrazione Tribunale di Roma n. 289/98 del 18.06.1998

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SommarioLe conclusioni della conferenzadi Buenos Aires 4

Vulnerabilità del territorio italianoai cambiamenti climatici 5

La carbon tax 7

Delibera Cipe: Linee guidaper la riduzione dei gas serra 11

Verso una mobilitàurbana sostenibile 14

Comune solarizzato 16

Il Libro verde sulle fontirinnovabili di energia 17

Uso efficiente di energiaelettrica in Italia 19

Il sistema dei trasporti 21

Premio per le città sostenibili 23

I cambiamenti climatici

EDO RONCHIMinistro dell’Ambiente

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mensile di informazione del Ministero dell’Ambiente

anno I n. 4 - 1998

in forma

L’emergenza dei cambiamenti climatici rappresenta uno dei fronti sui quali è maggior-mente concentrato l’impegno del ministero dell’Ambiente. Si tratta di una problematicache è andata aggravandosi nell’ultimo decennio e che con ogni probabilità rappresenterà laprincipale sfida ambientale del prossimo secolo.

Pur con le difficoltà e le contraddizioni determinate dagli enormi interessi in gioco, a livel-lo internazionale si sta delineando un quadro sempre più preciso sugli impegni da assumere.

Il nostro paese ha svolto un ruolo attivo in questi anni affinché si raggiungesse un ac-cordo efficace per ridurre i rischi di un’alterazione del clima. Crediamo che Kyoto abbiarappresentato un significativo punto di non ritorno e che adesso si debba arrivare rapida-mente a una ratifica del Protocollo.

Alla recente conferenza di Buenos Aires qualche passo in avanti è stato fatto (la firma delProtocollo da parte degli Usa, l’inizio di un coinvolgimento dei paesi in via di sviluppo),pur in un contesto complessivamente ancora insufficiente.

Sul fronte nazionale la politica di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti deveessere articolata in un’azione a tutto campo che coinvolge il settore elettrico, dei trasporti,dell’industria, il comparto civile e quello dell’agricoltura. Per questo è stato attivato ungruppo di lavoro interministeriale che ha elaborato un documento, attualmente all’appro-

l’ambiente informaPubblicazione del Ministero dell’Ambiente

Servizio Valutazione di impatto ambientale, informazione ai cittadini

e della relazione sullo stato dell’ambiente

Via della Ferratella in Laterano, 33- 00184 RomaDirettore editoriale Maria Rosa Vittadini

Direttore responsabile Anna M. Pacilli

Redazione Bruno Pulcini

Progettazione grafica e stampa Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato

Chiuso il 15 novembre 1998Stampato su carta ecologicatotalmente priva di cloro

Registrazione Tribunale di Roman. 289/98 del 18.06.1998

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vazione del Cipe, con il quale si definiscono lelinee guida per ridurre le emissioni nei diversisettori e gli obiettivi intermedi al 2003, 2006 e2010.

Un elemento qualificante del documentoconsiste nell’articolazione temporale degli im-pegni che i diversi Ministeri dovranno rispetta-re nell’arco del 1999 per attuare gli specificiadempimenti di settore.

Ma diverse azioni sono state già predispostenel corso del 1998.

La riforma del mercato elettrico faciliterà lariqualificazione del sistema di produzione, conla realizzazione di impianti a elevata efficienza.Nel provvedimento sono state inserite, su ri-chiesta del ministero dell’Ambiente, indicazio-ni sul risparmio elettrico e sulla diffusione del-le fonti rinnovabili che potranno rivelarsi mol-to utili per una efficace politica di riduzionedelle emissioni.

Sulla ecofiscalità si è ottenuto un significa-tivo risultato con l’inserimento nella legge Fi-nanziaria 1999 della carbon tax.

Questo provvedimento ha un rilevante va-lore ambientale. Il fatto che l’Italia abbia ag-giunto il proprio peso a quello dei cinque paesinordici che già avevano adottato, sia pure informe parziali, questo strumento, è destinato ariaprire il tema della carbon tax a livello euro-peo (e le prime decisioni del governo rosso-ver-de tedesco rappresentano una ulteriore fortespinta in questa direzione).

Sul piano interno, l’inclusione nella formu-lazione delle accise di una quota proporzionaleal contenuto di carbonio dei combustibili se-gnala la necessità di contabilizzare le esternalitàambientali e contribuirà a ridurre le emissionidi anidride carbonica di circa 10 milioni di ton-nellate/anno.

Come è noto, il ricavato della carbon tax(circa 10.000 miliardi in sei anni) dovrà an-dare a ridurre il costo del lavoro, a restituzio-ni mirate ai settori più colpiti e ad alimentareun fondo per le azioni di riduzione delleemissioni.

Ma per ottenere le notevoli riduzioni delleemissioni previste per l’Italia (circa 100 milio-ni di tonnellate equivalenti di petrolio nel2010 rispetto allo scenario tendenziale), oltreche sulla ecofiscalità, occorrerà puntare su po-litiche di coinvolgimento delle parti, indivi-duando obiettivi settoriali di riduzione delleemissioni.

Come esempio di questo processo, può es-sere citato il protocollo d’intesa tra il ministerodell’Ambiente e la Fiat, con il quale la casa au-tomobilistica si è impegnata a ridurre i consu-mi specifici medi dei propri veicoli venduti nel2005 e 2010 del 20 e del 25 per cento.

Questa operazione, oltre a comportare unvantaggio per la Fiat nel fronteggiare la concor-renza internazionale e per l’automobilista cheridurrà i consumi di carburante, garantirà nel2010 un minor onere per il paese di circa 1.000miliardi e una riduzione annua delle emissionidi CO2 di 8 milioni di tonnellate.

Proprio sugli aspetti economici e finanziaridi una politica di riduzione delle emissioni oc-corre fare chiarezza. Secondo notizie allarmisti-che riportate sui mass media, l’Italia si appre-sterebbe a pagare costi pro-capite elevati, mag-giori rispetto agli altri paesi europei, a seguito2

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degli impegni assunti con la firma del protocol-lo di Kyoto.

In realtà il ragionamento può essere capo-volto. Anziché un iniquo fardello, le riduzionipreviste possono rappresentare una straordina-ria occasione di investimento e di migliora-mento dei servizi del nostro paese nell’arco delprossimo decennio. Gli interventi per ridurre leemissioni possono essere infatti classificati intre aree.

Alla prima appartengono le azioni e le poli-tiche che consentono di accoppiare un positivoeffetto ambientale con un vantaggio economi-co per le imprese e per la collettività.

Nel settore degli usi elettrici, ad esempio, cisono ampie possibilità di ridurre il consumo dikWh con costi inferiori a quelli di produzionedell’energia elettrica. Secondo uno studiocommissionato dal ministero dell’Ambienteall’istituto californiano Ipsep, il risparmio neiconsumi elettrici in Italia al 2010 potrebbe es-sere dell’ordine di 40 miliardi di kWh (circa 20milioni di tonnellate di CO2) con un costo di50-100 lire al kWh. I nostri frigoriferi, lava-biancherie, boiler, motori elettrici, sistemi diilluminazione sono generalmente di efficienzainferiore rispetto a quella dei nostri vicini eu-ropei ed esiste quindi la possibilità di rinnovar-li riducendo contemporaneamente consumi edemissioni.

La seconda categoria di interventi per ridur-re le emissioni dei gas climalteranti è collegataalla modernizzazione del paese. Per riqualifica-re il trasporto ferroviario, per realizzare lineemetropolitane e tranviarie, per introdurre im-pianti efficienti nella generazione elettrica sa-ranno necessari capitali ingenti. A fronte di uninnalzamento del livello dei servizi del paese siavrà, come sottoprodotto, una minore riduzio-ne di anidride carbonica.

C’è infine un’ultima categoria di interventi,che riguarda le azioni che comportano un realecosto aggiuntivo per il paese.

Emblematico è il raggiungimento dell’o-biettivo del raddoppio della quota di fontienergetiche rinnovabili indicato dall’Unioneeuropea e fatto proprio dall’Italia. L’impiegodell’energia solare, eolica, idrica, geotermica edelle biomasse rappresenta soprattutto unascelta strategica sul lungo periodo (dopo il2010 si dovranno prevedere tagli molto piùconsistenti delle emissioni) e può garantire unaserie di positive ricadute (occupazione, difesadel suolo, indipendenza energetica, innovazio-ne tecnologica, esportazioni).

L’obiettivo di riduzione delle emissioni al2010 appare non solo del tutto compatibile conlo sviluppo economico del nostro paese ma puòcontribuire a renderlo più efficiente e ad acce-lerare il miglioramento della qualità dei servizi. 3

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Un anno dopo la Conferenza di Kyoto, i rappresentanti di 176Paesi si sono riuniti a Buenos Aires per rendere operativi gli im-pegni di riduzione delle emissioni di gas serra.La Conferenza ha rivestito particolare attualità vista la situa-zione sempre più grave dei cambiamenti climatici nel mondo. Il1998 si avvia a essere il più caldo tra gli anni misurati in questosecolo. E’ un anno che ha visto catastrofi chiaramente collega-te ai cambiamenti climatici: le alluvioni in Cina e nel sud-est asia-tico, gli incendi boschivi in Indonesia, l’uragano Mitch.La situazione mondiale delle emissioni di CO2 continua a peg-giorare, sulla base dei dati Ocse:- le emissioni mondiali dal 1990 al 1996 sono aumentate del 7per cento;- senza l’attuazione del Protocollo di Kyoto, entro il 2008-2012le emissioni mondiali potrebbero crescere del 30 per cento ri-spetto al 1990,aggravando ulteriormente gli sconvolgimenti cli-matici in atto.Nel periodo 1990-1996 si è riscontrato il seguente andamentodelle emissioni:- gli Stati uniti, che producono il 24 per cento delle emissionimondiali, hanno avuto una crescita del 9 per cento;- i Paesi in via di sviluppo, che producono il 38 per cento delleemissioni mondiali, hanno avuto una crescita del 26 per cento.Fra questi è da segnalare in particolare la Cina che, rappresen-tando oggi circa il 14 per cento delle emissioni mondiali, ha avu-to una crescita del 33 per cento;- l’Unione europea, che rappresenta il 14 per cento delle emis-sioni mondiali, le stesse della Cina,ha avuto un incremento con-tenuto dell’1,7 per cento.Nell’ambito dell’Unione europea si sono registrati incrementisuperiori al 10 per cento in Belgio, Danimarca, Finlandia, PaesiBassi, Portogallo e Svezia; incrementi tra il 10 e il 5 per cento inAustria, Grecia e Spagna; incrementi inferiori al 3 per cento inFrancia, Italia, Regno Unito e riduzioni in Germania e nel Lus-semburgo.Da questi numeri risultano i dati politici più rilevanti che hannoportato al negoziato di Buenos Aires:- l’importanza di una effettiva riduzione dei gas serra degli Sta-ti Uniti;- l’importanza di coinvolgere anche i Paesi in via di sviluppo inun impegno di limitazione della crescita delle loro emissioni;- la conferma delle politiche di riduzione delle emissioni dell’U-nione europea secondo gli impegni già assunti a partire dal1990.A Buenos Aires l’Unione europea, e con essa l’Italia, si propo-neva di contrastare la crescita delle emissioni in atto e di atti-vare gli strumenti necessari per attuare l’obiettivo globale delprotocollo di Kyoto, cioè una riduzione del 5,2 per cento delleemissioni dei Paesi sviluppati entro il 2008-2012.La condizione fondamentale per realizzare questo obiettivo diriduzione è l’entrata in vigore effettiva del protocollo di Kyoto,che richiede la firma e la ratifica da parte di almeno 55 Paesi cherappresentano almeno il 55 per cento del totale delle emissio-ni dei Paesi industrializzati.Con la firma,annunciata a Buenos Aires,da parte degli Stati Uni-ti del protocollo Kyoto che si aggiunge a quella dei Paesi del-

l’Unione europea, si è raggiunta tale quota che deve essere oraseguita dalla ratifica perché il protocollo divenga operativo evincolante.La conferenza di Buenos Aires, nonostante le difficoltà del con-testo negoziale e le differenti posizioni dei partecipanti, è riu-scita a concordare una base comune tra l’Unione europea, gliStati Uniti e i Paesi in via di sviluppo attraverso i seguenti pun-ti sostanziali, fissati in un programma di lavoro:- si è salvaguardato il concetto di equità e di sviluppo sosteni-bile per i Paesi in via di sviluppo, con attenzione particolare aiPaesi danneggiati dalle catastrofi climatiche, e con un riorienta-mento dell’impiego dei fondi delle Istituzioni finanziare interna-zionali, spianando la strada per risorse addizionali;- si è aperta così la via per l’associazione a impegni di limitazio-ne, su base volontaria, di alcuni Paesi in via di sviluppo;- si è collocata in questo contesto la possibilità di attivare inparticolare in tempi rapidi il meccanismo (Clean developmentmechanism) che consente la realizzazione da parte dei paesi in-dustriali di iniziative industriali e tecnologiche nei Paesi in via disviluppo;- si è ribadito e precisato che la parte principale degli obiettividi riduzione dovrà essere attuata dai Paesi industriali con poli-tiche e misure nazionali.In questo contesto, va anche considerato che entro il 2001,sulla base del terzo rapporto scientifico sui cambiamenti cli-matici del Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) do-vrà essere valutata la corrispondenza degli impegni assunti aKyoto (- 5,2% da parte dei Paesi industrializzati) rispetto alleprevisioni sulla crescita delle emissioni globali. Se l’impegno diKyoto non risulterà, come appare probabile, sufficiente dovràessere individuato un obiettivo di riduzione più avanzato, checoinvolga non solo i Paesi industrializzati ma anche quelli invia di sviluppo.In conclusione,dato l’aggravarsi dei cambiamenti climatici e sul-la base delle posizioni dell’Unione europea, ci si aspettavano ri-sultati più incisivi dalla Conferenza di Buenos Aires. In partico-lare, tempi più rapidi di attuazione degli strumenti del proto-collo, l’impegno comune dei Paesi industrializzati su alcune mi-sure di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnova-bili – già avviate in Italia – e quindi di un tetto concreto per imeccanismi flessibili.L’auspicio è che le difficoltà negoziali della Conferenza di Bue-nos Aires, che ne hanno limitato i risultati, siano superate nelprossimo anno e in tempo utile per la prossima Conferenzadelle parti e la Convenzione sui cambiamenti climatici.

Il Ministro dell’Ambiente

Le conclusioni della Conferenza di Buenos Aires

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La tendenza a un riscaldamento del clima globalesi è accentuata negli ultimi tempi: gli andamentinon corrispondono a una riscaldamento unifor-me, bensì vaste aree di riduzione si alternano adaree di incremento della temperatura. Secondo ilpiù recente rapporto dell’Ipcc (IntergovernmentalPanel on Climate Change) relativo agli impatti deicambiamenti climatici su scala regionale, in granparte dell’Europa sono stati registrati in quest’ul-timo secolo aumenti di temperatura di circa0,8°C, superiori all’incremento medio di 0,3-0,6°C della temperatura media globale fatto regi-strare nello stesso periodo.Le analisi delle serie storiche di precipitazione etemperatura disponibili a partire dal 1950 indica-no che:per il bacino del Mediterraneo- la temperatura dell’aria ha avuto una crescita

superiore alle medie mondiali;- la frequenza delle onde di calore è aumentata;per l’Italia- nell’ultima decade si sono intensificati i fenome-

ni climatici estremi (siccità, alluvioni, ecc.) ri-spetto alla serie storica dell’ultimo secolo;

- la linea di equilibrio dei ghiacciai è risalita nel-l’ultimo secolo di 100-130 metri;

- i gradi giorno (un indicatore delle temperatureinvernali) sono diminuiti del 13% tra il 1982 e il1997.

SCENARI DI EVOLUZIONEDEL CLIMA REGIONALE NEL PROSSIMO SECOLOLe previsioni più recenti confermano che il ri-scaldamento rimane più accentuato nelle zonepolari e alle alte latitudini e prevedono un incre-mento delle precipitazioni a scala globale.Gli scenari per gli anni 2030-2050 prevedono sulMediterraneo le seguenti variazioni:- in inverno un incremento di temperatura fra 1,5

e 3,5°C e una variazione delle precipitazionicompresa fra -0,2 e +0,4 mm/giorno;

- in estate un incremento della temperatura com-preso fra 0,6 e 1°C e un incremento delle pre-cipitazioni compreso fra 0,1 e 0,3 mm/giorno.

Ciò vuol dire che, in generale, temperature più ele-vate comporteranno un rafforzamento del cicloidrologico, e quindi una modifica dell’intensità de-gli episodi di siccità e delle alluvioni: in alcuni luo-ghi si potrebbe così assistere a un inseverimento diquesti fenomeni e in altri a un loro indebolimento.Viene previsto anche un aumento dell’intensitàdelle precipitazioni, e quindi la possibilità di eventipiovosi più intensi. Sulla base delle attuali cono-scenze, non è ancora possibile prevedere se ci sa-ranno modifiche nella distribuzione dei temporalipiù severi, come ad esempio i cicloni tropicali.

ALCUNI DEI POSSIBILI IMPATTI IN ITALIALe valutazioni attualmente disponibli sulla vulne-rabilità del territorio italiano ai cambiamenti cli-matici prescindono da qualsiasi considerazionelegata alla rapidità con cui i cambiamenti potreb-bero avvenire nel corso dei prossimi 50-100 an-ni. Se, come l’Ipcc ritiene possibile, i cambiamentiavverranno molto più rapidamente di quanto ac-caduto nel corso degli ultimi 10.000 anni di vitadel pianeta Terra, ci sarà un ulteriore fattore divulnerabilità di cui attualmente non è possibiletenere conto.Aree costiereIn Italia la tendenza all’aumento del livello del ma-re negli ultimi cento anni è stata nella media glo-bale e dell’ordine di 1-2 mm/anno. Per i prossimi30-40 anni l’aumento di livello del mare, dovutoall’incremento di temperatura, dovrebbe inveceessere compreso tra 5 e 29 centimetri.All’incircametà dell’innalzamento sarà dovuto allo sciogli-mento dei ghiacciai continentali ed eventualmen-te delle calotte.L’aumento di livello del mare è destinato a pro-durre effetti sulla fascia costiera: invasione di areemolto basse e delle paludi costiere; accelerazionedell’erosione delle coste; aumento della salinitànegli estuari e nei delta a causa dell’ingresso delcuneo salino; incremento delle infiltrazioni di ac-qua salata negli acquiferi della fascia litoranea. Lecoste basse sarebbero inoltre maggiormente sog-gette ad allagamenti nel caso di eventi meteorolo-gici che provochino onde di altezza eccezionale; ildeflusso dei fiumi nel mare sarebbe più difficolto-so e aumenterebbero le probabilità di straripa-menti e di alluvioni nel caso di forti piene.L’impatto sulle coste potrebbe essere ben più gra-ve se contemporaneamente si verificasse una ri-duzione delle precipitazioni: diminuirebbero leportate dei corsi d’acqua e aumenterebbe l’e-mungimento delle falde acquifere in ambiente co-

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stiero. Se venisse incrementato il numero di baci-ni artificiali per costituire nuove riserve di acqua,si avrebbe un ulteriore calo nel trasporto solido,necessario al ripascimento delle spiagge, e l’im-patto sulle coste sarebbe assai più vistoso.Processi di degradazione del territorioe dissesto idrogeologicoLe previste modificazioni dei regimi delle pioggeindicano un aumento delle precipitazioni nel cen-tro-nord, con conseguenti rischi di alluvioni e didissesto idrogeologico. Una significativa diminu-zione di piovosità, associata a un sensibile aumen-to delle temperature medie, sembra destinata in-vece a instaurare processi di aridificazione del ter-ritorio nell’Italia centromeridionale e nelle isole.Le alluvioni così come l’aridificazione causerannoeffetti sulla produttività dei suoli e sulla loro ero-dibilità, sulla stabilità dei versanti, sui regimi deicorsi d’acqua e sul loro trasporto solido, sull’ali-mentazione delle falde acquifere.Il quadro degli effetti sul suolo e sul bilancio idro-logico evidenzia quanto gravi potrebbero esserele conseguenze sulla produzione agricola, sulleopere idrauliche e sulla vulnerabilità degli inse-diamenti umani, sulle risorse idriche, sulla produ-zione di energia, ecc.GhiacciaiNell’ultimo secolo la linea di equilibrio nei ghiac-ciai italiani è risalita di una quota valutata tra 100e 130 metri, attribuibile all’aumento della tempe-ratura media annua. Un proseguimento dell’at-tuale tendenza al riscaldamento climatico po-trebbe portare alla scomparsa nei prossimi 100anni del 95% dei ghiacciai alpini attualmente esi-stenti e all’estinzione di molti piccoli ghiacciai en-tro pochi decenni.Ecosistemi forestaliGli ecosistemi forestali dipendono strettamentedal clima sia per la loro distribuzione che per laloro produttività e efficienza.Aumenti di tempe-ratura media annuale pari a 2-4°C potrebberodeterminare uno sconvolgimento nella distribu-zione territoriale della vegetazione forestale conuno spostamento verso l’alto (in senso altimetri-co e latitudinale) delle diverse fasce fitoclimati-che: il cambiamento della composizione specificadei nostri boschi potrà verificarsi soprattuttonella fascia montana e subalpina, con probabile ri-duzione dell’estensione delle specie (per esem-pio, abete rosso, larice, forse abete bianco) tipica-mente continentali.Cresceranno i rischi di incendio in estate per lavegetazione mediterranea e di incendi invernaliper le foreste alpine; si può inoltre prevedere unincremento dei danni da valanghe.

I DATI DELLA TEMPERATURA

L’aumento della temperatura su scala planeta-ria ha subito un’accelerazione nel corso del-l’ultimo anno e mezzo. Secondo la NationalOceanic and Atmospheric Administration (Noaa),agenzia del governo statunitense, a settembreper il diciasettesimo mese consecutivo si è re-gistrato il livello mensile di temperatura piùelevato misurato nel periodo 1880-1998. Neiprimi nove mesi del 1998 l’aumento è stato di0,6°C rispetto alla media dello stesso periodo(fig.1). Il 1998 si avvia quindi a superare i livellidel 1997, che era stato l’anno più caldo del se-colo.La Noaa ha inoltre riportato i dati relativi allaricostruzione dell’andamento della tempera-tura degli ultimi 600 anni, ottenuta mediante lacalibrazione di una serie di indicatori climatici(analisi della composizione dei ghiacci, deglianelli degli alberi, dei coralli, ecc.), da cui sievince che le temperature più elevate si sonoregistrate negli ultimi anni (fig.2).

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Fonte: Noaa

Fonte: Nature (vol. 392, 23 aprile 1998)

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Recentemente le politiche di tutela dell’ambientehanno subito una significativa evoluzione. Dall’ap-proccio prevalente di tipo “comando e controllo”,associato a un consistente impegno finanziariopubblico per infrastrutturazione ambientale, si èpassati all’uso gradualmente più esteso di stru-menti economici e fiscali.A determinare questo mutamento di strategia haconcorso non solo l’inefficacia delle politiche dicomando e controllo,dovuta anche agli elevati co-sti amministrativi del controllo, ma anche la con-statata debolezza di un modello di intervento inprevalenza basato su azioni di riparazione del dan-no ambientale.In questo quadro l’attenzione si è spostata suglistrumenti di mercato, in grado di orientare la con-venienza degli operatori verso scelte a minore im-patto ambientale e di rafforzare le politiche diprevenzione del danno.Negli ultimi anni il Governo ha adottato incentiviper la rottamazione delle auto, diversificati in fun-zione dell’inquinamento prodotto; ha concessosgravi fiscali per interventi di risparmio energeti-co associati al recupero del patrimonio edilizio;haridotto le tasse automobilistiche per le autovettu-re meno inquinanti (con motore elettrico, a me-tano o a Gpl). Ha introdotto inoltre due impor-tanti tasse ambientali con lo scopo di ridurre leemissioni di anidride solforosa (SO2) e quelle diossidi di azoto (NOx) prodotte dai grandi impian-ti di combustione.Il collegato alla legge finanziaria attualmente in di-scussione in sede parlamentare adotta, a partiredal 1999, un altro importante strumento fiscale diregolazione ambientale: la cosiddetta carbontax, che impone un tributo sulle emissioni di ani-dride carbonica (CO2).L’introduzione della carbon tax, che finora è stataadottata nell’Unione europea solo dai paesi scan-dinavi (Svezia, Finlandia e Danimarca) e dal 1996

dall’Olanda, si propone di controllare uno dei piùpreoccupanti fenomeni di alterazione dell’am-biente: il riscaldamento globale del pianeta dovu-to alle emissioni di gas serra e i conseguenti cam-biamenti climatici.L’importanza degli strumenti fiscali è stata indicatanella Comunicazione della Commissione europeaClimate Change - Towards an UE post-Kyoto strategy,presentata dopo la Conferenza di Kyoto del 1997.La carbon tax dà dunque attuazione agli accordimaturati in sede internazionale.La norma accolta dalla legge finanziaria soddisfadue esigenze.Da una parte armonizza a livello del-l’Unione europea il sistema delle accise gravantisui combustibili fossili, secondo i criteri stabiliticon la proposta di direttiva presentata dal Com-missario Monti. Dall’altra applica un tributo all’a-nidride carbonica prodotta dai diversi combusti-bili commisurato alla quantità di gas emesso.Lo scopo della norma è chiaro: disincentivare l’u-so dei prodotti energetici ad alto contenuto dicarbonio a favore di quelli a basso contenuto; fa-vorire le iniziative tendenti a elevare l’efficienzaenergetica; assecondare l’uso di fonti di energiarinnovabile. In breve, riorientare i consumi in sen-so favorevole all’ambiente contenendo progressi-vamente la produzione di gas serra.La norma soddisfa tutte le principali caratteristi-che cui deve rispondere la tassazione ambientale.• Internalizza i costi ambientali (esternalità) asso-ciati alle emissioni di anidride carbonica, realizzan-do il principio della responsabilità dell’inquinato-re.Nel solo settore elettrico tali costi sono pari a25.000 miliardi di lire l’anno.• E’ applicata con gradualità, raggiungendo i livellidi imposizione previsti nell’arco di sei anni (10.000miliardi di lire entro il 2004). Il lieve incrementodelle accise e quindi del prezzo finale dei combu-stibili nel primo anno ha dunque l’effetto di “an-nuncio” e il non breve periodo di adeguamento

La carbon tax

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delle accise ai nuovi livelli ha lo scopo di evitareconseguenze traumatiche per le imprese e i con-sumatori. L’aumento differenziato delle accise e laconseguente correzione del sistema relativo deiprezzi dei prodotti energetici utilizza, in sostanza,il mercato come sistema di comunicazione.• Non determina un aumento della pressione fi-scale, in quanto adotta il criterio dell’invarianzadel gettito. I maggiori tributi sui prodotti energe-tici infatti o sono restituiti sotto forma di riduzio-ne degli oneri sociali gravanti sul costo del lavoroe di tasse particolari, quale la sovrattassa sul die-sel, o servono per compensare i settori più colpi-ti o, ancora, sono utilizzati per incentivare il mi-glioramento dell’efficienza energetica e lo svilup-po delle fonti di energia rinnovabile. La costituzio-ne di fondi incentivanti riveste un ruolo centraleper rendere operativi gli accordi di programmatra governo e industria (elettrodomestici ad altaefficienza energetica, motori elettrici, veicoli abasso consumo, fotovoltaico, ecc.) necessari perrealizzare questi obiettivi.• Produce significativi effetti sull’ambiente. Si stimache alla fine del 2004, quando sarà definitivamenteapplicato il nuovo sistema di accise, si avrà una ridu-zione di circa 12 milioni di tonnellate di anidride car-bonica.Con riferimento agli obiettivi nazionali di ri-duzione delle emissioni indicati nella proposta diDelibera Cipe predisposta dal Comitato intermini-steriale post-Kyoto,tale livello rappresenta un quar-to del totale fissato a quella data.• Ha, inoltre, positive ricadute economiche. La re-stituzione del maggior gettito per ridurre il costodel lavoro favorisce l’occupazione; l’incrementodei prezzi finali dell’energia e la ridefinizione subasi razionali del sistema relativo dei prezzi solle-cita l’efficienza del sistema e nuovi investimenti.• Contribuisce, infine, a superare l’attuale parados-so fiscale dovuto a un meccanismo impositivo chegrava più su risorse abbondanti, quale il lavoro, emeno su risorse scarse quali quelle naturali. La car-bon tax sposta infatti il prelievo dal lavoro all’ener-gia soddisfacendo uno dei principi fondamentali sucui si basa l’auspicata riforma fiscale verde.

Articolo 8 della legge finanziariaTASSAZIONE SULLE EMISSIONIDI ANIDRIDE CARBONICAE MISURE COMPENSATIVETesto approvato dalla Camera dei Deputati

1. Al fine di perseguire l’obiettivo di riduzione delleemissioni di anidride carbonica derivanti dall’impiegodi oli minerali secondo le conclusioni della Conferen-za di Kyoto del 1°-11 dicembre 1997, le aliquote delleaccise sugli oli minerali sono rideterminate in confor-mità alle disposizioni dei successivi commi.2. La variazione delle accise sugli oli minerali per le fi-nalità di cui al comma 1 non deve dar luogo a aumen-ti della pressione fiscale complessiva. A tal fine sonoadottate misure fiscali compensative e in particolaresono ridotti i prelievi obbligatori sulle prestazioni di la-voro.3. L’applicazione delle aliquote delle accise come ride-terminate ai sensi del comma 7 e la modulazione degliaumenti delle stesse aliquote di cui al comma 5 suc-cessivamente all’anno 2000 sono effettuate in relazio-ne ai progressi nell’armonizzazione della tassazioneper le finalità di cui al comma 1 negli Stati membri del-l’Unione europea.4. La misura delle aliquote delle accise vigenti,di cui al-la voce “Oli minerali” dell’allegato I al testo unico ap-provato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, e successive modificazioni, e al numero 11 dellatabella A allegata al medesimo testo unico, nonché lamisura dell’aliquota stabilita nel comma 7, sono ride-terminate a decorrere dal 1° gennaio 2005 nelle misu-re stabilite nell’allegato 1 annesso alla presente legge.5. Fino al 31 dicembre 2004 le misure delle aliquotedelle accise sugli oli minerali che, rispetto alla data dientrata in vigore della presente legge, valgono a titolodi aumenti intermedi,occorrenti per il raggiungimentoprogressivo della misura delle aliquote decorrenti dal1° gennaio 2005, sono stabilite con decreti del Presi-dente del Consiglio dei ministri, su proposta dell’ap-posita Commissione del Cipe, previa deliberazione delConsiglio dei ministri.6.Fino al 31 dicembre 2004 e con cadenza annuale,peril conseguimento degli obiettivi di cui al comma 1, te-nuto conto del valore delle emissioni di anidride car-bonica conseguente all’impiego di oli minerali nell’an-no precedente, con i decreti di cui al comma 5 sonostabilite le misure intermedie delle aliquote in mododa assicurare in ogni caso un aumento delle singole ali-quote proporzionale alla differenza, per ciascuna tipo-logia di olio minerale, tra la misura di tali aliquote alladata di entrata in vigore della presente legge e la mi-sura delle stesse stabilite nell’allegato di cui al comma4, nonché il contenimento dell’aumento annuale dellemisure intermedie in non meno del 10 per cento e innon più del 30 per cento della predetta differenza.

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7.A decorrere dal 1° gennaio 1999 è istituita un’impo-sta sui consumi di lire 1.000 per tonnellata di carbone,coke di petrolio, bitume di origine naturale emulsiona-to con il 33 per cento di acqua, denominato “Orimul-sion” (NC 2714), impiegati negli impianti di combu-stione, come definiti dalla direttiva 88/609/Cee delConsiglio, del 24 novembre 1988. Per il carbone e glioli minerali destinati alla produzione di energia elettri-ca,di cui al numero 11 della tabella A dell’allegato 1 an-nesso alla presente legge, le percentuali di cui al com-ma 6 sono fissate, rispettivamente, nel 5 e nel 20 percento.8. L’imposta è versata, a titolo di acconto, in rate tri-mestrali sulla base dei quantitativi impiegati nell’annoprecedente. Il versamento a saldo si effettua alla finedel primo trimestre dell’anno successivo unitamentealla presentazione di apposita dichiarazione annualecon i dati dei quantitativi impiegati nell’anno prece-dente, nonché al versamento della prima rata di ac-conto. Le somme eventualmente versate in eccedenzasono detratte dal versamento della prima rata di ac-conto e, ove necessario, delle rate successive. In casodi cessazione dell’impianto nel corso dell’anno, la di-chiarazione annuale e il versamento a saldo sono ef-fettuati nei mesi successivi.9. In caso di inosservanza dei termini previsti al com-ma 8 si applica la sanzione amministrativa del paga-mento di una somma di denaro dal doppio al quadru-plo dell’imposta dovuta, fermi restando i principi ge-nerali stabiliti dal decreto legislativo 18 dicembre1997, n. 472. Per ogni altra inosservanza delle disposi-zioni del comma 8 si applica la sanzione amministrati-va prevista dall’articolo 50 del testo unico approvatocon decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504.10. Le maggiori entrate derivanti per effetto delle di-sposizioni di cui ai commi precedenti sono destinate:a) a compensare la riduzione degli oneri sociali gra-vanti sul costo del lavoro;b) a compensare il minor gettito derivante dalla ri-duzione, operata annualmente nella misura percen-tuale corrispondente a quella dell’incremento, per ilmedesimo anno, dall’accisa applicata al gasolio perautotrazione, della sovrattassa di cui all’articolo 8del decreto legge 8 ottobre 1976, n. 691, convertito,con modificazioni, dalla legge 30 novembre 1976, n.786. Tale sovrattassa è abolita a decorrere dal 1°gennaio 2005;c) a compensare i maggiori oneri derivanti dall’au-mento progressivo dell’accisa applicata al gasolio dariscaldamento e al gas di petrolio liquefatto anchemiscelato ad aria e distribuito attraverso reti cana-lizzate nelle province nelle quali oltre il 70 per cen-to dei comuni ricadono nella zona climatica F di cuial decreto del Presidente della Repubblica 26 ago-sto 1993, n. 412, nei comuni non metanizzati rica-denti nella zona climatica E di cui al predetto de-

creto del Presidente della Repubblica e individuaticon decreto del Ministro delle finanze, di concertocon il Ministro dell’industria, del commercio e del-l’artigianato, e nei comuni della regione Sardegna edelle isole minori, nonché a consentire a decorreredal 1999, ove occorra anche con credito di imposta,una riduzione del costo del gasolio da riscaldamen-to impiegato nei territori dei predetti comuni noninferiore a lire 200 per ogni litro e una riduzione delcosto del gas di petrolio liquefatto miscelato ad ariae distribuito attraverso reti canalizzate corrispon-dente al contenuto di energia del gasolio da riscal-damento;d) a compensare la riduzione degli oneri gravanti sugliesercenti le attività di trasporto merci per conto ter-zi da operare, ove occorra, anche mediante credito diimposta pari all’incremento,per il medesimo anno,del-l’accisa applicata al gasolio per autotrazione;e) a misure compensative di settore con incentivi perla riduzione delle emissioni inquinanti, per l’efficienzaenergetica e le fonti rinnovabili.11. La Commissione del Cipe,di cui al comma 5,nel ri-spetto della normativa comunitaria in materia,può de-liberare riduzioni nella misura delle aliquote applicate,fino alla completa esenzione, per i prodotti utilizzatinel quadro di progetti pilota o nella scala industrialeper lo sviluppo di tecnologie innovative per la prote-zione ambientale e il miglioramento dell’efficienzaenergetica.12.A decorrere dal 1° gennaio 1999 l’accisa sulla ben-zina senza piombo è stabilita nella misura di lire1.022.280 per mille litri. Le maggiori entrate concor-rono a compensare gli oneri connessi al contributo dicui al comma 10, lettera c), ferma restando la destina-zione disposta dall’articolo 5, comma 2 del decretolegge 1° luglio 1996, n. 346, convertito, con modifica-zioni, dalla legge 8 agosto 1996, n. 428 per la prosecu-zione della missione di pace in Bosnia.13.Al comma 1 dell’articolo 3 della legge 14 novem-bre 1995, n. 481, è aggiunto, infine, il seguente perio-do: “Ai fini dell’applicazione delle disposizioni dellapresente legge, sono da considerare servizi le attivitàdi trasmissione, trasporto e distribuzione di energiaelettrica e le attività di trasporto e distribuzione digas naturale”.14. Per il settore del gas, relativamente alle attività ditrasporto, le disposizioni di cui all’articolo 3 della leg-ge 14 novembre 1995, n. 481, si applicano nei tempi econ le modalità che saranno previste nel decreto legi-slativo di attuazione della direttiva comunitaria n.98/30.15.Con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 17,comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono det-tate norme di attuazione delle disposizioni di cui alpresente articolo, fatta eccezione per quanto previstodalla lettera a) del comma 10.

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Tabella A

Impieghi degli oli minerali che comportano l’esenzio-ne dell’accisa o l’applicazione di un’aliquota ridotta,sotto l’osservanza delle norme prescritte

Impieghi Agevolazioni

11. Produzioni, diretta o indiretta,di energia elettrica con impiantiobbligati alla denuncia prevista dal-le disposizioni che disciplinanol’imposta di consumo sull’energiaelettrica:

metano lire 8,5per metro cubo

gas di petrolio liquefatti lire 13.200per mille chilogrammi

gasolio lire 32.210per mille litri

olio combustibile e oli minerali greggi, naturali lire 41.260

per mille chilogrammi

In caso di autoproduzione di energia elettrica, le ali-quote sono ridotte al 10 per cento, quale che sia ilcombustibile impiegato.

L’agevolazione è accordata:a) ai prodotti petroliferi nei limiti dei quantitativi im-piegati nella produzione di energia elettrica;b) agli oli minerali greggi, naturali, impiegati nella stes-sa area di estrazione per la produzione e l’autoprodu-zione di energia elettrica e vapore;c) agli oli minerali impiegati in impianti petrolchimiciper l’alimentazione di centrali combinate termoelet-triche per l’autoproduzione di energia elettrica e va-pore tecnologico per usi interni.11 bis. In caso di produzione di energia elettrica inte-grata con impianti di gasificazione, assimilata alle fontirinnovabili ....esenzione.

Allegato 1 (Articolo 8, comma 4)

Elenco dei prodotti assoggettati a imposizione e aliquote vigenti alla data del 1° gennaio 2005

OLI MINERALI Benzina: lire 1.150.248 per mille litri.Benzina senza piombo: lire 1.150.248 per mille litri.Petrolio lampante o cherosene:usato come carburante: lire 758.251 per mille litri;usato come combustibile per riscaldamento: lire758.251 per mille litri.Olio da gas o gasolio:usato come carburante: lire 905.856 per mille litri;usato come combustibile per riscaldamento: lire905.856 per mille litri.

Olio combustibile usato per riscaldamento(1):a) ad alto tenore di zolfo (ATZ): lire 844.098 per millechilogrammi;b) a basso tenore di zolfo (BTZ): lire 423.049 per mil-le chilogrammi.Olio combustibile per uso industriale(1):a) ad alto tenore di zolfo (ATZ): lire 249.257 per millechilogrammi;b) a basso tenore di zolfo (BTZ): lire 120.128 per mil-le chilogrammi.Gas di petrolio liquefatti (GPL):usati come carburanti: lire 400.000 per mille chilo-grammi;usati come combustibile per riscaldamento: lire400.000 per mille chilogrammi.Gas metano:per autotrazione: lire 200 per metro cubo;per combustione per usi industriali: lire 40 per metro cubo;per combustione per usi civili:a) per usi domestici di cottura cibi e produzione acquacalda di cui alla tariffa T1 prevista dal provvedimentoCip n. 37 del 26 giugno 1986: lire 90 per metro cubo;b) per uso di riscaldamento individuale a tariffa T2 finoa 250 metri cubi annui: lire 159 per metro cubo;c) per altri usi civili: lire 349 per metro cubo;per i consumi nei territori di cui all’articolo 1 del te-sto unico delle leggi sugli interventi nel Mezzogiorno,approvato con decreto del Presidente della Repubbli-ca 6 marzo 1978, n. 218, si applicano le seguenti ali-quote:a) per gli usi di cui alle precedenti lettere a) e b): lire78 per metro cubo;b) per gli altri usi civili: lire 250 per metro cubo.Carbone impiegato negli impianti di combustione dicui alla direttiva n.88/609/Cee del Consiglio del 24 no-vembre 1988: lire 41.840 per mille chilogrammi(2).Coke di petrolio impiegato negli impianti di combu-stione di cui alla direttiva 88/609/Cee del Consigliodel 24 novembre 1988: lire 59.240 per mille chilo-grammi(2).Bitume di origine naturale emulsionato con il 30 percento di acqua, denominato “Orimulsion” (NC 2714),impiegato negli impianti di combustione di cui alla di-rettiva 88/609/Cee del Consiglio, del 24 novembre1988: lire 30.830 per mille chilogrammi(2).

(1) Le aliquote si riferiscono agli oli combustibili densi. Le misceledi oli combustibili densi con oli da gas per la produzione di oli com-bustibili semifluidi, fluidi e fluidissimi sono tassate tenendo contodelle aliquote relative ai prodotti impiegati nelle miscele e secon-do le seguenti percentuali di utilizzo: semifluidi: densi 75 per cen-to, oli da gas 25 per cento; fluidi: densi 70 per cento, oli da gas 30per cento; fluidissimi: densi 5 per cento, oli da gas 95 per cento.Glioli combustibili si considerano densi se hanno una viscosità (V), a50°C, superiore a 91 centistokes, si considerano semifluidi se han-no una viscosità (V), a 50°C, superiore a 37,4 ma non a 91 centi-stokes, fluidi se hanno una viscosità (V), a 50°C,da 21,2 a 37,4 cen-tistokes e fluidissimi se hanno una viscosità (V), a 50°C, inferiore a21,2 centistokes.(2) Le aliquote indicate per carbone, coke di petrolio e bitume diorigine naturale emulsionato con il 30 per cento di acqua, deno-minato “Orimulsion” valgono per i rapporti TEP/T, rispettivamen-te pari a 0,640-0,830-0,672.

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La delibera del Cipe (approvata inquesti giorni) messa a punto dal Gruppodi lavoro interministeriale per l’attuazio-ne del protocollo di Kyoto, sulla base de-gli indirizzi della delibera del Cipe del3 dicembre 1997 (istitutiva del Gruppostesso), contiene in allegato il documen-to Linee guida per le politiche e misure na-zionali di riduzione delle emissioni dei gasserra.

Le Linee guida definiscono il quadrodi riferimento per l’elaborazione dei pro-grammi necessari a assicurare la coerenzadell’Italia con gli impegni sottoscritti allaIII Conferenza delle parti a Kyoto il 10dicembre 1997 (Convenzione sui cam-biamenti climatici) e con gli obblighi as-sunti con la successiva decisione delConsiglio dei ministri dell’Ambiente del-l’Unione europea del 17 giugno 1998.

Tale decisione, in particolare, stabilisceche l’Italia, entro il 2008-2012, riduca leproprie emissioni del 6,5% rispetto ai livel-li del 1990. L’entità di questa riduzione cor-risponde, secondo le stime della Commis-sione europea, a circa 100 milioni di ton-nellate di anidride carbonica equivalente ri-spetto allo scenario tendenziale al 2010.

Le Linee guida individuano 6 azioninazionali per la riduzione delle emissionidei gas serra:• aumento di efficienza del sistema elet-

trico;• riduzione dei consumi energetici nel

settore dei trasporti;• produzione di energia da fonti rinno-

vabili;• riduzione dei consumi energetici nei

settori industriale/abitativo/terziario;

• riduzione delle emissioni nei settorinon energetici;

• assorbimento delle emissioni di carbo-nio dalle foreste.Per ogni azione nazionale sono indivi-

duati gli obiettivi di riduzione delle emis-sioni da raggiungere entro il 2003, il2006 e il 2008-2012.

La definizione degli obiettivi per ognisingola azione è necessaria sia per indivi-duare e quantificare i programmi di ridu-zione delle emissioni sia per verificarnel’attuazione, come richiesto dall’Unioneeuropea.

Aumento di efficienza del sistema elettri-co. Il rinnovo di una parte del parco ter-moelettrico italiano è motivato dal pun-to di vista economico oltre a essere unanecessità ambientale. Ciò vuol dire chegli impianti a bassa efficienza potrannoessere riautorizzati solo se saranno ri-strutturati mediante il ricorso alle mi-gliori tecniche disponibili per la prote-zione dell’ambiente. La stessa liberalizza-zione del mercato elettrico renderà ne-cessario il miglioramento del consumospecifico degli impianti.

Riduzione dei consumi energetici nelsettore dei trasporti. Per la riduzione delleemissioni di anidride carbonica prodottadalla combustione dei carburanti sonoindividuate diverse misure:

- utilizzazione di biocarburanti, damiscelare nelle benzine e nei gasoli;

- realizzazione di misure per il con-trollo del traffico urbano e per la promo-zione di forme alternative alla mobilitàprivata;

- dotazione di autoveicoli elettrici o abasso consumo per le flotte pubbliche ele aziende di trasporto pubblico;

- sostituzione di autoveicoli a alti con-sumi con autoveicoli a emissioni basse;

- realizzazione di linee ferroviarie etranviarie per il trasporto di massa nellearee urbane e metropolitane;

- trasferimento delle merci dalla stra-da alla ferrovia e al cabotaggio.

Produzione di energia da fonti rinnova-bili. Il Libro bianco della Commissioneeuropea individua nello sviluppo dellefonti rinnovabili uno dei settori più pro-mettenti in termini di innovazione ecreazione di nuova occupazione. 11

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Delibera Cipe: Linee guida per la riduzione dei gas serra

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Particolari occasioni di crescita in Italiasono legate alla possibilità, ancora in granparte inesplorata, di utilizzare la fonte eoli-ca e le biomasse. All’impiego energeticodelle biomasse sono connesse tre azioni po-sitive: la produzione di energia; l’aumentodella superficie forestata e boschiva utile perl’assorbimento del carbonio; il rafforza-mento di presidi naturali per la difesa delsuolo contro il dissesto idrogeologico.

Risulta inoltre molto promettente lapossibilità di diffusione del solare termi-co per rispondere a una domanda diffusadi servizi energetici “personalizzati”.

Riduzione dei consumi energetici neisettori industriale/abitativo/terziario. Lemisure sono tutte orientate a incentivaree sostenere la domanda di risparmioenergetico attraverso l’indicazione distandard e norme tecniche da un lato e lapromozione di accordi volontari dall’al-tro.

In particolare, sono previste azioni fi-nalizzate a promuovere:

- aumento della penetrazione del gasnaturale negli usi civili e industriali;

- standard e accordi volontari per l’ef-ficienza energetica nelle produzioni in-dustriali;

- riduzione dei consumi elettrici, deiconsumi per il riscaldamento e il condi-zionamento, delle perdite termiche dagliedifici.

Tra le misure potrà essere inclusa lapromozione dell’uso di biocombustibiliper il riscaldamento.

Riduzione delle emissioni nei settorinon energetici. Le misure, sebbene sianoriferite a modeste quantità assolute di gasserra, sono tuttavia rilevanti per il poteredi riscaldamento dei gas considerati (pro-tossido di azoto, metano, ecc.), di gran

lunga superiore a quello dell’anidridecarbonica. Tali misure riguardano l’indu-stria chimica, la zootecnia e la gestionedei rifiuti.

Assorbimento delle emissioni di carbo-nio dalle foreste. Non sono a oggi ancoradefinite in modo chiaro le procedure pervalutare gli assorbimenti netti di carbo-nio e è quindi difficile fornire stime su-periori a quelle cautelative. Questo nonvuol dire che non debbano essere avviatida subito programmi per il recupero a“bosco produttivo” di vaste aree incolte oabbandonate, in particolare nella dorsaleappenninica.

La delibera Cipe indica tempi precisiai vari Ministeri per l’adozione di iniziati-ve coerenti con il raggiungimento degliobiettivi di riduzione fissati. A partire dal-l’approvazione della delibera dovrannoessere sottoposti al Cipe i seguenti atti:entro tre mesi • Programma nazionale di ricerca sul

clima• Programma nazionale per l’informa-

zione sui cambiamenti climatici• Programma nazionale per la valoriz-

zazione delle biomasse agricole e fo-restali

• Libro bianco per la valorizzazione del-le fonti rinnovabili

entro nove mesi • Criteri per l’applicazione delle miglio-

ri tecniche disponibili per innalzarel’efficienza energetica negli impiantidi produzione di energia elettrica

• Standard e linee guida per l’innalza-mento dell’efficienza energetica neiconsumi finali del settore civile e indu-striale.

Entro il mese di giugno 1999 dovrannoinfine essere definite le misure a favore del-le imprese che partecipano ai programmidi cooperazione internazionale nell’ambitodei meccanismi del protocollo di Kyoto.12

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OBIETTIVI DI RIDUZIONE DI ANIDRIDE CARBONICA (CO2) DA RAGGIUNGERE ENTRO IL 2008-2012

Azioni nazionali per la riduzione milioni di tonnellate delle emissioni dei gas serra di anidride carbonica

1. Aumento di efficienza del sistema elettrico -20/232. Riduzione dei consumi energetici nel settore

dei trasporti -18/213. Produzione di energia da fonti rinnovabili -18/204. Riduzione dei consumi energetici nei settori

industriale/abitativo/terziario -24/295. Riduzione delle emissioni nei settori

non energetici -15/196. Assorbimento delle emissioni di carbonio

dalle foreste (-0,7)Totale -95/112

Impianto di stoccaggio biomasse (Archivio Enea)

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PRIME VALUTAZIONI SUI COSTI

E’ possibile fornire solo una prima va-lutazione, che ha un valore indicativo,dei costi degli interventi necessari perraggiungere gli obiettivi fissati.

Gli investimenti ammontano a circa100.000 miliardi di lire in 10-14 anni, dicui almeno il 25% fa riferimento al con-seguimento di obiettivi non esplicita-mente connessi alla riduzione delle emis-sioni di gas serra. La maggior parte degliinterventi ha effetti benefici in termini diprotezione dell’ambiente locale, di inno-vazione e di miglioramento dell’efficienzaenergetica: quest’ultimo beneficio porta auna riduzione del consumo di fonti pri-marie pari a circa 80.000-85.000 miliardidi lire, assumendo un costo medio del ba-rile nei prossimi anni di 20 dollari.

In prima approssimazione si può va-lutare che l’attuazione del protocollo diKyoto comporta un investimento pub-blico pari a 20.000-25.000 miliardi dilire in 10-14 anni; una cifra valutata pereccesso poiché non quantifica i benefi-ci indiretti in termini di tutela ambien-tale e di diffusione dell’innovazionetecnologica. 13

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IL “PATTO GENERALEPER L’ENERGIA E L’AMBIENTE”

Le politiche per un rapporto sostenibile energia/am-biente dovranno guardare sempre più, oltre agliobiettivi propriamente energetici (sicurezza degliapprovvigionamenti, valorizzazione delle risorse na-zionali, competitività delle imprese e dei prodotti),alla necessità di preservare l’ambiente locale e glo-bale, alla disponibilità di tecnologie, alla capacità diusare le risorse in modo sostenibile e di servire gliutenti in modo equo.La conferenza sull’Energia e l’Ambiente (Roma, 25-28 novembre 1998) si colloca pienamente in questonuovo scenario, tentando di definire i cardini in ba-se ai quali proporre un metodo di governo condivi-so di questa nuova complessità. Proprio in occasio-ne della Conferenza verrà sottoscritto, alla presen-za del Presidente della Repubblica, il Patto generaleper l’energia e l’ambiente. Il Patto generale, della cuielaborazione è stato incaricato il Cnel, dà indicazio-ne degli indirizzi generali, degli obiettivi e delle azio-ni da promuovere su cui attivare gli accordi volon-tari che lo renderanno operativo; accordi che sonosettoriali, territoriali o aziendali.Gli elementi innovativi degli accordi volontari ri-spetto ai sistemi tradizionali derivano dal fatto chegli obiettivi vengono definiti in maniera consensualetra pubblica amministrazione, imprese e altri sog-getti, superando il sistema rigido di comando/con-trollo, e che le imprese sono spinte ad avere atteg-giamenti propositivi.Evidentemente le condizioni a monte per un otti-male utilizzo degli accordi è che esistano politichechiare e che il mercato sia correttamente regolato.Il “Patto generale per l’energia e l’ambiente” è dun-que un’intesa generale tra tutti i soggetti interessa-ti, con una tappa intermedia rispetto al 2010,espressione della volontà politica di tutti i potenzia-li sottoscrittori ad assumere il sistema degli accor-di volontari come procedura privilegiata per la defi-nizione delle azioni settoriali e territoriali che ri-guardano il rapporto energia/ambiente.Un’intesa che si configura quindi come una carta di in-tenti,di indirizzo e di guida nei comportamenti dei di-versi soggetti,entro cui le parti potranno sviluppare li-beramente accordi di settore e accordi territoriali.

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Considerate l’importanza della firma del Proto-collo di Kyoto e le implicazioni della Direttiva eu-ropea sulla qualità dell’aria n.96/62, il ministerodell’Ambiente ha ritenuto opportuno affrontarein modo più incisivo la problematica della mobi-lità urbana.Negli ultimi due anni in Italia si è registrato un de-ciso salto di qualità nelle politiche di sostegno al-la diffusione di veicoli a bassissimo impatto am-bientale.Al fine di ridurre le difficoltà di acquistodei veicoli a basso impatto ambientale, sono sta-te previste diverse tipologie di incentivazione.Nel caso di rottamazione di un veicolo usato èpossibile ottenere dallo Stato un contributo di 3,5milioni di lire nel caso di auto elettriche e di800.000 lire nel caso di veicoli a gas, cifre che siraddoppiano con il contributo delle case produt-trici.L’incentivo per questi veicoli è proseguito an-che dopo la fine degli incentivi alla rottamazione.E’ stato inoltre previsto dalla legge 194/1998 cheil 5% dei finanziamenti per gli acquisti di nuovi au-tobus per il trasporto urbano (88 miliardi di lireentro il 2000) debba essere destinato a mezzielettrici o a gas.Due provvedimenti del ministero dell’Ambientepotranno inoltre avere un notevole impatto sullamobilità urbana.

DECRETO “MOBILITÀ SOSTENIBILENELLE AREE URBANE”Questo decreto, firmato il 27 marzo 1998 e pub-blicato sulla gazzetta ufficiale il 3 agosto 1998,prevede diverse misure e soluzioni innovative abasso impatto ambientale.

Interventi di incentivazione di veicoli elettrici e a gas Viene innanzitutto previsto l’obbligo per le am-ministrazioni pubbliche e i gestori di servizi dipubblica utilità di prevedere che una quota pro-gressivamente crescente di nuovi acquisti sia ef-fettuata con autoveicoli elettrici o a gas (10% nel1999, 20% nel 2000, 30% nel 2001, 40% nel 2002e 50% nel 2003).Questo provvedimento consentirà di far circola-re entro il 2003 oltre 50.000 veicoli a basso im-patto ambientale. Il Governo si impegna a coprirel’extracosto dei veicoli con finanziamenti per 117miliardi di lire nel prossimo biennio (disegno dilegge “Interventi in campo ambientale”, che do-vrebbe essere approvato nel gennaio 1999).Il decreto agevola inoltre la diffusione di veicolielettrici (dagli autobus alle automobili alle bici-clette) con finanziamenti per 37 miliardi di lire(Programma stralcio di tutela ambientale di cuialla legge n.662/96).

Taxi collettivi e car sharingVengono infine promosse due soluzioni innovati-ve: i taxi collettivi e il car sharing.Il ministero dell’Ambiente cofinanzierà con 5 mi-liardi di lire progetti pilota di servizio di taxi col-lettivi con gestione tecnologicamente avanzata(controllo satellitare dei mezzi, modello di otti-mizzazione dei percorsi).Il car sharing, o auto in multiproprietà, è una for-ma di mobilità diffusa in Centro Europa che con-sente di fare a meno del proprio veicolo (la pri-ma e la seconda auto) e di noleggiare in qualsiasiora di qualsiasi giorno dell’anno un’automobilecon una semplice prenotazione telefonica, con ri-sparmi che superano il milione di lire all’anno econ una riduzione di un terzo dei consumi di ben-zina e delle emissioni.Il ministero dell’Ambiente investirà 8,5 miliardi dilire in una decina di progetti pilota nelle città ita-liane dove esiste una disponibilità a cofinanziare ea sperimentare questa soluzione.

Mobility managers (responsabili aziendali della mobilità)Un’ultima previsione contenuta nel decreto ri-guarda il governo della mobilità. Viene infattiprevisto che le strutture produttive, commer-ciali e amministrative con singole unità localicon più di 300 addetti e le imprese con com-plessivamente più di 800 addetti debbano indivi-duare i responsabili della mobilità aziendale chesi occupino dell’ottimizzazione degli sposta-menti casa-lavoro del personale dipendente,mediante una riduzione dell’impiego del mezzodi trasporto privato.

Verso una mobilità urbana sostenibile

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L’obiettivo è quello di moltiplicare la capacità diintervento delle amministrazioni locali creandouna rete distribuita di attori in grado di conosce-re le proprie realtà (indagine interna) e di pro-porre soluzioni di mobilità sostenibile (car poo-ling, parcheggi per biciclette e motorini, accordicon taxisti, bus aziendali, miglioramento del tra-sporto pubblico, ecc.).Gli uffici della mobilità dei Comuni effettuerannoun’azione di coordinamento dei mobility managerscollaborando nella ricerca delle soluzioni miglio-ri caso per caso.Per effettuare in modo più incisivo questa attivitàil ministero dell’Ambiente ha destinato un finan-ziamento di 7,2 miliardi di lire che consentirannodi far decollare il servizio in una quindicina dicittà.L’Enea svolgerà per conto del ministero dell’Am-biente un’azione di assistenza, formazione, coor-dinamento e monitoraggio delle varie iniziativeinnovative introdotte dal decreto (mobility mana-gers, car sharing, taxi collettivo).

DECRETO BENZENELa legge 4 novembre 1997 n. 413 “Misure urgen-ti per la prevenzione dell’inquinamento atmosfe-rico da benzene” prevede all’art.3 l’emanazionedi un decreto che fissi i criteri ambientali e sani-tari per l’adozione da parte dei sindaci di misuredi limitazione del traffico nelle aree urbane.Il decreto in questione, pubblicato sulla gazzettaufficiale il 6 novembre 1998, prevede che i Sinda-ci predispongano entro sei mesi un primo rap-porto sulla qualità dell’aria nel quale siano evi-denziate le concentrazioni di benzene, di idrocar-buri policiclici aromatici (Ipa) e di particolato condiametro inferiore a 10 micron (Pm10), e sianoindividuate le aree più a rischio.In caso di superamento dei valori obiettivo (peril benzene 15 microgrammi/metro cubo, valoreche scenderà a 10 microgrammi per metro cubodal 1 gennaio 1999), i Sindaci dovranno adottare,con ordinanza,misure di limitazione della circola-zione dei veicoli a motore di severità e estensio-ne spaziale stabilite sulla base delle indicazionifornite dal rapporto di valutazione sulla qualitàdell’aria.Il potenziamento del trasporto pubblico, l'intro-duzione di nuove modalità di offerta (taxibus, carsharing), l'introduzione di veicoli a bassa emissio-ne e i controlli degli scarichi delle automobili(bollino blu), sono tutte azioni che vanno nella di-rezione di un miglioramento della qualità dell'a-ria, ma che per essere realmente efficaci devonoperò essere accompagnate da incisive iniziative dilimitazione alla circolazione.

La novità dei provvedimenti previsti dal decretobenzene rispetto ai precedenti decreti control'inquinamento atmosferico sta infatti nel supera-mento di una logica “emergenziale”, secondo laquale si ricorreva a misure progressivamente piùrigide in relazione alla gravità dei superamentidelle soglie di attenzione e di allarme, destinate adurare solo per i periodi di tempo nei quali leconcentrazioni superavano la norma.Nel caso del benzene, degli Ipa e del Pm10, gli in-terventi previsti devono essere programmati,strutturali e di lungo periodo, proprio perché sitratta di inquinanti estremamente dannosi se ina-lati per molto tempo.I Sindaci dovranno quindi passare dalla defini-zione di misure temporanee e emergenziali al-l’elaborazione di un piano in grado di ridurre ivalori medi annui delle concentrazioni di ben-zene (e degli Ipa e del Pm10) al di sotto dei li-miti di legge.L'estensione di misure quali i parcheggi a paga-mento, le isole pedonali, le zone a traffico limita-to, le piste ciclabili e l'effettuazione di arresti pro-grammati della circolazione, fanno parte del pa-niere di soluzioni che potranno essere decise daiSindaci in relazione allo scostamento delle misu-razioni effettuate rispetto ai limiti di legge. I prov-vedimenti di limitazione della circolazione (per-manenti o per fasce temporali) saranno indirizza-ti in primo luogo ai veicoli non catalizzati e poi aquelli catalizzati, commercializzati prima del gen-naio 1996.Se i livelli di benzene fossero molto elevati, do-vranno essere presi provvedimenti di limitazionealla circolazione anche nei confronti dei ciclomo-tori con emissioni non in regola con la direttiva97/24.Nei casi più critici, nelle zone e nei tempi definitidai Sindaci, potranno circolare solamente veicolielettrici o a gas.

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Comune solarizzato è un progetto interregiona-le di creazione di imprese per l'installazione diimpianti solari promosso dal ministero dell’Am-biente, approvato dal ministero del Lavoro, e at-tuato da Enea, nell'ambito dei Lavori di pubblicautilità.L'attore chiave del progetto è l'ente locale, che siimpegna a effettuare opere di solarizzazione deipropri edifici (in attuazione della legge 10/91 edel dpr 412/93) e ad avviare azioni positive diinformazione,di promozione,di incentivazione,dirimozione delle barriere legislative e normativealla diffusione del solare termico e delle altre fon-ti rinnovabili sul proprio territorio, fornendo co-sì le condizioni favorevoli al successo nel merca-to privato delle nascenti imprese.L’idea-base della campagna è quella di motivarescelte delle amministrazioni comunali orientatealla diffusione delle tecnologie delle fonti rinno-vabili per raggiungere la denominazione di "Co-mune solarizzato". Ogni anno verrà stilato e dif-fuso un Albo nazionale dei Comuni solarizzati. IlComune potrà esporre all'ingresso del suo terri-torio, sulle tabelle segnaletiche, il logo di "Comu-ne solarizzato".

Il rilancio del solare termicoe i benefici occupazionaliLa realizzazione del progetto consentirà di instal-lare una superficie di 24.000 metri quadrati/annodi pannelli solari termici per tre anni su edificipubblici degli Enti locali dell’Italia centro-meri-dionale, per un totale di 72.000 metri quadrati.Gli impianti saranno realizzati presso scuole, cen-tri sportivi, piscine, ospedali e altri edifici pubblicie avranno carattere dimostrativo orientato allapromozione di questa tecnologia presso la citta-dinanza. Le tecnologie solari installate dovrannoavere l'attestazione di certificazione dei laborato-ri Enea.L'esecuzione del progetto si avvale dell'impiegodi 400 lavoratori di pubblica utilità (Lpu), previsti

dal “Pacchetto Treu”, che dopo un primo periododi apprendistato, saranno avviati al proseguimen-to autonomo dell'attività, mediante la creazionedi 47 micro-imprese, favorita e alimentata, duran-te e dopo il triennio,dalla prevedibile crescita del-la domanda privata.L’obiettivo è raggiungere 3 milioni di metri qua-drati di collettori solari installati al 2010 in Italia,che consentiranno un risparmio di emissioni diCO2 pari a un milione di tonnellate annue, un ri-sparmio di energia primaria pari a 440.000 tep/an-no e un'occupazione indotta di 10.000 unità lavo-rative. Un obiettivo per l'Italia conservativo, vistoche il Libro bianco della Commissione europea in-dica per questo settore al 2010 un traguardo pa-ri a 100 milioni di metri quadrati di collettori so-lari installati nell'Unione europea.

Investimenti previstiGli investimenti in impianti solari in tre anni sonostati valutati in 72 miliardi.Il ministero dell'Ambiente cofinanzierà il 50% diquesti investimenti con uno schema di leasing.Questo sistema permetterà una rateizzazione in7 anni degli impegni, sia per gli enti locali che peril ministero dell’Ambiente.

L'adesione degli Enti locali Hanno aderito al Progetto, con impegni di inve-stimento, 12 Province, 8 Comuni capoluogo, 2Comunità montane, 2 Regioni (i Comuni poten-zialmente interessati al Progetto sono circa 900).Le Province, le Regioni e le Comunità montanesvolgono azioni di coordinamento con i Comunidei loro territori. Le Regioni hanno avviato unprogramma di promozione presso le Asl (Azien-de sanitarie locali) per la solarizzazione degliospedali, delle case di cura e degli ambulatori.I Comuni, attraverso un rapporto di convenzionecon la Provincia, otterranno il finanziamento daparte del ministero dell'Ambiente.Hanno aderito:Comuni: L'Aquila, Caserta, Catania, Cosenza, Lec-ce, Napoli, Palermo, Roma,Torano Castello.Comunità montane: Monti Reventino-Tiriolo, Sub-Appennino Dauno Settentrionale.Province:Agrigento, Brindisi, Chieti, Crotone, Fro-sinone, Latina, Matera, Napoli, Palermo, Pescara,Roma, Salerno.Regioni:Abruzzo, Lazio.

Stato di attuazioneSi stanno selezionando i 400 lavoratori che, a par-tire dal mese di gennaio 1999, parteciperanno aicorsi di formazione e quindi installeranno gli im-pianti solari.

Comune solarizzato per l’ecolavoro

Impianto fotovoltaico (Archivio Enea)

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Il Libro verde sulle fonti rinnovabili, curato dall’E-nea in accordo con i ministeri dell’Industria, del-l’Ambiente e dell’Università e della ricerca scien-tifica e tecnologica, rappresenta la base di discus-sione per l’elaborazione del Libro bianco nazio-nale, che deve indicare gli obiettivi nazionali perlo sviluppo delle fonti rinnovabili e le strategieidonee a conseguirli. Il Libro bianco nazionale,che sarà presentato in occasione della conferen-za Energia e Ambiente, è predisposto in attuazio-ne di quanto previsto dal piano d’azione comuni-tario Energia per il futuro: le fonti energetiche rinno-vabili - Libro bianco per una strategia e un piano d’a-zione della Comunità.Il Libro verde assume come orizzonte temporaleil 2010, in linea con il Libro bianco dell’Unione eu-ropea e con le scadenze previste dal protocollodi Kyoto. Il punto di partenza è che sia possibile,entro il 2010, conseguire il raddoppio del contri-buto delle fonti rinnovabili al fabbisogno energe-tico nazionale, tenuto conto del sufficiente livellodi maturità raggiunto da molte delle tecnologie diconversione. Per esse c’è bisogno non di incenti-vi come supporto generico, ma del riconosci-mento come valore strategico, socio-economicoe ambientale, nonché della rimozione delle bar-riere alla loro penetrazione nel mercato.Secondo queste previsioni, nel nostro paese do-vranno essere realizzati impianti per 8.500 MWnel settore elettrico, si installeranno 3 milioni dimetri quadrati di collettori solari per la produzio-ne di calore e si dovranno produrre 2 milioni ditonnellate di biocarburanti. Si tratta di uno scena-rio molto ambizioso che, se realizzato, compor-terà investimenti per 40.000 miliardi di lire inne-scando la riconversione del nostro sistema ener-getico che nei decenni successivi dovrà accelerar-si per garantire una sempre minore dipendenza daicombustibili fossili.Nel contempo, si dovranno attuare iniziative percostruire un sistema nazionale di settore capace

di: rendere le fonti rinnovabili una rilevante opzio-ne energetica, anche dopo il 2010; cogliere le op-portunità offerte dalle rinnovabili in termini di si-curezza e diversificazione degli approvvigionamen-ti, benefici ambientali, ricadute occupazionali, rap-porti con i paesi mediterranei e in via di sviluppo.Il Libro verde propone, fra l’altro, di:- costruire, nell’ambito del processo di riordinodel sistema energetico, un quadro di riferimentoper il mercato certo e duraturo, basato su ruoli,regole e procedure semplici e trasparenti;- promuovere un progetto strategico per il gra-duale sfruttamento del giacimento rinnovabile delMezzogiorno, capace di cogliere le sinergie possi-bili tra incremento delle fonti rinnovabili, salva-guardia del territorio e sviluppo dell’occupazione;- predisporre provvedimenti che incentivino lapenetrazione e l’integrazione delle fonti rinnova-bili nel mercato dell’elettricità, del calore e deicombustibili e favoriscano la loro evoluzione tec-nologica e le riduzione dei costi;- favorire un governo organico del settore attra-verso l’istituzione di una sede di coordinamentoin grado di effettuare il monitoraggio costante,l’aggiornamento dei programmi e la verifica del-l’adeguatezza delle condizioni necessarie al con-seguimento degli obiettivi;- potenziare il ruolo delle Regioni e degli enti lo-cali anche mediante la costruzione di strutture disupporto e l’attivazione di strumenti per lo svi-luppo integrato dei bacini energetici rinnovabili;- razionalizzare e raccordare le strutture e le at-tività di ricerca e sviluppo con la predisposizionedi programmi organici da collocare nel Program-ma nazionale per la ricerca, valorizzando l’Eneaquale ente pubblico di competenza e garanzia.

LA SITUAZIONE ITALIANAIl nostro Paese è caratterizzato da una forte di-pendenza energetica dall’estero (superioreall’80%). L’energia prodotta da fonti rinnovabili(dati 1996) ammonta a 12,7 Mtep, pari al 7,4% delfabbisogno energetico nazionale (circa 173Mtep). I maggiori contributi provengono dalle rin-novabili “convenzionali” (idroelettrico 9 Mtep,geotermia 1 Mtep, impiego tradizionale delle bio-masse 2,5 Mtep), mentre le “nuove” fonti rinno-vabili (solare, eolico, uso moderno delle biomas-se, biogas e rifiuti) svolgono un ruolo complessi-vamente trascurabile.Il raggiungimento dell’obiettivo del protocollo diKyoto di riduzione delle emissioni di CO2 rispettoai livelli del 1990, fissato per l’Italia al 6,5%,deve fa-re conto sulla diffusione delle fonti rinnovabili dienergia, che possono contribuire nella misura diun quinto alla riduzione complessiva. L’attenzione,

Il Libro verdesulle fonti rinnovabili di energia

Impianto fotovoltaico (Archivio Enea)

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in particolare, deve essere rivolta alle nuove fonti,in quanto quelle convenzionali (idraulico e geoter-mia) sembrano esaurire progressivamente le loropotenzialità di ulteriore sfruttamento.Una stima ragionata del potenziale rinnovabile tecni-camente e economicamente sfruttabile al 2010 devetenere conto, per ciascuna fonte, di alcuni fattori:- effettiva disponibilità di potenziale sfruttabile;- sussistenza di un opportuno riconoscimento

della valenza ambientale;- valenza sociale e, in particolare, occupazionale;- grado di maturità tecnologica acquisita e acqui-

sibile;- ratei di diffusione riscontrati a livello interna-

zionale;- sensibilità manifestata dagli operatori nazionali.

POTENZIALE OCCUPAZIONALELa forza lavoro richiesta dal sistema energetico basa-to sulle fonti rinnovabili risulta, alla luce di valutazionipreliminari,maggiore di quella necessaria impiegandocombustibili fossili; non vi sono però a oggi stime at-tendibili e generalizzabili sull’entità di tale contributo.Esperienze europee confermano comunque il po-tenziale occupazionale di questo settore: in Germa-nia, in quattro anni a partire dalla legge che ha resopossibile l’immissione in rete di energia da fonti rin-novabili, si sono creati 50.000 posti di lavoro.Le associazioni europee delsettore hanno prospettato lepossibilità di occupazione ag-giuntiva dovuta alle fonti rinno-vabili per il 2010, riportate an-che nel Libro bianco dell’Unio-ne europea:- da 190.000 a 320.000 nuoviposti di lavoro dalla realizzazio-ne di 40 GW di impianti eolici(European Wind Energy Asso-ciation);- 100.000 posti derivati da 3Gwp fotovoltaici (EuropeanPhotovoltaic Industry Associa-tion);- 250.000 posti legati al merca-to dei collettori solari (Euro-pean Solar Industry Associa-tion);- un milione di posti potrebbe-ro venire dallo sfruttamentodel potenziale delle biomasse(Association Européen pour laBiomass).

INVESTIMENTI PER LE REALIZZAZIONIDI IMPIANTI CON FONTI RINNOVABILI IN ITALIAperiodo: 1996-2000 (lire anno ’97)

TECNOLOGIE INIZIATIVE 1996-2000 COSTI(MW) (Miliardi)

ELETTRICOidroelettrico>10 MW 450 2.500idroelettrico<=10MW 311 1.700geotermia 188 900eolico 670 1.200fotovoltaico 24 400biomasse/biogas 438 900rifiuti 638 5.000Totale elettrico 2.719 12.600

TERMICOgeotermia 17.000 US 100solare 400.000 m2 300biomasse 70.000 US 300Totale termico 700

Totale generale 13.300

US (Unità servita): volume pari a circa 300 metri cubi, che corrisponde a un’abita-zione per uso residenziale con un fabbisogno di calore equivalente a 1 tep/anno, ov-vero a 3 utenti-abitanti “allacciati”

LA RIFORMA DEL MERCATO ELETTRICO

Il decreto, approvato in questi giorni dal Consigliodei ministri, di riassetto del mercato elettrico con-tiene importanti elementi in grado di accelerare ilprocesso di ammodernamento del parco dellecentrali termoelettriche nel nostro Paese.Il ministero dell’Ambiente ha proposto di inseriredue importanti elementi, sfuggiti ai commenti deimass media.Il primo riguarda la necessità di aprire un varco,per quanto ancora limitato, agli interventi sul fron-te della domanda di energia. Si è inteso cioè affer-mare l’importanza di affiancare alle misure volte aampliare il parco delle centrali anche provvedi-menti tesi a innalzare l’efficienza degli usi finali elet-trici.Il secondo punto riguarda l’allargamento della dif-fusione delle fonti energetiche rinnovabili. Il decre-to prevede che nel 2001 la produzione provenien-te da queste risorse pulite debba essere almenopari al 20% del totale delle importazioni e dellaproduzione nazionale. Si tratta di incrementare disvariati miliardi di kWh la produzione di questefonti (la percentuale attuale è del 18,5%), accele-rando l’espansione di un settore che solo negli ul-timi anni si era affacciato con limitati risultati. Do-po il 2001 la percentuale della produzione da fon-ti rinnovabili dovrà crescere costantemente, incoerenza con l’obiettivo del raddoppio della loroquota contenuta nel Libro verde.

1 Mtep = un milione di tonnellate equivalenti di petrolio1 Gtep = un miliardo di tonnellate equivalenti di petrolio1 MW = un milione di watt1 GW = un miliardo di watt

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L’Agenzia nazionale per la protezione dell’am-biente (Anpa), su indirizzo del Ministro dell’Am-biente e avvalendosi della consulenza del prof.Florentin Krause, direttore dell’InternationalProject for Sustainable Energy Paths (Ipsep) di SanFrancisco, ha realizzato uno studio sul potenzialedi risparmio in Italia nell’uso di energia elettrica,a supporto delle politiche di attuazione degli ac-cordi sul contenimento delle emissioni di gas cli-malteranti sottoscritti a Kyoto nel 1997.Lo studio è suddiviso in tre parti. Nella prima èstato valutato il risparmio “potenziale” consegui-bile con le tecnologie oggi commercialmente di-sponibili, mentre la seconda e la terza parte sonostate dedicate a una stima quantitativa della fra-zione del risparmio “potenziale” effettivamenteconseguibile con le politiche di intervento sulmercato oggi note e dei costi per l’attuazione ditali politiche.I consumi energetici e le stime di risparmio sonostati disaggregati in 15 categorie, in ragione dellaspecifica funzione d’uso: a) il condizionamento,b) l’illuminazione, c) l’utilizzo dei motori elettrici,d) l’utilizzo di apparecchiature elettriche, e) l’uti-lizzo di elettricità per processi, e in ragione delsettore di utilizzo: residenziale, industriale, com-merciale.Uno dei risultati principali della prima parte dellavoro è che il risparmio potenziale in Italia è del-lo stesso ordine di grandezza di quello consegui-bile negli altri paesi dell’Unione europea. Il valo-re modesto di consumo di energia pro-capiteche caratterizza il nostro paese può essere spie-gato con l’effetto combinato di condizioni indu-striali, climatiche e sociali diverse, più che conun’effettiva attitudine nazionale all’uso efficientedi energia.Per valutare il potenziale tecnico di risparmio, il la-voro si è basato sui dati di mercato italiano relati-vi all’anno 1995 (anno di riferimento) e ha presoin considerazione un arco temporale di 15 anni.Immaginando un completo utilizzo, nei tre settoriindividuati, di tutte le tecnologie più efficienti oggi

disponibili è stato calcolato un risparmio “poten-ziale” di circa il 46% dell’energia che si ritiene pos-sa essere richiesta in Italia, nell’anno 2010.Con riferimento al periodo 1995-20l0 e conside-rando una richiesta stimata dall’Enel al 2010 paria 335 TWh, tale valore corrisponde a una risorsadisponibile di circa 140-150 TWh a fronte di unacrescita prevista oscillante tra 60 e 90 TWh.Questo risultato dimostra che basterebbe attiva-re solo la metà del risparmio possibile per stabi-lizzare i consumi di energia elettrica all’anno2010 sui livelli registrati nell’anno 1995, pur inpresenza di una crescita dei servizi elettrici forni-ti ai consumatori italiani.La frazione più rilevante dei possibili risparmi na-zionali è da attribuire ai motori elettrici, alle appa-recchiature domestiche e all’illuminazione.Questitre usi coprono,da soli, circa il 90% dell’intero po-tenziale di risparmio. Dal punto di vista dei setto-ri è stato calcolato che il settore residenziale po-trebbe contribuire per un 26%, quello commer-ciale per un 35 % e quello industriale per il rima-nente 39%.Ovviamente il risparmio “potenziale” al 2010 èsolo teorico e il suo conseguimento, anche par-ziale, dipende dall’adozione di politiche in gradodi ingenerare trasformazioni significative di mer-cato. Il costo e gli strumenti disponibili per l’at-tuazione di tali politiche sono oggetto della se-conda e terza parte del rapporto.Si è proceduto pertanto a valutare, quantitativa-mente, quale potrebbe essere il risparmio effetti-vo conseguibile nell’anno 2010 attraverso treprincipali strumenti di intervento sul mercato og-gi disponibili: a) iniziative di promozione delle mi-gliori tecnologie commercialmente disponibili (sultipo degli interventi già praticati negli Stati Uniti enoti come programmi golden carrots), b) program-mi di incentivi (ad esempio sconti per i consuma-tori), c) accordi volontari con le case produttricio emanazione di normative per il conseguimentodi livelli minimi di efficienza energetica.E’ stato valutato che un’applicazione integrata diquesti strumenti potrebbe comportare, nell’anno2010,un recupero di circa il 46% del potenziale diincremento dell’efficienza calcolato nella primaparte del lavoro,pari a circa 70 TWh di elettricità.Il periodo fino al 2010, peraltro, è più breve deltempo medio di ricambio di molte delle apparec-chiature oggi esistenti. Di conseguenza risparmiancora più sostanziosi sarebbero possibili se loscenario fosse ampliato fino al 2015. Per quelladata si stimano risparmi possibili nell’ordine dei90 TWh di elettricità.E’ stato esaminato, infine, l’aspetto economicodelle possibili misure governative a supporto del-

Uso efficiente di energia elettrica in Italia

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l’obiettivo del conseguimento di una migliore effi-cienza negli usi finali di energia. L’analisi condottaha riguardato sia gli aspetti di natura prettamentetecnologica che quelli di natura organizzativa.L’analisi condotta nella prima parte ha mostratoche l’economia italiana funziona con un fortemargine di inefficienza negli usi finali di energia.Per ogni kWh che un italiano (consumatore,commerciante o industriale che sia) acquista peri servizi energetici di cui necessita, egli ottiene incambio circa la metà di ciò che sarebbe possibilese oggi si adoperassero le migliori tecnologiecommercialmente disponibili.Tale margine di inefficienza è sostanzialmente un“difetto di produttività” che costa al paese sia intermini economici che ambientali. Le valutazionieconomiche effettuate mostrano che questo “di-fetto di produttività” potrebbe costare al paese,dal punto di vista economico,75.000 miliardi di li-re, su un periodo complessivo di 15 anni.A causa del mancato risparmio i consumatori, icommercianti e gli industriali italiani pagano circaun terzo in più, nella bolletta energetica, rispettoa quanto sarebbe possibile con le migliori tecno-logie oggi disponibili commercialmente.Ovviamente il recupero di questo “difetto di pro-duttività” richiede investimenti ma, sulla base del-lo studio condotto, si ritiene che essi possano es-sere fortemente convenienti sia dal punto di vistaimprenditoriale che dal punto di vista della col-lettività.Un pacchetto integrato di misure per la trasfor-mazione del mercato potrebbe eliminare circa il30-40 % del “difetto di produttività” entro l’anno2010 e circa il 50-60% entro l’anno 2015. Neiprossimi 15 anni ciò equivarrebbe a un risparmiodi circa 20.000-30.000 miliardi di lire.In prima approssimazione è possibile stimare cheil costo di un kWh di elettricità risparmiato ècirca la metà del costo di un kWh prodotto inuna nuova centrale alimentata con combustibilifossili.

LA FORESTAZIONE

Il patrimonio forestale italiano è costituito da2.178.000 ettari (circa il 25%) di foreste ad alto fu-sto o fustaie e da 3.673.800 ettari (circa il 42%) diboschi cedui,mentre 2.822.400 ettari (circa il 33%)sono coperti da altre formazioni forestali partico-lari quali la macchia mediterranea. La proprietà diquesto patrimonio è privata per il 65%, pubblicaper il rimanente 35% di cui la stragrande maggio-ranza, il 30%, è dei comuni o di altri enti.La produzione annua in termini di massa legnosa ècompresa tra 8 e 9 milioni di metri cubi (il 52% èlegname da lavorazione, mentre il restante 48% èlegna da ardere) e copre appena il 25% di fabbiso-gno nazionale dell’industria del legno, che devequindi ricorrere all’importazione di ben il 75% conun esborso valutario di circa 7.000 miliardi; la no-stra industria nel ’96 ha fatturato 61.000 miliardicon un export di 18.000 miliardi e un saldo attivodi 11.500 miliardi.Va calcolato, inoltre, il flagello degli incendi boschi-vi, che nel ’97 sono stati 11.612 con 62.774 ettaribruciati e un costo per la collettività di circa 1.000miliardi all’anno, senza contare la perdita di viteumane e di beni personali distrutti.A questo si de-vono aggiungere le frane e le alluvioni, che hannoquasi sempre come causa la mancanza a monte diinterventi di manutenzione ordinaria del territorioo peggio di interventi di regimazione idraulica eidraulico-forestale di tipo invasivo che accentuanoi danni al territorio.Un piano forestale e di difesa del suolo non è piùrinviabile per i motivi suddetti e anche per gli im-pegni assunti dal nostro paese a Kyoto. Da alcunistudi si evince che forestando 600.000 ettari si ot-tengono 2 Mt/anno di assorbimento e 28 Mt distoccaggio di C (carbonio), pari a 7 Mt/anno e 103Mt di CO2.L’attenzione generale per la portata di questi temiè evidenziata anche dalle proposte avanzate dallecategorie interessate, come per esempio la Feder-legno, riguardo a progetti di restauro del bosco: sesi restaurano 3,5 milioni di ettari di boschi cedui,migliorando lo stato di salute delle piante e quindila loro superficie di biomassa e di conseguenza leloro capacità di assorbimento e stoccaggio di C eCO2, e se si lancia un piano forestale che al suo in-terno preveda piantagioni di specie legnose pregia-te, gran parte di questa materia sarebbe trasforma-ta in prodotti finiti, che imprigionano C e CO2.Ci sono anche alcune proposte di legge che vannoin questo senso: a fronte di agevolazioni fiscali aiproprietari dei boschi che provvedessero alla ma-nutenzione degli stessi dell’ordine dei 50 miliardiannui, si creerebbero circa 40.000 posti di lavororestaurando 3,5 milioni di ettari di ceduo con tec-niche di selvicoltura naturalistica.

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Il settore dei trasporti è uno dei settori chiaveper la prevenzione dei cambiamenti climatici.Non solo perché assorbe una notevolissima quo-ta dell’energia complessivamente consumata, maperché la domanda di trasporto e i relativi con-sumi appaiono ancora in forte crescita.Tali ten-denze, che sono presenti in tutti i paesi europei,assumono in Italia proporzioni particolarmenteevidenti.Nel nostro Paese i consumi energetici del setto-re dei trasporti sono cresciuti tra il 1971 e il 1995al tasso medio annuo del 3,7%, contro un tassomedio annuo dei consumi finali di energiadell’1,07%. Nel 1995 il settore dei trasporti as-sorbiva circa il 30% dell’energia consumata negliusi finali e sopravanzava (già dal 1992) i consumiindustriali.La crescita dei consumi energetici è dovuta uni-camente alla crescita della quantità di traffico, perlo più stradale, dal momento che nello stesso pe-riodo il notevole progresso nella tecnologia deiveicoli stradali ha portato a una riduzione deiconsumi unitari medi del 12% circa. Il solo pro-gresso tecnologico nei veicoli non è quindi suffi-ciente a contrastare la crescita degli effetti am-

bientali negativi dovuti alle attività di trasporto,non solo perché la domanda aumenta, ma ancheperché si tratta di una domanda prevalentemen-te orientata verso la modalità stradale.I trasporti stradali condividono con i trasportiaerei il primato del maggior consumo unitariomedio (per unità-km) e di conseguenza il prima-to nell’entità dell’inquinamento e delle emissionidi CO2.Nella Comunicazione sui Trasporti e emissioni diCO2, del 1998, la Commissione europea ritieneche a fronte di una crescita tendenziale delleemissioni del settore dei trasporti del 40% in as-senza di nuove politiche, l’insieme delle misureproposte nei documenti comunitari porterebbe auna riduzione nei prossimi quindici anni del 20-25% rispetto ai valori tendenziali.Sebbene questa riduzione rappresenti il dimezza-mento della crescita tendenziale delle emissioni ecomporti notevolissime innovazioni nella politicadei trasporti e nei comportamenti degli utenti, lariduzione potenziale sarà comunque assai infe-riore a quella soglia dell’8% rispetto ai livelli del1990 che rappresenta in termini globali l’obietti-vo di riduzione delle emissioni stabilito per l’U-nione europea.Il quadro di prospettiva italiano rappresenta chia-ramente l’impossibilità di conseguire gli obiettividi riduzione della CO2 senza radicali mutamentinelle politiche dei trasporti. Sono necessari nuo-vi strumenti e anche nuove ripartizioni delle re-sponsabilità tra i soggetti attuatori. Un ruolo dicrescente importanza sarà coperto dalle ammini-strazioni regionali e locali, alle quali il decentra-mento amministrativo attribuisce nuove respon-sabilità in materia di trasporto locale ferroviarioe automobilistico. D’altra parte le aree urbane emetropolitane costituiscono uno dei più evidentipunti di crisi della mobilità delle persone e dellemerci e lo spazio dove sono possibili politiche diriduzione delle emissioni, che contemporanea-mente migliorano l’efficienza del sistema dei tra-sporti e la qualità dell’ambiente nel quale vive olavora la maggior parte della popolazione.Mentre la quota di mobilità urbana servita daltrasporto pubblico diminuisce ineluttabilmente,la quota di trasporto automobilistico privato nelperimetro delle città e delle aree metropolitanecresce altrettanto vistosamente, come dimostrail fatto che le emissioni di anidride carbonica nel-la mobilità urbana sono aumentate del 15% tra il1990 e il 1995.Le azioni da intraprendere sono moltissime, poi-ché occorre coinvolgere non solo tutti gli opera-tori dei diversi modi di trasporto, ma anche gliutenti e le amministrazioni locali, che sono sog-

Il sistema dei trasporti

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getti centrali nel determinare le logiche e i com-portamenti.Le politiche tradizionali di offerta di infrastruttu-re e servizi debbono essere integrate con nuoveed efficaci politiche di governo della domanda dimobilità. Due strumenti indispensabili, per quan-to conflittuali,possono essere utilizzati anche conobiettivi di carattere ambientale: un rinnovato si-stema di tariffazione e la completa revisione del-l’attuale sistema di incentivi. La tariffazione devefar coprire agli utilizzatori una parte più ampia deicosti ambientali e sociali oggi riversati sulla col-lettività; la revisione degli incentivi deve evitare gliattuali perversi effetti di stimolazione di una do-manda di trasporto non necessaria allo sviluppodelle attività e del benessere della collettività.Per modificare gli andamenti tendenziali del set-tore dei trasporti in accordo con gli obiettivi diprevenzione dei cambiamenti climatici gli scenarinazionali e internazionali propongono di sviluppa-re una gamma molto ampia di azioni coordinate,che comprendono: accordi volontari per miglio-rare l’efficienza minima dei nuovi veicoli; controllie incentivi alla rottamazione; manutenzione delleinfrastrutture per migliorare l’efficienza media delparco; rimodulazione delle tasse sull’autotraspor-to premianti tecnologie e modalità a minore emis-sione (incluso un aumento delle tasse di circola-zione con l’età degli autoveicoli); sviluppo dell’in-termodalità e trasferimento del traffico merci allaferrovia e al cabotaggio; attuazione di Piani deltraffico e di mobilità urbana integrata (compresal’introduzione di pedaggi sulla circolazione localee politiche di riduzione della velocità); investimen-ti in infrastrutture di trasporto pubblico;adozionedi tecnologie di comunicazione per razionalizzareofferta e domanda di mobilità.Nelle pagine precedenti sono stati ricordati iprovvedimenti avviati in questa direzione, e perquanto di sua competenza,dal ministero dell’Am-biente.

PROTOCOLLO DI INTESA MINISTERODELL’AMBIENTE-FEDERTRASPORTI

Il problema del trasporto deve essere affron-tato anche in Italia nell’ottica della mobilità so-stenibile. Il decreto legislativo 422/97, nel tra-sferire alle Regioni le competenze sui traspor-ti locali, modifica sostanzialmente lo scenariodi riferimento: i registi vengono individuati nel-le Regioni, Province e Comuni, a cui sono affi-date le scelte strategiche e di programmazio-ne; gli attori sono le imprese di trasporto.In questo contesto il ministero dell’Ambientee la Federtrasporti hanno sottoscritto un pro-tocollo di intesa, in cui si impegnano a rag-giungere una serie di obiettivi: rendere piùcompetitivo e fruibile il trasporto pubblico ri-spetto a quello privato, favorire l’intermodalitàfra mezzi privati e mezzi collettivi, incentivarel’uso di mezzi “in comune” (car sharing, taxicollettivo), migliorare quantitativamente equalitativamente il parco auto del trasportopubblico, aumentare la quota dei mezzi collet-tivi elettrici, a metano, a Gpl e alimentati conbiocombustibili, sensibilizzare e responsabiliz-zare i cittadini a cambiare abitudini.

PROTOCOLLO DI INTESAMINISTERO DELL’AMBIENTE-FIAT

Un Protocollo di intesa è stato firmato dal mi-nistero dell’Ambiente e dalla Fiat per favorirel’introduzione di politiche ambientali innovati-ve nel settore automobilistico.Gli obiettivi sono:- contenere i consumi (nell’ordine del 20% en-

tro il 2005 e del 25% entro il 2010) e la di-pendenza dalle fonti energetiche convenzio-nali;

- rispettare, o addirittura anticipare, gli stan-dard di emissioni previsti dall’Unione euro-pea;

- promuovere lo sviluppo e l’utilizzo di veicolia trazione alternativa (elettrico, ibrido, meta-no) a minimo impatto ambientale;

- sviluppare e introdurre sul mercato bus e au-tocarri a elevata innovazione;

- garantire che le vetture a fine vita siano de-molite in modo efficiente e ambientalmentesostenibile e riciclate all’85% entro il 2002 eal 95% entro il 2010.

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Il ministero dell’Ambiente attiverà il coinvolgi-mento dei Comuni italiani promuovendo il Pre-mio per le città sostenibili.Il Premio vuole essere l’occasione per sosteneree stimolare le città italiane a partecipare alla Cam-pagna europea della città sostenibili grazie allaquale, in molte città europee, le Agende 21 localisono diventate le occasioni per lanciare program-mi di rinnovo nei centri e nelle periferie urbane.Lo strumento per l’istituzione del premio è la leg-ge n. 344/1997, attraverso cui il ministero del-l’Ambiente attribuisce annualmente “i premi” perlo sviluppo delle tecnologie pulite in relazione aprocessi e prodotti industriali, la sostenibilità am-bientale delle aree urbane, la riduzione e il recu-pero dei rifiuti, anche al fine di rafforzare e indi-rizzare la diffusione di interventi innovativi inaree urbane per la gestione sostenibile e consa-pevole di ambiti territoriali particolarmente de-gradati, ivi comprese le azioni per le città amichedell’infanzia”.Il Premio, in fase di bando per il 1998, ha comescopo la sensibilizzazione delle amministrazionicomunali verso le “buone pratiche ambientali”, ilmiglioramento della qualità degli interventi, la vi-vibilità urbana.

Premio per le città sostenibili

CITTÀ SOSTENIBILI DELLE BAMBINE E DEI BAMBINI

Il ministero dell’Ambiente ha promosso il pro-getto Città sostenibili delle bambine edei bambini, sulla base anche delle indicazio-ni e degli impegni in materia di ambiente e svi-luppo e qualità degli insediamenti umani deri-vanti dalle Conferenze Onu a Rio (1992) eIstanbul (1996), contribuendo fino dal princi-pio al piano d’azione del Governo per l’infan-zia e l’adolescenza.Non si tratta solo di realizzare iniziative, op-portunità, strutture nuove per i bambini, di di-fendere i diritti di una componente sociale de-bole, di migliorare i servizi per l’infanzia (cherimangono un dovere per la pubblica ammini-strazione). Si tratta di promuovere e sostene-re una nuova cultura di governo delle città, chevaluti, programmi e possa avviare progetti permodificare le città, partendo dalla convinzioneche quando la città sarà adatta ai bambini saràpiù adatta a tutti.Con il decreto del 3 agosto 1998 è stato isti-tuito il Riconoscimento “Città sostenibile del-le bambine e dei bambini”, per promuovere esostenere l’impegno delle amministrazioni lo-cali nella direzione della sostenibiltà, con par-ticolare riferimento al miglioramento dellaqualità e delle opportunità di vita dei minori.I termini di presentazione sono scaduti il 3 ot-tobre 1998. Entro il 31 dicembre 1998 sarà as-segnato a un Comune, scelto tra i Comuni ita-liani con popolazione superiore ai 15.000 abi-tanti, il premio di 200 milioni previsto dal de-creto.

RIQUALIFICAZIONE ENERGETICO-AMBIENTALE DELLA NUOVA SEDE DEL MINISTERO

Il progetto di ristrutturazione della nuova sede del ministero dell’Ambiente, che ha ottenuto unfinanziamento dall’Unione europea ed è il primo di questo tipo in Italia, interverrà su due piani del-l’edificio (per circa 15.000 metri cubi) con tecnologie all’avanguardia che consentiranno sia di ri-durre i consumi per la climatizzazione e l’illuminazione, sia per migliorare notevolmente la qualitàall’interno dell’aria e della luminosità.Gli interventi prevedono, tra l’altro, sistemi computerizzati di accensione e spegnimento delle luciin presenza di persone nelle stanze; veneziane che si aprono, si chiudono e si orientano automati-camente a seconda dell’intensità solare; ricambio dell’aria con immissione dall’esterno di aria op-portunamente filtrata e trattata termicamente (riscaldata o raffreddata a seconda delle stagioni).L’applicazione integrata di tutti gli interventi razionalizzerà in modo consistente i consumi ener-getici, con una riduzione dell’80% dei consumi per l’illuminazione e del 30% di quelli per la clima-tizzazione. Dal punto di vista delle emissioni atmosferiche si calcola che la ristrutturazione con-sentirà una riduzione di 154 tonnellate di anidride carbonica/anno.I lavori sono coordinati dall’Enel.

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alla

CONFERENZA NAZIONALE ENERGIA E AMBIENTE

Roma, Palazzo dei Congressi25-28 novembre 1998

dalla

Conferenza nazionale sulle strategieper uno sviluppo sostenibile

CAMBIAMENTI CLIMATICI, ENERGIA E TRASPORTIRoma, 13-15 novembre 1997

MINISTERO DELL’AMBIENTE

MINISTERO DELL’INDUSTRIA,DEL COMMERCIOE DELL’ARTIGIANATO

MINISTERO DELL’INDUSTRIA,DEL COMMERCIOE DELL’ARTIGIANATO

MINISTERO DELL’AMBIENTE

MINISTERO DELL’UNIVERSITÀE DELLA RICERCA SCIENTIFICAE TECNOLOGICA