Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra” · durre il conte nella casa di...

16
astuti improvvisatori che diffi- cilmente trovano un punto di unione e di concordia per rag- giungere la meta che dovrebbe costituire il sommo delle loro preoccupazioni: servire nel modo migliore l’Italia e i suoi cittadini, specialmente quelli delle categorie che si trovano in difficoltà e che, purtroppo, in questo momento sono la mag- gioranza. Oggi non si fanno più i comizi in piazza come una volta, quan- do gli ascoltatori presenti manifestavano subito la loro approvazione o il loro dis- senso, arrivando talora perfino ad indur- re l’oratore ad andarsene. Oggi si fa tutto in televisione, preferibilmente senza misurarsi direttamente con chi la pensa in modo diverso. Si lanciano affermazio- ni, insulti, epiteti offensivi, cifre e date spesso sbagliate, senza che si abbia la possibilità di avere uno che corregga all’istante, cosa che forse avverrà a distanza di settimane e più spesso per niente. L’autore delle affermazioni errate, quasi mai accetterà con semplicità le correzio- ni, ammettendo così di essere incorso in un errore…; continuerà, con arzigogoli e con ragionamenti incomprensibili, spes- ROCCA MASSIMA Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra” Anno 13 numero 2 Associazionismo è confronto Sabato 2 Febbraio 2013 “POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina” “In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi” so con citazioni fasulle, a difendere le proprie affermazioni, anche di fronte a situazioni lapalissiane, che richiedereb- bero solo umiltà e silenzio. Un ipotetico Pilato o, più semplicemen- te, un cittadino che vuol capire qualche cosa della politica, dovrebbe chiedersi: “Dov’è la verità?”. E’ nella lotta inces- sante tra le parti politiche per far preva- lere l’idea che gli errori e le sofferenze Enrico Mattoccia (segue a pag. 9) La verità 1-9 Invito alla lettura 2 Invito all’opera 3 Ricordi... sempre vivi 4-5 Ditta Lucarelli Alferino 6 Concerti di Natale 7 Sapienza Contadina 8 Rocca Massima in cifre 9 Natale cristiano o pagano? 10 Momenti di Gioia 10 La nocciola e l’aglio 11 Lingua e Linguaccia 12 Premiazione ragazzi 13 Notizie dal territorio 14-15 Le ricette della massaia 15 “Artenelterritoriopontino” 16 Sommario VELLETRI “Goccia d’Oro” ROCCA MASSIMA ricordi sempre vivi CORI-GIULIANELLO prevenzione carcinoma Lo scettico Pilato, di fronte a Gesù che gli diceva di essere venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità, con disprezzo gli rispose: “E che cos’è la verità?” (Gv. 18, 37- 38). Gesù tacque, perché a Pilato non interessava né la verità né la giusti- zia, ma la carriera: calmare e conten- tare la folla, mantenere il suo posto senza inconvenienti che attirassero l’attenzione o la collera del “padro- ne”, l’imperatore di Roma. Per otte- nere tale risultato, poco importava il sacrificio di un “infatuato”. In questi tempi, particolarmente “caldi” per la già lunga campagna elettorale, sentiamo tante affermazio- ni, tante promesse, tanti progetti… da parte di gente che dovrebbe esse- re esperta, ma soprattutto da parte di la verità

Transcript of Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra” · durre il conte nella casa di...

astuti improvvisatori che diffi-cilmente trovano un punto diunione e di concordia per rag-giungere la meta che dovrebbecostituire il sommo delle loropreoccupazioni: servire nelmodo migliore l’Italia e i suoicittadini, specialmente quellidelle categorie che si trovanoin difficoltà e che, purtroppo, inquesto momento sono la mag-gioranza.Oggi non si fanno più i comiziin piazza come una volta, quan-do gli ascoltatori presenti manifestavanosubito la loro approvazione o il loro dis-senso, arrivando talora perfino ad indur-re l’oratore ad andarsene. Oggi si fa tuttoin televisione, preferibilmente senzamisurarsi direttamente con chi la pensain modo diverso. Si lanciano affermazio-ni, insulti, epiteti offensivi, cifre e datespesso sbagliate, senza che si abbia lapossibilità di avere uno che correggaall’istante, cosa che forse avverrà adistanza di settimane e più spesso perniente.L’autore delle affermazioni errate, quasimai accetterà con semplicità le correzio-ni, ammettendo così di essere incorso inun errore…; continuerà, con arzigogoli econ ragionamenti incomprensibili, spes-

ROCCA MASSIMA

Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra”

Anno 13 numero 2 Associazionismo è confronto Sabato 2 Febbraio 2013

“POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina”“In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi”

so con citazioni fasulle, a difendere leproprie affermazioni, anche di fronte asituazioni lapalissiane, che richiedereb-bero solo umiltà e silenzio.Un ipotetico Pilato o, più semplicemen-te, un cittadino che vuol capire qualchecosa della politica, dovrebbe chiedersi:“Dov’è la verità?”. E’ nella lotta inces-sante tra le parti politiche per far preva-lere l’idea che gli errori e le sofferenze

Enrico Mattoccia(segue a pag. 9)

La verità 1-9Invito alla lettura 2Invito all’opera 3Ricordi... sempre vivi 4-5Ditta Lucarelli Alferino 6Concerti di Natale 7Sapienza Contadina 8Rocca Massima in cifre 9Natale cristiano o pagano? 10Momenti di Gioia 10La nocciola e l’aglio 11Lingua e Linguaccia 12Premiazione ragazzi 13Notizie dal territorio 14-15Le ricette della massaia 15“Artenelterritoriopontino” 16

Sommario

VELLETRI“Goccia d’Oro”

ROCCA MASSIMAricordi sempre vivi

CORI-GIULIANELLOprevenzione carcinoma

Lo scettico Pilato, di fronte a Gesùche gli diceva di essere venuto almondo per rendere testimonianzaalla verità, con disprezzo gli rispose:“E che cos’è la verità?” (Gv. 18, 37-38). Gesù tacque, perché a Pilato noninteressava né la verità né la giusti-zia, ma la carriera: calmare e conten-tare la folla, mantenere il suo postosenza inconvenienti che attirasserol’attenzione o la collera del “padro-ne”, l’imperatore di Roma. Per otte-nere tale risultato, poco importava ilsacrificio di un “infatuato”. In questi tempi, particolarmente“caldi” per la già lunga campagnaelettorale, sentiamo tante affermazio-ni, tante promesse, tanti progetti…da parte di gente che dovrebbe esse-re esperta, ma soprattutto da parte di

la verità

LA BIBLIOTECA: invito alla lettura“L’infanzia di Gesù” di Joseph Ratzinger

Il nostro direttore, prof. Virginio Mattoccia, ci ha fatto pervenire questa bella recensione sull’ultimo libro di papaBenedetto XVI. Ci è parso giusto pubblicarla in questa rubrica.

PAGINA 2

Gesù, quanto invece che egli eraDio, il Verbo di Dio che esisteva dalprincipio.Se però si fosse trascurato l’aspettostorico, la fede avrebbe perso la suastoricità e radicamento su una per-sona realmente vissuta sulla terra,per cui solo in un secondo momentola predicazione apostolica sì è inte-ressata a collocare anagraficamentee geograficamente il Verbo di Diofatto carne.

Il libro, in quattro grandi capitoli,racconta quanto già sappiamo: l’es-sere e la missione del Verbo di Dio,l’annuncio, la nascita, i Magi. Cosecomuni di ogni Natale e recitate amemoria da ogni bambino, eppure silegge con piacere e interesse come sel’argomento fosse di novità assoluta.Probabilmente il merito sta nellanatura della realtà del Cristianesimo:una fede che è storia; una storia chemi appartiene. Questa realtà circolaredi storia umana e divina si traducenei due aspetti del metodo del Papa:lettura - comprensione dei testi e rap-porto personale con i testi.“Da una parte bisognadomandarsi che cosa inten-devano dire con il loro testoi rispettivi autori. Ma nonbasta lasciare il testo nelpassato, archiviandolo cosìtra le cose accadute tempofa. La seconda domandadeve essere: è vero ciò che èstato detto? Riguarda me?E se mi riguarda in chemodo”? Il dialogo rigorosodi esegesi con i testi riman-da al presente e non è maicompiuto. La domanda che

Prima di Natale la casa editriceRizzoli e la Editrice Vaticana hannopubblicato in collaborazioneL’infanzia di Gesù, terzo e ultimovolume della trilogia sulla vita diGesù di Joseph Ratzinger, BenedettoXVI. Gli altri due volumi - Gesù diNazaret - Dal Battesimo alla trasfi-gurazione e Dall’ingresso inGerusalemme fino alla risurrezione- sono stati pubblicati nel 2007 e nel2011. Il Papa ha firmato i tre volumicome J. Ratzinger, perché è una sualunga riflessione personale sulla vitadi Gesù, iniziata prima che fosseeletto papa e non impegna la suaautorità come papa Benedetto XVI.Papa o non papa, a distanza di duemesi dalla pubblicazione, non mera-viglia che il libro rimanga ai verticidella classifica dei più letti. Nellaintroduzione il papa avvisa che sitratta di un piccolo libro da lungotempo promesso, non di un terzovolume, ma di “una specie di picco-la sala d’ingresso ai due precedentivolumi sulla figura e sul messaggiodi Gesù di Nazaret”. Solo gli evan-gelisti Matteo e Luca parlano dellanascita e infanzia di Gesù di cui lacomunità cristiana primitiva non fumolto interessata: anche per la pre-senza della Madonna il fatto storicodella vita di Gesù era indubitabile,sotto gli occhi di tutti, per cui gliapostoli basarono la predicazionesulla resurrezione, fatto nuovo perl’umanità.Il Vangelo di S. Giovanni inizia così:“In principio era il Verbo …e ilVerbosi è fatto carne”. Essendo per-sonalmente testimoni della corpo-reità di Gesù, la predicazione apo-stolica e di S. Paolo si è rivolta al“Verbo che era al principio, e cheera Dio”, e in quanto Dio è risorto:la resurrezione è il fondamento delCristianesimo. Come dice il papa nelsecondo volume “La fede cristianasta o cade con la verità della testi-monianza secondo cui Cristo èrisorto dai morti. Solo un avveni-mento reale d’una qualità radical-mente nuova era in grado di renderepossibile l’annuncio apostolico, chenon è spiegabile con speculazioni eesperienze interiori, mistiche”. Inaltre parole: non c’era bisogno didimostrare la presenza storica di

accompagna gli uomini di ogni gene-razione è la stessa che si posero iMagi e che apre il libro: “Di dovevieni tu”? Che rappresenta l’inquie-tudine del cuore umano in cerca diquella verità che sola conduce allagioia profonda, di cui parla il Papa:“E’ la gioia che scaturisce dalla con-sapevolezza di avere ricevuto ungrande dono da Dio: la fede appun-to, la fede che nessuno di noi hapotuto meritare, ma che è stata datagratuitamente a quanti di noi hannorisposto con il nostro “sì”. Questagioia, che orienta il cammino di ognicristiano, si fonda su un rapportopersonale con Gesù. Chi intende ilrapporto con Gesù come limitantedella personalità, come un limite daeliminare per essere profondamentese stesso mostra di non avere capitonulla del rapporto con Dio”(L’infanzia di Gesù, pag. 101). “Lagioia dell’uomo che è colpito alcuore dalla luce di Dio e che puòvedere che la sua speranza si realiz-za” (pag. 123).Questo libro è proprio il raccontofedele, rigoroso e semplice dellagioia cristiana che si rivela nellapovertà di una grotta e nella sempli-cità di un Bambino; è scritto con untono amichevole, sommesso, discre-to, come è nello stile dell’Autore,che scrive e parla con una sorta diinnocenza narrativa post-critica,come la definisce il vescovo diChieti-Vasto, Bruno Forte.

Virginio Mattoccia

Non leggo per imparare,leggo per vivere (Flaubert)

PAGINA 3

Gioacchino Rossini

“il BarBiereDi SiviGlia”

Nato a Pesaro il 29 febbraio 1792,anno della Rivoluzione Francese, dafamiglia poverissima, GioacchinoRossini scrisse, nel periodo miglioredella sua produzione musicale, unagrande quantità di opere serie,ouvertures, opere buffe, di cuisenz’altro quella più significativa epiù nota è IL BARBIERE DI SIVI-GLIA, melodramma buffo in dueatti, che, alla prima rappresentazioneal Teatro Argentina di Roma, fusolennemente fischiato in quanto laplatea era piena di fans di Paisiello,ostili alla decisione di Rossini dimusicare IL BARBIERE, quandoappunto già c’era quello notissimodi Paisiello. Altri motivi dell’insuc-cesso furono dovuti alle novitàapportate all’opera che lasciavanosconcertato il pubblico di allora: ilruolo del tenore (Il Conte diAlmaviva-Lindoro) che è il motore eil perno dell’azione, anticipando lavisione di questo ruolo che sarà tipi-camente romantica; la figura diFigaro, domestico accorto e intra-prendente, ma con una carica umanae una coscienza della propria astu-zia, non consuete per un simile per-sonaggio; l’invenzione del vecchioDon Bartolo, un tipico reazionariocodino; il ruolo di contralto-soprano

della protagonista Rosina, che l’epo-ca e Rossini esigevano perchè questavoce poteva sostituirsi agli ormaiscomparsi evirati che, fino al secoloprecedente avevano sostituito lavoce femminile, sfruttando la stessatecnica acrobatica belcantistica.La vicenda, ambientata in Siviglia,ha come protagonisti il conte diAlmaviva (tenore) che ama, ricam-biato, Rosina (in origine contralto,ora soprano o mezzosoprano), unaricca giovinetta con un caratterinoniente male e con le idee moltochiare, Don Bartolo (baritono), vec-chio e severo tutore di Rosina, fer-mamente intenzionato a sposare laragazza per impossessarsi del suopatrimonio, ma sufficientementetonto da farsi gabbare dal conte diAlmaviva, che, per mettere allaprova l’onestà della ragazza, si fapassare per un servo di nomeLindoro. A completare il cast, oltread alcuni personaggi minori, siaggiungono Don Basilio (basso)maestro di musica di Rosina e allea-to di Don Bartolo, e soprattuttoFigaro (baritono), il barbiere facto-tum che tutti manovra con furbiziae abilità. E’ lui che riesce a intro-durre il conte nella casa di DonBartolo, dove Rosina è relegata econtrollata a vista, ed è lui, allafine, che scioglie l’intreccio a favo-re del conte organizzando il rapi-mento della ragazza e allestendo unistantaneo matrimonio che DonBartolo troppo tardi accorre a fer-

mare. Furbo e intraprendente,Figaro diventa il simbolo di unaborghesia che si appresta a superarein velocità il pigro mondo dell’ari-stocrazia nobiliare.Tanti sono i brani dell’opera in cuiRossini esprime la sua incontenibilee irresistibile capacità di orchestra-zione, ma i più conosciuti si trovanotutti nel primo atto. Uno deimomenti più famosi, che tutti alme-no una volta hanno ascoltato, è“LARGO AL FACTOTUM”, con ilquale Figaro si presenta cantic-chiando sulla scena; l’aria è celeber-rima ed è caratterizzata dall’assolu-to predominio di un ritmo freneticosulla melodia: un effetto che serve acaratterizzare il personaggio, che,nella dinamicità e nell’intraprenden-za, ha i suoi tratti più caratteristici.In “UNA VOCE POCO FA”, indi-menticabile saggio di bel canto,Rosina, chiusa in casa, ha sentito laserenata di Lindoro e, ormai inna-morata di lui, giura a se stessa chenon si sottometterà mai al volere diDon Bartolo e che in qualche modoriuscirà ad averla vinta: “Io sondocile, son rispettosa, son ubbidien-te, dolce, amorosa... ma se mi tocca-no dov’è il mio debole, sarò unavipera...”. Nelle volatine, nei trilli,nelle cadenze, di cui è costellata lacavatina, è leggibile tutta la furbizia,la determinazione e la malizia delpersonaggio.Sempre nel I° atto, il maestro dimusica, Don Basilio, suggerisce aDon Bartolo di mettere in giro dellecalunnie nei confronti del conte diAlmaviva, in modo che Rosina se nedisamori e spiega al vecchio tutorequali ne siano gli effetti travolgenti:“LA CALUNNIA E’ UN VENTI-CELLO”, un lungo crescendo di unasfrenata, irresistibile, travolgenteverve comica, per mimare la lentarovina di un poveretto travolto dallemaldicenze; la calunnia, prima èsolo un venticello, un ronzio che siinsinua nella mente, poi diventatuono e tempesta, alla fine “...tra-bocca e scoppia/ si propaga si rad-doppia/e produce un’esplosione/come un colpo di cannone, /un tre-muoto, un temporale, / un tumultogenerale/ che fa l’aria rimbombar.”

Luciana Magini

invito all’operaPrime conoscenze per avvicinarsi all’opera lirica

Rubrica a cura della prof.ssa Luciana Magini

PAGINA 4

Nello scorso numero ho parlato delleattività culturali che si svolgonodurante il periodo invernale a RoccaMassima e, seppur in modo un po’goliardico, di alcune abitudini chediversi nostri compaesani (e nonsolo) sono soliti attuare durante labrutta stagione: trascorrere in bella ebuona compagnia, tra una partita acarte e sorseggiando qualche bicchie-re di vino, piacevoli pomeriggi in“osteria” dal Pacchiaro.Per onor di cronaca quasi tutti i“nominati” hanno gradito quantoscritto nell’articolo solamente qual-cuno ha storto un po’ il naso addu-cendo, bonariamente, futili motivi.Comunque, alla fine, tutto bene e tutticontenti; ho ricevuto molte pacchesulle spalle e l’incoraggiamento ascrivere ancora articoli sul vissuto delnostro paese. Fatta questa breve pre-messa mi ritornano in mente tantiricordi e belle ed interessanti storiedella mia infanzia che riguardanovecchi personaggi che, con il loroatteggiamento o con la loro professio-ne, hanno caratterizzato o rappresen-tato un pezzo di storia rocchigianariguardante il periodo postbellico e lafine degli anni ‘60. Dopo la tragediadella seconda guerra mondiale l’inte-ra nostra Nazione era in ginocchioper la fame, la povertà e quindi ilsopravvivere di espedienti e di sacri-fici era un fatto evidente. RoccaMassima che allora, eravamo agliinizi degli anni ’50, contava circa1500 abitanti, non era da meno. Sitirava a campare lavorando neicampi, nella pastorizia ma soprattutto“alla giornata” cioè si svolgeva unduro lavoro, pe’ du’ bajocchi, perconto dei signorotti o latifondisti diallora. La stragrande maggioranzadegli abitanti (circa 1200) vivevano a

monte, nel vecchio borgo equindi tutte le case del centrostorico erano abitate; c’eranomolte attività commerciali: 4botteghe di generi alimentari,3 forni, 3 macellerie, 4 oste-rie, 4 ciabattini, 2 falegnami,2 fabbri ferrai, 2 bar, il distri-butore di benzina, una frutte-ria, un sarto; c’erano: ilParroco, le suore, i carabinie-ri, l’asilo infantile e le scuoleelementari e, dal 1961, anchele medie… insomma il paeseviveva, ed era vissuto!

Essendo quasi tutte le attività lavora-tive a vocazione agropastorale,durante il periodo invernale tutteerano ridotte al minimo indispensabi-le a causa del freddo e delle intempe-rie ed è per questo motivo che la mag-gior parte degli uomini erano solititrascorrere buona parte della giornatanelle osterie a giocare a carte, a discu-tere del più o del meno e alla fine traun bicchiere di vino e l’altro intavola-re accese ed animate discussioni che,a volte, sfociavano anche in qualche“scazzottata”. Fortunatamente il buonsenso prevaleva sempre e alla fine del“match” ai contendenti veniva appli-cata la sanzione di pagare da bere atutti i presenti. Altre volte, si faceva-no le famose “passatelle”. Siccome ildanaro scarseggiava, in modo parti-colare durante la brutta stagione, ivari bottegai, calzolai, macellai ecc.facevano una sorta di credito allefamiglie “segnando”, su appositi qua-dernetti con la copertina nera, levarie spese che ogni famiglia sostene-va per vivere. Tali somme venivanopoi saldate non appena riscuotevanodai padroni le giornate oppure vende-vano il raccolto dei campi o qualchecapo di bestiame. Questo valevaanche per le consumazioni presso leosterie. Mi torna in mente la frase,rimasta celebre, che disse il compian-to Alessandro Lucarelli, conosciutocome Picchiolo, ad Eugenio dettoScrizzetti titolare del Bar-Osteria chesi trovava, allora, presso la piazza delMonumento. Il buon Picchiolo, dopoaver consumato l’ennesimo “quarti-no” di vino, si rivolse, come consue-tudine, a Scrizzetti e gli disse disegnare sul suo conto il vino bevuto.Questi, siccome il conto incomincia-va ad essere lungo, gli rispose peren-torio: “Picchio’, jecco ‘n se segna

più”. Senza scomporsi più di tanto econ nonchalance Picchiolo gli rispo-se: “Beh, se jesso ‘n se segna più,allora recordetelo a mente!”. Questoè solamente uno dei tanti personaggi“stravaganti” che in quel periodo abita-vano a Rocca Massima. Come possia-mo dimenticare tanti paesani, orascomparsi, conosciuti e chiamati esclu-sivamente, come era consuetudine, coni più eccentrici dei soprannomi:Morino, Baffone, Pascareglio, zi’Francisco, Marianaccia, Cappottino,Spagotto, Borghesino, Luigginaccio,Frustino, Ricuccio, Ceserino,Fernandone, Taccaro, Piccoccò,Campalacasa, Stivaletto, Barzecola,Baccalitto, Padreguardiano,Cianchedemerlo, Canorzo, Culopiatto,Riccetto, Principino, Biancone,Mazzocallo, Bocchassiere, Baciccia,Veleno, Pelacucco, Fargione, Casale,Ciccino, Moretto, Cucciannonno,Cacchione, Canetta, Pepone, ecc.ecc.Praticamente, in paese, quasi tuttierano stati …“ribattezzati”. Questi“vecchi” rocchigiani in un modo onell’altro hanno “scritto” un pezzo distoria recente del nostro paese; hannolavorato duramente superando tantedifficoltà, specialmente nel dopoguerra quando si dovette ricostruiretutto a causa dal conflitto mondiale;ma alcuni di loro sono anche ricorda-ti per il modo di comportarsi o di pro-porsi, a volte un po’ guascone. Miricordo le interminabili partite ascopa, al bar di Ettore (poi passato aFargione), che vedeva contrapposti,con tanto di attenta platea, zi’Francisco e Pascareglio; le esilaranti

rocca massimaVecchie storie... ricordi sempre vivi

Pompa di benzina in via Trieste (1962)

Croce della Madonnella (1955)

PAGINA 5

partite a tresette o terziglio traBaffone, Morino, Ceserino…; le stra-vaganti panzane che raccontavaRicuccio che attiravano sempre l’at-tenzione di noi bambini, come quella“dolce” storiella nella quale enuncia-va che ci avrebbe portato tutti aSulmona, muniti di martelletti inlegno, a raddrizzare i confetti uscitistorti dalla fabbrica di un suo parente;quelli che, a suo dire, malaugurata-mente si rompevano li potevamomangiare tranquillamente. Abbiamopassato intere nottate svegli a speraredi gustare “manicciate” di confettirotti… di proposito. E le donne inquel periodo che facevano? Beh,anche loro hanno contribuito, inmodo esponenziale, alla recente sto-ria rocchiagiana. Hanno aiutato imariti o genitori nel durissimo lavoronei campi e, dopo una giornata di fati-ca, benché fossero stanche mortecuravano le faccende domestiche.Durante l’inverno certamente nonandavano nelle osterie e se ci andava-no era solo per recuperare i rispettivimariti che avevano esagerato un po’con il vino… poi a casa, ovviamente,erano dolori! Loro, le donne, preferi-vano incontrarsi nelle abitazioni diAttigliozza o di Ginetta dove, oltreche a “scutrinare” (pettegolare), pas-savano interi pomeriggi (specie sottole Feste) a giocare a tombola. Eraanche il momento nel quale le fan-ciulle da “maritare”, con la compli-cità delle mamme, sempre attente evigili, facevano filino con qualchegiovinotto amante della tombola e…

non solo! Passata la bruttastagione Rocca Massima sidestava dal torpore invernalee nel mese di maggio, conl’approssimarsi delle feste diSant’Isidoro e di Maria S.S.della Pietà, il paese si riani-mava e specialmente noiragazzi eravamo felici e con-tenti perché la sera potevamouscire a giocare in strada.Ricordo che in tutti i vicoliveniva composto j’ardalinosotto le piccole nicchie

costruite in onore della Madonna e,tutte le sere del mese Mariano, ledonne del vicinato vi recitavano ilRosario. Ancora oggi si possonovedere alcune di queste rimaste inte-gre nel tempo, ubicate in Via dellaMarina, in Via Ficorelle, in PiazzaMonumento, in Via Umberto I e invia del Comune. In quei tempi levacanze scolastiche iniziavano ilprimo giugno e terminavano il 30 set-tembre quindi, per noi scolari, era ilperiodo più bello e spensierato. Quasinessuno pensava anzi, si poteva per-mettere vacanze al mare o in postisofisticati quindi la nostra metavacanziera erano i vicoli, i prati oboschi circostanti Rocca Massima. Siorganizzavano interminabili partite dipallone alla Piazzetta Sa’ Rocco,oppure giochi di piazza, ormai pur-troppo dimenticati, come: tingolo(nascondino); padregiralamo; picca;aneglio barca e ciocco; piromaro chite pesa?; sarda (salta) la quaglia;cavaglio e ‘n cavaglitto; guardie eladri… Le ragazze invece giocavanoa campana o alle belle statuine. Igrandi, come anzidetto, dopoaver lavorato in campagna oalla giornata, anche se stan-chi, amavano trascorrere lecalde serate estive al bar agiocare a carte o all’osteria araccontare storie magari“sorseggiando” un bicchierdi vino ma… sempre un bic-chiere alla volta! Certamentenon navigavamo nell’oro maeravamo felici, eravamo soli-

dali, eravamo contenti, eravamo unacomunità nella quale tutti si stimava-no e, al bisogno, ci si aiutava l’unl’altro magari dividendo quel pocoche si aveva. Con l’avvento dell’eraindustriale, agli inizi degli anni ’70,molti rocchigiani spinti dalla “mesa-ta” sicura che offriva il lavoro in fab-brica e anche perché l’attività agrico-la non dava più benessere e sicurezzaeconomica, lasciarono il paese e sitrasferirono in quelli vicini comeCisterna, Velletri, Latina, Roma ecc.Iniziò così il decremento demografi-co e quindi l’inesorabile declino diRocca Massima. Ora il nostroComune conta poco meno di 1200abitanti, ma nel vecchio borgo siamorimasti appena in 400, circa 2/3 inmeno rispetto a 40 anni fa. Mi vieneun tonfo al cuore e tanta tristezzaquando vedo che c’è rimasta soltantouna bottega di generi alimentari, unbar, un paio di ristoranti, un ostello, lafarmacia (meno male)… però non cisono più le scuole, non ci sono più icarabinieri, non ci sono più il parrocoe le suore… ma, perbacco, noi anco-ra ci siamo! Ci siamo con il nostromensile “Lo Sperone”, con la nostraAssociazione “Mons. Centra”, con lealtre Associazioni (Proloco,Castagna, Libera-mente, Giovani, LaPiazza). Ci siamo tutti e tutti ci stia-mo adoperando con abnegazione nel-l’organizzazione di belle ed interes-santi iniziative culturali, progetti turi-stici ed eventi vari, al solo ed unicoscopo di far rinascere la nostra bellaRocca Massima!

Aurelio Alessandroni

Da 60 anni, la qualità e la genuinitàdei nostri prodotti sulla vostra tavola.

Panaroma dalla curva San Rocco (1964)

Pellegrinaggio a Pompei (1966)

PAGINA 6

Mentre in alcuni luoghi, anche a noivicini, è già terminata la raccoltadelle olive da olio, nella nostra zonasi lavora ancora per preparare la rac-colta di quelle da tavola a marzo-aprile, olive che costituiscono unarisorsa, per alcuni versi, più impor-tante dell’olio stesso. Basti conside-rare che nel territorio di RoccaMassima ci sono almeno cinqueaziende che commerciano le olive datavola. In particolare, sulla stradaprovinciale che unisce Giulianello aRocca Massima, poco prima delBoschetto, in uno spazio relativa-mente piccolo, quasi a contatto traloro, ci sono tre grandi aziende; altredue sono al Boschetto, senza dimen-ticare che, sulla stessa strada, ce n’èun’altra, subito dopo Giulianello, interritorio di Cori. Su queste pagineintendiamo far conoscere tali azien-de che costituiscono un vanto e unarisorsa per il Paese. Cominciamocon l’azienda “LUCARELLI ALFE-RINO s.r.l.”, che è anche sponsor diquesto mensile e vanta 60 anni divita. Gli inizi sono dovuti al sig.Alferino Lucarelli il quale, malgradoabbia raggiunto una bella età, si inte-ressa ancora di tutto l’andamento,anche se poi la responsabilità e l’or-ganizzazione è in mano ai figliMario e Leonardo.Ricordo con piacere e ammirazionequando, alcuni anni fa, durante unapiacevole conversazione, proprioAlferino mi raccontò come aveva ini-ziato il suo lavoro, andando, neltempo della raccolta, con un asino, aprendere le olive presso i proprietari,preferibilmente la sera, per poterlelavorare subito. Piano piano, contanto lavoro, con tenacia, coraggio el’aiuto della famiglia, è arrivato aorganizzare un’azienda efficiente eall’avanguardia.I locali sono stati molto ampliati tra il2009 e il 2012, per la necessità di

avere più spazio al coperto, per poterapplicare le tecniche più avanzate eper adeguare il tutto alle ultimedisposizioni igienico-sanitarie. Comemi ha spiegato gentilmente Mario inuna conversazione lunga e cordiale,contemporaneamente ai lavori sonostati acquistati nuovi macchinari di“ultima generazione” e si è installatoun impianto fotovoltaico di 2600metri quadrati di pannelli solari cheforniscono energia elettrica per ilfabbisogno dell’azienda che è diven-tata così autosufficiente.Punto di forza della lavorazione edel commercio dell’Azienda è l’oli-va “gaeta”, la regina insuperabile delnostro territorio, la migliore persapore e la più apprezzata anche pergli usi culinari nelle varie ricette. Danotare che l’azienda è l’unica chefornisce le olive “gaeta” e anche il“leccino” al forno. Vengono lavorateanche altre varietà di olive, a secon-da delle richieste del mercato; inquesto caso però, soprattutto per leolive grandi, ci si rivolge a fornitorifidati della Puglia, della Calabria,della Sicilia e anche della Grecia. Aseconda delle richieste e della prepa-razione (nere al forno, verdi dolci,per antipasti o contorni…) le olivevengono dinocciolate, poi conditecon aromi e spezie e infine sigillatein contenitori di varia grandezza esotto vuoto, per assicurarne megliola conservazione.La clientela è prevalentementenazionale e perciò la Ditta è presen-te in molti mercati ortofrutticolinazionali che raggiunge con i suoimezzi (due camion e tre furgoni), maha anche contatti con l’estero e inviai propri prodotti in diverse localitàattraverso altre organizzazioni.Complessivamente la “AlferinoLucarelli” ha una squadra di 14dipendenti, di cui due in ufficio perl’amministrazione, quattro addetti al

trasporto e alle consegne, gli atridediti alla “produzione”.Purtroppo, ci sono anche le diffi-coltà, specialmente in questo perio-do difficile per tutti. I due ostacolimaggiori, che mi indica Mario,sono: il peso fiscale che raggiungelivelli eccezionali e le difficoltà che iclienti, sia pure onesti e fidati, pro-vano nel saldare i conti riguardanti lamerce acquistata: è una catena e, sequalche anello si ingarbuglia o sirompe, ne risentono tutti.Auguriamoci che le cose cambino alpiù presto (chissà, forse anche conqualche intervento governativo!),per il benessere e la tranquillità ditutti: produttori, consumatori, tra-sformatori, rivenditori…

Enrico Mattoccia

la lavorazione delle olive

Ditta “lucarelli alferino”

PAGINA 7

concerto del 30 dicembreE’ stato eseguito dal coro“Musicanova” di Roma, che ha avutoinizio nel 1990 e si è subito caratte-rizzato per la scelta molto varia delrepertorio che va dal Rinascimentoalla musica Pop. Oltre che in varielocalità italiane, “Musicanova” si èesibito con successo in diverse nazio-ni europee (Danimarca, Finlandia,Francia, Germania, Irlanda…); havinto concorsi e ricevuto riconosci-menti. Ha avuto due volte il I premioal Concorso Internazionale“Seghizzi” di Gorizia (2000 e 2007).Nel 2008 ha vinto il I premio del VIConcorso Internazionale diMiltenberg (Germania); nel 2012 havinto il I premio al ConcorsoNazionale di Anguillara… (Sonosolo poche citazioni di un elencoassai lungo!). Il Coro partecipa anchealla realizzazione di colonne sonoredi maestri e cantanti.Direttore del Coro è il M° FabrizioBarchi, che ha grande esperienza,difatti ha iniziato a dirigere un coronel 1979, quando completava la suapreparazione presso il Pontificio

Istituto di Musica Sacra,sotto la guida di celebri mae-stri. Attualmente, oltre“Musicanova”, dirige:“Eos”, “Iride”, i cori delLiceo Primo Levi e Enriquesdi Roma; è vice maestrodella “Cappella MusicaleLateranense”. I canti eseguitisi sono ispirati ai ritmi delracconto biblico: la profezia,l’annunciazione, la nascita,la contemplazione delRedentore. Alcuni brani sono

di autori moderni (Jan Sandstrom,Benjaniamin Britten…), ma ispiratial testo biblico e ad autoriRinascimentali. Anche di canti tradi-zionali natalizi sono state eseguiteelaborazioni eccellenti che hannosoddisfatto i presenti e li hannoindotti a chiedere dei bis.

concerto del 6 gennaioE’ stato eseguito dal “CoroGiovanile di Segni”, fondato e diret-to dal M° mons. Franco Fagiolo. Hainiziato la sua attività nel 1976 e dal1992 è costituito in associazione cul-turale giuridicamente ricono-sciuta; conta circa 25 mem-bri, più 5 che suonano glistrumenti (organo, chitarra,flauto, tromba, trombone). Ilrepertorio del Coro spaziadal canto gregoriano epolifonico classico fino aiNegro Spirituals. L’attività èintensa, con notevole succes-so e unanimi consensi. Haeffettuato tournées in Italia,in Francia, Austria,

Germania, Ungheria; ha partecipatoad importanti rassegne nazionali edinternazionali; ha animato la Messasolenne nella Basilica Vaticana,dinanzi al Papa nel 1993 in occasio-ne della giornata mondiale dell’am-malato. Dal 2003 collabora con ilCoro Interuniversitario di Romanegli appuntamenti annuali con ilPapa in S. Pietro o nella Sala Nervi.I brani eseguiti sono stati raggruppa-ti in tre parti, che possono indicaretre tappe di un interiore itinerarionatalizio verso il Redentore: l’attesadel Messia; è nato un Bimbo, Dio siè fatto uomo; l’uomo che accoglieCristo vive la vita di Dio. Oltre aicanti in gregoriano e quelli natalizitradizionali, popolari o d’autore, nesono stati eseguiti anche di Perosi,Scagliatti, Zimarino, Frisina…, conl’aggiunta di tre Negro Spirituals e,fuori programma, in finale,“Aggiungi un posto a Tavola”, il cuisignificato è di grande attualità e inarmonia con lo spirito natalizio cheinvita all’amore e alla fratellanza. Ilconcerto è stato seguito con attenzio-ne da numerosi fedeli presenti, faci-litati anche dal bel tempo. (E.M.)

concerti natalizi a rocca maSSimaIl periodo natalizio è assai propizio per i concerti; in essi hanno la prevalenza musiche e canti sacri; talora si eseguono anche braninon strettamente religiosi, ma di valore e che non sono in contrasto con il clima proprio ed esclusivo del Natale.A Rocca Massima sono stati eseguiti due concerti: uno il 30 dicembre, a chiusura dell’anno, a cura della “Pro Loco”; l’altro il 6 gen-naio, a chiusura del periodo natalizio, a cura dell’associazione culturale “Mons. G. Centra”.Dato lo spazio limitato dobbiamo fornire solo poche notizie per ogni concerto.

Coro “Musicanova”

Coro Giovanile di Segni

PAGINA 8

Ho avuto il privilegio di nascere inuna famiglia contadina e mi è rima-sto impresso nell’anima quel viverein simbiosi con la natura. Il contat-to diretto con le piante e gli anima-li (domestici e non) è esperienzache non si dimentica.Tra le tante esperienze che mi hafatto fare mio padre, voglio raccon-tarvene una che ha a che fare con laluna. Per i vecchi contadini essaaveva un’importanza particolare:non seminavano, non raccoglieva-no, non tagliavano legna da costru-zione, non cambiavano il vino… senon era luna “buona”.Ecco il fatto. Una volta con miopadre, finito il lavoro in un nostroappezzamento, stavamo per andarvia quando lui se ne uscì: “Se erabuona la luna potevamo tagliare ivimini per fare i cesti”. Alla miaosservazione che tutta quella atten-zione che lui metteva alla luna eraesagerata e forse priva di fonda-mento, non mi rispose e tagliò unfascettino di vimini. Giunti a casami disse di andarli a mettere in grot-ta. Dopo una decina di giorni tor-nammo in quell’appezzamento maquesta volta mio padre, prima ditornare a casa, tagliò un bel fasciodi vimini. Me li fece mettere vicinoa quelli della volta precedente.Passò del tempo e un giorno miopadre mi disse di andare a prenderei due fasci di vimini perché intende-va fare una cesta. Non ci crederete,ma quelli colti con la luna “buona”erano flessibili e si intrecciavanoche era una meraviglia; gli altri sispezzavano con facilità.Ovviamente, constatai di persona,che l’influenza della luna c’eraeccome. Mio padre approfittò per

elencarmi tutte le cose che andava-no fatte con la luna crescente e tuttequelle che invece dovevano esserefatte con la luna calante. Le potatu-re, le talee, i trapianti vanno fatticon luna calante; anche il raccoltodi ortaggi e frutti che vanno conser-vati (ad esempio, patate, pomodori,agli, cipolle, mele…); il trapiantodelle fragole, invece, fa fatto conluna crescente. Per quanto riguardala semina bisogna distinguere frasemi che impiegano tempo per ger-mogliare e quelli che invece germo-gliano presto. I primi (come le caro-te, broccoli, legumi, pomodori…)vanno seminati con luna crescente;gli altri (come basilico, bietola, lat-tuga, cipolla…) è bene seminarlicon luna calante. Mio padre miinsegnò anche a calcolare i giornidella luna attraverso la “patta”. Fraun po’ lo dirò anche a voi ma orafatemi fare sfoggio di alcune picco-le conoscenze astronomiche chesono andato a ripassarmi. Innanzitutto, che cosa è la “patta”?L’epatta (così si chiama in italiano)è la differenza tra l’anno solare(365 giorni) e l’anno lunare (354giorni): un anno solare dura 11 gior-ni di più di quello lunare.Se immaginiamo di far iniziare lostesso giorno sia l’anno solare chequello lunare, all’inizio del nuovoanno solare sono già trascorsi 11giorni di quello lunare. Dopo dueanni la differenza sarà di 22 giorni,dopo tre anni di 33. Ma 30 giornisono la durata di una lunazione (ladurata che va dalla luna nuova finoalla nuova luna) per cui ogni voltache l’epatta arriva o supera 30occorre aggiungere un altro mesesottraendo 30 al numero dell’epatta(33-30=3).L’epatta di quest’anno è 17 ma ilprossimo anno non sarà 28 (17 diquest’anno+11) ma 29. Questo per-ché dopo 19 anni le lunazioni cado-no nella stessa data dell’anno sola-re. Però se calcoliamo 19 anni x 11otteniamo 209 che non è esattamen-te divisibile per 30 (il resto di209:30 non è zero ma 29 che corri-sponde alla durata di una lunazio-ne). Quindi, dopo 19 anni l’epattava corretta aggiungendo 1 perché ilciclo si ripeta.Fatta questa breve premessa eccoviil calcolo che facevano i vecchicontadini per stabilire con precisio-

ne l’età della luna senza doverandare a consultare un almanacco.Il giorno della lunazione si ottienesommando l’epatta alla differenzadei mesi a partire da marzo e alladata del giorno. Facciamo un esem-pio. Se state leggendo questo arti-colo il giorno 14 febbraio e voletesapere la data della luna procedetecosì: 17 (epatta di quest’anno) + 12(i mesi da marzo a febbraio) + 14(la data del giorno). Otterrete 43 acui dovete togliere 30 (come abbia-mo detto prima) e avrete 13 chesono i giorni da quando è iniziata lalunazione; la luna crescerà ancoraper due giorni e poi inizierà la fasecalante; se dovete tagliare legnameda costruzione aspettate qualchegiorno perché è uno dei lavori cheva fatto con luna calante.Vogliamo calcolare la luna per ilgiorno 16 luglio?Ecco: 17 (e patta) + 5 (i mesi damarzo a luglio) + 16 (giorno) = 38 –30; la luna avrà 8 giorni.E’ davvero una cosa semplicissimama sono sicuro che fra qualchegiorno già non sarete più in grado difare il calcolo perché vi sarete scor-dati il numero di epatta. I nostricontadini non se lo scordavano per-ché lo usavano.

Remo Del Ferraro

Sapienza contaDinaColtivazioni e fasi lunari - La “patta”

PAGINA 9

A fine anno, si sa, si stilano i bilan-ci per cercare di capire, attraversol’analisi dei numeri, quanto è suc-cesso nelle nostre famiglie, nellenostre aziende, nel nostro Comune,nella nostra Nazione. Analizzandocon serenità e onestà quanto è suc-cesso nel corso dell’anno, possiamofarci un’idea di quello che avverrànell’anno che è appena iniziato. Ora vi comunichiamo alcuni datianagrafici del nostro Comune, rife-riti al 31 dicembre 2012, fornitecigentilmente dalla Sig.na StellaCastaldo, responsabile dell’ufficioanagrafe, che ringraziamo per la

collaborazione.Questi i numeri: ilcomune di RoccaMassima al 31dicembre 2012 con-tava 1125 abitanti dicui 564 femmine e561maschi. I natinell’anno passatosono stati 10, (5femmine e 5maschi); mentre imorti sono stati 19(9 femmine e 10

maschi). Nonostante questo datonegativo, rispetto allo scorso anno(eravamo 1103), vi è stato unaumento di 22 unità perché c’è statal’acquisizione di nuovi residenti.Da sottolineare il fatto che i natisono stati a “doppia cifra” dato,questo, che non si registrava damolti anni e che ci fa ben sperareper il futuro.I nuclei familiari sono 515 uno in piùdello scorso anno. Dei 1125 abitantisono residenti nel Centro Storico in465 (+ 20 rispetto al 2011); mentre660 (-2 rispetto al 2011) sono i resi-denti nelle varie Contrade.

Osserviamo che è già il secondoanno consecutivo che si sta verifi-cando un dato indicatore: unaumento di residenti nel CentroStorico a discapito di un leggerocalo nelle varie Contrade. Un trendmolto importante che va senz’altroapprofondito ed analizzato nellesedi opportune. Infine, visto che ilprossimo 24 e 25 febbraio siamotutti chiamati al voto per il rinnovodel parlamento nazionale e del con-siglio regionale, vi forniamo i datielettorali del nostro Comune: ivotanti totali sono 932 di cui 377iscritti alla sezione 1 (RoccaMassima centro) e 555 alla sezione2 (Boschetto).Statistiche a parte, è auspicabile chetutti i rocchigiani nutrano grandestima per il Paese, anche se non virisiedono stabilmente. Interessarsidei progressi, rilevare le cose posi-tive, dare un qualsiasi suggerimen-to, sono comportamenti che creanoun serio fondamento alle proprieorigini. (A.A.)

segue da pag 1.

sono addebitabili tutti e solo all’altraparte? E’ nel riproporre soluzioni chehanno tutta l’aria di favorire catego-rie sociali o persone di un certo colo-re politico? E’ nel sottoporre al silen-ziatore l’abuso e lo sperpero di dena-ro pubblico che hanno operato alcu-ne amministrazioni pubbliche dellapassata legislatura?Non ho mai sentito finora un “onore-vole” dire apertamente che il tal altro“onorevole” della sua parte ha sba-gliato, sia pure con l’aggiunta diattenuanti come: “Se è vero quelloche si dice”.Già, è chiaro: le indagini sono lentee poi…, fino alla condanna c’è lapresunzione di innocenza; e poi… igiudici hanno bisogno di tempo…così ci si può preparare meglio adevitare trabocchetti, chiedere dila-

zioni, studiare la maniera per rove-sciare situazioni pericolose, “ritrova-re” (?) qualche ricevuta che possascagionare…Qualche tempo fa, su un giornale(“Il Messaggero”, 13/1/2013, 3) èapparso un articolo sul “fact-checking”, controllo dei dati utiliz-zati dai politici; “i media si stannoattrezzando per la verifica dellecastronerie elettorali”, affermava ilquotidiano. Speriamo che non sia unpio desiderio e che venga effettuatoal più presto: c’è la speranza checali la percentuale di bugie e di adat-tamento di dati e situazioni al coloredi chi parla! Sarebbe pure auspicabi-le che si potesse fare il confronto traquello che gli “onorevoli” affermanooggi e quello che hanno affermatoun mese, un anno fa, all’inizio dellaloro “discesa” o “salita” in politica...Finora, ad esempio, non si sono sen-

titi discorsi, progetti o interventi afavore della Scuola, eppure quotidia-namente si parla di carenze, di edifi-ci fatiscenti, di impianti di riscalda-mento che non funzionano, di perso-nale scolastico (docenti, amministra-tivi e coadiutori) che incontra diffi-coltà d’ogni genere, di disaffezionedegli alunni per la scuola…Ce la faremo a scovare la verità (oalmeno “qualche verità”) prima diandare a votare? Ce la faremo asuperare la barriera che una partedella “casta” della politica cerca dialzare ancora una volta tra quantoloro affermano e la situazione reale?Ce la faremo a scovare persone chepropongono progetti fattibili edaranno se stessi per realizzarli? CheDio ce la mandi buona!

Enrico Mattoccia

rocca maSSima in cifrewww.comuneroccamassima.it

PAGINA 10

Ormai Natale è passato, l’Epifaniaconclusa. Gesù non sarà più, lungol’anno nuovo, Gesù Bambino; cre-scerà, si paleserà, morirà un’altravolta, risorgerà di nuovo: rinascerà adicembre 2013. Gli uomini dellaterra, hanno ripetuto, salvo rareeccezioni, il loro Natale pagano del2012. Luminarie nelle vie, vetrinesfolgoranti di luce e di inviti adentrare, a comprare, mense con latovaglia colorata di rosso e di verdiabeti, calici, spumanti di buonacasa, e poi soprattutto, pacchetti diregalo per tutti i commensali, sottol’albero a luci intermittenti e rico-perti di fiocchi e di palline, di stoleargentate e dorate.Gli uomini della terra abbiamo pas-sato quest’altro Natale pagano.Il mio cuore era triste già dalle primemostre di panettoni e torroni nei varicentri dell’agroalimentare: non eraancora dicembre. Con la tristezzauna silenziosa indignazione versome stessa: da anni vorrei evitarmi ilrito pagano e invece di fatto loseguo. Quando ho invitato un’amicaa vivere il Natale cristianamente, leimi ha detto: “E’ vero che i Natali dioggi sono ormai pagani, ma se seicristiana offri a Gesù la tua tristezza:e poi i tuoi nipoti a Natale ti voglio-no con loro, quindi, per amor lorosottoponiti al sacrificio del rito este-riore e goditi la natività nel tuo inti-mo, cristianamente”.Mi ha messa con le spalle al muro,diciamo pure che io mi ci sono diret-ta passivamente, come rassegnata.Mi sono trovata tra pacchetti colora-ti, panettoni e menu scelti e abbon-danti. Ma non mi è bastata la S.Messa, non mi hanno soccorso leragioni dell’amica mi sono sentitaun essere senza coerenza e senza

forza di autodeterminazione.Gesù, riflettevo, ha dato suggeri-menti a persone evidentementecapaci di seguirli, persone con unfuoco di volontà e di fede fuori delcomune: S. Francesco, per esempio.Persone come me, invece, si accon-tenta di mandarle avanti con la fedeche hanno, con i dubbi e le indigna-zioni e le tristezze e le malinconieche vivono; da persone come meforse Gesù chiede poco: fede ecostanza di fede. Persone come me,riflettevo, sono come le api operaiedell’arnia, tutte a darsi da fare perl’ape regina, serene nel morire dopoaver compiuto un dovere di cui nonriescono a toccare la consistenza, laconcretezza.Natale è oggi, e lo è da molti anni,Babbo Natale, il ricco lappone cheviaggia trasportando ricchi doni suuna slitta trainata da… renne!Lochiamano e lo identificano anche inSanta Klaus, cioè S. Nicola, ma ilprotettore di Bari nulla ha potutocontro questo gemello antagonistadei suoi valori cristiani, e si è ritira-to in buon ordine nel presidio dellasua città.Ai miei tempi c’erano GesùBambino e la Befana a portare doniai bambini buoni, da bravi maestri,punendo con carbone chi era statodisobbediente coi genitori o colmaestro. Il carbone, quello dolce dasgranocchiare, arrivò più tardi,quando io ero già grandicella e ibambini cominciavano ad essereconsiderati come… bambini e noncome adulti consapevoli.Intanto, con la pedagogia e la psico-logia andava avanti anche la ricchez-za, nei famosi Anni Cinquanta, iCalabresi volavano verso la Fiat diTorino o la Motta di Milano e l’opu-

lenza del nord contagiò ovviamentela Calabria e in ogni casa si perdetteman mano il rito religioso e si presela via del rito pagano: ricchi pranzi epacchetti di regalo sotto un albero diNatale che defenestrava il dolce pre-sepe, quasi fosse ingombro e privoormai di significato.Io non amo il pandoro, non amo ilpanettone, mi infastidisce BabboNatale, mi dispiace l’albero diNatale, mangio solo per appetito enon per esaltazione di papille gusta-tive: sono contenta del piccolo rico-vero di cartone dove ho messo GesùBambino preso a Betlemme, con lui,Giuseppe e Maria e l’asinello e ilbue, mansueti animali che il Papanega nel suo recente libro, e natural-mente i Re Magi. Staccate dallamangiatoria ho messo delle sagomedi case, tutte di cristallo colorato:contrappongo il mondo ricco dellecase e dello sfarzo alla cadente grot-ta di cartone e a me pare che il rico-vero che ho allestito per GesùBambino, brilli d’una luce che mi fabattere forte il cuore, e mi sento diconsolare Gesù Bambino: “Tu sei tu- gli dico - da quelle case ricche ven-gono lamenti di dolore, c’è in tuttiun disorientamento alienante; vedraiche non passerà molto e il mondo sipentirà di averti trascurato”. Sentoun’emozione che voglio custodiregelosamente nello scrigno dei mieiricordi di Natale, quelli passati equelli che verranno. Ho vissuto così,in momenti di raccoglimento e diriflessione, in momenti di confiden-za diretta di Gesù Bambino, il miointimo, vero e cristiano Natale.

Uccia Paone

momenti Di GioiaLo scorso 25 novembre presso la suggestiva abbazia di Valvisciolo, hanno festeg-giato le “nozze d’oro” tecla moroni e aristide Del ferraro. I due “sposetti”,molto emozionati, hanno così voluto rinnovare, davanti a parenti ed amici, la loropromessa di matrimonio, pronuncia per la prima volta nel lontano 25 novembre1962 nella nostra Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo. I figli: Marina,Corrado ed Alessandra insieme ai rispettivi coniugi e ai nipoti: Elisa, Luca,Gianmarco, Edoardo ed Emiliano gli hanno voluto dedicare questo bellissimo esignificativo pensiero: “Cari, vogliamo ringraziarvi per averci donato questabella testimonianza di vita di coppia solida e felice, capace di affrontare e supe-rare con forza e dignità le non poche difficoltà che la vita vi ha presentato. Auguriper altri 50 anni ancora insieme”. Anche noi della Redazione de “Lo Sperone”auguriamo ogni bene e tanta salute a Tecla e Aristide. (A.A.)

natale criStiano o natale “paGano”?Non sono fuori luogo le riflessioni che la nostra collaboratrice ci propone. Possono essere applicate anche a tantealtre feste, nate religiose e “paganizzate” da buona parte di chi le celebra.

PAGINA 11

Il nocciòlo (in latino corylus avella-na), la pianta che produce le noc-ciole (nocchie), è originariadell’Asia Minore ed è stata utilizza-ta dall’uomo ancor prima dell’ulivoe della vite; i Romani donavano talepianta per augurare felicità; inFrancia anticamente era donata aglisposi come simbolo di fecondità. Ilnocciolo cresce specialmente sullecolline e sulle pendici dei monti; siadatta facilmente al clima e l’im-pianto di una coltivazione, adeguataai principi moderni, non risultaeccessivamente costoso, né ha biso-gno di particolari trattamenti.Le piante di nocciolo in genere nonsuperano i tre metri di altezza,

hanno radici lunghe, ramificate esuperficiali. I maggiori produttorimondiali sono: Turchia, Italia, USAe Spagna. Per quanto riguardal’Italia, le regioni che producono piùnocciole sono: Campania, Lazio,Piemonte, Sicilia. In Piemonte lavarietà più diffusa è la “Tonda genti-le delle Langhe” (TGL), che nel1993 ha ottenuto dalla CEE l’IGP(Indicazione di Origine protetta);ora viene sostituita con la TGT(Tonda Gentile Trilobata); inCampania è diffusa la varietà Tondadi Giffoni; nel Lazio la TGR (TondaGentile Romana), che ha la DOP(Denominazione di OrigineProtetta) da circa tre anni. Nellanostra Regione la nocciola vieneprodotta in piccola quantità nellazona nord della provincia di Roma(meno di dieci paesi) e in massimaparte nella Provincia di Viterbo(circa 30 paesi); si contano comples-sivamente 4500 produttori, quasitutti riuniti in cooperative o piccoleaziende, ma c’è pure una S.P.A., la“Monti Cimini” che ha lo stabili-mento a Vignanello. Viene conside-rata una buona raccolta quando siarriva a 25 quintali per ettaro di ter-reno. Il valore del prodotto annuoraggiunge i 45 milioni di euro.Della nocciola si mangia il seme,

sia fresco che più spesso secco. Noimoderni abbiamo scoperto che talefrutto è ricco di lipidi, proteine eanche di acqua; contiene vitaminaE ed è fonte di fitosteroli, unasostanza ritenuta importante per laprevenzione delle malattie cardio-vascolari; inoltre nel seme ci sonoanche grassi monoinsaturi, in gradodi abbassare il livello del colestero-lo LDL e dei trigliceridi; come senon bastasse nel seme della noccio-la c’è del magnesio e del rame,potassio, acido folico, fosforo,zinco, ferro, vitamina B6!Le nostre nonne ci davano le noc-ciole e noi con un sasso rompevanoil guscio per mangiare il semegustoso, qualche volta le tostavano;c’era pure chi riusciva a farle rico-prire di zucchero ed allora eranodavvero una specialità. Oggi lanocciola è molto usata nella lavora-zione industriale (cioccolato,pasticceria, torroni...); viene ancheadoperata sotto forma di farina: ipaesi di lingua tedesca proprio conla farina preparano un dolce tipico,il Linzer Torte e noi italiani la usia-mo per i gianduiotti.Insomma si tratta di un fruttogustoso e prezioso! (E.M.)

L’aglio è una pianta bulbosa perennedella famiglia delle liliacee, origina-ria delle regioni desertiche dell’AsiaCentrale, diffusamente coltivatacome ortaggio “da godimento”. Il

nome scientifico è Allium Sativum.L’aglio è usato soprattutto in cucina;in Italia specialmente in Piemonte enel centro-sud. Recenti studi affer-mano che l’aglio ha notevoli poten-zialità farmacologiche e può trovareimpiego in diverse patologie. Difattiregola la pressione arteriosa, in par-ticolare la minima, attraverso la dila-tazione vasocapillare. Ha pure azione antisettica ed espetto-rante. L’essenza degli estratti di aglioeliminata per via respiratoria, eserci-ta azione balsamica ed espettorante.L’aglio è anche un efficace antisetti-co nelle infezioni acute e cronichedelle mucose intestinali. Può essere

usato come revulsivo e, in emulsionecon l’aceto, per il trattamento dellepiaghe e ulcere. E’ utile anche controle punture di insetti dotati di pungi-glione, se strofinato dopo aver estrat-to il pungiglione.Infine, varie ricerche hanno dimostra-to il potere antibiotico della “allici-na”(sostanza estratta dall’aglio),potere individuato e definito già daPasteur nel 1858. Il largo uso d’aglio,con la sua azione battericida, spieghe-rebbe la scarsa incidenza delle affe-zioni cancerose in Cina, la cui popo-lazione è forte consumatrice di aglio.

nutrizione e SaluteSappiamo tutti che una dieta equilibrata e varia è salutare perché ogni cibo ha delle proprietà nutrizionali specifichee il nostro organismo per funzionare al meglio ha bisogno di assumerle tutte nella giusta quantità. Qui vi diamo alcu-ne notizie su due prodotti che troviamo abitualmente sulle nostre tavole.

1. le nocciole

2. l’aglio

PAGINA 12

non finiScono Di aiutarci... gli animali!

Quando osserviamo gli animali di un gruppo particolare,spesso restiamo sorpresi del loro comportamento e dialcune loro azioni, simili a quelle dell’uomo. Questi ani-mali fanno parte del gruppo dei “primati”, individui cheoccupano il primo posto nella classificazione zoologica:hanno gli occhi posti frontalmente, il pollice opponibile ele dita con unghie (e in questo sono simili a noi). Il grup-po è formato dagli scimpanzé e dalle scimmie. In qualchedocumentario possiamo vedere ciò che gli scimpanzéfanno e come agiscono: quantevolte li abbiamo visti abbracciare eaccarezzare i loro piccoli! Questiloro atteggiamenti avvalorano l’e-voluzionismo per cui nell’immagi-ne popolare, e non solo, sono visticome gli antenati dell’uomo. Loscimpanzé non ha avuto rapporticon l’uomo e quindi non abbiamoespressioni linguistiche derivantidal suo nome.Al contrario, la scimmia per la suasomiglianza con l’uomo, di cuipuò imitare i gesti, ha dato lospunto a paragoni e si sono forma-te locuzioni con le quali si indica-no comportamenti umani, belli obrutti, come se si fosse una scim-mia. Così, a un individuo si puòdire “dispettoso, goffo come unascimmia”. Di chi è molto agile sidice che “è svelto, sa arrampicarsicome una scimmia”.C’è chi imita i gesti e i comportamenti degli altri per can-zonarli e ciò si indica con “fare la scimmia a qualcuno”,ma la cosa si può fare anche con affetto, per scherzo.“Fare la scimmia di se stesso” ha il senso negativo di esa-gerare gli aspetti negativi del proprio carattere: “prendereuna scimmia, che scimmia!”, indicano che si è presa unabella sbornia; “avere la scimmia (sulla spalla)” significache si è dediti agli stupefacenti.Il serpente, detto anche serpe, non gode di grande stima,anzi! Il nome si usa spesso per indicare una persona infi-da, traditrice e per questo le pochissime locuzioni hannoun significato negativo; figurativamente dire “nutrire,allevarsi, scaldarsi una serpe in seno” corrisponde a bene-ficare chi poi è disposto a tradire, a mostrarsi ingrato.La forma lunga del corpo del serpente ha dato origine aun proverbio: “Le cose troppo lunghe diventano serpen-ti”, con cui si vuole spronare a non tirare le cose troppoper le lunghe. La parola serve anche a indicare strisce ofile molto lunghe, come “Un serpente di automobili per-corre l’autostrada”. Il serpente può essere anche utile per-ché la sua pelle conciata dà “borsette, cinture, scarpe diserpente” e alcuni ne fanno sfoggio. La tigre è un felino dal corpo armonioso e snello, è fortema pure feroce e aggressiva e da queste caratteristiche sihanno espressioni molto significative. “Essere ferocecome una tigre, avere il cuore di tigre, essere una tigre” sidice di una persona molto crudele e spietata; “difendersicome una tigre, battersi come una tigre” significano che si

lotta con forza indomita per uno scopo; “cavalcare la tigre,essere a cavallo della tigre” è mettersi in una situazione dirischio, pericolosa, ma anche affrontare e dominare unpericolo e trarne vantaggio. “Tigre di carta” si dice di chio di quello che è in pericolo solo in apparenza.Desta sempre ribrezzo il topo (popolarmente sorcio) epoiché è comune nei luoghi abitati, il nome è usato pervarie espressioni. Si dà la caccia al topo e “fare la fine deltopo” è finire in trappola, “finire in trappola come il topo”è trovarsi in una situazione senza via di scampo.Poiché il topo vive in nascondigli e rode anche la carta, si

è formata la locuzione figurata“topo di biblioteca” che designa lostudioso che fa ricerche sui libridelle biblioteche. C’è pure il “topod’albergo, di treno, di auto”, che èil ladro che ruba con astuzia inquesti posti. “Far vedere i sorciverdi” è stupire con azioni impre-vedibili, ma anche spaventare,creare difficoltà (la frase è natanegli anni trenta del Novecento dalnome di una squadra aerea italiani.Il topo è anche simbolo di chiapprofitta delle situazioni per farei propri interessi; questo è espres-so nei proverbi “Quando il gattonon c’è (o Via la gatta), i topi bal-lano” (se manca il controllo ognu-no può fare come gli pare),“Quando la nave affonda i topisono i primi a fuggire” (nel peri-colo i codardi scappano perprimi). Un altro detto è “La mon-

tagna ha partorito il topolino”: (si esalta molto qualchecosa che poi risulta insignificante).La vacca con il bue è stata di grande aiuto per l’uomo neitempi in cui l’agricoltura non era ancora meccanizzata.Una locuzione comune è quella di parlare di “periodo divacche grasse, di vacche magre”, con cui si indicanoperiodi di prosperità e periodi di carestia. Con “mercatodelle vacche” si dà l’idea di accordi truffaldini, scambi difavori; “stare, vivere in un ventre di vacca” è vivere inmezzo agli agi; “andare in vacca”, in senso figurato èdiventare indolente (se persona), non avere un risultato(se cosa), guastarsi (se riferito al tempo).Il toro è il simbolo della forza e “essere un toro” è avere unfisico poderoso; “sentirsi un toro” equivale ad avere gran-de forza; “vedere rosso come i tori” è infuriarsi per piccolipericoli; “prendere il toro per le corna” è affrontare decisa-mente la difficoltà e risolverla; “tagliare la testa al toro” èprendere una decisione definitiva su una lunga questione.Lo struzzo è “poverino”; abbiamo “fare lo struzzo, fare lapolitica dello struzzo” è fare finta di ignorare una situa-zione per non affrontarla, “avere uno stomaco da struzzo”si dice di chi riesce a digerire tutto.La vipera ci fa dire “una persona è una vipera”(è tanto cat-tiva), il “nido, covo di vipere” (è un ambiente di personemaligne), “avere una lingua di vipera” è dire frasi velenose.Gli animali ci aiutano molto per esprimere le nostre idee.

Mario Rinaldi

Lingua e... linguacciaPiccola rubrica del professor Mario Rinaldi sulle più importanti regole

per parlare e scrivere correttamente la nostra bella lingua

PAGINA 13

SERVIZI FUNEBRI(nazionali ed internazionali)

OPERAZIONI CIMITERIALICORONE E CUSCINI(con consegna in tutta Italia)

ACCESSORI PER LAPIDI - LAPIDI________________________

Giulianello: via V. Emanuele II, 26Lariano: via Trilussa, 10

Web site: www.palombelli.it E-mail: [email protected]

Tel. 06.9665358cell. 347.4666685 - 393.9059369

Scuola “a. mariani”

Hanno partecipato dieci ragazzisotto la direzione della prof.a G.Colasanti. La poesia “Sono con te”di Chiara Borri, si è classificata tra ledieci migliori delle 237 poesie pro-venienti dalle varie scuole ed è statapremiata in agosto con diploma d’o-nore, medaglia, libretto delle poesiee …qualche soldino.

Eleonora Leoni, con la sua poesia“Vorrei” ha avuto il diploma di meri-to e così pure Elisa Picca con la poe-sia “Un Bambino”; entrambe hannoavuto pure il libretto delle poesie e lamedaglia. Gli altri ragazzi hannoavuto: attestato di partecipazione elibretto delle poesie; ecco i loronomi: Chiara Marinelli, JacopoTaliano, Serena Catese, EricaMuscedere, Alice Petrizzelli; conloro si è inserita anche Elena Sabetta(V elem.) che ha avuto il diploma dimerito per la poesia “La mia

mamma”. Le Poesie inviate sonostate 11. L’incontro con i ragazzi èstato molto cordiale; si sono mostra-ti educati ed attenti, rispettosi e…pronti a mettersi al lavoro per il“Premio 2013”. Un ringraziamento atutti: ragazzi, insegnanti, dirigente.

************

istituto “a. cederna”

L’Istituto ha partecipato per la primavolta al Premio “Goccia d’Oro”, gra-zie all’iniziativa e al coordinamentodella prof.a Antonella Sambucci,docente di lettere. Sono state inviate17 poesie. L’alunno Luca Joe Mattozzi, con “Imiei migliori amici”è entrato tra idieci migliori di tutte le scuole parte-cipanti. La breve poesia è commo-vente e tragica nello stesso tempo,perché il giovane poeta immaginache i ragazzi morti nei campi di ster-minio siano ebrei suoi amici ed egliun tedesco che li aiutava a mangiaredi nascosto e “aveva visto amore neiloro occhi”: un esempio di veroamore tra tanto odio e squallore.Gli alunni hanno avuto il librettodelle poesie e l’attestato di parteci-pazione. Ecco i loro nomi: MatteoImperoli, Niko Di Tullio, Ori Danae,Federico Cafarotti, Daniele Sartori,Fabio d’Ascenzi, Simone Eleuteri,

Matteo Casentini, DanieleCostantini, Simone Radicchi,Valeria Di Iulio, Isopo Nikolas,Raffaele Rinaldi, EmanueleCavalieri, Gabriele SamborskaArcese, Gian Marco Nardi.

Trattandosi di Scuola Superiore,l’Associazione ha ritenuto opportu-no donare anche una copia del volu-me “Lingua, linguaccia… e altro”che ha suscitato subito curiosità ed èstato molto gradito. I ragazzi hannoaccettato con entusiasmo l’invito apartecipare al “Premio 2013”.Unringraziamento, alla prof.a coordina-trice, ai docenti, ai ragazzi e alla diri-gente scolastica prof.ssa CristinaBattezzati che è nuova dell’ambien-te ed ha lodato e apprezzato la nostrainiziativa e le nostre pubblicazioni.

(E.M.)

premiazioni “Goccia d’oro 2012”Per motivi organizzativi l’Associazione Culturale “Mons. G. Centra” che organizza il Premio “Goccia d’Oro”, dà ipremi ai ragazzi partecipanti, “a domicilio”, cioè nelle singole scuole, eccettuati i 10 primi classificati che sono invi-tati alla chiusura del Premio, in agosto, assieme agli adulti e ai pittori. Tali premiazioni nelle scuole sono iniziate aVelletri con la Scuola di Istruzione Secondaria di I grado (Scuola Media) “A. Mariani” e la Scuola di IstruzioneSecondaria di II grado (Scuola Superiore) “A. Cederna” - Sez. Geometri.

Alunni dell’Istituto “Mariani”

Alunni dell’Istituto “Cederna”

PAGINA 14

notizie Dal territorio

• CORI •

L’Assessorato alle Politiche Socialedel Comune di Cori, in collaborazio-ne con L’AVIS Cori, hanno avviatola seconda campagna di prevenzionedel tumore del colon retto sul territo-rio comunale. Lo rende noto ilDelegato alla Salute del Cittadino,dott. Paolo Cimini, che spiega -“Questo carcinoma colpisce l’ulti-ma parte dell’intestino ed è al secon-do posto come frequenza tra lemalattie tumorali in Italia ed inEuropa. La diagnosi precoce degliadenomi che si possono formare nelcolon con l’età è l’unico modo per

scoprire tumori maligni e benigniquando non ci sono sintomi edavviare tempestivamente il tratta-mento terapeutico più appropriato”.Uomini e donne, dai 50 ai 74 anni,che hanno ricevuto le lettere di invi-to dalla ASL Latina possono iniziarea ritirare l’apposito kit per la ricercadel sangue occulto. I volontaridell’AVIS Cori saranno a disposizio-ne per la consegna del kit presso lasede dei Servizi Sociali di Cori, viadella Libertà 26 (ex Maestre pieVenerini), e presso la Delegazionecomunale di Giulianello, via dellaStazione, nei seguenti giorni edorari: il lunedì e mercoledì, dalle ore9,00 alle 11,00; il martedì e giovedì,dalle ore 15,00 alle 17,00.L’esame è completamente gratuito epuò essere effettuato autonomamen-te, con una semplice operazione noninvasiva di ricerca del sangue occul-to fecale, riconsegnando poi il kitpresso il CUP dell’ospedale dicomunità di Cori o pressol’Ambulatorio infermieristico di

Giulianello. Il Dott. Cimini ribadiscela necessità di effettuare lo screening- “La ricerca del sangue occultofecale va fatta anche in assenza didisturbi, perché questo tipo di tumo-re spesso non ne dà per anni ed unodei segni più precoci di una lesioneintestinale è proprio il sanguina-mento, invisibile ad occhio nudo, ela precocità della scoperta è ciò checonsente di salvare la vita”.Alla prima campagna di prevenzionedel 2010-11 la risposta della cittadi-nanza è stata più che soddisfacente,avendovi aderito il 44% dei cittadini.Su 3945 lettere inviate dalla ASLLatina sono stati consegnati 1774 kitper lo screening del carcinoma delcolon retto, di cui ne sono stati resti-tuiti 1422. La stragrande maggioran-za (1350) sono risultati negativi; ipositivi sono stati 71, poi invitati adeseguire un esame di secondo livello(colonscopia) che ha portato all’indi-viduazione di 20 lesioni tumorali e inquesti casi si è potuto intervenire tem-pestivamente per evitare il peggio.

In occasione della 99° GiornataMondiale delle Migrazioni, che si ècelebrata domenica 13 gennaio2013, il Comune di Cori ha ricor-dato il fenomeno migratorio coresea cavallo tra XVIII e XIX secolo,grazie ad una ricerca della scuolamedia A. Massari di Cori, in colla-borazione con l’Archivio StoricoComunale. Alla fine del XIX seco-lo Cori contava circa 8000 abitantiche arrivarono a circa 9700 allafine degli anni ’30; per lo più eranobraccianti e piccoli contadini.La maggior parte degli emigranticoresi erano uomini tra i 18 e 40anni, che spesso rientrava in patria, ele mete preferite erano le Americhe,anche se vi era una consistente emi-grazione stagionale verso le regionidel nord Italia e la Francia.Nel periodo 1890-1930 ci fu unesodo medio di circa 80-100 perso-ne l’anno, con punte di 200-300 in

alcuni momenti: solo la fortenatalità del tempo ed il rientrodi una parte degli emigratipermise alla popolazione diCori di mantenersi stabile pertutto il periodo di riferimento.Un notevole contributo all’e-conomia corese era dato dallerimesse degli emigrati che, seda un lato rappresentavano unritorno economico per il paese,dall’altro, offrendo un’immagine delsuccesso dell’emigrante in terra stra-niera, invogliavano altri coresi ademigrare.Non tutti però trovavano fortunaall’estero, la vita degli emigrati eraprecaria, continuamente esposta adisagi di inserimento e mortedurante il viaggio: famose a Corierano le “vedove bianche”, donneche non ebbero più notizie dei loromariti e vissero con l’incognitadella loro morte o scomparsa, più o

meno voluta.Arrivati a destinazione, inoltre, disolito venivano selezionati e chi nonrispondeva ai requisiti veniva rispe-dito a casa, dove il senso di sconfittane segnava per sempre la vita.Poiché gran parte della popolazio-ne era semianalfabeta, anche a Corivennero istituiti dei corsi specialiper gli emigranti al fine di dotarli diun minimo di formazione culturalee professionale che potesse renderepiù agevole la loro “traversata”.

1. Screening del carcinoma del colon-retto, al via la distribuzione del kit

2. la città lepina ricorda il suo passato migratorio

PAGINA 15

INGREDIENTI x 4 PERSoNE:4 uova grandi; 60 gr di prosciutto cotto; 2 cucchiai di maionese;un mazzetto di prezzemolo; un peperoncino fresco; sale q.b.

PREPARAZIONE:Cuocete le uova sode e sgusciatele. Tagliatele a metà nel senso della lunghez-za e separate i tuorli dagli albumi;mettete i primi in una ciotola e i secondi suun piatto da portata. Tritate il prosciutto e trasferitelo nella ciotola con i tuorli;aggiungete la maionese, un pezzettino di peperoncino, un pizzico di sale e uncucchiaio d'acqua e frullate con un mixer a immersione, fino ad ottenere unacrema densa. Lavate il prezzemolo, asciugatelo, sfogliatelo e tritatelo fine.Farcite i mezzi albumi con la crema preparata, aiutandovi con una tasca dapasticceria senza bocchetta e cospargete con il prezzemolo tritato; decorate apiacere con il resto del peperoncino in parte tagliato a rondelline e in parte tri-tato molto fine. Completate, se vi piace, con foglioline di rucola.

Antonella Cirino

A Cori, nel mese di novembre, si èsvolta la quarta edizione del corso didifesa personale, rivolto al mondofemminile e denominato “Rosa èforte”. Anche quest’anno ha riscossoun grande successo di partecipazio-ne. Su 15 donne iscritte al corso, 10hanno frequentato regolarmente,assiduamente e con successo, rag-giungendo l’obiettivo del riconosci-mento con l’attestato.Il 1 dicembre, alle ore 11,30 nellapalestra “Body Center”sono staticonsegnati gli attestati, alla presenzadelle autorità comunali (ass. ChiaraCochi e Mauro De Lillis), del presi-

dente dell’ Associazione “Eureka”(Luca Martinelli), del maestro dicintura nera V° Dan di difesa perso-nale dell’associazione “Fight Club”(Lamberto Frasca).Tutte le donne che hanno ricevutol’attestato ne sono state orgogliosis-sime. Grande soddisfazione è stataespressa anche dallo staff organizza-tivo e dall’assessore alle politichesociali e dello sport, Chiara Cochiche, con il suo intervento ha volutoricordare a tutte le donne partecipan-ti l’importanza del corso e delle spe-cifiche finalità.Il corso è durato cinque sabati, con

lezioni di due ore di durata ciascuna.E’ stato totalmente gratuito, comeper le passate edizioni ed è statodiretto dal M° Lamberto Frasca edall’istruttore Daniele Todini.Sono stata una delle partecipanti eposso garantire che tutto ciò che gliinsegnanti ci hanno proposto è statofatto con grande professionalità, cor-tesia e soprattutto con tanta pazien-za. Si sa che le donne, per indole,generalmente non sono violente, mail corso ci ha fatto studiare e metterein atto le eventuali “mosse” per unapossibile e non augurata aggressioneda parte di malintenzionati. Tengoquindi a precisare che il corso non èun incitamento alla violenza, anzi èsolo una piccola arma da usare incaso di violenza nei nostri confronti.Da parte mia, e credo anche dellealtre partecipanti, un grande ringra-ziamento va agli insegnanti per lecose interessantissime che abbiamoimparato e nel contempo abbiamopotuto interagire con altre donne,parlando spesso di tutto ciò chepotrebbe succedere in caso diaggressione fisica.Un cordiale invito alle donne perchépartecipino al corso di quest’anno(comunicheremo la data e le moda-lità): così constateranno di personache non ho scritto fandonie.

Missella Lucarelli

LE RICETTE DELLA MASSAIAUova sode farcite al prosciutto

“ROSA È FORTE”- Le donne si difendono -

La testata de “Lo Sperone” si riservail pieno ed esclusivo diritto di pubbli-cazione e stampa a propria insinda-cabile discrezione senza alcun preav-viso né autorizzazione. La collabora-zione, a qualsiasi livello e sotto qual-siasi forma, è gratuita salvo esplicitoe scritto diverso accordo.Manoscritti, foto ed altro anche senon pubblicati non si restituiscono.Riproduzioni e citazioni sono lecite,purché si citi, espressamente e informa completa, la fonte: autore del-l’articolo, titolo dell’articolo, numero,data e pagina della testata.

EDITRICE ASSOC. CULTURALE“MONS. GIUSEPPE CENTRA”

Piazzetta della Madonnella, 104010 Rocca Massima (LT)

Direttore Responsabile:Virginio Mattoccia

Responsabili Redazione, Sviluppo e Diffusione:

Aurelio AlessandroniRemo Del FerraroEnrico Mattoccia

Questo numero è stato inviatoin tipografia per la stampa

il 30 Gennaio 2013

ISCRIZIONE AL N. 1017 DEL 15/01/2002DEL REGISTRO NAZIONALE DELLA STAMPA

DEL TRIBUNALE DI LATINA

Stampa: Tipografia SeleneVia Moncenisio, 8/10

Tel./Fax 0773.486881 - 04100 Latina

Questo numero è stampato in 1.500 copie e distribuito gratuitamente

I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono

www.associazionecentra.itE-mail: [email protected]. 06.96699010 - Fax 06.96006887

P. IVA: 91056160590

gioielleria

orologeria - argenteria

VillaSede Storica dal 1956Sede Storica dal 1956

CORSO DELLA REPUBBLICA, 13 - VELLETRI (RM)TEL./FAX 06.9630383 www.gioielleriavilla1956.it

movimento culturale

“Artenelterritoriopontino”- rocca massima -

tel. [email protected]

proGramma eventi 2013

1) Esposizione permanente - presso Chiesa San Rocco -

2) Inverno a Rocca Massima - “Ballando sopra le stelle al calore della polenta”Saggi di danza, poesia, pittura, scultura ed altro(Manifestazioni aperte a tutti previa prenotazione)

***********************

Il movimento “Artenelterritoriopontino”, in collaborazione con le altreAssociazioni che operano sul territorio, citiamo in particolare la “Mons. G,Centra”, nel periodo invernale, organizza una serie di eventi culturali in cuila danza si incontra con le altre forme di espressione artistica.Le esibizioni danzanti (diverse di volta in volta per stile di ballo) sarannoaccompagnate da recital di poesie, mostre, esibizioni canore e musicali.Ogni arte ha una sua tecnica particolare ed ognuno di noi ha una predispo-sizione per l’una o per l’altra; tutte le arti, però, danno la possibilità di espri-merci in piena libertà liberando l’energia interiore di cui siamo ricchi mache spesso reprimiamo per una serie di condizionamenti.Le iniziative che intende promuovere “Artenelterritoriopontino” voglionoessere un’occasione per mostrare le nostre capacità libere da ogni ansia d’e-sibizione.In base alle prenotazioni, sarà definito un programma che sarà portato aconoscenza con locandine affisse presso gli esercizi commerciali. Ogni incontro sarà concluso con un momento conviviale per favorire laconoscenza personale, per scambiare esperienze, per progettare… Il piattoscelto per queste occasioni è la polenta. Che c’è di meglio di una fumantepolentata per stare bene insieme? Un cibo semplice ma buono che, soprat-tutto se consumato sulle “spianatore”, dà il senso della compagnia e dellasolidarietà. Mentre diamo appuntamento a quanti vorranno essere della compagnia,comunichiamo che fra coloro che hanno visitato la mostra permanente, sonostate già sorteggiate le prime coppie alle quali sarà offerta una cena omaggio.L’iniziativa di “Artenelterritoriopontino” è degna di essere apprezzata peruna serie di motivi ma va sottolineato il fatto che cerchi di movimentare lavita del paese e del territorio circostante nel periodo invernale. Forse non tutti sanno che S. Rocco è il protettore dei lebbrosi e dei rifugia-ti (i più diseredati) e, per un caso assolutamente straordinario, la chiesa diRocca Massima a lui dedicata è il luogo dove è allestita la mostra perma-nente; che il Santo possa stendere il suo patrocinio sull’arte affinché possarisollevarsi dall’infimo posto in cui la nostra società l’ha relegata.