MENSILE DELLA COMUNITÀ DEI FIGLI DI DIO · Adunanze 2013-2014: I tre livelli della rivelazione...

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1 SETTEMBRE 2013 – anno XXVII – n.1 MENSILE DELLA COMUNITÀ DEI FIGLI DI DIO Spedizione in abb. post. comma 2 - Art. 1 D.L.353/03—Conv. L. 46/04 - Filiale Rovigo - Direttore responsabile: p. Carlo Ravano Sede: Casa San Sergio, 50135 Settignano (Firenze) - Autorizzazione n. 3743 - Tribunale di Firenze 10/8/1988

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1 SETTEMBRE 2013 – anno XXVII – n.1

MENSILE DELLA COMUNITÀ DEI FIGLI DI DIO

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Notiziario CFD Novembre 2013

Sommario

Calendario 1

Da padre Benedetto: Dì amico ed entra 2-3

La parola del Padre: Cercare Dio 4

In breve - Avvisi 5

Dall ’Assistente Generale: Pellegrinaggio comunitario in terra inglese 6-7

Inserto biblico: Libro dell ’Apocalisse 8-10

Formazione permanente: «Va’ a riconciliarti con il tuo fratello» 10

Formazione e voti : Il consiglio evangelico della povertà 11-12

Incontri comunitari - Pellegrinaggio 12

Adunanze 2013-2014: I tre livelli della rivelazione (Dei Verbum 3-4) 13

Vi ta comunitaria 14-25

Corrispondenza 25-29

In ricordo di Maria Grazia Fagionato 34-35

Anniversario dei defunti : Novembre 2013 35

I nostri Santi patroni dei gruppi : Novembre 2013 36

Necrologi 30-33

Errata corrige 3

Centenario del Padre: 25 - 26 - 27 aprile 2014 5

Essere accolti dai poveri

«Oh, se i poveri sentissero di nuovo che noi siamo tutti al loro servizio! E non perché cos ì acquis tiamo il Paradiso, ma perché li sentiamo più grandi di noi , li sentiamo per di ri tto figli di Dio, mentre noi ci sen-tiamo sol tanto ammessi per la loro carità . (...) Non sei tu che devi riconoscere fratello il povero; non credere di fare una grande degnazione se avvicini il povero. È il povero invece che deve farti la degna-zione di senti rti fratello nella società dei poveri che è la Chiesa di Dio».

Ritiro a Casa San Sergio, 14 ottobre 1956

TRACCIA DEL MESE

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CASA MADONNA DEL SASSO Santuario Madonna del Sasso

50065 Santa Brigida (FI) 055.8300162 [email protected]

CASA SAN GREGORIO via per Chiavazza, 30

13856 Vigliano Biellese (BI) 015.811134 [email protected]

CASA MATER MISERICORDIAE via per Chiavazza, 30

13856 Vigliano Biellese (BI) 015.811305 [email protected]

CASA S. MARIA DELLE GRAZIE

Santuario Madonna di Pietracupa via Pietracupa, 21 50028 S. Donato in Poggio (FI) 055.8072924

CASA SANT’AGOSTINO

DI CANTERBURY

Catholic Presbitery 93 Saddleback Road Dookie 3646 - Victoria - Australia 0061.3.58286473 [email protected]

CASA DELLA TRASFIGURAZIONE via Rossellino, 7

50135 Settignano (FI) 055.697101

CASA “DON DIVO BARSOTTI” via Tevere, 12

09040 Guamaggiore (CA) 070.985495 [email protected]

CASA SAN BENEDETTO via Monte Asolone, 8

00195 Roma 06.37350711

CASA DELLA VISITAZIONE

via A. Da Burgio, 7 90136 Baida (PA) 091.6731238

CASA DELLE BEATITUDINI via dell’Olmeto, 7/F

50135 Settignano (FI) 055.697140

NUMERI UTILI

Segreteria della Comunità: c/o Casa delle Beatitudini, via dell’Olmeto 7/F, 50135 Settignano (FI).

Telefono e fax : 055.6557409, risposta telefonica diretta lunedì e mercoledì, segreteria e fax tutti i giorni 24 ore su 24; e -mai l: [email protected].

Ufficio Economato: c/o Casa delle Beatitudini, via dell'Olmeto 7/f 50135 Settignano (FI).

Telefono 055.697140; e-mail: [email protected].

Archivio: c/o Casa delle Beatitudini, via dell’Olmeto 7/F, 50135 Settignano (FI).

Tel. e fax: 055.697140, e-mail: [email protected].

Notiziario: c/o Casa Madonna del Sasso, 50065 Santa Brigida (FI).

Tel.: 055.8300162, e-mail: [email protected].

Conto corrente postale Comunità: n° 23703507, intestato a “Comunità dei figli di Dio”, via Crocifissalto 2, 50135 Settignano (FI).

Conto corrente bancario Comunità: n° 15302/68, intestato a “Comunità dei figli di Dio”, presso Monte dei Paschi di Siena, Filiale di Firenze, Codice IBAN: IT28 I010 - 3002 - 8570 - 0000 - 1530 - 268.

Per le offerte riguardanti i libri: conto corrente postale n° 98674914 , intestato a Tommaso Caldarone, via per Chiavazza 30, Vigliano Biellese, (Biella); per le offerte libri con bonifico Codice IBAN: IT16 X076 - 0110 - 0000 - 0009 - 8674 - 914. Per eventuali richieste sui libri, contattare padre Paolo Radice all'indirizzo e-mail: [email protected].

Sito internet CFD: http://www.figlididio.it (dal sito è possibile anche scaricare il Notiziario).

Nuovo sito ufficiale della Comunità: www.comunitafiglididio.it.

La Casa Madre e le altre case della Comunità dei figli di Dio

CASA SAN SERGIO

via Crocif issalto, 2 50135 SETTIGNANO (FI)

055.697778 [email protected]

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Calendario Novembre 2013

1 ven Solennità di tutti i Santi.

2 sab Commemorazione di tutti i Fedeli defunti.

3 dom XXXI Domenica del Tempo Ordinario (III settimana del Salterio, anno C).

P. Doroteo e fr. Sergio in Sardegna.

4 lun P. Doroteo e fr. Sergio in Sardegna.

5 mar P. Doroteo e fr. Sergio in Sardegna.

6 mer P. Doroteo e fr. Sergio in Sardegna.

7 giov P. Doroteo e fr. Sergio in Sardegna.

8 ven P. Doroteo e fr. Sergio in Sardegna.

9 sab

P. Benedetto in visita alla Famiglia Sicilia Orientale; Paolo Dall’Olio in visita alla Delegazione Veneto Sud; P. Doroteo e fr. Sergio in Sardegna; p. Paolo in visita alla Delegazione Sicilia Ragusa; p. Silvano in visita alla Famiglia Veneta; p. Stefano in visita alla Famiglia Capitanata San Severo.

10 dom

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (IV settimana del Salterio, anno C). P. Benedetto in visita alla Famiglia Sicilia Orientale; Paolo Dall’Olio in visita alla Delegazione Veneto Sud; P. Doroteo e fr. Sergio in Sardegna; p. Paolo in visita alla Delegazione Sicilia Ragusa; p. Silvano in visita alla Famiglia Veneta; p. Stefano in visita alla Famiglia Capitanata San Severo.

11 lun

12 mar

13 mer

14 giov Incontro dei Responsabili della Formazione (Lecceto).

15 ven Incontro dei Responsabili della Formazione (Lecceto).

16 sab Incontro dei Responsabili della Formazione (Lecceto).

17 dom XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (I settimana del Salterio, anno C).

Incontro dei Responsabili della Formazione (Lecceto).

18 lun

19 mar

20 mer

21 giov

22 ven

23 sab Maria Persico in visita alla Famiglia Sicilia Centrale e Sicilia Valle del Salso; Diana Cigna in visita alla Famiglia Lombardia.

24 dom

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Conclusione dell’ANNO DELLA FEDE.

Maria Persico in visita alla Famiglia Sicilia Centrale e Sicilia Valle del Salso; Diana Cigna in visita alla Famiglia Lombardia.

25 lun

26 mar

27 mer

28 giov

29 ven

30 sab

Vito di Ciaula in visita alla Famiglia Capitanata Foggia.

P. Serafino in visita alla Delegazione Calabria San Bruno; p. Silvano in visita alla Delegazione Liguria.

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DI’ AMICO ED ENTRA

da padre Benedetto

Carissimi , vi scrivo da Cotonou, la grande ci ttà a sud del

Benin, alla vigilia della Festa dell’Esaltazione del-la Croce. Nel dubbio di poter inviare questa bre-ve ci rcolare, ho chiesto a p. Agostino di aggiun-gere a questa pagina uno scri tto di Vi ttoria Pac-chioni che dovremmo conoscere e apprezzare di più per riconoscere la sua impronta materna nel-la nostra vi ta comunitaria .

In attesa dunque dell ’incontro con i nostri fra-telli africani , sto leggendo una meditazione del Padre tenuta in occasione di questa nostra so-

lennità , e per tre volte il Padre fa questa breve affermazione: «Il Signore è alle porte». Cono-sciamo abbastanza la tensione escatologica , cioè l ’attesa e il desiderio più ardente della seconda venuta del Cristo (o meglio della sua defini tiva manifestazione) che il Padre ci esortava spesso a ravvivare in noi , ma sappiamo che essa ci prepa-ra anche a presentarci a Lui quando ci chiamerà a lasciare questa vi ta . Allora , secondo la parola del Vangelo, saremo noi a trovarci davanti ad una porta e a volerla varcare per entrare ed es-sere con il Signore. Mi torna alla mente che “in una delle s torie a me care”, si narra che i prota-gonis ti ad un certo punto si trovano davanti ad una porta chiusa magicamente, sulla quale si leg-ge questa scri tta : «Di ’ amico ed entra». A lungo essi cercano tra le varie formule magiche quella che permetterebbe loro di apri rla e finalmente si rendono conto che non si trattava di una solu-zione complicata mirata a lasciar fuori chi non la conoscesse: la soluzione all’enigma era s tata tut-to il tempo davanti ai loro occhi , alla loro porta-ta , perché tutti potessero entrarvi . Così forse sarà anche per noi se durante la vi ta saremo ri -masti semplici e capaci di vivere fedelmente l ’a-micizia con Cristo e con i fratelli, sinceramente fedeli all’alleanza che Dio ci ha offerto e piena-mente rassicurati da essa nel nostro cammino. Sì, allora anche noi capiremo subito che per en-trare bisognerà semplicemente di re “AMICO”.

Firenze, 6 Agosto 1957 Carissima E., ho gradito tanto la tua cartolina, ma nello

stesso tempo sono addolorata per questa tua

vita ansiosa e travagliata. Senza conoscerne i

particolari, io sento di partecipare alle tue pene e

vorrei, se potessi, in qualche modo alleviartene.

Alla Preghiera litanica di Domenica scorsa

ricordai a tutta la Comunità il tuo nome, insieme

a quello di Maria C.. Che fare per te se non

pregare? Che altro potrei fare per te? Ti sembra

che potrei fare qualcosa, che il Gruppo potesse

farti qualcosa oltre che pregare per te…? Il buio è per aumentare la fede, credo anzi che

sia proprio un dono di fede. Ma cosa c’è ancora nel tuo cuore che ti

travaglia così? La nostalgia della tua casa in

paese? R. nel collegio? E come sta, a che punto è

dei suoi studi? E A. che fa? Non oso chiederti

perché avete lasciato il paese, ma vorrei saperlo

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ERRATA CORRIGE Per una colpevole svis ta della redazione, nel Notiziario di settembre a pag. 3 è stata omessa la

conclusione della ci rcolare di p. Benedetto. Si tra tta di una ci tazione tratta dalla predicazione del Padre che è legata alla scel ta dell ’immagine del bambino posta in fondo alla pagina: «Impariamo

a vivere come bambini. Sarebbe un gran crescere per noi se arrivassimo, alla fine della vita, ad

essere bambini come Gesù, nella semplicità, nell'umiltà di un rapporto di amore. Cresciamo tanto

da diventare bambini, ma come Gesù. Spogliamoci da tutte le incrostazioni di egoismo, di durez-

za, che si sono accumulate durante gli anni. Spogliamoci come un bambino che guarda pieno di

meraviglia questo mondo soprannaturale in cui è stato portato, come un bimbo che è portato in

un giardino di pura bellezza e ci vive giocando» (D. Barsotti , Adunanza del 6.12.1953).

dei suoi studi? E A. che fa? Non oso chiederti

perché avete lasciato il paese, ma vorrei saperlo

per gioire o soffrire con voi. Tua sorella D. è

rimasta lì? E come sta? E la tua casa, i tuoi

oliveti, la tua cara campagna che ogni tanto ti

dava respiro (e mi mandasti a volte i bei fiorellini

che ho ancora...), chi cura tutto questo? Hai

dovuto fare uno strappo doloroso oppure ogni

tanto ritorni al paese della tua infanzia e della

tua giovinezza? Io non so niente e neppure voglio forzare il tuo

cuore ad aprirsi a me. Ma è certo che vorrei

stillare nel cuore mio ogni tua pena per farla

passare in me e così soffrire insieme. Sì, ti

assicuro che mi sei sempre presente, con la tua

vita e il tuo dramma, e che prego per te – faccio

quello che può fare una povera anima che non

ha altro che la fiducia in una Misericordia infinita

che tutto prende in Sé per tutto salvare,

santificare, trasformare in Sé. Questa è la nostra

fede. Oggi, festa della Trasfigurazione del Signore, sia

davvero il giorno di una nostra “trasfigurazione”

totale; sia per te un giorno di grazia e di grazia

grande: la trasfigurazione di ogni tua pena in un

dono d’amore a tutti gli uomini che devono

essere salvati. Che in te tutto diventi “luce”,

diventi Dio! La tua vita sarà luce divina e

illuminerà: tu non ne avrai l’esperienza, perché

l’opera di Dio in noi è segreta. Il “buio” è la luce

accecante di Dio che ti passa vicino, che viene a

te, entra in te, per la porta delle tenebre e del

dolore che ti faranno pura. E allora Lo vedrai. Oggi è giorno di luce: questo giorno si prolunghi

per tutta la tua vita e per tutta l’eternità. Ti

abbraccio con tanto affetto. Tua Vittoria

Foto storica dei primi anni della CFD.

Accanto al Padre, Vittoria Pacchioni.

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L'uomo cerca Dio. Lo cerca continuamente nono-stante che Dio sembri allontanarsi sempre più. Non è questa la vera vi ttoria del cristiano? Non è questa la grandezza della vi ta cris tiana? A ottanta anni , l'uomo, come a venti, cerca il Signore. Dopo tanti anni , non verrebbe la voglia di mandare a spasso tutto e vivere tranquillamente la vi ta senza tanti pensieri? Eppure, ecco, la vi ta cristiana è questa continua ricerca , questa giovinezza peren-ne di un’anima che non è mai vinta dalle proprie debolezze, dalle proprie miserie, ma riprende ogni giorno il suo cammino. È in questa ripresa che si manifesta l ’onnipotenza della grazia divina , la for-za di un Dio che vive nel cuore dell ’uomo.

No, Dio non ci ha promesso la vi ttoria sulle no-s tre passioni , ci ha promesso questa vi ttoria : che non saremo mai vinti , scoraggiati dai nostri pecca-ti .

Noi siamo salvi nella speranza. Quando eravamo giovani speravamo tante cose, ma poi tutte que-ste speranze son cadute; le nostre speranze uma-ne sono sogni che, come le foglie, cadono. Via via che passano gli anni, tutti i nostri sogni cadono, e noi ci rendiamo sempre più conto di come sono limitate le nostre possibilità , come sono miseri i risul tati che possiamo raggiungere.

Che cosa può essere mai tutta la grandezza umana che noi potremmo sperare? È nulla in confron-to alla grandezza soprannaturale che ancora noi speriamo. E la nostra speranza è invincibile, è una certezza divina. È questa la speranza che ci anima e giorno per giorno, mentre cadono i sogni , rima-nendo viva , invincibile nel cuore, continuamente ci solleva e ci spinge in un cammino senza riposo incontro a Dio.

È questa speranza che giorno per giorno c’impone un nuovo s forzo, c’impedisce di abbandonarci vinti , scoraggiati, delusi . È questa speranza che ogni giorno ci muove in una ricerca sempre nuova di Dio. Egli è lontano: eppure, giovani ancora di forze e di amore, noi tendiamo a Lui ; lo cerchere-mo fino alla morte e non potremo dire mai di averlo raggiunto. Quanto più Egli vivrà nei nostri cuo-ri tanto più grande sarà l ’ansia dell ’anima di poterlo possedere, perché quanto più lo possederemo tanto più ci renderemo conto che Egli rimane al di là di ogni nostra presa, inafferrabile, i rraggiungi -bile, immenso.

Oh! Cercare Dio! È tutta la vi ta cristiana, tutta la nostra vi ta . La nostra vi ta se deve essere il ri torno al paradiso perduto, deve essere una conversione continua, una continua fuga, senza s tanchezza. Avanti ! Il Signore ci ha chiamato, dobbiamo cominciare ora il nostro cammino... Avanti ! Nessun ti -more e nessuno scoraggiamento. È Lui che vive nei nostri cuori , è Lui che ci dà il potere di cercarlo e di trovarlo: Dio!

il Padre

CERCARE DIO da La via del ritorno, II edizione 2010, pp. 25-27

LLAA PAROLAPAROLA DELDEL P PADREADRE

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IN BREVE

Dolce attesa e matrimonio Novi tà nel gruppo di Ci ttadella (PD): la coppia Stefano e Chiara Rimi sono in attesa del loro primo

figlio. Entrambi di Alcamo (Trapani), giovani consacrati , Stefano e Chiara si sono trasferi ti nel Veneto per questioni di lavoro, ed ora annunciano questa bella notizia e chiedono preghiere. Nello stesso gruppo, un’altra giovane consacrata , venuta da “fuori” ma residente a Vicenza, Marzia Cantoni, di Domodossola, annuncia il suo matrimonio il prossimo 28 dicembre al santuario della Madonna del Sasso. Si sposerà con Fabio (l ’unico veneto della situazione). Auguri di santi tà!

AVVISI

Lettura biblica del mese Nel mese di novembre si leggerà il libro dell ’Apocalisse; nel mese di dicembre si leggerà il libro della Genesi, capi toli 1-25 (nuovo ordinamento); nel mese di gennaio si leggerà il libro della Genesi, capi toli 26-50 (nuovo ordinamento).

Capitolo delle sorelle del IV ramo

Nei giorni dal 4 al 6 novembre si terrà a Biella, presso Casa San Gregorio, il Capi tolo delle sorelle del IV Ramo. Chiediamo a tutta la Comunità di pregare in quei giorni per questa intenzione particolare, chiedendo al Signore il dono dello Spi rito Santo affinché renda fecondo questo momento molto im-portante di vi ta fraterna.

CENTENARIO DEL PADRE - 25-26-27 APRILE 2014

Nel prossimo aprile ricorrerà il centenario della nasci ta del nostro Padre Fondatore, don Divo Barsotti . È motivo di grande festa e di ringraziamento.

Abbiamo organizzato l ’incontro per ricordare il CENTENARIO a Fi renze nei giorni 25-26-27 aprile 2014. La data è particolarmente favorevole perché il 25 aprile (festa nazionale) verrà di venerdì.

Questo il programma di massima: Venerdì 25 aprile: a Palaia, paese natale del Padre. Nel primo pomeriggio: incontro alla Pieve

romanica di Palaia, S. Messa con il Vescovo di San Miniato Mons. Fausto Tardelli. Visita al bat-tistero, ai luoghi della nasci ta e dell’infanzia del Padre.

Sabato 26 aprile: a Fi renze. Tutta la giornata si terrà in una struttura diocesana chiamata “Spazio reale”. Incontro sul Padre con tre interventi di tre giovani sacerdoti che hanno studia-to recentemente le opere del Padre. La S. Messa del mattino sarà presieduta dal Cardinale Giuseppe Betori , Arcivescovo di Fi renze. Nel pomeriggio: presentazione di un video sulla vi ta del Padre, appositamente realizzato per l ’evento, e di una nuova pubblicazione del Padre (una sorpresa).

Domenica 27 aprile: Santa Messa al mattino presso il celeberrimo Battistero di Firenze, di fronte alla Cattedrale (ancora non ufficiale, ma assai probabile).

Il programma è ancora in fase di definizione; ul teriori precisazioni verranno date nei prossimi numeri del Notiziario. È bene che intanto tutti i consacrati inizino ad organizzarsi per tempo, in modo da poter essere presenti . Si tratta infatti di un evento di grande importanza per rin-graziare insieme il Signore di quanto ricevuto dalla vi ta del Padre e per manifestare il senso di appartenenza alla nostra famiglia religiosa che è la Comunità .

Gli Assistenti di Famiglia e i Delegati sono sollecitati a prenotare in anticipo le s trutture ne-cessarie per il pernottamento a Fi renze o in zone vicine.

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PELLEGRINAGGIO COMUNITARIO IN TERRA INGLESE

Dall’Assistente Generale

Carissimi , la ci rcolare del mese sarà un po’ diversa dalle

al tre in quanto ho pensato di trasmettervi qual-che ri flessione sul pellegrinaggio della Comunità che si è svol to in Inghilterra nel mese di agosto 2013 a cui ho partecipato. Il tema del pellegri -naggio e i luoghi che avrei visitato mi entusia-smavano, ma la mia adesione era motivata an-che dal desiderio di trascorrere un po’ di giorni con fratelli comunitari i taliani, inglesi ed austra -liani con cui condividere momenti importanti di preghiera , di conoscenza, di apertura sincera per un rapporto fraterno di amore in Cris to, se-condo lo s tile della nostra Comunità.

La partenza dall’Italia è stata organizzata in ora-ri diversi e da aeroporti diversi, in base alle com-pagnie aeree locali e, al nostro arrivo nei diversi aeroporti inglesi, abbiamo trovato ad attenderci fratelli e sorelle inglesi che non conoscevamo ancora e che ci hanno accol to con grande calore ed affettuosità .

Tom Craigmyle, il delegato dell’Inghil terra e del Galles, ha organizzato il pellegrinaggio con estre-ma cura assistendoci nei vari spostamenti e mo-strandosi disponibile alle nostre necessità per rendere gradevole il nostro soggiorno in terra inglese.

Abbiamo visto tante cose interessanti e vissuto momenti intensi di preghiera insieme a fedeli cattolici di altre nazionali tà, testimoni di una fe-de convinta e fervida.

Non riporto tutte le tappe del viaggio perché sarebbe troppo lunga la descrizione; mi soffer-mo a ricordarne alcune, per me le più significati-ve, come ad esempio la visi ta al Tyburn Convent, a Londra, che è s tata molto interessante sotto il profilo s torico-religioso, presentato da una suora inglese con traduzione simultanea i taliana di p. Bernardo e di Amina Wright, Responsabile della Formazione ed esperta in lingua italiana. Mi ha angosciata però la narrazione di orribili sevizie a cui sono s tati sottoposti molti sacerdoti e laici ,

tra il 1535 e il 1681, ai tempi della Ri forma di En-rico VIII , quando, con lo scisma della Chiesa an-glicana dalla Chiesa cattolica, si iniziò una feroce persecuzione contro coloro che non riconosce-vano l’autori tà del Re sulla Chiesa d’Inghil terra .

Nella cripta del Tyburn Convent, sopra al taber-nacolo, è riprodotto un patibolo a tre lati (in ge-nere venivano impiccati 6 condannati per lato e quindi 18 condannati in ogni esecuzione!!!) a memoria dei marti ri della fede (ben 105 cattolici di cui 20 santi canonizzati) che in quel luogo han-no versato il sangue in nome di Cristo dimo-strando fedel tà e fortezza evangelica .

In segui to Tyburn è divenuto luogo segreto di pellegrinaggio per i cattolici perché custodiva preziose reliquie dei marti ri che ancora oggi so-no esposte alle pareti della cripta per la devozio-ne dei fedeli. Che cosa di re? Si resta senza parole nel pensare alle sofferenze di questi fratelli «che hanno lavato le vesti nel sangue dell’Agnello», testimoniando una fede poggiata sulla roccia che è Cris to Signore, a cui essi hanno rivol to le ul ti-me parole, ora incise su quelle travi di legno: “Gesù, Gesù, sii per me un Gesù! (cioè un Salva-tore!)” e ancora: “Gesù, converti l’Inghilterra!”, “Gesù abbi pietà di questo paese!”.

Provocata intimamente da una fede cos ì eroica, nel profondo silenzio del sacro luogo, ho chiesto a questi fratelli in Cris to aiuto ed assistenza per affrontare le prove della vi ta con serena fortezza e fede fervida come essi hanno testimoniato.

Un altro luogo “speciale” è s tata la Torre di Londra dove siamo s tati accompagnati a visitare, a piccoli gruppi , la cella nella quale è s tato rin-chiuso per ben 15 mesi S. Thomas More, uomo di corte s timatissimo dal re Enrico VIII , padre e-semplare di 4 figli , e fedelissimo “servo di Dio”, condannato alla decapitazione per essersi rifiu-tato di rendere fedeltà al Re come capo della Chiesa d’Inghil terra . Era un uomo pacifico e mi-te, ma tenace nel difendere la fede cattolica .

Non c’era nulla nella cella che rendesse omag-

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«La Chiesa cattolica ritiene che sarebbe meglio che il sole e la luna cadessero dal

cielo, che la terra venisse meno e tutti i milioni di uomini che ci vivono morissero

di fame, piuttosto che una sola anima, non dico vada perduta, ma commetta un

solo peccato veniale».

Beato Cardinale J. H. Newman

gio alla sua memoria, per evidenti motivi religio-si, ma il nostro piccolo gruppo si è raccol to in preghiera perché tutto parlava di lui e della scel-ta coraggiosa e coerente alla sua fede, che ha testimoniato per il trionfo della Veri tà .

Nel silenzio mi sono interrogata per veri fi care il li vello della mia fede ed ho sentito forte l’esorta-zione di don Divo che in una ci rcolare dice: «Sempre la fede viene comunicata attraverso la

testimonianza e prima attraverso la testimonian-

za del Cristo, testimone verace e fedele, e poi per

la testimonianza degli apostoli, dei martiri… Si

deve comunicare oggi la fede attraverso la no-

stra testimonianza. Ma se gli uomini vedono in

coloro che si professano cristiani nulla di più di

quanto essi sono nella loro povertà morale, nella

loro insicurezza, nel loro sgomento di fronte alla

morte, come potranno ricevere la nostra testi-

monianza? Siamo noi i responsabili perché non

hanno visto in noi il Cristo!». Parole forti che mi invi tano a rivedere e a perfezionare sempre di più il mio percorso di fede per essere sempre testimone fedele di Cris to Signore!

Un ul timo flash sul pellegrinaggio riguarda la visi ta al Santuario di Nostra Signora di Walsin-gham, santuario mariano costrui to nel 1061, una delle mète dei pellegrinaggi più importanti della cris tianità , dopo Gerusalemme, Roma e Compo-stela. Fu dis trutto nel 1538 e la statua della Ma-donna fu bruciata pubblicamente. Dopo varie vicissitudini oggi a Walsingham sorgono due san-tuari di devozione mariana: uno per i pellegrini anglicani ed un altro per quelli cattolici, distinti tra loro ma con percorsi che convergono in Ma-

ria , Madre di tutti gli uomini che s ta aprendo i loro cuori perché ci sia una piena comunione tra gli anglicani e la Chiesa di Roma.

Durante il pellegrinaggio abbiamo pregato No-stra Signora di Walsingham per la conversione dell ’Inghil terra affinché i fratelli separati possa-no unirsi con il primo Pastore, vicario di Cris to, ed essere nell’unico vero Ovile. In tal modo ci siamo senti ti “Uno” con gli al tri , con tutti i fra -telli che, pur distinti per lingua, per modo di sen-ti re, di vivere, sono, insieme a noi , figli di un uni-co Padre, tutti impegnati perché ri fulga sempre più luminosa l ’unità in Cris to.

Ringrazio ancora i fratelli e le sorelle della Dele-gazione Regno Unito con i quali abbiamo vissuto in fraterna comunione giorni intensi di vi ta , di preghiera e di amore in Cris to.

Infine ringrazio p. Serafino e p. Bernardo che ci hanno guidato in questo interessante viaggio in terra inglese, ricca di vegetazione rigogliosa, di es tesi prati verdeggianti , ma ricca anche di mar-ti ri che con il loro sangue hanno bagnato questa terra da cui s ta germogliando un raccolto fecon-do! Alleluia!

La Madonna di Walsingham ci so-s tenga con la sua tenerezza di Madre ed esaudisca le no-s tre preghiere!

Con affetto,

Maria

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IL LIBRO DELL’APOCALISSE

Se proviamo a leggere questo libro tutto di segui to e ci inoltriamo nel labirinto delle ci fre, dei simboli e delle allegorie allo scopo di riassumerne il contenu-to in poche parole, forse rimaniamo alquanto diso-rientati e sgomenti : non sappiamo proprio da dove cominciare. Parlare dell ’Apocalisse significa parlare di qualcosa che non ha né inizio né fine. Il procedi -mento letterario di questo libro è a spirale, per evo-luzioni concentriche: lo s tesso tema viene annuncia -to, poi sospeso, poi ripreso e approfondito, le stesse immagini e visioni appaiono brevemente come dei flashes , poi scompaiono per ricompari re più avanti . Nel nostro idioma la parola apocalisse ha assunto un senso figurato: viene impiegata per indicare un evento catastrofico, un’immane distruzione. L’uso in tal senso è certo riduttivo, ma non è senza ragio-ne. Quando in ambito biblico si parla di “apocalisse” e di “apocali ttica” ci si vuole richiamare infatti a un genere letterario molto diffuso nell’ambiente giu-daico nell’epoca post-esilica, un genere che faceva uso di simboli mis teriosi e visioni di cataclismi per annunciare da un lato la fine imminente del mondo e il giudizio di Dio con il castigo degli empi, dall ’altro la palingenesi della creazione e il premio dei gius ti . Qualcosa di simile troviamo nell’Apocalisse: le sette coppe dell ’i ra di Dio, i sette flagelli, le sette trombe, la lotta di Michele contro gli angeli ribelli che preci -pi tano nell’abisso insieme a Lucifero, il dragone e la donna vesti ta di sole, la bestia e il falso profeta , lo s tagno di fuoco… Quante immagini e simboli difficili da interpretare! Che dire poi del numero 666 e dei mille anni? Non dimentichiamo tuttavia che “apocalisse” vuol di re “rivelazione”. Non è un caso che si chiami cos ì proprio l ’ul timo libro della Divina Rivelazione consegnata a noi nella Sacra Scri ttura . Si può di re che con questo libro si chiude e si sigilla tutta quanta la Rivelazione, si ri capi tola tutta la s to-ria della salvezza fin dagli albori della creazione. Due sono i temi fondamentali dell’Apocalisse: il pri -mo è il tema dell ’esodo (le piaghe, il mare, il cantico di Mosé, il tempio) che viene trattato nella seconda parte e il tema del paradiso terrestre che viene svi -luppato nella terza parte. Vi è un richiamo e una corrispondenza evidentissima tra la descrizione del

paradiso terrestre nella Genesi e la visione ul tima della Gerusalemme celeste. La fine corrisponde all’i -nizio. Per Cris to, con Cris to e in Cris to, alfa e omega, principio e fine di tutte le cose, «Colui che era , che è e che viene», si realizza quel disegno di Dio sull’uo-mo e sul mondo che era al principio: ecco di nuovo l ’eden, il fiume (lo Spi ri to), l ’albero della vi ta (la cro-ce) che produce eternamente frutti . Tutta la crea-zione fa ritorno a Dio, tutto lo spessore del tempo entra nell ’eterni tà . Vengono in mente le parole di un bellissimo inno liturgico: «Eterno senza tempo, sorgente della vi ta che non muore, a te la creazione fa ri torno nell ’incessante flusso dell ’amore». Nell’A-pocalisse non vi è più tempo, né successione di e-venti, ma una tensione tra tempo ed eterni tà che ha del paradossale e che si può afferrare soltanto nel mis tero di Cris to. Nel suo commento (uno dei più belli in assoluto) p. Barsotti sottolinea più vol te che non c’è separazione tra tempo ed eternità per-ché viviamo la Presenza. «Eterni tà e tempo non so-no successivi , ma coesistono insieme: il tempo non viene dopo né anticipa l’eterni tà, è dentro questa

visione, è nell ’immutabilità e nella pienezza di que-s ta gloria che si svolge» (D. Barsotti , Meditazione

sull’Apocalisse, Cinisello Balsamo 2006, 80). Senza l ’Apocalisse la Sacra Scri ttura rimarrebbe un libro non solo incompleto ma chiuso, oscuro, indecifrabi -le e l ’uomo non avrebbe più nessuna possibilità di incontrare Dio. Col peccato il paradiso si è chiuso e non vi è più possibilità per l ’uomo di ritornarvi e di ris tabilire la comunione con Dio. Ha ragione l ’apo-stolo Giovanni di piangere perché nessuno in que-sta creazione è in grado di apri re il libro e di legger-lo. Ora , quel libro sigillato è s tato aperto da quel Gesù che è il Figlio di Davide e l ’Agnello immolato e ri tto (perché risorto) in mezzo al trono. Finalmente insieme a Giovanni possiamo udire una voce che dice: «Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e apri rà il libro e i suoi sette sigilli» (5, 5). Ed anche: «E tergerà ogni lacrima dai loro occhi ; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento né affanno, perché le cose di pri -ma sono passate » (21, 4). Gloria Dei vivens homo et

vita hominis visio Dei, diceva sant’Ireneo: la gloria di

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Dio è l ’uomo vivente e la vi ta dell ’uomo è la visione di Dio. Ora finalmente possiamo vedere, vediamo pur nella fede, ma contempliamo nel mistero la Re-al tà ul tima. San Giovanni non fa che ripetere: vidi…vidi…vidi . Con Cris to la s toria è fini ta perché tutto si racchiude intorno al suo atto di passione, morte e resurrezione: notiamo che Giovanni , «rapi to in esta-si nel giorno del Signore», non guarda avanti a sé per vedere il Cris to, ma indietro perché Cris to è la pienezza dei tempi, non vi è più s toria dopo di lui . E la gloria non è solo quella della persona di Cristo uomo-Dio, ma quella del Christus totus, della Chiesa suo mistico corpo che vuole abbracciare l ’universo intero. A proposito della mistica della visione nell’A-pocalisse il Padre afferma: «…l ’uomo non vedeva, perché viveva in una creazione chiusa , opaca; Dio lo dominava, lo faceva servi re ai suoi piani , ma l ’uomo non lo sapeva, era cieco. Il cristiano vede. E che co-sa vede? La gloria . Non può vedere che la gloria , perché Dio non si manifesta che nella sua gloria . Lo vede nella gloria del Cristo risorto, lo vede nella vi -sione di un Dio creatore cui servono tutte le cose, che tutta la creazione adora. Lo vede» (ib 85). E nel -l ’Atto del Cris to che rimane e riempie il tempo e i secoli a tal punto che tutto il tempo è riassorbi to in esso, tempo ed eterni tà coincidono: ed è la liturgia della Chiesa, la medesima li turgia in cielo e in terra .

Seguiamo la divisione del libro che troviamo nel commento del Padre. Prima parte: la visione della gloria del Cristo. Abbiamo tre sezioni : la rivelazione del Figlio dell’uomo (1, 1-8); la visione di Giovanni (1, 9-20); il messaggio di Cris to alle sette chiese (2, 1- 3, 22). Questa prima parte non ha carattere apo-calittico, ma esortativo. Non vi è ancora il dramma, la contrapposizione tra il mondo di Dio e il mondo del male come nella seconda parte, ma domina piuttosto la presenza del Cristo che vive e regna glo-rioso in mezzo alla sua Chiesa, una Chiesa che cono-sce ancora la tribolazione al suo interno, per gli e-goismi umani , le deficienze nel bene e le persecu-zioni esterne. Tutto questo però nulla toglie alla presenza gloriosa del Cris to in mezzo alla sua Chie-sa : «Io sono il primo e l ’ul timo e il vivente. Io ero morto ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi» (1, 17-18). Vi è come una duplice condizione della Chiesa: la Chiesa come cor-po mistico uni ta per sempre a Cris to nel cielo e la chiesa come popolo di Dio ancora in cammino sulla terra . Ma vi è un’uni tà , non vi sono due chiese. La

Chiesa è prima di tutto corpo mistico del Cristo ma in quanto è formata anche da coloro che sono pere-grinanti quaggiù è anche popolo di Dio, è cioè for-mata da coloro che non sono ancora inseri ti piena-mente in questo corpo mistico e conoscono prove e tribolazioni . Per coloro che sono nella Chiesa le pro-ve e le sofferenze tuttavia non sono un castigo (come sono invece un castigo le sciagure descri tte nella seconda parte, sciagure che si riversano su co-loro che combattono contro la Chiesa), ma una gra-zia per poter partecipare alla passione del Cristo. Seconda parte: I l giudizio. Vi sono quattro sezioni : colui che siede sul trono (4, 1-11); l ’agnello sgozzato (5, 1-14); la s toria è giudizio (6-7); il giudizio della s toria (8-11). Quello che può scandalizzare di più è la preghiera dei santi che sembrano implorare ven-detta (6, 10). Il Padre spiega: «La preghiera dei santi è la preghiera di coloro che posseggono l ’amore perfetto, l ’amore puro. Non è preghiera di chi non ama. Noi crediamo di amare più dei santi? E coloro che posseggono l ’amore puro esigono invece l ’infer-no! Indubbiamente, non esigono l ’inferno per me, per te o per gli al tri , perché per noi che ancora vi -viamo essi implorano piuttosto perdono e miseri -cordia, implorano la nostra conversione, intercedo-no perché noi s tessi vogliamo dis truggere la nostra solidarietà col male; ma nella misura che questa solidarietà col male è divenuta in qualche modo, nella morte, la s tessa natura dell ’uomo, i santi s tessi vogliono, come lo vuole Dio, l ’inferno e la dannazio-ne; non possono volere al trimenti» (ib 114-115). Terza parte: la creazione nella gloria . Si dis tinguono otto sezioni : la donna e il dragone (12 - 14, 5); l ’eso-do escatologico (14, 6 - 16, 22); Babilonia la grande (17, 1 - 19, 10); il banchetto (19, 11-21); i mille anni (20); la Gerusalemme celeste (21, 1-8); il tema della luce (21, 9 - 22, 5); la preghiera della sposa (22, 6-21). All ’inizio di questa parte (visione della donna e del dragone) si rende esplicita la lotta delle forze del male contro Dio nello scatenamento dell’eserci -to di Satana contro la Chiesa . Il Padre afferma: «Dio porta la Chiesa nel deserto per di fenderla dall’anti -co serpente. Il deserto non è ancora la patria ; la Chiesa vi rimane s traniera , in attesa di entrare nella terra promessa, nel regno divino. Quel giorno sarà la fine del mondo presente. Ma la Chiesa non entre-rà nella gloria , sarà essa medesima la terra di Dio: la gloria dall’al to la investirà , l ’ammanterà per farne la degna sposa dell’Agnello, pronta alle nozze divine.

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«VA’ A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO»

Mt 5, 23-26; D. BARSOTTI, Venga il tuo Regno, pp. 49-50

FORMAZIONE PERMANENTE

Il Padre commenta: «In questi versetti di Matteo si dicono le esigenze del cul to divino», cioè non si può vivere in unione con Dio se non in unione con tutta quanta la Chiesa . Infatti ora , dopo Cris to, il nuovo Is raele è la Chiesa, non più un popolo sol-tanto, ma tutta l ’umanità . La tua unione con Dio suppone ed esige nello s tesso tempo l ’unione con ogni fratello.

L’unione col fratello e la riconciliazione è richiesta anche se io sono stato offeso. Vuoi dunque pre-sentarti davanti al Signore (atti liturgici , preghiera personale, ecc.)? La condizione preliminare di una tua unione con Lui è la tua unione con gli al tri. Gli al tri non sono un concetto o una enti tà astratta , ma il tuo prossimo: il coniuge, i parenti, gli amici , il capoufficio, i colleghi, i compagni di scuola , i pro-fessori, i condòmini e… tutti . E noi come ce la ca-viamo?

Gesù continua: «Metti ti presto d’accordo col tuo fratello». Il Padre commenta: «Questo ci dà un grande insegnamento, ci dice in che modo Dio si unisce all’uomo», perché non ci si unisce a Dio di-rettamente, ma si deve passare attraverso l ’Uomo Dio, Cristo, a cui ti unisce la natura umana.

Allora cerchiamo di essere gioiosamente acco-glienti e in pace con tutti nel Gruppo, all’Adunan-za , con chi è in fila al supermercato, alla posta… Un atteggiamento di sereni tà (che è anche non lamen-tarsi sempre) è una testimonianza di vera fede e pace interiore che possiede chi sa accogliere tutti con il sorriso e con attenzione. Forse camminere-mo nella di rezione giusta se riusci remo a promuo-vere ovunque la riconciliazione.

a cura del Comitato della Formazione

Allora la donna vestita di sole non sarà più una cre-azione ideale, ma la Gerusalemme celeste: avrà porte e strade, e la sua lampada sarà l ’Agnello che, nel cuore della ci ttà, la illuminerà tutta» (ib 167). Vi è un legame tra le tre parti, perché è sempre la medesima visione che san Giovanni contempla co-me da diverse prospettive. Nella visione della pri -ma parte emerge la presenza efficace del Cris to risorto nella sua Chiesa , una Chiesa peregrinante che non è al tra dalla Chiesa trionfante ma che è ancora soggetta alla condizione terrestre, alle pro-ve, alle persecuzioni e a tutti gli sbandamenti uma-ni . Nella seconda parte la s tessa visione diviene quella della gloria di Dio che pur trascendendo la creazione non è estranea ad essa, ma domina e abbraccia dall’al to tutti gli avvenimenti umani e cosmici. L’apostolo deve però salire in cielo per vedere la gloria perché il mondo è ancora domina-to dalla lotta tra il bene e il male. Nella terza parte, la s tessa visione diviene la gloria della Gerusalem-

me celeste. L’apostolo non deve più salire, perché il cielo e la terra non sono più separati, tutto divie-ne rivelazione di Dio, Dio rimane il Creatore e Si-gnore ma ora domina la creazione attraverso una trasfigurazione di tutte le cose. L’esperienza della visione dell’apostolo descri tta nell’Apocalisse non è altra da quella che lo s tesso ha avuto contem-plando il mistero della liturgia (egli dice che è rapi-to nel giorno del Signore) ed è quello che dovrem-mo senti re anche noi quando partecipiamo alla S. Messa. Anche noi viviamo la dimensione del tem-po e dell’eterni tà. Ogni volta che partecipiamo all’-Eucarestia da un lato annunciamo la morte e re-surrezione del Signore, ma nell ’attesa tuttavia del-la sua venuta; dall ’altro anticipiamo già il compi-mento nella trasfigurazione nostra e della creazio-ne intera quando cantiamo: «I cieli e la terra sono pieni della tua gloria».

p. Martino

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IL CONSIGLIO EVANGELICO DELLA POVERTÀ

FORMAZIONE E VOTI

Il Consiglio evangelico della Povertà regola il no-s tro rapporto con le cose, con la creazione, com-portando due benefici : il primo è di salvaguardarci da ogni ri torno egoistico nel possesso delle cose, il secondo è di rendere la creazione stessa partecipe della nostra salvezza tornando essa ad essere quel-l ’universo destinato da Dio alla signoria dell’uomo. Il rapporto con le cose non è, dunque, estraneo alla vi ta spi ri tuale dell’uomo. Come il peccato - ab-biamo più volte detto - separando l’uomo da Dio, ha compromesso il rapporto con il Creatore, così ha compromesso il rapporto col creato tanto che oggi «Totus mundus in maligno positus est» ma non certamente per la volontà creatrice di Dio. La Redenzione ris tabilisce la comunione con Dio e s tabilisce anche un nuovo rapporto col creato, con tutto il creato: mondo naturale, mondo umano e s tessa creazione angelica che, se per sua natura non ha rapporto con la creazione visibile, lo ha di fatto attraverso l ’uomo, incidendo ancora negati-vamente su di essa: facendo cadere Adamo, attra-verso il peccato di Adamo, ha schiavizzato l ’uomo e, attraverso l ’uomo, le cose. Questo processo è ancora in atto. L’Uomo nuovo (Ecce Homo) fa sì che tutto risorga ed in effetti nella glorifi cazione del Cristo Risorto tutto il creato esul ta , glorifi ca Dio, è invaso di luce. Davvero l ’uomo ha una mis-sione centrale nella creazione: in forza del suo in-serimento nel Cristo egli ha la funzione di condurre tutta la creazione a Dio, glori fi cando Dio e sottra -endo il mondo creato all ’influenza del maligno.

Da quanto detto comprendiamo meglio come sia iniquo un rapporto con le cose che asservisce l ’uo-mo alle cose: non solo danneggiamo noi s tessi per-ché ci priviamo di quella regali tà che Dio ci ha do-nato, ma ostacoliamo la s tessa missione del Cris to perpetuando l ’errore per il quale il mondo è tutto posto nel maligno, in quanto permettiamo al prin-cipe del male di mettere le mani su di noi e, trami-te noi, sulle cose che Dio ha creato. E l ’universo da terra “nostra” diventa il nostro esilio: il creato ci è ostile, tra noi uomini non ci conosciamo più, ci si vede, ci si parla e l’uno è mistero all’al tro, l ’amore s tesso che ci lega diventa di fesa e impedimento

all’amore universale, il possedere qualcosa ci sot-trae alla vasti tà del mondo. «Oh, come dovremmo buttar via davvero tutto quello che abbiamo! Tutto quello che abbiamo, di fatto ci impedisce di essere ricchi . Tutto l ’universo è il possesso dell’uomo! O-gni proprietà è esclusione, è limite alla nostra ri c-chezza. Nella misura che ci attacchiamo a qualco-sa, di fatto ci escludiamo al possesso di tutto…». Eccoci all’argomento principale: come vivere il no-s tro rapporto con le cose? Il Padre è netto: nella misura che tu ti impadronisci delle cose tenendole egoisticamente per te, nella s tessa misura «esse non solo si rifiutano, ma si vendicano contro di te, impedendoti il loro vero possesso…».

E quante cose noi possediamo! Molte di più di quante non crediamo. Siamo tutti ri cchi e quelli che si credono poveri forse più ricchi degli altri perché la povertà del consiglio evangelico non è nell ’essere privi delle cose, ma nell’essere liberi della libertà dei figli di Dio. Noi teniamo ai nostri beni, ai beni esteriori e a quelli interiori , ai beni valutabili in denaro e ai beni non valutabili in de-naro: la stima, il rispetto, l ’a ffetto degli uomini, il potere. «Povertà vuol di re precisamente non avere più nulla… non avere ricchezza, non avere s tima, affetto». La povertà dei beni materiali è una cosa molto importante, ma non è che un inizio. Peggio-re e più pericolosa è la ricchezza dei beni intellet-tuali , dei beni morali!

«Teniamo al danaro, ma più alla giovinezza, all ’in-telligenza, alla stima degli uomini che cerchiamo di comprare in tutti i modi facendo sfoggio di cul tura , cercando di essere buoni, servizievoli , per essere amati».

Dobbiamo spogliarci di tutto, di quello che abbia-mo e più ancora di quello che desideriamo avere. Dobbiamo spogliarci «anche del gusto che abbia-mo nel servi re, nell’essere buoni , nell ’essere pa-zienti per essere amati . La povertà di spi ri to esige che l ’anima non debba eserci tare la vi rtù che in pieno oblio di se s tessa, senza voler più nulla per-ché la s tessa vi rtù può essere un inciampo» se essa ci innalza su un piedistallo.

«La ricchezza di un’anima che della vi rtù si fa il

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suo vanto è maledetta più della ricchezza del de-naro perché più diffi cilmente si s tacca dall’anima che se n’è lasciata invischiare. Come l’uomo vi r-tuoso ci tiene alla sua bontà, alla s tima degli uomi-ni , all’onore!».

Se dobbiamo puri ficarci dall’is tinto del possesso per quanto riguarda la ricchezza comunemente intesa, quanto più dobbiamo col tivare il dis tacco interiore perché è lo spi ri to che si unisce a Dio. Ma è vero anche che è quasi impossibile essere poveri di spiri to, interiormente dis taccati da tutto, liberi da ogni legame, vuoti di ogni affetto alle cose, quando siamo ricchi di denaro, quando possedia-mo più del necessario. La povertà di spi ri to non va d’accordo con la ricchezza effettiva .

«L’influenza del corpo sullo spi ri to e dello spi ri to sul corpo è tale che nemmeno possiamo renderci conto del potere che la ricchezza , anche sol tanto esteriore, esercita sul nostro spi rito. Dobbiamo tendere alla povertà di spi rito, ma dobbiamo sape-re che questa , senza la povertà effettiva , è sempre

menzogna». Non è un cammino facile e raggiunge-re una perfetta povertà, è quasi impossibile in que-sta vi ta , ci insegna il Padre. Ma quanto più cresce in noi la divina Presenza, tanto più lo spogliamento viene da sé ed esso è nelle mani di Dio più che nel-l ’azione dell’uomo. La vi rtù della povertà che pos-siamo eserci tare ci strappa alle creature, ma di per sé non ci lega a Dio.

«È la Presenza di Dio che fa povera l ’anima» (Il Signore è Uno, pag. 153).

A noi il creare le condizioni di un vuoto in cui Dio possa precipi tare.

a cura del Comitato della Formazione

Per approfondire: Ascesi di Comunione

Il Signore è Uno

Esercizi spirituali per la vita religiosa

La via del ritorno

INCONTRI COMUNITARI

INCONTRO RESPONSABILI DELLA FORMAZIONE Si terrà a Lecceto (Fi renze) nei giorni 14-17 novembre. Per informazioni e prenotazioni , contattare la

segretaria Elisabetta , presso la Casa delle Beati tudini . In quei giorni tutta la Comunità è tenuta a reci tare la preghiera che si fa in occasione degli incontri al Centro (alle Lodi e ai Vespri ).

INCONTRO PER LE FAMIGLIE CAPODANNO 2014 In occasione del Capodanno, anche quest’anno si terrà l ’incontro per le famiglie CFD a Fognano, in pro-

vincia di Ravenna. L’incontro inizierà con la cena di domenica 29 dicembre e si concluderà con il pranzo di mercoledì 1° gennaio. Si chiede a tutti i partecipanti di portare con sé lenzuola ed asciugamani .

Le iscri zioni sono raccol te da Davide e Claudia Ventura: via Gramsci 507/F, 40024 Castel San Pietro Ter-me (BO). Tel. 051.944651. Email: davide.claudia89@aliceposta .i t.

INCONTRO GIOVANI CAPODANNO 2014 L’incontro (aperto ai ragazzi dai 14 ai 25 anni) si svolgerà presso il Santuario della Madonna del Sasso;

inizierà col pranzo di domenica 29 dicembre e si concluderà con il pranzo di mercoledì 1° gennaio. Si chiede a tutti di portare con sé lenzuola, asciugamani , il breviario (chi ce l ’ha già) e un quaderno per gli appunti .

Per le iscri zioni contattare p. Stefano: 055.8300162; [email protected].

PELLEGRINAGGIO 2014

Si terrà in Sardegna, nei giorni 1-6 giugno 2014. La scel ta della Sardegna risponde ai cri teri ul timamen-te adottati , per cui , dopo un pellegrinaggio fuori dall ’Italia (Inghil terra , nel 2013), ne segue uno in una regione i taliana.

Ul teriori informazioni relative al pellegrinaggio verranno comunicate nei prossimi Notiziari .

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I TRE LIVELLI DELLA RIVELAZIONE (DEI VERBUM 3-4)

I paragrafi 3 e 4 della Dei Verbum ci portano a considerare uno dei temi più cari al nostro pa-dre, che lo aveva a sua vol ta ricevuto da Danié-lou e von Bal thasar e che ri torna spessissimo nella sua predicazione: Dio si rivela dapprima attraverso la creazione, poi nella storia di Is raele e infine nel Cris to, Parola incarnata , ol tre il quale non c’è alcun’altra rivelazione.

Spessissimo, di rei sempre, don Divo cominciava le sue meditazioni a parti re dalla rivelazione co-smica , per passare alla rivelazione profetica e infine al Cris to. La sua insistenza su questa tripli-ce rivelazione è davvero singolare: esprime in modo di retto e immediato la sua capaci tà di guardare al mondo e alla s toria con uno sguardo contemplativo che non esclude nulla dal mis tero della salvezza. Oggi gli s teccati fra le cul ture, i pregiudizi , la mentalità escludente, sono tutti elementi che impediscono uno sguardo così lu-minoso e aperto, ma l ’insegnamento del Padre è proprio questo: tutto viene recuperato perché tutto è presente nel progetto di Dio sin dalle ori -gini. Così le cul ture primitive non sono escluse dalla salvezza, ma fanno parte di quella provvi -denziale praeparatio evangelica (cfr. Lumen

Gentium 16) per cui anche prima della venuta del Cris to l ’uomo era capace di riconoscere il Creatore nel cielo s tellato e nella potenza della natura .

La rivelazione cosmica non cessa quando viene superata dalla Parola profetica e dalla Parola in-carnata , ma rimane anche per noi un mezzo per riconoscere e lodare il Creatore. C’è una conti-nuità e non una frattura tra i tre livelli della rive-lazione e proprio la Scri ttura ci insegna a ricono-

scere questo disegno divino. E proprio su questo tema il Padre tra il 1962 e il 1963 dedicò alla cre-azione un bellissimo corso di Cenacoli Oranti , meditazioni settimanali con cui rintracciò nella s tessa Bibbia il significato della “rivelazione co-smica”, che sta all’origine delle al tre rivelazioni.

In questa breve traccia non possiamo che ac-cennare alla grandezza dell’insegnamento della Chiesa ripreso da don Divo – di rei in anteprima (la Dei Verbum uscì nel 1965) - su questo tema. Tutto in fondo si riassume nelle parole della Let-tera agli Ebrei , che giustamente i Padri conciliari hanno posto all ’inizio del paragrafo 4: «Dio, do-po aver molte vol te e in molti modi parlato per mezzo dei profeti , alla fine nei giorni nostri ha parlato a noi per mezzo del Figlio». E nel Figlio c’è il compimento di tutto il progetto di Dio. Don Divo amava ripetere che col Cris to la s toria è fi-ni ta , proprio perché non dobbiamo attendere al tro: «Tutto è compiuto». Sulla Croce la rivela-zione è arrivata al culmine e non si va ol tre: la Parola che creò il mondo, la Parola che si comu-nicò ai profeti, adesso si è incarnata e rimane presente tra gli uomini nell ’Atto supremo della Croce.

a cura del Comitato della Cultura Bibliografia Per approfondire può essere utile la lettura de-

gli interventi di M. Naro e A. Raspanti in Amore

alla Parola. L’esegesi spirituale di Divo Barsotti, Atti del Convegno di Trento, Rubbettino 2011.

Cenacoli Oranti 1962-1963: “Il mistero cristiano e la creazione”.

ADUNANZE 2013-2014

Fu chiesto a Madre Teresa di Calcutta se avesse un motto, una parola d’ordine

nella vita. «Sì – rispose – ed è: Lasciarmi mangiare dalla gente».

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PELLEGRINAGGIO IN INGHILTERRA PER ONORA-RE I MARTIRI INGLESI E IL RISTABILIMENTO DELLA CHIESA CATTOLICA

Il titolo che avete letto lo ha scelto la Delegazione inglese che ha organizzato il pellegrinaggio 2013 in Inghil terra .

Tutta la Comunità era ben rappresentata dai par-tecipanti provenienti da molte regioni d’Italia, da ogni contea dell’Inghilterra dove la CFD è presen-te, per ora , e perfino dall ’Australia e dallo Sri Lan-ka… anche se suor Francesca è parti ta dalla Tosca-na. C’erano anche due inviati speciali poliglotti : padre Serafino e padre Bernardo.

Mi sono chiesta il significato della parola ‘pellegrinaggio’ e una prima risposta l ’ho trovata nel dizionario: recarsi a un luogo sacro per compie-

re speciali atti di devozione. Il luogo sacro dunque quest’anno è s tato l ’Inghil terra : terra di enorme

tradizione cristiana e terra di martiri (vedi Notizia-rio di aprile 2013). Gli atti di devozione sono s tati tanti e davvero speciali poiché guidati in modo al-ternato nelle due lingue. Dei due cori della Liturgia delle Ore uno era in i taliano e l’al tro in inglese; nel rosario si alternava una decina di “Ave Maria” in i taliano e una in inglese, al punto che il suono di “Hail Mary, full of grace…” è diventato familiare. Le letture bibliche erano sempre lette nelle due lingue, sia quelle della Li turgia delle Ore che le let-ture e il Vangelo della Messa. Sarà l ’inglese, sarà perché l’attenzione era più al ta per cercare di capi-re qualche parola… non so, ma il modo con cui ve-niva proclamata la Parola sembrava più solenne, molto bello, sacro!

Questo elemento linguis tico, che evidentemente avrebbe potuto essere un problema, si è invece rivelato un valore e si è concretizzato anche in un libretto che ciascun pellegrino ha ricevuto all ’arri -vo, redatto in inglese con testo a fronte in italiano, con la copertina rigorosamente verde dove spicca un’immagine familiare. Un vero e proprio manuale del pellegrino CFD! Quaranta pagine di descrizioni e informazioni dettagliate riguardanti l ’itinerario, i numeri e gli indi ri zzi utili , i cenni storici sui luoghi sacri e sui santi marti ri - tra cui san Thomas More e una sua preghiera -, la s toria del santuario mariano cattolico nazionale dedicato a Nostra Signora di Walsingham risalente al 1061 e una breve riflessio-

ne sulla s toria della Chiesa anglicana e del suo cau-to, ma fermo desiderio di riavvicinarsi alla Chiesa cattolica e infine... le preghiere per il rosario!

Un pellegrinaggio non è un viaggio d’is truzione, ma ci siamo indubbiamente anche arricchi ti dal punto di vis ta cul turale grazie alla narrazione a puntate del valoroso Tom, Delegato e autore del manuale di cui sopra! Durante i trasferimenti ci ha raccontato la s toria inglese alla luce del Cris tianesi-mo a parti re dai primi invasori romani , con tanta sapienza e immancabile sense of humour.

Il cris tianesimo si diffuse in Inghilterra già a parti-re dal 40 dopo Cris to e durante 300 anni di occu-pazione romana affondò saldamente le sue radici in quelle terre. Dopo i Romani al tri popoli invasero l ’Inghil terra : Sassoni , Danesi, Vichinghi, Normanni . Molti di questi popoli invasori non tolleravano la religione che vi trovavano e imposero i loro idoli con la forza e la violenza, devastando luoghi sacri come monasteri e chiese che verso l ’anno 600 era-no fiori ti grazie ai monaci inviati da Roma. Sant’A-gostino di Canterbury, venerato anche dalla Chiesa anglicana, fu uno di questi , inviato da un al tro mo-naco che nel frattempo era diventato papa: san Gregorio Magno. I monasteri si rivelarono luoghi ideali per rubare e uccidere, poiché i monaci pos-sedevano ricchezze e opponevano poca resistenza. Il cris tianesimo subì ancora numerose ondate di violenza ma verso l ’anno 1000 anche re vichinghi si converti rono al cristianesimo e si arrivò a una cer-ta pace tra sassoni e danesi . È in questi anni che un re discendente da una famiglia sassone che aveva ricevuto un’educazione più aperta e conosceva il francese perché proveniente dalla Normandia e conosceva la s toria cris tiana, consacrò il suo regno alla Madonna. Nel 1061 una ricca signora inglese ricevette delle “richieste” (non si parla di visione) dalla Madonna che le chiedeva di costrui re la casa di Nazareth a Walsingham, ancora oggi tranquillo paesino nella contea di Norfolk nel sud-est dell’In-ghilterra . Molto rapidamente il santuario di Wal-singham divenne famoso in tutta Europa atti rando pellegrini e molti regnanti . Si conoscono i nomi di tutti i re inglesi che visitarono questo santuario fino al re Enrico VIII! La nota tris te è che proprio durante il ri torno dal pellegrinaggio, Enrico conob-be la seconda moglie Anna Bolena... Il res to della s toria è un po’ più noto. Enrico VIII è il fondatore della Chiesa anglicana (cioè d’Inghil terra) anche se

VITA COMUNITARIA

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in un primo momento è s tato un forte opposi tore di Lutero. Poi per vicende s trettamente personali (desiderava un figlio maschio che ebbe dalla prima moglie ma morì presto e per questo la fece uccide-re), Enrico VIII , entrato in contrasto con il Papa e la Chiesa di Roma, arrivò allo scisma con la Chiesa cattolica romana. Si risposò al tre sei vol te ucciden-do spesso anche la consorte di turno (!) ed ebbe molte figlie e un solo figlio maschio. Allo scisma seguì un periodo di forti persecuzioni durato ci rca 150 anni a parti re dal 1535. È di questo periodo l ’uccisione per impiccagione di John Fisher e Tho-mas More nella Torre di Londra.

Un sito sacro è Tyburn, oggi si tuato in Londra su un’arteria principale, ma anticamente era un vil-laggio vicino a un ruscello. Fin dal 1196 questo era il luogo di esecuzione di criminali comuni . Essi ve-nivano trasportati dalla prigione nella Torre di Lon-dra fino al patibolo di Tyburn legati a una sbarra o a una sorta di graticcio trainato da animali. Un viaggio atroce di 6 chilometri che si concludeva con l ’impiccagione! Dal 1535 anche i perseguitati

cris tiani incontrarono la s tessa morte. Lo strano patibolo a tre lati , un triangolo sorretto da tre pali, permetteva l’impiccagione fino a otto persone per lato. Una lapide posata semplicemente al suolo in una zona di passaggio ricorda questo marti rio. Qui furono giustiziati 150 cattolici , tra cui 20 santi ca-nonizzati , tra il 1535 e il 1681. Poco lontano sorge il Tyburn Convent, un convento custodito dal 1903 dalle Sorelle Adoratrici del Sacro Cuore di Gesù di Montmartre che dovendo fuggire da Parigi a causa delle leggi anticlericali francesi, qui trovarono ri fu-gio e perfetta corrispondenza tra il loro carisma di adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento e i marti ri di Tyburn. La Messa dell’Assunzione di Ma-ria Vergine è s tata celebrata qui in un clima di rac-coglimento e di pace tra le reliquie di tanti santi e sante di ogni età . Era la prima celebrata dai nostri sacerdoti e p. Serafino ha scoperto una delicata coincidenza: il giorno di nasci ta della fondatrice madre Marie Amelie Garnier è il 15 agosto! Una esile suora ci ha illustrato in inglese la storia dei marti ri mentre p. Bernardo traduceva. Poi tutti in

Alcuni dei partecipanti al pellegrinaggio in Inghilterra, alla Torre di Londra (luogo dove fu martirizzato san

Thomas More). Da sinistra: Ozzie (inglese, consacrato da poco), David (inglese, consacrato da poco), Michael

Chew (Australia), Annamaria Sighinolfi (Modena), Alice Craigmyle (inglese), Vince Vella (Australia) e suor

Francesca.

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cucina per il tè delle 11. È s tato un cordiale benve-nuto inaspettato e sotto gli occhi della fondatrice che sorrideva dall’ovale della fotografia appeso al muro, i pellegrini con il bicchiere in una mano e un biscotto nell ’altra si scambiavano impressioni , sor-ridevano, facevano domande, si salutavano, in un certo modo lodavano Dio e pregavano quasi senza accorgersene.

Sulla s trada da Londra a Walsingham la sosta a Bury St. Edmund ci ha introdotto in una ridente ci ttadina che deve il suo nome all’ultimo re sasso-ne del regno di East Anglia, torturato (non cessava di invocare il nome di Gesù) e ucciso dai danesi pagani . Il giovane re Edmund aveva un tale zelo per la preghiera che imparò l ’intero Salterio a me-moria per poter pregare regolarmente. Siamo in-torno all ’anno 879 e se non fosse per i molti mira-coli che si attribuiscono alla sua intercessione, pro-babilmente sarebbe s tato dimenticato. Sant’Ed-mund fu il patrono d’Inghil terra fino all’anno 1348, quando fu dato questo onore a san Giorgio. Qui si trovano le rovine di quella che è s tata la più gran-de abbazia d’Inghilterra costrui ta nei secoli XI e XII

e distrutta durante le operazioni di dissoluzione volute da re Enrico VIII dopo il 1535. Sono rimaste due chiese del grande complesso religioso che oggi sono anglicane.

Su queste rovine con movimenti silenziosi e preci-si tre uomini hanno cominciato a preparare su un cavalletto di giunco, un tavolo coperto da una to-vaglia bianca e apparecchiato con vasellame arti-gianale azzurro e verde e vi hanno posato vicino un crocifisso e un libro... intanto davanti a loro al-tri uomini e donne si sono disposti in ordine da-vanti a questa mensa... al tre persone che si sono trovate lì per caso (?!), si sono uni te a noi in quella che, come ci hanno ri feri to poi, è s tata la prima messa cattolica celebrata su quel suolo dopo 500 anni !

Questo è il clima in cui abbiamo vissuto e pregato cinque giorni insieme in un’intimità spi ri tuale gui-data dalle indicazioni paterne di padre Serafino che ci invi tava a porre attenzione a tutto ciò che facevamo, compreso il nostro atteggiamento a ta-vola e alla quanti tà del cibo che avremmo previs to di mangiare, servendoci al buffet e a sforzarci di

Il sindaco interviene ringraz iando della “storica” S. Messa celebrata nelle rovine dell’abbazie di Saint Edmund. Nella foto, p.

Serafino (il celebrante), Amina Wright impegnata nella traduzione s imultanea; a destra, un pensie roso Tom Craigmyle, il

Delegato della CFD inglese.

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DA BOLOGNA Questo mese di settembre, prima dell ’inizio del

nuovo anno comunitario abbiamo avuto due momenti molto belli e forti che ci hanno dato una spinta per cominciare con maggiore amore ed entusiasmo la nostra vi ta di fede, il nostro cammino.

Si possono riassumere entrambi i momenti con un’unica frase: “La fede nell’Amore”, che è s tato poi il punto di partenza dell’incontro sul Padre tenuto ad Imola l’8 settembre.

Il secondo evento da raccontare, come testimo-nianza della fede nell’Amore, è la celebrazione alla Madonna del Sasso, il 12 Settembre (Ss .mo nome di Maria), del matrimonio di Elisa France-schi Zinzani della nostra famiglia dell’Emilia o-rientale con Paolo Barsotti di Fi renze (il cognome promette molto bene e scopri rete alla fine di questa relazione perché il nome è proprio una garanzia…).

Ad Imola, l ’8 Settembre come anticipato, è s ta-to organizzato nella parrocchia di Croce in Cam-po un incontro per presentare la figura di Don

Divo, la sua fede e la Comunità che ha fortemen-te amato e voluto.

I due relatori , Lucrezia Lazzareschi e Paolo Dall’-Olio, hanno parlato completandosi a vicenda nella loro presentazione sul tema della fede in don Divo, unanimi sul punto di partenza del loro racconto: il rapporto vivo e vero con Dio che il Padre viveva e trasmetteva.

Lucrezia parte da una frase: «Se la fede fosse sol tanto rivelazione di Dio e non ci trasformasse in Lui , non sarebbe dono ma condanna».

Ma cosa significa trasformarsi in Dio? Noi siamo in questo mondo concreto, dove Lui ci ha voluti , ma non può essere tutto qui , una vi ta finita sen-za meta. Noi dobbiamo far entrare Dio nel pre-sente, l’eterno è già qui . L’uomo è chiamato a vivere la vi ta divina. Don Divo ci dice che la fede ci apre la strada al divino, fa entrare l ’infini to nel finito. Già ora si può vivere nel mondo il contatto con il divino attraverso la fede.

Paolo Dall ’Olio parte dal suo incontro con la Comunità. Ci racconta che la fede l ’ha incontrata in famiglia, imparata con semplicità , ma nel cor-so della sua vi ta il sacerdote della sua parroc-chia , lo indirizzò ad un cammino più approfondi-to. Si accostò con un po’ di perplessità , perché non capiva la necessi tà di una Comunità . Capì dopo aver letto una frase del Padre che diceva: «Facciamo parte di una Comunità perché siamo più deboli».

«Quando il niente s ta nel suo niente Dio lo san-tifi ca»; per accogliere Dio è necessaria l ’umiltà . L’uomo si dimentica di Dio, ma non è un proble-ma solo dell’uomo, perché Dio soffre come se perdendo l ’uomo, ciascuno di noi nella propria individualità , Dio perdesse se stesso.

(…) A conclusione di tutto c’è s tato l ’intervento del Vescovo di Imola Tommaso Ghirelli : ci ha detto che il nostro dramma è che Dio è s tato messo da parte dalla società e noi abbiamo ac-cettato che si possa vivere anche cos ì, ci siamo adattati. Non si può vivere senza Dio, eppure ci adattiamo come se non ci fosse niente da fare. Non si può escludere Dio.

La voce di don Divo Barsotti e della sua Comu-ni tà è un segno che Dio ci dà, che non bisogna accettare la sua assenza, combattere nel senso cris tiano del termine, con coraggio e determina-zione.

mantenere un certo raccoglimento, anche se du-rante i primi giorni eravamo alloggiati in un gran-de albergo di Londra. Padre Bernardo, presenza vispa, ma silenziosa e serena, ci ha aiutato con il suo esempio edificante. Con queste premesse non è stato diffi cile raccoglierci il 15 di agosto per reci tare l ’inno Acathistos, nel mezzo del cor-tile della Torre di Londra, ci rcondati da turis ti di ogni nazione e credo! Vi assicuro che ripensan-doci a dis tanza di un po’ di tempo, tutto il viag-gio è s tato intenso e commovente proprio per-ché sono stati i luoghi a parlarci , come qualcuno di noi ha giustamente affermato durante lo scambio di ri flessioni alla fine del pellegrinaggio. Penso al padre Divo Barsotti, alla sua profonda venerazione per la s toria dell ’uomo, al suo biso-gno imperativo di assumere tutto. Probabilmen-te ha vissuto tutta la vi ta come un pellegrinaggio e in quella sua vi ta interiore vastissima sembra darmi una seconda risposta . Un pellegrinaggio è assumere tutto e… ringraziare per tutto, vorrei aggiungere.

Lucia Fogliato CFD Piemonte Occidentale

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Avere fede nell ’Amore lo abbiamo vis to negli occhi di Elisa e Paolo. L’amore umano non è al-tro che un ri flesso di amore divino, comunione, condivisione, dono di sé. Gli occhi sono lo spec-chio dell’anima e non mentono, e la tutta bella del Cantico dei cantici è Elisa, che riconosce la voce dello sposo e lo segue.

La cerimonia, semplice ma curatissima nei par-ticolari , celebrata da don Francesco Bazzoffi pa-dre amorevole e guida degli sposi, ci ha coinvolti tutti e portati a testimoniare che questa unione, voluta da Dio fin dall’eterni tà , nulla potrà spez-zarla .

Quando è Dio che prepara l’incontro di due ani-me e due cuori e gli uomini lo accolgono senza paura ma con il “sì” della fede, l ’unione è indis-solubile e niente potrà separare ciò che Dio ha unito.

Ma vi avevo promesso di di rvi perché il “nostro” Paolo Barsotti , neo mari to, promette bene. Davanti all ’immagine di Maria nella cripta del Santuario del Sasso, dopo l ’atto di affida-mento insieme alla sua sposa, Paolo ha detto un al tro s ì, con l ’ingresso in aspirantato attraverso le mani del “pescatore” p. Serafino che ha sem-pre un Manuale al momento giusto…

Dunia Russi

CRONACA DI CASA S. AGOSTINO DI CANTER-BURY

Sembra incredibile che siano passati già sei me-si da quando siamo ri tornati in Australia, a Casa S. Agostino di Canterbury, e già scocca l ’ora di rientrare in Italia per il Capi tolo dei Fratelli e tan-ti al tri impegni e visite... Forse proprio il fatto di sapere fin dall’inizio che questa permanenza sa-rebbe s tata più breve del soli to ci ha portato ad organizzarci il meglio possibile, in modo da non perdere tempo ed offri re soprattutto ai fratelli della Comunità in Australia e Nuova Zelanda tut-to l ’aiuto che potevamo.

Potrete chiedervi come mai siamo rientrati in Australia cos ì tardi : in parte per la salute di p. Doroteo, che doveva riprendersi dall’operazione alla schiena subita a metà novembre; inol tre, per vari motivi , abbiamo avuto molte diffi col tà ad ottenere un nuovo vis to a lungo termine per Massimo e Doroteo. Il vis to sembrava non arri -vare mai . Poi - colpo di scena! - a metà febbraio il governo australiano ci noti fi ca che il nostro vis to era pronto già da dicembre, ma stranamen-

te nessuno se ne era accorto. Ancor più strana-mente, il nostro vis to è s tato trovato il giorno dopo la morte di Dorothea Camilleri (di cui avre-te letto il necrologio qualche mese fa), la quale aveva sempre espresso il desiderio che la nostra presenza in Australia potesse continuare. Coinci-denze?! Crediamo di no.

Comunque, nell ’attesa del nostro visto, p. Be-nedetto e p. Martino erano parti ti in tutta fretta per ol treoceano: ci eravamo infatti preso l ’impe-gno di predicare gli Esercizi spi ri tuali alla Comu-ni tà (per la prima vol ta) in Nuova Zelanda e tutto era ormai s tato organizzato con tanto di caparre già pagate. Nel frattempo, anche Massimo aveva avuto i suoi problemi ‘diplomatici ’: essendo ci t-tadino s tatuni tense, ed essendosi trattenuto in Italia più del previs to, aveva dovuto lasciare ur-gentemente l’Italia ai primi di gennaio, per ‘ri fugiarsi ’ nel Regno Unito, presso i consacrati di Bath, di Shaftesbury e del Galles. Anche questo crediamo non sia s tato un caso, perché Massimo ha potuto essere di valido aiuto ai consacrati di lingua inglese nel conoscere meglio la Comunità ed il pensiero del Padre.

Con quello che è sembrato un miracolo, la Divi-na Provvidenza ci ha poi riportato tutti insieme,

Il vescovo di Imola S. E. Tommaso Ghirelli al

termine dell’incontro di presentazione della CFD.

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a Casa S. Agostino, in marzo: Massimo, Martino e Doroteo, arricchi ti della presenza di p. Bene-detto, che si è trattenuto con noi fino a dopo Pasqua. In tal modo abbiamo potuto condividere anche quest’anno, con diversi nostri consacrati , l ’esperienza particolare del Triduo Pasquale a Dookie.

Dopo la partenza di p. Benedetto, Martino è rimasto con noi ancora un mese, dandoci un vali-do aiuto nella conduzione degli Esercizi Spi ritua-li , che quest’anno sono s tati un po’ sui generis: si sono svol ti infatti in una specie di motel (super attrezzato), con poca attinenza con la vi ta reli-giosa... Tutto questo perché s tavol ta non c’era

posto per noi nelle varie strutture per ri ti ri. No-nostante ciò, la partecipazione è s tata ottima sia per quanti tà (eravamo più di settanta), che per qualità , tanto che anche i membri dello staff e gli al tri ospiti della struttura si sono più o meno a-deguati al nostro s tile di silenzio e raccoglimento

- non mancando di sgranare gli occhi , non aven-do idea di che cosa s tesse succedendo: Messe, canti , adorazione!...

Martino, da buon pugliese, ci ha anche insegna-to molti trucchi per risparmiare acqua (vista l’e-s tate torrida appena trascorsa, che aveva attinto abbondantemente alle nostre riserve), ma, da quel lavoratore indefesso che è, ha anche pian-tato diversi ortaggi nell’orto. Ne abbiamo poi gustato i frutti a fine inverno, cioè, per noi , ad agosto.

Ai primi di maggio, abbiamo salutato Martino e dato il benvenuto a Paolo, che, secondo pro-gramma, si è trattenuto quattro mesi, fino a set-tembre: giusto in tempo per ammirare lo spetta-colo dorato dei campi di colza fioriti . Con le sue proverbiali capaci tà ci ha aiutato a risolvere una quantità di problemi sia teorici che pratici ... Ma anche lui ha dovuto alla fine ammettere che il

Dookie (Australia), 18 agosto 2013.

Consacrazione di Wendy Stringer (dalla Central

Coast, a nord di Sydney), fra le sue madrine, Faye

Vandemberg e Ida Day.

Dookie (Australia), 18 agosto 2013. Voti perpetui

nel III ramo di Pat Mc Connon, di Wagga Wagga.

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INCONTRO PER LE FAMIGLIE A PINIÈ DI CADO-RE (18-25 luglio 2013)

“Ma Piniè… dov’è??” È così che cinque nuove famiglie hanno raggiunto e partecipato alla setti-mana delle famiglie a Piniè di Cadore (BL), insie-me con altre undici famiglie ormai assidue all’e-sperienza, al frizzantissimo padre Silverio ed alla pazientissima suor Anastasia.

Nella S. Messa d’introduzione alla settimana abbiamo meditato sul Vangelo “che divide… (Mt 10,35) l ’uomo da suo padre e la figlia da sua ma-dre”, chiedendo al Signore il dono di non amare di meno i propri familiari , ma di più, di amarli “in Lui”, liberando l ’amore dall’is tinto e dal ricatto affettivo che impedisce di essere luogo privile-giato dell’Amore e della conoscenza di Dio, che permette di sperimentarlo e diffonderlo intorno a noi… Un bel programma per iniziare! Quindi dopo cena abbiamo potuto conoscerci meglio, presentandosi ciascuna famiglia con la s toria di un/a santo/a della zona da cui proveniva . Non sono mancate curiosità e sorprese... anche di qualche bimbo in più... grazie Gesù!

Il lunedì mattina , giusto per allenarci un po’, è s tato fatto un gi ro corto al passo di S. Antonio fino alla Casera Aiarnola . Dovevamo trovare un lago, ma l ’eccessivo entusiasmo dei partecipanti ha fatto disperdere il popolo di Dio che è arriva-to a destinazione in percentuale minima, mentre il resto ha vagato per i boschi, fino a quando l ’o-rario ha obbligato a ritornare alle auto, guidati da soprannaturale ispi razione (lo s tomaco), a parte qualche disperso (che ha trovato la tavola ripulita). Era solo l’inizio…

Il pomeriggio p. Silverio, dopo l ’ora media , ci ha introdotto alla prima meditazione: “La famiglia e la preghiera”. A parti re dal brano di Gen 1, 26 - «Ad immagine di Dio li creò, maschio e femmi-na» - ogni coppia è stata invi tata a continuare la ri flessione sul disegno originale di Dio di farsi anzi tutto presente nella famiglia umana, spec-chio della Santa Trini tà . Ci siamo chiesti come custodiamo la Presenza di Dio nella nostra casa, a parti re dal luogo e dal tempo che dedichiamo al Signore nella preghiera . Il tempo di condivisio-ne è s tato quindi coronato dalla li turgia vesperti-na e dalla celebrazione eucaristica .

La serata ha invece dato inizio ai giochi di squa-dra , grazie alla fantasia e creativi tà dei mitici Lu-

problema della lingua inglese, per noi italiani , rimane molto grande e va affrontato con calma e prudenza, little by little (a poco a poco)!

Nel frattempo tutti i mesi ci recavamo a Mel -bourne per partecipare all’Adunanza ed incon-trare i vari gruppi della zona. Non è stato facile visi tarli tutti , ma l ’efficientissima Faye (Assistente di Famiglia) è riusci ta ad organizzare tutto al millimetro, in modo che nessuno man-casse all’appello prima che ripartissimo per l ’Ita -lia.

Agosto, infine, è s tato un tour de force, dove ol tre all ’Adunanza (3 agosto), c’è s tato anche l ’atteso incontro delle famiglie (11 agosto), il fu-nerale, molto partecipato, di Carmel O’Brien (15 agosto), ed infine una speciale celebrazione a Dookie (18 agosto), con la consacrazione di Wendy Stringer ed i Voti perpetui nel Terzo ra-mo di Pat McConnon (da Wagga Wagga), anche qui con nutri ta partecipazione anche dei consa-crati di Melbourne.

Infine, ai primi di Settembre anche noi , con una certa nostalgia , abbiamo dovuto fare le valigie e chiudere i battenti della Casa, a ffidando le chiavi e la nostra povera gattina Cindy alla nostra cara e paziente vicina, Marie Treacy, che se ne pren-derà cura fino al nostro ri torno. La nota di conso-lazione per i consacrati australiani consis te nel fatto che prima che partissimo sono arrivati fi -nalmente i libri della biografia del Padre scri tta da p. Serafino e tradotta da una consacrata in-glese. Siamo felici dunque di lasciare i nostri fra -telli in buone mani!

Qualunque possa essere il futuro della nostra presenza in terra australiana, non possiamo fare a meno di ringraziare il Signore e la Comunità che ci ha portati laggiù, permettendoci di cono-scere in modo così speciale la nostra famiglia religiosa ed il legame che ci unisce al di là di ogni dis tanza. Faremo tesoro di tutto ciò con viva ri -conoscenza e con l ’impegno di crescere anche noi in questa grazia e di condividerla con tutti coloro che incontriamo.

i Fratelli di Casa S. Agostino di Canterbury Dookie - Australia

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cio Foppiani e Paolo dall’Olio, che come sempre hanno dato il meglio di sé con giochi che hanno diverti to grandi e piccini .

Martedì, causa cattivo tempo, abbiamo dedica-to la mattina ad un nuovo tema di meditazione “La famiglia , i principi non negoziabili e le sfide mediatiche e cul turali del nostro tempo”. P. Sil-verio ci ha presentato un documento di Ratzin-ger (ancor prima di diventare papa) in meri to al rischio di perdita dell’identi tà cattolica in campo politico e culturale. Il tema è s tato particolar-mente interessante ed ha susci tato ri flessioni e domande che abbiamo potuto condividere tra noi e con p. Silverio nel corso di tutta la settima-na. È emersa la gratitudine per la grazia che ab-biamo, come cattolici , di ri cevere la Parola del Signore non solo attraverso la Bibbia ma anche attraverso il Magis tero della Chiesa, soprattutto riguardo ai temi di morale familiare che tanto agi tano gli uomini di oggi . È emerso anche il no-s tro dovere di testimoniare, anzi tutto con la coe-renza di vi ta , e poi con la parola , ai nostri fratelli, quanto abbiamo ricevuto.

Il pomeriggio ci siamo apprestati ad una nuova breve gi ta (sempre di allenamento) alla Malga Melin dove i più affaticati (tutti tranne l ’instan-cabile Silverio) hanno potuto ri focillarsi con il buon formaggio offerto dai contadini e qualche torta semi-ipocalorica che ha permesso di ri tro-vare le forze, dopo il Vespro, per raggiungere le auto (15 min a piedi in discesa…) e tornare al “meri tato” giaciglio della casa Cris to Re a Piniè.

Finalmente mercoledì eravamo in forma per affrontare la lunga gi ta in Val d’Oten, la cosid-detta “escursione Praciadelan”, fino alla Capan-na degli alpini , presso la quale abbiamo celebra-to la S. Messa in memoria di S. Pio X ed abbiamo potuto contemplare la cascata delle Pile (per qualche bimbo la doccia della giornata). I più sportivi hanno tentato la salita al Rifugio Galassi, raggiunto solo in minima percentuale (Lucio, Pa-olo Sighinolfi e Fiorenzani con qualche al tro gio-vanotto), ma avvis tato e goduto da lontano dai più “fiduciosi”…

Giovedì, fes ta di Maria Regina, è s tata nuova-mente la vol ta di una gi ta lunga, partendo dal ri fugio Lunelli (m. 1568) si è tentata l ’ascesa al ri fugio Berti (m. 1950), confidando soprattutto nell ’aiuto celeste, dopo l ’avvis tamento della me-

ta ed il forte scoraggiamento iniziale del popolo di Dio. Da quanto ho saputo i due rifugi appar-tengono all ’Anello del Vallon Popera, Gruppo Dolomiti del Comelico. Lo sovrasta la mole impo-nente e luminosa del monte Popera che svetta tra le guglie di perfetto calcare dolomitico con i suoi 3046 m. di al tezza . Qualche ardi to scalatore, non pago dello s forzo, ha proseguito il cammino raggiungendo anche un laghetto montano… se-condo voi chi era?? Presso il rifugio Berti la S. Messa è stata accompagnata dal gesto signi fica-tivo di portare ciascuno una pietra che realizzas-se sul prato il nome di Gesù, a imitazione della Madonna, la prima “pietra viva” dell’Edi ficio Spi-ri tuale che tutti siamo chiamati a realizzare.

Venerdì gi ta al Lago di Auronzo: era davvero il caso di riposare le s tanche membra… tranne quelle di Francesco Foppiani che per recuperare il suo frisbee (dei mondiali!?) non ha esitato a buttarsi due vol te in acqua vestito! Che ragazzo in gamba... sicuramente ha fatto breccia nel cuo-re di qualche donzella (ve lo di remo nella prossi-ma puntata!). Lassù ci hanno raggiunto anche Sonia e Luca Brigante che erano felicemente in vacanza (senza saperlo!) proprio a due passi da noi.

Infine sabato, giornata libera: i più fedeli hanno optato per parti te a calcio (e pallavolo) così en-tusiasmanti fino a procurare feri ti involontari nello s tesso parentado (fam. Zanella)... mentre al tri, s fidando gli acquazzoni pomeridiani predet-ti dai meteo mondiali, hanno affrontato le tre cime di Lavaredo (ri fugio Locatelli): sono stati i siciliani, “che dopo tanto viaggio ci hanno dato coraggio”… e ne siamo usci ti indenni e felicissi-mi!

Come non ringraziare per tanta gioia ricevuta dalla fraterni tà e dalla bellezza del creato alla fine di questa stupenda settimana? La domenica è s tata una vera “Eucaristia” e molte lacrime hanno bagnato l ’ul tima giornata di sole (dentro) del nostro incontro...

Come nuova coppia di partecipanti siamo rima-sti molto contenti , personalmente per lo s tile “monastico” di questa vacanza e Nicola per tutto quello che ho già descri tto. Ci rimane una sola richiesta : …vi prego, non smettiamo!!!

Anna Zanardi

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I DICIOTTO ASPIRANTI DEL GUAVIARE Tra le molte iniziative che la Diocesi di San José

del Guaviare ha portato avanti , una ha avuto mol-to successo: l ’Incontro di coppie, coordinato da un gruppo di coppie di giovani professionisti pie-no di entusiasmo e di impegno.

Il Vescovo, S. E. Francisco Antonio Nieto Súa, attento al suo gregge, ha proposto a questo grup-po, che cerca di crescere spi ri tualmente, di cono-scere la Comunità dei figli di Dio. È così che gli sposi Pedro Lozano e Liliana Cano hanno chiesto a me [Alfredo Manrique, marito dell’attuale Assi-

stente di Famiglia, Melba. NdT], che sono attual-mente Direttore del Centro pastorale della Dioce-si del Guaviare (il Cenpagua), di presentare loro la CFD. Alla fine dell ’incontro, il 22 maggio 2013, tutti e due hanno chiesto di entrare subi to in a-spi rantato. Una settimana dopo hanno invi tato al tre tre coppie che pure hanno aderi to, venendo a formare il primo gruppetto di otto aspiranti.

Questi otto hanno fatto conoscere la Comunità ad altre dieci persone che due mesi più tardi sono s tati invi tati a un incontro con la CFD, in occasio-ne della visita dell’Assistente di Famiglia , Melba, e della Responsabile della formazione, Carmenza. Gli otto aspiranti fecero una testimonianza della loro ancor breve esperienza della Comunità , che

poi fu presentata formalmente ai simpatizzanti . Tutti costoro chiesero di entrare in aspi rantato. Con il loro ingresso, Carmenza decise di non am-mettere altri per il momento, dato che i diciotto aspiranti possono essere segui ti solo da me.

Fino ad oggi, i primi hanno già fatto dieci incon-tri e gli altri , quattro. Ovviamente la formazione si svolge per gruppi : i primi otto si riuniscono con me in casa di Pedro e Liliana, gli al tri presso la se-de del Cenpagua in tre gruppetti di due, due e sei aspi ranti .

Si presentano tutti sempre molto puntuali e con-tenti , e partecipano con attenzione e molto entu-siasmo. Mons . Francisco venne una vol ta di sor-presa ad un incontro del primo gruppo e rimase meravigliato di trovarlo al completo: infatti , quel giorno pioveva e, dato che in quella regione la pioggia è sempre torrenziale, è abi tudine della gente non muoversi di casa quando piove.

Ho notato che gli aspiranti hanno già fatto qual -che progresso nell’amore al Signore, guardando come vanno a ricevere l ’Eucaristia nella Messa domenicale in cattedrale. E ringrazio Dio, perché mi pare che la cresci ta spi rituale e la gioia di que-s ti fratelli è davvero un grande dono per la CFD.

Alfredo Manrique

San José del Guaviare, 29 maggio 2013. Ecco i primi otto aspiranti: Gustavo, Marcela, Francisco, María

Liliana, Marco Augusto, Blanca, Liliana y Pedro.

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DAL PIEMONTE È tradizione della Famiglia Piemontese chiudere

l ’anno comunitario con un pellegrinaggio mariano. Quest’anno lo Spi ri to ha guidato le nostre scel te verso Casa San Sergio ed il Santuario della Madon-na del Sasso; ed ecco che sabato 6 luglio, di buon mattino, il pullman della Famiglia Piemontese è parti to da Biella per Fi renze.

A Casa San Sergio fratel Sergio ci ha proposto una breve meditazione proprio sulla cappella iniziando cos ì: “Cosa siete venuti a fare qui?”. Una domanda di retta che, senza tanti preamboli , ci ha portato a meditare sul significato di quel pellegrinaggio, e non solo; ognuno di noi, dentro di sé, ha dato la propria risposta . Poi ci ha parlato della s toria della cappella , di come don Divo l ’aveva voluta e dell’in-fluenza che il pensiero paolino della concezione cris tocentrica ha avuto nelle scel te del Padre sulla collocazione dei vari oggetti (la mano, il pesce, la colomba, il croci fisso e la sua posizione centrale ecc.) ed i loro significati, spiegandoci il tutto con chiarezza, anche utilizzando termini come pericore-

si, atheosis, ecc. Poi ci ha spiegato il signi ficato di

alcuni oggetti presenti nella stanza del Padre, e l ’importanza che avevano per lui .

Ho senti to in quella casa la presenza viva di don Divo; sembrava che lui fosse in un’al tra stanza e che s tesse per arrivare da noi per salutarci e condi -videre quei momenti con noi, magari improvvisan-do una ricca meditazione.

Era tutto cos ì calmo e semplice; il mio cuore era pieno di pace. Ho cercato di fare tesoro di quella pace, di quei momenti per ricordarmene nelle tri -bolazioni e portarla nel mio quotidiano: ho fatto “un pieno di pace interiore”.

Domenica 7 luglio siamo riparti ti per il Santuario della Madonna del Sasso. Anche questa vol ta il pul -lman si è dovuto fermare sulla strada provinciale per Pontassieve; molti di noi hanno percorso tutta la s trada del bosco a piedi ed i fratelli del IV ramo con un “servizio navetta” hanno trasportato quelli che erano in diffi col tà (compreso il sottoscri tto). Durante la Messa abbiamo partecipato a tre impor-tanti eventi comunitari : la consacrazione di Vittorio Obertino di Busca (Cuneo), accompagnato dalla moglie e due dei loro cinque figli ; la professione dei

Santuario del Sasso, 7 luglio 2013. Foto di gruppo del folto gruppo di pellegrini della CFD piemontese.

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DA SIRACUSA L’ul tima parte dell’anno comunitario si è svolta in

maniera serena e proficua; le adunanze sul tema della fede sono state la nostra palestra spi ri tuale che hanno permesso sia a chi le ha tenute che a chi le ha ascol tate di crescere nella fede, confrontando-si con se stesso e con gli al tri . La lettura e la medita-zione del libro del Padre La via del ritorno, che men-silmente si è tenuta all’interno dei gruppi, ha poi offerto spunti di meditazione per la nostra vi ta di consacrati .

Nel mese di aprile abbiamo avuto la visita del no-s tro Assistente Generale Vi to Di Ciaula, che ci ha fortemente scosso e messi di fronte all'importanza della nostra consacrazione all 'interno della Comuni -tà . Entrando nella Comunità non abbiamo fatto al -tro, ci ha detto Vi to, che rispondere a una chiamata, una vocazione che ci fa vivere in maniera più pro-fonda e consapevole le nostre promesse battesima-li , all'interno di una famiglia religiosa formata da fratelli e sorelle che ci sostengono e ci aiutano in questo cammino, e che noi a nostra vol ta aiutiamo e sosteniamo. «La consacrazione è un impegno con Dio che si fa alla presenza della Comunità , per esse-re sostenuti in tale impegno dalla preghiera dei fra-telli, che sono i nostri testimoni , ma anche i nostri accusatori»: questa citazione che Vi to ha fatto della nostra sorella Luisa Giannini , consacratasi nel 1953, ci ha profondamente toccato. La testimonianza di fedel tà o d’infedel tà che i nostri fratelli daranno di noi di fronte al Cris to, non sarà al tro che la nostra capaci tà di amare e di impegnarci in questo cammi-no comunitario, che Lui ci ha posto davanti per la nostra santifi cazione.

Sotto tale luce gli atti comunitari che con la consa-crazione ci siamo impegnati ad adempiere (quattro preghiere, adunanza, incontro settimanale) non possono essere considerati obblighi , ma atti d'amo-re verso Cris to e i nostri fratelli in Lui , e non posso-no esauri rsi in se s tessi, ma in un cammino di amore e di perfezione devono portare ad al tre pratiche che ci sostengono e che il Padre ha sempre esortato a fare: la liturgia delle ore, il ri ti ro, gli esercizi spi ri -tuali , la lettura biblica del mese e, perché no, la messa quotidiana. «Vi sembra un impegno gravoso di cui non eravate pienamente consapevoli all ’atto della vostra consacrazione? Beh, ora lo siete…», ci ha detto Vi to.

L'anno comunitario si doveva ufficialmente conclu-

primi voti nel II Ramo dei coniugi Carlo ed Elena Guasco; il rinnovo annuale dei voti nel II Ramo dei coniugi Roberto e Fabiola Tiepolo.

Alla Madonna piace essere venerata in quel luogo; noi lo abbiamo fatto in quanto suoi figli , con speran-za , gioia e grati tudine. Ed ecco che dopo la Messa c’è s tato un singolare avvenimento: la violinista po-lacco-americana Veronika Schreiber-Kadlubkiewicz, che in quei giorni teneva un ciclo di tre serate musi-cali dedicate a J. S. Bach, sapendo che non ci era possibile partecipare a nessuna delle serate, grazie anche all’interessamento di p. Stefano, ci ha suona-to alcuni brani del famoso composi tore.

Prima di congedarci , alcuni fratelli e sorelle hanno voluto condividere le loro impressioni ; erano parole di ringraziamento per il dono della pace interiore e per l ’arricchimento spi ri tuale ricevuto.

Queste esperienze, se vissute bene, ci cambiano interiormente: il nostro cuore si dilata lasciando un po’ più di posto a Dio.

Io sono stato diverse vol te sia a Casa S. Sergio che al Sasso, ma sempre con la mia famiglia oppure da solo. Ma questa vol ta è s tato importantissimo es -serci ri tornato a pregare insieme ai fratelli e sorelle della Comunità con i quali condivido la vi ta comuni -taria durante l’anno, in quei luoghi che hanno se-gnato la mia vi ta, prima con l’inizio della mia con-versione e poi col matrimonio con Wanda.

Antonio Parente

Santuario del Sasso, 7 luglio 2013. Consacrazione di

Vittorio Obertino di Busca (Cuneo).

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Modena, 15 settembre 2013.

Consacrazione di Stefania Bardini.

I 90 ANNI DI ADELE (NAPOLI) Oggi , 16 luglio, a Napoli c’è un grande avvenimen-

to: si festeggia la Madonna del Carmine, particolar-mente cara a noi napoletani .

La tradizione vuole che le origini della basilica , da

cui prende il nome, partano da lontano. Alcuni mo-naci arrivarono a Napoli per sfuggire alla persecu-zione dei saraceni in Palestina , portando un’imma-gine della Madonna, simbolo del loro ordine, che veneravano sul monte Carmelo. Ai monaci fu con-cesso l ’utilizzo di una piccola cappella dedicata a san Nicola. Fu in seguito ricostruita dalle varie do-minazioni e si dice che Federico d'Aragona invi tò

dere con il pellegrinaggio a Cefalù per vedere il Cri -s to Pantocratore (un bellissimo mosaico di epoca normanna oggetto di grande devozione), ma pur-troppo per problemi organizzativi tale progetto non si è potuto realizzare. Si è quindi deciso di tenere l'adunanza conclusiva presso il convento di clausura delle suore carmelitane di Canicattini che ci hanno gentilmente ospi tato e condiviso con noi i vari mo-menti li turgici della giornata . Immersi in un silenzio i rreale, rotto di tanto in tanto da qualche nostro commento (sempre di lode a Dio per la bella giorna-ta), abbiamo tenuto il ri ti ro nella mattinata e l 'adu-nanza nel pomeriggio. Una bellissima giornata in cui ci è sembrato nel silenzio di poter ascol tare meglio la voce di Dio e con nostalgia abbiamo ripensato al

convento di Ferla dove le nostre sorelle ci accoglie-vano con tanto amore; anche se ora sono lontane, le sentiamo vicine nelle nostre preghiere.

La Comunità non è andata però in vacanza. Chi ha potuto, ha continuato a riunirsi anche nei mesi esti -vi e tutti insieme abbiamo celebrato le feste comu-ni tarie di San Benedetto e della Tras figurazione.

Con l 'estate ormai agli sgoccioli siamo tutti in atte-sa e desiderosi di riprendere appieno gli atti comu-ni tari ; ri temprati dal riposo estivo, vogliamo ripren-dere i nostri “allenamenti” per essere in Lui sempre più forti .

Daniela Urso Famiglia di Siracusa

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I CENT’ANNI DI ADA BORELLINI Zia Ada è rimasta vedova a 49 anni , per una malat-

tia che ha repentinamente portato via suo marito. Cos ì si è trovata sola , senza figli , pur nell ’agiatezza della condizione economica.

Ho sempre frequentato la sua casa, dove passavo lunghi periodi di vacanza d’estate. Quante mattina-te abbiamo trascorso con il viso all’insù a s tudiarci i mosaici di San Marco, a passeggiare per le calli dove mi ha insegnato ad apprezzare piccoli tesori sparsi in ogni dove, quante vol te abbiamo percorso in lun-go e in largo le isole della laguna, anche quelle non frequentate. Naturalmente dopo la sua vedovanza (nel frattempo m’ero fidanzata , laureata e lavoravo) ho continuato ad andare a trovarla .

Ci rca un paio d’anni dopo la morte dello zio, quan-do mettevo piede in casa, la zia m’intratteneva e-

sclusivamente leggendomi meditazioni del Padre, che allora i consacrati ri cevevano stampate al ciclo-s tile. La scoperta della Comunità aveva talmente riempito la sua vi ta da spazzare via ogni al tro inte-resse. Non so se per s fuggi re a questo assedio, ma certamente per accontentare la zia, sono andata un pomeriggio a Treviso – una trentina di chilometri da casa mia – ad ascol tare una conferenza di don Bar-sotti , alla fine della quale mi sono ri trovata aspi ran-te. È sempre merito suo se quel ’67 o ’68 ho potuto seguire a Greccio gli esercizi di dieci giorni in ago-s to: io alloggiavo in un alberghetto là vicino, col bambino di due anni , che lei intratteneva mentre io seguivo le meditazioni . Uno o due anni dopo, al ter-mine degli esercizi a Trento nel ’69, sono entrata in Comunità per l ’invi to – quasi un ordine – di don Barsotti . Ma questa è un’altra s toria .

Comunque credo sia il più grande dono della zia quello di avermi fatto conoscere la Comunità .

E lei come l’ha conosciuta? Sua vicina di casa era Maria Calzavara , ieratica presenza fra le numerose consacrate di allora a Venezia , che la invi tò a un’a-dunanza. Dopo la meditazione del Padre la zia , en-tusiasta dell ’oratore e contenta anche perché aveva intravis to nelle sue parole la soluzione a certi suoi problemi , si avviò all ’usci ta, perché là era un’ospi te, senonchè don Barsotti la fermò in tempo e, dopo un breve colloquio, la fece entrare in Comunità.

Dopo la consacrazione fece parte del gruppo di Santa Chiara di Venezia, che poi , col passare degli anni , si fuse con l ’altro di Padova; nei gruppi porta-va , con la vivaci tà del suo temperamento, il suo contributo cul turale. È sempre s tata un’appassiona-ta lettrice di romanzi di notevole spessore spi ri tuale e, dopo, gli scri tti del Padre furono il suo nutrimen-to. Don Barsotti l ’apprezzava molto per lo spi rito religioso ed era suo ospi te nelle visi te a Venezia . La zia gli preparava sempre il baccalà con la polenta e le seppie cotte nel loro nero. Questo me lo diceva anche il Padre ed è uno dei ricordi più vivi della zia , che lei non manca mai di ripropormi con insistenza nella sua attuale situazione cognitiva .

Negli ultimi tempi quando vado a trovarla , da sola o con Francesco, dopo aver chiesto se ci piace don Barsotti , dice: «Lo sai che l ’hanno proclamato san-to?». Ho tentato una volta di spiegarle che la via era ancora lunga, ma la sua risposta, perentoria come sempre, è s tata : «Comunque è un santo».

Zia Ada è nata il 14 settembre 1913 e oggi , 14 set-

tutti i malati e i sofferenti nella Chiesa; questo av-venne nel giugno del 1500. Tutti i presenti furono investi ti da un raggio di luce e ricevettero guarigioni o diminuzione dei loro mali . Non a caso abbiamo ri feri to sull'importanza di questa data perché anche per noi , piccola famiglia della CFD, innamorati tutti della Madre celeste, è festa grande anche perché oggi, anzi 90 anni fa, nacque Adele Cimino, mamma di Wanda Tramonte e sorella a noi carissima per la sua dolcezza nel soffri re, per la sua capaci tà di do-narsi e offri re se s tessa al Signore per amore dei suoi figli e della Comunità tutta . Gran parte della famiglia si è s tretta attorno a lei fin dal mattino, ini-ziato con la s . Messa. Eravamo un cuore solo e un’a-nima sola e con affetto, anzi con vero amore, l'ab-biamo ci rcondata con la nostra riconoscenza e grati-tudine. Lei, sulla sedia a rotelle sempre soffocata da dolori incalzanti, era bellissima, elegantissima, una luce luminosa resa ancora più brillante dal biancore dei capelli e dalla sereni tà che emanavano i suoi occhi . A ragione don Divo parla della vecchiaia come del periodo più bello della vi ta perché, anche se gra-vati da più pesi fisici , l 'anima sovrasta su tutto; ca-dono gli orpelli, si indeboliscono le energie, ma chi cammina col Signore non barcolla, ma cammina ve-locemente perché comincia a intravvedere la Veri tà e la Pace. Auguri Adele!

Affettuosi saluti.

Lilli de Notaris

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Venezia, 14 settembre 2013. Ada Borellini, seduta, al centro, nel giorno del suo centesimo compleanno.

Dietro di lei, Marta Ostuni; a fianco, p. Serafino che ha celebrato la Messa di ringraziamento.

UNA IMMAGINE VENUTA DAL CIELO? Questa è la storia alquanto singolare di una ef-

fige (dipinto?) di provenienza anonima, della quale non si conosce la data , né la fattura e tan-tomeno l ’autore. Il quadro, che va sotto il nome di Madonna della Meneghina, si trova catalogato tra gli oggetti appartenuti a Maria Domenica Laz-zeri , la s tigmatizzata di Capriana, della quale vi ho già parlato al tre vol te. Ma andiamo con ordi-ne. Nel 1990, mentre si svolgevano le prime ri -

cerche sulla vi ta di Maria Domenica Lazzeri , la professoressa Vesely di Rovereto, incaricata di raccogliere notizie su Rosmini , incontra il biblio-tecario Don Luca Lanci all’isti tuto rosminiano di Stresa il quale, considerata la provenienza della ricercatrice (dell ’entroterra di Capriana) e certo dell ’interesse della s tessa per la Stigmatizzata, le presenta un documento nel quale vi sono scri tti attinenti ad un quadro ad essa appartenuto. Re-sasi conto del valore eccezionale degli scri tti , la Vesely provvide subito a pubblicarli . Essi sono dei manoscri tti del 1835 del sacerdote Don Ec-cel , incaricato dal vescovo dell’epoca di trascri -vere gli eccezionali eventi spi rituali della giova-ne, e che riportano alcuni episodi riguardanti un quadro apparso ai piedi del suo letto. «Comparve un bellissimo quadro ai piedi del let-to, sul quale s tava dipinta l’immagine di Maria

tembre 1913 e oggi , 14 settembre 2013, tutti i parenti sono riuni ti attorno a lei, nella piccola bella casa di Venezia, per la celebrazione di una Messa di ringraziamento.

Marta Ostuni

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Santissima. La Vergine mi disse che, quanto era grande il suo dolore di Madre s tando ai piedi della croce dove era inchiodato suo Figlio, altret-tanto grande era la contentezza di stare ai piedi della figlia inchiodata al letto da Suo Figlio». L’immagine della Vergine, si materializzava prov-vedendo amorevolmente – come appunta Don Eccel -, a pettinarla, a puli re le mani e il corpo, i vesti ti , il letto di Maria Domenica dal sangue che fuoriusciva copioso dalle feri te. Riguardo a que-sta ci rcostanza, in numerosi altri manoscri tti di testimoni dell’epoca, si riporta che né il letto, né tantomeno gli indumenti della ragazza furono mai lavati o cambiati per essere lavati , poiché le sofferenze erano tali e tante che nessuno poteva spostarla o toccarla senza provocare lacerazioni e dolori lancinanti . Nonostante ciò sia il letto che Maria Domenica erano inspiegabilmente sempre puliti e lindi come se “qualcuno” vi provvedesse costantemente. Tante vol te avevo letto di questi s traordinari episodi , ma mai mi ero chiesta del quadro e della sua eventuale esistenza. Anche in al tri scri tti riportati da numerosi testimoni che descrivevano la misera s tanza della ragazza, si parlava di un quadro della Madonna posto al

lato dell ’altare, dove i sacerdoti celebravano spesso la messa, ma non vi avevo prestato atten-zione.

Qualche anno fa una signora di Lavis, vicino a Capriana, molto devota della Meneghina, veniva spesso a pregare in un locale messo a disposizio-ne da una parente della stigmatizzata , dove noi devoti ci riunivamo periodicamente. Accanto a un piccolo al tare sul quale, come dicevo, quando ella era in vi ta si celebrava la messa, vi erano molti oggetti appartenuti alla famiglia, e tra que-sti un quadro, poco ni tido, opaco e anneri to dal tempo, raffigurante una Vergine, avvol ta in un mantello scuro con le mani vigorose - che ricor-dano quelle delle mugnaie della Val di Fiemme - incrociate sul petto, e lo sguardo orante rivol to verso il cielo. Questo quadro, catalogato come la Madonna Addolorata , era costantemente ogget-to di particolare venerazione della signora, pelle-grina da Lavis , che in più occasioni chiese di po-terne avere una copia per averla sempre con sé. Un giorno d’estate, dopo l ’ennesima richiesta , decisi di far fare una foto da dare alla devota , ma per rendere più chiara l’immagine inviai la foto a una sorella di Comunità , Siv Schonberg, che si incaricò del lavoro da fare al computer. Dall’in-tervento effettuato emerse, con grande s tupore di Siv, una immagine particolarmente ni tida e pulsante, che, come ella s tessa mi disse, sembra-va voler emergere dai contorni scuri del manto e andare incontro all’osservatore. Quando la vidi per la prima volta rimasi davvero sorpresa per la chiarezza ed espressivi tà dell ’effige, che per la veri tà fino ad allora , avvolta com’era nell ’ombra, non mi aveva suscitato alcun interesse se non quello di un oggetto appartenuto alla Meneghi-na. Inviai subi to una foto alla devota che esplose di gioia e mi pregò di farne dei quadretti per di-vulgarne la venerazione. Cominciai allora a colle-gare l ’immagine con il quadro di cui si parla nel manoscri tto divulgato dalla professoressa Vasely e questa convinzione, nata dapprima dall’intrec-cio di ci rcostanze apparentemente casuali, non mi ha mai lasciato ed è talmente radicata in me da non volere o cercare altre prove che la con-fermino o la certifi chino. Intanto Siv, a nome di tutta la Comunità di Roma di cui all’epoca era responsabile, entusiasta anche lei dell ’immagine ottenuta, mi fece dono, nel giorno del mio ottan-

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Melbourne, agosto 2013. Molti in Comunità conoscono il piccolo Casey, nipote della nostra Beverly Thomas.

Per lui abbiamo a lungo pregato. Da anni lotta contro un tumore dichiarato gravissimo. Eccolo qui con la

sorella Rilee (7 anni) e il fratello maggiore Carey (10 anni). Casey (5 anni) è il piccolino col gomito appoggia-

to sul tavolo. La beata Vergine delle Grazie al Sasso troneggia e li protegge tutti! Continuiamo a pregare!

tesimo compleanno, nel 2000, di un quadro con la bella immagine della Madonna Addolorata , che fu per me una gradi ta sorpresa e una gioia immensa. Quella immagine da allora in poi ven-ne divulgata, e la singolare espressione della Vergine, dalle fattezze di mugnaia delle valli Trentine, ha fatto si può di re il gi ro del mondo, con il nome di Madonna della Meneghina.

Alla luce dei fatti si può concludere che il qua-dro senza un autore, una data , una provenienza individuata o anche solo individuabile, conserva-tosi ancora tra gli oggetti appartenuti alla fami-glia di Maria Domenica , riconosciuto dai primi testimoni dell’epoca come il quadro della vergi-ne Addolorata , fu dapprima catalogato come tale e poi per decenni quasi dimenticato fino ai giorni nostri . Rimasto “in silenzio” per lungo tempo, è emerso dall ’ombra, non solo metafori -camente, attraverso “coincidenze” misteriose per rivelarsi in tutta la sua semplice ma efficace

carica spi ri tuale e intensa espressività . Prima di ri tornare alla casa del Padre, vis ta la mia vene-randa età, desideravo farvi partecipi di questa singolare s toria nella speranza che anche voi possiate essere devoti della Vergine Addolorata tanto cara alla Meneghina. Io sono convinta che sia una immagine venuta dal cielo che Dio stesso ci ha voluto far arrivare attraverso la figura di questa figlia prediletta che tanto amò da assimi-larla alle sofferenze del Figlio. D’altronde non sarebbe la prima vol ta che immagini “acheropìte” - non dipinte cioè da mano d’uomo - sono apparse sulla terra , e non sarà nemmeno l ’ul tima! Chiedendovi preghiere perché presto la Meneghina possa essere anche lei annoverata tra le schiere dei santi insieme al nostro amato Padre, vi abbraccio tutti.

Annalena Lazzari CFD di Roma

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Il Giovedì 8 agosto ci chiamò Peter O’Brien, marito di Carmel, dicendoci che se volevamo dare l’addio a Carmel , avremmo dovuto fare presto. Mia moglie Helen ed io ci recammo all’ospedale insieme a nostra figlia Carmel (che è figlioccia di battesimo di Peter e Carmel O’Brien). Nella sua s tanza c’erano diversi pal-loncini che fluttuavano appesi al soffi tto ed una bottiglia di buon vino dal South Australia sul tavol o, di cui gustai presto un bicchiere. C’erano già Peter O’Brien con i suoi figli e mia figlia Bernadette. Carmel espres-se il desiderio di vedere James, mari to di Bernadette, il quale giunse puntualmente, terminato il lavoro. Si trattava davvero di una ci rcostanza festosa: mia figlia Bernadette commentava: «Carmel era proprio rag-giante!».

Carmel aveva precedentemente dichiarato di non avere paura. Aveva detto ad Helen: «Non piangere per me: s to per andare lassù ad incontrare la Madre mia e tua e sono molto, molto felice!».

Durante la nostra visi ta , reci tammo il Rosario; le di ta di Carmel si muovevano sulla corona, mentre dice-vamo le preghiere; reci tammo poi insieme la Coroncina della Divina Misericordia e Carmel, su suggeri -mento di Peter, guidò una decina.

Per tutto il tempo della sua malattia, come ri feriva Helen, non si era mai lamentata del dolore che soffri-va : era completamente concentrata sul fatto che Peter ed i suoi quattro figli non dovessero preoccuparsi.

Quando si pensa alla vi ta di Carmel (e noi la conos ciamo da quarant’anni ), si può di re che questa è stata la degna conclusione di una vi ta radicata in Dio. Non mi dilungherò a descrivere le sue qualità , che potreb-bero essere predicate dalle quattrocento persone che hanno partecipato al suo funerale il 15 agosto. Mi limito a di re che, se potessimo seguire tutti il suo esempio nell ’imitare Cristo, il mondo sarebbe migliore.

Barry O’Brien, il cognato (anch’esso consacrato), che il giorno del funerale mi sedeva accanto, mi chiede-va: «Possiamo da ora in poi pregare: Santa Carmel, prega per noi?». La Messa è s tata bellissima. Anche la di rettrice dell ’impresa di pompe funebri attestava che si è trattato di qualcosa di speciale, mai vis to prima di allora.

È s tata ed è tuttora una delle grandi consolazioni per la mia famiglia la presenza di Carmel e Peter O’-Brien. Un’altra consolazione è quella che gli anziani delle famiglie Walsh, O’Brien e Vandemberg, che si conoscono da quarant’anni, appartengono tutti alla Comunità dei figli di Dio. Quale grande grazia, quella di essere giunti insieme a questa meravigliosa vocazione! Ed ora abbiamo una persona, di cui abbiamo conosciuto la santi tà in questa vi ta e che abbiamo amato, che s ta pregando per noi . Lo so, ne abbiamo tanti che s tanno pregando per noi, e tuttavia avere anche Carmel è una grazia davvero speciale. Addio Carmel!

Peter Walsh Gruppo Beati Zélie e Louis Martin

Heathcote Junction

NECROLOGIO

Carmel Borg in O’Brien

Pheasant Creek, Victoria (Australia)

Nata: 21 agosto 1941

Consacrata: 15 novembre 2009

Morta: 10 agosto 2013

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La storia piuttosto recente della Delegazione S. Francesco di Paola è s trettamente legata ad Angeli -na , donna di preghiera intensa e di fede incrollabile, colonna spi ri tuale della Delegazione che ha per-corso l ’intero cammino religioso proposto dalla CFD ai consacrati .

Entrata in aspi rantato nel gennaio del 1995, anno di nasci ta della Delegazione, consacrata a set-tembre dello stesso anno, ha professato i voti perpetui il 2 giugno del 2000.

Nel corso delle esequie, avvenute nella chiesa di San Biovanni Battista in Cosenza, ho espresso ai presenti , a nome della Delegazione San Francesco di Paola, un pensiero di commiato che ora inten-do partecipare a tutti i fratelli e sorelle della CFD che non l’hanno conosciuta .

«Desidero porgere un caro saluto ad Angelina, a lei che è s tata sempre punto di ri ferimento per noi tutti , a lei che con la sua coerenza nei comportamenti ha saputo dimostrare, nella profonda umil tà che l ’ha sempre contraddistinta , quanto fosse piena dell’Amore di Dio, un amore che si rendeva evi-dente non solo con i fratelli della Delegazione, ma con tutti , presbiteri e laici che da lei , sofferente da tempo, si recavano in visita . ‘Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l'esi to finale della loro vi ta , imitatene la fede’ - cos ì dice la lettera agli Ebrei (13, 7). Noi siamo appunto oggi chiamati ad imitare di Angelina la sua fede, la sua tenacia, la cari tà , la consapevole accettazione della Croce per la salvezza dei peccatori . Anche il Vangelo di oggi, giorno delle sue esequie, non l’avrebbe trovata impreparata avendo vissuto da vera discepola di Cristo. Ha infatti sempre messo al primo posto l ’amore per Dio, ha accettato la propria croce e lo ha seguito, consapevole che in Lui , sommo Bene, ogni altro bene riceve il suo pieno valore. Un amo-re che continuerà, perché l'uomo in Dio vivrà la stessa vi ta di Dio; non conoscerà più i condiziona-menti del tempo e dello spazio, ma, nel suo corpo glori ficato, egli vivrà la regalità e la libertà come il Figlio di Dio, sarà intimo a ciascuno e tutti intimi a lui in perfetta , definitiva , eterna comunione di amore. Cos ì ha scri tto il nostro padre fondatore Divo Barsotti nel suo libro Credo nella vita eterna.

Grazie Angelina per quanto ci hai donato qui sulla terra e per quanto continuerai a darci ancora in vi rtù di quella comunione dei santi che tutti ci unisce in Cristo Gesù».

Oreste Costabile

NECROLOGIO

Angelina Tansi

Cosenza

Nata: 22 aprile 1933

Consacrata: 17 settembre 1995

Voti : 2 giugno 2000

Morta: 6 settembre 2013

«Quando verrà, fa’ che sia bella la morte».

D. BARSOTTI, Poesie, “Preghiera”, ed. Paccagnella, p. 108

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Cara Maria Grazia , quante cose mi legano a te e non le lascio andare via ; voglio tenerle s trette a me perché sono parte della mia vi ta , del mio bagaglio, del mio cammino. Ti ho conosciuta molti anni prima che tu entrassi in Comunità in un contesto un po’ particolare: entrambe le nostre famiglie s ta-vano vivendo un momento di difficol tà e avevano bisogno di un po’ di aiuto. In quel giorno è nata una grande, forte e profonda amicizia tra te e mia madre Giovanna e io ho vissuto indirettamente questo legame che vedevo crescere di giorno in giorno e di cui mi sentivo parte perché abbiamo condiviso davvero tante cose, alcune belle, altre meno, ma condivise sono sicuramente più leggere da portare.

Ho sempre avuto un’ammirazione speciale per te, eri una donna come poche perché riuscivi a mantenere il giusto equilibrio tra quel “biglietto da visita esterno” cioè quello che tutti vedono, e il nostro intimo nascosto; eri allo s tesso tempo raffinata e curata ma non s farzosa, seria e decisa ma sorridente e ottimis ta ; eri una bella donna, una donna tenace e forte che credeva molto nel valore della famiglia e ha combattuto molto per tenere uni ta la sua.

Quante vol te mi sono chiesta se questo forte impegno nel tenere uni ta la famiglia a tutti i costi non avesse poi un prezzo da pagare, ma poi ripenso alla testimonianza di Gloria Polo ascol tata un po’ di tempo fa in chiesa da Padre Giovanni ; nel suo “viaggio alle porte dell ’Inferno e del Paradiso” ella a-veva trovato i suoi geni tori . Suo padre non brillava in vi rtù cris tiane, anzi era un donnaiolo incallito, però era in Paradiso grazie alla fedel tà, alla preghiera , alla costanza della moglie che non aveva mai deposto le armi della fede; certo la sua luce non brillava come quella della moglie, ma era lì al co-spetto di Dio ed era salvo.

Al funerale del caro Luciano [il marito] morto due anni fa , non ho potuto fare a meno di pensare che anche Maria Grazia avesse in qualche modo salvato quell ’uomo e lo avesse sollevato portandolo in alto verso la Luce vera .

Ciò che mi sorprende e mi consola e mi fa rimanere nella certezza che Dio ha in mano le sorti della nostra vi ta è vedere come davvero Egli sa trasformare il male in bene; da un’amicizia tra Grazia e mamma nata in un contesto faticoso, Egli è riusci to a intrecciare il cammino della Comunità ; ricordo il tuo ‘sì’ senza un attimo di esitazione quando mamma malata, ha lasciato a te il tes timone per es-sere la nostra Assistente di Famiglia ; ri cordo le tue visi te quando venivi da noi , ci chiamavi “il gruppo giovani” e noi ci sentivamo coccolati ... Nel gruppo ci si sente a casa, l’amore che ci lega l’uno all’al tro ci fa figli dello stesso Padre; niente più è a caso quando incontri Dio: la sua grazia, il suo amore ti av-volgono e Lui viene ad abi tare in te.

Grazia viveva in Dio e lo amava profondamente, in lei come davvero in poche persone, ho percepi -to una capaci tà straordinaria di amare, amare ol tre, al di là di ogni ricompensa, al di là di ogni logica, anche quando tutto sembra essere paralizzato dalla confusione, dall’incomprensione, anche quando

NECROLOGIO

Maria Grazia Fagionato Bolzano Vicentino (VI)

Nata: 14 febbraio 1948

Consacrata: 16 ottobre 1999

Morta: 26 agosto 2013

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«Il bene che i frati intendono fare tra le anime, meglio lo conseguono vivendo in armonia

con il clero, guadagnandosi questo e il popolo, anziché, inimicandosi il clero, conquistare

le moltitudini. Diceva Francesco: ‘Il Signore ci ha chiamati in aiuto della sua fede, del clero

e dei prelati della santa Chiesa romana. Siamo perciò obbligati ad amarli, onorarli e vene-

rarli per quanto ci è possibile. Si chiamano frati minori perché come col nome, così con l’e-

sempio e con i fatti devono essere piccoli più che tutti gli uomini del mondo’».

Specchio di perfezione 10, Fonti Francescane p. 1317

tutto intorno a te sembra di rti di scappare lontano, di pensare a te, alla tua salvezza . Anche lì, in quelle situazioni lei sapeva amare, ed ha amato fino alla fine, ha amato anche quando

le è piombata addosso questa diagnosi terribile, inaccettabile, insopportabile: la S.L.A., una patolo-gia degenerativa che ti immobilizza a letto rendendoti piano piano completamente dipendente dagli al tri e nei casi più gravi quando la malattia avanza, dipendente da una macchina. Anche l ì, quando la rabbia, la non comprensione, il pianto, la disperazione avrebbero potuto prendere il sopravvento per schiacciarti e opprimerti il cuore, senza mezze misure lo hai liberato con il sacramento della Ri-conciliazione, lo hai fatto volare in al to dove incontrando il suo Creatore quel cuore ha percorso il suo ul timo viaggio sulla terra , facendo spazio a un amore che non poteva più essere umano ma già divino; hai offerto gli ul timi mesi per tutti noi della Comunità e mai potrò dimenticare questo gesto perché è come se qualcuno avesse dato la sua vi ta per me.

L’ul tima volta che ti ho vis to, ci rca quindici giorni prima di mori re, il tuo viso era davvero bello; ti ho chiesto se per caso don Barsotti ti avesse chiesto se volevi salvare il mondo e non solo la Comunità . Volevo farti ridere e infatti hai riso proprio; abbiamo ricordato i bei tempi con mamma, le lunghe chiacchierate, poi i tuoi occhi non sono riusci ti trattenere una lacrima che hai fatto scivolare sul viso; il tuo corpo non poteva muoversi ma la tua mente capiva tutto. Asciugando quella lacrima avrei vo-luto piangere con te, ti ho s tretto la mano, ma quella mano immobile non è riuscita a celare che in-vece il tuo mondo interiore era in movimento, il Signore ti s tava richiamando a casa.

La vi ta è questa… le vi te si intrecciano, le persone si incontrano per poi lasciarsi e ri trovarsi . Voglio ricordarti così, cara Grazia, sorridente, nell ’amore.

In quel letto rimani la “mia Benedetta Bianchi Porro”; non sei lontana dalla sua santi tà. A un tratto mi sento orfana, le mie madrine di consacrazione se ne sono andate, a distanza di poco

tempo l ’una dall’al tra : prima mamma, ora tu. Umanamente non so trattenere il dolore e non so trat-tenere nemmeno quelle domande a cui non so dare risposta, ma nella fede consegno tutto a te, ca-ra Grazia. Porta tutto in Al to, lassù dove ogni lacrima è asciugata e ogni animo rappacificato. «Ri troverete il mio cuore, asciugate le vostre lacrime e non piangete se mi amate: il vostro sorriso è la mia pace»: è la frase che i tuoi figli hanno scel to per te. Mi piace immaginarti mentre pronunci questa frase, la tua voce calma, il tuo animo tranquillo, il tuo cuore sciol to nell’abbraccio di Cris to, finalmente approdata a quel Porto sicuro. Un giorno speriamo di essere anche noi in quella Luce… io sono nella pace.

Elisa Pavin Bettini (Famiglia Veneta)

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IN RICORDO DI MARIAGRAZIA FAGIONATO

Ora che Maria Grazia è ri tornata alla casa del Padre, voglio ricordarla nella sua grinta di una cara sorella comunitaria intelligente, coraggiosa , volitiva , che nel gi ro di pochi anni ha fatto passi da gigante nel suo cammino spi rituale sì da approdare ad una fede forte, di rei quasi eroi -ca , grazie alla Comunità che ella considerava “un dono grande del Signore”.

Ho conosciuto Maria Grazia in modo più intimo in occasione degli incontri del Consiglio Cen-trale della Comunità a Pianoro (BO) dove, negli intervalli di lavoro, si passeggiava tra i sentieri di campagna e ci si ri trovava a parlare di tutto aprendoci in conversazioni serene e sincere.

Era alla guida della Famiglia Veneta come Assistente di Famiglia, dopo la morte della cara Giovanna Pavin, che le aveva affidato la Famiglia raccomandandole di lavorare solo per il Re-gno di Dio ed ella, con grande responsabilità e spi ri to di sacrifi cio, ha tenuto fede alla promes-sa di guidare una eredi tà così preziosa con amorevole dedizione ed impegno concreto.

Sì, era una sorella in Cris to davvero attiva , dinamica, che sapeva coniugare bene la vi ta reli-giosa con la vi ta attiva affrontando le problematiche comunitarie con reale senso pratico e grande cari tà fraterna, testimoniando amore per la Comunità e disponibilità per le necessità dei fratelli. E, grazie alla sua fede forte fondata sulla roccia , è riusci ta a superare con cristiana rassegnazione la grande prova della morte improvvisa del mari to Luciano nel gennaio 2011, mentre in quel giorno era impegnata in un’Adunanza con la Famiglia Veneta.

Si delineava per lei un cammino in salita per una s trada sempre più stretta, ma la fede nell ’a-more di Dio era per lei certezza e balsamo al suo dolore. In quei giorni in una sua lettera mi scriveva: «Nel silenzio della mia casa mi ri trovo a ripetere: Luciano non è più qui. È risorto! E una grande pace inonda la mia anima».

Curava con particolare dedizione gli a ffetti familiari: i geni tori ormai avanti negli anni , i figli e i nipotini di cui andava fiera e che allietavano le sue giornate.

Dopo alcuni mesi ha avverti to i primi sintomi della terribile malattia , la SLA, che nel gi ro di due anni ci rca le ha minato il corpo immobilizzandola totalmente, ma non le ha intaccato lo spi ri to animato misteriosamente da una forza divina che le dava pace e serena accettazione, anche grazie alle continue preghiere comunitarie elevate al Signore da noi tutti che chiedeva-mo incessantemente la guarigione per intercessione di p. Barsotti.

Ero informata dell ’evoluzione della malattia da Antonella Temporin, l ’Assistente della Fami-glia Veneta , e dalla figlia Rosi ta che l ’ha amorevolmente assisti ta e con la quale ella riusciva a comunicare… con gli occhi , quegli occhi da cui sgorgarono lacrime di commozione quando la vidi ci rca un anno fa solo per pochi minuti .

Nella sua ultima lettera del 20 febbraio 2012 mi informava di aver partecipato (si spostava ancora sulla sedia a rotelle) ad un corso di esercizi spi ri tuali a Torreglia, tenuto da p. Paolo, e mi scriveva: «Dice p. Paolo che la nostra fede è una follia… Siamo s tati scel ti da Dio. La sua vo-lontà è tutto ciò che noi siamo. Il Signore mi s ta denudando di tutto. Il mio compito è solo ab-bandonarmi alla sua volontà . Non permettiamo a nessuno di toglierci la gioia della morte di Croce. Cris to Risorto ha compiuto tutto, non c’è nulla da aggiungere tranne noi s tessi».

Queste parole mi dicono la sua chiara convinzione della sua partecipazione alla Passione di Cris to attraverso il mis tero della sofferenza vissuta come offerta gradi ta a Dio in adesione alla Sua volontà per il bene di tutti.

Maria Grazia era pronta a vivere il suo “Eccomi” sul Golgota vivendo in pienezza la sua consa-crazione. Totalmente Sua, ella si è donata al Signore chiedendogli non la guarigione ma, per intercessione di don Divo Barsotti , la grazia di poter vivere la sua morte come Giovanni Paolo

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1 Ada Rosa Iuriatti + 1995 Castello di Fiemme TN

Vittorina Scalas + 2011 Serramanna CA

2 Anna Minozzi + 1992 Napoli

4 Bruna Fiorentini + 1956 Firenze

Clara Mazzo + 1981 Padova

Ivette Corni + 1986 Modena

Norma Torricelli + 1992 Bomporto MO

5 Bruna Moretti + 2009 Livorno

6 Giacomo Menichetti + 1973 Firenze

7 Maria Da Re + 1981 Venezia

Luisa Franchini + 1997 Modena

8 Consiglia Montana + 1996 Caltanissetta

Alberto Tobìa + 2012 Livorno

9 Michela Cortese + 1996 Napoli

Vittorina Franzosi + 2000 Verbania

10 Ida Monetti + 1989 Mestre VE

11 Olga Trigòna + 1985 Palermo

Pietro Sanàpo + 1999 Oria BR

p. Benjamin Toudonou + 2011 Tanguietá (Benin)

12 Giulia Savoldi + 2005 Brescia

13 Ugo Frigerio + 2005 Udine

Lina Carafòli + 2006 Bologna

Attilio Amista + 2009 Modena

15 Gaetano Roversi + 1984 Modena

Maria Chersano + 1987 Venezia

Carmela Bongiovanni + 1997 Siracusa

16 Genny Ceccherini + 1960 Firenze

Angela Maria Giovanniello + 1999 Palo del Colle BA

17 Olga Necci + 2008 Firenze

19 Luigia Minelli + 2012 Modena

20 Lucia Caiazzo + 1980 Napoli

21 Filomena Vella + 1997 Palermo

Luigia Tozzi + 2004 Verbania

Clara Reda + 2006 Vigliano Biellese BI

22 Riccarda Dal Bosco + 2007 Merano

24 Emilia Mazziotti + 1982 Napoli

Angela Pappalardo + 1993 Floridia (SR)

25 Amata Ciardi + 1967 Firenze

Ida Caiumi + 1984 Modena

Lia Braga + 2003 Rovigo

26 Luigia De Rosa + 1993 Napoli

28 Milìtza Faggioli + 1985 Modena

don Luigi Faòro + 2010 Feltre BL

29 Anna Gervasio + 2002 Napoli

30 Paolo Ravàno + 2010 Cap Ferrat (Francia)

Ignazio Barrèca + 2010 Palermo

ANNIVERSARIO DEI DEFUNTI

A Lodi e Vespri dopo l’ultima invocazione si aggiunga:

Lett. “Signore, ti raccomandiamo il nostro fratello (la nostra sorella) … che in questo giorno hai chiamato a te da questa vita …

Ass. Donagli/le la tua pace e fallo/a partecipe della gloria della Tua resurrezione”.

NOVEMBRE 2013

II per trasmettere agli altri la gioia dell’incontro con Dio Padre: questo desiderio me lo ha sve-lato all’inizio della sua malattia in un e-mail ed è s tata esaudita perché è passata serenamente dal sonno alla morte, resa radiosa dalla luce di Dio.

Di certo la sua offerta a Dio sarà un grande dono per i suoi cari e per la Comunità intera . Ti voglio bene,

Maria Persico

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S. Martino di Porres S. Carlo Borromeo S. Silvia S. Giordano Ansalone

I NOSTRI SANTI PATRONI DEI GRUPPI Nella Preghiera Litanica si aggiunga, nel giorno relativo:

Per i nostri fratelli del Gruppo di ... dedicato a San ..., perché per sua intercessione siano un cuore solo ed un'anima sola nella fedeltà e nell'amore, preghiamo …

NOVEMBRE 2013

3 S. Martino di Porres (gruppo di Melbourne – AUSTRALIA)

S. Silvia (gruppo di Palermo)

4 S. Carlo Borromeo (gruppo di Verbania)

SS. Vitale e Agricola (gruppo di Bologna)

9 B. Elisabetta della Trinità (gruppo di Modena)

16 B. V. M. Mater Misericordiae (gruppo di Biella)

19 S. Giordano Ansalone (gruppo di Caltanissetta)

22 S. Cecilia (gruppo di Montemurlo PO)

24 Cristo Re (gruppo di Madampe – SRI LANKA)

25 S. Caterina d’Alessandria (gruppo di Santa Caterina Villarmosa CL)

BB. Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi (gruppo di Sommatino CL nella data anniversaria

delle loro nozze)

29 S. Francesco Antonio Fasani (gruppo di San Severo FG)

30 S. Andrea apostolo (gruppo di Wagga Wagga – AUSTRALIA)

26 S. Umile da Bisignano (gruppo di Cosenza)