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RIVISTA FONDATA DA S. GIOVANNI BOSCO NEL 1877 Marzo 2010 Mensile - Anno CXXXIV - nr. 3 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD Spedizione nr. 3/2010

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RIVISTA FONDATADA S. GIOVANNI BOSCONEL 1877

Marzo 2010Mensile - Anno CXXXIV - nr. 3Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PDSpedizione nr. 3/2010

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umano che abbisogna di un am-biente adeguato per poter realizzaretutte le proprie potenzialità. Tale am-biente fu costituito, per Gesù, so-prattutto da Maria e Giuseppe suosposo. Paolo VI dice molto bene che“lo straordinario equilibrio umano diGesù manifesta la presenza deisuoi genitori”.

>> San Giuseppe, lo sappiamo, nonè “padre” di Gesù in senso fisico: mala sua collaborazione nel piano diDio e nello sviluppo umano di Gesùè molto più rilevante che la paternitàbiologica nel focolare di Nazaret. Ba-sandoci sullo stesso criterio teologi-co che permette di parlare della Ver-gine come “Madre di Dio”, possiamoanche parlare di Lei e san Giuseppecome “educatori di Dio”, un titoloche deve esserci molto caro comemembri della Famiglia Salesiana.Anche noi, difatti, siamo chiamati nelnostro lavoro educativo e pastorale afavorire progressivamente nei ragaz-zi/e la configurazione a Cristo, “affin-ché egli sia il primogenito tra moltifratelli” (Rm 9,29). Spesso sentiamodire di qualche bambino/a: “Ha glistessi occhi di sua madre” o “Ha ilvolto di suo padre”, risvegliando cosìun legittimo orgoglio nei genitori.Oseremo affermare la stessa cosariguardo a Gesù? Credo di sì. Giu-seppe, in un momento decisivo dellasua vita, davanti a una situazioneche gli riesce incomprensibile, “es-sendo giusto”, decise di agire nonsecondo la Legge, ma in base a unalegge superiore, quella dell’amore, escelse di separarsi in segreto da Ma-ria che amava, invece di metterla inevidenza (cfr Mt 1,19). Proprio que-sto ha appreso perfettamente Gesù,mettendolo in pratica durante tutta lasua vita. “Se la vostra giustizia nonsupera quella degli scribi e dei fari-sei, non entrerete nel Regno deicieli” (Mt 5,20).

Uno degli elementi che meglioci aiutano a capire noi stessiin quanto esseri umani, eche il pensiero moderno ha

sottolineato in particolare nel secoloXX, è il carattere storico dell’esisten-za umana. Non solo viviamo nellastoria, ma ci costruiamo progressi-vamente attraverso di essa, in unprocesso che termina solo con lamorte. Ciò sembrava così evidenteche spesso ci si passava sopra. Unaconseguenza, tra le altre, è il modo dicogliere la vita come formazione, equindi, come un processo perma-nente; non possiamo mai dirci soddi-sfatti (‘pienamente fatti’), né rimanerestatici come pietre. Prendere sul serioil fatto che il Figlio di Dio ha volutocondividere la nostra vita implica,pertanto, credere che anch’egli vissequesto periodo di storicità in tutto ilcorso della sua esistenza umana.

>> In fondo, è quello che ci dice laParola di Dio quando afferma: “Ilbambino cresceva e si fortificava, siriempiva di sapienza; e la grazia diDio era su di lui” (Lc 2,40). Quandoci si dimentica di questa realtà, sicade nel pericolo di considerare lasua vita reale sulla terra solo comeun’apparenza. Facciamo fatica acredere che Dio ci abbia tanto ama-to, da voler diventare uno di noi.Uno dei criteri per cui la Chiesa, findai primi secoli, ha rifiutato i cosid-detti “vangeli apocrifi”, cioè non ispi-rati da Dio, è che in fondo non so-stenevano la verità dell’incarnazio-ne. Questo ci permette di parlaredell’“educazione del Figlio di Dio” inmodo simile a qualsiasi altro essere

IL VANGELOAI GIOVANIIn famigliaL’educazione di Gesù

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MARZO 2010 BS

S T R E N N A 2010di Pascual Chávez Villanueva

La famigliaè la grande scuola

fondata da Dioper l’educazione

del genere umano(Gotthold E. Lessing).

Gesù adolescente(Anonimo sec. XVII): “Il bambinocresceva e si fortificava,si riempiva di sapienza;e la grazia di Dio era su di lui”(Lc 2,40).

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In copertina:Essere padre è un

impegno grande. Moltodel futuro dei figli dipende

dai padri, dalla lorocapacità di incidere comeeducatori sui propri figli.Non si può essere padri

a mezzo servizio.Foto: Martín Tadeo

Marzo 2010Anno CXXXIV

Numero 3

RIVISTA FONDATADA S. GIOVANNI BOSCONEL 1877

Marzo 2010Mensile - Anno CXXXIV - nr. 3Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PDSpedizione nr. 3/2010

Mensile di informazionee cultura religiosa editodalla Congregazione Salesianadi San Giovanni Bosco

Direttore:GIANCARLO MANIERI

CHIESA12 Centesimus annus (10a) di Silvano Stracca

ATTUALITÀ14 Territori attraversati da segnali di Nadia Ciambrignoni

VIAGGI18 La Via Christi a Junin de los Andes di Giancarlo Manieri

MISSIONI20 Una mamma per 1700 orfani di Vincenzo Donati

IL TEATRO DI DON BOSCO23 Il teatro e don Rua di Michele Novelli

FMA28 Un aquilone per volare alto di Maria Antonia Chinello

RUBRICHE2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus

>> In Maria scopriamo il modellodella dedizione a un servizio gene-roso e dimentico di sé: quando sireca presso la sua parente Elisa-betta per esserle di aiuto durantela gestazione e il parto, senzapreoccuparsi della propria situazio-ne; o quando, a Cana, è attenta aibisogni altrui, pur non avendo essanessuna responsabilità. È la Madredi cui, anni dopo, si dirà: ”il Figliodell’uomo non è venuto per essereservito, ma per servire e dare lasua vita in riscatto di molti” (Mt20,28). Ma, soprattutto, in Maria ein Giuseppe, quando per vie diver-se sono invitati a collaborare alPiano della salvezza, vediamo cheentrambi, con le parole e più anco-ra con il loro atteggiamento, ri-spondono incondizionatamente alSignore: la loro fede si traduce inobbedienza totale. “Ecco l’ancelladel Signore; si faccia in me secon-do la tua Parola” (Lc 1,38). “Desta-tosi dal sonno, Giuseppe fece co-me gli aveva ordinato l’angelo delSignore” (Mt 1,24; cfr. 2,14). Il Fi-glio imparò perfettamente questalezione fino a farla diventare l’at-teggiamento centrale della sua vi-ta: “obbediente fino alla morte, emorte in croce” (Fil 2,8b). �

È possibile leggere in anticipoil prossimo numero, collegandosi

al sito Internet:http://biesseonline.sdb.org

Redazione: Maria Antonia ChinelloNadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco LeverNatale Maffioli - Francesco Motto - Vito OrlandoSegreteria: Fabiana Di BelloCollaboratori: Severino Cagnin - R.DesideratiGraziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno FerreroCesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito OrlandoMarianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto SaccarelloArnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia ChinelloFotoreporter: Santo Cicco - Cipriano DemarieChiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo OdorizziGuerino PeraProgetto grafico: Laura TononiImpaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino

Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondoin 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,più di quelle in cui operano i salesiani.

Direttore Responsabile: Antonio MartinelliRegistrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova

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BS MARZO 2010

Basandoci sullo stesso criterioteologico che permette di parlaredella Vergine come “Madre di Dio”,possiamo anche parlare di Leie san Giuseppe come “educatoridi Dio”.

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RIBALTARIBALTA IOVANIGdi Gionata Di Cicco

a oggi, il 75% delle varietà dellecolture agrarie sia andato perduto

nel mondo. In Italia alla finedell’Ottocento si contavano ottomilavarietà di frutta. Oggi se ne contano

circa duemila. Una stragedi biodiversità. Difendere la terra

dall’impoverimento dell’agricolturaintensiva industrializzata, ricca

di chimica e pesticidi, è una prioritàche sa di futuro.

Mac Donald per molti adolescentiè diventato il luogo dove assaggiare

pizze di gomma. Sapori forti e drogatiquelli della Coca Cola, dei Mac Menù

che hanno sostituito un buon bicchieredi vino rosso italiano. Cibo industrialepieno di ormoni, mucche pazze, e polli

allevati barbaramente a milioni.Per l’accaparramento di cibo e acqua

si prevedono guerre e miserie nelnuovo millennio. Dalla produzione,

all’uccisione delle bestie, per arrivarealla tavola, si consuma senza conoscere

la fatica della terra, la riconoscenzatipica delle società contadine, che fino

a cinquanta anni fa disegnavanoun’Italia oggi quasi scomparsa.Abbiamo tolto le maschere dei

Pulcinella e preferiamo Hallowen e lezucche, svuotiamo le stanze e le aule

dei Crocifissi lasciati sui muri adammuffire, privati da tempo del loro

significato straordinario. E ciapprestiamo alla Pasqua, denudati di

tante memorie, di assetti di vitasempre meno comunitari, di spazi

sempre meno sociali, invasi dalla logicadi Sky e delle Pay Tv. Dove sono

i nonni? Dove i cibi? Sembra che tuttosia finito nello schermo televisivo.L’Italia è per troppi versi diventata

un Paese invaso da modelli che non ciappartengono. Era il giardino d’Europacon i suoi mari, i suoi cibi, i suoi valoricristiani. Che cosa ne stiamo facendo?

L’ennesimo grande supermercato?Un’immensa Babilonia? Meglio che

noi giovani ci si sieda a tavolaa mangiare gli spaghetti

c‘a pummarola ‘n coppa! Fuori tiraaria di tempesta. Evviva l’Italia!

Un paese senza Pulcinella e ancor piùGesù, ostaggio delle zucche,è una sconfitta! Povera Patria!Ha dda passà ’a nuttata!

G

BS MARZO 2010

SAPORI DI UN TEMPOSarà il marchio Sgt a proteggere (si fa per dire)

la pizza napoletana da contraffazioni. È il riconoscimento UEdi specialità garantita per la pizza più famosa del mondo. Però…

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Gnam gnam! La nostra PizzaNapoletana è diventata da tempo

specialità protetta. Merita la letteramaiuscola. Il Comitato Europeo per

le indicazioni geografiche ha assegnatoun premio a questa grande e genialeinvenzione, forse una vittoria dall’altovalore simbolico. O è forse il Requiemdi un souvenir, di un modo di vivereche sta scomparendo sotto l’assediodi una mondializzazione omologante?

I sapori e la cucina in noi giovanievocano lo stare insieme, la tavola,

il momento del ritrovo. Siamo a marzo.Il Generale Inverno è stato sconfitto

(o quasi).È il giusto periodo per risorgere,e praticare la nostra arte culinaria.

Effettivamente si sottovaluta, ma tantidi noi giovani amano cucinare!Una tavola ben imbandita è unrichiamo irresistibile. Cucinare

e mangiare significa preparare la giustaaccoglienza agli ospiti, e onoraregli amici in un momento di gioia

condivisa. I cibi sono legati ai ricordie si mescolano con i sentimenti delle

nostre allegre camerate.La tradizione del carnevale, appenalasciato alle spalle con le tenere eirriverenti maschere di Arlecchino,

Stenterello, Pulcinella, segna l’inizio delperiodo di Quaresima, il tempo che ci

separa dalla Pasqua, dal Mercoledìdelle Ceneri alla Domenica delle

Palme. Un mese denso marzo. Quantisegni, quante identità e storie dentro

i cibi, dentro queste tradizioni.Italia terra di antichi contadini, di millepiatti comunali, infine terra di varietàorganolettiche. Terra amata da noi

ragazzi. Da cui troppe volte dipartirecon immenso dolore per l’attualemancanza di lavoro. Purtroppo un

Paese non più riconoscibile neisupermercati dove s’incrociano sapori,

odori sempre più insipidi. I mercatirionali sono in via di estinzione.

La gente che lavora, costretta a correreper sopravvivere, è stata ormai

abituata a mangiare con gli occhi, acomprare veloce. E più una mela è

grande, gonfia più passa l’esame delcompratore. Vedere e comprare. È il

trionfo della seduzione dell’occhio delmarketing sulla Vita. La FAO stima che,

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cerdoti, né io l’ho mai negato.Ma la cosa proviene dal fatto:1. che sono stati mitizzati,quasi figli di un Dio maggiore;2. che sono stati consideratiirreprensibili, inattaccabili,immarcescibili;3. che – proprio per le primedue ragioni – sono stati postiin una nicchia e sotto vetro,bene in vista, per cui si è len-tamente dimenticato che queisignori lì erano come tutti glialtri uomini né più né meno.“Ma hanno scelto una profes-sione… Ma hanno fatto un vo-to… Ma hanno giurato al ve-scovo…”. Quanti uomini han-no scelto professioni, fattopromesse, giurato fedeltà ailoro capi e poi hanno combi-nato pasticci colossali? Nellaschiera, in questa schiera, cisono imperatori e regine; no-bili e ministri, e ancora gover-natori, giudici, avvocati, psi-chiatri, professori universitari,imprenditori, commercianti,mariti, mogli, fidanzati: chi hagiurato sulla costituzione, chidavanti a Dio, chi davanti alpopolo, chi davanti alla pro-pria coscienza…Or dunque, anche se lei si èstancato di sentirlo, occorreribadire con forza e convin-zione che i preti sono uomini

ghino”… preferisco pensareche lei si riferisse… alla catte-dra episcopale di Santa Klaus!Comunque, se vuole sapernedi più e meglio, visto che mi hainviato una e-mail, le suggeri-sco di digitare su Google oqualsiasi altro motore di ricer-ca, San Nicola di Bari e nel-l’enciclopedia libera Wikipe-dia troverà notizie a iosa sullaquestione.

SACERDOTI NON DE-GNI. Caro direttore, lescrivo perché di recente

il programma TV “Le Iene” hamostrato alcuni ministri di Dioche non utilizzavano le manisolo per benedire, ma anzi, pertoccare e appurare cose che ilvoto di castità dovrebbe proi-bire. […] Sono stanco di sen-tirmi rispondere “Anche i pretisono uomini e come tali sonoanche peccatori”, la reputouna risposta di comodo. […]Non si può negare che si sianopure cattivi sacerdoti! […] Uncattivo ministro di Dio quantopuò deturpare la Chiesa?

Stefano, Bologna

Caro signore, ha detto benissi-mo, ci sono dei “cattivi” sa-

Vi auguro lo stesso Buonna-tale e Buonanno!

Marc@...

Non dica sciocchezze, almenonon troppe tutte in una volta.Tutti i Babbo Natale (le Mam-me no! Quelle sono un abortodei moderni media commer-ciali) derivano dallo stesso,stessissimo personaggio stori-co che non era per niente pa-gano, al contrario era un cri-stiano, anzi un vescovo e puresanto: san Nicola di Myra, inTurchia, la cui storia è emi-grata in Occidente dove è di-ventato in Italia San Nicola diBari, in Austria, Belgio, Ger-mania, paesi scandinavi SantaKlaus. Ancora in alcuni luoghiviene rappresentato addirittu-ra con abiti vescovili, invaria-bilmente rossi, e barbone bian-co. Il commercio l’ha lenta-mente trasformato in uninnocuo nonnino con tanto dibiga e renne volanti che se neva in giro a fare doni ai bimbi,in attesa del dono più grande,il dono di Gesù. Sicché di pa-gano c’è poco. Pagana, deltutto, è la pubblicità, il cui in-tento, come ben sa, non è fardoni ma far soldi. Tanti, tantis-simi, per cui tutto è lecito, an-che le Mamme Natale. Non ri-spondo alla storia del “cadre-

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NATALE NIET. Caro di-rettore, hai sentito diquel preside di una cit-

tadina del reatino che ha proi-bito il Natale, per non offen-dere i musulmani? […].

Silvio, Rieti

Sì, l’ho sentito purtroppo. Michiede un parere, ma la cosaè d’intuizione immediata: l’il-luminato e apertissimo capodi istituto per non offendere imusulmani ha offeso gli ita-liani. Sic et simpliciter.

NATALE PAGANO. Haivisto, direttore?... Or-mai ci sono più Babbi

Natale (e anche Mamme Na-tale, queste però debitamentesvestite nonostante il gelod’inverno) che Gesù Bambi-no. Vi hanno fregato, insom-ma. Hanno scalzato Gesù eci hanno messo un Pincopal-lino qualsiasi di origine pa-gana, con la barba bianca e ilvestito rosso (Mbè… eccettoMamma Natale che gli hannorisparmiato la barba e pure ivestiti: tempi di crisi caro di-rettore!). Bisogna che andatea mendicare qualche GesùBambino in qualche banca-rella di extracomunitari, ma-gari pure musulmani. Però ti-rando tutti i conti non mi di-spiace più di tanto, perchésiete sempre stati sul cadre-ghino e adesso vi fa bene sta-re un po’ sotto e magari ele-mosinare qualche Gesù daimusulmani. Mi perdonate?

MARZO 2010 BS

E TT E R E AL D I R E TT O R EL

� Chiediamo notizie delpadre Porfirio Langarica,messicano che ha studiatoa Chaville in Francia, doveera cappellano delle suo-re. Ora è tornato in Messi-co. eelleennaaggeerriinn@@vviirrggiilliioo..iitt.

� Sono Elvira e ho 26 anni.Mi piace la musica, legge-re, cucinare e conoscere ivari carismi della Chiesa.Mi piacerebbe corrispon-dere con ragazzi/e della Si-cilia, d’Italia e del mondodai 25 ai 35 anni. Scopoamicizia e scambio espe-rienze di fede. Molto gradi-ti anche religiosi e suore.Scrivetemi all’e-mail: ttee--nneerr__oorrssoo@@hhoottmmaaiill..iitt.

� Sono una ragazza di 40anni, mi chiamo Antonia esono molto sola. Cerco ami-ci e amiche di penna persconfiggere la solitudine cheè molto brutta. Scambio an-che santini. CCaarrttaa dd’’IIddeennttiittààAAnnttoonniiaa nn°° AAOO88553300990077 –– FFeerr--mmoo PPoossttaa CCeennttrraallee,, 5511110000 PPii--ssttooiiaa ((PPTT)).

� Sono affetto da psoriasivolgare con chiazze, squa-me e prurito nell’80% delcorpo. Non posso usaremedicinali biologici per viadei reni… Chiedo se qual-cuno ha trovato beneficiocon terapie omeopaticheo altro rimedio. Aiutatemi.FFrr.. CCuuccccoo VViittttoorriioo,, vviiaa CCaa--

sstteellllaannoo 22550066,, 6633001199 CCaa--sscciinnaarree ((FFMM)).

� Mi chiamo Patrizia e ho51 anni. Colleziono qua-dretti e segnalibri fatti con ilcartone delle scatole dellemerendine con massimesul retro e illustrazioni. GGaamm--bbaa PPaattrriizziiaa,, VViiaa FFaannttaagguuzzzzii1122,, 1144110000 AAssttii ((AATT)).

� Cerco in regalo o a mo-dico prezzo vestitino anticoper Gesù Bambino. Appel-lo rivolto anche a conven-ti e monasteri. Scrivere a:MMaarrttiinnoo CCaarrmmiinnee,, CCaasseellllaaPPoossttaallee 7711,, 8811110000 CCaasseerrttaaCCeennttrroo.

AP P E L L I

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OGNI MESECONDON BOSCOA CASA TUAIl BollettinoSalesiano vie neinviato gratuitamentea chi ne fa richiesta.Dal 1877 è un donodi Don Bo sco a chise gue con sim patiail la voro salesiano trai gio va ni e le missioni.

Per la vostra corrispon-denza:

IL BOLLETTINOSALESIANOCasella post. 1833300163 ROMA Bravettafax 06/656.12.643E-mail: [email protected]

Diffondetelo tra iparenti e gli ami-ci. Comu ni catesu bi to il cambio di in di rizzo.

BS MARZO 2010

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Vantava la prima ferrovia d’I-talia (Napoli-Portici-1839), ilprimo battello a vapore Mar-siglia-Napoli, e ancora impre-se laniere, di sericoltura, dimaioliche e porcellane (famo-se quelle della Real Fabbricadi Napoli); concerie, filandespecializzate in velluti, fonde-rie, cartiere che esportavanoin tutta Europa, industrie me-tal meccaniche, ecc. Dopol’Unità, il nuovo Stato, guida-to da soli uomini del Nord, ab-bandonò praticamente il Sud,che cadde in depressione; lacoscrizione obbligatoria privòle campagne di giovani per 5anni, la chiusura di uffici e mi-nisteri e lo smantellamentodell’esercito aumentarono adismisura i disoccupati, le for-ti tasse indebolirono l’econo-mia… E nacque il brigantag-gio, che non si fermò più. Na-poli era splendida, la suapopolazione si aggirava attor-no alle 450mila unità, benlontana dagli 80mila di Tori-no e 120mila di Londra e diParigi. E non accenno allacultura. Questo solo per dirleche dovremmo essere un po’più accorti nel parlare e ri-spettarci un po’ di più, perchénon è tutto oro quello che luc-cica né tutto letame quello chenon luccica! Bisogna parlareanche con la testa non solocon la bocca, e soprattutto ri-cordare che Dio ci ha fatti fra-telli: siamo tutti discendenti diAdamo ed Eva.

SONO DEL SUD. Carodirettore […], sono delSud, e mi pesa, perché

sto di casa al Nord e dunquesono un “terrone” […]. Quan-do si presenta l’occasione c’èsempre chi me lo ricorda[…], anche a scuola. E anchei miei vicini di banco […].

Sono scocciato, ma so chenon c’è niente da fare, nonc’è modo di difendersi, se lofai è peggio […].

Antonio, Padova

Caro Antonio, c’è qualcosa sucui è bene riflettere e che po-trebbe servire come difesa ai“terroni”. A parte che non inogni zona del mondo il Sud èsvantaggiato rispetto al Nord.A parte anche che prima del-l’unificazione d’Italia il Suddei Borboni era più avanzatodel Nord piemontese e delCentro pontificio. Dunque,mettiamo la cosa su un pianodel tutto diverso da quellogeografico, un piano che po-tremmo definire morale. Vienespontanea una riflessione. IlSud geografico si riduce auna questione di punti di vi-sta: se sono al Polo Nord èSud anche la Norvegia, e sesono su un satellite anche ilPolo Nord è Sud rispetto a me,quando gli sono sopra. Lafaccenda diventa, invece, ter-ribilmente seria quando si vaa cercare e/o a discutere delSud dell’anima. Allora ci sirende conto che anche gliesquimesi che stanno più anord di tutti possono avere unsud dell’anima che potrebbeessere mefitico! Ecco, vedi,secondo il mio parere, il suddell’anima sarebbe l’unicovero territorio da bonificare,l’unica landa da far rifiorire,l’unico deserto da irrigare.T’invito perciò a pensare alsud dell’anima, lasciandoperdere quello geografico.Mantieni in ordine quello spa-zio, non avrai alcun bisognodi desiderare un nord geogra-fico. Mi vengono in mente lefrasi di due grandi. La primala riferisco al nord geografi-co ed è di Dante: “Non ti cu-rar di lor ma guarda e pas-sa!”. Don Bosco ne ha una si-mile: “Laetare et benefacere e lasciar cantar le passere!”.La seconda è di John Ken-nedy, ne faccio una perifrasi:“Conosco tanti nordisti conl’anima sudista e tanti sudisticon l’anima nordista”. Luiparlava di bianchi e neri, mac’est la même chose.

come tutti gli altri e peccato-ri come tutti gli altri. E, badibene, questa non è una giusti-ficazione ma semplicementeuna lapalissiana verità! Ilprete ha ricevuto il sacramen-to dell’ordine, gli altri quellodel matrimonio (quanti fedi-fraghi infedeli?) e quasi tuttihanno ricevuto gli altri 5 sa-cramenti. Non esiste purtrop-po nessun sacramento cherenda immuni gli uomini dalpeccato (a cominciare dal Pa-pa e finire all’ultimo clande-stino sbarcato con la più scas-sata carretta del mare). Uncattivo ministro di Dio puòdeturpare il volto della Chie-sa tanto quanto un cattivo mi-nistro della repubblica, tantoquanto un cattivo spazzino!Fortunatamente là dove noivediamo l’esteriorità superfi-ciale, Dio vede l’interioritàpiù profonda, è ben per que-sto che il nostro giudizio è ingenere e in specie tanto lonta-no dal suo.

SONO DEL NORD.Egregio direttore, […]voglio dire la mia. Non

mi piace il Sud e, a dire la ve-rità, nemmeno i suoi abitanti,perché lavorano poco e appe-na possono vengono a sfrutta-re il Nord, perché siamo piùavanzati di loro […]. Sonodegni individui un po’ […] inmano alla camorra […]. Dan-no l’impressione che preferi-scono delinquere invece chelavorare […].

Velia, Trento

Cara signora, la sua mi hameravigliato, e un po’ mi haanche fatto arrabbiare. Noncapisco queste accuse gratui-te contro il Sud. Dove, peral-tro, ho avuto la fortuna di stu-diare e mi sono fatto degliamici che dopo tanti anni scri-vono ancora. A questo punto èbene che diciamo pane al pa-ne e vino al vino. E allora mipermetto di appuntarle qual-che nota storica. Prima del-l’Unità, il regno dei Borboniera più avanzato e modernoche non il regno dei Savoia.

Non ci è stato possibilepub blicare tutte le letterepervenute in redazione. Cene scusiamo. Prov ve de re -mo a suo tempo alla pub-blicazione o alla rispostaper so na le.

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ROMA. SALA CAPITOLARE DEL SENATO

SISTEMAPREVENTIVO E DIRITTI UMANI

Nella sala Capitolare del Sena-to della Repubblica sono statipresentati gli Atti del Congres-so Internazionale “SistemaPreventivo e Diritti Umani”celebrato alla Pisana nel gen-naio 2009. Sono intervenuti il

HONG KONG, CINA

SALESIANCATECHETICALCENTRE

Lo scorso dicembre è statoinaugurato a Hong Kong,presso la Tang King PoSchool, il nuovo centro cate-chistico salesiano, dotato an-che di statue, medaglie, og-

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CATANIA, ITALIA

FESTA MGS. UNA GIORNATAINDIMENTICABILE

Festa del Movimento Giova-nile Salesiano del 29 novem-bre a Catania. Il Rettor Mag-giore ha chiesto ai giovani diessere lievito nella terra feri-ta di Sicilia. Ha poi ascoltatoe risposto alle domande de-gli animatori, sempre congrande attenzione, schiettez-za e concretezza. Don Boscoaveva “mani pastorali”; an-che i suoi piedi erano “pa-storali”, perché andava a tro-vare i ragazzi senza asso-lutizzare le opere e le strut-ture. A tutti i salesiani è ri-chiesto di essere persone dialta sensibilità sociale, di cu-rare la dimensione del grup-po e della comunità, di crea-re un ambiente attraente cosìcome attraente è il volto diGesù. Cuore della visita è

IN ITALIA NEL MONDO&

stata la festa del MovimentoGiovanile che si è tenuta il29 per l’intera giornata pres-so il “Pala Catania”. Lagrande struttura è stata riem-pita da circa 5000 adolescen-

senatore Pietro Mercenario,presidente della Commissionestraordinaria per i diritti umani,il Rettor Maggiore dei salesia-ni, il sottosegretario alla presi-denza del Consiglio dei Mini-stri Carlo Giovanardi, la dotto-ressa Carola Carazzone del-l’ufficio Diritti Umani del VIS.Il regista Davide Demichelisha presentato il cofanetto mul-timediale che raccoglie i temi ele conclusioni del congresso equattro talk-show sulle espe-rienze dei figli di Don Bosconei cinque continenti a propo-sito dei diritti umani.

ti e giovani provenienti datutta la Sicilia, dalle loro vo-ci, colori, sguardi, sorrisi,canti, danze, giochi, silenzid’attenzione, messaggi forti,abbracci, incontri vecchi e

nuovi, preghiere. “Io ci sto”,“Noi ci stiamo”, recitava lospot di presentazione dellagiornata e la risposta è statareale e concreta. (M. Pappa-lardo)

getti religiosi oltre che di li-bri, cartoline, suppellettili sa-cre, ecc. Solenne la cerimo-nia, cui hanno preso partenumerosi salesiani e clientidel negozio. Nella ex-coloniainglese i cristiani sono ungruppo bene organizzato,convinto e stimato, anchegrazie alle otto opere salesia-ne con scuole prestigiose eoratori frequentati, parroc-chie e numerose cappellanie.

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redazionale

NUMISMATICAa cura diRoberto Saccarello

40° ANNIVERSARIODELLO SBARCO SULLA LUNA

Quaranta anni fa il mondo intero restò incollato perore davanti alla televisione per assistere all’avveni-mento più spettacolare del mondo e di tutti i secoli:l’uomo per la prima volta sbarcava sulla Luna. Euforiae toni trionfalistici caratterizzarono quelle giornate.

Con una raffinata medaglia d’argento, plasmata daValeria Sicilia e coniata a cura di Picchiani & Bar-lacchi di Firenze, la Repubblica di San Marino hacommemorato il 40° anniversario dello sbarco del-l’uomo sulla Luna.

Il volo storico dell’Apollo 11 iniziò il 16 luglio 1969con l’obiettivo dello sbarco sulla Luna. Il modulo lu-nare toccò la superficie del satellite il 20 luglio 1969,nei pressi del margine del Mare della Tranquillità epoche ore dopo Armstrong mise per primo il piedesul suolo lunare, pronunciando le parole: “Questo èun piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigan-te per l’umanità”.

Sul diritto della medaglia, pesante 50 grammid’argento 986/1000, è raffigurato l’astronauta BuzzAldrin con alle spalle il LEM in orbita. In lontanan-za si libra sull’orizzonte la Terra che, minuscola eper metà in ombra, contrasta le grigie pianure sot-tostanti. Nel rovescio veduta della Prima Torre diSan Marino e sullo sfondo la Luna. Tiratura: 1200esemplari.

SCORZÉ, ITALIA

UN MONUMENTO

Il 4 ottobre 2009 la cittadinadi Scorzé si è assembrata nel-la piazza del paese per la be-nedizione della targa che haintitolato la stessa piazza alloro concittadino, il salesianodon Massimiliano GiovanniGomiero, missionario in Thai-landia. Contemporaneamenteè stato inaugurato un busto inbronzo dello stesso sacerdote,opera del maestro Thaisak diBangkok che di don Gomierofu grande amico. Sono stateinoltre consegnate alle 3800famiglie del paese le copie,una ciascuna, dell’opuscoloscritto da Antonio Alessi cheracconta la vita missionaria di

CASELLE TORINESE,ITALIA

LA CAPPELLADELL’ORDINAZIONE

150 anni fa, il 29 giugno1860 nella cappella disant’Anna di Caselle torineseveniva ordinato il beato Mi-chele Rua, che 28 anni dopo,alla morte di Don Bosco,sarà il suo primo successore.Per ricordare e celebrare l’e-vento, il Rettor Maggiore deisalesiani don Pascual Chávezcon il suo Consiglio, dome-nica 20 dicembre 2009 si è

recato nella cittadina, pressola cappella dell’ordinazione.Don Pascual ha auspicatoche quel luogo possa essereinserito negli itinerari delpellegrinaggio ai luoghi sale-siani, soprattutto in questoanno che ricorda il centena-rio della morte del beato, av-venuta il 6 aprile del 1910.Grande la partecipazione dipopolo e autorità nonostanteil freddo pungente, segno del-la simpatia della comunità ca- sellese verso i figli di DonBosco. È stata l’Associazionesportiva dilettantistica “DonBosco Caselle” che ha orga-nizzato l’incontro.

don Gomiero, il quale ha la-sciato una forte impronta neiluoghi dove ha svolto il suoapostolato.

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COLONIA PIAGUY (Lorena, Brasile) – Questa co-lonia italiana ebbe una visita dei nostri missionari. Ilsac. Sante Antonio Della Via, in data 14 dicembre,scriveva: – Quei bravi coloni, avvisati un mese pri-ma del nostro arrivo, ci aspettavano ansiosi. Lo spa-ro di mortaretti ci annunciò alle famiglie più distantiinvitandole ad accorrere alla bella chiesuola. Confes-sai fino ad ora tarda ed il giorno dopo, colla chiesapiena zeppa di popolo, si celebrò la prima messa alle6 e l’altra alle 9.Feci la predica e si può immaginare con che entusia-smo! Aver sotto gli occhi centinaia di coloni italiani,pieni di fede e di devozione! “Insieme col vostro brac-cio forte, dissi, voi avete portato qui anche la fede d’I-talia; continuate ad onorar la nostra patria mostrando atutti che gli Italiani sono galantuomini, perché sonobuoni cristiani”. […] Ogni famiglia è proprietaria di unterreno di circa 12 ettari. […] È bello il parlar con loro il dialetto delle varie pro-vincie italiane, specialmente il veneto, che è quello del-la maggior parte. Interrogati se fossero contenti, rispo-sero che non c’era tra loro chi potesse lagnarsi. Tutti la-vorano da mane a sera, e ricevono sempre il frutto de’loro sudori. Mi assicurarono che fra loro la questuranon ha da fare, perché evitano le risse e tutto quantopotrebbe provocarle.

Quando eravamo anche noi migranti…Troviamo nel BS del febbraio 1910 un articolo sugli emigrati italiani in Brasile. Ne offriamo un interessante stralcio.

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La chiesa di COLONIA PIAGUY (Lorena, Brasile)

VILNIUS, LITUANIA

PREMIO “SAN CRISTOFORO”

Al direttore dell’opera sale-siana di Vilnius e direttore delBollettino Salesiano lituano,don Alessandro Barelli, il sin-daco della città ha consegna-to personalmente (cfr. foto) ilpremio intitolato a “San Cri-

stoforo”, per il lavoro svolto afavore dei giovani, soprattuttoa livello educativo. La sta-tuetta/premio, di bronzo, rap-presenta il patrono della capi-tale e del Paese. Istituito 12anni fa, il premio viene asse-gnato ogni anno, da una spe-ciale commissione, a 10 citta-dini che si sono distinti in varicampi di interesse sociale (ar-te, cultura, sostegno sociale,imprenditoria, educazione).

RAGUSA, ITALIA

PROMESSE DEISALESIANICOOPERATORI

Il 18 dicembre ulti-mo scorso, anniver-sario di fondazionedella CongregazioneSalesiana, in tutte leloro case sparse neicinque continenti ifigli di Don Boscosi sono riuniti perrievocare l’eventoavvenuto 150 annifa nella camerettadi Don Bosco dovedue adulti e 15giovani diederoinizio a quella cheoggi è la congre-gazione salesiana.La cerimonia èstata suggellatadalla rinnovazio-

ne corale dei voti religiosi. Inalcune comunità gruppi dicollaboratori hanno emesso laloro promessa di salesianicooperatori come a Ragusa.(Cfr. foto)

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ALICE E GLI ALTRI (29)Divagazioni (mica tanto) su un evento che quando capita

– e capita, altro che! – crea non poco disagio:gli errori dei padri.

stato un mito, per me, l’uomo che aveva sempreragione, qualsiasi cosa facesse o dicesse. Mi sareibuttato nel fuoco per lui. E adesso, come unragazzino imbranato combina questo disastro edistrugge una famiglia! Che schifo!”. Alice, insilenzio, abbraccia il suo ragazzo che vede vera-mente disperato, e forse per la prima volta in vitasua non sa che cosa dire. “Ma adesso che cosasuccederà?”, chiede dopo un po’. “Oh, non si sa!Mio padre ha detto che ha bisogno di tempo per

riflettere. Adesso deve riflettere? Per-ché non prima? Tra due giorni

andrà a Londra a cercare dicapire dove sia il suoposto. È questo che hadetto, Alice, perchéadesso c’è un altroposto, un’altra fami-glia oltre la nostra.Sono disperato, nonso che cosa fare, misento impotente. Che

devo fare, che devo fa -re?”. Piange. Alice è so -

praffatta dalla commozione.

>> “Non credo ci sia nulla che tupossa fare, Fabio. Puoi stare vicino a tua

madre, farle sentire il tuo amore, ma questa èuna cosa enorme. Ci sei dentro fino al collo manon sei solo tu a dover fare qualcosa. Capiscoperfettamente la tua delusione, credo sia perfet-tamente normale… L’unica cosa di cui sonocontenta è che tu me ne abbia parlato. Credo siaimportante che ti possa sfogare. Non è benetenersi dentro tanto dolore. Vorrei dirti qualcosadi più utile, di più intelligente, ma non so pro-prio cosa… Ecco, magari… chiedi anche un aiu-to dall’Alto… siamo credenti”. I due ragazzirestano immobili, in silenzio, stretti nel loroabbraccio, incapaci di aggiungere altro. La pauradel futuro, di quello che da adulti potrebbe lorocapitare è adesso l’unica emozione che riesconoa sentire. La loro vicinanza affettiva è, per ilmomento, l’unica consolazione possibile. �

“S ono così contenta! Tra due settimanearriva nonna per passare con noi laPasqua. A casa sono tutti più sereni, il

lavoro di mamma va bene e credo proprio chequest’anno mi lasceranno venire alla casa almare di Sara con tutti voi per un paio di giorni.Non vedo l’ora, Fabio”, dice Alice tutta sorriden-te. Alice e Fabio stanno facendo la quotidianapasseggiata al parco con i loro cani. Alice sem-bra euforica e parla a ruota libera, Fabio è silen-zioso e sembra pensieroso. “Beh?... nonrispondi? Che hai?”, insiste Alice.“Alice, ti devo parlare”, diceserio il ragazzo. Lei rimanein silenzio, un po’ allarma-ta. Il ragazzo continua:“Ti ricordi che l’annoscorso mio padre è statoper sei mesi a Londraper lavoro?”, chiedeFabio. “Certo che me loricordo”, risponde Alice.“Bene: l’azienda l’avevamandato alla filiale centraleper risolvere dei problemi conil personale; poi però la crisi èrientrata, grazie a Dio, e lui è tornatoa casa”. “E allora?”. “Mio padre in quei mesil’ha combinata grossa... Due mesi fa ha avutoun figlio da una collega di Londra”. “Oh, mioDio! Che brutto guaio, povero Fabio!”. “Già!Perdonami se non te ne ho parlato prima, manon avevo il coraggio di affrontare l’argomento;era come se, non parlandone con te, la cosanon fosse davvero reale. È sciocco, lo so…”.

>> “Non preoccuparti di questo, adesso. Piuttostocome l’ha presa tua madre? E tuo fratello?”.“Mamma piange tutto il giorno, disperata, delusa;preferirei vederla infuriata, invece è solo addolo-rata. Mio fratello non parla; sta tutto il giorno incamera sua a suonare la sua chitarra e io mi sen-to uno schifo. Ci sono momenti in cui vorreispaccare la faccia a mio padre… A mio padre,capisci, che io ho sempre adorato, che è sempre

O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne

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Fabi

ana Di

Bello

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HIESA

La Centesimus annus è nataper mostrare la fecondità eattualizzare i grandi principidella Rerum Novarum all’in-

domani dei fatti del 1989, con lacaduta del muro di Berlino e la dis-soluzione del blocco sovietico. Èl’occasione per un chiarimento de-finitivo su questioni che erano statecentrali in tutto il secolo ventesimo.Le questioni erano quelle costituitedall’errore fondamentale insito nel-la concezione comunista e nel si-stema di potere da esso creato e,contemporaneamente, dalle semprepiù manifeste carenze e disfunzionidel sistema capitalistico. Rileggere,a cent’anni di distanza, la Rerum

1991. CENT’ANNI DALLA RERUM NOVARUMDI PAPA LEONE CHE VIENE CONSIDERATA, A PIENO TITOLO,

LA“MAGNA CHARTA” DELL’INSEGNAMENTO SOCIALE DELLA CHIESA.PER COMMEMORARE LA RICORRENZA, IL 1° MAGGIO

GIOVANNI PAOLO II PUBBLICA UN’ENCICLICA

ALTRETTANTO IMPEGNATIVA, LA CENTESIMUS

ANNUS.

versario e con la guerra”. Infatti, se-condo Giovanni Paolo II, i regimimarxisti sono caduti sì per l’ineffi-cienza del sistema economico e perla violazione dei diritti umani, maalla loro caduta si è arrivati “quasidappertutto mediante una lotta paci-fica che fa uso solo delle armi dellaverità e della giustizia”. Così gli“avvenimenti del 1989 offrono unesempio del successo della volontà

sarebbe un’esercitazione accademi-ca, se non fosse un invito ad affron-tare, alla luce dei principi leoniani,le “cose nuove” del tempo presentee, insieme, “a guardare al futuro”.Gli avvenimenti del 1989/90 mo-strano quanto Leone XIII fosse sta-to preveggente nella sua critica ra-dicale al “socialismo”, intuendo“con chiarezza il male di una solu-zione che, sotto l’apparenza diun’inversione delle posizioni di po-veri e ricchi, andava in realtà a de-trimento di quegli stessi che si ri-prometteva di aiutare”. Oggi è pos-sibile constatare che “l’errore fon-damentale del socialismo è di ca-rattere antropologico”, poiché essoriduce l’uomo “a una serie di rela-zioni sociali e scompare il concettodi persona come soggetto autono-mo di decisione morale”. Conce-zione, questa, che ha la sua “primacausa” nell’ateismo, da cui “scatu-risce la lotta di classe” e conduce aun “errore di più vasta portata”, checonsiste “in una concezione dellalibertà umana che la sottrae all’ob-bedienza della verità e, quindi, an-che al dovere di rispettare i dirittidegli altri uomini”.

DIALOGO E SOLIDARIETÀIl 1989 non rappresenta solo la fi-

ne di un’epoca dominata da un si-stema ideologico, politico ed eco-nomico, ateo e oppressivo. Mo-strando anche quale sia la via per lasoluzione dei problemi sociali chevanno “risolti con il metodo del dia-logo e della solidarietà, anziché conla lotta per la distruzione dell’av-

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LE ENCICLICHESOCIALI (10a)CENTESIMUS ANNUSdi Silvano Stracca

““

Lo stemma araldico di Giovanni Paolo II.

C

Giovanni Paolo II nel 1991 scrisse al segretario ONU (l’11 gennaio sulla guerra del Golfo Persico), a George Bush (il 15 gennaio per scongiurare la guerra del Golfo), a Saddam Hussein (stesso giorno stesso motivo), all’allora capo dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov (il 29 ottobre per la conferenza di Madrid sulla pace).

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grandi mutamenti avvenuti nelle so-cietà più avanzate, le carenze uma-ne del capitalismo, con conseguentedominio delle cose sugli uomini,sono tutt’altro che scomparse”.

La Chiesa, certo, “riconosce lagiusta funzione del profitto come in-dicatore del buon andamento dell’a-zienda”; ma esso “non è l’unico”; adesso va aggiunta la considerazionedi altri fattori umani e morali ugual-mente essenziali per la vita dell’im-presa. Ma indica nello stesso tempola necessità che questi siano orientativerso il bene comune”. La Chiesa“non ha modelli da proporre” incampo economico e sociale, ma of-fre “un indispensabile orientamentoideale” ricordando che l’economiadeve essere al servizio dell’”integra-le sviluppo della persona umana”.

PRESERVARE L’UOMOSe la Chiesa dà un giudizio sia in

campo economico sul sistema ca-pitalistico, sia in campo politico aproposito del sistema democratico,riconoscendo nell’uno e nell’altrovalori e limiti, lo fa esclusivamenteper la sua preoccupazione di pre-servare l’uomo da ogni forma disfruttamento e di promuoverne ladignità e la libertà. E nel proporrela sua dottrina sociale non ha dimira di recuperare passati privilegio di imporre una particolare conce-zione economica o politica.

(continua)

ci. Potrà risolverli il sistema cheoggi appare “vincente” cioè il si-stema capitalistico? Risponde Gio-vanni Paolo II: “È inaccettabilel’affermazione che la sconfitta delcosiddetto “socialismo reale” lasciil capitalismo come unico modellodi organizzazione economica”.

VALORI E LIMITI DEI SISTEMI

La Chiesa ammette e difende laproprietà privata come strumentodella libertà della persona, ma riba-disce che essa ha per sua natura una“funzione sociale” per il fatto che ibeni della terra sono “primariamen-te” destinati a tutti gli uomini. Per laChiesa, perciò, “la moderna econo-mia d’impresa comporta aspetti po-sitivi, la cui radice è la libertà dellapersona che si esprime in campoeconomico come in tanti altri cam-pi”. Tuttavia non si possono non de-

nunciare i rischi di sfrutta-mento e di emargina-zione delle fasce più

deboli che tale si-stema comporta,poiché la massimaparte degli uomi-ni non disponedegli strumentiche consentono di

entrare in modo ef-fettivo all’interno di

un sistema di impre-sa. Così, “nonostante i

di negoziato e dello spirito evange-lico contro un avversario deciso anon lasciarsi vincolare dai principimorali”. Essi hanno, dunque,“un’importanza universale, perchéne discendono conseguenze positi-ve e negative che interessano tuttala famiglia umana”, in particolare “ipaesi del Terzo Mondo che sono allaricerca della loro via di sviluppo”.

Ma, afferma papa Wojtyła, “lacrisi del marxismo non elimina nelmondo le situazioni di ingiustizia edi oppressione, da cui il marxismostesso, strumentalizzandole, traevaalimento”. Se il marxismo è fallito,i problemi d’ingiustizia e oppres-sione che voleva risolvere restanoe diventano sempre più drammati-

LA LOTTA DI CLASSEL’analisi della “lotta di classe”nella Centesimus annus nonporta alla condanna di ogniforma di conflittualità sociale.Ciò che viene condannato èpiuttosto l’idea di un conflittoche non è limitato da consi-derazioni di carattere etico ogiuridico, conflitto che si sosti-tuisce al bene comune o chevuol distruggere ciò che vi sioppone. Quello che viene ri-fiutato poi è la “dottrina dellaguerra totale” che il militari-smo e l’imperialismo dell’epo-ca imponevano nell’ambitodei rapporti internazionali. I problemi sociali vanno “risolti con il metodo del dialogo e della solidarietà,

anziché con la lotta per la distruzione dell’avversario e con la guerra”.

Giovanni Paolo II nella Centesimusfa un’analisi sia del socialismo sia del capitalismo con occhio critico per ambedue le esperienze.

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ne, punti esclamativi, parentesi, ico-ne, nomi inventati, k al posto dei ch,sigle e molti sottintesi.

LA PIAZZA GLOBALELa regola, l’abitudine per i “nati-

vi” dell’era telematica è contattarechiunque ovunque, in tempo reale,con la possibilità concreta (se diconcretezza del virtuale si può par-lare) di creare un gruppo che dialo-ga a distanza scambiando materialimultimediali, foto, testi, emozioni.Il linguaggio è universale e trasver-sale: base inglese, i segni conven-zionali già citati, tutto mixato inmodo molto veloce. Tutto da gestireda soli, stando a casa propria o a unterminale qualunque, senza l’obbli-

go del contatto diretto, concreto,delle mani e dell’odore, dell’umoree dell’emozione dell’altro. Una co-municazione “privata”, con un vagosenso di solitudine incombente, al-meno per noi, “non-nativi” dell’era

telematica (“migranti” in questomondo, come ci hanno già de-

finito), che dall’alto dei no-stri 45 et ultra anni osser-viamo le dinamiche con-temporanee della co-municazione tra gio-vani e poi coniamoespressioni come“emergenza educa-tiva”, “urgenzanuove tecnolo-gie”, “trasforma-zione della comu-nicazione inter-personale e glo-bale”, e simili; ti-

tolature che fanno trasparire preoc-cupazione, ansia, ma anche provo-cazioni da far germogliare in vogliadi capire e di scendere in campo.

UNA COMUNICAZIONECAMBIATA

È vero, sono già in atto grossicambiamenti: basta provare, oggi, afare l’insegnante anche per un soloquadrimestre nella scuola primaria,secondaria di primo e secondo gra-do per rendersene pienamente con-to… Anche un anno di catechesi inparrocchia (Prima Comunione oCresima fa lo stesso) o esperienzecome animatori e responsabili digruppi ecclesiali di adolescenti egiovani in formazione cristiana ba-

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TTUALITÀA

Ore 8,00: zainetto o borsa atracolla e iPod o cellularecollegato agli auricolari,ci si avvia a scuola. I ru-

mori e le voci della strada o dell’au-tobus vengono isolati e prevale lamusica preferita, almeno fino all’in-gresso in aula. Ore 13 o 14: suonal’ultima campanella e già le cuffiesono lì, al loro posto… Poi a casasaluti rapidi, qualche parola e subitosulla tastiera per contattare gli amicicon Messenger, Facebook, Skype.Ore del pomeriggio: lo svago èspesso dedicato ai giochi di ruolo, alNintendo, alla Playstation; le infor-mazioni di studio sono su Wikipe-dia; la comunicazione, privata eglobale, è tutta “in rete” e dalla reteacquisisce codici e linguaggi. Facci-

TERRITORIATTRAVERSATI

DA SEGNALIAncora sui nuovi mediae sulla loro utenza.Giovani e ragazzi sonocoloro che li sanno usaree li usano come fosseroormai un’appendice del loro corpo. È in atto un radicalecambiamento dellinguaggio, dellascrittura, dei segnid’interpunzione, ecc.

Non basta chattare con loro ed essere sui sitie nei forum, occorre guidarli nella letturadei valori e stili di vita che l’uso di tali mezzi può veicolare.

di Nadia CiambrignoniFa

bian

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Zainetto o borsa a tracolla e iPod o cellulare collegato agli auricolari, ci si avvia a scuola.

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operare delle scelte radicali. Nonaltro, ma oltre”. L’adulto dovrebbequindi porsi a fianco del giovaneper cominciare insieme un’educa-zione non solo all’uso degli stru-menti delle nuove tecnologie, maalla loro interpretazione critica: nonbasta chattare con loro ed essere suisiti e nei forum, occorre guidarli

stano per constatare che i loro modidi comunicare sono cambiati, ossiasi servono degli strumenti che ilpresente mette a disposizione. Apensarci bene, verrebbe da notareche non c’è niente di nuovo: lostesso hanno fatto le nuove genera-zioni di tutti i periodi della storia.Oggi, tuttavia, la convergenza ditutti i mezzi di comunicazione sututti i momenti della vita dei ragaz-zi crea in loro un nuovo senso di in-dipendenza, di autosufficienza,quasi di onnipotenza: può essereforte l’illusione di potersi costruireun’altra vita (come in Second Life)virtuale ma realmente vissuta al-l’interno di un sistema, di una retealternativa all’esistenza materiale,che è più faticosa, lenta e “deluden-te”, dove non sono tutti sempre col-legati con te, come in Messenger,pronti ad ascoltarti… Allora il pro-blema è, ancora una volta, l’educa-zione e riguarda gli adulti, più che igiovani.

A FIANCO DEL GIOVANEUn’intuizione di don Tonino Bel-

lo, nel sempreverde “Il Vangelo delcoraggio”, invitava già nel 1996 glieducatori ad “affiancare alla com-passione delle mani e del cuore lacompassione del cervello […] Nonsi tratta di fare altre cose, ma di

Anche la catechesi in parrocchia o esperienze come animatori o responsabili di gruppi di adolescenti bastano per constatare che i loro modi di comunicare sono cambiati.

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1 Allora il problema è an-cora una volta l’educa-zione e riguarda gli adul-ti, più che i giovani.

2 I maski? Frolli tutti. Se sa-presti kuello ke capitacerte volte in chat sai keridere.

3 Ci vediamo in disko. Eporta una ke nn siarakkia. Kiss!

4 Abbiamo solo biso-gno di essere ascolta-ti. Siamo noi la nuovagenerazione: invecedi lamentarvi, perchénon ci insegnate aessere migliori?

Faccine, icone, k al posto dei ch, sigle e molti sottintesi… sono i nuovi segni di interpunzione dei figli “digitali”.

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nella lettura dei valori e stili di vitache l’uso non responsabile di talimezzi può veicolare. Ad esempiouno stile che privilegia il contattoumano virtuale gestito in solitudinescoraggia la comunicazione inter-personale vissuta a tu per tu, la con-vivenza fatta di esperienze vissutecon l’altro, la scoperta dell’incontroconcreto multigenerazionale, mul-tietnico, multireligioso in questanuova società aperta che esige, in-vece, la presenza viva specialmentedei cristiani, soprattutto dei salesia-ni, comunicatori per carisma. Agliadulti spetta dunque il primo passoverso l’oltre, verso scelte comporta-mentali che privilegino l’ascolto,l’accoglienza e l’accettazione dellafatica comunicativa; forse per trop-po tempo i nostri figli, guardandociper parlare con noi, si sono imbat-tuti nei nostri cellulari perennemen-te accesi. � �

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lesiana, che ha poi avuto sboc-chi positivi nel secolo succes-sivo, come hanno brillante-mente dimostrato le testimo-nianze personali di ex allievicome Franco Piccinelli, Giu-seppe Bracco, Cristina Chia-botto, Italo Maschio, Aldo Sa-voldello (il Mago Silvan), Ma-riano Costamagna, BernardoCannelli (il presidente nazio-nale degli ex allievi).

Il Simposio, che ha visto lapresenza di numerose autoritàpolitiche e militari, è statoaperto da un apprezzato inter-vento del Ministro dell’Inter-no, onorevole Roberto Maro-ni, e chiuso da un discorso ric-co di ringraziamenti e di pro-spettive future del Rettor Mag-giore don Pascual Chávez.

ROMA

“DON BOSCO E LE ISTITUZIONIGOVERNATIVE NEL150° ANNIVERSARIODELLA FONDAZIONEDELLA SOCIETÀ SALESIANA”È il tema del simposio ad altolivello che ha avuto luogo il15 dicembre 2009, presso laScuola di perfezionamentodel Ministero dell’Interno aRoma, organizzato dal mini-stero stesso nella persona delsottosegretario di Stato Mi-chelino Davico e del capo diGabinetto prefetto GiuseppeProcaccini, in collaborazionecon l’Università Pontificia Sa-lesiana.

BOXredazionale

CITTÀ DEL VATICANO Anche papa Benedetto èsceso in campo per la sal-vaguardia del creato. Pri-ma del vertice di Copena-ghen sul clima ha lanciatoun appello accorato a sot-toscrivere a salvaguardiadel creato accordi interna-zionali che siano vincolan-ti per i governi.

CITTÀ DEL VATICANO Ancora una volta il Papa,parlando ai vescovi dellaBielorussia, ha posto al

B R E V I S S I M E D A L M O N D O

centro della pastorale la di-mensione educativa. Bene-detto è ormai il Papadell’”emergenza educati-va”, pochi altri come luihanno insistito tanto sull’e-ducazione.

KINSHASA, CONGO Il 3 dicembre scorso il cardi-nale Martino ha benedettola prima pietra del costruen-do Istituto Panafricano perla Dottrina Sociale dellaChiesa, un centro che vuoleessere un laboratorio perma-

Il sovraintendente emeritodel l’Archivio Centrale delloStato, prof. Aldo Ricci, il ret-tor magnifico dell’UPS prof.Carlo Nanni con i colleghiprofessori Bruno Bordignon,Aldo Giraudo e FrancescoMotto hanno offerto incisiveannotazioni e rapide puntua-lizzazioni circa il particolarerapporto intessuto da DonBosco con una serie di perso-naggi di primo piano del Ri-sorgimento italiano: membridella famiglia reale, ammini-stratori di Torino, senatori,deputati, esponenti di gover-no ben noti (da Cavour a Rat-tazzi, da Ricasoli a Crispi, daLanza a Depretis ecc…). Ne èuscito un quadro molto inte-ressante e anche intrigante diDon Bosco e della società sa-

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L’URNA DI DON BOSCO IN QUESTO MESE SI TROVA IN BOLIVIA (DAL 1° AL 16 MARZO) E IN PERÙ

(DAL 17 MARZO AL 7 APRILE)

nente della cultura della pa-ce. Una realizzazione im-portante e significativa perla Chiesa in Africa.

NAZARETH, ISRAELE L’agenzia Zenit l’annunciavail 21 dicembre: “Per la primavolta è stata scoperta una ca-sa dei tempi di Gesù accantoalla Basilica dell’Annuncia-zione di Nazareth, un eventoarcheologico senza preceden-ti che permette di compren-dere lo stile di vita di quell’e-poca nella località”.

PORZANO, ITALIASuor Luigia Maria Gueri-ni, 91 anni, F.M.A. ha cele-brato 60 anni di professio-ne religiosa: una lungastagione di apostolato pri-ma in missione nell’Ecua-dor dove rimase dal 1953al 1988. Quindi in Italiaprima alla scuola maternadi Formigine (MO) poi aNave, come sarta dei gio-vani salesiani, ora a Luga-gnano Val D’Arda. Augurisuor Luigia!

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BARCELLONA, SPAGNAIl XVI Congresso Naziona-le dei Centri Giovanili Sale-siani si è svolto dal 5 all’8dicembre ultimo scorsopresso l’opera “Marti Codo-lar” di Barcellona. Vi hannopreso parte più di 180 gio-

vani di ambo i sessi prove-nienti da ogni parte dellaSpagna per approfondire iltema dell’identità cristianae salesiana degli animato-ri/trici dei centri giovanili sa-lesiani alle prese oggi consfide inedite.

CITTÀ DEL VATICANOIl postulatore per le causedei santi della Famiglia Sa-lesiana, prof. Enrico dalCovolo, docente di Lettera-tura Cristiana antica pres-so l’Università PontificiaSalesiana, è stato chiama-

to a predicare gli EserciziSpirituali al Santo Padre ealla Curia Romana perl’Anno Sacerdotale. Il cor-so, che ha avuto come“esercitanti” lo stesso Pon-tefice, si è svolto dal 21 al27 febbraio ultimo scorso.

BOGOTÀ, COLOMBIAIl 18 dicembre ultimo scor-so il Congresso della Re-pubblica di Colombia ha as-segnato alla Congregazio-ne salesiana, in occasionedei 150 anni della sua fon-dazione, l’onorificenza del-la Medaglia del Congresso

per i meriti educativi e perl’impegno dei figli di DonBosco verso i più poveri, ol-tre che per le scuole di for-mazione tecnica gestite nelPaese dagli stessi salesia-ni, che hanno aiutato tantiragazzi a inserirsi con ono-re nella Società.

ISOLE SALOMONÈ finalmente terminata laricostruzione della catte-drale di Gizo del vescovosalesiano monsignor Lu-ciano Capelli, dopo la di-struzione della stessa aopera dello tsunami che il2 aprile 2007 ha colpito le

isole, provocando disastriovunque con morti, feri-ti e migliaia di senza tet-to. Ora monsignore pen-sa ad aule scolastiche,case per i maestri, serviziigienici. Ce la farà grazieai suoi collaboratori del-l’Amis.

SOFIA, BULGARIACon una solenne liturgiapresso la cattedrale diSofia l’Esarca e Presiden-te della Conferenza epi-scopale, monsignor Chi-sto Proykov ha nominatoil salesiano don Petr Ne-mec, attuale parroco di

Kazanlak, archimandrita,titolo onorifico che ricono-sce i meriti pastorali di unsacerdote, che da quelmomento può indossarel’epogonàtion, ornamentoriservato a vescovi e di-gnitari della chiesa orto-dossa.

a cura del direttore

CITTÀ DEL VATICANOPapa Benedetto XVI, lamattina del 18 dicembre,150° anniversario di fonda-zione della CongregazioneSalesiana, nel corso dell’u-dienza al Prefetto dellaCongregazione per le cau-

se dei Santi, ha dispostoche venga promulgato ildecreto sulla eroicità dellevirtù del salesiano don Giu-seppe Quadrio, docente diteologia, in conseguenzadel quale egli assume il ti-tolo di “Venerabile”.

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IAGGIVSulla boscosa collina di Junin de los Andes, a ovest della cittadina,una Via Christimonumentale ha trasformato il “cerrode la Cruz” in una lungameditazione sullavicenda più straordinaria della storia umana. Duekm di raccoglimento e contemplazione con sculture ad altissimoimpatto emotivo, operedi Alessandro Santanacon la sua équipe. Sono gli episodi della vitadi Gesù, ogni tantointervallati da bassorilievi,tra i quali campeggianoquelli di Don Bosco e deibeati Laura Vicuña,Ceferino Namuncurá,Artemide Zatti.

LA VIA CHRISTIdi Giancarlo Manieri

Le tentazioni.

Il Bimbo Gesù, l’Emanuele, presentato al mondo.

Gesù guarisce lo storpio,rimproverato dal dottore della legge di cui spunta il corpo dalla terra.

Il figliol prodigo letteralmente sollevato da terra dall’abbraccio del padre.

La predicazione di Gesù. Gli ascoltatori s. Francesco d’Assisi, il cardinale Massaua, Madre Teresa di Calcutta, il Mahatma Gandhi, Martin Luter King, Kennedy.

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Gesù il buon pastore.

La preghiera di Gesù al Getsemani.

Gesù cammina verso il Calvario con il carico dei peccatisulle spalle.

Gesù spogliato delle vesti e crocifisso.

Gesù muore in croce.

Maria e Giovanni sotto la croce.La pietà.

Sotto: Bassorilievo di Ceferino Namuncurá che procura legna alla mamma.

Al centro: Don Bosco lavoratore.

Sopra: L’infermiere con le ali, il beato Artemide Zatti va in bici a trovare i suoi ammalati.

Gesù flagellato… legato a una colonna che in realtà cela un missile.

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UNA MAMMA PER 1700 ORFANI

realtà si chiamano abbandono, famee morte. Da allora continuano a pro-liferare senza soluzione di continuità,figli di nessuno, per casa la strada,per famiglia qualche cane randagio,per rifugio baracche, anfratti e sotto-ponti maleodoranti… Chi si pren-derà cura di loro? È quello che hachiesto il piccolo Modut alla massadei bambini radunati di fronte a lui,canticchiando l’indovinello: “Io sonoun uomo mandato da Dio a prender-mi cura dei ragazzi. Chi sono io?”.“Oh, oh, oh, oh” risponde la massacon la caratteristica cantilena dinka.“Oh, oh, oh, oh! Noi ti conosciamo.Tu sei Don Bosco”.

DESIDERIO DI IMPARAREPerché oggi è la festa di Don Bo-

sco, cioè niente scuola e perciò nien-te libri. Libri? Quali libri? Due qua-derni e una matita, ecco tutto. Qui èquanto basta, ma alla scarsezza deglistrumenti corrisponde un desideriospasmodico di imparare. La loro vo-glia di sapere la cantano ogni mattinaprima di iniziare le lezioni, tutti incoro… e ti dà l’idea di una profes-sione di fede nel valore della scuolae dell’educazione: “Col quaderno e

la matita ricomincia la mia vita. /C’è per me una strada sola / nel fu-turo: ed è la scuola”. “È incredibile– dice suor Miriam – il desiderio chehanno questi ragazzi d’imparare”.“È vero che ne hai più di 1700? Co-me fai a sistemarli nelle classi?”.Suor Miriam sorride, divertita dellamia ingenuità e mi spiega: “Di classiin muratura ce ne sono solo quattro,di cui due per l’asilo; venga avedere”. Si tratta dell’edificio conti-guo al dispensario. Entriamo in una

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ISSIONIM

Il piccolo Joseph Modut, di 12 an-ni, con la sua voce limpida e l’ac-cento che tradisce la provenienzadinka ha intonato il “ritornello/in-

dovinello” di fronte alla massa di piùdi 1700 bambini e ragazzi (ma ci so-no anche bambine e ragazze) cheascoltano attentissimi. Veramente, alvederli così vestiti, soprattutto i ma-schi, con un camicione bianco chearriva alle ginocchia li prenderestetutti per bambine! Ma no, sono pro-prio bambini! In maggioranza, anchese le bambine sono pur numerose. Ilcamicione è stata l’idea luminosadell’Unicef per dare un vestito a tut-ti, facile da confezionare, senza do-ver prendere troppe misure. Ma Mo-dut è riuscito ad avere una camicettae un paio di calzoncini, dai qualispuntano due esili gambette nervose.Faccette rotonde e gambette sottili...questi bambini/e sono gli strascichidel grande “ciclone”, che si è river-sato su Wau, e tutta la zona meridio-nale del Sudan più di 10 anni fa…Questa massa di diseredati sarebberogli “effetti collaterali” della guerra,come li chiamano pudicamente, in

“I am a man sent byGod to take care of theyouth. Who knows me? – io sono un uomomandato da Dio aprendersi cura deigiovani. Chi miconosce?”.

Cartina del Sudan con Wau.

Suor Miriam, sempre in movimento. Qui è con le mamme dei suoi bambini… di quelli che ce l’hanno la mamma!

di Vincenzo Donati

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dell’agriturismo!… I piatti? Unagrossa bacinella per 12 ragazzi. Leposate? Se ne fa a meno senza alcunoscrupolo, si mangia con le mani. Leporzioni individuali? Neppur per so-gno: si pesca con la mano nella baci-nella di gruppo. Se succedesse da noiqualcuno andrebbe sotto processo!Come tavolo c’è il terreno, come se-die, invece… pure! Anche la cucina èall’aperto. La festa comincia quandoin mezzo a ogni gruppetto di dodiciragazzi arriva la bacinella piena.

Ah, dimenticavo: non manca certola preghiera – il Padre nostro recitatocoralmente in lingua dinka – poi...l’assalto all’unico pasto della giorna-ta con l’appetito di chi non mangia da24 ore. Oggi ci sono lenticchie, do-mani ci sarà una mistura di granaglie,dopodomani, forse, il riso… un menùspartano! Poi, dopo una mezz’oretta,si riprendono le lezioni fino alle duepomeridiane, quando quella turba diragazzi, tra un gran vociare si disper-de per tornare a casa!

QUALE CASA?“Ho detto casa, si corregge suor

Miriam, ma è un eufemismo. Lagrande maggioranza di loro non hanessuna casa, nessuna famiglia, nes-suna mamma che li accoglie e gli do-manda: com’è andata a scuola?”. Néci sarà la cena pronta, né il letto perandare a dormire, tanto meno qualcu-no che ti dà la buonanotte. A questibambini senza nessuno il buon Dioha mandato suor Miriam, una Figliadi Maria Ausiliatrice che fa onore al-la sua divina patrona: anche lei, suor

Miriam, è diventata un’ausiliatrice,un indispensabile aiuto per tanti dis-sestati dalla guerra, una suora dalcuore di mamma, come volevano ifondatori Don Bosco e Maria Mazza-rello. Suor Miriam è stata la suorapiù amata dai bambini di Wau. Ora èa El Obeid un altro posto bisognosocome Wau e forse più. Da quasitrent’anni, insomma, è sulla breccia,Tonj, Wau, El Obeid… Quando sifermerà? Infermiera di professione,mamma dal cuore grande come ilmare, infaticabile, pazientissima…Ne avessimo tante di suor Miriam! Etu, signorina dell’Occidente opulento,che frequenti le discoteche, e ti annoidella vita monotona del tuo Paese su-persviluppato... hai mai pensato aqualche alternativa? Che ne so, a es-sere per esempio una “mamma” pertanti bambini orfani? �

stanza dove, seduti su stuoie, sonopigiati un centinaio di bambini. Al-l’apparire della suora salutano conun vocio incredibile: “Sista! Sista!”.I piccolini della prima fila le si ag-grappano alla gonna, altri tendono lemani, altri cercano di accostarsi, sca-valcando i vicini che si mettono apiangere. Un gioioso putiferio! SisterMiriam è stata la suora più conosciu-ta e amata dai bimbi di Wau. Ottimainfermiera, è lei che – richiesta davarie organizzazioni internazionali –si è addossata l’onere di togliere dallastrada tanti bambini. Se è vero chec’è stato un uomo, Don Bosco, man-dato ai giovani, non c’è dubbio chec’è una suora di Don Bosco, suorMiriam, mandata ai bambini di Wau.

SUOR MIRIAM DEI MIRACOLI

Miracoli però di sicuro neanchesuor Miriam potrà farne. “Ma… se èvero che ci sono 1700 ragazzi e solo4 aule…”. “Vede quelle tende?” Lasuora indica alcuni teloni sorretti daquattro pali piantati a terra, e conti-nua: “Ecco, quelle sono le nostreclassi”. Le osservo: senza banchi,senza cattedra, senza materiale didat-tico… che roba è mai questa? I ra-gazzi sono seduti per terra e scrivononel loro quaderno curvandosi al suo-lo. C’è una lavagna per un centinaiodi allievi e una maestrina di etniadinka che insegna a leggere e scrive-re. 1700 scolari dai 6 ai 16 anni, tuttidi prima elementare, divisi per età.“A 16 anni cominciare le ele men -tari?”. “Sicuro! Questi ragazzi dinkavogliono iniziare una nuova vita…con il quaderno e la matita”, comecantano ogni giorno tutti assieme pri-ma delle lezioni. C’è da esserne am-mirati! E quando suona la campanel-la verso le 10 del mattino… “È l’oradel FATUR”, mi spiega suor Miriam.“Cos’è mai il fatur?”. La colazione,che fa anche da pranzo e pure da ce-na. Dare un pasto a una massa similedi ragazzi in Europa richiederebbeuna grossa somma di danaro e un’or-ganizzazione impressionante traprovveditori, cuochi, inservienti,ecc... Ma gli africani hanno il dono disaper fare molto con poco, anzi conpochissimo. Altro che la ristorazione

La “divisa” dei maschi: un camicione uguale per tutti.

In alto: la festa di Don Bosco a Wau. Il pezzo forte delle feste africane sono le danze.

In basso: una classe… di oltre 100 ragazzi. Chi è fortunato ha una matita!

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Partire è un po’ morire.Hai mai provato a guardare gli occhi di chi tisaluta con la mano al vento e ti dice ciao?Il saluto di un bambino è una carezza, quello di una mamma un abbraccio e una coccola, quello di un padre un permesso, un lasciapassare,quello di un amico un’eredità che crescerà con te.Mi manchi tanto – tu dici – Ma è così duro il distacco? Perché separarsi?Il distacco nella vita ha la stessa funzione del sale che dà sapore e gusto alle scelte che faio stai per fare.Se-pararsi – osserva come lo scrivo – non èsinonimo di andare lontano o altrove, quantopiuttosto di prendersi cura di sé (se-parare).È nascere, diventare se stessi.Separarsi è la via che porta alla costruzione di sée ci permette di rimanere uniti.Un’amicizia vissuta, un amore condiviso diventanoil valore aggiunto di una radice che prenderà piùprofondità se vuoi crescere e diventare forte e robusto come albero.Il miracolo più grande da scoprire nella vita è chetu esisti.

È capire che se ci sei è perché Dio dimora in te.Non è lì per caso.Chiamandoti, ti dà la grande occasione da nonperdere. Ti dà luce sufficiente per dissipare la tuaoscurità.Amare se stessi è guardarsi dentro.Lì trovi quanto di bello e di vero hai vissuto,quanto ti appartiene.Appartenere sta per tenere a parte.Ci si può dire addio con serenità, perché diventoparte di te, condivido le tue scelte.Se fai la scelta di lasciare – come si dice – tuttoper Gesù, non sei solo, ma siamo in due a seguirLo.

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Osservati quando cammini: il tuo piede perprocedere si stacca dal suolo seguito dall’altro.Se vuoi camminare spedito devi separarti dalterreno che dà sicurezza al tuo procedere.Abbandona i “se” e i “vorrei”, “potrei”, “farei”.Prova e capirai che seguire Gesù è dedicarsi a se stesso, è sentirsi felice.Solo quando sei felice puoi creare qualcosa.Di questo resto in attesa.

Tuo Carlo Terraneo ccaarrllootteerrrraanneeoo@@lliibbeerroo..iitt

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AI GIOVANI

C’È UNA STRADA TRACCIATAPER CIASCUNO

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IL TEATRO

DI DON BOSCO

Il centenario della morte di don Rua ci ha indotto a continuare la trattazione del Teatro

Salesiano, convinti che colui che fu l’alter ego di Don Bosco, avesse a cuore il teat

ro

quanto il suo Padre e Maestro.

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DON RUA E IL TEATROCON IL “TEATRINO”

SEMPRE NEL CUOREMichele Novelli

Non si trovano documenti espliciti cheattestino l’atteggiamento di don Ruaverso il teatrino. Le sue biografie,dalla prima di don Francesia, a quella in 3 volumi di Amadei, a quella di Auffrey, fino allarecentissima di Desramau,dedicano scarsi cenniall’argomento. Né il copiosoepistolario, né la ricognizionedel Bollettino Salesiano di queitempi danno grandi frutti alriguardo. Non ci resta chescrivere un articolo “indiziario”.

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esempio di teatro educativo) e leMemorie Biografiche descrivonole fatiche per far apprendere queitesti a ragazzotti quasi analfabeti.Fatiche sopportate anche daMichele, professore dimatematica, il quale non potevacerto tenersi in dispartenell’organizzare quelle famoseAccademie per l’onomastico delbuon Padre. Il bello era fare unasorpresa per cui si organizzavatutto in segreto. Ma di certo don

Ci domandiamo: “Il giovane Ruapartecipava a quellameravigliosa avventura

che erano le “Passeggiateautunnali”? Il suo coetaneo eamico don Francesia ne halasciato uno scritto appassionato.Certamente nella comitiva DonBosco non avrebbe mai escluso il suo ‘pupillo’. E quelle giornateindimenticabili devono averlasciato un’impronta indelebileanche in Michele. L’efficacia diquella forma di espressivitàdrammaturgica che non avevauguali nel creare le premesseeducative per arrivare al cuore deiloro allievi, fu anche nel cuore didon Rua. A lui Don Bosco affidòl’insegnamento del SistemaMetrico Decimale di cui scrisse 8 Dialoghi (un meraviglioso

Il teatro di Valdocco inaugurato da don Rua. Veduta dal palcoscenico e veduta della platea.

Il teatro di Betlemme. Don Rua in visita al collegio salesiano venne festeggiato con una rappresentazione proprio in questo teatrino.

Il teatrino inaugurato nel 1895.

Rua, come prefetto responsabiledi tutto, vi era coinvolto. Anche il “Teatrino” rientrava dunquesotto il suo controllo, perché siattenesse fedelmente allo spiritoper cui era nato e all’unicafunzione educativa che negiustificava l’esistenza.

ACCADEMIE PER DON RUALe accademie in onore di Don

Bosco nel suo giorno onomastico,il 24 giugno, continuarono anchesotto il successore, nello stessogiorno di san Giovanni. Lecronache raccontano di feste eaccademie ricche di ogni tipo diespressione artistica. Ne citiamoalcune. Omaggio a Don Rua nel 1890

(BS – agosto 1980): “Dopo unamarcia d’introduzione, letto unaffettuoso inno d’occasione, venivaquesto cantato da poderosissimocoro di giovani accompagnati dallabanda musicale dell’Istituto. Lamusica dell’inno era del nostromaestro Giuseppe Dogliani. Furonlette poscia poesie e prose in piùlingue, in cui a gara primeggiavanol’affetto, la venerazione, lariconoscenza ed altri nobilisentimenti di teneri figli inverso alPadre. Piacque assai e riscosseripetuti applausi un bellissimodialogo col quale i giovani artigianipresentavano in dono a Don Ruaalcuni lavori da loro fatti nei singoli

Don Rua, primo successore di Don Bosco e Carlo Gastini, il menestrello dell’oratorio.

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laboratorii”… La lettura e ladeclamazione erano intercalate dascelti pezzi di musica eseguiti oradalla banda musicale dell’Oratoriointerno, ora da quella dell’Oratorioesterno. Alla sera alle ore 8 grandeaccademia con esito felicissimo. Il numero degli accorsi superavaquello della sera precedente. Eran ben due mila persone checircondavano il Rappresentante di Don Bosco, il suo Successore,Don Michele Rua.”. Festa in onore di don Rua

del 1894 (BS – agosto 1894):“All’inno tennero dietro le reciteora in versi ed ora in prosa, inlingua italiana, latina, francese,spagnuola, portoghese, tedesca,polacca, tutte insomma le lingueparlate nei paesi ove sonvi Casesalesiane, intercalate a quando aquando da lieti canti e da allegresinfonie eseguiti dalle due scuoledi musica e di canto, interna ed

esterna. Fra i varii componimenti ci fecero molta impressione quellirecitati dai chierici venuti dalBrasile per compiere a Roma i lorostudii. Col cuore pieno digratitudine essi ringraziavano DonBosco e Don Rua, che hannorivolto lo sguardo anche al loropaese, e specialmente agli infeliciselvaggi del Matto Grosso, tra iquali stan per inoltrarsi i MissionariSalesiani; e nell’entusiasmo dellagioia che essi provavano nel poterconoscere personalmente un lorosì grande benefattore, invitavano ilnostro Superiore Don Rua a volerfare un viaggetto al Brasile... né vimancò la nota allegra dell’anticobravo menestrello dell’Oratorio, il sempre piacevole signor CarloGastini”. Festa a don Rua del 1896,

(BS – luglio 1896): “La sera del

Una rappresentazione carnevalesca nel teatro di Valdocco fatto costruire da Don Rua.

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ECCO ALCUNI DEGLIAUTORI DI TEATRO

CHE HANNO OPERATOSOTTO DON RUA

Actis-Caporale don Pietro (1864-1948)

Angelini don Attilio (1879-1963)

Cimatti don Vincenzo (1879-1965)

Fascie don Bartolomeo (1861-1937)

Ferrari don Luigi (1856-1938)

Francesia don G. Battista (1838-1930)

Lemoyne don G. Battista (1839-1916)

Maccono don Ferdinando (1865-1952)

Marescalchi don Amilcare (1882-1959)

Paglia don Francesco (1846-1912)

Pedrolini don Achille (1872-1930)

Pentore don Tommaso (1860-1908)

Ulcelli don Giuseppe (1881-1929)

Due personaggi tipici del teatro di Valdocco.

23 giugno e l’indomani 24, il nostro Oratorio di Valdocco eratutto in festa. Avremmo di buongrado voluto qui sopra parlarediffusamente della musica, delleprose, delle poesie, dei dialoghirecitati con garbo e con maestriaunica e rara, per dimostrare come,per quanto si rinnovelli questacara festività del cuore e dellariconoscenza, ogni anno a noi sipresenti in maniera sempre nuovae ricca di profondi sentimenti… cilimitiamo a portare qui un brindisiin forma di canzone che lesse conaffetto dopo pranzo il nostro caroProf. D. G. B. Francesia, nome giànoto per molte pregevoli opereletterarie, drammatiche, poetiche,storiche, biografiche, ecc… Eglicomincia col dire che haintenzione di lodare i moltiGiovanni che in quel giornosogliono far corona a D. Rua.Parla dapprima di D. Rua, che perossequio a D. Bosco vuol che sicontinui a fare, come in antico, lagran festa di S. Giovanni. Poi di D. Lemoyne, e mentre lo plaudeper ciò che ha fatto, gliraccomanda che scriva nuovecommedie, con le quali predica il vero e il peccator flagella. Nellasua mente vede D. Bosco che lo

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splendidissima per l’Accademiad’onore ai Congressisti, la quale si potrebbe senz’esagerazionechiamare un vero avvenimentoartistico. Due potenti lampadeelettriche ad arco spargono nelvasto ambiente fasci copiosi dibianca luce, fra i quali scintillanoin molte oasi luminose i ricchicandelabri pendenti dalla artisticavolta. Un pubblico eletto si affollanel tempio, invadendo ogni spaziodisponibile. I Vescovi, una ventinacirca, coi tre Cardinali piglianoposto nella cappella di sinistra…L’esecuzione del programma riescemagnifica per la varietàdell’insieme e la finitezza deldettaglio... I cori sono eseguiti conuna diligenza tutta speciale dallaSchola Cantorum salesiana diParma e da artisti bolognesi, direttidai maestri Alfonso Milani e contePio Ranuzzi… Anche la parteletteraria è svolta egregiamente”(BS – Maggio 1895).

FEDELI ALLE “CARETRADIZIONI”Gli Oratori festivi ebbero la

massima premura di Don Rua, chevigilò perché non si perdesse lospirito di Valdocco anche perquanto riguarda il teatrino. “Si ebbea notare che in qualche Oratorio sidà troppa importanza alla musicastrumentale e al teatrino… Ciò chedovrebbe essere accessorio,diviene principale; ciò chedovrebbe essere strumento al bene,trae a sé tutte le sollecitudini, comefosse il fine per cui l’Oratorio èfondato. Non così pensava edoperava Don Bosco, il qualeavrebbe voluto che si facesse ilteatro colà solo ove abbondano

i divertimenti mondani, ove avvipericolo che i giovani vadano ateatri pubblici, chesventuratamente sogliono esseretutt’altro che scuole di moralità”.Don Rua si mostra moltoguardingo sui pericoli che glispettacoli possono provocare, manon contrario. A Trino Vercellese,presso le FMA, dopo aver assistito aun’accademiola, raccomandò allesuore: “Quando fate qualcheaccademia non fate maiprimeggiare le ragazze che peravvenenza o per il modo di fare sidistinguono fra le altre: 1° per nonsuscitare gelosie; 2° perché ildemonio è tanto astuto che per unpo’ di vanagloria o per superbiauna può anche fare cattivariuscita”. Il cronista commenta:“Pur troppo indovinò; la ragazzache all’apice del monumentorappresentava l’angelo non dettefrutti consolanti, e dopo qualcheanno ne diede anche degli amari”.L’anno 1900 in occasione della

festa a don Rua si eseguì il bozzettomelodrammatico “Don Boscofanciullo” di don Attilio Garlaschi.Sopra il palco si leggevano questeparole: “La soave memoria di DonGiovanni Bosco ricordiamo inquesto giorno, ma con le glorie delPadre risplendono ognor le tue, oDon Michele Rua, di Lui peramore e virtù perfetto esemplare.Gloria Patris est Filius sapiens”.Anche le FMA recitarono per donRua. Una di esse in occasione dellasua visita al noviziato diConegliano Veneto racconta delteatro Le cinque parti del mondo:“Mi fu data la parte dell’Europa emi ricordo sempre che dissi: labandiera salesiana sventolerà intutte le parti del mondo!... A questeparole il veneratissimo Superiore,alzando tremolanti le mani, quasiper dirmi di arrestarmi un istante,con il suo angelico sorriso…interloquì dicendo: ‘Sì, sì, brava,brava! Facciamo voti perché siavveri questo augurio, e possa così,anche per mezzo di noi Salesiani edi voi, Figlie di Maria Ausiliatrice,estendersi il Regno di Gesù Cristosino agli ultimi confini della terra!”.

Michele Novelli

anima a preparare molti drammiin servizio della gioventù. Vieneterzo Mons. Giovanni Cagliero, ilfattor delle melodiose note, ed orazelante Missionario dellaPatagonia”.

DURANTE I VIAGGIAnche nei tanti viaggi compiuti

da don Rua in Europa, MedioOriente, Africa, non mancavanoaccademie e spettacoli teatrali insuo onore. Il BS si fa premura ditestimoniare e descrivere condovizia di particolari questerappresentazioni, come quella,memorabile, di Barcellona: “Aldopo pranzo rallegrava la festa una grandiosa rappresentazioneteatrale intitolata: S.Hermenegildo, drammaspettacoloso dell’insigne scrittoreDon Idelfonso Gatell”. (BS –Giugno 1890). Il Bollettino riportaanche la relazione del viaggio inPalestina: “Il 6 marzo, il nostroamato Superiore recavasi a visitarela casa salesiana di Cremisan… Alsuo arrivo la casa è tuttaimbandierata, i giovanetti fannoecheggiare quelle colline dei loroevviva, ed esprimono la loro gioiacolla recita di componimenti initaliano, francese, latino ed arabo.Il giorno seguente, dopo le pratichedi pietà, gli alunni di Cremisanrappresentano il drammaEmmanuelito Gonzalez del Reffo”.Non può mancare l’accademia

al primo CongressoInternazionale dei CooperatoriSalesiani a Bologna nel 1895,indubbiamente organizzato da donRua in tutti i particolari. “Alle 20,30la chiesa… è trasmutata in un’aula

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La banda dell’Oratorio di Valdocco ai tempi di don Rua.

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���������BAGLIORI sseerreennaa..mmaannoonnii@@lliibbeerroo..iitt

Santa: un nome che è stato anche il programma della sua vita, un programmarealizzato.

Gioia di esistere eimpegno socialesono le cifre chefanno di Santa unautentico connu-

bio di nome e di vita; la suagratuità nel darsi, l’intensa spi-ritualità e l’abbandono a Diocon cui vive ogni esperienza,la rendono un punto di riferi-mento. Nasce a Bari il 6 feb-braio 1968. Nel 1987 la fami-glia si trasferisce a Palo delColle. Per Santa è l’inizio diun avvicendarsi di anni in cuiil dono di sé diventa forte eprofondo: trascorre gran partedel suo tempo con ragazzi af-fetti da poliomielite e da di-strofia muscolare, dedicandosial volontariato anche presso laCroce Rossa. In parrocchia fasentire la sua presenza comecatechista, membro del consi-glio pastorale e del coro, nelcontempo segue il percorso diuna coppia di sposi con seriproblemi economici, dandosida fare per procurar loro picco-li lavori e un alloggio decoro-so. Un’attenzione particolare lariserva al gruppo dei Focolari-

ni e alle Missionarie dell’Im-macolata di Padre Kolbe, im-pegnandosi a viverne la spiri-tualità in mezzo ai giovani.

�Questa grande esperienzamariana è riportata nel suodiario: “Ho avuto un grandedono nella vita, conoscere Ma-ria! Oltre a prenderti come mo-dello di donna, aiutami, Ma-dre, a imitarti come modello disantità”. In questo clima diamore e missione, matura inSanta la volontà di dedicarsi aDio nella secolarità. Nel 1988inizia il suo periodo di provapresso l’istituto delle Missio-narie a Borgonuovo di Pontec-chio Marconi (Bologna), doveaveva già preso parte a corsi diesercizi spirituali, per studiaree rafforzare la propria vocazio-ne. Il suo sogno diventa sem-pre più concreto e s’intensificanei suoi scritti il desiderio dicorrispondere appieno al pro-getto di Dio. “La cosa più bellaè consegnare le chiavi del miocuore e della mia anima al Si-gnore”. Ma attimi di meravi-gliosa esistenza sono turbatidalla presenza ossessiva di ungiovane psicopatico che segueSanta ovunque e, pur facendosiaccompagnare per essere piùprotetta e sicura, il 15 marzo1991 si consuma il tragico epi-logo: avvolto dall’oscurità, il

ragazzo l’attende sotto casa ela colpisce mortalmente spez-zando la sua giovane vita.

� Santa muore dopo pocheore all’ospedale di Bari a soli23 anni. Non si potrebbe dareil giusto spessore della sua spi-ritualità senza riportare alcuneparole tratte dai suoi scrittiSpirituali.Ti amo Signore anche in que-sta notte, perché mi mandi lestelle! / Ti sento nel vento fre-sco che viene a rinfrancare ilmio corpo. / Ti sento nell’ariapura che arriva nei miei pol-moni. / Ti colgo nella sempli-cità dell’erba, dei fiori che sipiegano davanti a Te, l’Onni-potente…/ Ti ringrazio ancheper quelle formicuzze che si af-fannano a portare via la bri-ciola che è caduta dal mio pa-nino: / Tu sei la Provvidenza emi rendi Provvidenza. /Non hasenso vivere per l’erba, eppureTu le dai vita / e sotto il cieloazzurro ricanta le sue lodi. �

Santa Scorsese(06/02/1968-15/03/1991).

SANTA SCORSESEGioia e impegno

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si di situazioni di forte devianza epovertà.

Vincente è stata l’idea contenutanel disegno progettuale, che ha de-scritto un’azione già messa in attosul territorio da più di otto anni, diconcepire l’aiuto alla famiglia insenso globale, ovvero inteso comesostegno non solo verso minori maanche verso anziani e donne, non-ché l’affermazione di un principioche delinea il passaggio da azioni ditipo assistenziale ad azioni di pre-venzione e sostegno alle famigliedisagiate e ai loro componenti.

UNA CASA SULLA STRADAÈ dal 15 settembre 2000 che le

Figlie di Maria Ausiliatrice sonopresenti nel quartiere Paolo VI, IlGrande Giubileo aveva sollecitatola “fantasia della carità”. La scelta

di vivere più in prossimità con lagente e i più poveri si è tradotta ri-spondendo a una richiesta dellaChiesa locale di prendersi cura deigiovani e delle famiglie del quar-tiere che, come ogni realtà di peri-feria, rischiavano di essere le pri-me vittime di un disagio che anda-va sempre più degenerandosi.

Le prime tre FMA, in correspon-sabilità e sinergia con le exallievedella città, danno il via a un’avven-tura dell’insperato. Sanno solo chel’educazione è cosa di cuore ed è,soprattutto, contagiosa. Ben presto,i laici e le laiche aumentano. Si in-dividua così nel Vides, una ONGper il volontariato e la solidarietà,una grande opportunità per l’edu-cazione ai valori, una modalitàconcreta per interfacciarsi con leIstituzioni pubbliche e operare, apieno diritto, nel sociale. Nasce co-

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MAF

Il senatore Carlo Giovanardi,sottosegretario alla Presidenzadel Consiglio e alle Politiche perla Famiglia, ha premiato Cosi-

mo Laudato, Presidente del VidesPaolo VI di Taranto, accompagnatoda suor Giovanna Montagnoli, de-legata nazionale del Vides Italia. Lacerimonia si è tenuta presso la sededella Biblioteca Nazionale di Ro-ma. Grande emozione non solo peril Presidente, ma per tutti i volontarie le volontarie, i professionisti e gliamici, che hanno visto riconosciutoil loro servizio in un territorio for-temente caratterizzato da precarietàlavorativa, soprattutto femminile,da disagio diffuso, sia a livello eco-nomico che sociale e culturale. Illoro progetto L’AQUILONE: unposto dove volare!, ideato e pre-sentato in concorso si è distinto trale 609 domande pervenute, per laforte e chiara azione progettuale,mirata a un miglioramento conti-nuo e concreto del tessuto umanolocale, al fine di evitare l’aggravar-

L’Associazione VidesPaolo VI di Taranto è stata insignita delPremio Amico dellaFamiglia 2008 con unamenzione speciale per il suo contributo asviluppare, diffondere e valorizzare le miglioriiniziative in materia di politiche familiari.

Da sinistra: Cosimo Laudato, presidente Vides di Taranto;l’onorevole Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, suor Giovanna Montagnoli, delegata Vides Italia.

UN AQUILONE PER VOLARE ALTO

di Maria Antonia Chinello

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UN CENTRO PER IMPARARENel quartiere crescono la preca-

rietà lavorativa, il disagio e la di-spersione scolastica. Le suore e ivolontari si interrogano su checosa fare. Si attiva così la colla-borazione con il Ciofs/Fp Pugliache apre una sede presso il Cen-tro. L’attività formativa si rivolgea giovani della scuola superiore,ma anche a donne e disoccupati;della formazione iniziale e a mi-nori a rischio e dell’area penaleesterna che, pur con tante diffi-coltà di rendimento e concentra-zione, sono predisposti ad ap-prendere grazie a quello specialestile cognitivo che è “l’intelligen-za delle mani”. I progetti erogatinel Centro di formazione profes-sionale non si contano più ormai,

coprono una gam-ma che va dallacompetenza infor-matica a quella tu-ristica, dalla mul-timedialità al set-tore industriale,fino all’apprendi-mento delle lin-gue straniere.

UN PUNTO DI ASCOLTOPER FAMIGLIE E MINORI

Il progetto educativo-pastoralerealizza azioni di sostegno e di in-clusione sociale per i nuclei fami-liari del quartiere, creando unospazio centrato sulla famiglia e suiminori, sulle esigenze educative, disocializzazione, di crescita e di for-mazione, riconoscendo i nuclei fa-miliari come protagonisti di unprogetto educativo complesso, chesi traducono in servizi di dopo-scuola, attività ludico-sportive, ri-creative e formative, di formazionealla legalità e socializzazione.

Il contributo fornito dal Premiocontribuirà ad attivare nuove e vec-chie iniziative che possano aumen-tare l’azione di positiva incidenzasul territorio come: Punto AscoltoFamiglie, centro di ascolto per lamediazione dei conflitti, lo sportellodi ascolto e supporto legale e il Pun-to Ascolto Donna, risposte concretea reali esigenze territoriali, raffor-zando in tale modo il lavoro di retetra i servizi educativi, formativi, so-ciali e religiosi della comunità terri-toriale di riferimento.

«Insieme, FMA, laici e laiche –spiega suor Antonella Pappadà –crediamo che il Centro Sociale èscuola che forma; casa che accoglie;cortile che evangelizza per dare co-raggio e accompagnare giovani eadulti nel cammino della vita». �

sì il Vides Paolo VI Onlus. La pri-ma sede dell’associazione è la stra-da; le prime azioni l’oratorio e levisite alle famiglie, soprattutto nel-le zone dell’estrema periferia anord e a sud del quartiere.

«L’intuizione era buona – rac-conta il Presidente – e l’associazio-ne cresce in fretta, come pure simoltiplicano i sogni per porre gesticoncreti di azione e promozionesociale. Nel 2003, la partecipazio-ne a un bando di gara per l’asse-gnazione di una struttura comuna-le, ci permette di aprire il CentroSociale L’Aquilone e di dare il viaa un progetto di animazione socio-culturale, capace di farsi carico a360° di tutte le varie fasce di età,offrendo spazi e occasioni di ag-gregazione e di incontro in una lo-gica intergenerazionale».

Il presidente con alcuni volontari e amici del VIDES durante una manifestazione del volontariato organizzata dal CSV. Giovani animatori.

Allieve del “Corso Arredatore Ciofs/Puglia”.

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VERITÀ STORICA?FAMIGLIA

E DISABILITÀ

RISPOSTA A: “INCHIESTA SU GESÙ” di Giancarlo Carlini SBC Edizioni, 2009 pp. 225

FAMIGLIA E PROGETTODI VITACrescere un figlio disabile dalla nascita alla vita adulta (a cura di) Marisa Pavone Erickson, Trento, 2009 pp. 328

Un testo particolare per lasua impostazione e l’atten-zione a quanti sono chiamatia farsi carico di persone di-sabili. Il volume è diviso indue parti. La prima vedeprotagonista soprattutto lafamiglia come titolare di pro-gettualità per un figlio disa-bile; la seconda, la vedecome interlocutrice, alla paricon professionisti, nell’im-pegno di elaborare, condur-re e valutare il progetto indi-viduale di vita per la perso-na disabile. Nelle due partisono evidenziate potenzialitàe competenze educative deigenitori e vengono anchepresentate riflessioni e ri-cerche, operosità e cambia-menti nelle teorie e nellepratiche in atto a livello na-zionale. L’efficacia e la cre-dibilità di quanto viene offertosono sostenute dalla paroladei protagonisti, oltre chedalle buone pratiche e daiprogetti innovativi attuati.

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a cura di Vito OrlandoIL MESE IN LIBRERIA

TONINO BELLO 365 FINESTREAPERTESULL’ETERNO a cura di Renato Brucolie Luigi Ferraresso Editrice ELLEDICI, Leumann (TO) 2009 pp. 447

La vita quotidiana cheriesce ad aprire una fi-nestra sull’eterno sa an-che incarnare la fedenella ferialità perché lasalva da banalità e rie-sce a farne un impegnoe un dono per gli altri. Èciò che ha insegnatocon la vita il servo di dioMonsignor Tonino Bello.Il testo presenta 365brevi riflessioni imper-niate intorno a temati-che di grande rilevanzaper la vita del cristiano.In esse si integrano af-flato poetico e ispirazio-ne profetica per cercaredi superare ogni equivo-ca distinzione tra vitavissuta e parola annun-ciata, tra custodia del-l’antico e apertura all’i-nedito, in un costante al-lenamento al cambia-mento per essere capa-ci di intuire i tempi chearrivano. Le riflessionisono organizzate men-silmente intorno a tema-tiche che richiamanoanche celebrazioni litur-giche e pietà popolare.

RELIGIONE

E MEDIAEDITORIA, MEDIA E RELIGIONE di Giuseppe Costa Libreria Editrice Vaticana,Città del Vaticano, 2009 pp. 376

Dodici monografie di stu-diosi diversi, unite dal “filoindistruttibile e misteriosoche lega Dio all’uomo”.L’insieme della riflessionepuò essere visto come unastoria significativa non sol-tanto del libro religioso madel linguaggio e dei simboliin riferimento al sistemasociale: dal libro ai newmedia, un processo che siprolunga nel tempo e con-sente l’incontro con le ideee gli autori. Il volume vuoleanche sottolineare l’impor-tanza dello studio del lin-guaggio specifico da co-niugare con la verità reli-giosa, con la tecnologia ditrasmissione e i destinatari.Obiettivi non di facile rea-lizzazione per il cambia-mento delle tecnologie edegli stessi destinatari. Ilvolume non ha pretese diesaustività, potrà tuttaviastimolare analisi, ricerchee nuovi percorsi di atten-zione e di comprensione.

L’autore, un laico cristianoe salesiano cooperatore,non ce l’ha fatta a restareinerme di fronte alle tesi of-ferte da “Inchiesta su Ge-sù” di Corrado Augias. Se-guendo punto per punto iltesto di Augias ne smantel-la le ipotesi, dimostrandol’autenticità delle “fonti le-gate alla figura storica delCristo e dissertando sullaSua connotazione socialee politica nel contesto tem-porale in cui operò”. Se-condo Augias Gesù sareb-be un predicatore palesti-nese che, suo malgrado,avrebbe dato origine a unadelle più grandi religionidell’umanità. È strano, sichiede l’autore, che non siponga nessuna domandacirca la durata del cristia-nesimo, la sua estensionee penetrazione in tutte leculture, le persecuzioni su-bite e che continua a subi-re, e… continua a esserepresente e a espandersi.

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“COSA SAPERE SU TUO FIGLIO” dai primi mesi di vita fino a 14 anni e in caso di bisogni educativi speciali, per diventare “genitorisufficientemente buoni”, 10 volumi di autori professionisti dei dipartimenti per l’infanzia,l’adolescenza e la famigliadella Tavistock Clinic di Londra, Erickson, Trento, 2009 un centinaio di pagine ciascuno.

GENITORI-FIGLI

NON SI FA VENDITA PER

CORRISPONDENZA. I libri

che vengono segnalati si pos-

sono acquistare presso le li bre -

rie cattoliche o vanno ri chie sti

direttamente alle ri spet tive Edi-

trici.

FORMAZIONE E MISSIONE di Luis Fernando Figari Armando Editore, Roma, 2009 pp. 144

Il testo offre una raccolta diconferenze e riflessioni sullavita e l’impegno dei laici nel-la chiesa e nel mondo, conuna presentazione del Car-dinale Rylko, presidente delPontificio Consiglio per i lai-ci. Oggi si vive certamenteun momento di passaggio,attraversato da criticità rile-vanti, nella vita e formazio-ne dei laici. Proprio per que-sto bisogna aiutare i laici aricomprendere la loro voca-zione e offrire loro significa-tive esperienze formativeperché possano risponderealle sfide del mondo moder-no. Di questo si occupa l’au-tore e nella sua riflessionetraspare anche la missioneconcreta del vasto Movi-mento di Vita Cristiana, cuiegli appartiene. Si tratta diassumere la pedagogia difede nella vita personale ecomunitaria come propostavalida di formazione e dicrescita nella vita cristiana.

ORIENTARE ALLE SCELTE Percorsi evolutivi, strategie e strumentioperativi (a cura del) C.O.S.P.E.S. LAS, Roma, 2009 pp. 445

FORMAZIONE

DEI LAICIORIENTAMENTO

EDUCATIVO

Nell’attuale contesto socio-culturale si estende sem-pre più la domanda diorientamento. Essa coin-volge singole persone maanche soggetti istituzionalie la stessa politica dellaformazione e del lavoro.L’estensione della doman-da appare anche semprepiù esigente e richiede ri-sposte adeguate; il checomporta una formazionesempre più specifica degliorientatori. Per tutte questeesigenze il volume è unostrumento qualificato, ag-giornato e completo, racco-gliendo la ricca e consoli-data esperienza dei centriCOSPES che operano invarie parti d’Italia. Il volu-me offre nella prima parteun quadro teorico chiara-mente delineato e la pro-posta metodologica delCOSPES; nella secondaparte vi sono proposteoperative e indicazioni utiliper i singoli contesti in cuici si trova a operare.

I primi nove volumetti si ri-feriscono a momenti diver-si dell’età: “Primi mesi divita”, “1 anno”, “2 anni”, “3anni”, “4-5 anni”, “6-7 anni”,“8-9 anni”, “10-11 anni”, “12-14 anni” e il decimo affron-ta situazioni di figli con “Bi-sogni educativi speciali”.Ogni volume descrive i cam-biamenti psicologici e fisicida 0 a 14 anni, le transizio-ni cruciali che si verificano eil perché di determinati com-portamenti; si analizzanoanche con attenzione ilmodo in cui le emozioni deigenitori interagiscono conquelle dei figli e come le rea-zioni dei genitori possano in-fluire sulla crescita emotivadei figli. Il tutto unito a sug-gerimenti semplici e praticiper essere genitori “suffi-cientemente buoni”.

VUOICONOSCERE DI + IL MGS MovimentoGiovanileSalesiano?

ITALIA CIRCOSCRIZIONECENTRALE (ICC)(Lazio, Marche, Umbria,Abruzzo, Molise, Liguria,Toscana, Sardegna)Francesco Marcoccio [email protected]’Ercoli Flaviano [email protected] Baresi [email protected]

LOMBARDIA/EMILIAROMAGNA (ILE)Cesari ElioTel. 02.67074344E-mail: [email protected]

MERIDIONALE (IME)(Campania, Calabria, Puglia, Basilicata)Cella LuigiTel. 081.7809270E-mail: [email protected]

PIEMONTE/VALLED’AOSTA (ICP)Martelli AlbertoTel. 011.5224238E-mail: [email protected]

SICILIA (ISI)Mazzeo MarcelloTel. 340.5546126E-mail: [email protected]

TRIVENETO (INE)(Veneto, Trentino Alto Adi-ge, Friuli Venezia Giulia)Biffi Igino Tel. 041.54.98.337 E-mail: [email protected]

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MISSIONARIOEntrò nel noviziato salesiano il 18 settembre 1921,sostenuto dal totale appoggio dei genitori i quali, ben-ché addolorati di veder partire il figlio da casa perun’avventura suggestiva ma oggettivamente difficile,diedero il consenso e la loro benedizione. Un annodopo con la professione dei voti religiosi a Este è sale-siano. Quello che temevano i genitori avvenne puntual-mente: il 26 dicembre 1925, a soli diciannove anni,Mario partì per la Cina. Sbarcò a Hong Kong il 30 gen-naio del ’26, dopo 36 giorni di viaggio. In nave, natural-mente. I Boeing 777 erano di là da venire! Tre annidopo si consacrò per sempre con la professione per-petua e il 30 maggio 1931 viene ordinato sacerdote.Poi Macao. La piccola colonia britannica sarà il campobase del suo incredibile apostolato. Solo nel ’36 tornò per la prima volta in Italia a rivedere isuoi, e durante il lungo viaggio in nave ebbe la rara for-tuna di incontrare e parlare a lungo con il frate conven-tuale polacco Massimiliano Maria Kolbe, oggi santo,martire di Auschwitz, che ebbe il coraggio di chiedere di

Don Mario, una vita dedicata a costruire un futuro migliore a chi un futuro non pensava diaverlo più; un uomo “simbolo”d’impegno e dedizione, amatoincondizionatamente dai suoibeneficiati e dalla sua famigliareligiosa. Un salesiano doc.

Un breve profilo di don Mario Acquistapace (16 luglio 1906-25 settembre 2002),missionario in Cina.

ACQUISTAPACE… MA LA PACE

LA DONA

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ON LINE Annus Sacerdotalis

Il generale Ho Chi Minh e “don Ho Chi Minh”, come in Vietnam chiamavanodon Mario per la sua somiglianza con il famoso capo dei nordvietnamiti.

Don Mario, già molto anziano, non disdegna di giocare con i ragazzini al calciobalilla.

Don Acquistapace, da tutti conosciuto come padreMario, nato a Lodi Vecchio il 16 luglio 1906, pro-veniva da una famiglia molto stimata in paese.

Lui stesso raccontò, nella basilica di san Bassiano,dove celebrava le rare volte che tornava in Italia in visi-ta ai familiari, che se la mamma non fosse corsa acasa, non lontana dalla parrocchiale, sarebbe nato inchiesa durante la recita del Rosario in onore dellaMadonna del Carmelo… Sì, perché un tempo, nemme-no tanto lontano, il rosario si recitava ogni sera, a casaattorno al fuoco acceso o in chiesa in occasioni parti-colari. Il suo casato annovera illustri personaggi, comeil noto maestro Giuseppe Oltrasi, fratello della mamma,organista nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano ecompositore di musiche liturgiche divenute popolari.

di Giorgia Frisina

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morire al posto di un padre di famiglia. Padre Massimi-liano poi, in occasione dei suoi viaggi attraverso le mis-sioni francescane in Giappone, tornò più volte a trovarloa Macao, per conoscere la realtà delle scuole professio-nali salesiane. Don Mario rimase molto colpito da taleincontro, tanto da descriverlo in una lettera che conclu-de: “Ci salutammo con un abbraccio. L’avevo stimato unbuono. Mai avrei immaginato di ospitare e abbracciareun santo”. In effetti, seppe più tardi del suo martirio adAuschwitz, il famigerato campo di sterminio nazista, poilo vide proclamato santo a Roma da papa Wojtyła eriscoprì la gioia indicibile di quel lontano abbraccio.

LA FAMARimase a Macau fino al 1946, dove fu anche direttoredell’orfanotrofio, per sei anni. La sua fama cominciò acrescere proprio in quel periodo. Una fotografia del suooperato la mostra una lettera dell’allora ispettore donBraga, indirizzata al Rettore Maggiore dei salesiani, incui il superiore provinciale descrive come la simpatia neiconfronti dell’opera salesiana, proprio per merito di DonMario, si fa sempre più viva e si concretizza in offerte,aiuti morali e incoraggiamenti gratificanti. A quel puntoi superiori di Torino, ormai conquistati dalla sua sag-gezza, dal suo attivismo costante e calibrato, edal non comune zelo apostolico, pensarono dimandarlo in avanscoperta nel cuore della Cina,a Pechino. Senza dubbio avevano in mente ilfamoso sogno/profezia di Don Bosco e credet-tero di avere l’uomo giusto per tentare la scala-ta apostolica al colosso giallo. Là doveva occuparsi,manco a dirlo, della “gioventù povera, abbandonatae pericolante”. Fu così che nacque in Cina la primacasa salesiana, che aprì subito le porte alla poveragente, che all’epoca annoverava tra i suoi ranghigran parte della popolazione. Don Mario si buttò acapofitto nel lavoro. Mirò, ovviamente, ai giovani dabuon salesiano qual era, ma anche ai cristiani per-seguitati, a chi soffriva, a chi aveva bisogno di con-

siglio e conforto. Purtroppo la cosa non durò a lungo. Erail periodo più duro della riforma agraria, quando oltre cin-quemila missionari cristiani vennero espulsi e milioni dicontadini e proprietari terrieri sterminati… Nel 1952 toccòai salesiani: venne requisita la casa, e i religiosi espulsi.Anche lui, ovviamente. Il dolore fu intenso, supportatotuttavia da una grande fede. Lasciò dunque con indicibilerammarico Pechino per far ritorno a Hong Kong.

ISPETTOREQui fu nominato ispettore della provincia salesianacomprendente Hong Kong, Macao, Formosa, le Filippi-ne e il Vietnam. Furono sei anni altrettanto intensi,conclusi con la partenza per il Vietnam nel 1958, doverestò fino al 1974, subendo in pieno i terribili anni dellaguerra. Non si può dire, insomma, che il nostro abbiaavuto una vita facile! A Saigon il “soggiorno” fu tragico-mico. Infatti, data la casuale somiglianza con il terribilegenerale nordvietnamita, viene soprannominato donHo Chi Minh, forse a causa della barbetta caprignache ricopriva il mento di tutti e due. Come il generale,d’altronde, anche don Mario era sempre impegnato afar guerra, una guerra diversa però: contro la fame, lamiseria, la violenza, le malattie, il sottosviluppo… Eanche lui diventa quasi un simbolo. Magro, minuto, ilvolto sorridente, gli occhi maliziosi e vivaci, non amavaparlare della sua vita, voleva solo prodigarsi per gli altrie dedicava tutto il suo tempo a questo. Andava sempredi fretta: un prete da corsa, per vincere la gara delbene. Nel 1974 tornò a Macao nell’isola di Coloane,una zona caratterizzata dalla presenza di moltissimebaracche, dove tante donne si dedicavano a un com-plicato gioco cinese di dadi, non per divertimento bensìper guadagnare qualche spicciolo per i loro bambini.Numerosissimi. Don Mario decise di occuparsene atempo pieno e le mamme facevano a gara per affidarei loro figli a colui che ormai chiamavano “the livingSaint” (il santo vivente). Nel 1990 venne trasferito alla“Braga House” di Hong Kong per sacerdoti anziani. Lìsi spegne il 25 settembre 2002, carico di anni e di

buone opere. Il funerale fu untrionfo. Tantissima la follaaccorsa alla veglia la sera eal funerale la mattina. Erapalpabile la carica di affet-to di quella gente che dalui aveva ricevuto qual-che indumento percoprirsi dal freddo,una scodella di riso,un tetto sotto il qualedormire, la sua benedi-zione, una carezza e lacertezza di essere ognigiorno presente nelle suepreghiere. Un uomo cui ilcognome, Acquistapace,non rende sufficiente giu-stizia, poiché lui più cheacquistarla la pace è statoin grado di donarla. Sem-pre. �

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ON LINE Annus SacerdotalisAnnus Sacerdotalis

Il generale Ho Chi Minh e “don Ho Chi Minh”, come in Vietnam chiamavanodon Mario per la sua somiglianza con il famoso capo dei nordvietnamiti.

Don Acquistapace (a sinistra) con padre Massimiliano Kolbe, oggi santo.

Don Acquistapace con il foulard dei 117 martiri vietnamiti proclamati santi da papa Wojtyła nel 1988.

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COME DON BOSCO l’educatoredi Bruno Ferrero

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su quello che si deve fare, a prende-re decisioni, a non tentennare. Ungruppo di padri cristiani di varie raz-ze e orientamenti lo ha sintetizzatocosì: «Basta scuse: diventa quell’uo-mo che Dio ti ha destinato a esse-re». Fare il padre costringe a tirarefuori il meglio di sé. Nessun uomopotrà mai capire il significato dellavita, il significato del mondo, il signi-ficato di qualsiasi cosa, finché nonavrà un figlio da amare. Ho sorpresouna conversazione tra due amici albar. Uno dice: «Quando ero picco-

lo, di notte, mio padre mi la -sciava sempre la luce ac -cesa sul comodino». L’altrorisponde: «Mio padre erala luce». Un buon padre è

una persona “luminosa”. Quan-do il buon Dio decise

di creare il padre,cominciò con unastruttura piuttosto

alta e robusta. Alloraun angelo che era lì

vicino gli chiese: “Ma cherazza di padre è questo? Se i

bambini li farai alti come un soldo dicacio, perché hai fatto il padre cosìgrande? Non potrà giocare con lebiglie senza mettersi in ginocchio,rimboccare le coperte al suo bambi-no senza chinarsi e nemmenobaciarlo senza quasi piegarsi indue!”. Dio sorrise e rispose: “È vero,ma se lo faccio piccolo come unbambino, i bambini non avrannonessuno su cui alzare lo sguardo”.Che lo voglia o no, un padre è sem-pre un modello, qualcuno su cuialzare lo sguardo, come a un faronella notte che indica la rotta sicura.Illuminare significa togliere le zoned’ombra, essere chiari e trasparenti,spiegare il senso degli avvenimentie della vita con onestà e verità,soprattutto non dare falsa testimo-nianza.

�� Custodisci. Il padre, per il bam-bino, è innanzitutto l’amorevolecompagno della madre. Il legameaffettivo che unisce i genitori è perqualsiasi bambino una base di

Dio sorrise e rispose: “È vero, ma se lo faccio piccolo come un bambino, i bambini non avranno nessuno su cui alzare lo sguardo”.

UN ANGELO COME PAPÀ

Gli ho chiesto: «Che cos’è un papà per te?». Ha risposto senza esitare: «Un papà protegge, spiega, fa le coccole». «E una mamma?». Non ha esitato neanche questa volta:

«Una mamma è la stessa cosa, ma al femminile».

«Cari padri, fate i padri ma -gari non perfetti, a mez-zo ser vizio, non im porta.

Non perdetevi l’incredibile bellezzadi crescere il bambino che avetemesso al mondo», parola di BarakObama, presidente degli Stati Unitie dunque “fírst daddy”, d’A merica.Che confessa alle sue Malia eSasha: «Sono stato un padre imper-fetto, so di aver fatto molti errori. Hoperso il conto di tutte le volte in cuile esigenze di la voro mi hanno tenu-to lontano dal le mie responsabilità dipadre». Qualunque uomo può diven-tare “padre”, ma ci vuole un’enormecarica d’amore per diventare un“papà” e non bastano certo novemesi per formare un buon papà.Quando s’impara qualcosa di nuovo,che sia pilotare un aereo o giocare

a golf, si comincia dagli erro-ri e da essi si impara. E cer-tamente imparare a pi -lotare un aereo è mol-to più facile che impa-rare a essere unbuon padre. Il para-gone migliore perca ratterizzare la figuradel padre è quellodell’angelo custo-de. Nella preghie-ra, che tutti cono-sciamo, sono sintetiz-zati i compiti principalidi un buon papà: «Angelodi Dio che sei il mio custode illumi-na, custodisci, reggi e governa meche ti fui affidato dalla pietà celeste.Amen».

�� Illumina. È significativa l’espres-sione «dare alla luce» per indicarela nascita. Vale per entrambi i geni-tori. Ma quasi istintivamente il padresi assume il compito di “guida”, dicolui che cammina davanti per indi-care la strada nella giungla dellarealtà. Intimamente sa di non potersiesimere: anche la moglie si aspettache sia lui ad avere le idee chiare

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il genitoredi Marianna Pacucci

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l ’educatore

valore immenso, un punto d’appog-gio fondamentale e una condizioneche garantisce una forte stabilitàemotiva e un grande senso di sicu-rezza. Il padre è colui che sta vici-no, ama, sorregge, aiuta, si prendecura. Insomma, è colui che c’è, èpresente, sa ascoltare la fragilità,comprendere e perdonare gli errori.In un mondo come questo i figlidevono soprattutto essere difesi dalbombardamento di una società cheintende solo sgretolare, che non sapiù proporre identità positive, cheriduce la felicità al rapido consumodi cose e persone.

�� Reggi. Un padre deve averesempre il coraggio di incoraggia-re, cioè “donare cuore” ai figli. Unpadre insegna a risolvere i problemie, nei momenti difficili, è come ilmuro per l’edera, qualcuno a cuiappoggiarsi, qualcuno che sostienenel compito di scoprire e realizzarele proprie qualità, qualcuno che aiu-ta a rendere possibili i sogni, checrede nella possibilità di trasforma-re se stessi e il mondo. Il compitodel padre è quello di “iniziare” allavita e soprattutto insegnare ai figlicome reggere le ferite e le perditeche essa provocherà.

�� Governa. Un padre è dotato diun’autorità naturale e deve eserci-tarla in accordo con la madre. Lafamiglia ha bisogno di una guidaconsapevole e attiva, che è indi-spensabile soprattutto per un sanosviluppo dei bambini. È terribile ilvuoto distruttivo che si generaquando i genitori evitano di eserci-tare qualsiasi tipo di responsabilitàe di potere. Un padre deve impara-re a reggere musi, sguardi delusi,scenate e proteste filiali, accoglien-do tutto con affetto tranquillo, masenza venir meno alle proprieresponsabilità. Ripetendo spesso lamotivazione fondamentale della“disciplina” familiare: «Io ti amo eperciò impedirò con tutte le forzeche tu sbagli».

�� Che ti fui affidato… Esserepadre è una vocazione, cioè unamissione che viene dall’alto. È ilmassimo atto di fiducia del Creatore:«Ti affido una vita: fa’ che sia quelcapolavoro che ho in mente io». �

Per una donna, avere figlicostituisce ancora, il piùdelle volte, un valore

oltre che un compito, unascelta autorealizzativa enon solo una respon-sabilità con cui misu-rarsi. Per un uomo,invece, diventare pa -dre non sembra co -munemente il traguardodel cammino di crescita affetti-va; fare il padre è un impegno che atanti risulta troppo oneroso rispettoad altre aspettative e investimentiesistenziali. Sarà anche per questoche tale ruolo viene talvolta interpre-tato in modo scontato e superficiale,soprattutto quando il maschio – chevive un tempo di grave disorienta-mento culturale e teme la perditadella propria identità tradizionale –mostra di non sapersi svincolare dailuoghi comuni della società, che gliappioppano schemi di comportamen-to ormai difficili sia da motivare siada interpretare. Eppure, in questi ulti-mi anni, il bisogno di ritrovare la figu-ra del padre è fin troppo evidente, enon viene messa in gioco soltanto lastabilità familiare, ma anche moltealtre questioni fondamentali, fino aquella delicatissima dello svilupporeligioso e dell’incontro dei ragazzicon il Dio Padre della fede cristiana.Pertanto, occorre un impegno corale– uomini e donne insieme, ma anchefra le diverse generazioni – per risco-prire il senso autentico della pater-nità. In questo itinerario, alcuni ele-menti sono sicuramente irrinunciabili:lo dico in nome della mia esperienzafamiliare, ma anche da quanto miriviene dal paziente ascolto degliadolescenti e delle loro difficoltà dimaturazione umana e religiosa.

�� In primo luogo, credo che biso-gna rianimare il carattere vocaziona-

le di ogni paternità: non sidiventa padri per caso o perforza, come talora accade, e

neppure per una valuta-zione emotiva dellapropria storia di cop-pia. La genitorialitàè cosa molto seria,soprattutto per chi

non ha avuto il donobiologico della gravidan-

za e dunque non può sperimen-tare nel proprio corpo la pedagogiadell’avvento. Il progetto della genera-tività, pertanto, va condiviso conattenzione e passione, affinché ilsenso dell’attesa possa davverocoinvolgere e contagiare tutti e due ipartner che concorrono a creare unanuova vita. Il desiderio però, da solo,non basta. Poiché la posta in gioco èuna rivoluzione copernicana – tale èanche per la nostra sensibilità occi-dentale il passaggio dall’autoritari-smo all’autorevolezza del padre –,occorre un serio lavoro autoformati-

L’IMPEGNODELLA PATERNITÀ

La paternità è un’esperienza che risulta talora poco attraentenell’ambito della cultura sociale e forse anche

per quanti vivono in prima persona quest’esperienza.

Bisogna rianimare il carattere vocazionale di ogni paternità: non si diventa padri per caso o per forza.

Fabi

ana

Di B

ello

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vo. Se genitori non si nasce ma sidiventa, a maggior ragione per lapaternità ci vuole un intelligentelavoro di riflessione, un paziente ti -rocinio, un continuo apprendimentoe autocorrezione degli stili di com-portamento appresi da piccoli, par-tendo dalla consapevolezza che sideve rimettere a fuoco il valoredell’affettività, laddove prima la pa -ternità era invece largamente domi-nata da un’ipoteca ideologica.

�� Questo non significa che ilpadre oggi debba rinunciare a tra-smettere riferimenti ideali e cultu -rali, interpretando il senso dellacontinuità e la forza dell’esperien-za; ma tali valori oggi richiedonouna diversa capacità comunicati-va. Le distanze fra padri e figlivanno decisamente accorciate,ma soprattutto occorre transitaredall’imposizione alla proposta,pra ticando la disponibilità dellacondivisione e sviluppando leenergie della testimonianza. Questo rinnovato impegno chiede,ovviamente, la voglia di investirepiù tempo e attenzione nella vitadella casa, rinunciando a una pre-senza sociale e professionaletroppo onerosa. Una scelta delge nere non sminuisce il prestigiodel padre, ma lo colloca in unadimensione più interessante, cheè la capacità di farsi compagno distrada dei piccoli nel difficile cam-mino dello sviluppo delle compe-tenze umane. È importante, an-che, l’eliminazione di ogni ma -schera: il padre non deve neces-sariamente essere forte, deciso einfallibile. Può e deve esprimerecon sincerità i suoi dubbi e le pau-re, riconoscere gli errori, ammette-re che si sente talvolta disorienta-to e incerto, come tutti gli altricomuni mortali. Questa demitizza-zione della figura paterna sicura-mente mette in crisi molti adulti;nello stesso tempo rassicura i gio-vani: riconciliandoli con l’esperien-za già vissuta da figli, può genera-re in loro un atteggiamento corag-gioso verso tutte le responsabilitàche la vita comporta e la voglia diuna futura paternità, concepita evissuta come elemento consape-vole e qualificante della propriabiografia. �

LL ucas è una straordinariaartista, provocatoria, pun-gente, fuori dalle righe, espesso anche sopra la morale.

Ma estremamente efficace e corro-siva, umorista e ironica… comun-que difficilmente inquadrabile.Arduo definirne lo stile. Una dellesue caratteristiche è il gioco visivodi parole. Come materiale artisticousa di tutto: t-shirt, meloni, pesceaffumicato, sigarette, ferro, cartone,ecc… È indubbiamente da annove-rare tra gli artisti più importanti del-la nuova arte inglese. Nel 2003 hapartecipato alla 50° edizione dellaBiennale Internazionale di Venezia.

>> Vive nella contea del Suffolk elavora a Londra. È un’artista deltutto originale, femminista quantobasta, che sa trasformare la rabbiae l’imbarazzo in umorismo. In que-sto modo cattura la curiosità delpubblico e l’attenzione dei critici.È, la sua, un’arte che protesta, malo fa con il tipico umorismo ingle-se. Non per nulla le sue opere sonoesposte un po’ dovunque, ospitatenelle mostre di tutto il mondo.Molte fanno parte delle collezionipermanenti di alcuni templi del-l’arte contemporanea.

>> Il Crocifisso che presentiamoè anch’esso un’ironica provoca-zione, che tuttavia fa riflettere enon poco. La grande croce di san-gue alle spalle del Cristo inquadrauna figura piagata dalla testa aipiedi da centinaia di ferite, sparseovunque: non esiste nessuna ben-ché minima parte del corpo nonsolcata da lividure. Non ci sareb-be nulla di nuovo (molti altri arti-sti hanno rappresentato il Cristoincredibilmente coperto di ferite)se non fosse per il fatto che quel-le numerosissime trafitture sono costituite… da filtri di sigarette.Compresa anche la corona di spi-ne che gli cinge il capo, compresoil volto, compreso… tutto. Il significato ci pare eloquente.Non è una forzatura argomentareche spesso a uccidere basta unniente, il fumo per esempio… ciòche sembra un niente, un’inezia,può risultare micidiale. Il Croci-fisso di Lucas non sembra pre-sentare una forte drammaticitàsia nell’espressione sia nellapostura. Ma è un Cristo parlante.Sembra dire: “Eccomi qua! Guar-datemi bene, come mi aveteridotto”. Un’ironia che induce ariflettere. �

Classe 1962, nazionalità britannica,collocazione Young British Artists, genereeclettico: usa fotografie, collage, cartoni,cemento, acciaio, resina, oggetti riciclati,ecc.Studi: London College of Printing.Mostre personali e collettive in tutto il mondo.

ARTE SACRA: CROCIFISSIdi Filippo [email protected]

SARAH LUCASIRONIA E PROVOCAZIONE

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LAETAREET BENEFACERE…

AFORISMI di Franco Scillone1) Il naso è fatto per odorare,

non per ficcarlo dappertutto.2) Quando indossi il vestito dell’infelicità,

rifletti se il sarto che l’ha cucito sei proprio tu.

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“Gli uomini non conoscono la propria felicità, ma quella degli altri non gli sfugge mai!” (Pierre Daninos). Lo scrittore e umorista francese ha colto nel segno;l’invidia è una delle bestie nere della vita degli uomini, un verme malefico che si nutre dei buoni sentimenti delle persone, lasciando loro intatti quelli… cattivi!

“Io invidioso? Assoluta-mente no! Goloso sì,magari anche superbo.Invidioso però, io,

no!”. C’è qualcuno disposto ad am-mettere di esserlo? Pare proprio dino. Tutt’al più ci va di passare peruno spirito critico. Quando,però, il signor “spirito criti-co” parla, ad esempio, delsuo collega di lavoro senzavolerlo scopre le carte. In-fatti, premesse – sia purea denti stretti – capacitàe qualità del collega,quanto prima cambiaregistro per metterne inpiazza difetti, incompe-tenze, inaffidabilità evia elencando. Forse so-no tutte cose vere, forse,ma dette così hanno ununico fine: demolire più omeno subdolamente la pre-sunta o reale superiorità delcollega che tanto lo frustra fa-cendolo sentire inferiore. È ungiochetto che prende dentro un po’

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COME ROVINARSIL’ESISTENZAL’INVIDIAdi Sabino Frigato [email protected]

F IDE ET ICHEper ragazzi, genitori, educatoriS

Scrive Pavel Florenskij – filosofo russo e sacerdote ortodosso fucilato nel dicembre del 1937 –“Le vesti non velano ma svelano un corpo splendido, e lo fanno, tra l’altro, in modo ancora più splendido, rivelandolo nel suo casto pudore”. Un corpo da ammirare non da invidiare.

tutti, anche se non lo vogliamo am-mettere perché sarebbe svelare laparte più meschina e vulnerabile dinoi stessi: cosa che non fa piacere anessuno.

FRUSTRAZIONEL’invidia – piaccia o no – è una ter-

ribile frustrazione. Non solo ce la tro-viamo dentro ma, come dice la stessaparola in-vidia (dal latino in-vidére/non vedere nel senso di vederetutto distorto e di mal occhio) ci faveder male, nel senso che rende il no-stro occhio cattivo fino a non vederepiù l’altro e a volerne addirittura lasparizione (lontano dagli occhi, lon-tano dal cuore, come cantava unavecchia canzone di Sergio Endrigo).Visto da lontano, l’invidioso apparenormale. Se però si presta attenzioneal tono di fondo delle sue conversa-zioni, al modo in cui vive le relazionie ai giudizi che insinua non è difficileaccorgersi di avere di fronte una per-

La densa scultura di Carlo Previtali che rappresenta l’invidia.

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LA TERAPIAEsiste una terapia contro l’invidia o

dobbiamo rassegnarci a rovinarci l’e-sistenza? L’invidia non si estirpa, macontrollarla si può! In fondo, l’invi-dioso è solo un affamato di stima, disimpatia, di attenzione: in una paroladi amore. Quali passi terapeutici met-tere in essere? Il primo è riconoscereche anche noi siamo rosi più o menoseriamente dall’invidia. Secondo: to-glierci dalla testa l’illusione che eli-minando la causa della nostra invidiatroveremo la pace. Terzo: accettarcicome siamo con i nostri limiti, masoprattutto scoprire tutti gli aspettibelli e positivi che ognuno di noi ha.L’autostima è fondamentale per vive-re e relazionarci agli altri in modobello e libero. Il passo decisivo percrescere nella nostra autostima èguardarci con gli occhi innamoratidel Signore Gesù. Solo in Lui ci sco-priamo amati in un modo esagerato.Il suo sguardo d’amore, accogliente,pieno di interesse per ciascuno di noitrasforma i nostri sentimenti e il no-stro sguardo da negativi in positivi.Solo la bellezza dell’Amore salva lanostra vita! �

sona triste e scontenta. L’invidioso,infatti, nonostante le apparenze e imodi cordiali, cova sentimenti nega-tivi che sfiorano il rancore, l’ostilitàe, talvolta, anche l’odio verso chi hain sé qualcosa che a lui non è datoavere. Il sentimento di tristezza chene consegue spinge l’invidioso a ri-cuperare fiducia e stima verso sestesso. Come? Demolendo più che sipuò chi è causa inconsapevole dellapropria frustrazione.

LA BIBBIAStando alla Bibbia, l’invidia si insi-

nua fin da subito, addirittura nella re-lazione tra i due fratelli Caino e Abe-le. Caino patisce dolorosamente ilconfronto con il fratello. Il presuntosuccesso di Abele davanti a Dio gliprovoca un acuto senso di inferioritàe un’insopportabile umiliazione. Eli-minarne la causa è la dinamica diCaino e di ogni invidia. San Tomma-so D’Aquino definisce questo bruttovizio come “dolore per il bene al-trui”, così che tra tutti i vizi, è quelloche non dà nessun piacere, anzi pro-voca solo tristezza. L’invidia, perciò,è sempre un’emozione tutt’altroche… invidiabile. Essa è impotente,paurosa e tuttavia incessante nel suoappetito: non conosce soddisfazioni.È un tormento senza fine. Senza cari-

care troppo le tinte, resta vero il fattoche essa segue l’uomo come la suaombra. Per questo motivo è il pecca-to per cui si dovrebbe stare più in gi-nocchio, purtroppo però, è anchequello che più si cerca di nascondere.

L’invidia nasce dall’inevitabilecontinuo confronto con chi ci staaccanto. Per fortuna non ogni con-fronto finisce alla Caino/Abele. Nondi rado viene sentito come un pun-golo alla competizione e all’emula-zione; una provocazione, cioè, a ti-rar fuori il meglio da noi stessi sulpiano professionale, relazionale, in-tellettuale, economico e così via.Caino, invece, entra in azione quan-do il confronto viene vissuto comeuna minaccia alla nostra presuntasuperiorità. Se il nostro equilibrioaffettivo non è abbastanza saldocorriamo il rischio di venirne corro-si. Dice la Bibbia: “l’invidia è la ca-rie delle ossa” (Proverbi 14.30).

CONFRONTI MICIDIALIChe cosa invidiamo negli altri?

Tutto ciò che ci fa sentire “meno”,“inferiori”, “frustrati”, “non realizza-ti”. Quando la propria autostima èballerina, qualsiasi confronto nonsentito vantaggioso diventa un atten-tato alla propria immagine. E di con-fronti ne abbiamo di continuo, tantiquante sono le nostre relazioni quoti-diane: nella scuola, sul lavoro, nellaprofessione, in famiglia. L’invidiosodeve, quindi, fare i conti con se stes-so, con la sua debole personalità. Al-tro non è che un orgoglioso frustratoche non accetta di essere messo aimargini da chi lo fa sentire inferioreperché ritenuto più bravo, più interes-sante, più divertente, più fisicamentedotato di lui. È quel maledetto “più dilui” che lo umilia e lo fa sentire infe-riore: ingiustamente inferiore. Elimi-nare quel “più”, non importa come,ne va della sopravvivenza psicologi-ca. Purtroppo, l’invidioso confondel’essere alla pari con l’essere identi-ci. E poiché – grazie a Dio – non sia-mo tutti uguali, il confronto non soloè vissuto male, ma è sempre negati-vo, fonte di sofferenza. È un avvitarsisu se stessi le cui conseguenze posso-no andare molto in là. Caino non per-de mai di attualità!

Dante Alighieri ha dedicato agli invidiosi il canto tredicesimo del Purgatorio… Li descrive che indossano un cilicio e hanno le palpebre cucite da filo di ferro (a tutti un fil di ferro i cigli fora!).

Giotto dipinge l’invidia come una figura repellente, con una serpe che spunta da sotto il turbante, fuoriesce dalla bocca ed è in procinto di penetrare nell’occhio. Il personaggio è immerso nel fuoco… dell’invidia.

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La Giornata per levittime del terrorismosi celebra quest’annol’11 marzo. Il numero 11è ormai un simbolo. Ci è parsaparticolarmenteshoccante la vignetta inwww.superedo.it/foto/foto_18_scuola_di_terro-rismo-10.htm, chequalcuno ci ha speditoin redazione, tranciantenel suo tragicosarcasmo.

gio 1972), fino al sequestro e as-sassinio di Aldo Moro (9 maggio1978) hanno avuto una memoriaal Quirinale da parte del Presi-dente della Repubblica Napolita-no in preparazione alla Giornatadi giovedì 11 marzo 2010, a 40anni dal luttuoso evento di Mila-no con 13 morti e 90 feriti, tuttepersone comuni, che quella matti-na andavano in banca. La cerimo-nia è stata considerata un esplici-to rifiuto di ogni terrorismo, tale-bani, Al Qaeda, kamikaze e anchedell’illusione di vincerlo. Inveceè tempo di incontrarsi e collabo-rare per un futuro di rispettosaconvivenza.

IL GESTOIl gesto simbolico

è stata la stretta dimano tra le vedoveCalabresi e Pinelli,diverse come idea epartito politico, uni-te tuttavia nel lutto.Perciò la memoriava a tutte le vitti-me, senza distin-zione e il loro in-contro dopo 40 an-ni indica per il fu-turo l’accettazionepacifica di ognu-no. Il Papa ha ag-giunto che il per-dono cristiano co-rona questo cam-mino. Per estirpa-re la violenza bi-sogna accettarela diversità che

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Il dibattito continua in tutto ilmondo e a tutti i livelli: tutti locondannano, nessuno lo vuole,eppure il tragico fenomeno si

moltiplica nel mondo sotto formesempre nuove. Se non si estirpe-ranno le radici, la malapianta con-tinuerà a ingigantire, nutrendosidei propri velenosissimi frutti.

LE STRAGILa strage di Piazza Fontana a

Milano, del 12 dicembre 1969,come quella alla stazione ferro-viaria di Bologna, del 2 agosto1980, la morte dell’anarchico Pi-nelli (15 dicembre 1969) e delcommissario Calabresi (17 mag-

I BATT I T IGiornate MondialiD

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NO AL TERRORISMO MA AUMENTA SE…di Severino Cagnin

non divide, come sembra, ma èfonte di unione: guai, se fossimotutti uguali! Abitare nello stessoquartiere e conoscersi; lavorareuno accanto all’altro; divertirsinegli stessi sport; pregare e canta-re in Chiesa; vivere assieme, do-nando il meglio di sé e ricevendoquello che non si ha.

>> Un sogno? Il primo librodella Bibbia, Genesi, amatoda ebrei, musulmani e cri-stiani e l’ultimo capitolo delVangelo secondo Matteosaranno il nuovo codicedell’umanità? �

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&NO

TESULLE NOTE

&Successo è solo accaduto / è un partici-pio passatoCome una sfera d’argento / che lungo unpiano inclinato scivolaCome il trionfo è un rumore / la vittoria èun saporeLo scudetto è uno scudo che non ci di-fendeSi corre e si cade si sale e si scendeLa fortuna è una stella che non ha un no-me

E poi basterebbe fare ciò che si è scel-toE avere una chiave in tascaNon accettare il ricatto / vincente osconfittoE alzare la testa vedere te

La bella donna rinchiusa / dentro un ma-nifesto

Nel suo sguardo c’è un sogno / che nonmi appartieneChi di fama ci vive / e chi di fame ci svie-neChi ha il destino nel sangue / chi inun’occasione

E poi basterebbe fare ciò che si è scel-toE avere una chiave in tascaNon accettare il ricatto / vincente osconfittoE alzare la testa vedere te

Successo è solo accaduto / è un partici-pio passatoE poter dire solo quello che si vuol direÈ poter fare solo quello che si è sceltoÈ poter smettere e poi ricominciareÈ poter fare solo quello che dà gusto

SUCCESSO di Niccolò Fabi

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SUCCESSO di Lorenzo Angelini

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cura certosina degli ar-rangiamenti, le liricheispirate e l’interpreta-zione intensa ed è ca-ratterizzato da densitàdi contenuti e stimolialla riflessione cheperò, lungi dall’esseresbattuti in faccia, sirintracciano solo all’a-scolto attento e com-petente. Meticolosa èl’indagine della naturaumana alla caccia dicriteri per conoscersial meglio, per apprez-zarsi nonostante i li-miti, per impegnarsi a superare icondizionamenti, per riconosce-re in ogni altro una ricchezza.

Non pochi cantautori desi-derano affrancarsi dal mer-cato discografico che detta

modi, tempi, luoghi e personeper la realizzazione dei dischi eche, di frequente, ha l’ultima pa-rola su forma e contenuto dellecanzoni. Anche Niccolò Fabi im-bocca, con il suo recente Solo unuomo, lo scosceso sentiero del-l’autoproduzione guadagnandoin quanto a libertà di azione, mapagando lo scotto di essere prati-camente ignorato da radio e tvspecializzate malgrado il consoli-dato plauso della critica e di unafetta consistente di pubblico.

>> L’album che ne esce si muo-ve tra la levità delle melodie, la

�Se c’è una misura per il valore del nostro comportamento, questa, certamente, non è il successo.

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>> Emblematica, in tal senso, èquesta Successo in cui si tenta diabbattere, in ordine alla propriarealizzazione come persona, lecategorie “vincente-sconfitto” ad-ditandole come fasulle, inganna-trici. La propria affermazione, alcontrario, è garantita solo dal po-ter fare quello che si è scelto. Fa-cile a dirsi, difficile ad accettarlo,specie nel nostro tempo caratte-rizzato da un alto tasso di indivi-dualismo, ma non vi sono dubbiche un obiettivo così impegnati-vo ci offra, se raggiunto, una sod-disfazione elevata.

>> È proprio la musica a comuni-carci questo compiacimento: lamelodia, chiara e serena si muo-ve su tenui e pacati disegni dichitarre fino a quando un coroinaspettato invade tutto l’arran-giamento come il sorgere di uncaldo sole: e ci si rallegra non so-lo per il proprio “successo”, maanche per quello degli altri. �

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MARZO 2010 BS

I NOSTRI MORTIZUCCHELLI sig.ra Maria,cooperatrice,† Milano, il 20/10/2009, a 92 anni

Mariuccia, cooperatrice salesiana, leggevamolto volentieri il Bollettino Salesiano e di-ceva che per i giovani di oggi ci volevanotanti Don Bosco. Ha sempre alimentato lasua fede con l’Eucarestia e con la preghie-ra, soprattutto con il Rosario. Ha fatto partedel primo Consiglio pastorale della parroc-chia Beata Vergine Immacolata e S. Antoniodi Milano. Ha espresso la sua carità verso ipoveri, operando nella Conferenza di S.Vincenzo per 75 anni; verso i giovani, comecatechista; verso i malati, accompagnandolia Lourdes per oltre 30 anni; verso tutti conil suo mite sorriso, l’ascolto, il consiglio e ilconforto. Era contenta di essere nata nel1917, anno delle apparizioni della Madonnaa Fatima, e Maria Ausiliatrice l’ha accom-pagnata dolcemente in cielo nell’anno de-dicato a santa Bernardette.

ROSTAGNO sac. Carlo, salesiano† Châtillon (AO), il 03/05/2009, a 77 anni

Don Carlo, di animo sensibile, semplice ebuono, sapeva parlare al cuore delle per-sone. Educatore esigente e comprensivo,ha fatto da guida con saggezza, amabilità ecostanza a generazioni di ragazzi. Amantedella montagna, gioiva nel condurre gruppidi giovani a contemplare le bellezze natu-rali. Educatore, insegnante, catechista, con-sigliere per 40 anni nella casa di Châtillon.Era nato a Forno Canavese da una famigliaricca di valori umani, di coerenza cristiana,di fedeltà al dovere. Con gli studi dai sale-siani il Signore gli fa percepire l’ideale diuna vita di speciale consacrazione e lui ge-nerosamente rispose alla chiamata di Dio.Trascorrerà la sua vita, prodigando il megliodelle sue energie. Don Carlo viveva per isuoi ragazzi, voleva loro bene, sapeva en-tusiasmarli con poco, risvegliare in loro tan-te energie di bene, di crescita umana e dispiritualità.

DELLA MOGLIE sr. Anna Teresa,Figlia di Maria Ausiliatrice† Salerno, il 19/05/2009, a 95 anni

Anna Teresa, forte e austera, ma con uncuore davvero grande, era l’ultima di seifigli nati in una famiglia cristiana intessu-ta di grandi valori. Dopo aver conseguitol’abilitazione magistrale, fu insegnantenella scuola elementare e secondaria in-feriore. Per alcuni anni prestò il suo quali-ficato servizio anche presso l’USMI (Unio-ne Superiore Maggiori d’Italia) della dio-cesi di Napoli. Suor Anna Teresa era unasorella amabile, intelligente e premurosaverso tutte le consorelle e quanti la avvi-cinavano.

SANDRI sr. Erminia, Figlia di Maria Ausiliatrice† Lugagnano d’Arda (PC), il 30/05/2009, a 88 anni

Il primo incontro di Erminia con Don Boscoè avvenuto attraverso un giornalino delleBeniamine di Azione Cattolica su cui erascritto: “W D. Bosco Santo”. Era l’anno1934. La vita di suor Erminia è stata di gran-de lavoro compiuto con serenità e spirito di

sacrificio. Sapeva affrontare con disinvoltu-ra anche le emergenze, e non erano rare,contenta di offrire il suo servizio in cucinaper rendere fecondo l’apostolato dei Con-fratelli Salesiani che stimava e per i qualipregava con cuore di sorella.

MAGAROTTO sac. Agostino,salesiano† Castelfranco (TV), il 10/09/2009, a 89 anni

Insegnante da sempre in varie scuole dell’i-spettoria veneta, ha svolto il suo lavoro e ilsuo apostolato dalla cattedra. Preside, con-sigliere, catechista, vicario, fu un grande la-voratore, un apprezzato insegnante, unostimato dirigente scolastico e un ottimo re-ligioso, fedele ai suoi doveri, alle regole, ealle leggi, un religioso che aveva nel cuorela salute spirituale e la crescita morale eculturale dei suoi alunni. Ha passato gli ul-timi tempi della sua lunga e laboriosa gior-nata nell’infermeria ispettoriale di Castellodi Godego.

TENGATTINI sac. Angelo,salesiano† Milano, il 12/09/2009, a 59 anni

Figlio di una famiglia impregnante di una fe-de operosa e tenace, lui stesso diventò te-stimone dell’amore di Dio in mezzo allagente, ai giovani prima di tutto, soprattutto aquelli in difficoltà. Cresciuto in oratorio, lì hadeciso la sua vita, che si è poi dipanata nelsegno di uno zelo semplice e gioioso aper-to a tutti, chiuso a nessuno. Attento ai pro-blemi dei suoi confratelli, dei suoi giovani,della sua gente. Esigente con se stesso loè stato anche con i suoi assistiti: un educa-tore sereno e forte, amabile ma inflessibile,sempre in movimento, sempre creativo e,soprattutto, sempre in mezzo ai giovani:puntuale nell’assistenza, vivace nel con-fronto, allegro nella conversazione. Sapevapredicare il Dio del Vangelo, quello scomo-do, quello che esigeva di trafficare i talenti,ma anche quello paziente e sempre prontoal perdono. Don Angelo è stato una granperdita qui in terra, ma un gran guadagnoper il cielo.

Agne

se G

aspa

rotto

“Reciso in terra

torna a fiorire

nel giardino di Dio”

PER SOSTENERELE OPERE SALESIANE

Notifichiamo che la DirezioneGenerale Opere Don Bosco consede in Roma, riconosciuta conD.P.R. 02-09-1971 n. 959, e laFondazione Don Bosco nelmondo (per il sostegno in parti-colare delle missioni salesiane),con sede in Roma, riconosciutacon D.M. del 06-08-2002, pos-sono ri ce ve re Legati ed Eredità. Que ste le formule:

se si tratta di un Legatoa) di beni mobili“… Lascio alla Direzione Ge ne -rale Opere Don Bosco, con se dein Roma (o alla FondazioneDon Bosco nel mondo, con sedein Roma) a titolo di legato lasomma di € …, o titoli, ecc., peri fini istituzionali dell’Ente”.

b) di beni immobili“… Lascio alla Direzione Ge ne -rale Opere Don Bosco, con se dein Roma (o alla Fondazione DonBosco nel mondo, con sede inRoma) l’immobile sito in… per ifini istituzionali del l’En te”.

Se si tratta invece di nominareerede di ogni sostanza l’u no ol’altro dei due enti sopraindicati“… Annullo ogni mia preceden-te disposizione testamentaria.Nomino mio erede universale laDirezione Generale O pe re DonBosco, con sede in Ro ma (o allaFondazione Don Bosco nelmondo, con sede in Roma) la- sciando ad essa quanto mi ap par-tiene a qualsiasi titolo, per i finiistituzionali dell’Ente”. (Luogo e data) (firma per disteso

e leggibile)

NB. Il testamento deve essere scritto perintero di mano propria dal testatore.

INDIRIZZIDirezione Generale Opere Don BoscoVia della Pisana, 111100163 Roma-BravettaTel. 06.65612678 – Fax 06.65612679

Fondazione Don Bosco nel mondoVia della Pisana, 1111 00163 Roma-BravettaTel. 06.65612658 – Fax 06.65612679

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MARZO

PIANTE DELLA BIBBIA PALMAQuest’anno, la domenica “dellePalme” si celebra il 2288 mmaarrzzoo. Lapalma è tra le piante più antichecoltivate dall’uomo. I frutti hannogrande valore nutritivo e se nericava una bevanda alcolica; lefibre delle foglie servono percanestri e funi; il tronco è usatocome legname. La pianta, poi,segnala la presenza di acqua. Atutto questo, si aggiunge la suabellezza. In tutte le civiltà, la pal-ma è simbolo di fecondità, vita,ricchezza e vittoria. È citata 60volte nella Bibbia. In ebraico, sichiama “tamar” che è anche unnome femminile, come una nuo-ra di Giuda (Gn 38). La profetes-sa Deborah sedeva sotto una diqueste piante (Gdc 4,2). NelCantico dei Cantici, l’amata èparagonata a una palma (7,8).Essa è uno degli elementi deco-rativi del tempio di Salomone (1Re 6,29.32.35.36). E ancora, “ilgiusto fiorirà come palma” (Sal92,13). Gerico è la “città dellepalme” (Dt 34,3). Nell’ingresso diGesù a Gerusalemme i suoi ramisono, quindi, segno di saluto, diomaggio e di regalità, ma anchesimbolo della sua morte e dellasua resurrezione.

SANTUARI MARIANI AVIGLIANA (Torino)Avigliana, comune di circa 13mila abitanti in provincia di Tori-no, sorge attorno a due laghi (ilGrande e il Piccolo). Sulle rivedel lago Grande, sorge il san-tuario della Madonna dei Laghi,la cui costruzione risale al 1622,per volontà del duca CarloEmanuele I di Savoia. Secondola tradizione, Bona di Borbone,moglie di Amedeo VI, il “ConteVerde”, avrebbe implorato l’im-magine della Vergine con inbraccio il Bambino, affrescatasu un pilone votivo del ’300, diavere un figlio maschio: fuesaudita con la nascita di Ame-

deo VII, il “Conte Rosso”, avve-nuta proprio ad Avigliana, nel1360. L’affresco trecentesco èancora conservato all’internodel santuario, dove sono visibilipure un polittico dell’Annuncia-zione e sei grandi tele donatedai Savoia. Non a caso, l’Ordi-ne della Santissima Annunziata,fondato da Amedeo VI, è lamassima onorificenza di CasaSavoia, e la festa del santuariocade il 2255 mmaarrzzoo, solennitàdell’Annunciazione. In origine,la chiesa era “officiata” daiCappuccini, dal 1892 il santua-rio è affidato ai Salesiani e con-tinua a essere uno dei maggioriluoghi di culto mariano del Pie-monte. �

MARZO

il Mese Savina Jeminail Mese

43PRETE E SCIENZIATO ■ CARDINALE PIETRO MAFFI

Nato a Corteolona (Pavia) il 12ottobre 1858, Pietro Maffi èdapprima professore di filosofianel Seminario pavese, dove siinteressa anche di meteorolo-gia e astronomia. Nel 1902 ènominato vescovo ausiliare diRavenna, l’anno dopo arcive-scovo di Pisa e nel 1907 cardi-nale. I suoi interessi scientificisono limitati dall’intensa attivitàpastorale e dalla salvaguardiadi chiese e monumenti. Ma laporpora ne accresce la noto-rietà come scienziato, e ne faun esempio concreto di intesatra fede e scienza, in anni incui l’anticlericalismo sostiene ilcontrario. Nel frattempo, sunomina di Pio X, presiede laSpecola Vaticana: nel 1928completa la stampa dei diecivolumi del catalogo astrografi-co, contenenti quasi 500 milanumeri. Maffi è anche appas-sionato bibliofilo e arricchiscela biblioteca personale conacquisti e donazioni, affiancan-do classici, letteratura straniera,

scritti spirituali e opere scientifi-che, al punto che papa Pio XIla definisce “magnifica” e perla Sovrintendenza ai beni libraridella Toscana è il maggiore“giacimento privato” dellaRegione. Muore il 1177 mmaarrzzoo1931, a Pisa.

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P RIMA PAGINA Francesco Motto - [email protected]

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vocazione, realizzazione, verifica… Era lui chenominava il regolatore, determinava i temi da trat-tare, proponeva le commissioni da creare, presie-deva i dibattiti, interveniva attivamente nellediscussioni, rispettoso sempre dell’opinione altrui,ma senza rinunciare a essere decisivo, grazie allasua grande autorità morale e al suo essere total-mente identificato con il pensiero di Don Bosco.La società salesiana acquistò così nel primo decen-

nio del secolo XX la strutturagiuridica delle grandi congre-gazioni religiose: si approvaro-no i regolamenti delle diverseattività e uffici, si riordinaronole deliberazioni prese in tempidiversi, si trattarono tutti i gran-di temi del governo e dell’ani-mazione, si regolarizzarono leistituzioni (ispettorie, noviziati,case e programmi di studio,esperienze educative di tiroci-nio...).

>> Don Rua ricorse di persona,o mediante i suoi più stretti col-laboratori, a conferenze pro-grammate, a discorsi di forma-zione di ispettori e direttori.Soprattutto utilizzò molto la cor-

rispondenza: lettere edificanti, lettere circolari, lette-re a ispettori e direttori, alle FMA, a singoli confra-telli, a cooperatori… Senza fare proclami solenni esenza dare direttive particolarmente alte, se nonquelle suggerite dalla tradizione salesiana e dallacomune fede cristiana, attraverso le lettere creò unrapporto profondo e un coinvolgimento molto strettoe personale con i corrispondenti sparsi in tutto ilmondo. Chiaro nei concetti, pratico nei suggerimen-ti, diede sempre loro valide giustificazioni delledecisioni prese. E volendo essere padre dei suoifigli, ne condivise sentimenti di gioia e di tristezza,con l’obiettivo di favorire unità e solidarietà fra tuttiloro, benché sparsi nei diversi continenti. La storiaprova che vi riuscì ottimamente. �

Alla morte del fondatore la Società contava 58case in 4 nazioni europee e 5 sudamericane.Don Rua le portò a 387, raccolte in 34 circo-

scrizioni giuridiche, moltiplicandole negli Statidove già esistevano ed estendendole in altri 28paesi di 4 continenti. Le poche centinaia di salesia-ni del 1888 raggiunsero nel 1910 i quattro mila.Nei 22 anni del suo rettorato si ebbero 31 spedi-zioni missionarie e si lanciarono nuove missioni trai Kivari (Shuar) in Ecuador e iBororo nel Brasile. Senza con-tare le opere delle Figlie diMaria Ausiliatrice, e l’Associa-zione dei Cooperatori Salesia-ni. Come spiegare tutto ciò?Saranno gli storici a indicarci lemolte ragioni di tale enormesviluppo; intanto possiamoricordarne una fra le principali:il fascino di Don Bosco e deisuoi figli come educatorimoderni, capaci, all’altezza deitempi. Essi operavano efficace-mente tanto nei “tradizionali”campi di lavoro, quali oratorifestivi, scuole “d’arti e mestie-ri”, scuole umanistiche, ospiziper fanciulli poveri, case pervocazioni adulte, chiese e cap-pelle, editoria religiosa e scolastica, quanto in nuo-ve forme di apostolato, come colonie agricole,esternati, pensionati, presenze assistenziali di variogenere, lebbrosari compresi.

>> Il rapidissimo sviluppo nazionale e internazionepose a don Rua e ai suoi collaboratori un’ineditasfida: come governare dalla casa madre di Torinoun’istituzione di tali dimensioni? Si trattava di rior-ganizzare le strutture di governo centrale e periferi-che con la definizione delle loro competenze, deireciproci diritti e doveri, dei rapporti fra di loro. Losi fece attraverso i Capitoli Generali. Don Rua nepresiedette sei, al ritmo di uno ogni tre anni, contutto quello che volevano dire: preparazione, con-

DON RUAUOMO DI GOVERNODon Michele Rua passerà certamente alla storia come il Rettor Maggiore

che ha dato continuità e soprattutto enorme sviluppo alla giovane società salesiana.

Lest

agioni diunprete*

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UN BAMBINO DI NOME AUGUST

Siamo una famiglia cattolica; ab-biamo tre figli già in età adulta. Laterza, Marysia, nata nel 1970, èsposata e ha sempre avuto gran-de difficoltà a portare a terminele gravidanze. È riuscita a parto-rire Albert che oggi ha sette annie Klara che ne ha quattro. Tre an-ni fa lei e suo marito, per motivieconomici, sono emigrati in In-ghilterra, pur continuando a man-tenere i rapporti con la Polonia,loro patria di origine. Durante unloro viaggio in Polonia, il 1° no-vembre 2007, si scoprì che Mary-sia era incinta e che la sua gravi-danza era a rischio. Per questo fucostretta a rimanere in Polonia fi-no al parto, mentre suo maritocon il figlio Albert sono ripartitiper l’Inghilterra a motivo del lavo-ro e della scuola. Io con tutta lafamiglia cominciai a pregare in-tensamente il Signore affinché,per l’intercessione del Servo diDio cardinale Augusto Hlond,mia figlia Marysia potesse parto-rire felicemente il suo bambino.Ringraziando Dio, dopo grandisacrifici da parte della mamma, acui è stato praticato il cerchiaggioe ha subito minaccia di aborto, il30 giugno 2008 è nato un bambi-no sano. Una sorpresa per memeravigliosa fu la decisionespontanea, da parte di mio ge-nero e mia figlia, di dare al bam-bino il nome di August.

R. Kolbuk, Polonia

SONO RINATA

Mi sono decisa a scrivere que-sta testimonianza perché nonposso tenermi il rimorso di faresilenzio su quanto mi è accadu-to, e su quanto la venerabile ma-dre di Don Bosco, Mamma Mar-gherita, ha fatto per me. La miavita è stata costellata da moltiproblemi di salute, che mi hannoportata quasi in fin di vita. Ma labontà di Dio mi ha risparmiata,donandomi un’altra possibilità dimigliorare. A causa di un puntochirurgico all’interno della vesci-ca, ho dovuto convivere per treanni con una tremenda infezio-ne in loco. Non potevo fare unpasso o sedermi, senza sentir-mi straziare nella carne. Unicacura possibile, non potendo es-sere operata di nuovo e subito,dopo un intervento per occlusio-ne intestinale, erano antibiotici acicli di 15 giorni, con dolori for-tissimi allo stomaco e al fegato.Un sacerdote salesiano, al cor-rente della mia situazione, miconsegnò un’immagine di Mam-ma Margherita con preghiera,

consigliandomi di affidarmi a lei.Così feci. Immediatamente unbravo medico mi consigliò unacura omeopatica notevolmentedispendiosa, ma che mi permisedi procrastinare l’intervento e diriprendermi fisicamente senzarovinarmi né fegato, né stomaco.Proprio con quella cura potei ri-cominciare a camminare senzatroppi dolori e a sentirmi piena difiducia. Dopo due anni e mezzo,un altro medico mi consigliò unintervento per estirpare il male.Un esperto laparoscopista, pri-mario all’ospedale di Lugo (RA),mi informò sui gravi rischi che sipotevano correre con un’opera-zione chirurgica, che poteva pro-trarsi dalle due alle dieci ore. Misottoposi quindi all’operazione.Dopo due ore mi svegliai. Accor-gendomi di non avere sul ventreneppure un cerotto, ero persua-sa che non avessero potuto ope-rarmi. Proprio in quel momento,vidi entrare il medico tutto alle-gro che mi disse: “Tutto fatto! Hofaticato molto, ma sono riuscitoa demolire il male e a estirparlodel tutto”. Senza nulla togliereagli interventi medici, io possosolo pensare che la preghierafatta a Mamma Margherita, cheancora recito quotidianamente,mi ha dato tutti questi aiuti e miha fatto guarire. Prima mi senti-vo quasi inutile a tutto e a tutti;mentre oggi tutto è cambiato: iosono come rinata e il mio cuorescoppia di gratitudine.

Spadoni Lidia, Ravenna

EMBOLI SPARITI

Mi chiamo Alfonso. Ho 65 anni.Nell’aprile 2008 da un po’ di tem-po mi sentivo molto affaticato e ri-manevo senza fiato al più picco-lo sforzo. Di seguito una persi-stente bronchite ha peggiorato lamia situazione. Su consiglio delmio dottore, mi sono recato alpronto soccorso dell’ospedale diBra per accertamenti cardiaci.Dopo vari controlli decisero di ri-coverarmi, poiché sembrava checi fosse rischio di infarto. Ne fuitalmente impressionato, che conmia moglie e la mia famiglia ini-ziai a pregare Maria Ausiliatrice,san Giovanni Bosco e san Do-

I NOSTRI SANTIa cura di Enrico dal Covolo postulatore generale

Per la pubblicazione non si

tiene conto delle lettere non

firmate e senza recapito. Su

richiesta si potrà omettere

l’indicazione del nome.MARZO 2010 BS

una T.A.C. di controllo il cui esitosegnalava come scomparso tuttoil male, per cui non era più ne-cessario procedere con altri ciclidi chemio. Certa che a una graziadal cielo sia dovuta la guarigionedi mio marito, ho promesso cheogni giorno avrei recitato la nove-na di ringraziamento a san Do-menico Savio.

Gremmo Sandra, Biella

AVVENIMENTOPRODIGIOSO

Ai primi di novembre 2008 unamia cugina di 37 anni fu im-provvisamente colpita da fortidolori alla testa e allo stomaco,fino a entrare in coma. I medi-ci dell’ospedale di Ischia, aiquali apparve subito grave lasituazione, disposero il trasfe-rimento in elicottero presso unospedale napoletano, al fine dicapire la causa del coma. So-lo dopo molte ore si diagno-sticò un’encefalite o una me-ningite che lasciò tutti i familia-ri in una profonda angoscia.Subito chiesi l’aiuto delle vo-stre preghiere, insieme con uncaro amico, affidando mia cu-gina alla protezione dei santidella Famiglia Salesiana e inparticolare all’intercessione delbeato Michele Rua, primosuccessore di Don Bosco. Eb-bene, dopo circa cinque giornidi coma, mia cugina si è risve-gliata. Ancora adesso (25 gen-naio 2009) sta bene; non ha ri-portato nessuna conseguenzada questa disavventura. Hochiesto, in via riservata, a unodei medici curanti se la guari-gione poteva essere ritenutainspiegabile. Mi hanno rispostodi no, ma io sono convinto chele nostre e le vostre preghieresiano servite. Altra curiosità: laFamiglia Salesiana festeggia ilbeato Michele Rua il 29 otto-bre, data del mio compleanno.Davvero una bella sorpresa.

Trani Flavio, Ischia (NA)

Michele Rua.

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M. D. Mazzarello Laura Vicuña

menico Savio. Attraverso suc-cessive indagini, si scoprì che lacausa dell’insufficienza cardiacaera una grave embolia polmona-re di origine ignota. Iniziarono lecure per sciogliere gli emboli, magià si prevedeva necessario unintervento chirurgico per rimuo-verli. Proprio in vista di questo,dopo ventun giorni fui trasferitonel reparto di cardiologia dell’o-spedale Molinette di Torino. Io e imiei familiari continuavamo apregare affinché fosse possibileevitare l’operazione. Trovandomia Torino, mi sentivo ancora più vi-cino a Maria Ausiliatrice e ai san-ti salesiani, che pregavo con ilRosario e altre preghiere, pro-mettendo di segnalare al Bolletti-no Salesiano la guarigione. Inospedale continuarono le cure efurono ripetuti i controlli già ese-guiti in precedenza. Uno dopol’altro i vari controlli risultavanosoddisfacenti. Quando mi fu pra-ticata l’angiografia polmonare, siconstatò che gli emboli eranopraticamente spariti; rimanevanosolo tracce periferiche, tali danon richiedere operazione. Dopoaltri ventun giorni, venivo dimes-so dall’ospedale. Ora (31 gen-naio 2009) devo assumere medi-cine per prevenire altre eventualiembolie, ma sto bene e lavoronormalmente.

Cornaglia Alfonso, Santa Vittoria d’Alba (CN)

GUARIGIONE DEL MARITO

A seguito di un’ecografia di con-trollo a reni e prostata, è stato evi-denziato a mio marito del liquidoin un polmone. Effettuati subito ul-teriori controlli tramite radiografie,esami e T.A.C., è stato diagnosti-cato un adenocarcinoma malignoalla pleura. Tale esito mi ha getta-to in una grande costernazione.Mi sono rivolta con tanta fede asan Domenico Savio, al qualeda circa trent’anni mi rivolgo ognimese con la novena e, indossatala sua reliquia, ho invocato anchegli altri santi salesiani, in partico-lare Don Bosco. Intanto era statapreventivata una serie di cinquecicli di chemioterapia, e un even-tuale intervento. Dopo tre cicli dichemioterapia è stata praticata

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• Sappiamo che lei ha difeso ultimamente una tesi sul “Don Boscodel Giappone”. È vero? E come mai ha scelto don Cimatti?

È vero. Una copia l’ho inviata al Rettor Maggiore don Chávez. Micapitò di visitare per lavoro il Giappone dove il salesiano don FedericoBarbaro, conosciuto in chiesa, mi ha parlato di don Cimatti. Pure donGiuseppe Grigoletto, fratello di una mia zia, mi parlava spesso di que-sto grande salesiano.

• Che cosa l’ha più colpita di don Cimatti?La sua preparazione culturale, la sua attività missionaria, i molteplici

interessi che coltivava; il talento musicale; la cura dei giovani; la for-mazione del clero indigeno; l’attività editoriale; la grande fede nellaProvvidenza e la sua democraticità verso tutte le persone.

• Conosceva forse già i salesiani?Conoscevo don Giuseppe Grigoletto e poi nei viaggi in Giappone

don Federico Barbaro che ha tradotto la Bibbia in giapponese. Inoltredon Aldo Cipriani, ora ispettore; don Gaetano Compri, direttore delmuseo Cimatti a Chofu; don Bautista Massa, parroco a Tokyo.

• Ci hanno detto che è la quarta laurea che prende. Che cosa laspinge a dedicarsi con tanto amore allo studio?

La facoltà umanistica universitaria di Lettere e Filosofia proponenumerose discipline. Io l’ho scelta, dopo il periodo di lavoro nelle in-dustrie, per il desiderio di imparare, conoscere ed esplorare altri oriz-zonti culturali. Filosofia, Storia, Lingue, Arte, Filologia, Geografia,Antropologia, Sociologia, Scienze delle Religioni, ecc.

• Può dirci l’argomento delle sue tesi?1) “Vasa Sacra” calici e patene nella Nuova Roma (Bisanzio).2) “Katharina Mary Drexel: una vita per le etnie neglette degli Stati

Uniti d’America” (canonizzata nel 2000).3) “Una casa di accoglienza per l’emigrazione tedesca negli Stati

Uniti d’America: The Leo House” (a New York, ora presente come al-bergo).

4) Don Vincenzo Cimatti “giullare di Dio” in Giappone. Tutte difesenell’Università di Padova e l’ultima nell’interateneo Padova/Venezia.

• Davvero complimenti!Davvero grazie!

IN PRIMO PIANO redazionale

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FERNANDO GRAZIANIÈ un nonno di Vicenza. Ha sei figli e sei nipoti. Il figlio più giovane è presbitero e giovane parroco. Ha lavorato in una tipografia, in una fabbrica di lampade per auto e in una fabbrica di bigiotteria fino alla pensione.

TIC TAC

(Baby prostituta)Ecco le mani che piano mi calmano,

piano.Fan finta di niente.Ho i capelli sistemati, lo smalto nelle unghie,

il fumo esce e rientraFaccio finta di niente.Non è giusto giocare, non è giusto piangere.È giusto solo fare ciò che dicono.

Faccio finta di niente.Sento il paesaggio, vedo il paesaggio, il tempo è sovrano… tic tac…tic tac…

Ma loro, ancora, fan finta di niente.

Ho nove anni e già so che invecchierò così.Fate finta di niente? Spiegatemi almeno!... Anche voi che mi abitateinvecchierete così?Anche voi passate ilgiorno

sperando che quellodopo sia migliore?

Anche voi piangetedi nascosto

affinchénessuno visgridi dicen-dovi

“Lo abbiamo fatto tut-te?”.

Eppure… fate finta di niente.

(Giorgia Frisina)

BS MARZO 2010

Page 48: Mensile-AnnoCXXXIV-nr.3 Marzo 201 0biesseonline.sdb.org/2010/pdf/201003.pdf · 18 La Via Christi a Junin de los Andes diGiancarloManieri M ISSIONI 20 Una mamma per 1700 orfani diVincenzoDonati

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ATTUALITÀ di Giorgia Frisina

Sogni di sabbia

VIAGGIdi Giancarlo ManieriPatagonia splendida

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