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Membro dell’ EFAH European Federation Against Hunting www.abolizionecaccia.it numero 2 2009 BOLLETTINO DELLA LEGA PER L’ABOLIZIONE DELLA CACCIA In caso di mancato recapito inviare all’ufficio CMP Roserio - Milano per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Anno XXXII, n. 2 2009 Poste Italiane Spa spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Milano in lotta contro l’assemblea della LAC campi e corsi contro il bracconaggio ORSI

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Membro dell’ EFAH European Federation Against Huntingwww.abolizionecaccia.it numero 2 2009

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ORSI

2 - numero 2 2009 - numero 2 2009 3

DISEGNO DI LEGGE CHE VIETA IL RIPOPOLAMENTO DI CINGHIALIArriva un disegno di legge ad hoc che vieta l’immissione in natura di cinghiali. La senatrice Donatella Poretti (Radicali-PD) in collaborazio-ne con la Lega per l’Abolizione della Caccia, e assieme al senatore Marco Perduca, ha reso noto infatti di aver depositato un disegno di legge (n. 1476) che si propone di vietare ogni immissione in natura per esemplari della specie Cinghiale e prevede adeguate sanzioni amministrative per i contravventori. “Ogni anno - rileva la senatrice - ci sono Province che spendono centinaia di migliaia di euro in risarcimenti per i danni causati dai cinghiali alle produzioni agricole. Ma se è vero che la prolifi-cità del cinghiale centro-europeo, immesso sul territorio sin dagli anni ‘60-’70 a fini di ripopolamento vena-torio, è una delle principali fonti del problema, desta stupore che ancora da poco diverse amministrazioni

pubbliche, ad esempio in Campania, Calabria, Molise, Basilicata, abbiano emanato bandi di gara per l’acquisto di cinghiali da immettere in natura” (ANSA, 25 marzo). Il testo del disegno di legge è il seguente: “All’art. 21 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, è aggiunto il seguente comma:4. È sempre vietato a chiunque immettere in libertà sul territorio nazionale, sia a fini di ripopolamento sia ad ogni altro fine, esemplari di cinghiale di qualunque sottospecie o razza. Per la violazione del divieto di cui al presente comma si applica la sanzione amministrativa da euro 500 ad euro 1500 per ciascun esemplare”.

IL CONSIGLIO DI STATO CONFERMA ANNULLAMENTO DELLA CACCIA IN DEROGACon deliberazione n. 14250 del 15.9.2003 la Giunta della Regione Lombardia ha autorizzato il prelievo venatorio “in deroga” delle specie (protette) “fringuello” e “peppola”,

per la stagione venatoria 2003-2004. Contro tale deliberazione LAC Gruppo ornitologico lombardo, LAV e WWF ricorrevano al TAR che, dopo aver chiesto il parere della Corte di giustizia dell’Unione Europea, annullava la delibera. La Giunta della Lombardia ricorreva allora al Consi-glio di Stato che, con sentenza 1054 del 23 febbraio 2009, ha confermato la sentenza del TAR.

INTERROGAZIONE SUL DIVIETO DI MU-NIZIONE DI PIOMBOL’on. Susanna Cenni il 2 ottobre aveva presentato un’interrogazione ai Mi-nistri dell’ambiente e delle politiche agricole per chiedere spiegazioni in merito allo schema di modifica del decreto 184/2007 del Ministro dell’Ambiente, che prorogherebbe di un anno l’entrata in vigore del divieto di usare munizione di piombo nelle zone umide. Tale divieto è un obbligo per l’Italia in virtù dell’accordo inter-nazionale AEWA ratificato dall’Italia nel 2006, e l’uso della munizione di piombo è causa di un grave avvele-namento degli uccelli acquaioli.

41 MORTI NELLA SCORSA STAGIONE VENATORIAIn 5 mesi un totale di 126 episodi di cronaca: con 41 morti e 85 feriti. Que-sti i numeri della stagione venatoria 2008-2009. I dati riguardano il perio-do che va dal primo settembre 2008 al 31 gennaio 2009. Tra i cacciatori si contano 24 morti e 62 feriti, mentre tra la gente comune i morti sono stati 17 e i feriti 23. All’interno dei singoli casi si distingue la munizione: quella spezzata (i comuni pallini) ha provocato 44 episodi, la munizione a palla unica (usata per gli ungulati) ha causato 36 incidenti. I minorenni coinvolti sono stati 12. E l’intervento dell’elicottero è stato necessario per 24 volte. La regione in cui le doppiet-te hanno mietuto più vittime è stata la Toscana (17), poi la Sardegna (12) e il Veneto (10). Tra le province il triste primato spetta a Pesaro-Urbino (7), seguita da Cagliari (5) e Treviso (5).Sul sito LAC www.abolizionecaccia.it sono riportati gli episodi in dettaglio.

questo è il titolo dell’interessante incontro-dibat-tito, organizzato dalla Sezione Friulana dalla LAC e tenutosi il 23 maggio a Pordenone. La conferenza, moderata dalla responsabile locale della L.A.C. Avv. Alessandra Marchi, ha avuto quali protagonisti in veste di relatori la Dott.Ssa Luciana Baroni, medico, specialista in Neurologia, Geriatria e Gerontologia, esperta di nutrizione vegetariana, presidentes-sa della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana e il Prof. Gianni Tamino, docente di Biologia Generale presso l’ Università degli Studi di Padova, esperto in materia ambientale, dei rifiuti, dell’energia, della sostenibilità e delle biotecnologie, Membro della Camera dei Deputati dal 1983 al 1992 e del Parlamento Europeo dal 1995 al 1999.La dott.ssa Baroni ha illustrato puntualmente e con efficacia le gravi conseguenze provocate sulla salute umana dal consumo sempre più smi-surato di carne e di prodotti animali da parte della stragrande maggio-ranza dei paesi occidentali. Infatti, arteriosclerosi, ipertensione, cancro e obesità sono le malattie croniche che affliggono gli abitanti dei paesi ricchi; l’arteriosclerosi e l’obesità, inoltre, si manifestano sempre più spes-so nell’età infantile proprio a causa dell’assunzione di cibi grassi. Contro il rischio di queste patologie c’è una soluzione semplicissima, ma ancora poco conosciuta e divulgata dagli stessi medici: la dieta vegetariana o vegana associata all’attività fisica. La dott.ssa Baroni è stata chiara: una dieta vegetariana ridurrebbe, in Italia, del 26% la mortalità causata dalle malattie cardiovascolari. Inoltre, le stesse linee guida per la prevenzione dei tumori sottolineano l’importanza di una dieta a base vegetale. Gli effetti benefici della dieta vegetariana sono inequivoci anche con riferi-mento a malattie quali l’obesità, il parkinson e l’osteoporosi.A sua volta, il prof. Tamino ha analizzato il rapporto fra dieta alimentare dei paesi occidentali e ambiente, individuando nella presenza degli allevamenti intensivi e nell’eccessivo consumo di carne (oltre 100 gram-mi al giorno) una delle cause principali del disastro ambientale. Basti pensare che gli animali da allevamento producono un’enorme quantità di metano, che contribuisce ad un quinto delle emissioni totali di gas serra. Per produrre 1 kg di manzo si inquina di più che far circolare 3 auto per un giorno intero! Inoltre, per produrre mezzo chilo di carne di maiale sono necessari 14.910 litri d’acqua e per mezzo chilo di carne di manzo ben 47.700 litri. Oltre a ciò – dice Tamino – il consumo di carne è una delle cause fonda-mentali della morte per fame di milioni di esseri umani dei paesi poveri. Territori sempre più vasti di questi paesi vengono, infatti, sottratti alle fo-reste per la coltivazione di cereali, destinati agli animali degli allevamenti che andranno a riempire le pance già sazie degli occidentali, anziché le popolazioni africane, del sud est asiatico, e dell’America Latina. Si consi-deri che 1 ettaro di terreno coltivato a soia produce 1800 chili di proteine vegetali, adibito a pascolo e allevamento produce appena 60 chili di proteine animali. Tutto ciò non potrà che generare guerre e carestie. Se tutta l’umanità, infatti, volesse, al pari dei paesi occidentali, consumare 80 kg di carne pro capite all’anno, sarebbe necessaria una superficie tripla rispetto a quella del pianeta Terra. E visto che noi occidentali non possiamo arrogarci il diritto di essere gli unici a nutrirci di animali, l’unica soluzione possibile è ridurre drasticamente il consumo della carne nelle nostre diete. L’adozione di una dieta vegetariana ridurrebbe di 3/4 volte il fabbisogno di terra e di energia e del 30-40% il fabbisogno di acqua e l’impatto eutrofizzante.Conclude Tamino: è la stessa F.A.O. a metterci in guardia: “gli uomini carnivori stanno distruggendo la Terra. Non c’è cibo sufficiente per tutti.”

Il primo incontro fra i delegati LAC si è svolto il 24 maggio a Modena con l’impeccabile ospitalità di Emilo Salemme che ha anche scattato la foto allegata, in cui si vedono, in prima fila da sinistra: Augusto Atturo (GE), Caterina Rosa Marino (TN), Graziella Zavalloni (MI), Simone Bonanomi (MI), Alessandra Marchi (PN), Maria Gabriella Vanin (NA), Eleanna Zambon (NO), Paola Verganti (MI), Guido de Filippo (MI), Roberto Piana (TO) in seconda fila da sinistra: Danilo Baldini (Marche), Alessandro Sperotto (Friuli VG), Carlo Consiglio (RM), Piero Liberati (LT), Davide Pistone (TO), Stefano Bovone (AL)

I delegati hanno parlato di rapporti con la stampa e le altre associazioni, della situazione politica, della vigilanza venatoria volontaria, della raccolta di fondi, di gratuito patrocinio e presentazione di esposti, della vita delle sezioni, e hanno mangiato benissimo...

Alimentazione: salute e impatto ambientale:CONTINUA IL BRACCIO DI FERRO CONTRO GLI ESTREMISTI

FILOCACCIA NEI DUE RAMI DEL PARLAMENTO

È stata approvata in Senato una norma filocaccia nel disegno di legge relativo agli obblighi comunitari del nostro Paese. Con il falso pretesto dell’adeguamento della legislazione italiana alla direttiva 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici, è stato approvato un emendamento che cancella dalla legge 157/1992 l’arco temporale massimo tra il primo settembre e il 31 gennaio entro cui possono essere autorizzate le deroghe regionali alla stagione venatoria. Si tratta, con tutta evidenza, di un attacco al cuore stesso della legge 157, con il chiaro intento di allungare i tempi di caccia. Un blitz messo in atto in sordina mentre la Commissione ambiente del Senato discuteva di riforma della 157, in netto contrasto con la sensibilità degli Italiani, di destra e di sinistra, che al 90% si oppongono drasticamente ad ogni ulteriore allungamento della stagione venatoria. Ciò è testimonianza di una deriva estremista che, a fronte delle grandi e inevitabili difficoltà incontrate dal disegno di legge Orsi, ha spinto i sostenitori di “caccia selvaggia” a tentare scorciatoie e altri espedienti.

In un’affollata conferenza stampa tenutasi il 22 aprile presso la Sala del Garante della Camera dei Deputati a Roma i rappresentanti di venti associazioni am-bientaliste ed animaliste (tra cui la LAC), nonché personalità dello spettacolo e della cultura, hanno detto le loro ragioni contro il testo unico del senatore Orsi sulla caccia all’esame del Senato, e contro l’emendamento dei senatori Carrara e Vetrella alla Legge Comunitaria recentemente approvato dal Senato, che consen-tirebbe alle Regioni di aprire la caccia in qualsiasi periodo dell’anno.

Lo stesso giorno la Commissione Agricoltura della Camera ha approvato all’una-nimità l’abrogazione degli articoli della Legge Comunitaria 2320 introdotti dal Senato (in particolare il comma 3 dell’articolo 16) ripristinando il divieto di caccia nei mesi da febbraio ad agosto, come nel testo che era stato originariamente predisposto dal Governo.

MODENA

Nella foto di copertina, lo strillozzo: il piccolo uccello di campo che ha dato il nome alla nostra rivista. E’ una specie grassottella e confidente che cantava felice sulle pianure italiane prima dell’avvento della caccia selvaggia che oggi lo ha ridotto al lumicino.

Il 20 maggIo la CamEra ha stralCIato (lEggI: rItIrato) dalla lEggE ComuNItarIa tutto l’artIColo 16 sulla CaCCIa. duNquE salta l’EmEN-damENto Carrara-VEtrElla aggIuNto al sENato, ChE aVrEbbE INtro-dotto la possIbIlItà pEr lE rEgIoNI dI proluNgarE Il pErIodo dI CaC-CIa aNChE aI mEsI da fEbbraIo ad agosto.

dopo lE sCEltE dEI gIorNI prECEdENtI dEllE CommIssIoNI agrIColtura E polItIChE dEll’uNIoNE EuropEa dI sopprImErE l’EmENdamENto “CaC-CIa No lImIts”, ChE aVrEbbE pErmEsso l’alluNgamENto dElla stagIoNE dI CaCCIa aI mEsI dI fEbbraIo Ed agosto, CoN daNNo alla Natura E rI-sChI pErsINo pEr I CIttadINI, l’aula dI moNtECItorIo Il 20 maggIo ha rEspINto l’ENNEsImo assalto dEll’EstrEmIsmo VENatorIo rapprEsEN-tato da alCuNI EspoNENtI dElla lEga.

NE è sCaturIta uNa boCCIatura sECCa Ed ampIa dI ogNI tENtatIVo dI dE-rEgulatIoN VENatorIa E dI raggIro dEllE rEgolE, pErpEtrato tramItE la prEsENtazIoNE dI EmENdamENtI “truffa” ChE, luNgI dal saNarE lE VIolazIoNI ComuNItarIE, aVrEbbEro aggraVato su VarI aspEttI la po-sIzIoNE dEll’ItalIa.

A tutti gli aderenti della LAC

OGGETTO: Convocazione di assemblea generale degli aderenti.

Carissimi,

L’assemblea generale degli aderenti è convocata a Treviso, presso

l’Hotel Continental, Via Roma 16 (telefono 0422/411216, a 200 metri dalla

stazione ferroviaria), domenica 28 giugno 2009 alle ore 7,00 in prima

convocazione, e, qualora non si raggiunga il numero legale, lo stesso

giorno nello stesso luogo alle ore 10,00, per discutere e deliberare sul

seguente ordine del giorno:

Relazione del Presidente.

Relazione del Segretario.

Relazione del Tesoriere,

Relazione dei Revisori dei conti.

Approvazione del bilancio consuntivo del 2008.

Elezione del Consiglio direttivo per il biennio 2009-2011.

Nomina dei Revisori dei conti.

Modifichedistatuto.

Programma di attività.

Siavvertechepotrannopartecipareallevotazionisoltantogliade-

renticheabbianoversatoilcontributostabilitodalConsigliodirettivo

tra il 28 giugno 2007 e il 28 marzo 2009.

Cordiali saluti,

IL PRESIDENTE Carlo Consiglio

Musa te suplico,non ispirarmeche canti i barbarigusti de l’arme,no far che celebril’orenda cazza,dove se insanguena,dove se mazza,che gh’a l’origineda qualche oziososangue vogioso,duro, guerier,che morte e spasimixe el so piaser.Quel cervo timidoche mai no veda,fato dai omenibersagio e preda,tolto dal fiancode la compagna,

el sangue spandermeper la campagna,perder le viscerestraco moriente,da cento canistrazza’ col dente,mezo magna’,spirar sul pra’,fato spettacolode crudelta’.Mai l’assassinione’ i tradimentide quei volatilitanto inocenti;dei oseleti,che povereticon mille inganiva destruzendosesti nostri umani;no za’ per fame,

ma per el barbaropiaser infame,che su la tavola d’un finanzier,d’un usurer,deventa’ nobile,deventa’ conte,de sti cadaverise veda un monte,quando za’ sazioxe l’epulonsenza magnargheneforse un bocon.No, no, descazzimepur sti pensieri;canto piu’ semplice, beni piu’ verivien a ispirarme,e lassa ai barbarila cazza e l’arme.

Riceviamo dal nostro socio Andrea Chiti-BatelliDalla raccolta I favolisti e il tramonto dell’Arcadia

Antonio Lamberti poeta veneziano 1757 - 1832

4 - numero 2 2009 5

CORSO ANTIBRACCONAGGIO IN PROVINCIA DI MILANO DAL WWF DI ANCONAIL CORSO SI PROPONE DI INQUADRARE IL FENOMENO DEL BRACCONAGGIO NEL SUO SIGNIFICATO NORMATIVO, STORI-CO E SOCIALE. DOPO UNA PRESENTAZIONE DELLE FORME E DEGLI STRUMENTI DI CACCIA ILLEGALE PIù DIFFUSE NELLE VARIE ZONE D’ITALIA, SI PROCEDERà, CON PERCORSI APPO-SITAMENTE PREDISPOSTI IN NATURA, ALLA SIMULAZIONE DI SITUAZIONI OPERATIVE, CON SPIEGAZIONI TECNIChE SULL’USO E SULLE MODALITà DI INDIVIDUAZIONE E DISATTI-VAZIONE DELLE VARIE TRAPPOLE, E SU COME USARE MAPPE E GPS.SI TERRà INOLTRE UNA PRESENTAZIONE DELLE SPECIE PIù COMUNI VITTIME DEL BRACCONAGGIO, DAL PUNTO DI VISTA ETO-ECOLOGICO. SI ILLUSTRERANNO LE PIù COMUNI TECNI-ChE DI PRONTO SOCCORSO E IL TRATTAMENTO VETERINARIO IN CENTRO DI RECUPERO DEGLI ESEMPLARI FERITI DAI BRAC-CONIERI.

Il programma delle lezioni, che si terranno a Vanzago domenica 5 e 12 luglio e a Rozzano sabato 18 luglio, è il seguente:Teoria del volontariato nello specifico ecologico e nell’inquadra-mento generale nazionale e regionale.Panorama legislativo sulla fauna selvatica e la sua protezione (legge sulla caccia)Inquadramento del fenomeno del bracconaggio dal punto di vista storico e sociale. Rapporti con le autorità competenti.

Presentazione delle forme di trappola più diffuse, loro uso e dif-fusione sul territorio, modalità di individuazione, disattivazione, segnalazione, tramite un percorso in natura dove saranno state ricreate situazioni tipiche di bracconaggio.Riconoscimento delle specie più comuni che cadono vittime del bracconaggio, loro caratteristiche eco-etologiche che li portano ad essere più facilmente colpiti.Trattamento veterinario di primo soccorso e di riabilitazione de-gli animali vittime di bracconaggio.

Il corso è gratuito, organizzato dalla LAC di Milano, in collabo-razione con Enpa e WWF di Vanzago, nell’ambito dei corsi di formazione del volontariato del Ciessevi.

15 febbraio 2009Marco Mancinelli WWF Ancona ha scritto:

Stamattina svegliato da una telefonata della Polizia Provinciale.Hanno trovato un tasso in un laccio e non riescono a liberarlo. C’è bisogno di un veterinario per sedarlo, visto che è molto aggressivo e si sta lentamente strozzando.Cerco immediatamente un veterinario e dopo diverse telefonate, trovo il repe-ribile dell’ASUR. Non so perchè, ma ogni volta con questi bisogna “arrabbiarsi” e minacciare la notizia di reato e di chiamare il PM di turno per farli intervenire. Dopo alcuni minuti però, si convincono sempre.Mi porto sul posto e il povero tasso è li e cerca ancora di liberarsi. Per fortuna non è preso al collo ma attorno al corpo. Il laccio è messo sulla recinzione lato strada.Intanto che aspettiamo il veterinario, ci facciamo un giro e troviamo altri due

lacci sempre su buchi nella recinzione. Il tipo del-la casa naturalmente dice di non sapere nulla. E forse è vero, visto la faccia del vicino, che ha libero accesso alla proprietà. Comunque telefonata del-la Polizia Provinciale e il PM dispone la perquisi-zione domiciliare. Nessun risultato.Finalmente arriva il veterinario e dopo aver seda-to il tasso, riusciamo a liberarlo. Da un primo esa-me sembra nulla di grave, solo ferite alle zampe e al muso.Il tasso prende quindi la strada di un cras dell’En-pa a Fabriano.

Qualche anno fa era capitato anche a me di essere chiamato a Matelica per un tasso rimasto intrappolato in un laccio posizionato in un canale di scolo vicino ad un tombino. Il laccio gli aveva bloccato una zampa e poi gli si era attorcigliato attorno al corpo perché il povero animale si era rigirato più volte su se stesso per cercare di liberarsi. Quella volta non chiamai nessuno (anche perché non sarebbe intervenuto nessuno) e liberai l’animale con le mie mani con l’ausilio delle tronchesi. Il tasso era dapprima molto aggressi-vo, ma poi si è calmato di colpo perché aveva capito che lo stavo liberando. Se ne è poi andato con le proprie zampe attraverso il tombino da cui era venuto.

Danilo Baldini LAC Marche

In generale, non sono [ancora] state trovate, per fortuna, tracce di bracconag-gio esteso come nei mesi passati: questo significa che molti bracchi non ci hanno riprovato, il che, però, non è assolutamente un motivo per abbassare la guardia. In-fatti, benché gran parte dei siti che gli attivisti avevano segnalato in precedenza siano stati controllati senza trovare altre tracce di attività illegali, ci sono stati comunque dei riscontri preoccupanti:

1. il ritrovamento di 12 sep nei dintorni dell’abitazione di un ben noto “irriducibile”, che sembrava essersi redento negli ultimi tempi - peccato, una delusione;

2. tracce indiscutibili dell’installa-zione di una rete sulla nota piana, anche se la rete in sito non c’era: un giovane bracco che frequenta assiduamente la zona ci ha chiesto esplicitamente di rimettere in sito la corda di supporto della rete en-tro la serata, altrimenti, promette-va, ci avrebbe mandati in ospedale a seguito di qualche fucilata, e che

se ne sarebbe occupato personal-mente e con tanto impegno. Gli altri siti segnalati erano “puliti”, oppure in stato evidente di abban-dono (probabilmente li utilizzano soltanto a marzo-aprile)..

Tra gli immancabili episodi folkloristici sono da riportare:1. l’aggressione sulla piana da parte del ragazzetto scagnozzo de “O’Pallone”, che rivendicava i “suoi” diritti sulla rete, che ci ha deliziati con la sua forbitissima dialettica (indicatore tipico del luogo) e col suo impeto muscolare (eredità di

un’adolescenza madida d’ignoran-za e sciattezza morale);

2. l’incontro con un noto uccella-tore, che voleva soddisfare sulla nostra povera guardia venatoria la sua sete di giustizia riguardo ad una fantomatica violazione che ri-vendica - dice - da più di due anni...Un grande momento di soddi-sfazione l’abbiamo condiviso con le guardie forestali, che hanno individuato e denunciato un peri-coloso bracco per una serie di reati (resistenza a pubblico ufficiale, abbandono di arma da fuoco, de-tenzione abusiva di armi, richiami

elettronici illegali, trappole illegali, e via discorrendo). al momento del fermo e della perquisizione il bipede e i suoi familiari hanno inscenato una tipica tragedia ponzese (simile a quella napoleta-na) con pianti, urla, e invocazioni ai santi protettori locali.Il giorno dopo gli altri bipedi della braccaspecie digrignavano i denti, ma se ne stavano nascosti e cheti: qualcosa da nascondere, eviden-temente, ce l’hanno tutti, e non deve trattarsi solo di attività illegali legate all’uccellagione, ma di chis-sà quant’altro, in chissà quali altri contesti! la storia ufficiale, il nostro passato, la nostra vita ci insegnano, ed è ineccepibile, che chi adotta un comportamento criminale, egoisti-co, senza scrupoli e incurante degli effetti provocati difficilmente lo fa in un ambito ristretto, perché il tipo di approccio che adottano questi individui è sempre lo stesso: questa è casa mia, qui comando io, qui il padrone sono io.In sintesi: se uno è marcio, è marcio in tutto.

DALLA VIVA VOCE DEI PROTAGONISTI (CRISTIANO)

ISOLA DI PONZA: ECCOVI UN BREVE RESOCONTO DEI TRE GIORNI DI ESCURSIONE ATTIVA NELL’ISOLA BRACCHINA..

Lacci sulle recinzioni stradali

Le iscrizioni, obbligatorie, si aprono ai primi di giugno tramite il sito www.ciessevi.org

Per informazioni: [email protected] 47711806333 9206116

6 7- numero 2 2009

Nel Massiccio Centrale francese una tecnica di cattura che risale all´età della pietra è sopravvissuta ai seco-li: le schiacce, in francese Tendelles. Per un secolo sono state vietate in quanto chiaramente non selettive, ciononostante nessuna forma di repressione del bracconaggio sia stata mai messa in atto. Finalmente nel novembre del 2005 il governo francese ha deciso di scoprire le carte e ha reso selettive e legali le trappole. Nel giro di una notte alcu-ne centinaia di bracconieri si sono trovati insigniti del titolo di amba-sciatori di „una forma tradizionale di caccia“!

Una tecnica anticaQuesti ordigni ora tornati in auge appartengono a quanto di più bru-tale l´arsenale dell´uccellagione eu-ropea abbia partorito. La trappola è costituita da una pietra calcarea di 3-10 chili, sostenuta in equilibrio precario da 4 bastoncini, posti a po-chi millimetri da un ramo con nu-merose bacche di ginepro. Quando un animale si avvicina alle bacche, tocca il bastoncino e l´enorme pie-tra gli collassa addosso. L´80% degli animali muore per il colpo (equiva-lente per un uomo a ricevere in testa un pietrone di 20 tonnellate), un 12% invece rimane intrappolato ferito sotto il sasso e muore per dis-sanguamento, soffocamento o ipo-termia: le temperature sui Causses non salgono molto sopra lo zero in inverno. Secondo la deroga del go-verno le specie catturabili con que-ste trappole sono cesena, merlo, tordo bottaccio, sassello e tordela,

ma ovviamente nulla esclude che vengano catturati anche pettirossi, cince, pispole, fringuelli e addirit-tura sordoni, zigoli gialli e merli dal collare. Dal momento che queste specie godono tutte della protezio-ne della Direttiva Uccelli, il governo francese, per evitare di incappare nella corte di giustizia del Lussem-burgo, dichiara semplicemente che sono pochissimi gli esemplari acci-dentalmente catturati e continua a permettere a 32 Comuni di piaz-zzare nei prati di ginepro le circa 20.000 trappole. Ovviamente il tutto è stato anti-cipato da una presunta ricerca di due anni, promossa dal ministero dell´ambiente e portata avanti dal-le organizzazioni venatorie al fine di creare un nuovo tipo di schiaccia “selettiva“. Questa nuova trappola, dotata di due cubetti di legno, do-vrebbe evitare che la pietra schiacci completamente la vittima e per-mettere alle più piccole di sfuggi-re da sole dai due tunnel laterali lasciati ad hoc. Sebbene agli occhi di qualunque persona che veda la trappola funzionante davanti a sé, questo stratagemma risulti evi-dentemente inefficace, il governo francese, a furia di studi su studi è riuscito a convincere anche la Com-missione Europea della bontà e se-lettività della nuova trappola.

Le ricerche del Komitee sul Massiccio CentraleFra il dicembre del 2006 ed il gen-naio 2009 il Komitee gegen den Vogelmord ha realizzato tre sopral-luoghi sui Causses per osservare

e documentare la realtà di queste trappole. Circa 2.000 tendelles sono state pri-ma rinvenute e marcate sulla carta: in seguito si è realizzato uno studio sistematico su 800 di queste. Obiet-tivo puntuale dell´operazione: ave-re dati affidabili da affiancare o con-trapporre ai dossiers preparati dalle autorità francesi. Ma il risultato è stato univoco e non rassicurante per i trappolatori: come previsto nelle trappole si sono rinvenuti non solo tordi, ma una percentuale di uccelli protetti pari al 17%. Bassa selettivi-tà quindi. Anche l´argomentazione che le trappole catturino vivi i pic-coli uccelletti è stata smentita: non solo l´80% delle vittime erano mor-te, ma tutti gli esemplari protetti sono stati rinvenuti morti schiaccia-ti. Alcuni tordi che erano ancora vivi sotto la trappola, erano talmente malconci da non poter più essere liberati in natura, alcuni avevano traumi cranici invalidanti, altri pre-sentavano fratture di ali o zampe. Ma l´aspetto forse più interessante si è rivelato quello relativo al tasso di cattura delle trappole: i francesi sostengono che ogni impianto di 80 tendelles cattura al giorno 0,3 uccelli, il che significa che in 92 giorni di trappolaggio ogni uccel-latore porterebbe a casa 27 tordi (il che risulta un ben magro bottino, per 3 mesi di uscite sul campo, ben-zina, etc etc). Secondo le ricerche del Komitee invece, il tasso giorna-liero si aggirerebbe intorno ai 2,25 uccelli, con un calo in novembre, per cui ogni impianto catturerebbe per stagione circa 270 uccelli. Il che

moltiplicato per i 200-250 impianti autorizzati dà un totale di 42.000 uccelli uccisi con queste trappole!Come si spiega una tale differenza fra le osservazioni del Komitee e i dati ufficiali del governo? Semplice, qualcuno trasforma i dati. E non è un caso che l´ONCFS, ente gover-nativo francese, responsabile della caccia e della fauna, abbia scritto un dossier completo su come i dati uf-ficiali fossero inaffidabili e falsificati. Come dire che i trappolatori hanno abbellito i dati di cattura sulle loro trappole al punto tale, da farle di-ventare inoffensive e „derogabili“ agli occhi di tutti.Risultato della ricerca del KomiteeQuella che il ministero dell´ambiente della Francia ha venduto come una trappola selettiva, rispettosa della Direttiva Uccelli e tradizionale, può essere definita senza tema di smen-tita una trappola violenta, efficace, spesso estremamente dolorosa e per nulla selettiva. Ovvero le ten-delles infrangono clamorosamente la direttiva europea. Peccato solo che la Commissione continui a farsi ingannare da tante perizie prepara-te ad arte dalle autorità francesi.Il Komitee gegen den Vogelmord e.V, ha elaborato un esauriente dossier sulle tendelles e lo ha pre-sentato in data 10-02-09 ai respon-sabili della Commissione Europea a Bruxelles. Nel frattempo una peti-zione è stata inviata al Parlamento Europeo, chiedendo di riesaminare la legalità delle tendelles.

Un video sull’argomento è sul sito della LAC www.abolizionecaccia.it.

LE TENDELLES DEL MASSICCIO CENTRALE

La struttura, con alcune varianti, constava di due parti: il castello1 e l’impianto arboreo. Il primo, detto in dialetto cazì, è un edificio turriforme di tre o quat-tro piani2, con l’ultimo rivestito in legno a scopo mi-metico per i tre lati rivolti allo spazio attrezzato per l’uccellagione. Sempre a scopo di mascheramento (più diffuso nella bassa valle) il castello poteva ve-nir avvolto dai rampicanti, coperto di rami recisi di abete oppure vi venivano piantumati intorno larici e abeti in modo che, crescendo, i rami nascondesse-ro la costruzione. Dei tre piani classici, il più basso è separato ed adibito alla custodia degli uccelli da richiamo, quello intermedio è accessibile da dietro per mezzo di una porticina posta sul lato a monte dell’edificio e costituisce il ricovero dell’uccellatore con stufa e letto, il più alto per contro è collegato da una scaletta interna e funge da locale di lavoro, nel quale l’uccellatore si posiziona nell’attesa degli uccelli. Elemento strutturale indispensabile a que-sta tecnica venatoria sono le spiaröle, delle feritoie lunghe e strette che permettono l’avvistamento degli stormi in arrivo e di cui sono provviste le due stanze superiori. Invece una feritoia più ampia detta sbrufadora3 permette di lanciare lo sbröf (spaurac-chio), un attrezzo a forma di paletta di vimini che, imitando il sibilo delle ali di un falco in picchiata, deve suscitare al momento opportuno il panico fra gli uccelli posati. Il rocol vero e proprio era invece l’insieme di alberi ed arbusti disposti in semicerchio di fronte ed immediatamente a valle del castello. Nel momento in cui si intraprendeva l’allestimento di un nuovo roccolo la struttura “morta” era costi-tuita di un doppio colonnato semicircolare di pali (culone 4-5 metri, collegati fra loro da tre pertiche orizzontali che andavano a costituire una ossatura a maglia composta di grandi scacchi (filaröle). Le cime dei pali erano anch’esse unite da delle pertiche che a loro volta reggevano delle frasche, formando così un pergolato, al di sotto del quale, fra i due filari delle colonne, si creava la “caminada”. Questo era lo spazio che ospitava la rete, invisibile ed ulterior-mente occultata da rami verdi e recisi che “natura-lizzavano” pali e pertiche. Col passare del tempo alla struttura “morta” si affiancavano essenze vive – larici, abeti, carpini, essenze che restavano verdi anche in inverno – i cui tronchi fungevano da co-lonne ed i cui rami, incoraggiati a crescere dal fatto che le piante venivano “capitozzate” per frenare lo sviluppo in verticale, potati, sagomati ed indirizzati (anche due volte all’anno in primavera ed in autun-no, all’apertura della stagione venatoria), finivano per ricreare quelle finestre naturali che dovevano sembrare agli uccelli soffermatisi nel rocol la via di fuga più sicura nel momento del pericolo4. Queste finestre però erano appunto ostruite dalla rete, posta obliquamente al terreno per facilitare la crea-

zione di sacche5 ed evitare il “rimbalzamento “ degli uccelli nel momento dell’impatto. La rete era unica, estendentesi per tutto il corridoio, alta fino alla pergola, agganciata ai pali vegetali e tenuta tesa a terra per mezzo di sassi fungenti da ancora. A seconda della grandezza delle prede ve ne erano due tipi, la dordera, di maglie più larghe, atta a trattenere i turdidi, e la fringuellaia, a maglie più piccole, per i passeriformi. Lo spazio circolare delimitato dall’impianto arboreo e dal castello era il luogo dove si dovevano concentrare tutti i mezzi possibili che potessero suggerire agli uccelli mi-gratori di trattenersi nella zona: rami secchi (secc) invitanti a posarvisi, piante da frutto – ciliegi sel-vatici, sorbi degli uccellatori (malöden), fitolacca, biancospino, ma anche betulle – , mentre per terra si cospargevano sementi di miglio, panico, canapa. Tradizionalmente un altro piccolo boschetto veniva allestito ad arte nelle immediate vicinanze dell’im-pianto, il tordaio: qui era l’intreccio di piante basse ed arbusti che serviva ad invitare gli uccelli amanti della macchia, quelli che non si sarebbero fidati a spingersi all’aperto nel rocol e che, arrivando, par-tendo o movendosi all’interno del folto finivano per irretirsi da sé nelle varie reti disseminate fra i rami. Ma al di là della invitante struttura arborea, l’ele-mento fondamentale che attirava i migratori erano i richiami vivi, i cosiddetti Re del roccolo. Erano te-nuti a cantare in gabbiette6 appese ai tronchi delle “piante di posada” o imbracati e legati (sambel o tocchetta in dialetto, zimbello in italiano) in modo da essere costretti a svolazzare al comando del roccolatore: Una volta c’era… la “tocchetta” si chia-mava, era un uccello che facevi la braghetta e tiravi il filo. Quando li vedevi (i migratori) faccio per dire a 300 metri, toccavi quel coso lì, lei si alzava faceva così e poi si appoggiava. Allora quelli là la vedevano e zac! Giù come… gnocchi, sulle piante. Invece adesso è proibito perché è maltrattamento di animali… ecco zimbello si chiama. (A.)Altri venivano disposti come “spie” sul tetto del ca-panno perché avvisassero l’uccellatore dell’arrivo di un nuovo stormo, altri ancora erano fatti agitare sul terreno in gabbie più grandi per metterne in mostra il movimento (la curidura); li si faceva persino pigo-lare nel gabiù o piadora, una gabbia più grande che ne ospitava diversi affinché appunto beccandosi fra loro chioccolassero: tutto lo spettro di suoni e mo-vimenti tipici di ogni specie era messo in mostra e sfoggiato agli uccelli di passaggio al fine di attirarli sugli alberi del roccolo e sul terreno circostante. E il tutto con una sicura conoscenza degli individui, al punto da disporre due esemplari “amici” fuori porta-ta di vista, in modo che fossero costretti a richiamar-si per restare in contatto, curandosi di disporre ogni animale sempre al proprio posto e di organizzare

scientemente l’“orchestra” di voci. Voci che però non erano e non sono naturali. Questo perché da sem-pre l’uccellagione prende avvio in autunno quando gli stormi scendono a sud, stagione nella quale lo spettro di espressioni vocali degli uccelli è limitato al richiamo o al grido d’allarme, ma esclude il canto ( legato alla primavera, all’attrazione dei conspecifi-ci e alla delimitazione del territorio riproduttivo).

Note:1. L’etimologia del roccolo infatti risale al latino “roculus”, cioè il diminutivo di rocca, castello. Secondo altri verrebbe da un’alterazione di “rotulus”, per la forma circolare dell’impianto arboreo.2. Essendo imprescindibile, ai fini dell’uccellagione, che l’uccellatore possa dominare dal castello la cintura di alberi circostanti, il quarto piano veniva costruito in caso di terreno pianeggiante, dal momento che in pendenza il castello costruito a monte sfruttava l’inclinazione del suolo per troneggiare. 3 Normalmente, essendo la stanza di lavoro l’ultima, è solo qui che si trova la sbrufadora, ma in alcuni castelli anche il ricovero ne presenta una in modo che l’uccellatore possa lavorare anche durante la pausa per il pranzo.4. Per evitare poi che gli uccelli si involassero passando al di sopra della rete, alcuni rami (la rubatidora) venivano fatti crescere al di sopra della pergola, perché creassero un ulteriore ostacolo. Altre volte invece dei rami si applicava un’ulteriore rete inclinata, detta appunto soprarete.5. Pur nella varietà delle reti, il meccanismo di cattura è il medesimo: una maglia larga e rigida esterna serve a racchiudere una interna più fine ed abbondante in altezza e lunghezza che avvolge la preda. Allorché l’uccello colpisce la rete la maglia interna gli si stringe attorno formando una sacca che esce di sede e rimane a penzolare trattenuta dalle maglie esterne più rigide.6. Le gabbiette sono di dimensioni minuscoli, permettendo all’uccello semplicemente di passare da un listello all’altro. Fatte in legno (oggigiorno in plastica) o in filo di ferro, contenevano due traversini per far saltare gli uccelli, un recipiente per il cibo (casset o biulì) ed un abbeveratoio circolare (beverì). Tramite un uncino venivano periodica mente pulite degli escrementi.

SCHIACCE ITALIANESpettabile Presidenza, sono un Maresciallo della Polizia Provinciale di Brindisi e Vi scrivo a proposito dell’articolo sulle trappole francesi. Come potete ben verificare anche da noi, nel Brindisino, si utilizzano ancora queste orribili trap-pole, in gergo locale dette “ Chianche “. Come si evidenzia nelle foto le trap-pole sono costituite da una mattonella mantenuta in bilico obliquamente, contro una pietra, mediante dei bastoncini in legno. Per terra, sotto alla pietra in bilico, viene posta l esca, in genere mollica di pane o granaglie. Il volatile at-tirato dal cibo, s’infila sotto la pietra e toccando uno dei bastoncini di sostegno rimane schiacciato dalla stessa pietra. Con un po’ di buona volonta’ e tanta fortuna, diversi giorni di appostamento in diversi orari, si riesce a sorprendere e a denunciare i bracconieri per Furto aggravato ai danni dello Stato e Maltrat-tamento degli animali, e non è poco. In allegato le foto del fatto accertato lo scorso 2 marzo a Villa Castelli in provincia di Brindisi. Cordiali saluti Mimmo Bonomo.

LA STRUTTURA DEL ROCCOLO

PER ChI NON CONOSCESSE LA STORIA DEI ROCCOLI, COME SONO NATI E SVILUPPATI E COME, SPERABILMENTE, PASSERANNO PRESTO FRA LE TECNIChE DI CACCIA DESUETE, PUBBLIChIAMO LA SECONDA PARTE DEL GUSTOSO STUDIO ChE NE hA FATTO IL NOTORIOUS ANTROPOLOGO NATURALISTA ANDREA RUTIGLIANO (LA PRIMA PARTE SI PUò LEGGERE SULLO STRILLOZZO N, 1/2009). NEI PROSSIMI NUMERI PUBBLIChEREMO IL SEGUITO.

- numero 2 2009

8 - numero 2 2009 9- numero 2 2009

INAUGURATO IL SERVIZIO DI VIGILANZA ZOOFILA DELLA LAC A VERCELLI Storia a lieto fine per una lepreDomenica 10 maggio 2009 quattro guardie zoofile della LAC di Vercelli durante un servizio di controllo hanno rilevato la presenza di una lepre (Lepus europaeus) in un recinto all’interno di un recinto di una villa a Gattinara. L’accertamento che è seguito ha permesso di constatare che il proprietario della villa, noto cacciatore della zona, la deteneva senza autorizzazione.La lepre, specie selvatica, appartiene al patrimonio indisponibile dello stato e per allevarla è necessaria l’autorizzazione della Provin-cia. Non è stato possibile determinare la provenienza dell’animale. Le guardie zoofile della LAC hanno sanzionato il cacciatore, hanno provveduto a sequestrare la lepre che nei giorni successivi è stata trasferita , con la collaborazione della ASL di Vercelli, al centro di recupero del Parco regionale del Po e dell’Orba a Valenza per essere quanto prima liberata in natura. Per la lepre una storia a lieto fine, per le neo guardie zoofile della LAC di Vercelli la soddisfazione per il successo dell’operazione.

CAMPO ANTI BRACCONAGGIO ALL’ISOLA DEL GIGLIO: MILLE LACCI RIMOSSI IN 10 GIORNI.IN TRAPPOLA qUESTA VOLTA METTIAMOCI IL BRACCONIERE.

SEGNALAZIONI: ISTRUZIONI PER L’USOVEDIAMO SINTETICAMENTE COME OGNI CITTADINO CORRETTO E SENSIBILE PUò COMPORTARSI PER SEGNALARE DEGLI ILLECITI.

Evitiamo innanzitutto gli esposti inutili. Non necessariamente ciò che può ferire la sensibilità o infastidire è un atto vietato dalla legge. Concen-triamoci pertanto sui comportamenti per i quali è ragionevole ritenere che ci si trovi di fronte ad attività proibite (ad es. : bracconaggio in periodi di divieto o con modalità irregolari, in zone protette o comunque interdette all’attività venatoria, collocazione di trappole o bocconi avvelenati, commercio di esemplari vivi o morti di specie protette , pesche con attrezzi o in tratti interdetti, ecc).La maggior parte delle forme di caccia in tutta Italia (salvo poche eccezioni) si svolge dalla terza domenica di settembre alla fine di gennaio, ed è sempre vietata nelle ore notturne, se condotta sparando da natanti o autoveicoli, nel raggio di 50 metri dalle strade pubbliche e ferrovie, nel raggio di 100 metri da case e luoghi di lavoro. Il sito www.tutelafauna.it, ad esempio, riporta la legislazione venatoria nazionale e locale, nonché i calendari venatori regionali per la stagione in corso. Parchi terrestri e riserve marine normalmente hanno una cartografia disponibile sul web. Presso gli uffici competenti delle province si possono richiedere delucidazioni sui confini delle oasi di protezione, delle zone di ripopolamento e cattura e dei corsi d’acqua interdetti ala pesca d’acqua dolce. Gli uccelli selvatici migratori, anche cacciabili, non possono essere commercializzati in negozi e ristoranti. Lo sparo in direzione di case e strade necessita di una distanza di almeno 150 metri per i fucili a canna liscia. Tutti i tipi di trappola, lacci ed esche per la fauna selvatica sono sempre proibiti. I richiami vivi usati a scopo venatorio devono essere di legittima provenienza ed inanellati ad una zampetta secondo le norme regionali.

Una segnalazione deve essere fondata, tempestiva e circostanziata. Evitiamo le frasi del tipo “ho visto questo, ...lo trovo vergognoso”, e non riduciamoci al: “un mese fa ero in vacanza vicino al tal paese, a chi mi posso rivolgere per...”. Annotiamo invece date, nomi, fatti, località preci-se, orari, numeri di targhe; scattiamo fotografie ogni volta che ciò è possibile (utili e spesso indispensabili).Le segnalazioni scritte sono più serie ed utili di quelle telefoniche, a meno che non ci si trovi nell’immediatezza del fatto. Evitare le segnalazioni anonime e non si pretenda che sia sempre un’associazione a fare da intermediaria, per quieto vivere dei singoli, dei nostri doveri di cittadini coscienziosi. Le denunce instaurano un procedimento penale; non sono un gioco e vanno quindi inoltrate a ragion veduta, e non per effetto del sentito dire, di stati emotivi, di ritagli di giornale non verificati o di “catene di S.Antonio” via email.

Le specializzazioni sono un dato di fatto e non di diritto. Tutti gli organi di polizia statale e locale sono competenti a ricevere esposti e denunce concernenti violazioni di carattere amministrativo o penale a danno della fauna. Nei fatti alcuni organi più facilmente avranno personale ido-neo/preparato a gestire un certo tipo di accertamenti. Per le violazioni concernenti la fauna selvatica ci si potrà rivolgere agli uffici e ai numeri telefonici delle polizie provinciali, del corpo forestale dello stato (1515) o dei corpi forestali delle regioni a statuto speciale; per le violazioni in materia di pesca marittima faremo riferimento ad uffici e numeri della Guardia Costiera/Corpo Capitanerie di Porto o di altri organi di polizia nelle vicinanze che con certezza operano vigilanza in mare per quel tratto interessato; per i reati di maltrattamento doloso di animali, in particolare di quelli d’affezione, ogni organo di polizia locale o statale può andare bene. La maggior parte dei parchi regionali dispone di guardiaparco; i parchi nazionali del Gran Paradiso e d’Abruzzo hanno un proprio corpo di vigilanza, mentre la sorveglianza negli altri parchi nazionali è normalmente affidata al CFS (coordinamenti territoriali per l’ambiente). Alcune associazioni riconosciute di protezione ambientale dispongono in varie regioni di proprie guardie ecologiche o ittico/venatorie volontarie.

Le Province (per recuperare i recapiti dei corpi o servizi di Polizia Provinciale)http://www.upinet.it/upinet/pro-vince.bfr

Comandi provinciali CFShttp://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/963

CF Siciliahttp://www.regione.sicilia.it/Agricolturaeforeste/corpoforestale/contenitore/organigramma/hMOR-GANIGRAMMA_DISTACCAMENTI.htm

CF Valle d’Aostahttp://www.regione.vda.it/risorsena-turali/corpoforestale/default_i.asp

CF Friulihttp://www.regione.fvg.it/rafvg/utility/dettaglioUfficio.act?cerca=450000&dir=/rafvg/cms/RAFVG/GEN/corpoforestale/

CF Sardegnahttp://www.sardegnaambiente.it/do-cumenti/19_173_20080619104700.pdf

Capitanerie di Porto comandi perifericihttp://www.guardiacostiera.it/orga-nizzazione/comandiperiferici.cfm

Enti parcohttp://www.parks.it/

1

2

3

Associazione Amaltea, RM, 140 €Raffaella Annacondia, MI, 70 €Elena Anselma, TO, 50 €Federico Arcamone, MI, 50 €Paola Baccin, VI, 55 €Manuel Barone, MI, 50 €Adele Bartesaghi, MI, 50 €Giuseppina V. Benatti, MI, 50 € Bernardo Bernardini, LI, 100 €Adriana Brunella Messa, MI 50 €Paola Capitano, MI, 50 €Luigi Capriata, MI, 50 €Giovanna Carcano, CO, 50 €Andrea Carniti, RM, 50 €Lucien Caunus, Liegi, 75 €Franca Chignoli, MI, 50 €Carlo Consiglio, RM, 80 €Marco Crucioli, RM, 50 €Alberto De Dominicis, TO, 100 €Elisabetta Del Bo Zampese, GE, 100 €

Maddalena dell’Acqua, MI, 120 €Lionello Diuna, IM, 50 €Manuela Emanuelli, MI, 50 €Anna Ferro-Luzzi, PG, 50 €Donella Follador, TV, 70 €Elisabetta Foresta, VI, 50 €Richard Forrest, SO, 50 €Marina Franceschini, MI, 50 €Lorella Galassi, FI, 50 € Riccardo Galgano, FI, 50 €Erica Galloni, MI, 50 €Carlo Gattoni, MI, 100 €Giorgio Gramolini, MI, 100 €Patrizia Graziosi, RM, 50 €Cristina Guercilena, BG, 100 €Komitee gegen den Vogelmord, Germania, 2170 €Giovanni Lees, RM, 100 € Silvano Livraghi, MI, 50 €Giuseppe Lorenzi, RM, 200 €Daniela Masina, RM, 60 €

Fiorina Meligrana, MI, 50 €Egidio Mellini, BO, 50 €Alberto Meotti, MI, 100 €Franca Meotti, MI, 100 €Liliana Merlini Alfani, MI, 60 €Marco Minuti, FI, 50 €Cristina Monaldeschi, MI, 60 €Gabriella Montefusco, MI, 50 €Gisella Morone, MI, 50 €Tatiana Paolina Mujica-Besoain, BO, 60 €Ermenegildo Mustat, CN, 75 €Pietro Novelli, BG, 50 €Tatiana Omini, MI, 50 €Silvia Palazzolo, MC, 50 €Ganriella Paolucci, MI, 50 €Elisa Pera, RM, 50 €Fiorella Persegoni, MI, 50 €Gianluigi Piccin, VI, 50 €Roberto Porporati, TS, 50 €Annamaria Procacci, RM, 300 €

Maria Gabriella Pucci, PA, 50 €Luciana Puric, TS, 50 €Liliana Radaelli, MI, 50 €Sara Rinaldi, PR, 50 €Sabrina Rovere, PU, 70 €Emilio Salemme, MO, 200 €Elena Santamaria, SO, 100 €Giorgio Scalco, TV, 50 €Germana Scerbanenco, MI, 50 €Loredana Serboli, GR, 50 €Lorenza Severi, FC, 150 €Aldo Sismondo, MI, 50 €Elvira Tatulli, BA, 50 €Augusto Tolotti, BS, 60 €Gaetano G. Verdirame e Stefania Ribaudo, UD, 120 €Giovanni Viassolo, SV, 100 €Laura Vincenzi, FE, 100 €Lindsay Willoughby, MI, 150 €Paola Donata Zanin, PI, 50 €Rosalba Zavattaro, AL, 150 €

Tornano a casa stanchi, accaldati e sudati; aprono gli zaini e rovesciano sul pavimento centinaia di sottili ma robusti fili di ferro. E’ il bottino di giornata: una media di cento trap-pole al dì. Campo antibracconaggio all’isola del Giglio, lo organizzano la Lega Abolizione Caccia e una fonda-zione romana di nome ValleVegan. Il grosso dei partecipanti viene da Roma e dintorni, ma ci sono anche presenze dal nord Italia. “Ci siamo fatti le ossa nell’isola di Ponza, sullo Stretto di Reggio Ca-labria, nel Bresciano, in Sardegna, a Malta e Cipro – mi spiega Piero – Tutte zone dove l’attività venatoria, legale ed illegale, è diffusa in modo sistematico. Ora da un paio di anni siamo anche qui”. In un paradiso ecologico dove va di moda braccare senza sosta gli ani-mali selvatici, soprattutto i conigli.La scusa è che i conigli rovinano le coltivazioni. Ma, in molti casi, sem-bra solo un pretesto: parecchi orti hanno recinzioni salde ed estese, scavate a terra. Difficile immaginare che un coniglio riesca a passare. “La realtà è che molte persone il coni-glio lo cacciano per mangiarlo o rivenderlo ai ristoranti”. Le trappole sono semplici e micidiali al tempo stesso: posizionando legni e pietre il bracconiere costruisce fuori dagli orti o addirittura nella macchia me-diterranea dei sentieri obbligati. Poi fissa un cappio di fil di ferro, il co-niglio passa, infila la testa, il cappio si stringe e l’animale resta bloccato.

Rimane lì per ore, giorni; muore di fame, di sete, di paura. In dieci gior-ni di campo la ventina circa di per-sone che si sono avvicendate hanno rimosso un migliaio di lacci e una decina di sep. Le sep servono a cat-turare gli uccelli, che sono in perio-do di migrazione. Un meccanismo a scatto ancorato a terra, con un’esca ben visibile in mezzo (un insetto, un pezzo di frutta o pane): l’uccello scende per mangiare e le due estre-mità scattano. Se gli va bene, si rompe l’osso del collo e muore subi-to; se viene preso per le ali, rimane ad agonizzare. Trovati anche diversi appostamenti di caccia temporanei su suolo demaniale: la legge vuole che vengano rimossi dai cacciatori a fine giornata, ma qui preferiscono lasciarli e risparmiarsi la fatica. La stagione di caccia è chiusa, ma tor-neranno buoni a settembre. Quan-do trovano una zona interessante, si dividono e la battono. Chini sugli arbusti lavorano di pinze e mani per tagliare i fili o scioglierli dalle can-ne posizionate. Viene messo tutto negli zaini, poi si va avanti. Verso il prossimo laccio, verso il prossimo coniglio morto. E’ bracconaggio, è reato penale, è distruzione siste-matica della fauna selvatica, un patrimonio dell’ambiente italiano. Raccolgo le confidenze di un iso-lano: “Anni fa andavano di notte a sparare ai conigli. Con il fucile e una torcia innestata. Poi le forze dell’or-dine hanno fermato parecchia gen-te”. Meglio le trappole: più subdole,

meno vistose e soprattutto meno rumorose. All’isola del Giglio c’è il coniglio selvatico, ma sono stati introdotti anche molti capi alloc-toni per cacciarli. E la situazione è sfuggita di mano. La caccia come reale causa del problema e come presunta soluzione dello stesso: tra-gicomico paradosso italiano. Il caso limite nel nostro paese è quello dei cinghiali ungheresi, più grossi, ro-busti, voraci e prolifici dei nostrani. I cacciatori li hanno introdotti per di-versificare il divertimento. Di fronte al danno ecologico provocato dai nuovi animali, il mondo venatorio invoca mano libera per ‘controllare’ la popolazione. I ragazzi percorrono l’isola a piedi, battendo i sentieri degli escursio-nisti o buttandosi nella macchia. Si impara presto a non cercare le trap-pole (spesso sottili e invisibili), ma l’impalcatura che serve a sorregger-le. Se c’è un bastone orizzontale a pochi centimetri dal suolo, è quasi sicuro che attaccato ci sia un laccio.

O anche più di uno: è stato trovato un legno che aveva innestati fino a quindici cappi. Perlustrano radure e confini degli orti, senza mai en-trare nella proprietà privata. Alcuni abitanti del posto non la prendono bene: i primi giorni qualche lugubre occhiata, poi un crescendo di insul-ti, minacce e anche aggressioni.Un ragazzo è stato assalito con un bastone da una persona lungo la strada asfaltata. “Ma ci siamo abituati – spiega Piero – Se partecipi a un campo devi met-tere in preventivo le aggressioni. L’im-portante è rimanere tranquilli e non rispondere alle provocazioni. E il la-voro non finisce oggi: documentiamo tutto per far sapere anche all’esterno cosa succede qui”.

10 - numero 2 2009 11- numero 2 2009

Un gruppo di sette persone organizzato dal Komitee gegen den Vogelmord è sbarcato a Larnaka all´alba del 25 aprile, partenza all´alba del 3 maggio: 7 giorni e mezzo di lavoro e 2 notti e mezzo. Ecco il resocontoAbbiamo formato 2 gruppi che battevano terri-tori differenti ed in maniera differente. Il primo si muoveva in auto e faceva rapide incursioni in aree adatte. Il secondo si muoveva a piedi e controllava sistematicamente tutte le aree verdi della zonaRisultati: 2100 bastoncini di vischio, 32 reti, 14 richiami acustici, 140 uccelli liberati, 20 uccelli morti. Fra le specie coinvolte la capinera (tutti i richiami in funzione erano impostati sul canto della capinera), passero, luì verde, pigliamosche, balia nera, sterpazzolina di Sardegna, forapaglie, bigiarel-la, rigogolo, codirosso, torcicollo, tortora, allocco, assiolo, canapino pallido, cannaiola, cardellino. Trovate anche piume di cuculo, upupa, gheppio attaccate ai bastoncini. Il game fund, la polizia e il nuovo corpo per la lotta la bracconaggio sono stati accompagnati in 9 giardini per le denunce, ma non sappiamo in quanti casi abbiano proceduto a denunciare il proprietario o in quanto abbiano solo rimosso le trappole.Sintesi: Rispetto alla esperienza LAC del 2001-2002 la situazione è nettamente peggiorata. L´uso di reti e richiami acustici - segno di una professiona-lizzazione del bracconaggio anche primaverile - è invalso. Abbiamo rinvenuto impianti di bracconieri professionisti che utilizzano strategie differenti: giardini inaccessibili con dentro 5/6 mist nets (circa 6 x 20 o 30 metri) più il richiamo, aree estese di macchia con più di 400 sticks, singoli cespugli allestiti tipo Baraccas spagnole con più di 85 sticks e richiamo notturno. Ma il confine con i bracconieri amatoriali è fluido, per cui anche giardini con pochi bastoncini possono avere il richiamo e trasformarsi in aree di cattura di grande impatto. Se si tiene presente che le reti raccolte dalla LAC nel 2001 e se-guente erano 3 e 8, il numero di 32 fa capire come sia cambiata la situazione. Nelle due notti passate a cercare i richiami acustici e smontare le installazio-ni, eliminato un richiamo si passava al secondo e al terzo ed in entrambi i casi sono stati i primi albori a fermarci e non l´assenza di un ulteriore richiamo nei dintorni. Tutti - veramente tutti i giardini e le aree verdi presentavano segni di attività di bracconag-gio (probabilmente autunnale), un giardino su 4 mediamente aveva reti o lime sticks attivi.Aree: Un breve puntata a Agios Theodoros, una breve intorno a Achna e la maggior parte del tem-po nel quadrato formato da Agia Napa, Protaras, Paralimni, Derinia e Sotira.Rapporti con le autorità: a Cipro si occupano di bracconaggio la polizia, il Game Fund, la SBA Police

e il nuovo corpo speciale. quest´ultimo si è rivelato assolutamente incapace di fare fronte alle nostre chiamate e, pur essendo il nostro referente, ci ha sempre dirottato verso gli altri corpi. Curiosamente il game fund si è rivelato interessato al lavoro e anche in qualche modo appassionato. La SBA Police è in assoluto la più efficiente e cooperativa (ha trasformato una denuncia contro di noi per furto in una denuncia contro il denunciante per uccellagio-ne). La polizia normale è disinteressata e indolente.C´è evidentemente ancora una tolleranza politica verso il fenomeno, per cui di fronte a sticks in pro-prietà privata intervengono rimuovendo e inviando un ammonimento al proprietario, di fronte a rete in proprietà privata rimuovono e (dovrebbero) denunciare il proprietario. Di fronte a sticks o reti in terreno pubblico rimuovono senza fare apposta-menti. chiaro che così il fenomeno del bracconag-gio imperversa indisturbatoAggressioni: 2 volte siamo stati minacciati di mor-te e ci è stato impedito l´accesso nell´area in que-stione, Frank è stato inseguito, strattonato e gli è stato sottratto lo zaino dove il bracconiere riteneva fosse nascosto il richiamo che avevamo rinvenuto (in realtà ce l´avevo io). Lo zaino non è stato più riconsegnato a Frank. Un gruppo ha dovuto tagliare la corda in auto davanti a due bracconieri con chiari intenti offensivi e il penultimo giorno un gruppo è stato braccato in auto e solo con una rocambolesca fuga in auto con tanto di inseguimento e puzza di gomma sull´asfalto se l´è cavata. (Per la cronaca: l´inseguitore scornacchiato ha denunciato il furto del richiamo alla polizia che ci ha fermato e poi con le nostre dichiarazioni ha controdenunciato il denunciante per uccellagione sollevandoci dall´accusa. Fossero tutti così svegli i bracconieri!!).Resta il grave fatto che i bracconieri la fanno da padroni sull´isola: gli stessi forestali dichiarano di dover rimuovere le reti di nascosto, mentre altri sono stati fatti oggetto di fucilate.Costi: ci hanno avvisato che il valore sul mercato di un bastoncino di vischio è di 3 euro, una rete fra i 60 e 90 euro (provenienza illecita sempre dall´Italia - non si riesce a trovare il canale dicono). Ogni uccelletto spennato vale 3-4 euro. Il business è cresciuto dal 2004 circa.Progetti per il prossimo anno: fra le idee nel calderone c´è 1) pressione presso le strutture turistiche, minacciando di diffondere l´immagine di una Cipro del bracconaggio 2) campo più intenso in aprile e prima o poi anche in autunno 3) occupazio-ne prolungata del territorio del trappolaggio con i volontari per evitare la reinstallazione delle trappo-le una volta rimosse 4) rapporto alla CE 5) campa-gne stampa a Cipro per cominciare a farsi un nome come avversari - sul territorio - dell´uccellagione.Riteniamo importante ad ogni modo garantire una presenza dei volontari più a lungo sul territorio: sia a Brescia come a Malta è stato questo il fattore chiave che ha fatto sì che le autorità prendessero in considerazione l´organizzazione e le istanze sollevate.

Andrea

VENETO

SALVI I PICCIONICon ordinanze numeri 73 e 78 del 2009 il TAR del Veneto il 26 gennaio ha accolto le domande di sospen-siva presentate dalla LAC, assistita dall’avvocato Massimo Rizzato, nei ri-corsi contro le ordinanze dei Comuni di Marano Vicentino e di Verona che consentivano l’abbattimento dei piccioni.

Dall’esteroSTATI UNITI

UCCISIONE DI COYOTE La stampa americana ha reso noto che le autorità comunali di Green-wood Village, un sobborgo di Denver negli Stati Uniti, hanno deciso di uc-cidere i coyote che vivono nei parchi limitrofi della città, nel tentativo di controllare la popolazione di questi animali. Le autorità hanno autoriz-zato l’utilizzo delle arcaiche tagliole dentellate al fine di catturare i coy-ote. Queste trappole sono estrema-mente crudeli e sono stata bandite in ben 88 stati nel mondo. I coyote e gli altri animali, inclusi quelli domestici che possono rimanerne vittime, rimangono imprigionati in queste trappole e soffrono atrocemente, in quanto questi strumenti causano mutilazioni, rottura delle ossa e lacerazioni della pelle. Nel tentativo di fuggire l’animale terrorizzato si provoca ulteriori mutilazioni e lesioni. Numerose comunità in tutti gli Stati Uniti impiegano altre met-odologie per affrontare, con efficacia, nel lungo periodo, il problema della popolazione dei coyote.

CIPRO: LA SITUAZIONE E’ GRAVE

Mantenimento della moratoria su caccia alle baleneIl Parlamento europeo concorda con la Commissione e il Consiglio Ue: “Bisogna mantenere la morato-ria globale sulla caccia commercia-le alle balene e la messa al bando del commercio internazionale di prodotti balenieri”. Esso chiede an-che “di porre fine alla caccia a scopi scientifici” e di creare delle riserve dove la caccia alle balene, sotto qualsiasi forma, sia vietata a tem-po indeterminato. Nell’approvare a grande maggioranza il 19 febbraio il rapporto dell’europarlamentare britannica Elspeth Attwooll (Alde) sul mantenimento della moratoria, i deputati ritengono però che vada rispettata l’asserita necessità di un livello minimo di caccia da parte di coloro che tradizionalmente sono impegnati nella pesca per ragioni di sostentamento. Invitano però ad un maggiore impegno nella ricer-ca e nell’uso di metodi d’uccisione meno dolorosi per i Cetacei. L’atti-vità di caccia deve anche svolgersi, aggiungono, “sulla base di quote chiare” in linea con il parere della Commissione baleniera interna-zionale e sotto stretto controllo. La nuova presa di posizione europea per il mantenimento della morato-ria sulla caccia alla balena giunge a pochi mesi dalla ripresa da parte del Giappone delle importazioni di

carne di balena dall’Islanda: erano almeno 17 anni che non venivano autorizzate importazioni sul mer-cato mondiale (Unione Europea, 19 febbraio).

Vietata la vendita di prodotti derivati dalle focheCon 550 voti favorevoli, 49 contrari e 41 astensioni il Parlamento euro-peo ha approvato il 5 maggio un regolamento che vieta la vendita nell’Unione di prodotti derivati dal-le foche. Sono a mmesse eccezioni solo per la caccia tradizionale degli esquimesi (inuit) o per quella svolta per la gestione sostenibile delle ri-sorse marine oppure per i souvenir di viaggio. Entro nove mesi dall’en-trata in vigore del regolamento, gli Stati membri dovranno stabilire le sanzioni da applicare per le viola-zioni (Metro, 6 maggio).

MaltaLa maggior parte dei cacciatori ha rispettato il divieto di caccia prima-verile, fino a un anno fa ancora le-gale. Il bando imposto dal governo maltese, raggiunto anche grazie a tutte le documentazioni e denunce dei volontari di gruppi internaziona-li per la protezione degli animali, ha contribuito al fatto che quest’anno un numero decisamente minore di

uccelli migratori è stato ucciso ri-spetto agli anni precedenti. I volon-tari del CABS, Commitee Against Bird Slaughter, hanno lasciato Mal-ta a inizio maggio, dopo aver moni-torato la migrazione degli uccelli e le azioni di bracconaggio sull’isola per nove giorni. Otto persone che sono state viste sparare ad uccelli o che camminavano nella campagna armate sono state denunciate. Oltre a questo sono stati scoperti due siti di trappole con reti messe da poco, uno nei pressi di Fort St. Leonardo a Marsascala (nel video) e l’altro a 150 metri dalla “torre rossa” vicino a Marfa Ridge. Le 4 squadre del CABS hanno inoltre registrato più di 350 spari, soprattutto nelle prime ore dell’alba. L’anno precedente inve-ce gli spari registrati nei 9 giorni di campo erano stati più di 1300!“Questo è un calo molto significa-tivo che dimostra come la maggio-ranza dei cacciatori rispetti il divieto primaverile” ha affermato il presi-dente del CABS heinz Schwarze. “E’ un segnale importante. Se ciò è do-vuto alle condizione del tempo, alla diminuzione degli uccelli migratori su Malta, alla presenza dei volontari del CABS o al rispetto dei cacciato-ri della nuova legge non è chiaro. Penso sia una combinazione di tutti questi fattori.” Nondimeno, gruppi organizzati di bracconieri hanno ancora un effet-to molto negativo sulla migrazione degli uccelli in primavera. In soli due giorni (27/28 aprile) i volontari

sono stati testimoni diretti dell’uc-cisione di 4 rapaci protetti. A parte le solite intimidazioni e offese con-tro gli attivisti, ci sono stati due seri episodi durante il campo. La scorsa settimana un bracconiere che scap-pava dai volontari, armati di sola telecamera (visibile nel video), ha sparato un colpo di avvertimento, e sabato una squadra è stata pedi-nata da una macchina per più di un ora nei pressi di Bahrija.“Ogni volta che noi ci fermavamo ad osservare, anche “l’inseguitore” si fermava dietro di noi e chiamava qualcuno con il cellulare” ha detto Mr Schwarze. “In tutti i posti in cui si udivano spari illegali, le nostre squadre notavano persone equi-paggiate di cellulari e walkie-talkie che davano l’allarme appena si accorgevano della presenza degli ambientalisti e della polizia. Que-sto metodo è molto simile a quelli usati dalla criminalità organizzata”. Per poter monitorare la migrazione e bloccare episodi di massacro di uccelli, il CABS tornerà in autunno con un campo di un mese, stavolta con un gruppo internazionale di 30 volontari esperti, tra i quali attivisti italiani di LAC e ValleVegan.

CABS: www.komitee.de

IL CACCIATOREFranco Bellino, “Lettera dello psicolo-go alle lettrici di Intimità”numero 1345Un cacciatore spara a qualsiasi cosa: alla selvaggina quando la trova, ai pas-serottini se non trova di meglio, ai cani dei cacciatori rivali o ai cacciatori stessi se a lui pare necessario farlo. E ai guar-dacaccia, naturalmente. E ogni tanto si spara anche addosso, per sbaglio.Ma perché spara?Giorni fa in Lombardia un bel gruppetto di cacciatori è entrato in una riserva e ha fatto una strage spietata di tutti gli animali che è riuscito a trovare. Senza nemmeno raccoglierli. E perché l’hanno fatto? Per far dispetto al proprietario della riserva. Lo ripeto perché forse non avete capito bene: hanno ucciso decine e decine di innocenti bestiole per far dispetto ad un uomo! Natural-mente se chi mi sta leggendo è moglie o fidanzata di uno della miriade di cacciatori italiani si chiederà: ma dove vuole arrivare lo psicologo in questa sua lettera? Ecco voglio arrivare proprio alle mogli e alle fidanzate dei caccia-tori. E vi scrivo non come psicologo: semplicemente come uomo, come un uomo che ha visto morire un animale. Voi l’avete mai visto? Avete mai sentito come batte il cuore di un leprottino con la carne dilaniata dal colpo di fucile del vostro uomo, con il terrore negli occhi perché vede sempre più vicino quel

mostro orribile che è per lui il vostro bellissimo cane da caccia e non può più fuggire, e soffre, e ha paura, e non aveva fatto nulla di male a nessuno?Mogli e fidanzati cacciatori fate qualco-sa! Voi potete fare più di qualsiasi ente, più delle leggi, più del Governo. Voi po-tete fare… e se non lo fate, allora anche voi uccidete come chi spara, come chi schiaccia la testa agli uccellini.Ma... ma forse (e non riesci nemmeno a pensarlo!), forse ci sono anche donne col il cuore del cacciatore. Donne che anche se non vanno a caccia loro personalmente, sono però orgogliose dell’attività del marito. Non provano nessun sentimento di tenerezza o di compassione per le sofferenze la morte inutile di tanti animali. A queste donne, donne che io non riesco ad immaginar-mi come amanti affettuose, mamma dolci, tenere e comprensive, a queste donne così “forti e coraggiose” da non lasciarsi intenerire per gli animali io vorrei dire: inteneritevi almeno per voi stesse. Se vostro marito va a caccia, oltre agli animali, ci rimettete anche voi. Dopo una settimana di lavoro, dopo cinque o sei giorni in cui il vostro uomo pi tutto preso dalla sua attività, arrivano finalmente il sabato e la domenica. Per tutte le coppie vuol dire la possibilità di stare un po’ più assieme: per amarsi di più, per vivere più vicini. Per voi invece… Eh sì: per la moglie del cacciatore è tutto diverso. A sera, lui va a letto molto presto. Non pensa a distrazioni. Domattina dovrà alzarsi

prima dell’alba. Quella che per milioni di sposi innamorati è una delle sere più belle della settimana, per le mogli dei cacciatori è una sera di religioso silenzio, e di sonno. Poi viene l’alba dl giorno festivo. Per tutti è la mattina in cui la sveglia può suonare quanto vuole tanto nessuno la prende sul serio. E’ così bello restarsi a letto: insieme vicini ab-bracciati e sentire a poco a poco le voci della città che si risveglia, o i bambini che cinguettano allegri perché anche loro sanno che oggi è festa e in casa c’è papà. E’ così bello per tutti… ma non per la moglie del cacciatore, che si è al-zata prima dell’alba per accompagnare il marito che se ne va a “santificare la fe-sta” (2° comandamento della religione cristiana) con una carneficina, oppure lo ha sentito scivolare via furtivamente dal letto, lasciando il suo posto così vuoto, così freddo. E il giorno passa: per tutti è un giorno di festa. I bambini hanno finalmente il papà tutto per loro. Gli raccontano tante cose, tutte quelle cose che durante la settimana il babbo non ha tempo di ascoltare. E giocano, ridono. Ma non i figli del cacciatore. Per loro la festa è un giorno come gli altri: un giorno-senza-papà. Loro anche oggi sono soli: papà è fuori ad uccidere! E a sera, quando tutte le altre famiglie rientrano stanche e felici dalle piccole gite, dai giochi, dal cinema… anche il cacciatore ritorna; sporco di terra e di sangue, sudato e puzzolente e spesso avvinazzato e soprattutto stanco morto. Appena finito lo “sport” in TV (eh, quello

non si può certo perderlo) piomba in un sonno profondo. E domani si torna al lavoro. Ecco: se esistono donne che possono tollerare di vivere accanto ad un uomo che come passatempo tortu-ra, sevizia, uccide, se a queste donne la sofferenza di creature innocenti non fa nè caldo nè freddo.. io a queste donne dico: preoccupatevi almeno di voi, preoccupatevi almeno dei vostri figli!Forse molte di voi hanno accettato que-sta insana passione del marito così, sen-za pensarci, senza nemmeno discuterla, come se fosse normale che l’uomo vada a caccia. Credetemi: non è normale. Chi uccide non è mai normale. Perciò, care lettrici, vi chiedo un favore. Non per gli animali, ma per voi, per i vostri figli e anche per vostro marito. Promettetemi di tentare almeno. Parlate al vostro uomo dolcemente, cercando di farlo ragionare. Apritegli gli occhi, fate che guardi ogni animale che sta per uccidere non come bersaglio più o meno difficile da colpire, ma come un essere vivente che ama, che soffre, che non vorrebbe morire, che ha paura del dolore. Una creatura indifesa come un bambino e che il vostro uomo invece tormenta andandola a scovare nella pace dei boschi. Inseguendola fin negli angoli più nascosti. Una creatura spaventata, che non sa più cosa fare, dove rifugiarsi, come proteggere i suoi piccoli… e lui, il vostro uomo, sorride trionfante e spara e uccide. Ma perché?…

Lo StrillozzoPeriodico bimestrale della LAC Lega per l’Abolizione della CacciaRegistrato al Tribunale di Milano il 28/1/1995 al n. 37 Iscrizione al ROCn. 2721 - Edizione LACAbbonamento annuo 20,00€ da versare su ccp 31776206 intestato a: Lega per l’Abolizione della Caccia Milano

Finito di stampare il 4 Giugno 2009

Redazione: Guido De Filippo & Paola Verganti Amministrazione Viale Solari, 40 20144 Milano Tel/fax: 02.47711806Direttore responsabile: Andrea RiscassiImpaginazione : Francesco Franciosi www.francescofranciosi.comStampa: Coop Paolo VI Gorgonzola Mi Stampato su carta riciclata 100%

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BERGAMO - c/o Giuseppe Mangoni (delegato responsabile), Via Marconi 31, 24047 Treviglio BG, tel. 0363/47201 [email protected]

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BRESCIA - Via Fenarolo 36, 25122 Brescia, tel. 030/2000782 e-mail [email protected], web www.lacbrescia.orgccp 11336252. Presidente: Maria Consuelo Bianco

CAMPANIA - c/o Maria Gabriella Vanin (delegata responsa-bile), Via Sebastiano Enrico De Martino 9, 80062 Meta NAtel. 347/3768001, 339/8531461, fax 06/55265695

CUNEO - c/o Giovanni Salomone (delegato responsabile) Via Foglienzane 7, 12025 Dronero CN, tel. 0171/917013

EMILIA ROMAGNA - c/o Carla Carrara (delegata responsa-bile), Via Vallescura 7, 40136 Bologna, tel. & fax 051/582247 e-mail [email protected]

FRIULI VENEZIA GIULIA - c/o Alessandro Sperotto (delega-to responsabile), Via del Boccolo 18, 33080 San Quirino PN tel. 0434/91376, 347/4913282e-mail [email protected]

FROSINONE - c/o Roberto Vecchio (delegato responsabile), Via Arcinazzo s.n.c., 03014 FIUGGI FRtel. 06/59084226 (u), 333/2155403

LATINA - C/o Pietro Liberati (delegato responsabile), via Col-le Segatore 8, 04010 Giulianello di Cori LT, tel. 329/4955244 e-mail [email protected]

LAZIO - Via Angelo Bassini 6, 00149 Roma, tel. 06/37351781, ccp 38717005, e-mail [email protected] responsabile: Marcello Morrone

LECCO - c/o Sandro Lavelli (delegato responsabile), Via Arlenico 18, 23900 Lecco, tel. 0341/369666, 338/5230037 e-mail [email protected]

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LOMBARDIA - Casella postale 10489, Ufficio postale Isola, 20100 Milano, ccp 14803209. Sede: Lega Abolizione Caccia, Via Solari 40, 20144 Milano, tel./fax 0247711806e-mail [email protected] responsabile: Graziella Zavalloni

MARCHE - c/o Danilo Baldini (delegato responsabile), loc. Pian di Morro II° n. 4, 60043 Cerreto d’Esi (AN), 0732/677106 328/0831502 (spento in orario di ufficio)e-mail [email protected]

MODENA - c/o Emilio Salemme (delegato responsabile), Via Panni 167, 41100 Modena, tel. 347/4885078e-mail [email protected]

NOVARA - c/o Centro di servizio del volontariato, Via Monte Ariolo 10/12, 28100 Novara. Delegata responsabile: Eleanna Zambon, e-mail: [email protected]

PADOVA - c/o Monica Beltrami (delegata responsabile), Via Torre Sopra 54, 35010 Campodoro PD, tel. 331/9033161, e-mail [email protected]

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PESCARA - c/o Marco Corazzini (delegato responsabile)Via Aldo Moro 7, 65026 Popoli PE, [email protected]

PIEMONTE - Via Ormea 24, 10125 Torino, telefono & fax 011/6504544, e-mail [email protected], ccp 33346107, codice fiscale 97542360017. Presidente Davide Pistone. Apertura al pubblico lunedì-venerdì 10-12, 14-18, sabato 10-13. Servizio di vigilanza [email protected] mercoledì 18,30-20,30

PORDENONE - c/o Alessandra Marchi (delegata re-sponsabile), Piazza XX Settembre 3, 33170 Pordenone tel. 0434241292, e-mail [email protected] [email protected]

PUGLIA - c/o Francesco Fortinguerra (delegato respon-sabile), Via Bezzecca 62, 71017 Torremaggiore FG, tel. 0882/394010 (chiamare dalle ore 14 alle ore 15), codice fiscale 93038000712, email [email protected]

SARDEGNA - c/o Stefano Deliperi (delegato responsabile), Via Asti 9, 09126 Cagliari, tel. 070/301639, 070/6000233, fax 070/490904.e-mail:[email protected]

SAVONA - c/o Valentina Scasso (delegata responsabile), Via Mazzini 45/3, 17056 Cengio SV, tel. 333/2849538, 346/3121281, [email protected]

TOSCANA - c/o Andrea Cucini (delegato responsabile), Via Coneo 14/A, 53034 Colle Val d’Elsa SI, tel. 0577/971122 oppure 338/5908134, e-mail [email protected]

TRAPANI - c/o Enrico Rizzi (delegato responsabile), via 541 n. 17, 91016 Erice Casa Santa TP, tel. 389/2721187, e-mail [email protected]

TRENTO - c/o Caterina Rosa Marino (delegata respon-sabile) Via F. Biasi 36, 38010 San Michele all’Adige TN tel. 347 3789239, e-mail [email protected]

TREVISO - c/o Adriano De Stefano (delegato respon-sabile), Via Montello 9, 31025 Santa Lucia di Piave TV e-mail [email protected]

TRIESTE - c/o Walter Stefani (delegato responsabile), Via Erta di S. Anna 22, 34149 TRIESTE, tel. 338/7121635 L-V feriali ore 8-15, fax 040384097 dopo le ore 18 e-mail [email protected]

UDINE - c/o Massimo Deganutti (delegato responsabile), Via Cividale 114, 33100 Udine, tel. 0432/282280, 338/1980127 e-mail [email protected]

UMBRIA - C. P. 25, 06125 Ponte Valleceppi PG, tel. e fax 075/5899283. Delegato responsabile: Sergio Bovi-ni detto Revoyera, Via Pinturicchio 92, 06122 Perugia tel. 339/4654706

VENETO - Via Cadore 15/C int. 1, 31100 Trevi-so, tel. 347/9385856, e-mail [email protected], www.lacveneto.it. Delegato responsabile: Andrea Zanoni

VENEZIA - c/o Maria Caburazzi (delegata responsabile), Via Palazzo 27, 30174 Venezia Mestre VE, tel. 041/950310 348/8908586, fax 041/980544

VERCELLI - c/o Centro Servizi del Volontariato, Via G. Ferraris 73, 13100 Vercelli, tel. 340/7954182 e-mail [email protected] Delegato responsabile: Elisa Fassione

VERONA - c/o Miranda Bizjak (delegata responsabi-le), Via Belvedere 169, San Felice Extra, 37131 Verona tel. 045/533306, email [email protected]

VICENZA - Via dell’Astronautica 3/C, 36016 Thiene VI. Delegato responsabile: Fabio Moscato, tel. 335/6906450 e-mail [email protected]

CON LA LAC PER FARE LA SCELTA GIUSTA.

così... o così!

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