MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di...

33
2014 CENTRO STUDI DOCUMENTAZIONI E RICERCHE MASSIMO STANZIONE DI ORTA DI ATELLA PRESIDENTE: DOTT. ZACCARIA DEL PRETE DIRETTORE: DOTT. ALESSANDRO DI LORENZO [MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA] L’EREDITA’ DEI GRECI NELL’ITALIA MERIDIONALE – NUMERO UNICO E NON PERIODICO - ATTI DEL CONVEGNO

Transcript of MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di...

Page 1: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

2014CENTRO STUDI DOCUMENTAZIONI E RICERCHE MASSIMO STANZIONE DI ORTA DI ATELLA

PRESIDENTE: DOTT. ZACCARIA DEL PRETE DIRETTORE: DOTT. ALESSANDRO DI LORENZO

[MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA]L’EREDITA’ DEI GRECI NELL’ITALIA MERIDIONALE – NUMERO UNICO E NON PERIODICO -

ATTI DEL CONVEGNO

Page 2: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

“MEGALE HELLAS”L’EREDITA’ DEI GRECI NELL’ITALIA

MERIDIONALE

2

Page 3: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

3

Page 4: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

IIINTRODUZIONE

A cura del dott. Alessandro Di LorenzoDirettore del Centro Studi M. Stanzione

Il Centro Studi Massimo Stanzione di Orta di Atella, con sede in via Mazzini n.11, in collaborazionecon l’Associazione ex alunni Liceo Francesco Durante di Frattamaggiore, l’AICC delegazione diFrattamaggiore, l’Associazione Faro Tricolore di Desenzano del Garda, e con il patrocinio morale delCoordinamento Nazionale per il Risorgimento “Ferruccio” con sede in Toscana, è stato lieto dipresentare il convegno “MEGALE HELLAS ovvero l’eredità dei greci nell’Italia Meridionale”.L’evento fa parte della rubrica di Histosophia tenuta dal dott. Alessandro Di Lorenzo. Ospiti illustridella serata sono stati la dott.ssa Maria D’Arconte, presidente dell’Ass. Faro Tricolore e la dott.ssaTeresa Maiello, presidente della Delegazione frattese dell’Ass. Italiana di Cultura Classica. La primaha tenuto un excursus storico sull’area geografica della penisola italiana appellata Magna Grecia, cheparte dal II secolo a.C., come evidenziato dagli scritti di Polibio e arriva fino al VI secolo a.C.,momento che segna l’apogeo della storia della Magna Grecia. Lo studio della D’Arconte ha messo inluce lo sviluppo greco delle coste dell’Italia meridionale, facendoci rivivere i fasti e le radici storico-politiche che sono nate nelle nostre regioni meridionali. Il secondo intervento, svolto dalla dott.ssaTeresa Maiello, ha tenuto invece come punto di riferimento lo sviluppo delle colonie greche nelCilento, in quella zona a sud della piana del fiume Sele denominata “cis Alentum”, al di qua del fiumeAlento, che vide il fiorire di città importanti come Paestum, Agropoli, Pixous, il porto greco-romano diCastellabate e la famosissima Elea (Velia) che diede i natali a illustri filosofi quali Zenone e Parmenide.Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica greca,gettando così le basi per una logica del pensiero in senso ontologico. Famosa è la reductio adabsurdum teorizzata da Zenone, che si può considerare quale fondamento del calcolo infinitesimalematematico. Come cittadini dell’antica Atella siamo ben lieti di ospitare un evento che narra dei fastidel nostro amato meridione, che dagli arbori degli Osci, passando per la divina cultura greca, arrivaalla millenaria cultura romana, punto di incontro e di fusione di tutte le scuole del pensiero antico,gettando così le basi per un’identità europea.

Un ringraziamento particolare va al presidente dell’Ass. ex alunni Liceo Durante, dott. Riccardo Acri,per aver creduto nella collaborazione sistematica fra le associazioni operanti sul territorio atellano.Media Partner della serata è stata la web tv della cultura: Atella TV.

4

Page 5: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

IL MITO DELL’ELLADE E L'EREDITA' DEI GRECI INOCCIDENTE

A cura della Prof.ssa Maria D’ArcontePresidente dell’Associazione Faro Tricolore di Desenzano del Garda

In un momento, come quello attuale, in cui sembra che gli unici parametri di valutazione di unaciviltà siano quelli economici, espressi in termini di spread, vogliamo andare in controtendenza esottolineare l’importante eredità che ci proviene dal mondo classico, esprimendo così la nostrasolidarietà al popolo greco, che in questo momento lotta per la sua libertà e al quale ci legano profondivincoli culturali ed un comune destino..

L’Ellade è davvero un mito, non solo per noi italiani, ma per tutta la cultura europea. E ilpensiero corre alle radici stesse del nostro sapere, a Socrate, a quel bisogno di conoscenza che siesprime nella frase a lui attribuita “Il vero saggio è colui che sa di non sapere” a quel gnose s’ eauton ( conosci te stesso), paradigma e presupposto per la conoscenza del mondo.

Socrate, come tanti grandi della storia del pensiero, come Gesù o Budda, non ha lasciato nulladi scritto. Le sue idee ci sono note attraverso l’opera del suo discepolo più famoso, Platone. Tra idialoghi ricordiamo il Critone, in cui l’amico offre a Socrate, già condannato a morte per empietà, unapossibilità di salvezza nella fuga, ma Socrate benevolmente lo convince a desistere poiché sarebbeassurdo e ridicolo se, alla sua età, per vivere ancora qualche anno, dovesse rinnegare i principi per cuiha vissuto.Ecco un valore che la cultura filosofica greca ci trasmette: la coerenza.

Ma l’Ellade è anche sinonimo di bellezza, un unicum assoluto di bellezze naturali e artistiche e l’ideastessa di bellezza, del mondo occidentale, si può dire che nasca in Grecia. A questo proposito cito unbrano tratto da "Morte a Venezia" di Thomas Mann. Ancora una volta protagonista è Socrate cheammaestra il discepolo Fedro sulla bellezza e sull’amore: “… Gli parlava del sacro sgomento che coglie l’uomo di nobili sensi quando un volto divino,un corpo perfetto gli appare e di come trema ed è fuori di sé e venera colui che possiede la bellezza egli recherebbe sacrifici come alla statua di un dio se non temesse di essere preso per pazzo. “Poiché labellezza,mio Fedro, soltanto la bellezza è amabile e visibile al tempo stesso ed è la sola formadell’immateriale che siamo in grado di percepire con i sensi e che i nostri sensi riescono a sopportare”. La Bellezza, l’idea di Bellezza, è dunque per i Greci, e lo sarà anche per i Romani, bellezza fisica espirituale al tempo stesso. Sarà poi il Cristianesimo a creare un dualismo tra questi due termini e arivendicare il primato dello spirito.

Ma per molti di noi, della mia generazione, il mito dell’Ellade iniziava sui banchi di scuola, con

5

Page 6: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

la lettura dei poemi omerici, con l’Iliade e l’Odissea. L’Iliade, di cui ci rimane il ricordo, non tanto enon solo del vincente Achille, ma soprattutto dello sfortunato figlio di Priamo, Ettore, altrettantovaloroso, che combatte per una Patria che sa destinata a perire. Ricordiamo tutti lo struggente addioalla moglie Andromaca e al figlioletto, di cui comunque si augura che un giorno qualcuno possa dire “non fu sì forte il padre”. La stessa emozione che provò H. Schliemann quando, studente ginnasiale,leggeva quei poemi, al tempo in cui si credeva ancora che fossero puro frutto della fantasia di Omero eche quindi la mitica città di Troia non fosse mai esistita....

Un mito, quello dell’Ellade, che si alimentava nello studio della storia antica, dell’epica lottadelle poleis greche contro un nemico tanto superiore, i Persiani. E il pensiero corre a Leonida che con itrecento Spartani resiste alle Termopili, fino ala morte. Il sacrificio di Leonida ci parlava di amor diPatria e i Greci, un popolo oggi di soli 11 milioni, nel corso della loro storia ci hanno mostrato come siama la Patria e come si conserva la propria identità, sopravvivendo a 400 anni di dominio turco. Lagrecità è sopravvissuta nei monasteri ortodossi e nella resistenza di questo popolo che ha rifiutatol’assimilazione e la conversione all’Islam, come invece è accaduto a tanti cristiani del medio oriente edell’Africa del nord.

In tempi recenti, nel 1973, dopo l’invasione turca della zona nord di Cipro, i Greci non hannoesitato a lasciare le proprie case e i propri beni e Famagosta, ridotta ora a una città fantasma. Propriocome i Greci che nel 1922 lasciarono Smirne e tutta l’Asia Minore, in seguito alla rivoluzione diAtaturk., seguendo di poco la sorte degli Armeni, il cui genocidio, avvenuto negli anni seguenti al1915, ha trovato eco nello sconvolgente libro di Antonia Arslan, “La masseria delle allodole”, ma non èancora stato riconosciuto dalla comunità internazionale. Dell’esodo dei greci rimane invece unatestimonianza nel bellissimo album musicale di Georgios Dallaras, un esodo, molto simile a quellodegli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia.

Ma c’è un altro valore, sacro per gli antichi Greci, e ancora oggi vivo nel DNA di questo

popolo: l’ospitalità. Lo sa bene chi ha un amico in GreciaIl riferimento è ancora l’Iliade, quando Diomede e Glauco si affrontano in un duello che potrebbeessere mortale, che però sospendono quando Diomede si rende conto di avere di fronte il discendentedi un antico ospite della sua famiglia

Ma come si forma storicamente il mito dell’Ellade e soprattutto come giunge fino a noi.Questo mito nasce già in epoca romana, con i primi contatti tra Roma, ancora agli esordi della suastoria, una Roma di mattoni e di legno, con le progredite città della Magna Grecia e in primo luogo conCuma, la più vicina per contiguità di territorio.A questi primi contatti di Roma col mondo delle colonie greche del territorio campano dobbiamo ilnome che universalmente viene dato alla Grecia. I Cumani chiamavano Greci solo gli abitanti di unazona limitata dell’Eubea e dell’antistante Beozia, nome che erroneamente i Romani attribuirono a tutti i

6

Page 7: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

Greci trasmettendolo a noi. I Romani ne riconoscono subito la superiorità culturale e artistica. Importano vasellame e altri oggettidi uso quotidiano, ma anche elementi che riguardano la mitologia, la religione e addirittura ifondamenti del diritto, una materia in cui poi Roma divenne maestra. Le prime leggi scritte infatti, leleggi delle 12 tavole, erano ispirate alla legislazione vigente ad Atene e nelle colonie, dove fu inviataun’apposita commissione di 10 uomini a prenderne visione..

In seguito i Romani, che pure avevano dalla loro una potente organizzazione politica e militare,dopo aver conquistato la Grecia nel 146 a. C., ne saranno a loro volta conquistati. Ricordiamo a questoproposito la celebre frase contenuta in un’epistola di Orazio “ Graecia capta ferum victorem cepit etartes intulit in Latium agrestem”( La Grecia, dopo essere stata conquistata, conquistò il suo fierovincitore ed introdusse le arti in un Lazio ancora selvaggio). Così, per nobilitare le origini diRoma,Virgilio, il sommo poeta autore dell’Eneide, le collegò al mito di Enea in un’ ideale continuitàcon i poemi omerici.

La Grecia con la forza del bello “conquista”, tra virgolette, un popolo militarmente superiore,che a sua volta darà il suo contributo al patrimonio culturale europeo. Un contributo fatto di principigiuridici e di grandiose opere pubbliche, i cui resti imponenti sono tuttora visibili non solo in tante cittàitaliane ed europee, ma anche in medio oriente e in Africa.

I Romani dunque, padroni del Mediterraneo e di gran parte dell’Europa occidentale, mandano iloro figli a studiare in Grecia presso retori e filosofi famosi e frotte di artisti e pedagoghi greciaffluiscono a Roma, dove trovano opportunità di lavoro e inondano il mercato e le case degliaristocratici romani di affreschi ed opere d’arte, spesso copie di famosi originali, come testimonianoampiamente i resti delle città di Ercolano e Pompei, sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d. C.

Altro mito giunto fino a noi sono le Olimpiadi, che grande importanza ebbero nel mondo antico.Natenel 776 a.C, erano costituite da gare di atletica e corse di cavalli,a cui si aggiunsero poi gare di poesia eagoni teatrali, che si svolgevano ogni quattro anni in onore di Zeus ad Olimpia, riservate a cittadinigreci, liberi e privi di pendenze penali. Esse assunsero una tale importanza da essere utilizzate per lacronologia greca. In occasione di tali gare venivano sospese le attività belliche tra le poleis e agli atletiera garantito un salvacondotto che permetteva loro di raggiungere Olimpia. Si disputarono fino al 393d.C. Abolite con gli editti di Teodosio il Grande come espressione del mondo pagano, dopoun'interruzione di 1500 anni, ripresero nel 1896, ad Atene, con la prima Olimpiade dei tempi moderni,per merito del francese Pierre De Coubertin. Un altro mito che ci arriva dalla storia greca è quello di Alessandro Magno, leggendaria figuradi condottiero, paragonabile solo a Giulio Cesare o a Napoleone, che concepì il sogno di fonderel’Occidente greco con l’Oriente persiano, sogno che si infranse contro la resistenza degli stessiMacedoni. Al suo mito si ispira la bellissima poesia “ Alexandros” di Giovanni Pascoli, che ci parla di

7

Page 8: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

un Alessandro umanissimo che, giunto ai confini estremi del mondo allora conosciuto, si rende contoche “il sogno è l’infinita ombra del vero”.Ed è proprio con Alessandro Magno che il mondo del razionalismo e della filosofia greca viene acontatto con la spiritualità giudaica che si incontrarono e si scontrarono nella civiltà alessandrinaqualche secolo dopo.Non è un caso che proprio ad Alessandria d'Egitto venne fatta la prima traduzionein greco della Bibbia, detta dei Settanta, dai 70 saggi ebrei che vi lavorarono. Famoso poi fu il casodell'uccisione di Ipazia, filosofa alessandrina, di cui parleremo più avanti.

Dall’incontro e dalla fusione della civiltà greca e alessandrina con il mondo romano nascequell’immenso patrimonio culturale ed artistico che è alla base della civiltà occidentale e del nostroRinascimento.Anche il teatro nasce in Grecia con le grandi opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide per la tragedia eAristofane e Menandro per la commedia. Ricordiamo il valore catartico che il teatro assumeva presso iGreci nella trasmissione dei valori fondanti della civiltà antica, che sono poi valori universali in cuitutti possiamo riconoscerci. Pensiamo al conflitto interiore di Antigone, l’eroina di Sofocle, combattutatra la pietà per il fratello ucciso, Polinice, e l’osservanza delle leggi della città. Un conflitto etico diestrema attualità. Grande quindi è l'eredità del mondo greco presente nel pensiero occidentale, dalla filosofia alle scienzenaturali, dalla matematica all'astronomia, dalla medicina alla geografia, dalla letteratura alle espressioniartistiche, dalla storia alla politica.

In Grecia infatti nasce la medicina con Ippocrate e valido ancora oggi il giuramento che porta ilsuo nome, greco il lessico della medicina stessa.Lì nascono le prime forme di democrazia e il termine stesso di democrazia, come partecipazione allavita della polis, cioè la politica nel senso più alto del termine.

L’unico neo della civiltà greca fu la condizione femminile, molto più evoluta a Roma,soprattutto in età imperiale, anche se dovremmo distinguere tra Atene e Sparta. Ma questo è un discorsoche ci porterebbe lontano.

Il mondo greco scompare temporaneamente nella catastrofe dell’Impero romano, soccombendodi fronte al Cristianesimo, un’ideologia totalizzante portatrice di altri valori, per taluni aspetti opposti,che al culto del corpo e della bellezza contrappose quello dello spirito. Nasce una civiltà diversa e sullerovine degli antichi templi sorgono le cattedrali e le basiliche paleocristiane, ma la lingua grecasopravvive nella terminologia cristiana ed è al paziente lavoro dei monaci che dobbiamo lasopravvivenza di parte del patrimonio letterario classico, che altrimenti sarebbe andatoirrimediabilmente perduto. E tuttavia è proprio all’integralismo cristiano delle origini che gli storiciconcordemente attribuiscono la distruzione della Biblioteca Alessandrina e la tragica morte di Ipazia,filosofa neoplatonica e astronoma, vissuta ad Alessandria d’Egitto al tempo del vescovo Cirillo,antesignana della lotta per l’emancipazione femminile, assurta a simbolo della libertà di pensiero, la cui

8

Page 9: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

figura è stata di recente ricordata nel film “Agorà” di Alejandro Amenabar.

E dopo i secoli bui il mito dell’Ellade rinasce con Dante nel famoso canto di Ulisse che divieneil simbolo del desiderio di conoscenza “ fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute econoscenza” dice Ulisse ai suoi compagni per spronarli a superare le colonne d’Ercole nelventiseiesimo canto dell’Inferno.Il mito dell’Ellade riemerge poi in pieno con l’Umanesimo e il Rinascimento che segnano la riscopertadel mondo classico e alimentano la straordinaria fioritura artistica che ha dato origine al patrimonioculturale che ci appartiene e che tutto il mondo ci invidia, fino a giungere alle teorizzazioni delWinckelmann, che ritenne insuperabili i modelli dell’arte greca. Oggi per la verità bellezza, armonia di forme e proporzioni non sembrano più canoni estetici validi el’arte contemporanea percorre strade diverse proponendo altri modelli. Resta il fatto che a mio avvisol’opera d’arte, per essere tale, deve usare un linguaggio universale, parlare al cuore senza bisogno dispiegazioni, anche a distanza di secoli, come i grandi capolavori dell’arte antica dinnanzi ai qualirestiamo senza parole e che vedremo tra poco nelle immagini che vi mostrerò. Penso all’Acropoli diAtene, con i Propilei e il tempietto di Atena Nike, con il Partenone e l’Eretteo con la Loggetta delleCariatidi. Penso al tempio di Posidone a Capo Sunion o a Delfi, ai piedi del Parnaso, con i tre livelli:quello più basso del tempio di Apollo, dove l’oracolo parlava per bocca della Pizia e fungeva quasi dabanca dati per le spedizioni militari e coloniarie, un po’ più in alto il teatro e lo stadio ancora più inalto,nella splendida cornice dei monti della Focide. Penso alle proporzioni perfette del Doriforo diPolicleto, del Discobolo di Mirone, dell’Ermes di Prassitele o alla Venere di Milo. Penso aimeravigliosi siti archeologici delle colonie greche d’occidente, a quelli di Paestum, l’antica Posidonia,alla Valle dei Templi di Agrigento, a Selinunte e Segesta. Purtroppo catastrofi naturali, incuria, distruzioni e spoliazioni umane hanno falcidiato un immensopatrimonio artistico di cui talora possiamo ammirare solo le vestigia. Esempio tra tutti, la colonnadorica del tempio di Era Lacinia a Crotone.

Rinunciare alla cultura classica in nome di una malintesa idea di modernità?Dovremmorinunciare alle nostre radici. L’uomo del resto ha bisogno di ideali, di poesia, di bellezza, per cui misento di dire con Valerio Manfredi che “a un certo punto della storia fummo Greci e forse lo siamoancora”…

9

Page 10: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

ERETTEO

PARTICOLARE DELLA TRABEAZIONE DEL PARTENONE

10

Page 11: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

ACROPOLI PROPILEI

ORACOLO DI DELPHI

11

Page 12: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

SELINUNTE

AGRIGENTO VALLE DEI TEMPLI

12

Page 13: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

I GRECI NEL CILENTO: LA SCUOLA ELEATICA

A CURA DELLA PROF.SSA TERESA MAIELLO PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONEFRATTESE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CULTURA CLASSICA

Il Cilento, terra campana di dolci colline ricoperte dagli ulivi che si specchiano nel blu del Tirreno, è dasempre crocevia di popoli e tradizioni. Ed è proprio qui che sorge il magnifico Parco nazionale delCilento e del Vallo di Diano, con i siti archeologici di Paestum e Velia inseriti nel 1998 nella worldheritage list dell'Unesco.Il toponimo Cilento si fa di solito derivare da Cis-Alentum e sarebbe la formulazione della baselinguistica indicante quelle terre al di qua dell’Alento (ovvero poste ad est del bacino del fiume), e si èconcordi nell’additare la coniazione ai monaci benedettini.Tuttavia recentemente , vagliando una serie di informazioni storiche ed archeologiche e riflettendo sulla presenza degli Etruschi nel territorio , un giovane archeologo dell’Università di Salerno, Fabio

13

Page 14: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

Astone, ritiene che il coronimo sia da collegare ad una poco conosciuta divinità etrusca, Cilens, il cui nome si trova inciso sul fegato di Piacenza e sul rilievo di Bolsena.

L'area compresa tra il Solofrone e l'Alento segue nell'antichità le vicende che hanno caratterizzato ledue vicine città di Poseidonia/Paestum e di Elea/Velia; e soprattutto della prima, se ci riferiamo alperiodo attestato per la sua fondazione (circa 600 a.C.), che precede l'installazione dell'altra colonia sulTirreno (circa 540 a.C.). Pertanto si presenta di fondamentale importanza l'interpretazione di un notopasso del geografo greco Strabone (I sec. d.C.), che si riferisce ai principali momenti dell'affermazionegreca in area che sarà poseidoniate. Dopo aver accennato al gruppo dei Picentini fondatori di Picentianel sito dell'attuale Pontecagnano, trasferiti dai Romani nel golfo poseidoniate, ora detto pestano,menziona in prosecuzione da Nord a Sud la città di Poseidonia-Paistòs, posta in mezzo al golfo.I Sibariti, egli scrive, realizzarono un emporio sul mare, poi coloro che furono i protagonisti dellafondazione della colonia si trasferirono più a Nord. Se il punto commerciale sulla costa favorisce ilcontatto con gli indigeni e le altre città greche, il programma di colonizzazione si attua con l'arrivo diun cospicuo numero di gente greca, probabilmente anche di altre località. Il luogo ove si trasferiscono,il banco calcareo su cui sorgerà Poseidonia, è già un sito di insediamento indigeno (fine VII sec. a.C.).Circa il nome della colonia si presume che nell’area, ricca di lagune e stagni, ci fosse il culto diNethuns, divinità etrusca delle acque che fu poi assimilato a Poseidone da cui l’ecista derivò il nome diPoseidonia per la colonia.

Poseidonia: età greca

Dal 560 a.C. al 440 a.C. si assiste al periodo di massimo splendore e ricchezza di Poseidonia. Tale

apice fu dovuto a diversi fattori, alcuni dei quali si possono ravvisare, ad esempio, alla recessione della

presenza e dell’influenza etrusca sulla riva destra del Sele nella prima metà del VI secolo a.C. Con

l'allentarsi della presenza etrusca, si dovette creare un vuoto di potere ed economico nella zona a nord

del Sele, vuoto di cui non poté non avvantaggiarsi ed approfittare Poseidonia. A tale evento devono

aggiungersi altri due tragici accadimenti: la distruzione della città di Siris (=Policoro) sul Mar Jonio, da

parte di Crotone, Sibari e Metaponto, con la conseguenza un predominio di Sibari in tutta la regione

della Siritide, per cui dovettero intensificarsi i traffici interni tra Poseidonia e la Siritide; e la

distruzione di Sibari stessa nel 510 a.C., ad opera di Crotone. L’esplosione di benessere e di ricchezza

che si riscontra a Poseidonia, che coincide con quest'ultimo avvenimento, fa sospettare che buona parte

dei Sibariti, fuggiti dalla città distrutta, dovettero trovare rifugio nella loro subcolonia, portandovi le

proprie ricchezze. Ascrivibile al medesimo periodo è la costruzione di un monumentale sacello

sotterraneo: potrebbe trattarsi di un cenotafio dedicato ad Is, mitico fondatore di Sibari, eretto a

Poseidonia dai profughi Sibariti. Nello stesso arco cronologico, a distanza di cinquant'anni l’uno

dall’altro, vengono eretti anche la cosiddetta Basilica (550 a.C. circa), il Tempio "di Cerere" (500

a.C. circa) ed il Tempio "di Nettuno" (450 a.C.circa)

Paistom: età lucana

14

Page 15: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

In una data collocabile tra il 420 a.C. e 410 a.C., i Lucani presero il sopravvento nella città, mutandolenome in Paistom. A parte sporadici riferimenti nelle fonti, non si conoscono i particolari bellici dellaconquista lucana, probabilmente perché dovette trattarsi di una violenta conquista repentina. È unprocesso che è possibile riscontrare in altre località (ad esempio per la non distante Neapolis), dove vifu una lenta, graduale, ma costante infiltrazione dell’elemento italico, dapprima richiamato dagli stessiGreci per i lavori più umili e servili, per poi divenir parte della compagine sociale mediante ilcommercio e la partecipazione alla vita cittadina, fino a prevalere e a sostituirsi nel potere politico dellacittà. Sebbene letterati e poeti greci riportino il rimpianto dei Poseidoniati per la perduta libertà e per ladecadenza della città, l'archeologia testimonia che il periodo di splendore proseguì ben oltre la"conquista" lucana, con la produzione di splendidi vasi dipinti (talora segnati da artisti di prim'ordinequali Assteas, Python, e il Maestro di Afrodite) e con sepolture copiosamente affrescate.

Al 400 a.C. circa risale la più importante tomba dell'età classica, detta del Tuffatore; è a cassa edecorata ad affresco con scena di banchetto; sulla lastra di copertura è rappresentata la scena del tuffodi un personaggio nudo (il defunto), che si lancia nelle acque dell'Oceano (il confine con l'aldilà)facendo leva su di una struttura che va interpretata come la rappresentazione delle colonne d'Ercole, ilconfine del mondo allora conosciuto.

Neanche il carattere greco della città scomparve del tutto, come attestano, oltre la produzione dei vasidipinti, anche la costruzione del bouleterion e la monetazione, che preservò le sue prerogativeelleniche. Piccola parentesi fu aperta nel 332 a.C., quando Alessandro il Molosso, re dell’Epiro - giuntoin Italia su richiesta di Taranto in difesa contro Bruzi e Lucani - dopo averriconquistato Eraclea, Thurii,Cosentia, giunse a Paistom. Qui si scontrò con i Lucani, sconfiggendoli ecostringendoli a cedergli degli ostaggi. Ma il sogno del Molosso di conquistare l’Italia Meridionaleebbe breve durata: la parentesi si chiuse nel 331 a.C., con la sua morte in battagliapresso Pandosia. Paistom ritornò dunque sotto il dominio lucano.

Paestum: età romana

Nel 273 a.C. Roma sottrasse Paistom alla confederazione lucana, vi insediò una colonia, e cambiò il

nome della città in Paestum. I rapporti tra Paestum e Roma furono sempre molto stretti: i pestani

erano socii navales dei Romani, alleati che in caso di bisogno dovevano fornire navi e marinai. Le

imbarcazioni che Paestum (e la non lontana Velia) fornirono ai Romani dovettero probabilmente avere

un peso non irrilevante durante la Prima Guerra Punica. Nella Seconda Guerra Punica Paestum rimase

fedele alleata di Roma: dopo la battaglia di Canne, Paestum addirittura offrì a Roma tutte le patere

d’oro conservate nei suoi templi. La generosa offerta fu rifiutata dall'Urbe, che però non disdegnò,

invece, le navi cariche di grano grazie alle quali i Romani assediati da Annibale entro le mura di

Taranto poterono resistere. Come ricompensa della sua fedeltà, a Paestum fu permesso di battere

moneta propria, in bronzo, fino ai tempi di Tiberio.

Il tramonto

15

Page 16: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

Il geografo Strabone testimonia che Paestum era resa insalubre da un fiume che scorreva poco distante

e che si spandeva fino a creare una palude. Si tratta del Salso (identificato con Capodifiume), corso

d'acqua che tuttora fluisce a ridosso delle mura meridionali. Progressivamente dovette iniziare ad

impaludarsi l'area circostante la parte sud-occidentale dell'insediamento, in quanto il fiume non riusciva

più a defluire normalmente, dato il progressivo insabbiamento della foce. Caratteristica delle acque del

Salso, ricordata da Strabone, era quella di pietrificare in breve tempo qualsiasi cosa, essendo

ricchissime di calcare.

Con la crisi della religione pagana, poco lontano dal Tempio di Cerere sorse una basilica cristiana

(chiesa dell’Annunziata), mentre pochi anni dopo lo stesso tempio venne trasformato in chiesa. Un

interessante caso di sincretismo religioso si ha nell'iconografia della Vergine venerata nell'area pestana:

uno dei simboli della Hera poseidoniate, la melagrana, emblema di fertilità e ricchezza, passò alla

Madonna, che difatti prese l'epiteto di Madonna del Granato. Sebbene fosse divenuta sede vescovile

almeno a partire dal V secolo d.C., nell'VIII secolo o IX secolo d.C. Paestum venne definitivamente

abbandonata dagli abitanti che si rifugiarono sui monti vicini: il nuovo insediamento prese nome dalle

sorgenti del Salso, Caput Aquae, appunto, dal quale probabilmente deriva il toponimo Capaccio. Qui

trovarono scampo dalla malaria e dalle incursioni saracene, portando con sé il culto di S. Maria del

Granato, tuttora venerata nel santuario della Madonna del Granato. Nell'XI secolo Ruggero il

Normanno avviò un'operazione di depredamento dei materiali dei templi di Paestum, mentre Roberto il

Guiscardo fece spoliare gli edifici abbandonati della città per ricavarne marmi e sculture da impiegare

nella costruzione delDuomo di Salerno.

Riscoperta e scavi

Con l’abbandono di Paestum, dell’antica città rimase solo un vago ricordo. In

epoca rinascimentale diversi scrittori e poeti hanno citato Paestum, pur ignorandone l’esatta ubicazione,

ponendola ad Agropoli o addirittura a Policastro; si trattava soprattutto di citazioni erudite

di Virgilio, Ovidio e Properzio, che ricordavano la bellezza ed il profumo delle rose pestane che

fiorivano due volte in un anno. A seguito dell’apertura da parte di Carlo di Borbone dell’attuale SS18,

che tranciò l'anfiteatro in due parti, si ebbe la definitiva riscoperta della città antica. Vennero così

realizzati e pubblicati i primi rilievi dei templi, incisioni e stampe che ritraevano i templi ed i luoghi,

disegni e schizzi degli ammirati visitatori che andavano via via aumentando. Celebri sono le splendide

tavole del Piranesi(1778), del Paoli (1784), del Saint Non (1786). Lo storico

dell'arte Winckelmann richiamò l’attenzione sui monumenti pestani, Goethe rappresentò

suggestivamente l’incontro romantico con Paestum, con i suoi solenni e suggestivi ruderi, muti

testimoni immersi nella desolazione della piana pestana.

16

Page 17: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

« Endlich, ungewiss, ob wir durch Felsen oder Trümmer führen, konnten wir einige große länglich-viereckige Massen, die wir in der Ferne schon bemerkt hatten, als überbliebene Tempel und Denkmale einer ehemals so prächtigen Stadt unterscheiden. »

« Finalmente, incerti, se camminavamo su rocce o su macerie, potemmo riconoscere alcuni massi oblunghi e squadrati, che avevamo già notato da distante, come templi sopravvissuti e memorie di una città una volta magnifica. »

(Goethe, Viaggio in Italia, 23 marzo 1787)

A tale diffuso interesse non seguirono però campagne di ricerche e di scavi, a causa del banco di

calcare formatosi nel corso dei millenni per precipitazione dalle acque del Salso: coprendo ogni cosa,

aveva convinto gli studiosi e gli archeologi che della città antica, oltre ai templi, non si fosse

conservato nulla. Fu solamente agli inizi del Novecento che, riconoscendo nel banco una formazione

recente, furono intrapresi i primi scavi: tra il 1907 e 1914 indagini interessarono l’area della "Basilica"

spingendosi in direzione del Foro; tra il 1925 ed il 1938 si completarono gli scavi del Foro - con

l'individuazione del cosiddetto "Tempio della Pace", del comitium, della via di Porta Marina, e

dell'anfiteatro - e si intensificarono le ricerche intorno al Tempio di Cerere; venne dunque completato lo

scavo delle mura, in parte restaurate con criteri discutibili, e vennero individuate le cosiddette Porta

Marina e Porta Giustizia. Il 9 settembre 1943, Paestum fu interessata, insieme alla località dagli

sbarchi delle forze alleate, a seguito dell'operazione Avalanche. Dopo la II Guerra Mondiale gli scavi

sistematici della città ebbero forte impulso.

ELEA

Strabone narra di Elea nella sua Geografia (VI,252), specificando che i fondatori Focesi la chiamaronoVele o Hiele.Essi adoperavano ancora il digamma F , lettera che si pronunciava come una V italiana , quindi il nomedella città si pronunciava Vele; poi, abbandonando il digamma si usò la lettera Y e, pertanto, la città fuchiamata Hyele.Il toponimo Elea fu introdotto all’epoca di Platone .I Romani per il nome della città adottarono la forma Velia, attestata a partire da Cicerone.I toponimi locali influenzati dal nome Velia, sono i vicini comuni cilentani di Novi Velia e CasalVelino.

17

Page 18: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

Storia della città

Elea fu fondata nella seconda metà del VI secolo a.C., da esuli Focesi in fuga dalla città di Focea

nella Ionia (sulle coste dell'attuale Turchia, nei pressi del golfo di Smirne) per sfuggire alla pressione

militare persiana. La fondazione avvenne a seguito della battaglia di Alalia, combattuta dai Focesi

di Alalia contro una coalizione di Etruschi e Cartaginesi, evento databile a un arco temporale che va

dal 541 al 535 a.C.

La città fu edificata sulla sommità e sui fianchi di un promontorio, comprato dai Focei agli Enotri,

situato tra Punta Licosa e Palinuro. Fu inizialmente chiamata Hyele, dal nome della sorgente posta alle

spalle del promontorio.

Il logos erodoteo sulla fondazione di Elea

Secondo Erodoto i Focesi erano stati i primi, tra i Greci, a navigare su lunghe distanze, solcando i mari

non con arrotondate imbarcazioni mercantili, ma su navi a cinquanta remi (le pentecontere), esplorando

per primi l'Adriatico, la Tirrenia e l'Iberia e spingendosi fino a Tartesso in Spagna, alle foci del

Guadalquivir.

Fuggiti da Focea e giunti a Cirno ( Corsica) vi eressero templi, coabitando per cinque anni con i

precedenti coloni. Ma le loro scorrerie piratesche spinsero Etruschi e Cartaginesi ad allearsi e ad armare

contro di loro una flotta di 120 navi (60 per parte). I Focesi, armate le loro sessanta pentecontere,

mossero incontro ai nemici nel mare chiamato Sardonio. Dalla battaglia risultarono vincitori, ma a

prezzo di gravi perdite :quaranta delle loro navi rimasero infatti distrutte e le rimanenti venti, con i

rostri spezzati, erano inservibili alla guerra. Ritornarono ad Alalia e, presi a bordo donne e bambini,

salparono verso Reggio.

Da Reggio risalirono la costa e raggiunsero, in terra Enotria, una città allora chiamata Hyele (Ὑέλη).

Lì un posidionate rivelò ai Focesi come in passato avessero frainteso l'oracolo della Pizia: secondo il

responso infatti, avrebbero dovuto attestare con santuari il culto dell'eroe Cirno, piuttosto che

insediarsi essi stessi sull'isola di Cirno.

Convinti del loro precedente errore dall'argomentazione del posidoniate, si risolsero a prendere

possesso della città enotria

καὶ οὗτοι μὲν τῶν Φωκαιέων τοιούτῳ μόρῳ διεχρήσαντο, οἱ δὲ αὐτῶν ἐς τὸ Ῥήγιον καταφυγόντες

ἐνθεῦτεν ὁρμώμενοι ἐκτήσαντο πόλιν γῆς τῆς Οἰνωτπίης ταύτην ἥτις νῦν Ὑέλη καλέεται:

[4] ἔκτισαν δὲ ταύτην πρὸς ἀνδρὸς Ποσειδωνιήτεω μαθόντες ὡς τὸν Κύρνον σφι ἡ Πυθίη ἔχρησε

κτίσαι ἥρων ἐόντα, ἀλλ᾽ οὐ τὴν νῆσον.

18

Page 19: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

Intorno al V secolo a.C., Elea era felicemente nota per i floridi rapporti commerciali e la politica

governativa. Assunse anche notevole importanza culturale per la sua scuola filosofica presocratica,

conosciuta come Scuola eleatica, fondata da Parmenide e portata avanti dall'allievo Zenone. Nel IV

secolo entrò nella lega delle città impegnate ad arrestare l'avanzata dei Lucani, che avevano già

occupato la vicina Poseidonia (Paestum) e minacciavano Elea.

Con Roma, invece, Elea intrattenne ottimi rapporti: fornì navi per le guerre puniche (III-II secolo) e

inviò giovani sacerdotesse per il culto a Demetra, provenienti dalle famiglie aristocratiche del posto.

Divenne infine luogo di villeggiatura e di cura per aristocratici romani, forse grazie anche alla presenza

della scuola medico-filosofica.

Nell'88 a.C. Elea fu ascritta alla tribù Romilia, divenendo municipio romano con il nome di Velia, ma

con il diritto di mantenere la lingua greca e di battere moneta propria. Nella seconda metà del I secolo

servì come base navale, prima per Bruto (44 a.C.) e poi per Ottaviano (38 a.C.). La prosperità della

città continuò fino a tutto il I secolo d.C., quando si costruirono numerose ville e piccoli insediamenti,

unitamente a nuovi edifici pubblici e alle thermae, ma il progressivo insabbiamento dei porti e la

costruzione, avviata nel 132 a.C., della Via Popilia che collegava Roma con il sud della penisola

tagliando fuori Velia, condussero la città a un progressivo isolamento e impoverimento.

Alla fine dell'età imperiale, gli ultimi abitanti furono costretti a rifugiarsi nella parte alta dell'Acropoli

per sfuggire all'avanzamento di terreno paludoso, e l'insediamento è riportato nei codici con vari nomi,

corrispondenti a differenti periodi, tra cui Castellammare della Bruca. Alla fine del Medioevo, nel

1420, diventò feudo dei Sanseverino che però sarà presto donato alla Real Casa dell'Annunziata di

Napoli. Dal 1669 non è più censito alcun abitante sul posto, e le tracce della città si perdono nelle

paludi. Solo nell'Ottocento l'archeologo François Lenormant comprese che l'importanza storica e

culturale del luogo si prestava a interessanti studi e approfondimenti, tuttora in corso.

La Scuola eleatica

Tra i motivi che fanno di Velia un patrimonio dell'umanità va sicuramente menzionata la scuola

eleatica, una scuola filosofica che ha potuto vantare, fra i suoi esponenti, Parmenide, Zenone di

Elea e Melisso di Samo. Senofane di Colofone è stato a lungo considerato un filosofo della tradizione

eleatica per la scelta stilistica di scrivere in versi: la critica dell'antropomorfismo religioso e dei valori

della classe aristocratica sono invece chiari esempi della sua impostazione ionica (la stessa Colofone è,

infatti, nella Ionia).

Gli Eleati rifiutano la validità epistemologica dell'esperienza dei sensi ed assumono invece

parametri razionali di chiarezza e necessità come criteri della verità. Dei diversi esponenti, Parmenide e

19

Page 20: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

Melisso partono da premesse tautologiche ed evidenti da cui sviluppano argomentazioni dedotte in

maniera perfettamente logica e coerente, Zenone, al contrario, adopera principalmente il

metodo dialettico della reductio ad absurdum, cercando cioè di distruggere gli argomenti degli

avversari mostrando che le loro premesse li portano a contraddirsi.

Le principali dottrine degli Eleatici furono sviluppate in opposizione con i primi filosofi naturalisti

della Scuola di Mileto, che spiegavano ogni forma di esistenza riconducendola agli elementi

primari del cosmo, e con la teoria di Eraclito, che vedeva in tutte le realtà un perpetuo cambiamento.

Gli Eleatici asserivano che la vera spiegazione delle cose si trova nella concezione

dell'universale unità dell'essere. Conformemente a questa dottrina, i sensi non possono aver cognizione

di questa unità, perché le loro impressioni sono inconsistenti: è solo tramite il pensiero che è possibile

superare le false apparenze dei sensi (la doxa) e giungere alla conoscenza dell'essere e alla

fondamentale verità che Tutto è Uno. L'Essere inoltre è immobile, increato ed eterno, perché non può

scaturire dal non-essere, né potrà mai terminare in esso, altrimenti ad un certo momento non sarebbe.

Essi argomentano che gli errori su questo punto derivano comunemente dall'uso ambiguo del verbo

essere, che può significare «esistere», oppure essere mera copula che connette soggetto e predicato.

Sebbene le conclusioni degli Eleatici fossero rifiutate dai più tardi presocratici e da Aristotele i loro

argomenti vennero presi sul serio, e viene loro generalmente riconosciuto di aver notevolmente

migliorato i parametri dell'argomentazione filosofica nella loro epoca, iniziando a formalizzare i

concetti base della logica occidentale. La loro influenza fu durevole, Gorgia, un sofista, argomenta

secondo lo stile degli Eleatici nella sua opera Sulla natura o ciò che non è, mentre Platone ne riconobbe

l'importanza nei dialoghi del Parmenide, del Sofista e del Politico. Inoltre, molti dei metodi e dei

principi stabiliti per primi dagli Eleatici furono ripresi dalle filosofie più tarde.

Parmenide di Elea 544-450 a C

L'unica opera di Parmenide è il poema in esametri intitolato Sulla natura, di cui alcune parti sono citate

da Simplicio in De coelo e nei suoi commenti alla Fisica aristotelica, da Sesto Empirico e da altri

scrittori antichi. Di tale poema ci sono giunti ad oggi diciannove frammenti, alcuni dei quali allo stato

di puro stralcio, che comprendono un Proemio e una trattazione in due parti: La via della Verità e La

via dell'Opinione; di quest'ultima abbiamo solo pochi versi.

L'Essere

20

Page 21: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

« Εἰ δ' ἄγ' ἐγὼν ἐρέω, κόμισαι δὲ σὺ μῦθονἀκούσας, αἵπερ ὁδοὶ μοῦναι διζήσιός εἰσι νοῆσαι·ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι,Πειθοῦς ἐστι κέλευθος - Ἀληθείῃ γὰρ ὀπηδεῖ - ,ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι,τὴν δή τοι φράζω παναπευθέα ἔμμεν ἀταρπόν·οὔτε γὰρ ἂν γνοίης τό γε μὴ ἐὸν - οὐ γὰρ ἀνυστόν- οὔτε φράσαις.... τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι. »

« … Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamenteil discorso, quali sono le vie di ricerca che solesono da pensare: l'una che "è" e che non èpossibile che non sia, e questo è il sentiero dellaPersuasione (infatti segue la Verità);l'altra che "non è" e che è necessario che non sia,e io ti dico che questo è un sentiero del tuttoinaccessibile: infatti non potresti averecognizione di ciò che non è (poiché non èpossibile), né potresti esprimerlo.… Infatti lo stesso è pensare ed essere. »

Nel Poema sulla natura Parmenide sostiene che la molteplicità e i mutamenti del mondo fisico sono

illusori, e afferma, contrariamente al senso comune, la realtà dell'Essere: immutabile, ingenerato, finito,

immortale, unico, omogeneo, immobile, eterno.

La narrazione si snoda intorno al percorso intellettuale del filosofo che racconta il suo viaggio

immaginario verso la dimora della dea Dike (dea della Giustizia) la quale lo condurrà al «cuore

inconcusso della ben rotonda verità».

La splendida donna, in quanto tutrice dell'ordine cosmico, sarebbe vista in tal senso anche come

garante dell'ordine logico,

cioè del corretto filosofare.

La dea mostra al filosofo la via dell'opinione, che conduce all'apparenza e all'inganno, e la via

della verità che conduce alla sapienza e all'Essere (τὸ εἶναι, tò èinai).

Pur non specificando cosa sia questo essere, Parmenide è il filosofo che per primo ne mette a tema esplicitamente il concetto; su di esso egli esprime soltanto una lapidaria formula, la più antica testimonianza in materia, secondo la quale «l'essere è, e non può non essere», «il non-essere non è, e non può essere»:

« ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι…ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι »

« è, e non è possibile che non sia…non è, ed è necessario che non sia »

21

Page 22: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

(Parmenide, Sulla Natura, fr. 2, vv 3;5 - raccolta DIELS KRANZ / fonti: Simplicio, Phys. 116, 25.Proclo, Comm. al Tim.)

Con queste parole Parmenide intende affermare che niente si crea dal niente, e nulla può essere

distrutto nel nulla. Già i primi filosofi greci avevano cercato l'origine (o ἀρχή, archè) della mutevolezza

dei fenomeni in un principio statico che potesse renderne ragione, non riuscendo a spiegarsi il divenire.

Ma i cambiamenti e le trasformazioni a cui è soggetta la natura, tali per cui alcune realtà nascono, altre

scompaiono, secondo Parmenide non hanno semplicemente motivo di esistere, essendo pura illusione.

La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è statico e immobile. A tali affermazioni

Parmenide giunge promuovendo per la prima volta un pensiero basato non più su

spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su un metodo razionale, servendosi in particolare della logica

formale di non-contraddizione, da cui si traggono le seguenti conclusioni:

L'Essere è immobile perché se si muovesse sarebbe soggetto al divenire, e quindi ora sarebbe,

ora non sarebbe.

L'Essere è Uno perché non possono esserci due Esseri: se uno è l'essere, l'altro non sarebbe il

primo, e sarebbe quindi non-essere. Allo stesso modo per cui, se A è l'essere, e B è diverso da A,

allora B non è: qualcosa che non sia Essere non può essere, per definizione.

L'Essere è eterno perché non può esserci un momento in cui non è più, o non è ancora: se

l'essere fosse solo per un certo periodo di tempo, a un certo momento non sarebbe, e si avrebbe

contraddizione.

L'Essere è dunque ingenerato e immortale, poiché in caso contrario implicherebbe il non essere: la

nascita significherebbe essere, ma anche non essere prima di nascere; e la morte significherebbe

non essere, ovvero essere solo fino a un certo momento.

L'Essere è indivisibile, perché altrimenti richiederebbe la presenza del non-essere come elemento

separatore.

L'Essere risulta così vincolato dalla necessità (ἀνάγχη, anànche), che è il suo limite ma al contempo il

suo fondamento costitutivo: «la dominatrice Necessità lo tiene nelle strettoie del limite che lo rinserra

tutto intorno; perché bisogna che l'essere non sia incompiuto».

Parmenide paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo,

chiusa e finita (per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera è infatti l'unico

solido geometrico che non ha differenze al suo interno, ed è uguale dovunque la si guardi; l'ipotesi

22

Page 23: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

collima suggestivamente con la teoria della relatività di Albert Einstein che nel 1900 dirà: «Se

prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio, vedremmo una linea curva chiusa all'infinito» in

tutte le direzioni dello spazio, ovvero, complessivamente, una sfera (per lo scienziato infatti l'universo è

finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su se stesso).

Una volta stabilito che l'Essere è, e il non-essere non è, restava tuttavia da spiegare come nascesse

l'errore dei sensi, dato che nell'Essere non ci sono imperfezioni, e perché gli uomini tendano a prestare

fede al divenire attribuendo l'essere al non-essere. Parmenide si limita ad affermare che gli uomini si

lasciano guidare dall'opinione (δόξα, doxa), anziché dalla verità, ossia giudicano la realtà in base

all'apparenza, secondo procedimenti illogici. L'errore in definitiva è una semplice illusione, e dunque,

in quanto non esiste, non si può trovargli una ragione. Compito del filosofo è unicamente quello di

rivelare la nuda verità dell'Essere nascosta sotto la superficie degli inganni. Il tema sarà ripreso

da Platone che cercherà una soluzione al conflitto tra l'essere e il molteplice; per sciogliere il dramma

umano costituito dal senso greco del divenire (per cui tutto muta) che si scontra con una ragione, altra

dimensione fondamentale della grecità, che è portata a negarlo, Platone concepirà il non-essere non più

alla maniera di Parmenide staticamente e assolutamente contrapposto all'essere, ma come diverso

dall'essere in senso relativo, nel tentativo di dare una spiegazione razionale anche al tempo e

al molteplice.

Zenone di Elea 489-431 a C

Zenone fu discepolo prediletto di Parmenide. Nel Parmenide platonico Pitodoro racconta ad Antifonte

che i due "una volta vennero alle Grandi Panatenee" (Parmenide, 127 A-B) e che in tale occasione

avrebbero conosciuto Socrate. Notizia non confermata da Diogene Laerzio che, al contrario, sostiene

che egli non si sia mai recato ad Atene.. Zenone mise al servizio delle dottrine del maestro la sua

notevole abilità logica e dialettica, inventando una serie di argomenti volti a screditare i critici della

visione parmenidea dell'universo e i sostenitori del pluralismo ontologico e del divenire.

Ciò che si è conservato delle concezioni di Zenone è stato tramandato da Platone nel Parmenide e

da Aristotele, che nel suo scritto Fisica ne analizza il pensiero, definendo l'eleate "scopritore della

dialettica". Diogene Laerzio, nel suo Vite dei filosofi, racconta della valenza politica di Zenone, il quale

avrebbe ordito una congiura contro il tiranno della sua città natale (tale Nearco, o Diomedonte).

È conosciuto soprattutto per i suoi paradossi formulati in relazione alla tesi della impossibilità del moto. Oggi sono conosciuti con il nome di paradossi di Zenone. Tre di essi, in particolare, sono noticome "paradosso dello stadio", "paradosso di Achille e la tartaruga", "paradosso della freccia". In tutti ilfine è quello di dimostrare che accettare la presenza del movimento nella realtà implica contraddizioni logiche ed è meglio quindi, da un punto di vista puramente razionale, rifiutare l'esperienza sensibile ed affermare che la realtà è immobile. Questi paradossi implicano anche il concetto di infinita divisibilità dello spazio ed è questa la ragione per cui hanno ricevuto una notevole attenzione da parte dei

23

Page 24: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

matematici. Infatti il filosofo sosteneva che per raggiungere un punto preciso, bisogna prima raggiungerne il punto medio. Per giungere ad esso si deve arrivare a sua volta al suo punto medio, e ancora al punto medio del punto medio e così via, fino a che non ci si ritrova nello stesso identico punto in cui siamo al momento della partenza, e quindi il movimento non esiste, ma è soltanto un concetto che noi percepiamo.

A mettere in discussione le affermazioni di Zenone interviene Aristotele, dicendo che Zenone si

sbagliava, poiché il movimento è un insieme di punti distinti soltanto in "potenza", e non in "atto". In

atto il tempo e lo spazio sono un tutt'uno, di punti non distinti tra loro.

Sulle orme di Parmenide, Zenone tenta di affermare - attraverso la dialettica e la logica - le teorie di

immutabilità dell'Essere, riducendo all'assurdo il suo contrario. Le tesi confutate da Zenone

appartengono ai pitagorici, convinti della molteplicità dell'Essere in quanto numero, e

ad Anassagora e Leucippo, suoi contemporanei, il primo esponente della teoria dei semi

(spermata in greco) (chiamati da Aristotele "omeomerie") e il secondo dell'atomismo.

Melisso di Samo 470-400? a C

Anche Melisso, come Zenone, approfondì alcune teorie del maestro Parmenide, allo scopo di difendere

l’unicità e l’immobilità dell’essere vero, contro l’illusorietà del mondo sensibile, che si presentava

invece molteplice ed in movimento. Nel compiere questa opera apologetica, tuttavia, Melisso arrivò a

modificare una teoria di Parmenide, ossia la concezione della finitezza spaziale dell’essere. Parmenide

infatti aveva immaginato il suo essere come una “ben rotonda sfera”, poiché solo così delimitato e

definito poteva risultare perfetto e compiuto. Melisso invece giunse alla concezione di un essere

infinito (non chiuso, non delimitato) dal punto di vista spaziale partendo dall’approfondimento

dell’infinità temporale o eternità, che anche Parmenide aveva ammesso: egli quindi dimostrò che

l’infinità spaziale e quella temporale si implicavano a vicenda e quindi erano strettamente connesse.

Melisso ribadì il concetto secondo cui non si poteva sostenere che l’essere fosse stato generato e fosse

destinato a finire, poiché ciò avrebbe implicato la limitazione e la derivazione dell’essere da qualcosa

di diverso da esso, cioè il non essere: ma ciò era insostenibile e contraddittorio poiché il nulla non

poteva generare il suo opposto, ossia l’essere; l’essere pertanto non era nato dal nulla né finiva nel nulla

perché non aveva alcun inizio ed alcuna fine, quindi risultava al di là del tempo, era cioè un infinito

temporale in cui presente, passato e futuro coincidevano. L’essere, infatti, era sempre stato, era e

sempre sarà. Questa infinità temporale non si conciliava però con l’idea parmenidea di un essere sferico

e quindi spazialmente delimitato e chiuso. Infatti l’ammissione di una finitezza spaziale appariva a

Melisso altrettanto insostenibile e contraddittoria quanto l’analoga finitezza temporale: non si poteva

pensare che l’essere metafisico potesse risultare finito nello spazio poiché in tal caso esso sarebbe stato

determinato e limitato dal suo contrario, cioè dal nulla. Ma il non essere, proprio perché non era, non

poteva limitare l'essere, non poteva racchiuderlo e comprenderlo. Bisognava pertanto affermare che

24

Page 25: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

l’essere vero e profondo fosse infinito anche dal punto di vista spaziale: in questo modo Melisso

modificò un aspetto significativo della filosofia del maestro.

Bibliografia su Paestum

AA.VV., Paestum, Città e territorio nelle colonie greche d'Occidente, 1, Istituto per la Storia e l'Archeologia della Magna Grecia, Napoli 1987.

A.M. Ardovino, I culti di Paestum antica e del suo territorio, Salerno, 1986. F.Astone , Poseidon e Poseidonia: le acque, il paesaggio, gli insediamenti, il culto il nome della

città , Annali storici di Principato Citra XI, 1 2013 pp.34-61 M. Cipriani, Paestum: i templi e il museo, Firenze, Casa Editrice Bonechi, 2010. M. Cipriani in E. Greco (a cura di), Poseidonia, Gli Achei e l'identità etnica degli Achei

d'Occidente, Tekmeria vol. 3, Paestum 2002, pp.363-389. E. Greco, Ricerche sulla chora poseidoniate. Il paesaggio agrario dalla fondazione della città alla

fine del sec. IV a.C., in Dial. di Archeologia, 1 (1979), pp. 7-26. M. Mello, Paestum Romana, Ricerche storiche, Roma, 1974. M. Napoli, Paestum, Novara, 1970. A. Pontrandolfo e A. Rouveret, Le Tombe dipinte a Paestum, Modena 1992.

Bibliografia su Elea

Marcello Gigante, Il logos erodoteo sulle origini di Velia in La parola del Passato, Gaetano

Macchiaroli editore, CVIII-CX, maggio-ottobre 1966, p. 297 e segg.

a cura di Giovanna Greco e Fritz Krinzinger, Velia.Studi e ricerche, Modena, F. C. Panini, 1994

a cura di Fritz Krinzinger e Giuliana Tocco Sciarelli, Neue Forschungen in Velia. Akten des

Kongresses "La Ricerca Archeologica a Velia", (Rom, 1.-2. Juli 1993), 2 voll., veranst. vom

Historischen Institut beim Österreichischen Kulturinstitut in Rom und von der Soprintendenza

Archeologica per le Province di Salerno, Avellino e Benevento, 1999

Bibliografia sulla scuola eleatica

Mario Untersteiner, Eleati. Parmenide, Zenone, Melisso. Testimonianze E Frammenti Testo greco a

fronte, Milano, Bompiani, 2011

Giovanni Casertano, Parmenide il metodo la scienza l'esperienza, Loffredo, Napoli 1989

25

Page 26: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

Antonio Capizzi, Introduzione a Parmenide, Laterza, Roma-Bari 1995

Karl Popper, Il mondo di Parmenide. Alla scoperta dell'illuminismo presocratico, Piemme, Casale

Monferrato 1998

Martin Heidegger, Parmenide, a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano 1999

Hans-Georg Gadamer, Scritti su Parmenide, a cura di G. Saviani, Filema, Napoli 2002

Giorgio Colli, Gorgia e Parmenide. Lezioni 1965-1967, Adelphi, Milano 2003

Néstor-Luis Cordero, By Being, It is. The Thesis of Parmenides, Parmenides Publishing, Las Vegas

2004

Massimo Pulpito, Parmenide e la negazione del tempo. Interpretazioni e problemi, LED, Milano

2005

Andrea Sangiacomo, La sfida di Parmenide. Verso la Rinascenza, Il Prato, Padova 2007

26

Page 27: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

CILENTO “ CIS ALENTUM”

TEMPLI DI PAESTUM

27

Page 28: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

RESTI DI ELEA (VELIA)

28

Page 29: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

29

Page 30: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

30

Page 31: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

FOTO CONVEGNO

31

Page 32: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

32

Page 33: MEGALE HELLAS – MAGNA GRECIA - alessandrodilorenzo.it convegno megale hellas.pdf · Nelle mani di Parmenide si sviluppò uno spirito libero pronto a criticare la mitologia classica

33