M.C. de Vita - Filosofo, Retore, Atque Imperator Piissimus

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VICHIANA LOFFREDO EDITORE - NAPOLI 4 a SERIE ANNO XV 2/2013 rassegna di studi filologici e storici Estratto da: fondata da CARLO DEL GRANDE e FRANCESCO ARNALDI diretta da ENRICO FLORES MARIA CARMEN DE VITA Filosofo, retore, atque imperator piissimus. A proposito di Flavio Claudio Giuliano

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Giuliano filosofo

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  • VICHIANA

    LOFFREDO EDITORE - NAPOLI

    4a SERIE

    ANNO XV

    2/2013

    rassegna di studi filologici e storici

    Estratto da:

    fondata da CARLO DEL GRANDE e FRANCESCO ARNALDI

    diretta da ENRICO FLORES

    MARIA CARMEN DE VITA

    Filosofo, retore, atque imperator piissimus.

    A proposito di Flavio Claudio Giuliano

  • Che la fortuna dellimperatore Giuliano, ultimo degli eroi pagani, non sembri a tuttoggi conoscere oblio presso storici e loso det tardo anti-ca, un dato che risulta difcilmente contestabile, considerando la mole degli scritti che negli ultimi decenni sono stati dedicati ai vari aspetti storico-politico1, retorico-letterario2, losoco-religioso3 della vita e dellopera dellApostata.

    Il libro che qui intendo presentare (A. Pagliara, Retorica, losoa e po-litica in Giuliano Cesare, Edizioni dellOrso, Alessandria 2012) si pone, per cos dire, al crocevia di differenti percorsi di studio. Programmaticamente, infatti, si presenta come un saggio storico che trae origine da una pi vasta ricerca condotta dallAutore sullor. 3 giulianea (il cosiddetto Secondo Pa-negirico a Costanzo); si ricollega, perci, per la completezza dellindagine offerta, ai magistrali lavori apparsi di recente, e proprio nel nostro paese, sulle prime orazioni di Giuliano4. Di fatto per il risultato raggiunto supe-

    1 Per limitarmi soltanto ai testi pi recenti, relativi ai rapporti di dipendenza/opposizione fra lideologia giulianea del principato e i regimi attuati dai suoi predecessori, rinvio a M. Mazza, Filosoa religiosa ed Imperium in Giuliano, in Id., Le maschere del potere. Cultura e politica nella tarda antichit, Napoli 1986, pp. 95-148 [anche in B. Gentili (cur.), Giuliano Imperatore, Atti del convegno della S. I. S. A. C., Messina 3 aprile 1984, Urbino 1986, pp. 39-108]; I. Tantillo, Come un bene ereditario. Costantino e la retorica dellimpero patrimonio, AntTard 6 (1998), pp. 251-264; R. Van Dam, The Roman Revolution of Constantine, Cambridge 2007.

    2 Lopera giulianea nelle sue forme encomiastiche, satiriche, autobiograche, stata inserita nel contesto culturale della Seconda e Terza Sofistica; cfr. M. Alexandre, Fragments autobiographiques dans luvre de Julien, in M. F. Baslez, P. Hoffmann, L. Pernot (ds.), Linvention de lautobiographie dHsiode Saint Augustin, Actes du deuxime colloque de lquipe de recherche sur lhellnisme post-classique, Paris, cole normale suprieure, 14-16 juin 1990, Paris 1993, pp. 283-303; A. Vasiliu, Images de soi dans lantiquit tardive, Paris 2012, in particolare pp. 149 ss.; N. J. Baker-Brian, S. Tougher (eds.), Emperor and Author. The Writings of Julian The Apostate, Swansea 2012.

    3 Per i punti di contatto fra il Neoplatonismo professato da Giuliano e quello dei suoi immediati predecessori, cfr. J. Dillon, The Theology of Julians Hymn to King Helios, Itaca 14-15 (1998-1999), pp. 103-115; C. Moreschini, Alcuni aspetti della teologia di Giuliano lApostata, in Giuliano Imperatore. Le sue idee, i suoi amici e i suoi avversari, Atti del Convegno Internazionale di studi, Lecce, 10-12 dicembre 1998, Lecce 2000, pp. 147-159; M. C. De Vita, Giuliano Imperatore losofo neoplatonico, Milano 2011. Sullo studio dellopera giulianea come osservatorio privilegiato per lanalisi dei dibattiti pagano-cristiani del IV secolo e oltre, cfr. M. Narcy, Hellnisme et christianisme. Collection Mythes, Imaginaires, Religions, Villeneuve dAscq 2004; J. Stenger, Hellenische Identitt in der Sptantike: pagane Autoren und ihr Unbehagen an der eigenen Zeit. Untersuchungen zur antiken Literatur und Geschichte, Bd. 97, Berlin - New York, 2009.

    4 Cfr. La prima orazione di Giuliano a Costanzo, introduzione, traduzione e commento a

    FILOSOFO, RETORE, ATQUE IMPERATOR PIISSIMUS. A PROPOSITO DI FLAVIO CLAUDIO GIULIANO

    B

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    ra in complessit le aspettative e lanalisi critica nisce per estendersi sulla cultura dellApostata nella sua interezza e straordinaria poliedricit: il tutto in un discorso complesso e accurato, ma sempre di piacevole lettura, cui conferiscono ulteriore mordente i continui riferimenti alla fortuna del mi-to di Giuliano nella letteratura e nella storia.

    Sono signicativi, a questo proposito, gi i titoli scelti per i sei capitoli di cui si compone il libro (Velut dux diuturnus eminens et consiliis; La porpora del Cesare e il porphyreos thanatos; Emulo di Eracle e Dioniso; Il miles Mythrae e il miles Christi; Encomiastes sed historicus; Aso-phos sophia di un princeps philosophiae). Ognuno di essi ripropone o semplicemente allude a celebri giudizi, encomiastici o aspramente denigra-tori, espressi da storici antichi sulla gura del princeps; giacch osserva Pagliara con una suggestiva immagine astronomica sempre possibile attraversando i secoli isolare uno zenith e un nadir della stampa sullim-peratore (p. 3).

    Cos, per fare un esempio, lantitesi nettissima che oppone gli scritti di Libanio a quelli di Gregorio di Nazianzo in merito alla valutazione dellaf-faire Giuliano si ripropone immutata nelle opere degli studiosi det rina-scimentale e barocca5; e sono proprio le analisi critiche di singolare acu-tezza formulate dagli studiosi del XVI e XVII secolo a fornire allAutore un aiuto prezioso nellinterpretazione delle varie fasi dellavventura giulia-nea.

    Il primo momento costituito dallelevazione del principe al cesarato, avvenuta a Milano il 6 novembre del 355 e oggetto specico del secondo capitolo. Di questo episodio, che segna linizio della carriera politica di Giuliano, lAutore indaga gli antecedenti ed esplora le risonanze, nella per-cezione degli intellettuali contemporanei e in quella di Giuliano stesso. Ampio spazio viene accordato allesposizione e allanalisi delle fonti lo-giulianee (lAnonimo Panegirico per limperatore Giuliano, Ammiano Mar-cellino, Aurelio Vittore) e in particolare alla celebrazione (alle pp. 15-17) dei mores e degli instituta virtuosi del giovane princeps. Laustera sobriet ostentata da Giuliano dinanzi ai contemporanei funzionale, nellinterpre-tazione fornita da Pagliara, ad una condanna implicita del corrotto domi-natus costantiniano; credo tuttavia che sia necessario sottolineare anche un altro elemento: linuenza, cio senzaltro fortissima su un principe abi-tuato allo studio e alla contemplazione esercitata dal modello neoplato-nico del bivo~ filovsofo~, del santo pagano capace di un costante esercizio di ejgkravteia6.

    cura di I. Tantillo, Roma 1997; Giuliano lApostata, Elogio dellimperatrice Eusebia (Orazione II), introduzione, traduzione e note a cura di S. Angiolani, Napoli 2008.

    5 A questi ultimi lAutore ha riservato una particolare attenzione nel suo precedente volume Per la storia della fortuna dellimperatore Giuliano fra Umanesimo ed et barocca, Roma 2010.

    6 Cfr. U. Criscuolo, Virtutes Iuliani, in G. Germano (cur.), Classicit, Medioevo e

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    E il rapporto di Giuliano con la losoa costituisce senza dubbio il tema forte di questo libro; ad esso lAutore introduce in maniera progres-siva, muovendo dallanalisi delle virt morali del princeps a quella delle sue virt propriamente intellettuali.

    Il terzo capitolo appare cos incentrato sulla ricostruzione del curriculum scolare giulianeo, a partire dalle primissime fasi, no a quella pi impor-tante, rappresentata dall iniziazione losoca conferita a Pergamo da Massimo di Efeso e soprattutto dal viaggio del princeps ad Atene nel 355. Anche in questo caso, come nel capitolo precedente, lAutore non manca di cimentarsi sorretto da continui e aggiornati riferimenti bibliograci con alcune delle vexatissimae quaestiones della storiograa giulianea: liden-ticazione del philosophos nominato in or. 7, 235a-d, o la datazione dellE-pistola a Temistio, o ancora la stessa valutazione da attribuire al soggiorno del princeps ad Atene. Su questo viaggio, in particolare, e sulla sua impor-tanza nella formazione losoca dellApostata la discussione tuttoggi accesa in ambito critico7.

    Linterpretazione fornita da Pagliara, a mio avviso, pienamente condivi-sibile, sottolinea leccezionalit dellesperienza ateniese compiuta dal futuro imperatore-losofo. Proprio ad Atene, infatti, mi sento di aggiungere, e dal contatto con i loso ateniesi (oltre che pergameni), Giuliano trasse pro-babilmente linput per lelaborazione di una concezione mistica e liturgica della regalit, quale rivelata dalle orazioni 3 e 7. Anche su questo motivo lAutore ha modo di soffermarsi con attenzione, laddove (alle pp. 40-41) commenta il mito autobiograco dellor. 7 (227c-234c). Ora, nella vicenda abesca del giovane Giuliano che riceve dai celesti il compito di puricare tutte le empiet del mondo facile rilevare pi di un riferimento implicito al celebre mito del basileu;~ filovsofo~ narrato in Resp. VI, 517a-521b; quello che gi i primi critici denivano come il misticismo politico giulianeo, allora, pu bene essere interpretato come lesito originale di una formazio-ne losoca platonicissima, vissuta da una forte personalit e in circostan-ze storico-biograche del tutto eccezionali.

    Filosoa e politica sembrano perci aver svolto due ruoli complemen-tari nella maturazione dellideologia giulianea del principato; si giustica in questo modo la metamorfosi improvvisa del princeps che tanto stup i suoi contemporanei da studioso a valente capo militare e sagace ammini-stratore allindomani della nomina del 355.

    umanesimo: studi in onore di Salvatore Monti, con una premessa di S. DElia, Napoli 1996, pp. 259-274. Per il possibile inusso esercitato su Giuliano dalla disciplina ascetica di Eustazio di Sebastia, cfr. F. Fatti, Giuliano a Cesarea. La politica ecclesiastica del principe Apostata, Herder-Roma 2009, pp. 128 ss.

    7 Mi permetto, a questo proposito, di rinviare a M. C. De Vita, Dalla citt dei loso alla citt dei cristiani: unimmagine inedita di Atene fra II e VI secolo, Athenaeum 99 (2011), pp. 207-218.

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    E proprio alle primissime fasi dellattivit del giovane Cesare in Gallia dedicato il quarto capitolo del libro di Pagliara, che entra nello specico dellanalisi storica e letteraria dei Panegirici giulianei per soffermarsi poi, in modo ancora pi dettagliato, sulla genesi e la struttura dellor. 3 (il gi ci-tato Secondo Panegirico a Costanzo). Preziose sono le pagine che lAutore dedica ai problemi della paternit e della datazione del discorso, al contesto storico-politico che esso presuppone, ai rapporti, tuttaltro che perspicui, con i precedenti Panegirici (le orr. 1 e 2) e con la successiva autobiograa, il Messaggio di Giuliano agli Ateniesi. Ma lelemento pi interessante di questa ricostruzione senzaltro costituito dal riferimento alla struttura dellorazione stessa, una sorta di mlange fra elogio retorico e speculum principis, composto questa la vera novit da un principe in persona. Giuliano deve aver voluto proporre a Costanzo II, e, in ultima analisi, anche e soprattutto a se stesso, un modello di regalit losoca, o, per meglio dire, di regalit socratico-platonica. Alla luce di questo ne, risul-tano allora comprensibili le palesi deroghe dalle convenzioni del basiliko;~ lovgo~ che il discorso presenta e che Pagliara giudica della massima seriet8: siamo dinanzi ad una sosticata operazione di contaminatio di generi, che del resto, a ben guardare, pu essere considerata come la cifra caratteriz-zante della retoricissima produzione giulianea9.

    Che gli studi di retorica, del resto, accanto a quelli di losoa, fossero tra i principali interessi del principe nel tempo lasciato libero dalle battaglie risulta evidente dalla celebre descrizione ammianea degli otia gallici di Giu-liano10. Sappiamo inoltre che egli si dedicava anche alla musica, cosa che del resto appare coerente con il prolo intellettuale di un platonico. N, come sottolinea Pagliara, trascurava gli studi di storia11.

    naturale, a questo punto, chiedersi quale valore storico sia possibile attribuire allopera giulianea e se sia il caso di considerare lApostata un

    8 Non mancano, infatti, interpretazioni del discorso in chiave satirica o parodica; cfr. H. Drake, But I digress: Rhetoric and Propaganda in Julians Second Oration to Constantius, in Baker-Brian, Tougher, op. cit., pp. 35-46.

    9 Basti pensare, a tal proposito, alle analoghe contaminationes di retorica e losoa che si registrano nellor. 7 (esplicitamente dedicata al corretto uso dei mythoi, argomento di per s trasversale a retori e loso), nellor. 11, uno dei testi pi losoci di Giuliano (nel quale, per, lelogio del re Sole sembra in alcuni punti riproporre proprio la struttura del basiliko;~ lovgo~), oppure alla sosticatissima operazione letteraria realizzata nellor. 12, un encomio di citt alla rovescia; cfr. A. Marcone, Un panegirico rovesciato. Pluralit di modelli e contaminazione letteraria nel Misopogon giulianeo, ReAug 30 (1984), pp. 226-239; J. Bouffartigue, LEmpereur Julien et la culture de son temps, Paris 1992, pp. 511-538; R. Smith, Julians Gods. Religion and Philosophy in the Thought and Action of Julian the Apostate, London 1995, pp. 144-145.

    10 Cfr. Amm. Marc. XVI 5, 6.11 Sappiamo addirittura da un frammento eunapiano (Blockley fr. 17) che Giuliano avrebbe

    composto un resoconto, per noi perduto, della battaglia di Strasburgo; cfr. J. Matthews, The Roman Empire of Ammianus, London 1989, p. 378.

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    testimone attendibile degli eventi che narra nei Panegirici. La risposta di Pagliara a queste domande in linea di massima affermativa; lAutore, an-zi, d prova di un singolare equilibrio critico, che gli fa prendere le distan-ze sia dalle condanne aprioristiche dei Panegirici giulianei formulate dai primi studiosi (pp. 92-93), sia dalle troppo facili modernizzazioni dei criti-ci contemporanei, portati ad equiparare la funzione dei discorsi encomia-stici tardoantichi a quella di veri e propri strumenti di propaganda presso lopinione pubblica del tempo. A smentita di ci, Pagliara osserva come la nozione di propaganda non possa che risultare anacronistica se applicata ad una societ cristallizzata e cesaro-centrica come quella postcostantinia-na (pp. 98-99). Pi che le dichiarazioni esplicite e gli elogi convenzionali, dunque, per cogliere leffettivo valore storico dei panegirici det imperia-le vanno considerate le sfumature di senso, i doppi sensi e i non-detti: tutti dettagli che naturalmente non mancano nella produzione epidittica di Giu liano.

    Bisogna pertanto evitare questa la conclusione generale formulata dallAutore alla p. 99 una lettura troppo letterale di questi testi, s da ar-monizzarli al tenore complessivo degli altri scritti dellApostata. Soltanto in questo modo sar facile considerare nella loro giusta luce affermazioni come quella di or. 1, 3b-4c in cui Giuliano dichiara di prendere le distanze dalle regole convenzionali degli elogi seguite dai sosti contemporanei, perch il suo desiderio quello di non dire niente che non si rapporti a virt e losoa (p. 104). Egli si sforza dichiaratamente di conciliare i due versanti della sua vocazione intellettuale, quello retorico e quello losoco (p. 106); la sua unoperazione letteraria non dissimile da quella gi abboz-zata da altri retori-loso del I-II secolo, come Dione Crisostomo, Elio Aristide, o Massimo di Tiro.

    Ora, questa uninterpretazione senzaltro pienamente condivisibile, che in passato, del resto, stata gi adottata da altri studiosi e biogra dellA-postata12. Ad essa, tuttavia, mi sembra opportuno aggiungere in questa se-de almeno un paio di rilievi, che muovono da una mia valutazione pi generale dellopera giulianea.

    In primo luogo, considerare il princeps come una sorta di halbphilosoph o di platonico dilettante pu apparire, a mio avviso, leggermente riduttivo. Nei suoi testi riconoscibile in maniera evidente una progressiva evoluzio-ne che lo porta ad assumere in maniera pi marcata negli inni, nelle let-tere e nel trattato anticristiano un atteggiamento sempre meno da retore e sempre pi da losofo o, per meglio dire, da losofo-sacerdote, pron-to a fornire un assetto dogmatico ai contenuti del Nuovo Ellenismo. Del resto, lo stesso Giuliano ad augurarsi, in or. 3, 68b che il sovrano ideale

    12 Cfr. L. Jerphagnon, Julien dit lApostat. Histoire naturelle dune famille sous le Bas-Empire, Paris 1986, pp. 257-261; Smith, op. cit., pp. 36-46.

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  • Filosofo, retore, atque imperator piissimus. A proposito di Flavio Claudio Giuliano 119

    sia, oltre che appassionato di losoa, anche un sacerdote e un profeta (kaqavper i[ereva kai; profhvthn) del dio sommo; un obiettivo che lApostata realizza appieno nellinno A Helios re, ma anche in altri scritti di taglio speculativo (come lopuscolo Contro il cinico Eraclio o linno Alla Madre degli di), i manifesti del rinnovato paganesimo che contengono, al con-tempo, informazioni preziose sullevoluzione del neoplatonismo postgiam-blicheo13. Tutto ci non ha paralleli nei discorsi dei retori-loso di et imperiale.

    Di conseguenza, non mi sembra sbagliato affermare che il cosiddetto accordo di losoa e retorica realizzato da Giuliano nei primi scritti, subi-sce nelle opere degli anni 362-363 una netta trasformazione a vantaggio della losoa, mentre il ruolo della retorica viene ridimensionato. O forse sarebbe pi esatto dire che le competenze retoriche di Giuliano vengono ora ri-orientate verso unopera palese di evangelizzazione pagana e di dife-sa dottrinale dellEllenismo. Giuliano, divenuto imperatore per volont degli di, degli strumenti della retorica si serve non pi, semplicemente, a scopo celebrativo o auto-apologetico, ma per rafforzare la vis persuasiva dei contenuti losoco-religiosi proposti.

    E giungo, cos, alla seconda delle mie osservazioni sul libro di Pagliara. LAutore conclude la sua indagine sul rapporto fra retorica e losoa in Giuliano riportando le critiche dei cristiani contemporanei, Gregorio di Nazianzo in primis, che avevano perfettamente colto il senso delloperazio-ne compiuta dal princeps: questi, associando losoa, retorica e potere po-litico, di fatto avrebbe voluto esercitare unazione coercitiva sui cristiani, privandoli della possibilit di fare uso, a loro volta, delle risorse del logos. Con un efcace capovolgimento di prospettiva, la sophia di Giuliano denita asophos dal padre cappadoce: la sua secondo la bellissima citazio-ne da or. 4, 3, riportata da Pagliara alla p. 111 era la sapienza della stol-tezza, perch anche tutta la potenza e la cultura di questo secolo cadono lontano dalla luce della verit.

    Tutto il brano imperniato su un gioco di antitesi e di metafore (luce della sapienza cristiana/tenebre della stoltezza pagana), che per andreb-be sottolineato con forza non assolutamente originale: esso, al contrario, sembra essere ripreso ad litteram proprio dagli scritti giulianei, ove simbo-li della luce e delle tenebre ricorrono a rievocare il contrasto fra la prima educazione cristiana di Giuliano e la successiva illuminazione determinata dalla conversione allEllenismo14. Vale la pena, a questo punto, di osservare

    13 Cfr. U. Criscuolo, Problemi della tradizione neoplatonica fra Giamblico e i suoi eredi, RAAN 67 (1997-1998), pp. 399-436; F. Delfim Santos, s. v. Maxime (Dphse?), in Dictionnaire des philosophes antiques, sous la direction de R. Goulet, IV, Paris 2005, pp. 313-322; R. Goulet, s. v. Priscus de Thesprotie, in Dictionnaire des philosophes antiques, sous la direction de R. Goulet, Vb, Paris 2012, pp. 1528-39.

    14 Cfr. Iul. or. 11, 130b-131a; ep. 111, 434d.

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  • Maria Carmen De Vita120

    come tutta quanta la letteratura, pagana e cristiana del periodo, facesse leva su un repertorio di immagini ricorrenti15 che, capovolte di signicato, si ripresentavano in autori delluno e dellaltro schieramento dottrinale, in un esplicito gioco di botta e risposta. Non a caso, in una bella indagine del 2007 dedicata alle strategie retoriche in uso nella letteratura pagano-cristia-na dei primi secoli, Majastina Kahlos ha usato appunto le categorie concet-tuali di debate and dialogue16: e ancora, in unampia e recentissima mono-graa Susanna Elm ha mostrato le strette afnit addirittura linterdipen-denza che sembra legare Giuliano al suo pi accanito avversario, Grego-rio di Nazianzo, nella denizione di alcune fondamentali categorie ideolo-giche (quelle relative alluniversalit dellimpero e del culto, allideale di una regalit losoca)17.

    Forse, per comprendere appieno alcune sfumature dellopera giulianea, sarebbe utile unindagine ad ampio raggio che tuttora manca, almeno in italiano sui meccanismi compositivi e sul repertorio topico usato dagli scrittori pagani e cristiani del IV secolo18. Ma ci esula dai conni propri del libro di Pagliara, di cui si apprezza soprattutto lo sforzo di ricostruire la gura storica e culturale dellApostata nella prima fase del regno e attra-verso i primi suoi scritti; in questi ultimi, nascosti sotto la pesante sovra-struttura retorica, dissimulati nelle digressioni e nel denso resoconto degli eventi bellici, fanno gi capolino gli ajrcai; kai; spevrmata19 di quello che sar il mevga~ ajrciereuv~ dellEllenismo.

    Maria Carmen De Vita

    Abstract: From the discussion on a book recently published, I intend to exami-ne the relationship between philosophy and rhetoric in the early writings of Julian the Emperor (especially in his Panegyrics), to demonstrate how they already have some allusions to that ideal of the ruler as a philosopher-priest that characterizes Julians works in 362-363.

    15 Sempre a proposito della simbologia luce-tenebre, cfr. anche Lib. or. 13, 12; Iambl. myst. III 31, 179; Greg. Naz. or. 4, 55; Lact. inst. II 16, 10; Tert. coron. 11, 4.

    16 Cfr. M. Kahlos, Debate and Dialogue. Christian and Pagan Cultures c. 360-430, Ashgate 2007.

    17 Cfr. S. Elm, Sons of Hellenism, Fathers of the Church: Emperor Julian, Gregory of Nazianzus, and the Vision of Rome, Berkeley 2012.

    18 Cfr. a questo proposito i lavori raccolti nel volume edito da A. Capone, Lessico, argomentazioni e strutture retoriche nella polemica di et cristiana (III-V sec.), Atti del Convegno Internazionale, Lecce 9-10 Aprile 2010, Turnhout 2012.

    19 Cfr. Iul. or. 5, 276a.

  • ISSN: 0042-5079

    In questo numero:

    Anna Motta, Socrate, i discorsi e gli agalmata theon: linterno del Simposio di Pla-

    tone

    Enrico Flores, La lirica oraziana

    Carlo M. Lucarini, Dio Chrys. 8, 18

    Chiara Renda, Leros nel racconto: la fabula Milesia

    Francesca Formica, Classici lettori di classici

    Valentina Caruso, Su alcuni termini del lessico politico antico

    Mariantonietta Paladini, A proposito di due nuovi volumi su Catullo

    Mariantonietta Paladini, Su diversi aspetti dellopera di Virgilio

    Salvatore Marruzzino, La questione dellOctavia

    Simona Manuela Manzella, Giovenale e Luciano di fronte a Roma: volti e voci

    della satira

    Maria Carmen De Vita, Filosofo, retore, atque imperator piissimus. A proposito di

    Flavio Claudio Giuliano