Massimo Teodorani - Marco Todeschini - Spaziodinamica e Psicobiofisica

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Collana “Scienza e Conoscenza”

 I edizione eBook: 2009

Copertina Matteo Venturi

 ISBN: 978-88-7507-960-4

©Macro Edizioni

via Giardino 30

47023 Diegaro di Cesena (FC)

www.macroedizioni.it

[email protected]

Copia dell’opera è stata depositata per la tutela del dirittod’autore, a norma delle vigenti leggi.

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INDICE:

Premessa bibliografica ......................................................6

Capitolo 1:

Il vuoto di Newton e di Einstein

e il “Pieno” di Todeschini ...........................................13

Capitolo 2:

La Spaziodinamica dell’Etere:

dalle Particelle alle Galassie.......................................28

Capitolo 3:

La Teoria delle Apparenze: dalla Materia allo Spirito ...........44

Capitolo 4:

L’Anima come Ricetrasmittente

e i Poteri Metapsichici ..................................................56

Capitolo 5:

Riflessioni conclusive ......................................................71

Riferimenti bibliografici essenziali ..................................77 Note bibliografiche...........................................................78

 

L'autore.............................................................................79

Altre pubblicazioni dell'autore..........................................80

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PREMESSA BIBLIOGRAFICA

Marco Todeschini nacque a Valsecca di Bergamo

il 25 aprile 1899 e morì a Bergamo il 13 ottobre1988, per poi essere sepolto nel suo paesino natale,dove in suo onore fu eretto un romantico cippo. Silaureò a Torino nel 1921 in ingegneria, dopodichési specializzò in svariati rami della fisica e della neu-rofisiologia. Lavorò presso il Genio militare di Pa-via. Fu docente sia nelle scuole superiori che come

professore ordinario di meccanica razionale ed elet-tronica al biennio di Ingegneria Superiore “STGM”di Roma. Iniziò gli studi che lo avrebbero reso unoscienziato controverso e al contempo famoso in tut-to il mondo nel 1914 e li terminò nel 1946, ma nedivulgò i risultati soprattutto negli anni successivi,nel corso dei quali scrisse trattati molto corposi che

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ebbero un’ampia diffusione sia in Italia che nelmondo. Per l’imponenza e l’originalità della sua ri-cerca ebbe il riconoscimento di alcuni esponentidella scienza accademica del periodo, tra cui il mate-matico Tullio Levi-Civita, i fisici Enrico Fermi, B.Finzi, G. Castelfranchi, Q. Majorana, E. Medi el’ingegnere Guglielmo Marconi, con i quali ebbe

occasione di collaborare e dai quali la sua teoria ven-ne considerata con grande serietà e oggettività. Inol-tre Todeschini ebbe fruttuosi scambi di idee con in-signi fisici stranieri come N. Bohr, C. Chain, A.W.Heisenberg, W. Pauli, P. Blackett, D. C. Anderson,P. Dirac e con illustri clinici cattedratici come N.W.

 Walker, il quale tra l’altro istituì la prima cattedra 

universitaria di Psicobiofisica negli USA. Tuttavia, a parte alcuni estimatori, Todeschini era complessiva-mente abbastanza emarginato dal resto della comu-nità accademica, e la sua opera è ancor più ignorata ai giorni nostri: infatti non si trovano libri di Tode-schini nelle facoltà universitarie di fisica. Molti illu-stri cattedratici del nostro tempo non hanno ritenu-

to nemmeno fosse il caso di prendere in considera-zione il lavoro di Todeschini: un atteggiamento irra-zionale, antiscientifico, o per lo meno di chiusura opigrizia mentale, o forse di semplice timore di ve-dersi crollare sotto i piedi un terreno scientifico chesi è sempre creduto (a-criticamente) solido, monoli-tico, assodato e indiscutibile. E invece Todeschini

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rappresentava quello che dovrebbe essere il prototipodello scienziato vero, tutto proteso a ricercare la veri-tà, costi quello che costi, e al di fuori di qualunquecompromesso.

Ma cercare realmente la verità, quella scientifica,ha un prezzo altissimo: comporta spesso e inevitabil-

mente uno scontro con i paradigmi e i dogmi cor-renti, che come sempre sono duri a morire. Fortedelle sue conoscenze nei rami più svariati della fisi-ca, dell’ingegneria, della fisiologia, della storia della scienza e della filosofia, egli dedicò la sua vita intera-mente alla scienza. Con obiettivi ben chiari nella mente, che andavano ben oltre la mera erudizione,

egli fondò una scienza fisica completamente nuova denominata “Psicobiofisica”, per la quale, nonostan-te i numerosi contrasti con l’accademia del tempo,fu perfino proposto nel 1974 per il premio Nobelper la fisica. Questa nuova scienza, che lo stesso To-deschini definì come la “scienza unitaria del terzomillennio”, inglobava in sé la fisica, la biologia e la 

psicologia. La Psicobiofisica, una scienza il cui scopoera una reale unificazione di tutte le leggi del creato,partiva dall’assunzione che tutti i moti nell’universo,dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande,nascessero da un etere universale in perenne motovorticoso in grado di influenzare sia la materia chegli esseri viventi e il loro spirito. La Psicobiofisica di

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Todeschini infatti comprende tre specifici settori tra loro strettamente interagenti: a) una parte fisica conla quale egli dimostra come tutti i fenomeni naturalisi identifichino in particolari movimenti di spaziofluido (ciò che lui intende per “etere”); b) una partebiologica con la quale dimostra come i movimentidi spazio fluido, urtando contro i nostri organi di

senso, producono in essi delle correnti elettriche chevengono trasmesse dalle linee nervose del cervello,suscitando così nella psiche le sensazioni di luce,elettricità, calore, suono, odore, tatto e forza, dimo-strando così che tutti gli organi del nostro sistema nervoso funzionano in base a una vera e propria tec-nologia elettronica; c) una parte psichica – dove la 

psiche viene intesa come un atto di volontà che siserve del sistema nervoso come di un semplice stru-mento – che fornisce la dimostrazione scientifica dell’esistenza dell’anima umana, del mondo spiri-tuale e di Dio. Con questa scienza Todeschini riuscìa superare le tantissime contraddizioni della scienza ufficiale, dimostrando che la frammentazione della 

scienza nelle sue innumerevoli branche è alla radicedella nostra ignoranza sulla reale natura dell’Univer-so e sulla nostra stessa vita. Solo una teoria comple-tamente unificata, che congiunga il non vivente alvivente, può spiegarci la reale struttura dell’universo,la sua finalità e il ruolo dell’umanità in esso. Tode-schini sviluppò la sua teoria non solo come mera 

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astrazione, ma anche effettuando esperimenti che la comprovassero e perfino inventando strumenti tec-nologici che si avvalessero di questa teoria. Perquanto egli fosse piuttosto inviso alla comunità uffi-ciale degli accademici, soprattutto per aver basato la sua teoria sull’esistenza dell’etere, che invece era sta-to bandito dal paradigma fisico del tempo e per es-

sersi messo in urto frontale sia con la fisica newto-niana che con la relatività di Einstein (nascente pro-prio mentre nasceva la Psicobiofisica), non gli man-carono comunque i riconoscimenti anche nel mon-do accademico. Infatti, fu nominato membro d’o-nore di 25 Accademie e Società Scientifiche sia inItalia che all’estero (in Francia, in particolare), ed

ebbe occasione di esporre la sua teoria in svariaticongressi scientifici internazionali, in modo partico-lare al Congresso Internazionale di Fisica a Roma nel 1949, presieduto dal fisico Enrico Medi. Oltrealla sua partecipazione ai convegni ufficiali, fondò a Bergamo il Centro Internazionale di Psicobiofisica (CIP). Todeschini, pur dissentendo con la teoria uf-

ficiale del tempo, in particolare con la relatività, eb-be un dialogo molto stretto e continuativo con icolleghi del suo tempo – anche con quelli con cuinon si trovava d’accordo – cosa che gli permise difondare la sua nuova teoria su una solida conoscenza della scienza standard del tempo, in particolare della fisica. Pertanto, pur perseguendo in maniera deter-

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minata la sua strada, non commise mai l’errore dichiudersi in se stesso, e quando c’era da difendere ilsuo operato lo fece in maniera decisa e con corag-gio, fino alla fine della sua vita. Marco Todeschini fuautore di oltre un migliaio di pubblicazioni, tra li-bri, articoli e comunicazioni a congressi. Nonostan-te il non celato dissenso – e spesso anche l’indiffe-

renza – all’interno del mondo accademico più tradi-zionalista la sua opera è stata comunque analizzata da centinaia di scienziati, filosofi e teologi dalla mente aperta, che hanno scritto articoli su di lui esulla sua teoria. Alcuni scienziati e studiosi stannotuttora continuando la sua opera, mentre all’estero,in particolare in America Latina e negli Stati Uniti,

sono sorte delle vere e proprie cattedre universitariedi Psicobiofisica. Ancora una volta uno scienziato di-venta “dissidente” solo per aver stabilito che lo spazioche ci circonda non è vuoto, ma è costituito da una sostanza fluida denominata “etere”, in grado di go-vernare non solo tutti i meccanismi che hanno luogonell’universo, ma anche la vita di chi ci vive e lo spi-

rito che alberga in quelle vite. Una teoria tanto rivo-luzionaria come quella di Todeschini – che ai giorninostri trova riscontro in importantissime scopertesulla natura dell’etere (o “campo di punto zero” co-me viene denominato oggi) – non può certamentesfuggire alle menti di noi umani del terzo millennio,oggi così bisognosi di interrogarci su noi stessi in un

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mondo completamente materialista e incerto, e so-prattutto di trovare nuove sorgenti di energia in gra-do di sostituire quelle inquinanti – nate da una fisica e da una tecnologia mal impostate – che stannosconvolgendo il nostro mondo e il suo clima.

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CAPITOLO 1

IL VUOTO DI NEWTON E DI EINSTEIN

E IL “PIENO” DI TODESCHINI

Il pensiero di Todeschini raccoglie in parte quellodel filosofo della natura Cartesio, il quale, sulla basedella ferma convinzione che lo spazio non fosse vuo-to, ma riempito di una sostanza denominata “etere”,nella quale possono prodursi vortici e onde, riteneva che lo stesso sistema solare fosse un gigantesco vorti-ce di etere in cui i pianeti sarebbero immersi e co-

stretti a effettuare rivoluzioni intorno al Sole, astrocentrale del sistema. Allo stesso modo, alla fine del’700, il fisico Augustin Jean Fresnel spiegò la natura ondulatoria della luce come una vibrazione dell’ete-re, ipotesi sostenuta anche dal fisico olandese Chri-stian Huygens, e circa un secolo dopo, prima ancora del famoso esperimento di Michelson con il quale si

pretese di dimostrare l’inesistenza dell’etere, il fisicoHeinrich Rudolph Hertz dimostrò che anche la teo-ria classica dell’elettromagnetismo confermava l’ipo-tesi che lo spazio fosse pervaso da un etere fluido evibrante, dove le onde si propagano per oscillazioneattraverso di esso. Ciò era supportato anche dal fisicoMichael Faraday e dal fisico Lord Kelvin, in partico-

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lare con la sua teoria dei “vortici atomici”. Nei primidel ’900 Guglielmo Marconi usò proprio il concettodi etere per realizzare la sua telefonia senza fili. E an-cora prima di Cartesio la stessa idea, da un punto divista più filosofico, era nata dal caposcuola Anassago-ra, seguita e rielaborata da Leucippo e poi adottata dai grandi filosofi Platone e Aristotele, che seppur ri-

vali su aspetti fondamentali, condividevano l’idea che non esistesse spazio vuoto, ma che la materia fos-se immersa in una sostanza che l’uno chiamava “spa-zio pieno” e l’altro “etere”, ma che in realtà era la stessa cosa, quella che gli orientali hanno semprechiamato prana e i fisici di oggi chiamano “campo dipunto zero”.

La teoria di Todeschini è in aperto contrasto con la teoria della gravitazione universale di Isaac Newton la quale, negando l’esistenza dell’etere, contempla l’esi-stenza di misteriose “forze” che si manifesterebbero incorpi dotati di massa, i quali sarebbero in grado dimuoversi di moto uniforme all’interno di uno spazio

assolutamente vuoto e quindi privo di attrito. Secon-do Todeschini, nel vuoto assoluto la forza ben nota descritta dal Secondo Principio della Dinamica diNewton, secondo il quale F=m·a (dove F è la forza, m

è la massa e a è l’accelerazione), sarebbe nulla, deno-tando il fatto che nel vuoto assoluto non è possibile néprodurre forze, né accelerazioni, né velocità, dal mo-

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mento che quelle che appaiono come “forze” sonopossibili solo in presenza di una massa soggetta a unmoto generato da un vortice di etere con una densità ben precisa. La formula sopra citata diventa valida soloall’interno di quello che Todeschini chiama “spazioponderale”, non uno spazio inteso come astratta estensione geometrica, ma costituito da un fluido con

una data densità, proprio come l’etere. Solo all’internodi questo etere è possibile imprimere una velocità a una massa e mantenerla, applicando la forza F. In talmodo il movimento delle masse – costituito da accele-razioni o decelerazioni – sarebbe completamente edesclusivamente determinato dall’urto tra tali masse el’etere stesso. Ciò dimostrerebbe che nell’Universo

non esiste uno spazio vuoto assoluto, come riteneva Newton, ma solamente uno spazio assoluto ben sepa-rato dal tempo (a differenza delle assunzioni della rela-tività di Einstein) avente una determinata densità ingrado di influenzare il moto delle masse. Quella cheviene chiamata “forza di inerzia”, secondo Todeschini,è dunque provocata dal movimento relativo tra lo spa-

zio fluido dell’ambiente (ovvero l’etere) e i corpi che sitrovano in esso immersi. In questa luce quella che vie-ne definita come “forza di inerzia” e il peso stesso deicorpi non sono proprietà caratteristiche della materia indipendenti dallo spazio fluido che li circonda, comesi riteneva nell’ambito della fisica newtoniana, ma di-pendono dalla densità dell’etere e dall’accelerazione re-

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lativa a tale etere. L’inerzia, secondo Todeschini, nonsarebbe altro che una “apparenza di forza” generata dalla resistenza opposta dall’etere all’accelerazione deicorpi in esso presenti.

L’impostazione Cartesiana di Todeschini si espli-ca nel fatto che tutti i fenomeni del mondo fisico –

siano essi meccanici, elettromagnetici, elettrodeboli onucleari – sono riconducibili a una sola dinamica,che descrive il movimento e l’urto di masse all’inter-no di un movimento eterno e vorticoso dell’etere.Dunque tutti i fenomeni in natura risultano esseresemplici azioni fluidodinamiche dello spazio etericofluido sulla materia all’interno di esso, i vortici di

etere formerebbero sia i sistemi atomici che quelliastronomici, mentre le varie forme di energia radian-te nelle forme e frequenze che conosciamo non sa-rebbero altro che onde prodotte dalle vibrazioni diquesto etere. Al contrario, il fatto che la fisica abbia creato tante “meccaniche” diverse e relative leggi, a seconda delle masse descritte (dall’infinitamente pic-

colo all’infinitamente grande), non ha portato all’u-nificazione della scienza, ma alla sua divisione in tan-te branche separate. Questa frammentazione, secon-do Todeschini e non solo secondo lui, ha allontanatol’uomo dalla verità e ha portato la scienza fisica a unvicolo cieco, nonché alla confusione nella mente del-le persone in merito alla struttura intima della realtà.

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Ma Todeschini è in netto contrasto anche con la teo-ria della relatività di Albert Einstein, teoria nata pro-prio nel periodo in cui lui stava sviluppando la sua Psicobiofisica. Anche Einstein, che si avvalse stru-mentalmente dell’esperimento ottico di Michelsonprogettato apposta per dimostrare l’inesistenza dell’e-tere, negava che lo spazio fosse pieno di un fluido

universale, e fondava tutta la sua teoria sulla finitezza della velocità della luce (300.000 km/sec), e sull’e-quivalenza della massa e dell’energia nella sua famosa equazione E=m·c2 (1) (m è la massa, c è la velocità della luce). Tutte assunzioni che erano in totale con-trasto con la teoria di Todeschini. In particolare To-deschini, pur assumendo come valida l’equazione di

cui sopra, che viene ben verificata nella bomba ato-mica, non ne condivide affatto il significato fisico. Inprimo luogo, in virtù delle proprietà dinamiche del-l’etere da lui scoperte, egli dedusse che le particellenucleari (nucleoni) compiono rivoluzioni attorno alnucleo atomico a una velocità 1,41 volte superiorealla velocità della luce, contravvenendo così al limite

insuperabile di Einstein. A questo risultato Todeschi-ni arrivò assumendo che le particelle di massa m, co-stituenti il nucleo atomico, compiano delle rivolu-zioni attorno al suo centro con velocità  v  in modotale da sviluppare un’energia (“forza viva” secondoLeibniz, “energia cinetica” come la intendiamo oggi)definita come E=1/2·m·v 2 (2). Ma sapendo anche

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che nella disintegrazione del nucleo atomico (comeavviene nella bomba atomica) le particelle sviluppa-no un’energia descritta dalla famosa equazione diEinstein, eguagliando tra loro i secondi termini delleequazioni (1) e (2) e risolvendo rispetto a v si ottieneil sorprendente risultato di  v=0.41·c. In tal modoTodeschini convalidò la famosa equazione di Ein-

stein sull’energia partendo dalla semplice formula della forza viva di Leibniz senza alcun bisogno di ri-correre a quella teoria della relatività che Einsteinvedeva come unica interpretazione della sua famosa equazione. Secondo Todeschini dunque, il fatto chela velocità di rivoluzione dei nucleoni sia superiore(anche se di poco) alla velocità della luce è compro-

vato sperimentalmente proprio dal fatto che l’ener-gia prodotta da una bomba atomica è esattamentequella – seppur mal interpretata – di Einstein. Tode-schini dunque avrebbe scoperto il vero significatodella famosa formula inventata da Einstein: ciò con-sisterebbe nella liberazione esplosiva dell’enormeenergia cinetica intrinseca dei nucleoni in rotazione

superluminale attorno al centro del nucleo atomico.E questa rotazione non sarebbe dovuta ad altre cau-se se non al trascinamento prodotto dal moto vorti-coso dell’etere nei nuclei atomici, quel moto vorti-coso che è completamente ignorato anche da Ein-stein. «Come si può pensare a un moto vorticosodell’etere se l’etere non esiste?» si chiedeva Einstein.

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Ecco perché secondo Todeschini la storica formula derivata da Einstein, seppur giusta matematicamen-te, aveva avuto un’interpretazione fisica errata: il rea-le significato fisico di questa formula secondo Tode-schini non è la trasformazione della massa in ener-gia, come riteneva Einstein, ma solo l’effetto di sud-divisione di una massa, avente una determinata 

energia, in tante masse più piccole – che nell’esplo-sione si frantumano – aventi energie minori, la cuisomma è uguale a quella iniziale.

 Attraverso svariate analisi e sperimentazioni To-deschini arriverà anche a dimostrare che le presun-te “prove cruciali” della relatività – come ad esem-

pio la deviazione dei fasci della luce delle stelle pas-santi vicino al sole, o lo spostamento del perielio diMercurio – si spiegano in realtà con la fluidodina-mica dello spazio eterico, che rappresenta la basedella sua teoria, senza alcun bisogno di utilizzareastruse metriche spazio-temporali, ma rimanendoben vincolati alla classica geometria euclidea.

In merito alla teoria di Einstein, Todeschinicommentava:

«Einstein riduce l’idea del mondo a un’ibrida e inconcepibile astrazione di tensori, senza tuttavia 

 farci vedere il meccanismo col quale si svolgono i fe-

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nomeni, e ciò senza contare che anche con tali “cro-notopi” non si è potuto sinora scoprire quale sia il substrato della materia, dei suoi campi di forza e del-le varie energie ondulatorie, e come e perché si tra-smettano nel vuoto, né tanto meno unificare i campi elettromagnetico e gravitico per raggiungere la tantoauspicata scienza unitaria».

E in merito al presunto contrasto tra l’esito delfamoso esperimento effettuato dal fisico AlbertMichelson1 nel 1881 e l’aberrazione della luceastronomica scoperta dall’astronomo James Bradley nel 1726 – contrasto che avrebbe confutato l’esi-stenza effettiva dell’etere – Todeschini disse a pro-

posito di Einstein:

«Mentre tutti i grandi scienziati dell’epoca cercava-no di risolvere questo contrasto senza rinnegare l’esi-stenza dell’etere perché questo risultava indispensabile alla spiegazione di tutti i fenomeni, Einstein invece di indagare se il contrasto tra questi due fenomeni otti-

ci esistesse veramente o meno, lo ritenne per certo, e per eliminarlo negò l’esistenza dell’etere e postulò la costan-za della velocità della luce rispetto a qualsiasi osserva-tore comunque mosso. Ma essendo ciò in contrasto conla relatività classica di Galileo, fu costretto a sostituire quest’ultima con una pseudo-relatività da lui postulata in base a supposte contrazioni che subirebbe lo spazio e 

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dilatazioni che subirebbe il tempo se valutati da sistemi diversamente mossi rispetto a quello dove si svolgono i 

 fenomeni considerati».

Todeschini, sulla base di calcoli matematici, di-mostrò l’inesistenza di questo contrasto, scoprendoche entrambi tali esperimenti ottici (quello di Mi-

chelson e quello di Bradley) confermano non solol’esistenza dell’etere, ma anche che una corrente diquesto mezzo fluido, avente una velocità di 30Km/sec, spinge effettivamente la Terra a compiere lesue rivoluzioni attorno al Sole. Einstein costruìquelle che chiamò “teorie metriche”, lo scopo dellequali era di descrivere la struttura di un presunto

“spazio-tempo” e le “leggi di invarianza” che si pos-sono ricavare da esso, e soprattutto di giustificare la costanza della velocità della luce. Ma secondo Tode-schini queste teorie erano basate solo ed esclusiva-mente (e arbitrariamente) su un presunto contrastoriscontrabile negli esperimenti di Michelson e Brad-ley, e come tali erano da ripudiare perché smentite

dal risultato di due esperimenti che invece eranostati interpretati come contrastanti al puro e sempli-ce scopo di far tornare i conti alla relatività di Ein-stein. Pertanto, secondo Todeschini, la velocità della luce non è una quantità assoluta e insuperabile, co-me riteneva Einstein, ma varia a seconda della velo-cità del sistema di riferimento. Nel caso particolare,

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secondo Todeschini, la corrente di etere che trascina la Terra a velocità V , trascina anche l’onda prodotta nel fluido, che si identifica con quella della luce(con velocità c = 300.000 Km/sec). In tal modo la velocità risultante W di tale onda rispetto a un siste-ma ancorato al Sole viene data dalla somma delledue velocità, cioè W = V + c. Todeschini prese atto

che il fatto che la velocità della luce possa superare illimite c – e quindi che effettivamente esista quelloche viene definito “moto tachionico” – sarebbe an-che confermato dalle “velocità superluminali” (anor-malmente, secondo la relatività) misurate di alcunesorgenti astronomiche extragalattiche come i Qua-sar. In realtà gli astrofisici hanno immediatamente

creduto di risolvere il problema invocando macchi-nosi “effetti di prospettiva” relativi all’osservatore,ma queste astuzie ingegnosamente costruite per fartornare i conti della relatività e i suoi riscontri osser-vativi, non hanno certamente convinto tutti.

Todeschini, già nel 1935 e circa 40 anni prima di alcune conferme sperimentali (pressoché ignorate

a livello ufficiale) avvenute anche con esperimentidi collisioni tra particelle che dimostrarono di fattol’esistenza del “moto tachionico” – ovvero superioreal limite invalicabile della velocità della luce fissatoda Einstein – comprese che per togliere la scienza dal vicolo cieco in cui si era cacciata nel corso di se-coli di diatribe inconcludenti non restava altra solu-

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zione che riportarla alle concezioni della realistica relatività classica di Galileo – che considerava spazioe tempo come entità separate, con uno spazio che insostanza rappresentava uno “spazio assoluto” qual èl’etere – e sostituire i campi sferici di forze centraliagenti nel vuoto della vecchia fisica newtoniana e gliastrusi equilibrismi matematici relativi allo spazio-

tempo einsteiniano, con uno spazio tridimensionale(ben separato dalla coordinata “tempo”) di densità esilissima (10-20 la densità dell’acqua, secondo i calco-li di Todeschini) e mobile come un fluido. Infatti,nei particolari movimenti che hanno luogo all’inter-no di questo fluido universale, che di fatto è l’etere,Todeschini fu convinto di riconoscere tutti i fenome-

ni fisici naturali.

Inoltre Todeschini era in contrasto anche con la teoria quantistica classica di Werner Heisenberg edi Erwin Schrödinger, la quale, pur ponendosi a sua volta in contrasto sia con la fisica classica new-toniana che con la relatività di Einstein, riduceva la 

realtà più intima della natura – quella dell’infinite-simamente piccolo – a una pura “funzione di pro-babilità”, assolutamente priva di finalità e di deter-minismo. La meccanica quantistica, secondo Tode-schini, rendeva l’Universo inconoscibile ai suoi li-velli più profondi, ma questo era completamenteconfutato dalla stessa teoria di Todeschini che in-

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vece manifestava un chiaro determinismo a tutti ilivelli e che, al contempo, pur nell’ambito di una trattazione completamente razionale, era in gradodi agganciare il mondo della materia – principaleterreno della scienza tradizionalista – al mondo del-lo spirito – principale terreno della religione – nelcontesto di una unica grande scienza unitaria in

grado di descrivere la realtà a tutti i livelli.

L’intelletto fino e il grande equilibrio di Todeschi-ni, seppur egli fosse profondamente convinto dell’esi-stenza dell’etere e dei suoi influssi sulla materia, loportavano ad analizzare in maniera piuttosto obietti-va, ben bilanciata ma a tratti anche spietata la dicoto-

mia intellettuale in cui si trovava (e si trova tuttora) ilmondo accademico. A tal proposito egli affermava:

«Quelli che sostengono il vuoto, se riescono a trovare le relazioni matematiche tra le forze e le accelerazioni di massa, che danno le leggi che dominano i fenomeni,non riescono a spiegarli nella loro essenza e nel loro

meccanismo; viceversa quelli che sostengono il pieno (ov-vero l’esistenza dell’etere), se riescono a spiegare qua-litativamente i fenomeni non riescono sempre a spiegar-li quantitativamente, cioè a trarne le leggi relative».

Per dire lo stesso concetto in altre parole, Carte-sio credeva nell’esistenza di un “pieno” e, pur spie-

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gandone il perché, non calcolava nulla di convin-cente che rivelasse come esso si manifesti, mentreNewton che credeva nel vuoto, pur essendo in gra-do di calcolare tutto e di comprendere il modo incui i fenomeni si verificavano, nella sostanza nonspiegava niente sulle cause che determinavano certieffetti. L’intento di Todeschini era allora di mettere

a punto la sua “teoria del pieno”, sviluppatasi princi-palmente con il pensiero di Cartesio, colmandone lelacune matematiche e sperimentali. Fu proprio l’a-nalisi critica di questa situazione che Todeschini riuscìa effettuare dopo aver studiato a fondo i dilemmidella fisica in tutta la sua storia fino ai nostri tempi,che gli permise di superare i limiti dei sostenitori

dell’etere, e cioè la loro capacità di spiegare i feno-meni solo intuitivamente (come, aveva fatto Carte-sio) e non quantitativamente. Todeschini riuscì infat-ti a dare una struttura sia matematica che sperimen-tale, seppur altamente semplificata rispetto ai com-plessi calcoli della fisica standard, alla sua teoria.

Ferma restando l’assunzione di base in merito al-l’esistenza dell’etere, attraverso la quale si potevanocomprendere tutti i fenomeni dell’Universo comeeventi di natura fluidodinamica, la vera grande rivo-luzione introdotta da Marco Todeschini consisteva nel fatto che il suo era un Universo fisico con una fi-nalità precisa, creato apposta per la vita e per lo spi-

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rito che vi alberga. E al contempo era un Universodecisamente meccanicistico, seppur mosso da scopidivini, la cui fisica non riguardava solo il mondodella materia, ma anche quello dello spirito. Tode-schini ruppe almeno cinque dei più grossi “para-digmi indiscussi” della fisica del tempo (e in granparte anche di quella dei giorni nostri): la negazione

dell’etere, l’esistenza delle forze – come entità reali enon pure apparenze – e dei relativi campi in natura,l’insuperabilità della velocità della luce, la negazioneche la materia sia strettamente connessa allo spiritoe l’esclusione di Dio da ogni scienza. Marco Tode-schini, per sua stessa ammissione, si sentì inveceispirato proprio da Dio nel mettere a punto la sua 

teoria, un Dio che mosse la sua mente in maniera talmente tenace da sconvolgere l’architettura atea della scienza del tempo per sostituirla con una fisica om-nicomprensiva completamente nuova, dove l’uomoveniva finalmente posto al centro di un Universoretto dalla finalità e non dai moti casuali di una ma-teria inerte in uno spazio completamente vuoto.

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NOTE

(1) L’Esperimento di Michelson. Supponendo che la Terra sia inmoto rispetto all'etere, dato che sarebbe strano credere cheil sistema di riferimento dell'etere coincida con la Terra, variosservatori terrestri dovrebbero misurare velocità diversedella luce, a seconda della direzione di propagazione; la velo-cità della luce dovrebbe essere minima quando viaggia nellastessa direzione e verso della Terra e massima nel caso oppo-

sto. Inoltre la velocità della luce dovrebbe essere influenzatadal moto della sorgente. Michelson, con il suo esperimentoeffettuato in varie fasi (anche assieme al suo collaboratoreEdward Morley) tra il 1887 e il 1906, cercò di trovare un'e-ventuale dipendenza della velocità della luce dal moto dellaTerra. Il risultato – come da oltre un secolo si vuol far cre-dere – fu che la velocità della luce è indipendente sia dalmoto dell'osservatore iniziale che la riceve, sia dal moto dellasorgente. Questo risultato era in contrasto con le trasfor-mazioni di Galilei (che aveva costruito la “relatività classica”),per le quali, invece, passando da un sistema inerziale a unaltro, la velocità della luce avrebbe dovuto modificarsi secon-do la composizione delle velocità,e soprattutto confutava l’e-sistenza di un etere cosmico.

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CAPITOLO 2

LA SPAZIODINAMICA DELL’ETERE:

DALLE PARTICELLE ALLE GALASSIE

La base della teoria Biopsicofisica di Todeschiniè quella che lui definì “Spaziodinamica”. Secondoquesta nuova scienza, da lui stesso fondata al fine dirapportare tutti i moti della materia all’etere, qua-lunque moto nell’Universo avviene all’interno diuno spazio riempito di fluido ed è proprio questofluido universale a costituire l’etere e a determinare i

movimenti che avvengono su tutti i corpi esistenti.Essi non si muovono perpetuamente nel vuoto ani-mati da misteriose “forze”, come ritenevano New-ton e i suoi seguaci, bensì il loro moto è completa-mente determinato dagli urti con un fluido in pe-renne moto vorticoso. L’origine dei vortici di questofluido eterico è secondo Todeschini scaturita dalla 

mano di esseri spirituali superiori o da Dio stesso,che partendo dalle particelle infinitesimamente pic-cole hanno messo in moto l’Universo, creando vor-tici all’interno dell’etere. In questa luce, prima della nascita dell’Universo come lo conosciamo, esisteva solamente un infinito oceano di etere. La materia fucreata per volontà spirituali superiori semplicemente

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facendo vorticare questo etere, etere che rappresenta la natura intrinseca dello spazio stesso. Dunque qua-lunque dinamica che ha luogo all’interno dell’Uni-verso non è altro che dinamica dello spazio. Inizial-mente, nel processo che portò alla creazione della materia ottenuta dinamizzando lo spazio, si partìdalle particelle elementari, per poi arrivare alle galas-

sie che costituiscono il nostro Universo. Ma comeavviene il processo della creazione nel mondo mi-croscopico e particellare secondo Todeschini?

Lo spazio, inteso non come semplice estensionegeometrica ma come etere composto da un fluido,è dotato di una mobilità propria, allo stesso mododi un fluido o di un gas. In tal modo diventa pos-

sibile spiegare qualitativamente e quantitativamen-te tutti i fenomeni naturali, assumendo che la ma-teria, prima della quale esisteva solo uno spaziofluido inerziale immobile, sia nata improvvisamen-te dall’applicazione di coppie di forze scaturite da una volontà divina, la quale per una qualche ragio-ne decise di creare e poi plasmare la materia met-

tendo improvvisamente l’etere in moto vorticoso.In questo modo, secondo Todeschini, si realizzava la sacra e solenne azione espressa dalla frase latina “Lux Fuit ”. Secondo la cosmogonia che sta alla ba-se della sua teoria, grazie all’applicazione di duecoppie di forze provenienti da piccolissimi elemen-ti sferici che costituivano tale etere, che da queste

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vennero posti in rotazione attorno al loro asse pola-re, si originarono i nuclei atomici. Ciascuno di essi,ruotando su se stesso, trascinò con sé una serie distrati sferici concentrici di etere, fino ad arrivare a una nuova struttura sferica di raggio molto piùgrande e avvolgente la prima: in tal modo nacquerogli atomi, come sfere di spazio fluido rotante che

avvolgevano i loro nuclei. Attraverso lo stesso proce-dimento vorticoso, entro strati concentrici simili a una cipolla, si formarono gli elettroni e in seguito,come conseguenza della formazione di tanti atomicostituiti da elettroni orbitanti attorno ai loro nu-clei, nacque tutta la materia aggregata, sia viventeche non vivente, così come la conosciamo. Così sa-

rebbe dunque venuto alla luce l’Universo.

La morte della materia, che secondo Todeschinipuò avvenire solo per decisione divina, così comeavvenne la sua nascita, si verificherebbe nel momen-to in cui venissero tolte le coppie di forze che hannooriginato la creazione del mondo come lo conoscia-

mo. In questo caso infatti, i nuclei degli atomi cesse-rebbero di ruotare su se stessi e di conseguenza glistrati sferici esterni cesserebbero il loro moto. In talmodo il nucleo e il campo di elettroni di ciascunatomo non avrebbero più un movimento rispettoallo spazio che li circonda, ma diverrebbero un tut-t’uno con esso, dato che essi all’origine non sono al-

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tro che spazio fluido posto in movimento rotatorio.In fondo è un po’ come dire che se l’Universo fosseun essere vivente, sarebbe nato dalla polvere e alla polvere ritornerebbe alla sua morte. Una “polvere”che rappresenta la matrice di tutto: l’etere, in antite-si a quello “spazio assolutamente vuoto” di cui la fi-sica newtoniana e la fisica relativistica avevano volu-

to far credere con convinzione l’esistenza, per fartornare i conti delle loro complesse e eleganti equa-zioni. Ma secondo Todeschini erano quelle equazio-ni a essere vuote, vuote di reale significato, anche sein sé armoniose e rispondenti solo all’apparenza del-la realtà e al “come” le cose sembrano verificarsi, ma non alla sua essenza. Todeschini studiò a fondo pro-

prio l’essenza della realtà dell’Universo e al contem-po, seppur nell’ambito di una semplificazione for-male probabilmente eccessiva, riuscì a darne ancheuna rappresentazione quantitativa.

Riportiamo direttamente le sue parole quando

ci descrive il meccanismo di funzionamento di unatomo e delle forze che si generano in esso quandosi trovi immerso in un etere fluido:

«L’atomo è costituito da una sfera centrale di spazio fluido (nucleo) che ruota su se stessa a velocità  √  2 volte superiore a quella della luce e trascina in movimento,

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 per attrito, lo spazio fluido circostante che si muove, sud-diviso come una cipolla in strati sferici concentrici di spessore costante, aventi velocità di rotazione in-versamente proporzionale alla radice quadrata del lororaggio (1/  √ R). La serie di strati sferici mobili concentrici tra il nucleo e la superficie esterna di sponda, ove il motosi estingue per eccesso di attrito rispetto al residuo della 

 forza centrale, costituisce il campo rotante di forza cen-tripeta dell’atomo. Tra questi strati aventi velocità degra-danti verso la periferia, si genera, per effetto dell’accar-tocciamento, la rotazione di piccole sfere di spazio fluidoche costituiscono gli elettroni. Questi, ruotando su se stes-si, ed essendo investiti dalla corrente circolare di spazio

 fluido del campo, sono soggetti all’Effetto Magnus [cioè

una forza inclinata rispetto alla direzione del raggioche le congiunge al centro del campo] che ne inclina l’asse rispetto al piano di rivoluzione. Perciò essi risento-no di una spinta F che si può scomporre in altre tre: una F T 

tangente alle linee di moto circolari che provoca e mantiene il moto di rivoluzione dell’elettrone intorno al nucleo centrale; una F 

C diretta verso il centro del campo

che equilibra la forza centrifuga che l’elettrone sviluppa  per effetto del suo moto di rivoluzione; una F  M 

diretta insenso normale alle prime due».

Con queste parole Todeschini ci spiega in ter-mini semplici che la sua teoria Spaziodinamica è ingrado di dimostrare che le tre forze da lui contem-

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plate per descrivere la nascita della materia, parten-do dall’infinitamente piccolo, sono, secondo l’or-dine, la Forza Elettromotrice F

T , la Forza Gravita-

zionale FC

e la Forza Magnetica FM. Viene così sve-

lato che queste tre forze hanno oggettivamente la stessa natura fisica, sono della medesima qualità,essendo le tre componenti ortogonali di una unica 

forza fluidodinamica, la quale sarebbe l’unica forza esistente che domina la materia, dalle sue particellepiù piccole fino alle galassie. Tre campi che la fisica tradizionale aveva frammentato con tre forze diver-se sono in realtà la manifestazione di una unica forza nata dalla dinamica dello spazio, che quindipuò essere definita generalmente come “spaziodi-

namica” e più specificamente, accettando la natura di fluido eterico costituente lo spazio stesso, come“fluidodinamica”. In modo particolare la forza digravità, quell’entità misteriosa di cui ancora aigiorni nostri nessuno è riuscito a scoprire l’origine,si identifica interamente con la forza elettrostatica 2,con l’unica differenza nelle masse coinvolte nei due

tipi di forze.

Secondo la teoria di Todeschini, sia la forza digravità che la forza elettrostatica non sono altroche la spinta centripeta esercitata dal fluido delvortice sui corpi in esso immersi: si identificanoentrambe in una pura azione fluidodinamica nata 

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dall’interazione tra le masse e il fluido eterico stes-so. Il che si tratti di “forze”, come le intendeva Newton, è puramente illusorio: secondo Todeschi-ni non si tratta di masse in grado di produrre mi-steriose forze di origine inspiegata, bensì della resi-stenza che tali concentrazioni di materia oppongo-no al fluido in cui esse sono immerse.

Per dimostrare il reale principio con cui opera la gravità, come spinta centripeta subita da un corpoimmerso in un vortice di etere (inteso come spaziofluido), Todeschini inventò e brevettò un geniale con-gegno che denominò “motore a forza propulsiva cen-trifuga”, costituito da due masse sferiche che, ruotan-

do su se stesse e rivolvendo in sensi contrari attorno a un centro comune, sarebbero in grado di diminuiredi peso e di sollevarsi da Terra. C’è oggi chi sta ten-tando di continuare su questo progetto, mentre da unaltro lato non manca chi ha inteso vedere in questomeccanismo un sistema in grado di permettere una propulsione a levitazione. Lo scopo è infatti quello di

creare un veicolo avente una forza di gravità indipen-dente e che si muove per levitazione in base ai co-mandi del pilota senza alcuna influenza da parte deicampi gravitazionali esterni.

Dunque, secondo Todeschini, tutta la materia nell’Universo è nata e si è sviluppata come proces-

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so dinamico che si verifica unicamente nell’etereuniversale. In tal modo gli atomi, il loro nucleo etutte le particelle che lo costituiscono risultano for-

mate da una serie di sfere concentriche di spaziofluido, aventi diametri e velocità di rotazione spe-cifici, ma formate tutte di un’unica sostanza: l’etereuniversale. Si svela così che ogni particella di mate-ria non è altro che spazio fluido in rotazione ri-spetto allo spazio fluido ambiente. Più grande è la velocità di rotazione del nucleo atomico, maggiore

Schema del motore a forza propulsiva centrifuga

di Todeschini

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è il diametro del campo vorticoso che lo circonda edell’atomo che forma, maggiore la sua forza di at-trazione (che per Todeschini non è altro che la for-za centripeta all’interno del fluido), il suo peso e la sua durezza. In questo meccanismo, due vortici difluido che ruotano nello stesso verso si attraggono,mentre due vortici che ruotano in verso opposto

uno rispetto all’altro si respingono.In tal modo viene spiegata sia la gravità come la conosciamo che la “gravità negativa”. La materia ènata da una perturbazione di etere, e i suoi moti sisono sviluppati come una continua interazionemeccanica con esso. Al suo interno, gli elettroni(particelle negative) e i protoni (particelle positive)

non sono altro che microvortici elementari dellostesso mezzo, ma con sensi di rotazione opposta.Quella che veniva chiamata “attrazione coulombia-na” (dal fisico Coulomb) tra le cariche viene quin-di spiegata all’interno di un meccanismo fisico do-ve le forze elettriche, quelle magnetiche e quellegravitazionali sono il risultato di un’unica forza 

universale. Questa è secondo Todeschini la “teoria unificata” tanto cercata dai fisici, ma con l’unica fondamentale differenza che non si tratta di una “teoria di campo”, ovvero di una teoria basata sucampi generati da forze, perché secondo Todeschi-ni le “forze” sono solo un’apparenza generata dal-l’urto di masse contro l’etere.

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Così come la teoria dei vortici eterici – ovvero la Spaziodinamica – è in grado di spiegare l’esistenza delle particelle elementari e i loro moti, allo stessomodo essa è in grado di spiegare l’esistenza di ma-crostrutture come i pianeti e i loro moti nell’Univer-so. Il meccanismo è esattamente lo stesso, cambianosolamente le dimensioni di spazio coinvolto e l’en-

tità delle masse. In tale ambito le orbite dei pianetivengono spiegate non come reali orbite di masse ri-voluenti attorno a masse più grandi costituentiquella che i newtoniani denominano “forza centra-le”, ma come il processo di trascinamento delle mas-se planetarie più piccole all’interno del vortice dietere che la rotazione del corpo centrale crea attorno

a sé e che è tanto più forte ed esteso quanto mag-giore è la concentrazione di materia in esso. Questeinterazioni tra spazio fluido (etere) e materia deter-minano la forza centripeta che è all’origine della for-za di gravità e la forza centrifuga che permette aipianeti di effettuare le loro rivoluzioni attorno all’a-stro centrale. In particolare, se è lo spazio fluido a 

circolare attorno a un corpo di materia immobile,allora questo corpo sarà sottoposto a una forza cen-tripeta; se viceversa è il corpo che circola contro lospazio fluido immobile, allora il corpo va soggetto a forza centrifuga. Questo meccanismo armonioso discambio biunivoco tra materia e spazio fluido ci ri-vela che la forza di gravità che nasce dalla attrazione

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centripeta e la forza centrifuga, quantità molto mi-steriose nelle loro origini secondo Newton, sono inrealtà della stessa natura fluidodinamica, perché en-trambe si identificano nella resistenza che si crea quando ha luogo un’accelerazione radiale e relativa tra i corpi di materia e lo spazio fluido in cui essi so-no immersi. Allo stesso modo la altrettanto miste-

riosa “forza di inerzia”, espressa dal secondo princi-pio della dinamica di Newton (già ampiamente dis-cusso nei paragrafi precedenti), che bisogna applica-re a un corpo per imprimergli un’accelerazione, ri-sulta spiegata come la forza che deve vincere la resi-stenza che lo spazio fluido circostante oppone allospostamento del corpo stesso.

Nel caso del Sistema Solare il moto dei pianetiviene descritto come una conseguenza del vortice dietere indotto dalla rotazione del Sole sul proprio as-se, che trascinando con sé il fluido circostante fini-sce per generare un “campo sferico centro-mosso”che con il suo movimento induce i pianeti a effet-

tuare rivoluzioni attorno alla stella. Questo campo,di natura esclusivamente fluidodinamica, è caratte-rizzato da una velocità variabile decrescente dal cen-tro verso la periferia del sistema dinamico. Ma que-sta non è altro che una deduzione della stessa leggededotta da Keplero da un punto di vista cinematicoe geometrico e successivamente dallo stesso Newton

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dal punto di vista dinamico (implicante cioè l’esi-stenza di forze). Le equazioni trovate da Newton, sia il secondo principio della dinamica che la legge digravitazione universale, sono esatte da un punto di vi-sta matematico. Ciò che secondo Todeschini è erratoè la loro interpretazione fisica.

La Terra stessa sarebbe immersa in uno spaziofluido centro-mosso (per via della rivoluzione della Terra attorno al Sole), la cui velocità in prossimità del suolo è di 9 Km/sec e tale corrente produrrebbesui corpi in essa immersi una spinta diretta verso ilcentro del pianeta pari al loro peso e li spingerebbea cadere verso il suolo con un’accelerazione pari a 

9,81 m/sec2

. In tal modo verrebbe spiegata la forza di gravità che noi riceviamo ogni momento.

 Allo scopo di verificare se questa corrente di ete-re esistesse veramente, Todeschini ideò e costruì al-cune attrezzature sperimentali pensate per testare la sua teoria. Dagli esperimenti, effettuando i quali si

avvalse di modellini di pianeti in miniatura immer-si in una vasca semisferica riempita d’acqua, risultòche il nostro pianeta sarebbe immerso in un camporotante di spazio fluido centro-mosso che si estendefino alla Luna, il quale a sua volta sarebbe immersonel più vasto campo sferico di spazio rotante intor-no al Sole, campo che trascina la Terra nel suo mo-

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to di rivoluzione a circa 30 Km/sec. I risultati diuno di questi esperimenti, in cui Todeschini para-gonò un fluido come l’acqua all’etere cosmico, loriportiamo direttamente con le sue parole:

«Immerse poi due sfere rotanti attorno ai loro assi in

una vasca d’acqua, sì che il liquido producesse intor-

no a esse i rispettivi campi rotanti; constatai con op- portuni dispositivi che le due sfere si attraevano o si re-

spingevano a seconda della loro rotazione ora equiver-

sa ora controversa e che la forza d’attrazione dipendeva 

dalla loro velocità ed era inversamente proporzionale al 

quadrato delle loro distanze in perfetta rispondenza 

della legge di gravitazione universale. Avevo quindi sco-

 perto il modo e il meccanismo di originare la forza mi-

steriosa di gravitazione con la quale si attraggono fra lo-

ro i corpi, dimostrando che essa è una apparenza della 

spinta fluido-dinamica che esercitano tra loro i gorghi 

 prodotti dagli atomi costituenti».

Effettuando questo semplice esperimento – usan-do un marchingegno denominato “idroplanetario” –utilizzando un modellino in scala del sistema solareimmerso in un fluido come l’acqua che simula l’etere,Todeschini verificò che la forza esercitata verso il cen-tro del campo sulle sferette planetarie era dovuta alla spinta centripeta che il liquido circolante esercitava 

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contro di esse, e non a una misteriosa attrazione della sfera centrale. Todeschini arrivava così a concludereche la forza di gravità non è nient’altro che la spinta centripeta dovuta a un fluido. Più precisamente, eglidedusse che la forza con la quale si attraggono duesfere rotanti nello stesso senso, immerse in un liqui-do, è inversamente proporzionale al quadrato della 

loro distanza e che i quadrati dei periodi di rivoluzio-ne dei pianetini immersi nel vortice stanno fra di lorocome i cubi dei raggi delle loro orbite, proprio comela forza di gravità con la quale si attraggono dueframmenti di massa qualsiasi. Assume coerenza allora la sua formulazione quando ricava quella che non ènient’altro che la terza legge di Keplero3, partendo pe-

rò dall’assunzione che la massa planetaria non èuna proprietà del corpo indipendente dallo spaziofluido in cui si muove, ma dipende dalla densità delmezzo (ovvero dell’etere inteso come spazio fluido),dalla velocità relativa e dal numero di atomi costi-tuenti, e ciò smentendo l’assunzione di Newton, se-condo la quale egli asseriva che i corpi immersi in

vortici fluidi non potessero mai verificare tale legge.Sulla base dei suoi esperimenti, Todeschini dedusseche le traiettorie di una sfera in un campo rotante so-no delle spirali.

Todeschini dimostra dunque come tutto, dainuclei atomici alle galassie, possa essere originato

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dal movimento di vortici sferici di un etere fluidoche rappresenta l’essenza dello spazio stesso nel-l’ambito del quale esiste l’Universo. Questi vortici,roteando attorno al loro centro, creano, per attrito,la rotazione di strati concentrici successivi. Nella microfisica (fisica nucleare) ciò determina la crea-zione delle particelle elementari che costituiscono i

mattoni della materia, che a seconda del loro versodi rotazione creano le forze attrattive o repulsiveche le contraddistinguono e che sono responsabilidelle forme di aggregazione della materia stessa.Nella macrofisica (astronomia) ciò determina ilmoto dei pianeti nelle loro orbite, le quali altronon sono che il risultato del trascinamento dei pia-

neti stessi all’interno del vortice di spazio fluidogenerato dalla stella centrale.

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NOTE

(2) Proviamo a vedere entrambe queste forze come vengonoconsiderate dalla fisica newtoniana. Da un lato, la ForzaElettrostatica, che ha luogo tra due cariche puntiformi q

1e

q2, è direttamente proporzionale al prodotto delle cariche e

inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.Questo risultato è espresso dalla “legge di Coulomb” (dalfisico francese Charles Augustin de Coulomb) F

E= (q

1·q

2)/4

π··r

2

nella quale dipende dalle proprietà dello spazio in cuisono poste le cariche e prende il nome di costante dielet-trica assoluta, e r rappresenta la distanza di separazione trale due cariche. Da un altro lato la Forza di Gravità, che haluogo tra due masse m

1e m

2(come ad esempio quelle della

Terra e del Sole), dice che qualsiasi oggetto dell’Universoattrae ogni altro oggetto con una forza diretta lungo la lineache congiunge i baricentri dei due oggetti, di intensità diret-tamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inver-

samente proporzionale al quadrato della loro distanza r . Siesprime infatti con la formula FG= G·(m

1·m

2)/r 2, dove G è

la costante gravitazionale. Come si vede entrambe le forzefunzionano allo stesso modo, anche se sono state arbitra-riamente frammentate in due settori separati.Ma in realtà sitratta della stessa legge! E Todeschini se ne era accorto.

(3) La terza legge di Keplero,applicata ad esempio all’orbita deipianeti attorno al Sole, approssimando per semplicità leorbite a dei cerchi,è descritta da T2=K·r 3, dove T è il perio-do di rivoluzione, r il raggio dell’orbita e K una costante chedipende dal corpo celeste considerato. Questo risultatoanticipa cinematicamente le successive scoperte di Newton.

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CAPITOLO 3

LA TEORIA DELLE APPARENZE:

DALLA MATERIA ALLO SPIRITO

Todeschini scoprì che la vera ragione della fram-mentazione nelle scienze sta nel fatto che l’uomo ha inventato tante scienze differenti quanti sono gli or-gani di senso di cui è provvisto il suo corpo. In talmodo ha creato l’ottica perché abbiamo l’organo del-la vista e abbiamo creduto che la luce e i colori sianorealtà oggettive. Ha creato l’acustica perché abbiamo

l’udito e abbiamo ritenuto che il suono e i rumorici provengano dal mondo fisico circostante. Ha crea-to la termodinamica perché nella pelle abbiamo deicorpuscoli che suscitano nella nostra psiche la sensa-zione del calore. Ha creato l’elettrologia perché abbia-mo corpuscoli che suscitano nel nostro io la sensa-zione di una successione di urti rapidissimi che ab-

biamo chiamato “elettricità”. Ha creato la dinamica perché abbiamo organi di tatto che sollecitati da urtimateriali, suscitano nella nostra psiche la sensazionedi forza. Il punto focale del discorso di Todeschini eche costituisce il nocciolo della sua “teoria delle appa-renze” è che noi avremmo dunque scambiato questesensazioni per delle realtà oggettive. Vedremo in se-

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guito che la radice di questo concetto sta tutto nella base Spaziodinamica del pensiero di Todeschini.L’uomo avrebbe dunque inventato tante scienzequanti sono i sensi per studiarle, ma non solo. Allostesso modo, non capendo che l’Universo stesso (incui l’uomo vive) è fatto di un solo corpo con tantesfaccettature e non di tanti corpi che richiedano uno

studio separato, l’uomo avrebbe inventato – ad esem-pio nel campo della fisica – tantissime leggi non con-nesse tra loro che in realtà possono essere ricondottetutte a una unica semplice legge. Come vedremo inseguito, questa legge universale è derivabile solo attra-verso una radicale reinterpretazione della legge diinerzia di Newton, e non si limita a descrivere l’Uni-

verso, ma anche la sfera biologica e spirituale che conesso convive da sempre. Dunque ecco il bisogno diTodeschini di capire che cosa sono esattamente lesensazioni che ci derivano dai sensi di cui siamo prov-visti, e da dove esse si originano.

Per Todeschini le sensazioni da noi percepite co-

me una realtà non sono realtà oggettive, ma sono so-lo realtà soggettive che nascono nella nostra psichequando essa riceve dal cervello le informazioni chegli provengono da tutti i sensori di cui è dotato ilcorpo umano. Infatti egli, studiando con molta mi-nuzia – in parallelo alla fisica – la fisiologia degli or-gani di senso, scoprì che le sensazioni di luce, di suo-

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no, di calore, di gusto, di olfatto, di tatto, di elettrici-tà e di forza non esistono come realtà fisiche oggetti-ve, ma solamente come entità psichiche. Questesensazioni sarebbero innescate nella nostra psichedalle correnti elettriche generate nei nostri organi disenso quando sono stimolati dall’urto della materia contro di essi, correnti che poi sarebbero trasmesse al

cervello tramite le fibre nervose che collegano gli or-gani di senso a esso. Possiamo fare due esempi con ilsuono e la luce. Il suono è un fenomeno fisico og-gettivo se si considera la vibrazione atmosferica chelo produce, ma diventa un fenomeno psichico quan-do la vibrazione acustica produce una sensazione benprecisa nella nostra psiche non appena la vibrazione

viene a colpire la membrana del timpano dei nostriorecchi. Pertanto noi percepiamo direttamente ilsuono e non la vibrazione atmosferica che l’ha pro-dotto, e infatti siamo certi dell’esistenza del primo,che è un fenomeno psichico, mentre la seconda, sep-pur reale e oggettiva, non siamo in grado di percepir-la nella sua essenza. Per citare l’esempio della luce,

possiamo dire che se noi vediamo, ciò è perché la no-stra psiche trasforma in luce le vibrazioni buie in ar-rivo dagli occhi al cervello. Queste sensazioni, a dif-ferenza di quanto asserito dalla fisica e dalla fisiologia del paradigma tradizionale, sono del tutto irreperibilinel mondo fisico, incluso il nostro corpo. Il nostroorganismo e con esso la nostra psiche può percepire

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la dinamica dei movimenti di etere solo dopo chequesti movimenti siano decodificati attraverso i no-stri sensi e la conseguente elaborazione cerebrale. Ciòsignifica che le sensazioni non occupano spazio, ma sono del tutto immateriali. Ma al contempo esse so-no una realtà perché sono una attività della psiche la cui natura è spirituale.

Todeschini identifica la psiche con l’“anima”, per-tanto l’anima è l’unico mezzo che ci permetta dipercepire il meccanismo della vita in tutta la sua lu-ce, nei suoi colori, nei suoi suoni e nelle sue infinitevariazioni. Se fossimo privi di anima semplicementesaremmo senza vita, e le meraviglie del creato nonpotrebbero contemplare se stesse tramite noi umani,

altri esseri viventi nell’Universo e la vita di tutti. Sipuò vivere solo se si è capaci di percepire delle sensa-zioni. Se le vibrazioni che giungono al cervello tra-mite linee nervose venissero ricevute da una mente“materiale” (ovvero uno strumento che si limita a elaborare e non a produrre sensazioni), questa nonfarebbe che vibrare e trasmettere gli urti ricevuti

dai movimenti di etere, senza produrre alcuna sen-sazione. In tal caso noi saremmo solo delle macchinee non degli esseri viventi dotati di uno spirito: ciòè esattamente quello su cui si basa il paradigma cor-rente di quella che è secondo Todeschini una scienza completamente atea, cieca e irrealistica in merito alla natura reale dell’Universo e della vita.

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Ma Todeschini riesce a superare la crisi della scienza tradizionale proprio perché egli riesce a ef-fettuare quell’opera di “Grande Unificazione” dellescienze, mettendo al suo centro l’uomo e il suo spi-rito. A tal proposito riportiamo le sue parole:

«La meta da raggiungere è unificare le varie 

scienze in una sola con la quale spiegare qualitativa-mente e quantitativamente tutti i fenomeni fisici,biologici e psichici che costituiscono i misteri del crea-to. Necessitava insomma che io rivedessi tutto il pen-siero umano dal tempo degli antichi filosofi greci sinoai moderni scienziati... per eliminare tutte le antitesi che minano da secoli la coerenza che dovrebbe avere 

la logica del pensiero scientifico».

Ciò lo porterà inevitabilmente a scoprire, spintodalla sete di conoscenza che scaturiva dalla sua anima e al contempo facendo ragionamenti e calcoli scienti-fici, che la psiche è proprio la sede dell’anima, quella che produce le sensazioni e quindi i pensieri che ne

derivano. Secondo Todeschini è l’anima che pensa enon i neuroni della materia cerebrale. La materia ce-rebrale, che di fatto è una realtà obiettiva, è solo unfondamentale strumento al completo servizio dell’a-nima. Il cervello è quella centralina elettronica chepermette di smistare le informazioni provenienti daicinque sensi. Ma se tutto si fermasse a questa centrali-

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na elettronica – come la scienza tradizionale erronea-mente ritiene – i nostri pensieri sarebbero costituitisolo da ricordi di onde corpuscolari. Invece i nostri ri-cordi sono costituiti da evocazioni di immagini chenascono dalla sensibilità (come quelle prodotte da unraggio di luce, da un suono, da un odore, da una sen-sazione tattile ecc.). Dunque noi non evochiamo i fe-

nomeni meccanici che riceve la materia cerebrale, ma solo le sensazioni e queste sorgono esclusivamentenell’anima. Da tutto ciò si deduce che gli organi cere-brali sono un complesso di strumenti il cui scopo èquello di ricevere e trasmettere esclusivamente vibra-zioni, movimenti la cui unica origine è nell’etere. Ilcervello non riceve delle sensazioni, perché queste so-

no esclusive dell’anima umana.

Ma Todeschini andrà oltre. L’anima non pro-duce solo sensazioni, ma concorre a mantenere la salute del nostro corpo tramite un meccanismo ar-monioso che la collega al corpo su cui essa agisce.

 A questo proposito egli affermò:

«Di qui la rivelazione di come l’anima possa re- golare anche l’azione chimica secretiva delle ghiando-le endocrine, concorrendo a ripristinare la salute (Psicoterapia). Di qui le prove neurofisiologiche che il corpo umano è un complesso di strumenti elettronici 

 posti a disposizione dell’anima di natura spirituale».

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Dunque l’Universo secondo Todeschini sarebbecostituito solamente di spazio fluido inerziale i cuimoti rotanti costituiscono i sistemi atomici e astro-nomici che formano la materia e i cui moti ondosi,quando e solamente quando colpiscono i nostri or-gani di senso, suscitano in noi le varie sensazioni. Lenostre sensazioni nascerebbero allora come pure vi-

brazioni dell’etere, vibrazioni che tramite gli organidi senso e il cervello noi percepiremmo appunto co-me sensazioni quando e solo quando l’informazioneraccolta su queste vibrazioni giunge alla psiche. Intal modo tutte le dinamiche percepite dai nostrisensi e poi di seguito trasmesse alla psiche come sen-sazioni andrebbero fatte risalire a una e una sola leg-

ge dinamica descrivibile dalla legge d’inerzia F=m·a .Si tratta della legge fondamentale della dinamica diNewton, che però secondo la teoria di Todeschininon va interpretata come una realtà oggettiva, comeriteneva Newton, ma come una pura “apparenza”nata da uno stimolo esterno costituito dall’urto del-l’etere contro i nostri organi di senso il cui scopo è

quello di ricevere le vibrazioni dell’etere in tante fre-quenze quante sono quelle dei nostri organi di sen-so. Ma il meccanismo realmente oggettivo che sta a monte di tutto questo processo è uno solo: i movi-menti dell’etere. Un meccanismo straordinariamen-te armonioso. È come se Dio per acquisire coscienza di se stesso all’interno di un etere infinito ed eterno,

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avesse avuto bisogno di creare la vita dall’etere perconoscere se stesso tramite noi che ne contemplia-mo la creazione.

Quella che Todeschini denominò “Teoria delle Apparenze” fu da lui così battezzata perché tutti ifenomeni che noi percepiamo non sono che “appa-

renze”, che nascono dall’effetto generato nella no-stra psiche dalla vibrazione del fluido cosmico quan-do esso viene a contatto con i nostri sensi. I feno-meni differenziati che noi percepiamo tramite i no-stri sensi sono apparenze perché sono il risultato del-l’elaborazione effettuata dalla psiche degli stimolinervosi che scaturiscono dall’incontro tra il movi-

mento del fluido universale, di diversa frequenza, e inostri organi sensori, i quali, una volta giunti alla psiche, vengono trasformati nelle sensazioni relative,sensazioni che sono una realtà esclusivamente sog-gettiva. Ma nella realtà oggettiva, se non ci fosseroorgani di senso atti a trasmetterli e una psiche cheli riceve, queste vibrazioni del fluido universale non

sono altro che onde di etere silenziose, buie, insapo-ri, inodori, atermiche, e sono diverse solo nella lorofrequenza. È indispensabile che ci siano organi disenso per percepirli e una psiche in grado di elabo-rarli. In tal modo se l’Universo fosse fatto senza esseriviventi dotati di organi di senso e di psiche, sarebbeun Universo completamente insensato. Pertanto l’U-

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niverso è stato creato per la vita! Ma così non la pen-sa la scienza del monolitico paradigma tradizionale.Secondo questa scienza – che potremmo battezzarecome “la vera pseudo-scienza” – è vero il contrario, ecioè che la vita è un fatto puramente fortuito nato da una serie di cause e concause scaturite dal caso. Ma che razza di “Universo” sarebbe questo? Davvero la 

pensano così anche gli altri probabili esseri intelli-genti sparsi nell’Universo in qualcuno dei 1020 piane-ti in esso esistenti secondo le statistiche più recenti?

Il fatto stesso che invece noi percepiamo dellesensazioni è, secondo Todeschini, una potente di-mostrazione scientifica dell’esistenza di un mondo

spirituale (una realtà completamente soggettiva enon oggettiva, una specie di “mondo interno”, sevogliamo) che trasforma il buio e il silenzio delmondo della materia – fatto interamente di etere edai suoi movimenti – in un mondo luminoso e ar-monioso, fatto di gioie e di drammi, un mondo vi-vo. Per poter percepire la creazione nel suo diveni-

re è allora indispensabile che esistano due realtà tra loro interagenti e interdipendenti: quella oggettiva e quella soggettiva. Da questi concetti così rivolu-zionari che legano il mondo oggettivo dell’etere almondo soggettivo delle sensazioni scaturite nella psiche, tutte le leggi naturali possono essere unifi-cate in un’unica legge del tipo. Proprio da questa 

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semplicissima equazione che è la legge di inerzia,Todeschini ricavò dieci “variazioni cromatiche” diuna stessa unica grande equazione, le quali, comecorollari dell’unica legge fondamentale, descrivonole sensazioni di peso, tattili, magnetiche, elettriche,elettromotrici, acustiche, termiche, luminose, odo-rifiche e saporose. Queste non sono altro che una 

generalizzazione della legge fondamentale di New-ton, che invece Todeschini reinterpreta in maniera radicale. Con queste dieci variazioni di un’unica equazione Todeschini dimostra in maniera com-patta la corrispondenza fra le decelerazioni della materia (e dell’etere a essa associato) contro il corpoumano e le sensazioni che sorgono nella psiche sve-

lando che tutte le sensazioni seguono la legge piùgenerale SN=m·a , dove m è la massa, a è l’accelera-

zione e SN

rappresenta l’apparenza della forza che ge-nera ciascuna sensazione. L’enorme importanza diquesta teorizzazione così incredibilmente sempliceconsiste nel fatto che per la prima volta si vengonoa introdurre nelle scienze esatte, oltre ai fenomeni

fisici e fisiologici, anche i corrispondenti fenomenipsichici soggettivi, che sinora erano stati completa-mente trascurati.

Per arrivare a questi rivoluzionari risultati Tode-schini aveva studiato a fondo la struttura degli organisensori dell’uomo realizzandone una vera e propria 

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mappatura elettronica attraverso la quale scoprì il lorofunzionamento. Questo lo fece arrivare alla conclu-sione che mentre è un fenomeno fisiologico oggettivoil passaggio della corrente elettrica stimolata dagli or-gani di senso attraverso i nervi, invece è un fenomenopsichico soggettivo la corrispondente sensazione chesorge nel nostro Io, non appena questa corrente giun-

ge alla parte preposta a questa funzione del nostrocervello. Pertanto gli organi di senso di cui siamoprovvisti costituirebbero un ponte tra una realtà og-gettiva e quella soggettiva che ci fa sentire vivi in unmondo di luce, colori, sapori, odori ecc. Ma con tut-to questo Todeschini ci dice che la realtà, quella chenoi realmente viviamo – ovvero quella soggettiva – è

la realtà dello spirito. Essa è una “illusione” se la rap-portiamo alla realtà oggettiva che sta dietro alle sen-sazioni da noi percepite. La nostra vita, le nostreemozioni, tutto quanto costituisce il nucleo della no-stra esistenza, è dunque il frutto dell’elaborazionedella nostra psiche di movimenti oggettivi dell’eteree della materia che si trova immersa in esso. Ciò di-

mostra che la vera matrice della vita è spirituale e ilsolo mezzo per percepirla è l’anima, mentre la mate-ria è lo strumento che Dio avrebbe creato innescandovortici nell’etere proprio come mezzo per creare sen-sazioni e quindi farci sentire vivi. Questa di Todeschi-ni è una scoperta sconvolgente, non solo per le con-clusioni che se ne traggono, ma per il fatto che essa è

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derivata direttamente dalla scienza. Una scienza chenon solo unifica tutte le forze del mondo fisico inuna sola, ma che unisce in una unica struttura uni-taria le branche più disparate della scienza, dalmondo fisico al mondo biologico, fino al mondo psi-chico. Una unica grande fisica che unisce in maniera armoniosa la materia allo spirito e che al contempo

spiega all’uomo cosa è la vita. Secondo Todeschini,tutti i fenomeni fisici si riducono a movimenti di spa-zio provocati da forze applicate a esso da parte delmondo spirituale, secondo un disegno unitario Divi-no che si esplica e si mantiene per volontà di Dio. Inoltre 30 anni di studi Todeschini si rese conto che af-finché la vita esista nella forma in cui la conosciamo

deve esistere un ponte di passaggio tra il mondo ma-teriale e quello spirituale. Questo ponte lo battezzò“principio unifenomenico”.

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CAPITOLO 4

L’ANIMA COME RICETRASMITTENTE

E I POTERI METAPSICHICI

Ritorniamo ora all’equazione di Newton F=m·a ,completamente reinterpretata da Todeschini comesemplice apparenza fornita dalle sensazioni di motiprovenienti dall’etere che poi infrangendosi sui nostriorgani di senso determinano la sensazione puramentepsichica di freddo, caldo, suono, calore, luce ecc. To-deschini afferma che questa semplicissima equazione

è vera sia leggendola da destra che da sinistra. Nel pri-mo caso ciò significa che una massa, decelerandocontro il nostro corpo, suscita nella nostra psiche la corrispondente sensazione spirituale di forza. Nel se-condo caso significa che la nostra anima, emettendouna sensazione di forza, può di fatto incanalare cor-renti elettriche lungo i nervi per azionare una delle

nostre mani a imprimere a una massa una accelera-zione a . Poiché le piccole forze della nostra anima non possono scatenare nient’altro che l’energia elet-trica concentrata nella materia grigia della nostra spi-na dorsale, che è senza dubbio insufficiente a muove-re tutte le masse dell’Universo, bisogna accettare chele forze immense necessarie a questo scopo provengo-

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no da entità spirituali infinitamente più potenti del-l’anima umana. E infatti queste forze di infinita po-tenza sono proprio quelle che hanno generato quella coppia di forze nell’etere fino a farlo vorticare a ener-gie smisurate partendo dalle particelle elementari delmicrocosmo per poi estendere il processo a tutto ilmacrocosmo delle stelle e delle galassie fino a de-

terminare la creazione completa dell’Universo.

Ma secondo Todeschini esistono condizioniparticolari in cui anche l’anima umana in certi casipuò innescare energie che vanno oltre il controllomeccanico del corpo che le è asservito. Questeenergie non sono altro che quei misteriosi e incre-

dibili “poteri paranormali” da un lato accettati e ri-veriti a-criticamente da individui irrazionali, chenon hanno la più pallida cognizione della reale fisi-ca dell’Universo, dall’altro confutati e fermamenterigettati altrettanto irrazionalmente da una scienza presuntuosamente “positivista”, opportunista e per-benista. Ma per Todeschini questi fenomeni non

hanno nulla di “paranormale”, bensì rientrerebberonelle leggi dell’Universo e sarebbero spiegati straor-dinariamente bene come scienza proprio dalla sua Psicobiofisica. Questa scienza dunque spieghereb-be bene anche i fenomeni metapsichici come la te-lepatia, la visione remota, la rabdomanzia, le capa-cità terapeutiche dei guaritori, la telecinesi e lo spi-

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ritismo più in generale. La mente umana più au-tentica, secondo la teoria di Todeschini, non è il ri-sultato della fredda meccanica dei processi informa-tivi neuronali che hanno luogo nella materia grigia,pertanto il cervello sarebbe solo il braccio di una mente più grande. Questa “mente” sarebbe la psichestessa, ovvero quella che poi da Todeschini viene

identificata come “Anima”. In particolari condizio-ni essa è in grado di interagire direttamente sia conaltre menti che con gli oggetti stessi della realtà.Ciò avverrebbe – soprattutto sotto forma di feno-meni come la telecinesi e il “ poltergeist ” – per unmeccanismo inverso a quello in cui la psiche decodi-fica tramite gli organi di senso i movimenti prove-

nienti dall’etere. Sarebbe in questo caso la psiche a mettere in moto l’etere, generando essa stessa dellevibrazioni che si infrangono nell’etere e successiva-mente nelle menti di chi assiste al fenomeno. InfattiTodeschini riteneva che questi fenomeni compor-tano emissione di radiazione da parte del corpoumano. In tal modo essi devono essere generati da 

oscillatori che si trovano dentro di noi. Il mezzo at-traverso il quale questi “processi radiativi” si posso-no propagare è proprio l’etere fluido. Affinché la ra-diazione emessa possa essere raccolta è necessarioche esistano delle specie di “risonatori organici epsichici” riceventi, che possono essere uno o piùesseri umani assieme. Con la Psicobiofisica di Tode-

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schini la metapsichica trova allora una sua colloca-zione scientifica – ovvero biofisica – uscendo cosìdall’oscurantismo in cui era stata tenuta per secoli.

Ma come avviene secondo Todeschini il proces-so tramite il quale hanno luogo i fenomeni metap-sichici, o “paranormali” che dir si voglia? Il mecca-

nismo funzionerebbe nella maniera descritta di se-guito. Gli organi di senso e di moto presenti nelcorpo umano sono collegati da linee nervose a quelli della spina dorsale e del cervello, il qualefunziona da centralina di smistamento di tutte leinformazioni ricevute dagli organi sensori. Gli or-gani di senso ricevono informazioni vibratorie dal

mondo esterno, le quali vengono poi trasformatein sensazioni dalla psiche, ma possono anche tra-smettere loro stessi un contenuto informativo,qualora la psiche che li comanda lo decida. In talmodo essi funzionano come veri e propri apparec-chi teletrasmettenti, in virtù della meravigliosa macchina elettronica con cui è progettato e co-

struito l’intero organismo umano. Ma le linee ner-vose che li collegano alla centralina cerebrale sonopercorse da una corrente elettrica che, proprio invirtù delle leggi dell’elettromagnetismo del fisico

 James Clerk Maxwell, genera campi magneticiconcatenati che si propagano nello spazio circo-stante al corpo umano a maggiore o minore di-

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stanza a seconda della frequenza di oscillazionedelle correnti. In tal modo i campi magnetici gene-rati da queste correnti oltrepassano il corpo umanofino ad arrivare a un soggetto ricevente.

In modo particolare Todeschini riteneva che icircuiti nervosi che azionano gli organi di motosono percorsi da corrente a bassa frequenza, la 

quale determina la generazione di campi magneti-ci circoscritti a breve distanza dal corpo umano.Diversamente dai circuiti nervosi i circuiti degliorgani di senso sono invece in grado di generarecampi elettromagnetici oscillanti che possono ave-re frequenze altissime, che per loro natura posso-no essere trasmettesse a grande distanza. Sarebbe

allora l’anima umana stessa a dare origine a queste“forze”, che si manifesterebbero nella produzionedi correnti elettriche il cui scopo è quello di met-tere in moto a volontà gli organi di senso del cor-po umano. L’anima dunque sarebbe un vettoredella volontà e dell’intenzione. Pertanto l’anima non sarebbe solo preposta alle funzioni più con-

venzionali, come il pensiero o la ricezione di se-gnali dal mondo esterno, ma potrebbe anche pro-vocare correnti elettriche che dall’interno raggiun-gono gli organi di moto e di senso periferici pro-ducendo degli impulsi che, a loro volta, mettereb-bero in oscillazione lo spazio fluido oggettivo delmondo esterno al corpo.

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Questa non è altro che un’interazione diretta tra mente e materia, e rappresenterebbe proprio queimeccanismi fisici che oggi, agli inizi del terzo mil-lennio, vengono studiati con grande rigore incentri scientifici prestigiosi come il P.E.A.R. di Prin-ceton, dove da anni grazie allo sforzo congiunto difisici, biofisici, biologi, psicologi, statistici e ingegneri

sono stati raggiunti straordinari risultati sia teoriciche sperimentali. Tutti risultati che ovviamente ven-gono quasi completamente ignorati dagli scienziatidel vecchio entourage , più preoccupati a rassicurare ilpopolo e soprattutto se stessi. Se dalle nuove ricer-che che vengono condotte venisse sviluppata una tecnologia basata sull’interazione tra mente e mate-

ria, l’ordine socio-economico-religioso come lo co-nosciamo crollerebbe di schianto. E questo “ordine”precario che subiamo ancora adesso si basa solo sulla frammentazione di tutto (ma qui vale anche il dettolatino “divide et impera ”) proprio perché è fondatosull’ignoranza dei veri meccanismi che governanol’Universo e che lo uniscono ovunque alle creature

viventi. Al contrario, la nuova scienza che sarebbe ingrado di descrivere anche i misteriosi e inquietanti“fenomeni paranormali” è una scienza che poggia lesue fondamenta sul concetto di “unità” di tutte leforze nell’Universo, nonché di “compartecipazione”di tutti gli esseri che vivono in esso. Certamenteascrivere il dominio dei fenomeni paranormali all’ir-

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razionale, come è stato fatto per almeno 10 secoli, èpura follia. Ciò ha creato terreno fertile per paragno-sti e per sette para-religiose che hanno giocato conquesti fenomeni senza comprenderne le leggi. Ma questa in fondo è la stessa follia che mandò al rogo ilfilosofo Giordano Bruno, solo per aver detto chel’Universo è meno ristretto di quello che si voleva 

far credere, e ancora non si parlava di scienza applica-ta ai fenomeni paranormali, ma solo di una radicaleestensione della normale scienza della materia.

I fenomeni paranormali devono rispondere perforza a leggi fisiche razionali e deterministiche, ecome tali possono essere studiati scientificamente

nel momento in cui l’uomo prenda atto dell’esi-stenza di un legame con l’Universo che va oltre la materia. La razionalità è l’unico metodo per spiega-re le leggi dell’Universo, ma per poterla esplicare inmaniera completa è necessario scoprire tutte le car-te e non solo quelle che fanno comodo. Nell’Uni-verso non esiste nulla di “paranormale”, ma tutto

quanto vi avviene segue solo ed esclusivamente leg-gi fisiche a cui possiamo avere accesso solo se apria-mo un po’ di più la mente e non ci lasciamo condi-zionare ipnoticamente e acriticamente dall’ingannodel paradigma corrente. Todeschini fu uno dei pri-mi al mondo a lottare affinché questa nuova scienza dell’Universo emergesse. Una scienza dedicata non

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a pochi adepti, ma una scienza da distribuire a tut-ti, e che tutti possano comprendere al fine di mi-gliorare la loro vita espandendone gli orizzonti e ilpotenziale recondito che essa nasconde. Scopi cer-tamente non dissimili da quelli del geniale invento-re Nikola Tesla, con il suo sogno di energia inesau-ribile scaturita dall’etere e dell’ancora più geniale (e

al contempo tormentato) fisico quantistico DavidBohm, con la sua cosmologia dell’ordine implicatodello spirito in costante interazione sincronica enon-locale con l’ordine esplicato della materia.

Per descrivere in maggior dettaglio i meccani-smi biofisici che generano i fenomeni ancora im-

propriamente chiamati “paranormali”, secondo To-deschini occorre invocare una serie di processi dif-ferenziati a seconda delle frequenze interessate:

1. Se le vibrazioni sono nella gamma radio a bassa frequenza e di particolare intensità, esse provo-cano oscillazioni spaziali che si estendono a bre-

ve distanza dal corpo umano e che possono cau-sare lo spostamento di oggetti esterni, come av-viene con il fenomeno della telecinesi o quellodel poltergeist .

2. Se le vibrazioni emesse sono nella gamma radioad alta frequenza, esse possono produrre oscilla-zioni spaziali oggettive (ovvero: vibrazioni atmo-

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sferiche) che, interagendo con la membrana acustica, possono produrre sensazioni uditivecome suoni, rumori o voci misteriose.

3. Se la frequenza aumenta fino a interessare la gamma del visibile, possono essere prodotte vi-brazioni elettriche nella retina degli occhi, chepossono più o meno estendersi nello spazio

esterno a seconda della loro intensità, fino a de-terminare l’apparizione di luci o colori anomali,o quelli che nel vecchio mondo spiritista ve-nivano chiamati “ectoplasmi”.

I fenomeni di telepatia – ovvero di lettura delpensiero di una mente trasmittente da parte di una 

ricevente – secondo Todeschini possono essere cau-sati dalle radiazioni umane ad alta frequenza. Il pen-siero può formarsi, infatti, evocando scene visivementali da parte dell’anima, che mettono in vibra-zione il centro psico-fisico della materia cerebrale,inducendo nei suoi circuiti la formazione di imma-gini elettroniche, che venendo trasmesse alle fibre

del nervo ottico e della retina, vengono poi irradiateda questa a grande distanza dal corpo umano, che leemetterebbe con la velocità della luce, provocandoper induzione correnti elettriche simili nel centropsico-fisico del ricevente, che nella propria mentevisualizzerà le corrispondenti immagini trasmesseglida lontano. Per quanto questa descrizione sia in li-

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nea con la Psicobiofisica, non convince comunquela propagazione di questo tipo di segnali alla velocità della luce. Esperimenti molto più recenti sembranomostrare che la trasmissione del pensiero non sia inrealtà la trasmissione di un “segnale”, bensì un “ef-fetto di risonanza” di tipo non-locale – e quindiistantaneo – che sarebbe completamente indipen-

dente dalla distanza. Trasmissioni istantanee di in-formazione di questo tipo sarebbero state invocateperfino dalla stessa teoria quantistica con il suo bennoto “paradosso EPR” (dalle iniziali dei fisici Ein-stein, Podolsky e Rosen). Allora la realtà di questifenomeni potrebbe essere ben più sorprendente diquella – tutto sommato ancora abbastanza “canoni-

ca” in termini biofisici – di Todeschini.

Secondo il modello previsto dalla Psicobiofisica, ifenomeni metapsichici sono dunque veri e propri fe-nomeni fisici (negli effetti prodotti) che traggonoorigine dalla realtà soggettiva propria del mondo del-l’anima e che si esplicano nella realtà oggettiva pro-

pria del mondo della materia. Queste forze, in appa-renza inquietanti, possono essere provocate sia dall’a-nima umana, la quale a sua volta è figlia del mondospirituale, che da sorgenti provenienti dal mondospirituale esterno all’uomo. Entrambe queste forze,qualunque sia la loro origine, sono in grado di pro-vocare correnti corpuscolari organiche o movimenti

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spaziali che sono di natura prettamente fisica. Que-ste correnti a loro volta producono un campo ma-gnetico identificabile con movimenti rotanti o vi-branti dell’etere. Il campo magnetico è associato al-l’emissione di radiazione di frequenza variabile a se-conda dei fenomeni che vengono prodotti. I feno-meni metapsichici sono dunque il più sommo esem-

pio di interazione tra mente e materia, e la loro pe-culiarità rispetto ai fenomeni più consueti della natu-ra e della fisiologia – ugualmente spiegati dalla Psico-biofisica di Todeschini – consiste nel fatto che essinascono direttamente dalla mente con effetti sulla materia e/o su altre menti e non dalla materia che siinfrange sugli organi di senso fino ad arrivare alla 

mente. Ancora una volta, tutto questo può esserecompreso leggendo la semplicissima equazioneS

N=m·a  (generalizzazione di Todeschini della legge

della dinamica newtoniana) da entrambi i sensi.

Un ulteriore aspetto di grandissima importanza,in merito alla capacità della Psicobiofisica di spiega-

re i fenomeni metapsichici, è rivestito da quella pratica oggi definita come “para-medica” che è la pranoterapia. Essa, alla luce della grande teoria diTodeschini, può essere spiegata come il risultato del-l’emissione di radiazione da parte di chi possiedequesti poteri. Non si tratta di “poteri magici” che ta-lora possono portare un malato alla guarigione da 

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certi sintomi, ma si tratta di fenomeni radianti chesi verificano secondo princìpi fisici ben precisi. Se-condo Todeschini – così come secondo certuni pra-noterapeuti che oltre a conoscere bene le potenzia-lità da essi esplicate hanno studiato e compreso a fondo la teoria di Todeschini – durante una sedu-ta il pranoterapeuta effettua contemporaneamente

due tipi di azioni che si esplicano nella trasmissionedi “biofotoni” dal cervello e nella trasmissione del“flusso bioplasmico” e bioelettrico proveniente dallemani del pranoterapeuta, che verrebbero poi usatecome vettore di questa energia.

Dunque in conclusione, secondo Todeschini, tut-

ti questi fenomeni tanto strani quanto reali implica-no l’emissione di radiazioni da parte del corpo uma-no. Essi devono quindi essere generati da oscillatorielettromagnetici che si trovano all’interno del nostroorganismo, devono percorrere uno spazio (un mezzodi trasmissione che in questo contesto è uno spaziopieno riempito di quella sostanza fluida che è l’etere)

fino a giungere a contatto con degli organismi rice-venti. È una specie di trasmissione di energia senza fili avente come mediatore l’etere circostante, in gra-do di rispondere alle vibrazioni ricevute dalla menteallo stesso modo (biunivoco) in cui la mente è ingrado di rispondere alle vibrazioni meccaniche pro-dotte dall’etere. Un meccanismo meraviglioso, armo-

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nioso e rispondente a leggi esatte e di grande sempli-cità, certamente non alle farneticazioni dei paragno-sti di turno o alle insinuazioni pseudoreligiose di cer-te sette. Per padroneggiare questi meccanismi è asso-lutamente necessario conoscere la fisica su cui essi sibasano. In caso contrario qualunque utilizzo di que-ste forze senza la dovuta preparazione (sia scientifica 

che spirituale) è equivalente all’uso di una pistola ca-rica da parte di un bambino incosciente. Ma ciò av-viene anche nella fisica più ordinaria, ad esempioquando creiamo un composto chimico in grado didare reazioni esplosive. Siamo in grado di controllaree pilotare la reazione perché ne conosciamo il mecca-nismo come ce lo insegna la scienza.

Fu così che, avendo derivato una solida e al con-tempo semplice base scientifica per fenomeni qualiapparizioni, fenomeni ESP, spiritismo o quant’altroabbia a che vedere con la metapsichica, Todeschini ri-uscì a strappare questi fenomeni dalla gestione inco-sciente di maghi e stregoni. Dall’altro versante la 

scienza ufficiale – anche quella dei giorni nostri – se sifa eccezione per pochi centri di eccellenza sparsi inqua e in là nel mondo, nega in maniera fideistica e an-tiscientifica l’esistenza di fenomeni del genere, prefe-rendo trincerarsi dietro il fragile velo di un paradigma scientifico ormai in pezzi, che sta in piedi solo edesclusivamente per il sistema politico-economico e

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istituzionalmente religioso che lo alimenta e lo vuoleancora funzionante. Nonostante questo, menti eccel-se, coraggiose e determinate, proprio come quella diTodeschini, proseguono indipendentemente al puro esemplice scopo di creare una scienza al servizio dell’u-manità, una scienza comprensibile a tutti e unificata in tutte le sue branche. In tal modo, a cominciare da 

Todeschini, ma non solo da lui, sono stati inventatisvariati apparecchi, che non sono altro che l’applica-zione ingegneristica di concetti fisici non con-venzionali, ma ben compresi. Fu in questa maniera che Todeschini – e pochi altri dopo di lui che ne con-tinuano le ricerche in maniera non eclatante, ma dis-creta e completamente disinteressata – con l’aiuto di

geniali e determinati collaboratori come il chimicoOmero Speri e l’ingegnere elettronico Piero Zorzi, mi-se a punto strumenti atti a rivelare campi elettroma-gnetici fluttuanti direzionali di potenziale diverso inuna vasta gamma di frequenze provenienti dal cervellodelle persone. Si menzionano a questo scopo strumen-ti denominati “rivelatori psicobiofisici” come il Flui-

dometro, in grado di misurare l’energia cinetica delfluido emesso dalle mani dei guaritori senza che questitocchino l’apparecchio, il Fluidoscilloscopio, in gradodi rivelare il tracciato luminoso dell’onda di spaziofluido particolare che viene emessa da una persona (una specie di “impronta digitale bioelettronica” dellepersone), il Fluidondulatore Trasmittente, in grado di

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produrre onde di spazio fluido (etere) in tutte le fre-quenze dello spettro al fine di indurre correnti elettri-che nervose che, per ristabilire la salute, vanno a ecci-tare le ghiandole endocrine e a costringerle ad accele-rare o ritardare l’emissione di particolari composti chi-mici. Questi strumenti sono in grado di testare speri-mentalmente la teoria di Todeschini a scopi terapeuti-

ci, ma sono strumenti (anche di misura) che alla lorobase hanno altri strumenti inventati da Todeschini –come il Fluidorivelatore e il Fluidondulatore Riceven-te – il cui scopo più generale è quello di funzionarecome rivelatori dell’etere, e cioè di provare l’esistenza di quel fluido che sta alla base di tutta la sua teoria.

 Apparecchi rivelatori dell’etere di Todeschini

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CAPITOLO 5

RIFLESSIONI CONCLUSIVE

Considerando l’imponenza e la vastità degli

studi di Marco Todeschini, nonché la logica piut-tosto stringente su cui essi sono fondati, c’è vera-mente da ritenere che ci sia qualcosa di profonda-mente vero e autoconsistente nella teoria Psicobio-fisica estesa a tutti i suoi aspetti. Ma al contempova anche detto che essa deve essere sicuramente ag-giornata e completata alla luce delle scoperte più

recenti, come ad esempio quelle del gruppoP.E.A.R. per quello che riguarda i fenomeni checomportano l’interazione tra mente e materia, lericerche sulla fisica del campo di punto zero e sulleonde elettroscalari di ricercatori come ThomasBearden, le ricerche sulla levitazione magnetica,sulla propulsione elettrogravitazionale o su sistemi

alternativi di propulsione come quelli studiati dalprogetto BPP della NASA, alcuni aspetti delle ri-cerche quantistiche, in particolare la non-località,le ricerche sulla materia oscura e quelle sulla “ma-teria-specchio”, le ultimissime scoperte in materia di fisica particellare, le ricerche sui tachioni, il mo-dello olografico del cervello come quello messo a 

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punto da neurofisiologi del calibro di Karl Pri-bram, le ultime scoperte in materia di cosmogonia del sistema solare, e infine la stessa architettura della teoria delle superstringhe. Come si vede, nonsi tratta di ricerche che riguardano un solo aspettodella realtà, bensì i più svariati aspetti di essa. Ma Todeschini aveva inglobato vari aspetti della scien-

za in una scienza unitaria. C’è da chiedersi se e co-me alcune di queste ricerche – che certamente nonpossiamo ignorare perché sono le più avanzate deigiorni nostri – possano essere agganciate alla teoria di Todeschini o per lo meno riderivate alla luce delpensiero di Todeschini, e in particolare della natu-ra Spaziodinamica dei fenomeni in natura. Sicura-

mente alcune di queste teorie sono sofisticati co-strutti intellettuali e matematici, nella maggiorparte dei quali (specie la teoria delle superstringhe)manca ancora una vera e propria verifica sperimen-tale. Pertanto alcune di queste teorie potrebberoallontanarsi dalla realtà obiettiva dell’universo, equindi dovrebbero essere scartate. Allo stesso mo-

do in cui Todeschini sviluppò la sua scienza stu-diando prima a fondo i vari aspetti della scienza del suo tempo anche nella loro evoluzione storico-filosofica, non si può negare che per mettere a punto oggi una “scienza unitaria”, come lui la con-cepì ai suoi tempi, occorre prima studiare a fondotutte le ricerche più recenti, in maniera tale da es-

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sere messi in condizioni di capire come, quanto econ quale peso queste ricerche recentissime sianorealmente in grado di descrivere la realtà.

Occorre inoltre ridefinire in maniera precisa ilconcetto di etere, fatta l’assunzione che esso, comeTodeschini affermava, costituisca la principale con-

dizione al contorno di tutta la realtà come la cono-sciamo. Non dimentichiamo che alla luce della co-siddetta “energia di punto zero”, quello che vienechiamato “etere” non contiene tanto caratteristichedi fluido, quanto quelle di energia fluttuante in eter-no ribollire. Per cui occorre inglobare alcuni nuoviconcetti, se si vuole riconsiderare in maniera concre-

ta la teoria di Todeschini. Senz’altro, se si vuole ri-partire dal punto in cui Todeschini si è fermato, oc-corre anche matematicizzare in maniera più spinta eprecisa i concetti da lui elaborati con così tanta mi-nuzia, qualitativamente parlando, e occorrono moltepiù sperimentazioni, soprattutto avvalendoci della sofisticata tecnologia dei nostri tempi. Le sue sem-

plicissime formule erano senz’altro utili a fornire unchiaro quadro epistemologico e filosofico – seppurmolto dettagliato – di problemi scientifici di così va-sta portata. E il suo enorme sforzo – e fu un impo-nente sforzo scientifico a tutti gli effetti – consistettenella comprensione dei problemi, e nella costruzionedi una rete smisurata di connessioni che unirebbero

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– anziché dividerle – tutte le scienze. Todeschini de-dicò tutta la vita a “lanciare la palla”, quella palla chenessuno o quasi prima di lui aveva avuto il coraggiodi maneggiare. Noi adesso dobbiamo raccoglierla e,dopo avere studiato a fondo pregi e difetti delle teo-rie più recenti riguardanti sia la struttura dell’Uni-verso che i meccanismi fisiologici e psichici che re-

golano la vita degli esseri viventi, dobbiamo svilup-pare analiticamente tutta la parte matematico-speri-mentale, allo scopo soprattutto di risolvere i proble-mi la cui essenza era stata ben compresa con abile eimpareggiabile sintesi da Marco Todeschini. In talmodo potremmo essere in grado di sviluppare una nuova tecnologia, e non solo espandere le nostre co-

noscenze astratte sulla natura della realtà. La tecno-logia è il miglior vettore per trasmettere la scienza direttamente alle masse. E noi nell’Universo esistia-mo non solo per conoscerne i meccanismi, ma an-che per usarli in maniera tale da vivere una vita completa, fatta non solo di pensiero, ma anche diazione diretta. Sicuramente altri nell’Universo sono

riusciti in questo intento. Forse si potrebbe partiredal progetto di Todeschini sul suo “motore a forza propulsiva centrifuga”, e vedere cosa riusciamo a ot-tenere con una tecnologia più aggiornata di 60 anni?

Concludiamo questa breve digressione sull’ope-ra di Todeschini direttamente con le sue parole che

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riassumono tutti i risultati raggiunti dalla Spazio-dinamica e dalla Psicobiofisica:

«Scoperto il primo bivio davanti al quale si è trovata la scienza moderna [seguire la via di Cartesio o seguire la via di Newton], ho scartate entrambe le vie in cui si biforcava e seguendo invece il filo di Arianna delle sen-

sazioni, sono giunto ai seguenti eccezionali risultati: 1)Ho identificato tutti i fenomeni fisici in particolari mo-vimenti di spazio fluido e ne ho dedotte tutte le leggi da quella basilare della fluidodinamica. 2) Ho riformato il metodo sperimentale di Galileo, ampliandolo sino a considerare non solo i fenomeni fisici oggettivi, ma anche quelli spirituali che sorgono nel soggetto osservatore. 3)

Ho scoperto la meravigliosa tecnologia elettronica di tut-ti gli organi del corpo umano. 4) Ho dato le dimostra-zioni scientifiche che non esistono solo realtà materiali,ma esistono anche quelle spirituali che dominano e splendono nell’Universo intero».

C’è da sperare che in un futuro più o meno

prossimo qualcun altro abbia il fegato di mettere a punto una così imponente architettura scientifica, edi lottare tenacemente affinché le idee della nuova scienza possano farsi strada in una società – tuttora decadente sia sul piano morale che ecologico – biso-gnosa di riappropriarsi della vita nella più profonda accezione del termine. Noi non siamo “robot asser-

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viti” come qualcuno vorrebbe farci diventare, noisiamo esseri di spirito calati in un corpo nell’ambitodi un misterioso meccanismo che solo una scienza completamente riformata e moralizzata potrà risol-vere. Al servizio dell’umanità nella sua interezza,certamente non di lobby di potere.

“La resistenza contro qualunque nuova idea è pro- porzionale al quadrato della sua importanza” 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICIESSENZIALI

Todeschini M. (1949), La Teoria delle Apparenze – Spaziodinamica e Psicobiofisica , Istituto Italianodi Arti Grafiche, Bergamo.

Todeschini M. (1961), Esperimenti Decisivi per la 

Fisica Moderna , Centro Internazionale di Psico-biofisica, Bergamo.Todeschini M. (1978), Psicobiofisica – Scienza 

Unitaria del Creato, Edizioni MEB (Collana Ricerche di Avanguardia).

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NOTE BIBLIOGRAFICHE

 Abbastanza numerosi sono gli studiosi di varioorientamento che si sono occupati di Marco Todeschi-ni e della sua scienza. Articoli più o meno estensivi oanalitici sono stati pubblicati sia su Internet che su va-rie riviste di divulgazione. Nei primi anni ’70 svariati

articoli e lettere sono stati pubblicati su “Il Giornaledei Misteri”. Studiosi, scienziati e filosofi che hannoeffettuato una valida e tenace opera di divulgazione inItalia sono ad esempio Angelo Moretti, Pietro Ubaldi,Vincenzo Colaciuri, Umberto Bartocci e, molto piùrecentemente, Marisa Uberti, Fiorenzo Zampieri della 

 Associazione Culturale Nuova Ricerca ( A.C.N.R.), Mas-

simo Tinazzi, Matteo Tenan, Salvatore Mattina. Nonmancano i sensitivi e i bioterapeuti che hanno saputotrarre profitto in maniera critica e non fideistica dagliinsegnamenti scientifici di Todeschini, e per questonon si può non citare Giuseppe (Peppe) Alesi e Lucia-no Muti (quest’ultimo è anche un inventore di appa-recchiature elettroterapeutiche, in particolare del “de-

tector energetico dinamico”). Un valido notiziariosull’opera di Todeschini è periodicamente pubbli-cato dall’associazione A.C.N.R. (http://www.nuova-ricerca.org/).

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L'autore

Massimo Teodorani, astrofisico di Cesena, ha

lavorato presso gli osservatori di Bologna e

 Napoli occupandosi dal punto di vista

osservativo-interpretativo di varie

fenomenologie eruttive di tipo stellare, in

 particolare delle protostelle di tipo FU Orionis e

di stelle Nova-like.

Successivamente, al radiotelescopio di Medicina

del CN ha svolto ricerche sulla riga spettrale

dell!ac"ua a ## $%& in candidati pianeti

e'trasolari. (n parallelo alla ricerca astrofisica ha

condotto ricerche in fisica dei plasmi atmosferici

con particolare interesse per il )fenomenoluminoso di %essdalen), dove come direttore

scientifico ha svolto diverse missioni sul campo.

Svolge tuttora ricerche teoriche nel campo del

 progetto S*+( e prosegue la sua ricerca sulla

fisica dei fenomeni luminosi anomali.

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