Masserie in Terra di Bari

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Tracce millenarie di storia sopravvivono nell’aspro scenario murgiano inciso da conformazioni carsiche sospese tra il rosso della terra argillosa, il grigio delle taglienti rocce calcaree, il verde della odorosa macchia spontanea. Il territorio dell’Alta Murgia, Parco Nazionale dal 2004, è un pullulare di microcosmi in cui l’intervento dell’uomo ha inciso profondamente e diversamente sulla trasformazione del paesaggio rurale. Anche in questo lembo di Puglia, per eccellenza vocato alla pastorizia, si diffusero grandi masserie di pecore e da campo costruite a supporto dell’intenso sfruttamento cerealicolo-pastorale del territorio. Un ruolo chiave in tal senso fu svolto dalla pratica della transumanza. Molte masserie furono munite di mura di cinta, torri merlate e caditoie con funzione difensiva. Tipiche forme architettoniche di questi organismi erano gli jazzi, ovvero ampi recinti destinati all’allevamento. Lungo il tracciato del tratturo Melfi-Castellaneta, in parte coincidente con il percorso della via Appia, sopravvivono ancora queste importanti testimonianze dell’architettura contadina. Esempi illuminanti in tal senso sono la Masseria Pantano a Gravina e la Masseria Jesce ad Altamura. La prima conserva la singolare organizzazione degli spazi con lo jazzo sul dislivello del pendio e la masseria a valle, la seconda costituisce un esempio significativo di popolamento rurale. L’imponente struttura, edificata presumibilmente nel XVI secolo e rimaneggiata nel XVII, ingloba un insediamento rupestre con affreschi datati dal XIV al XVII secolo. La Murgia dei Trulli, fertile comprensorio geo- grafico a cavallo delle province di Bari, Brindisi e Taranto, si contraddistingue per una continuità insediativa che, nei secoli, si è tradotta in una sa- piente fusione delle tecniche costruttive “a secco” con quelle più tradizionali. Queste campagne pul- lulano di masserie in cui il corpo principale su due piani, talora fortificato, è solitamente attorniato da trulli, “casedde” e pagliai, che costituiscono lo snodo delle attività produttive. Ai trulli è spesso aggregata la tipica casa “a pignon”, un edificio a pianta rettangolare con tetto a due falde molto in- clinate e ricoperte di chiancarelle. Questa tipolo- gia di masseria conta significativi esempi dislocati nel territorio, ancora oggi luoghi di grande ame- nità con le porte aperte al turismo rurale ed eno- gastronomico. Nelle campagne tra Noci e Putignano si erge la Masseria Scaglione che as- somma, in un alternarsi di chiancarelle e bianche superfici, tutte queste tipologie edilizie. In terri- torio di Noci sono da ricordare la Masseria Bonelli della fine del XVI secolo, oggi suggestiva cornice per eventi, e la Masseria Le Monache, così chiamata perché nel 1650 fu acquistata dalle clarisse di Noci come masseria di pecore. Sulla strada Noci-Alberobello si incontra la Masseria San Giacomo, edificata con tutta probabilità nel XVII secolo. Si tratta anche in questo caso di una masseria del tipo a trulli in cui gli ambienti di ser- vizio e le stalle sono coperti da tetti a chiancarelle mentre l’abitazione vera e propria si presenta in forma turrita. Interessante è l’annessa cappella con dipinto murale seicentesco raffigurante la Madonna del Suffragio tra San Giacomo e San Carlo Borromeo. Ugualmente seicentesca è la Masseria Malvisco di Alberobello, edificata tra XVII e XVIII secolo come masseria di pecore e da campo. LA MURGIA DEI TRULLI LA PIETRA E L’ULIVO: GLI INSEDIAMENTI RURALI SUI PASCOLI DELL’ALTA MURGIA Gravina. Masseria Pantano (foto R. Tanzella) Puglia Masserie storiche Bari e la sua provincia Uno scenario paesaggistico multiforme che lentamente degrada dalla Murgia petrosa sino alle coste adriatiche accompagna l’orizzonte visivo di contadini e pastori che da secoli si avvicendano sotto il cielo della provincia barese. Tra campi seminati, pascoli sterminati e nodosi uliveti, sbocciano i luoghi per eccellenza del vivere rurale: masserie, casali, ‘casedde’, pagliare e trulli. Per le potenzialità agricole dei terreni e per la vicinanza degli assi viari, queste strutture sono sorte con la duplice funzione di organismi produttivi e residenziali. Il fenomeno esplode a partire dall’XI secolo. Fattori determinanti in tal senso furono la politica feudale dei Normanni congiuntamente alla capillare presenza degli Ordini monastici, i Benedettini in particolare. Dalle masserie regie di Età sveva, alla pratica della transumanza, le masserie di campo e di pecore giunsero alla soglia dell’Età Moderna con specifica funzione di aziende agricole. Tra XVII-XVIII secolo, quasi precorrendo i nostri tempi, i ricchi feudatari si trasferirono in campagna: le masserie, più o meno fortificate, diventarono eleganti ville che echeggiano, nelle soluzioni e nelle decorazioni, i vezzi del barocco urbano. Murgia dei trulli, veduta (foto L. Turi) Vedute della campagna barese (foto L. Turi) Alta Murgia (foto M. Terlizzi) Noci. Masseria Bonelli, veduta (foto Masseria Bonelli)

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Uno scenario paesaggisticomultiforme che lentamente degrada dallaMurgia petrosa sino alle coste adriatiche accompagna l’orizzonte visivo di contadini e pastori che da secoli si avvicendano sotto il cielo della provincia barese.

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Tracce millenarie di storia sopravvivono nell’aspro scenario murgianoinciso da conformazioni carsiche sospese tra il rosso della terra argillosa,il grigio delle taglienti rocce calcaree, il verde della odorosa macchiaspontanea. Il territorio dell’Alta Murgia, Parco Nazionale dal 2004, è unpullulare di microcosmi in cui l’intervento dell’uomo ha incisoprofondamente e diversamente sulla trasformazione del paesaggio rurale.Anche in questo lembo di Puglia, per eccellenza vocato alla pastorizia, sidiffusero grandi masserie di pecore e da campo costruite a supportodell’intenso sfruttamento cerealicolo-pastorale del territorio. Un ruolochiave in tal senso fu svolto dalla pratica della transumanza.Moltemasseriefurono munite di mura di cinta, torri merlate e caditoie con funzionedifensiva. Tipiche forme architettoniche di questi organismi erano glijazzi, ovvero ampi recinti destinati all’allevamento.

Lungo il tracciato del tratturo Melfi-Castellaneta, in parte coincidentecon il percorso della via Appia, sopravvivono ancora queste importantitestimonianze dell’architettura contadina. Esempi illuminanti in tal sensosono laMasseriaPantano aGravina e laMasseria Jesce ad Altamura. Laprima conserva la singolare organizzazione degli spazi con lo jazzo suldislivello del pendio e la masseria a valle, la seconda costituisce unesempio significativo di popolamento rurale. L’imponente struttura,edificata presumibilmente nel XVI secolo e rimaneggiata nel XVII,ingloba un insediamento rupestre con affreschi datati dal XIV al XVIIsecolo.

La Murgia dei Trulli, fertile comprensorio geo-grafico a cavallo delle province di Bari, Brindisi eTaranto, si contraddistingue per una continuitàinsediativa che, nei secoli, si è tradotta in una sa-piente fusionedelle tecnichecostruttive“a secco”conquellepiù tradizionali.Questecampagnepul-lulanodimasserie incui il corpoprincipale suduepiani, talora fortificato, è solitamente attorniato

da trulli, “casedde”epagliai, checostituiscono losnodo delle attività produttive. Ai trulli è spessoaggregata la tipica casa “a pignon”, un edificio apianta rettangolare con tetto adue faldemolto in-clinate e ricopertedi chiancarelle.Questa tipolo-giadimasseria conta significativi esempidislocatinel territorio, ancora oggi luoghi di grande ame-nità con le porte aperte al turismo rurale ed eno-gastronomico. Nelle campagne tra Noci ePutignano si erge laMasseria Scaglione che as-somma, in un alternarsi di chiancarelle e bianchesuperfici, tutte queste tipologie edilizie. In terri-torio di Noci sono da ricordare la MasseriaBonellidella finedelXVI secolo,oggi suggestivacornice per eventi, e laMasseria LeMonache,

così chiamataperchénel1650 fu acquistata dalleclarisse di Noci come masseria di pecore. Sullastrada Noci-Alberobello si incontra laMasseriaSanGiacomo, edificata con tutta probabilità nelXVII secolo. Si tratta anche in questo caso di unamasseria del tipo a trulli in cui gli ambienti di ser-vizio e le stalle sono coperti da tetti a chiancarellementre l’abitazione vera e propria si presenta informa turrita. Interessante è l’annessa cappellacon dipinto murale seicentesco raffigurante laMadonna del Suffragio tra San Giacomo e SanCarlo Borromeo. Ugualmente seicentesca è laMasseriaMalvisco di Alberobello, edificata traXVII e XVIII secolo come masseria di pecore eda campo.

LAMURGIADEITRULLI

LAPIETRAEL’ULIVO:GLI INSEDIAMENTIRURALI

SUIPASCOLIDELL’ALTAMURGIA

Gravina. Masseria Pantano (foto R. Tanzella)

PugliaMasserie storiche Ba

rielasuaprovincia

Uno scenario paesaggisticomultiforme che lentamente degrada dallaMurgia petrosa sino alle coste adriaticheaccompagna l’orizzonte visivo di contadini e pastori che da secoli si avvicendano sotto il cielo della provinciabarese. Tra campi seminati, pascoli sterminati e nodosi uliveti, sbocciano i luoghi per eccellenza del vivererurale: masserie, casali, ‘casedde’, pagliare e trulli. Per le potenzialità agricole dei terreni e per la vicinanzadegli assi viari, queste strutture sono sorte con la duplice funzione di organismi produttivi e residenziali. Ilfenomeno esplode a partire dall’XI secolo. Fattori determinanti in tal senso furono la politica feudale deiNormanni congiuntamente alla capillare presenza degli Ordini monastici, i Benedettini in particolare. Dallemasserie regie di Età sveva, alla pratica della transumanza, le masserie di campo e di pecore giunsero allasoglia dell’EtàModerna con specifica funzione di aziende agricole. TraXVII-XVIII secolo, quasi precorrendoi nostri tempi, i ricchi feudatari si trasferirono in campagna: le masserie, più omeno fortificate, diventaronoeleganti ville che echeggiano, nelle soluzioni e nelle decorazioni, i vezzi del barocco urbano.

Murgia dei trulli, veduta (foto L. Turi)

Vedute della campagna barese (foto L. Turi)

Alta Murgia (foto M. Terlizzi)

Noci.MasseriaBonelli, veduta (foto Masseria Bonelli)

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SANTAMARIADIBARSENTO

FraXVI eXVIII secolo, secondounapratica d’antica origine, alcunedimorerurali diventano luoghi destinati all’ozio e allo svago di nobili e aristocraticiattratti dall’amenitàdelpaesaggio.L’agro traConversanoeMolaconservadi-morestorichedigrandepregio.UnesempioènellaMasseriaSerradell’Isola,una residenzadi campagna immersa traulivi e vigneti, rimasta intattanegli ar-redi e nella sua fisionomia architettonica, oggi preziosa struttura ricettiva. Ilnucleo originario è il grande “lamione” della fine del XVII secolo, un tempoadibito a frantoio. Testimonianze significative nel territorio di Conversanosono riconducibili alla committenza dei Conti Acquaviva d’Aragona. LaMasseriaMontepaolo della fine del XVI secolo è un’elegante struttura concappellae torre,oggiunacornice idealeper incantevoli eventi.Degnodinotaè il castellomasseriaMarchione, edificato tra il 1730-1740 dalla nobile fa-

miglia come casino di caccia, in tempi recenti diventato location per raffinatiricevimenti. Frutto di maestranze specializzate, probabilmente coordinatedall’architetto Vincenzo Ruffo che fu allievo di Vanvitelli, l’intero edificio siproietta scenograficamentenel verde.L’impianto rettangolare si dilata ritmi-camentenello spazioper lapresenzaai verticidiquattro torrioni circolari.Sulprospetto principale si apre la scala a doppia rampa culminante nel loggiato atre arcate e comunicante con le terrazze aperte sulle torri. Affine per crono-logia e scelte architettoniche, è la Villa di Don Cataldo o Castello delleFascinediAdelfia caratterizzato da un aspetto fortificato per la presenza didue coppie di torrioni semicircolari addossate ai fianchi. Il prospetto è ani-matodaunoscenograficoscalonea tenagliacheconduceal loggiatodelpianonobile i cui ambienti conservano dipintimurali tratti dall’Orlando Furioso.

MASSERIE“SULMARE”

LEDIMOREARISTOCRATICHEDICAMPAGNA

Lungo la fascia costiera a sud di Bari, dove la campagna profuma di brezza marina e si tinge delverde degli ulivi, le numerose masserie storiche documentano la secolare vivacità economica diquesti territori. La tipologia spazia dalla torre-masseria in cui è evidente l’adozione di soluzioni di-fensive alla masseria-villa, in cui la residenza rurale coniuga le esigenze produttive con la rappre-sentatività sociale. L’agro diMonopoli, ricca città portuale, costituisce un osservatorio privilegiatoper la ricchezza delle testimonianze. Al primo tipo afferiscono lemasserieGarrappa eLaMantia.Entrambe, riferibili al XVI-XVII secolo, presentanoun impianto compatto a due piani con scalinataesterna che immette al piano superiore. Le merlature, i beccatelli, le caditoie, nonché l’austeritàdelle strutture sembrano richiamare imodelli dell’architetturamilitare perpetrati soprattutto nellenumerose torri costiere. Il tipo dellamasseria-torre sopravvive con gradevoli contaminazioni anchenella candidaMasseriaCaramanna. La fabbrica principale con torre e ponte levatoio risale al 1659, un secolo dopo circa fu completata con la costru-zione della cappella, della terrazza con balaustra e, soprattutto, della scenografica scala circolare a doppia rampa che, oggi, racchiude una palma svettante.Non lontano dal mare è il complesso dellaMasseria SpinaGrande e Spina Piccola, separate da una lama naturale. Spina Piccola è una solida torre didifesa del XVI secolo edificata nei pressi di un insediamento rupestre, nel XVII secolo trasformato in frantoio. Spina Grande è un’elegante dimora si-gnorile del XVIII secolo, oggi accogliente struttura ricettiva. Il raffinato prospetto in rosso pompeiano con loggiato a tre archi si apre su una scalinata adoppia rampa con balaustrini. Sulla sinistra è l’elegante cappella con facciata tardo barocca.

Nel territorio tra Noci e Putignano, immersa in uno scenario paesaggistico di grandesuggestione, la chiesetta di SantaMaria di Barsento rappresenta una significativatestimonianza insediativa d’originemedievale. Secondouna tradizione seicentesca, lachiesa sarebbe stata fondata nel 591 per volere di papaGregorioMagno e, quindi, af-fidata ai monaci di S. Equizio con lo scopo di evangelizzare la popolazione. Gli studipiù recenti, sulla base di analisi e confronti tipologici, ne hanno posticipato la fonda-zione, collocando il monumento nell’alveo del romanico che trovò ampia fortuna traXI e XII secolo. Frutto di stratificati interventi, l’edificio presenta uno sviluppo lon-gitudinale a tre navate voltate a botte e chiuse da tre absidi. La facciata è coronata daun campaniletto a vela aggiunto in etàmoderna ed è preceduta da un protiro datato alXIV-XV secolo. Tra gli edifici medievali pugliesi, questa piccola chiesa occupa unposto di rilievo perché documenta in maniera efficace l’osmosi di tecniche costrut-tive tra l’edilizia civile e quella religiosa. La tipologia di volta ma ancor più il sistema

di chiancarelle come copertura degli spio-venti del tetto rispecchia da vicino le stessesoluzioni adottate nei trulli e, in generale,nella tipica architettura rurale in pietra asecco. Prossima alla chiesa è la cinquecen-tescamasseria fortificata IMonti, oggi unrinomato complesso turistico ricettivo.

Noci. SantaMaria di Barsento

Conversano. Masseria Montepaolo,particolare della cappella (foto Masseria Montepaolo)

Mola di Bari. Masseria Serra dell’Isola (foto Masseria Serra dell’Isola)

Monopoli. Masseria Caramanna (foto L. Turi)

Monopoli. Masseria Spina Grande

Conversano. Castello Marchione, veduta

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