martedì 28 aprile 2015 QUartettO paNOCHa · Schumann, Brahms e Mozart. ... «Il primo movimento...

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105 a Stagione Concertistica 2014/2015 MARTEDÌ 28 APRILE 2015 Q UARTETTO P ANOCHA Bedřich Smetana

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105a Stagione Concertistica 2014/2015

martedì 28 aprile 2015

QUartettO paNOCHa

Bedřich Smetana

PROGRAMMA

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)Quartetto n. 1 in sol maggiore K 80 “Lodi” Adagio Allegro Menuetto Rondò

Franz Schubert (1797-1828)Quartetto per archi n. 10 in mi bemolle maggiore op. 125 n. 1 Allegro moderato Scherzo. Prestissimo. Trio Adagio Allegro

***

Bedřich Smetana (1824-1884)Quartetto n. 1 in mi minore “From my life” Allegro vivo appassionato Allegro moderato a la Polka Largo sostenuto Vivace

QUARTETTO PANOCHAJiří PANOCHA violinoPavel ZEJFART violinoMiroslav SENNOUTKA violaJaroslav KULHAN violoncello

Era il 1968 – l’anno dell’invasione della Cecoslovacchia da parte dell’Unione Sovietica – quando alcuni studenti del Conservatorio di Praga decisero di fare gruppo attorno al loro giovane leader, il violinista Jiří Panocha, dando così vita a quello che sarebbe diventato uno dei più importanti quartetti d’archi del panorama internazionale.La formazione si è messa in luce fin dagli anni Settanta vincendo una serie di importan-ti competizioni cameristiche internazionali come ad esempio il Concorso Internazionale per Quartetti d’Archi di Praga (nel 1975) e il Concorso di Bordeaux, l’anno successivo, dove il Quartetto Panocha si è aggiudicato la Medaglia d’Oro.In quei primi anni di attività la fama dei quattro giovani archi ha varcato i confini dell’Est Europa grazie anche ad una serie di registrazioni discografiche incentrate sugli autori cèchi più rappresentativi (Dvořák, Janáček, Smetana, Martinů), ma anche su compo-sitori meno conosciuti, che il mondo della critica ha salutato con toni entusiastici. Nel 1983 la prestigiosa Académie Charles Cros di Parigi ha conferito al Quartetto Panocha il “Grand Prix”.Da allora il Quartetto Panocha è costantemente impegnato in tournée che toccano l’Europa, Israele, il Giappone, gli Stati Uniti (con ben 25 grand tour, dal 1975), il Ca-nada, il Messico e l’Australia, Paesi nei quali la formazione cèca è invitata dalle più prestigiose società di concerti e festival internazionali.Oggi l’ensemble di Praga è considerato dalla critica internazionale come la più impor-tante formazione cameristica cèca degli ultimi decenni e dunque autentico erede di una storica e rinomata scuola interpretativa che ha fatto conoscere al mondo autori come Dvořák, Janáček, Smetana e Martinů.L’attività discografica degli ultimi anni per l’etichetta Supraphon comprende il ciclo com-pleto dei quartetti di Dvořák e quello di altri autori dell’Est Europa, fra i quali Zdeněk Fibich (Quartetto con pianoforte op. 11 e Quintetto op. 42, con Marian Lapsansky al piano, Ludmila Peterkova al clarinetto e Vladimira Klanska al corno francese). Per la casa discografica Phaedra il Quartetto Panocha ha registrato capolavori di Schubert, Schumann, Brahms e Mozart.Da oltre 20 anni i membri del Quartetto intrattengono un forte legame artistico con Sir András Schiff sia in progetti di musica da camera, sia anche come orchestrali della Cappella Andrea Barca fin dalla sua fondazione.I membri del Panocha sono “quartet in residence” al Festival di Kusatsu in Giappone.

I PROTAGONISTI

La lunga avventura di Mozart nel difficile mondo della scrittura per quartetto d’archi inizia il 15 marzo del 1770 in una locanda di Lodi e termina, dopo una lunga serie di oltre 20 lavori completati, nel 1790. In mezzo c’è tutta l’evoluzione del suo pensiero geniale ed ispirato, che ha contribuito a determinare, insieme a Joseph Haydn, un modello formale passato alla storia.La strada era già stata aperta, appunto, da Haydn con i dieci Quartetti del 1757, ma soprattutto con la serie di 18 lavori iniziati nel 1768 nei quali il composito-re austriaco aveva indicato una direzione precisa: il passaggio dal modello del “divertimento” per archi disimpegnato (dove il violino interpretava il ruolo di leader) ad un vero e proprio genere musicale complesso a quattro parti auto-nome e indipendenti.È certamente un percorso che intraprenderà più avanti anche Mozart, traendo spunto proprio dalle intuizioni di Haydn. È necessario ricordare che i due si conoscevano personalmente e che si frequentarono per anni dando vita ad un rapporto professionale ed umano che non fu mai basato sulla competizione (i 25 anni di età che li separavano erano troppi perché si considerassero dei coeta-nei), né sul rispetto devozionale allievo-maestro (troppo pochi, 25 anni, perché Haydn potesse essere visto da Mozart come un modello maturo cui ispirarsi); ma piuttosto sulla reciproca ammirazione e stima (e quindi sulle reciproche in-fluenze) che hanno fatto un gran bene alla storia della musica.Tutto ciò – tuttavia – accadrà solo anni più tardi da quella sera – alle ore 19 – in cui il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart ultimava a Lodi il suo primo Quartetto in sol maggiore durante una tappa del viaggio che lo stava portando, con il padre Leopold, da Milano a Bologna.Era il primo dei vari viaggi in Italia del “prodigio” Mozart, che aveva avuto l’oc-casione di respirare da vicino lo stile italiano di Vivaldi, del Sammartini e di Niccolò Piccinni. L’architettura in tre tempi nella medesima tonalità, la preponde-ranza data ai due violini, la soave cantabilità dell’Adagio iniziale ed il solare brio presente nell’Allegro di questo lavoro d’esordio testimoniano quanto il giovane Mozart rimase immediatamente estasiato dallo stile strumentale italiano.Il salisburghese resterà molto affezionato a questo Quartetto in sol maggiore, tanto da portarlo, anni dopo, a Parigi, con l’aggiunta – molto probabilmente alla fine del 1773 – di un quarto breve movimento (Rondò), sempre in sol maggiore.

Schubert scrisse quindici quartetti per archi (oltre ad una serie di movimenti unici per lo stesso organico) in un arco di tempo – dal 1812 al 1826 – che abbraccia gran parte della sua breve vita creativa. Di questi solo uno venne pubblicato mentre egli era in vita; gli altri si iniziarono a conoscere nel 1870, grazie all’editore Peters o addirittura nel 1890, con l’edizione completa delle opere pubblicata da Breitkopf & Härtel.Nel Quartetto in mi bemolle maggiore op. 125 n. 1 che Schubert compose – ap-pena sedicenne – a Vienna nel 1813, c’è tanto Mozart (dal quel primo quartetto

mozartiano, di cui si diceva sopra, era passato quasi mezzo secolo).Pagina briosa, di piacevole ascolto e permeata di esuberante ottimismo, que-sto pezzo giovanile, come gli altri venuti alla luce nel medesimo periodo, era stato composto per essere eseguito fra le mura domestiche (Schubert solita-mente suonava la viola, il padre Franz Theodor il violoncello e i fratelli le parti dei violini). È, evidentemente, l’opera di un talento ancora in erba, fresco di in-segnamenti accademici, che nei quattro movimenti riprende schemi e tecniche di costruzione non propriamente sue (Mozart, appunto), ma non per questo da considerarsi lavoro “minore” perché, anche nei lavori giovanili, Schubert ci stupisce sempre per la sua grande capacità creatrice.Per arrivare allo stile schubertiano pieno e completo – quello, per intenderci de “La morte e la fanciulla” – bisognerà comunque aspettare gli ultimi tre quartetti venuti alla luce fra il 1824 ed il 1826.

Il compositore boemo Bedřich Smetana scrisse il Quartetto “Dalla mia vita” nell’autunno del 1876, poco dopo essere stato colpito da una forma di sordità che purtroppo si rivelò permanente.Autore noto per le sue musiche “a programma”, Smetana con questo suo pri-mo quartetto fa molto di più, raccontandoci la sua storia personale attraverso quattro strumenti che conversano fra loro come in un circolo amichevole.La naturale predisposizione dell’autore cèco alla narrazione emerge nitida-mente secondo uno schema compositivo in quattro movimenti che sono in grado di coinvolgere l’ascoltatore e che lo stesso Smetana descrisse in questo modo. «Il primo movimento ritrae le mie giovanili tendenze verso l’arte, l’atmosfera romantica, il mio inesprimibile desiderio di qualcosa che non sapevo né espri-mere né definire, e anche una sorta di presentimento della mia futura sfortuna […]. La lunga nota insistente nel Finale deve la sua origine a questo. È il fa-tale risuonare nelle mie orecchie dei suoni acuti che, nel 1874, annunciarono 1’inizio della mia sordità.Il secondo movimento, una sorta di polka, mi porta alla mente i giorni felici della mia giovinezza quando componevo melodie di danza ed ero conosciuto dappertutto come un appassionato ballerino.Il terzo movimento [...] mi ricorda la felicità del mio primo amore, la ragazza che più tardi divenne la mia fedele compagna.Il quarto movimento descrive la scoperta che avrei potuto trattare in musica gli elementi nazionali, e la mia gioia nel seguire questa strada fino a quando essa venne arrestata dall’insorgere della mia sordità, lo sguardo verso il triste futuro, il debole raggio della speranza di una guarigione; ma ricordando tutte le promesse della mia carriera giovanile, un senso di penoso rimpianto».

NOTE AL PROGRAMMA

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