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Rassegna Stampa Martedì 26 gennaio 2010 TREVISO

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Rassegna Stampa

Martedì 26 gennaio 2010

TREVISO

Martedì 26 gennaio, pag. 18

No Pedemontana, vertice dei ComitatiTrevignano quartier generale: l’incontro è in programma venerdì prossimo

Laura Bon

Comitati anti Pedemontana, quartier generale a Trevignano. Con l'approssimarsi della scadenza dei

termini per la presentazione delle osservazioni alla Pedemontana veneta, si muovono cittadini e

comitati contro l'infrastruttura. In particolare, al teatro comunale di Falzè di Trevignano, si

incontreranno venerdì prossimo, 29 gennaio, alle 20,45 i vari comitati per una viabilità sostenibile

del Trevigiano e del Vicentino. Parteciperà anche Legambiente. Molti sono infatti i cittadini in

allarme. «I più agitati - dice Elvio Gatto, referente del Comitato di San Zenone, Altivole, Riese, ma

anche di tutti i Comitati trevigiani - sono coloro che, finora, non avevano preso coscienza

dell'esistenza del problema. In sostanza, pensavano che la Pedemontana non sarebbe mai stata

realizzata e quindi, a questo punto, cadono dalle nuvole. Ancor peggiore la situazione del Vicentino,

dove ora, per reazione, si promuovono manifestazioni di piazza: una possibilità che noi avevamo

scartato quando abbiamo intrapreso le vie legali».

Martedì 26 gennaio, pag. 18

Martedì 26 gennaio, pag. 28

S.PIETRO DI FELETTO Il titolare dell’azienda agricola, Lino Borsoi, rilancia una maxi-taglia

Capannone a fuoco: danni per 170mila euro

SAN PIETRO DI FELETTO - «Se qualcuno ha visto qualcosa, ha notato qualche movimento

sospetto si faccia vivo». Questo l’appello lanciato dall’agricoltore Lino Borsoi all’indomani

dell’incendio doloso che ha carbonizzato i mezzi e danneggiato il capannone della sua azienda

agricola. Borsoi arriva a promettere una ricompensa per chi gli consegnerà l’autore del rogo:

«Anche 50mila euro per chi mi consegnerà chi è stato a dar fuoco alla mia azienda» annuncia

Borsoi. A distanza di due giorni dall’incendio divampato prima dell’1.30 del mattino di domenica

24, la stima dei danni, che potrebbe essere parzialmente coperta dall’assicurazione, è più precisa:

«Si parla di circa 170mila euro di danni – spiega Borsoi -. A queste si dovranno aggiungere le spese

per il capannone». A dare l’allarme per le fiamme divampate a Santa Maria di Feletto un passante

che a qualche chilometro di distanza ha visto le lingue di fuoco ed ha allertato i vigili del fuoco.

Grazie a questo intervento i danni sono stati circoscritti, anche se ingenti. Distrutti un trattore, uno

scavatore, un rimorchio, un’imballatrice e un silos per trinciare il mais. Lesionata la copertura in

eternit. Si tratta di un incendio doloso, appiccato in due punti del tetto. A questo si aggiungono le

tracce lasciate dal piromane: il cancello a 700mt dal luogo dell’incendio è stato forzato per portare il

materiale per appiccare il fuoco. Sul posto anche i carabinieri.

er.be.

Martedì 26 gennaio, pag. 18

Gli industriali vogliono TognanaSi aprono i giochi per la successione di Federico Tessari in piazza BorsaLa delicata alchimia dei seggi tra Unindustria artigiani commercianti e agricoltori

(ENRICO LORENZO TIDONA)

Rimane ancora un nome nell’aria, ma fatti i conti in seno alla Camera di commercio di

Treviso, Nicola Tognana sarebbe l’uomo giusto sulla poltrona giusta. Quella da presidente

dell’ente che a settembre cambierà la guardia, vista l’uscita di Federico Tessari.

Il dopo Tessari - presidente per ben due mandati, che sembra ormai defilarsi definitivamente dalla

corsa - verrà deciso dagli industriali. Fatto già appurato in sede di consultazione con i cugini

«minori» dell’artigianato, pronti a mettersi da parte per lasciare che dopo dieci anni sia un uomo di

Unindustria a varcare la soglia della Camera di commercio con la carica di presidente. Un ente

diventato nel tempo lo snodo del confronto tra le categorie economiche, che dispongono di

trentadue consiglieri nell’assemblea di Piazza Borsa. Sette posti spettano agli industriali, che fanno

fronte unico con gli artigiani forti di altri nove seggi, seguiti dai commercianti (otto) e dagli

agricoltori (tre). I “rincalzi” spettano invece al mondo della cooperazione, della banche, dei

consumatori e ai sindacati, presenti in consiglio con un solo rappresentante.

Un affresco che conta tante anime, spesso distanti l’una dall’altra, per attrarre le quali serve una

persona con comprovate doti di leader. Nessun outsider all’orizzonte, quindi, ma qualcuno che

susciti gli entusiasmi e sappia placare le tante divergenze del sistema produttivo trevigiano. Ecco

allora che con un balzo indietro nel tempo, non sono pochi coloro che hanno pensato a Nicola

Tognana, che di cariche ne ha ricoperte ormai una sfilza nella sua lunga carriera sindacale: dalle

presidenze di Unindustria Treviso a quella di Confindustria Veneto fino a salire ai piani alti come

vicepresidente nazionale, ruolo che lo portò a competere con Luca Cordero di Montezemolo,

vincitore nella sfida per il posto di presidente di viale dell’Astronomia.

E il “vento del rinnovamento” soffia già forte in Camera di commercio, visto che entro il 3 marzo

le categorie dovranno presentare il numero dei posti che vogliono prenotare per il consiglio, disposti

sulla base degli iscritti per ogni sigla, oltre al numero di occupati e al giro d’affari totale. Venti

giorni dopo verranno mandate le richieste in Regione Veneto, vagliate dal presidente - ancora per

poche settimane - Giancarlo Galan (vicino a Tognana) che darà formalmente il via alla

presentazione delle rose. La scadenza ufficiale dell’iter è prevista per fine agosto, quando il neo

eletto consiglio voterà il presidente.

Una catena di passaggi lunghi e delicati, che decideranno gli equilibri dei prossimi cinque anni,

oltre che influenzare le linee di enti come Fondazione Nord Est, Unioncamere, e Banca d’Italia, per

la quale l’attuale presidente Tessari ha rivestito il ruolo di consigliere. A fianco di Tognana, però,

attuale amministratore delegato di Tegolaia di Casier, potrebbe arrivare Claudio Miotto, patron di

Imesa ed esponente dei metalmeccanici trevigiani, da tempo alla ribalta dopo aver trattato alcune

delle partite più delicate con i sindacati in materia di lavoro.

Martedì 26 gennaio, pag. 11

Scure coefficienti su 10.300 pensionati Tagli dal 6 all’8%I veneti fanno i conti con la riforma scattata a gennaio Riduzioni oltre i 5 mila euro per chi oggi ha 30 anni

di Roberta Paolini

VENEZIA. Le pensioni saranno più leggere per 10mila e 300 neopensionati veneti. La stima arriva

dall’ufficio statistico dell’Inps. Secondo i calcoli fatti dall’istituto di previdenza, di questi

neopensionati circa 1.300 arrivano dal sistema contributivo mentre i restanti 9mila dal sistema di

calcolo misto.

Ma di quanto sarà il taglio? I nuovi coefficienti entrati in vigore con il primo gennaio 2010 e che

durano per i prossimi 3 anni avranno un impatto sull’assegno pensionistico che va da una riduzione

del 6,38% per chi può accedere alla pensione a 57 anni, all’8,41% per chi si ritira a 65 anni. La

riduzione aumenta al crescere dell’età, poiché statisticamente la speranza di vita si allunga con il

passare degli anni.

Dalla revisione delle pensioni sono esclusi tutti coloro che con 18 anni di contributi maturati al 31

dicembre ’95 restano agganciati al sistema di calcolo retributivo, quindi vanno in pensione con un

assegno proporzionale all’ultimo stipendio percepito. Messo in cifre, secondo i calcoli effettuati

dalla società Progetica, la revisione dei coefficienti produrrà riduzioni superiori ai 5mila euro per i

dipendenti che oggi hanno trent’anni, dato che scende a 3mila euro per i lavoratori autonomi. Per gli

attuali quarantenni la sforbiciata va dai 3.600 ai 4.500 euro su base annua e tra i 2.200 e i 2.900 euro

per gli autonomi. Mentre per i cinquantenni la riduzione sarà al massimo tra 1.600 e 2.400 euro.

La riforma innescata dalla legge Prodi sui coefficienti renderà il terzo pilastro, cioè la creazione di

una pensione integrativa, non più un’opzione ma un’esigenza per le generazioni future. E non è

finita. Perché tra 5 anni entrerà in vigore la Legge Sacconi, dell’agosto 2009, che unisce l’età del

pensionamento ai dati Istat sull’allungamento della vita media relativi al quinquennio precedente.

Le due leggi marciano su binari paralleli: la Sacconi amplia l’età lavorativa cercando di attutire le

conseguenze della Prodi che lima i coefficienti. Ma l’aumento degli anni di lavoro, e dunque di

contribuzione, non basta a colmare il gap innescato dai nuovi coefficienti. Alla fine dei giochi, a

regime, i pensionati del futuro si troveranno vitalizi tagliati dell’11 per cento, dovendo lavorare di

più per prendere meno.

E non è che i pensionati di oggi navighino nell’oro. A dirlo sono nuovamente i dati Inps che nel

2009 vedono in complesso, nel Veneto, oltre 1 milione 232mila pensionati con un importo medio di

795 euro. Nel 2008 la regione ha registrato oltre 33mila nuove pensioni, tra anzianità, vecchiaia e

prepensionamenti, con un importo medio di 1.178 euro. Guardando al dettaglio provinciale il

primato di pensione media più elevata appartiene a Venezia con 1.206 euro. Sotto la media Treviso,

Belluno e Rovigo.

VENEZIA. Dal primo gennaio 2010 è entrata in vigore la Legge Prodi del 2007 che introduce

nuovi coefficienti di trasformazione delle rendite pensionistiche. I nuovi coefficienti si applicano

alle pensioni che adottano il sistema di calcolo contributivo, ovvero ai lavoratori senza anzianità

contributiva al 31 dicembre 1995, e misto, ovvero ai lavoratori con anzianità contributiva inferiore a

18 anni al 31 dicembre 1995. Mentre non riguardano chi sta già percependo la pensione o ha diritto

al sistema di calcolo retributivo. Ovvero non riguarda chi al 31 dicembre 1995 aveva un’anzianità

contributiva di almeno 18 anni. Il sistema contributivo prevede il calcolo della pensione effettuato

sull’insieme dei contributi versati durante l’intera vita assicurativa. Al termine della vita lavorativa,

i contributi versati vengono sommati per dare luogo alla base contributiva complessiva (montante)

sulla quale si calcola la pensione. I contributi vengono rivalutati ogni anno in base al prodotto

interno lordo (Pil). Il montante viene moltiplicato per il coefficiente di trasformazione. (r.pao.)

Martedì 26 gennaio, pag. 9 edizione di PORDENONEL’animale sudamericano mette a rischio gli argini

Fiumi, l’emergenza causata dalle nutrie

Davide Lisetto

Rischia di diventare una vera e propria emergenza ambientale: l’ormai massiccia presenza della

nutria in alcune zone (in particolare nel sanvitese e nello spilimberghese) potrebbe mettere a rischio

la tenuta degli argini dei fiumi. La presenza dei grossi roditori originari del Sudamerica e molto

amanti dell’acqua (la dimensione è simile a quella delle marmotte, ma l’animale assomiglia più al

castoro che al topo anche per la sua folta e lucente pelliccia) è stata segnalata già da un paio d’anni.

E sta preoccupando non poco il Consorzio di bonifica Cellina-Meduna che ha addirittura chiesto

aiuto alla Provincia.

La Regione vieta la caccia all’animale, il controllo e la limitazione della diffusione della nutria è

stata affidata alla Vigilanza ittico-venatoria della Provincia che sta utilizzando delle apposite

trappole che vengono sistemate in prossimità dei corsi d’acqua. Il fenomeno della proliferazione

della nutria determina una vera emergenza nella vigilanza idraulica, oltre ai danni causati

all’agricoltura visto che l’erbivoro è voracissimo di mais e barbabietole. Le profonde tane che gli

animali scavano nel terreno proprio a ridosso dei fiumi rischia di provocare i cosiddetti

"fontanazzi", infiltrazioni d’acqua sul lato esterno che indeboliscono gli argini. Attualmente i corsi

d’acqua più interessati dal fenomeno sono la Versa-Lemene a Sesto al Reghena, la Vidimana a

Morsano al Tagliamento e il rio Vigniella in prossimità delle olle di risorgiva. «È proprio in queste

aree - spiega Sergio Franzon, segretario del Consorzio manutenzione viali di Savorgnano - oltre che

nella frazione sanvitese di Rosa di San Vito, che si sta registrando una forte presenza dell’animale.

Non è chiaro come sia arrivato, ma non è improbabile che sia fuggito da qualche allevamento nel

Nord d’Italia poiché, qualche tempo fa, ci sono state segnalazione della presenza di nutrie nel basso

Pavese lungo il fiume Po».

Ma qualche anno fa lo stesso problema era emerso in provincia di Udine, in particolare lungo

alcuni tratti del fiume Stella e nelle zone di Buia e Artegna. Non è improbabile che alcune colonie si

siano spostate verso il Tagliamento. Il Consorzio sta cercando di capire quali provvedimenti siano

stati adottati dove la nutria ha messo a rischio gli argini dei corsi d’acqua.

Martedì 26 gennaio, pag. 12 edizione di PORDENONEAGRIEST Convegno promosso dalle Bcc regionali

Rotazione, il fondo-salvezza

UDINE - Dei 40 milioni di euro messi a disposizione per le imprese agricole dal Fondo di rotazione

regionale nell’autunno del 2009, ben 33 risultano già utilizzati. Del totale, oltre il 50% delle

pratiche è stato evaso dalle 15 Banche di Credito Cooperativo del Fvg. Sono dati emersi al

convegno organizzato ad Agriest dalla Federazione Bcc, Fondosviluppo e Direzione regionale

dell’agricoltura, in chiusura di Agriest.

«Ancora una volta, i dati sottolineano l’importanza di questo strumento finanziario creato nel

1982 e il forte legame esistente tra i nostri 223 sportelli, la Regione e le comunità locali», ha

sottolineato Giuseppe Graffi Brunoro, presidente del Credito Cooperativo Fvg. «Dopo i primo 30

milioni stanziati in un momento di grande difficoltà per il bilancio regionale – ha spiegato

l’assessore regionale Claudio Violino - siamo riusciti a metterne altri 10, vista la situazione di grave

crisi in cui versa il settore primario».

Martedì 26 gennaio, pag. 8 edizione di VENEZIA

CONSORZIO DI BONIFICA VENETO ORIENTALE

Nessun rappresentante del litorale«Nemmeno un rappresentante di Cavallino-Treporti nel nuovo consorzio di bonifica Veneto

Orientale».

E’ rammaricato l’assessore all’agricoltura Angelo Zanella che aveva avvallato la proposta

lanciata nei giorni scorsi dalla Coldiretti affinché nell’assemblea del nuovo ci fosse anche un

rappresentante del territorio. «La nuova realtà consortile raggruppa tre differenti bacini idrografici -

commenta l’assessore Zanella - ognuno con specificità distinte: quello di Cavallino-Treporti, del

sandonatese e del portogruarese. Purtroppo le nomine della componente politica sono riferite solo a

quest’ultimo penalizzando così quello del sandonatese e di conseguenza il nostro. Nell’ultima

assemblea la nomina di un nostro rappresentante sembrava cosa fatta, invece alla fine sono prevalse

altre logiche che non ci appartengono». La necessità di avere un rappresentate del territorio nel

nuovo organismo dipendeva dalle specificità della litorale nord.

«Abbiamo peculiarità e problematiche completamente diverse dagli altri bacini - conclude

l’assessore Zanella - senza contare che negli ultimi anni l’amministrazione comunale, grazie ad un

rappresentante locale, aveva creato un buon dialogo con il consorzio realizzando importanti

interventi che hanno portato diversi benefici e altrettanti sono previsti visto lo stanziamento di

risorse specifiche per il nostro territorio. Per questi motivi un rappresentante locale ci sembrava

quantomeno opportuno. Ora temiamo che senza un rappresenta locale, il dialogo instaurato nel

passato vada perso».

G.B.

Martedì 26 gennaio, pag. 16 edizione di VENEZIAMalaspina scrive a Zaia per il caso del radicchio rosso

«I produttori vanno risarciti»

L’assessore provinciale all’agricoltura Massimiliano Malaspina ha scritto al ministro delle politiche

agricole Luca Zaia per chiedere che venga riconosciuto lo stato di calamità ed un indennizzo a

favore dei produttori del radicchio “Rosso di Chioggia”. “I recenti eventi atmosferici avversi nella

nostra provincia hanno notevolmente danneggiato la produzione di radicchio – si legge nella

missiva – in particolare la tipologia “Rosso di Chioggia” nell’area produttiva che comprende i

Comuni di Chioggia, Cavarzere e Cona”. Nella lettera inviata da Malaspina inoltre emerge che

“nella seconda metà di dicembre si è verificato un improvviso e notevole abbassamento delle

temperature minime (fino a -10 gradi), subito dopo un lungo periodo umido e piovoso che ha

determinato la perdita delle piante”.

Martedì 26 gennaio, pag. 12 edizione di ROVIGO

ROSOLINA L’analisi di Antonio Bertaglia, presidente della Coop facchini

Radicchio: stagione neraPrezzi bassissimi, frequenti gelate e il mercato che non tira

Enrico Mancin

Quale l'andamento della stagione del radicchio rosso di Chioggia, in questa freddissima terza

decade di gennaio 2010?

Ne parliamo con Antonio Bertaglia, presidente della Cooperativa Facchini di Rosolina, attiva al

Mercato ortofrutticolo di via Po di Brondolo, il quale ha quotidianamente il polso della situazione.

Bertaglia dice: «La stagione si presenta un po' contradditoria, in quanto c'è poco prodotto, anche

se dovremmo essere nel pieno della campagna del rosso di Chioggia invernale. Poi vi sono i prezzi

che prima di Natale avevano raggiunto le quotazioni di 40-45 centesimi il chilo e ora, con quantità

minori commercializzate e prospettive di minori apporti in Mercato ortofrutticolo, presentano prezzi

di soli 25-28 centesimi il chilo, prezzi quindi in perdita anche per i produttori».

Poi il presidente Bertaglia fa un'altra importante constatazione: «Inoltre vi sono da considerare i

risultati causati dalle ultime grandi gelate, che hanno dato il colpo di grazia ad una stagione non

favorevole al radicchio. Ora lo scarto è notevole e c'è da pensare che sarà sempre maggiore. Da qui

si evince che le basse quantità di radicchio conferite al Mercato sono causate anche dal grosso

scarto di prodotto alla pulitura».

La situazione attuale, allora? «Attualmente il mercato non va, è stagnante, e la vendita del rosso

di Chioggia anche all'estero, è molto scarsa. Quindi non ci resta da dire che se la campagna del

radicchio invernale continuerà con questo trend, si dovrebbe concludere verso metà febbraio.

Questa è una stagione che tutto sommato è da dimenticare».

Nel futuro? «Dai primi di aprile, intorno a Pasqua si incomincerà ancora con il radicchio rosso

di Chioggia, però con il precoce, e speriamo, andando avanti con la stagione, di avere un po' più di

fortuna. Certo, attualmente, la situazione degli orticoltori non è delle migliori».