martedì 19 febbraio 2019, ore 20,30 Benedetto Lupo pianoforte · Pëtr Il’ič Čajkovskij ......

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martedì 19 febbraio 2019, ore 20,30 Benedetto Lupo pianoforte Schumann - Kinderszenen op. 15 - Kreisleriana op. 16 Čajkovskij - Grande sonata in sol maggiore op. 37 Foto © Resia 154a STAGIONE 2018 | 19 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

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martedì 19 febbraio 2019, ore 20,30 Benedetto Lupo pianoforte

Schumann - Kinderszenen op. 15- Kreisleriana op. 16Čajkovskij - Grande sonata in sol maggiore op. 37

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154a STAGIONE 2018 | 19 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

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È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici• evitare colpi di tosse e fruscii del programma• non lasciare la sala fino al congedo dell’artistaIl programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

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CONSIGLIERI DI TURNO

Marco BiscegliaAndrea Kerbaker

DIRETTORE ARTISTICO

Paolo Arcà

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Robert Schumann (Zwickau 1810 – Endenich, Bonn 1856)

Kinderszenen op. 15 (ca. 16’)

1. Von fremden Ländern und Menschen 2. Curiose Geschichte 3. Hasche-Mann 4. Bittendes Kind 5. Glückes genug 6. Wichtige Begebenheit 7. Träumerei 8. Am Kamin 9. Ritter vom Steckenpferd 10. Fast zu ernst 11. Fürchtenmachen 12. Kind im Einschlummern 13. Der Dichter spricht

Kreisleriana op. 16 (ca. 32’)

1. Äusserst bewegt 2. Sehr innig und nicht zu rasch- Intermezzo I, Sehr lebhaft - Intermezzo II, Etwas bewegter 3. Sehr aufgeregt 4. Sehr langsam 5. Sehr lebhaft 6. Sehr langsam 7. Sehr rasch 8. Schnell und spielend

I N T E R V A L L O

Pëtr Il’ič Čajkovskij (Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893)

Grande sonata in sol maggiore op. 37 (ca. 35’)

I. Moderato e risoluto II. Andante non troppo, quasi moderato III. Scherzo. Allegro giocoso IV. Finale. Allegro vivace

Il concerto è registrato da RAI Radio3

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Racconti privati

Le Scene infantili non hanno una destinazione didattica, ma sono ricordi di un bambino sensibile filtrati dalla penna delicata del poeta

Un vero e proprio “C’era una volta” apre il concerto di questa sera.

Il primo brano delle Kinderszenen op. 15 di Robert Schumann culla

l’ascoltatore con il suo dolcissimo tema: qui sembra dischiudersi il

mistero dell’infanzia narrato “per i piccoli fanciulli da un fanciullo grande”.

Alla vigilia delle sue nozze con Clara Wieck il compositore scriveva

all’amata: «Ecco forse una risposta inconscia a quello che mi hai detto

un giorno, che ti sembro un bambino. Se è così, vedrai che a questo

fanciullo sono spuntate le ali, perché ho scritto più di trenta pezzi brevi

e ne ho scelti una dozzina che riunirò sotto il titolo di “Scene infantili”.

Proverai senza dubbio piacere a suonarle, ti divertiranno, ma dovrai

ovviamente dimenticare d’essere una virtuosa. Essi si spiegano tutti

da sé e nel modo più elementare possibile». L’adesione in questi brani

all’anima candida e fantasiosa di Eusebio, più che a quella passionale ed

estroversa di Florestano, due dei tre pseudonimi con i quali Schumann

amava firmare i propri pezzi di critica musicale, introducono l’ascoltatore

nelle gioie e nelle paure del mondo infantile, con i suoi giochi, i sogni,

le piccole emozioni e le favole. La destinazione delle Scene infantili

non è però didattica e non furono concepiti per pianisti dalle piccole

mani: sono ricordi di un bambino sensibile filtrati dalla penna delicata

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del poeta. Al già brevemente trattato primo numero della raccolta, Von

fremden Ländern und Menschen (Da genti e paesi lontani), segue Curiose

Geschichte (Storia curiosa), pervaso da un’ironia sottile; il terzo brano

ha come titolo un gioco da fanciulli, Hasche-Mann (A rincorrersi), ed è

forse il più impegnativo dal punto di vista esecutivo a causa dei rapidi

passaggi di scale di sedicesimi della mano destra. Il gusto armonico

del giovane compositore viene messo in luce, in modi diversi, in

Bittendes Kind (Fanciullo che prega), parentesi di patetico raccoglimento

dopo la corsa sfrenata del numero precedente, e in Glückes genug

(Abbastanza felice), mediante l’incerto ed esitante sol diesis d’apertura

o l’inaspettata modulazione finale a fa maggiore. La prima parte della

raccolta termina con Wichtige Begebenheit (Avvenimento importante),

marziale, a celebrare la solennità dell’evento con sgargianti sonorità.

Träumerei (Visioni), in cui Alban Berg vide l’essenza di tutta la musica

schumanniana, apre la sezione conclusiva dell’opera con la sua

impalpabile semplicità e celestiale poetica, sogno ineffabile di un’età

dell’oro ormai perduta. Lo seguono Am Kamin (Al camino) e Ritter vom

Steckenpferd (Sul cavallo di legno), la prima evocatrice di momenti

di famigliarità intorno al focolare domestico, e la seconda di attimi

di gioco e scherzo, come era stato per il terzo numero della serie. Il

bambino ripiega ancora su se stesso, come aveva fatto nella preghiera

precedente, con Fast zu ernst (Quasi troppo serio), enigmatico,

velato di malinconia e caratterizzato musicalmente da un continuo

spostamento di accenti. Ritorno al gioco è Fürchtenmachen (Bau-bau),

che porta l’esausto fanciullo ad assopirsi nel penultimo brano, Kind im

Einschlummern (Il bimbo si addormenta), su un ritmo di ninna-nanna

regolare e delicato. Infine ecco la voce di Schumann in Der Dichter

spricht (Parla il poeta) che si esprime con una tenerezza meditativa,

intervenendo con un filo di voce, allontanandosi a poco a poco, fino ad

essere inghiottito dai ricordi.

Nel medesimo anno in cui tali piccole oasi di tranquillità famigliare

vedevano la luce, un’altra opera emergeva dalla fantasia di Schumann,

questa tutta folgorante estrosità. Gli otto brani che compongono

la Kreisleriana op. 16, certamente più rispondenti alla passione e al

demonismo di Florestano, sono spesso stati definiti un autoritratto di

Schumann. Scrive l’autore: «Di tutte le composizioni degli anni attorno

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al 1838, Kreisleriana mi è la più cara. Il titolo non può essere compreso

che dai tedeschi. Kreisler è un personaggio creato da E.T.A. Hoffmann,

è un maestro di cappella strano, esaltato, spirituale. Molte cose in lui

vi piaceranno…». Non senza significato il fatto che Schumann avesse

scelto come personificazione immaginaria della sua vita, la figura di

un musicista allucinato che muore pazzo, nonostante l’opera fosse

sgorgata dalla sua mente durante una radiosa primavera e in uno stato

d’animo pienamente sereno. In una lettera a Clara racconta di averlo

composto di getto mentre attendeva una sua missiva, in condizione

di attesa estatica: «Tu e il pensiero di te li dominate completamente, e

io voglio dedicarteli, a te e a nessun altro…». La pubblicazione porterà

però la dedica “all’amico F. Chopin” e i pezzi recheranno il sottotitolo di

Phantasien; sono essi infatti grandi ondate emozionali, sogni febbrili,

allucinazioni. L’alternanza di brani di carattere espressivo contrastante

rivela l’intenzione del compositore, tutta romantica, del possibile

sdoppiamento dell’io dell’artista. All’avvio scalpitante del primo brano

Äusserst bewegt (Estremamente mosso), si contrappone l’ampio

respiro contemplativo del secondo Sehr innig und nicht zu rasch (Assai

intimo non troppo veloce) al cui interno si intarsiano i due “intermezzi”

in tempo veloce, che contribuiscono a renderlo ancor più complesso

e polisemico. Atmosfera febbrile è quella dell’Assai concitato, Sehr

aufgeregt, del terzo brano, con al centro dello schema tripartito (ABA),

una sezione elaborata polifonicamente in tempo più lento che termina in

una coda che sembra voler trascinare l’ascoltatore nell’abisso. Il quarto

episodio, Sehr langsam (Molto lento), mostra il volto di Eusebio mediante

un’atmosfera tenera ed intimistica, velata di colori tristi, ma che presenta

un contraltare nel Più Mosso centrale, come spesso accade nella

Kreisleriana. Il quinto “quadro”, Sehr lebhaft (Molto vivace), è quasi un

capriccio, dall’andamento ritmicamente mutevole e imprevedibile,

Nella Kreisleriana l’alternanza di brani di carattere espressivo contrastante rivela l’intenzione del compositore, tutta romantica, del possibile sdoppiamento dell’io dell’artista

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un lampo di follia. Il sesto episodio presenta l’indicazione agogica già

incontrata nel quarto (Sehr langsam) ed è impreziosito da un tema di

ballata popolare inframezzato da due interludi appena più animati.

Il successivo, Sehr rasch (Molto veloce) tende tutto, nel suo slancio

vertiginoso, alla coda conclusiva, che ha tratti funerei nel suo impeto

sfrenato. Ad una cavalcata notturna senza briglie potrebbe essere

paragonato il brano di chiusura dell’opera, Schnell und spielend (Veloce

e scorrevole), in cui immagini misteriose e cupe si alternano in un lirismo

esasperato; due intermezzi frenano la corsa. Il primo sembra poter

rasserenare il clima, pur nel registro grave, mentre la violenza ritmica

del secondo porta ad una conclusione in cui la follia del protagonista

hoffmanniano prende il sopravvento.

«Esaltazione quasi tormentosa» è la definizione che Čajkovskij diede

della musica di Schumann in una lettera indirizzata alla sua protettrice e

mecenate, Nadežda von Meck.

Nella Grande sonata in sol maggiore op. 37 del compositore russo, non

mancano rimandi alla musica schumanniana. L’opera venne composta

nel primo periodo di serenità dopo quello che egli stesso aveva definito

un momento di pazzia. Al fine di arginare i pettegolezzi sulla sua

omosessualità aveva preso la decisione di sposare, nel 1877, Antonina

Milyukova. Egli però viveva il loro legame con un trasporto del tutto

particolare: «alla fin fine la morte è senz’altro il più prezioso dei beni e io

la invoco con tutta la forza dell’anima. […] il mio unico pensiero è trovare

il modo di fuggire da qualche parte. Ma come e dove? É impossibile,

impossibile, impossibile!». Il totale tracollo nervoso portò Čajkovskij ad

interrompere la relazione e a rifugiarsi a Clarens, in Svizzera, dove, oltre

a ritrovare serenità, si riconciliò anche con la composizione; per la prima

volta lavorò contemporaneamente a due opere, la Sonata op. 37 e il

Concerto per violino e orchestra, terminando la prima in soli cinque mesi.

A Clarens, in Svizzera, Čajkovskij lavorò contemporaneamente a due opere, la Sonata op. 37 e il Concerto per violino e orchestra, terminando la prima in soli cinque mesi

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Complessivamente la struttura in quattro movimenti della Sonata è

conforme alla tradizione, nonostante non manchino caratteristiche

inconsuete. Il movimento d’apertura, il più lungo e impegnativo,

Moderato e risoluto, presenta un primo gruppo tematico che vede

contrapposto alla maestosità di accordi in ritmo puntato, un motivo

rapsodico su un accompagnamento di terzine alla mano sinistra. Dopo

la riproposizione dell’idea iniziale, giunge il vero e proprio secondo

tema, dolce e riflessivo. Particolare è nella ripresa l’impiego di una

melodia basata sul gregoriano Dies irae. La cifra stilistica di Čajkovskij,

riconoscibile particolarmente nei toni lirici e nell’abbandono patetico,

pervade il secondo movimento, Andante non troppo, quasi moderato.

L’articolazione del tutto innovativa della tradizionale struttura tripartita,

termina in un’impalpabile Coda, dove indicazioni dinamiche scrupolose

richiedono all’esecutore un magistrale controllo del tasto (dolcissimo, più

che pianissimo con tre p, poi con quattro p, morendo e perdendosi).

Estrema precisione negli attacchi necessita lo Scherzo (Allegro giocoso)

che, pur formalmente tradizionalissimo e dal sapore tipicamente

schumanniano, è molto originale sia ritmicamente, sia per il tipo di

scrittura che possiamo definire quartettistica. È nel Finale (Allegro vivace)

che la lezione di Schumann si fonde maggiormente con il melos russo

e con i colori orchestrali di Čajkovskij. Il luminoso inizio ricorda l’incipit

della Sonata: l’impulso ritmico conferisce ai temi quel carattere di danza

che pervade la musica dei suoi balletti. E il balletto, nobilitato grazie a

questo compositore rivoluzionario, entra così nella sfera della grande

arte.

Creusa Suardi

Laureata in Discipline storiche,

critiche e analitiche della musica

al Conservatorio “G. Verdi” di Milano

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Benedetto Lupo pianoforte

Nato a Bari, Benedetto Lupo ha iniziato gli studi musicali nella sua

città sotto la guida di Michele Marvulli e Pierluigi Camicia. Si è poi

perfezionato con Sergio Perticaroli, Aldo Ciccolini e ha frequentato le

master class di Carlo Zecchi, Nikita Magaloff, Jorge Bolet e

Murray Perahia.

A tredici anni ha debuttato con il Primo Concerto di Beethoven e subito

si è imposto in numerosi concorsi internazionali tra cui il “Cortot” e il

“Ciudad de Jaén” in Europa, il “Robert Casadesus” di Cleveland, “Gina

Bachauer” e, nel 1992, il Premio “Terence Judd” che gli valse un recital

alla Wigmore Hall e concerti con la Hallé Orchestra a Manchester. Si è

imposto però all’attenzione del mondo musicale con l’affermazione nel

1989, primo italiano, al Concorso Internazionale Van Cliburn che lo ha

portato a suonare con le più importanti orchestre americane ed europee

quali Philadelphia Orchestra, Boston Symphony, Chicago Symphony,

Los Angeles Philharmonic, Orchestre Symphonique de Montréal, Seattle

Symphony, Vancouver Symphony, la London Philharmonic, Gewandhaus

Orchester di Lipsia, Rotterdam Philharmonic, Hallé Orchestra, Deutsches

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Symphonie-Orchester, Stuttgarter Philharmoniker, Orquesta Nacional

de España, Orchestre Philharmonique de Monte Carlo, Orchestre

Philharmonique de Liège, Bergen Philharmonic, Orchestre du Capitole

de Toulouse.

La sua intensa attività concertistica lo ha visto ospite di sale da concerto

di primo piano quali Lincoln Center di New York, Salle Pleyel a Parigi,

Wigmore Hall a Londra, Philharmonie a Berlino, Palais des Beaux Arts

di Bruxelles, Festival di Tanglewood, Festival Internazionale di Istanbul,

Festival “Enescu” di Bucarest e Tivoli Festival di Copenaghen.

Nella stagione 2017/2018 è stato protagonista di una serie di concerti

con orchestra in Spagna (Oviedo, Madrid), con la London Philharmonic

diretta da Juanjo Mena e negli Stati Uniti con la Buffalo Philharmonic. In

occasione del centenario della morte di Claude Debussy ha presentato

un programma monografico a Firenze, Perugia, Napoli, Venezia, a

Washington e in Canada.

Oltre alle registrazioni per numerose radiotelevisioni europee e

statunitensi, Benedetto Lupo ha inciso per TELDEC, BMG, VAI, NUOVA

ERA e l’integrale delle composizioni per pianoforte e orchestra di

Schumann per ARTS. Nel 2005 è uscita una nuova incisione del Concerto

Soirée di Nino Rota per Harmonia Mundi che ha ottenuto ben cinque

premi internazionali, tra i quali il “Diapason d’Or”.

Pianista dal vasto repertorio, Benedetto Lupo ha al suo attivo anche

un’importante attività cameristica e didattica; insegna al Conservatorio

“Nino Rota” di Monopoli, tiene master class presso importanti istituzioni

internazionali ed è spesso invitato nelle giurie di prestigiosi concorsi

pianistici internazionali. Dall’anno accademico 2013/2014, è titolare

della cattedra di pianoforte nell’ambito dei corsi di perfezionamento

dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

È stato ospite della nostra Società nel 2004.

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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto

e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!

Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore

Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci VitaliziFilippo Annunziata, Cesare Bacchini, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini,Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli,Antonio Magnocavallo, Francesco Maino, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò, Carlo Vittore Navone,Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega,Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova

Soci BenemeritiDomenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini

I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)

Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,Cecilia Bicchi, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Nicoletta Cipriani, Claudio Citrini, Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Nora del Torre, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Fiammetta Lang, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Rosalia Manenti, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz

Soci Sostenitori

Marco Bisceglia, Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Anna Calabro, Alberto Conti,Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Nora del Torre, Andrea Kerbaker, Liliana Konigsman, Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini,Ruth Pavese Westen, Lorenzo Stucchi

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PROSSIMI CONCERTI

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 MilanoTel 02 795 393 │ [email protected] │ www.quartettomilano.it

martedì 5 marzo 2019, ore 20,30 Mitsuko Uchida pianoforte

martedì 26 febbraio 2019, ore 20,30 Isabelle Faust violinoAlexander Melnikov pianoforte

Schubert - Sonata in la minore D 537- Sonata in do maggiore D 840- Sonata in si bemolle maggiore D 960

Beethoven - Sonata n. 4 in la minore op. 23- Sonata n. 5 in fa maggiore op. 24 “La Primavera”- Sonata n. 10 in sol maggiore op. 96

BIGLIETTI

BIGLIETTI

Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5