Martedì 30 Luglio 2013, S. IL CAFFÈ DIMEZZA I …...Due o più tazzine-Secondo i ricercatori, le...

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Anno II – Numero 231 Martedì 30 Luglio 2013, S. Donatella AVVISO 1. Ordine: Viaggio a S. Pietroburgo. Notizie in Rilievo Farmaci e salute 2. Tumore al seno. Allarme rischi cardiovascolari per Trastuzumab. Soprattutto per le over 70 Scienza e Salute 3. Il caffè dimezza i rischi di suicidio 4. Smagliature e cicatrici addio: arriva la biodermogenesi 5. I germi si nascondono su grattugie e coltelli Alimenti e Salute 6. Che differenza c’è tra i vari tipi di grasso? Dermatologia e Salute 7. Uomini e cosmetici, le cure per la pelle al maschile IL CAFFÈ DIMEZZA I RISCHI DI SUICIDIO Da due a quattro tazzine combattono il mal d'umore Più lo mandi giù e più ti tira su" recitava Nino Manfredi in un noto spot di un marchio di caffè. A quanto pare, lo slogan pubblicitario ha un fondo di verità. Concedersi un break con la bevanda più volte al giorno, infatti, fa tanto bene all'umore da dimezzare i rischi di suicidio. Questo il risultato di uno studio condotto dalla Harvard School of Public Health e pubblicato su The World Journal of Biological Psychiatry. Due o più tazzine - Secondo i ricercatori, le persone che consumano dalle 2 alle 4 tazzine di caffè al giorno hanno il 50% di possibilità in meno di togliersi la vita rispetto alle altre. La caffeina, infatti, sembra avere gli stessi effetti di un antidepressivo. Effetto "protettivo" - La ricerca ha coinvolto in tutto 200 mila soggetti, analizzati in un arco di tempo di 16 anni. Michel Lucas, uno degli autori dello studio, ha spiegato: "Siamo stati in grado di valutare l'associazione tra il consumo di bevande contenenti caffeina e quelle non contenenti caffeina, confermandone il suo effetto "protettivo". Lucas ha spiegato che l'effetto benefico è dovuto all'impatto della caffeina sul cervello, o meglio sui neurotrasmettitori che incidono sulle emozioni. Meglio del tè - Le altre bevande che contengono tale sostanza, come il tè, hanno invece un effetto molto minore. Il ricercatore ha aggiunto: "In una tazza di caffè ci sono circa 140 mg di caffeina mentre nel tè ce ne sono soltanto 47 mg. Per cui, per ottenere lo stesso beneficio, sarebbero necessarie tre tazze". Secondo un altro studio condotto lo scorso anno, il consumo moderato di caffè ha effetti benefici contro il morbo di Alzheimer, abbassa il rischio di insufficienza cardiaca e di ammalarsi di cancro alla pelle. (Salute, Tgcom24) SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday

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Anno II – Numero 231 Martedì 30 Luglio 2013, S. Donatella

AVVISO 1. Ordine: Viaggio a S.

Pietroburgo.

Notizie in Rilievo

Farmaci e salute

2. Tumore al seno.

Allarme rischi

cardiovascolari per

Trastuzumab.

Soprattutto per le over

70

Scienza e Salute 3. Il caffè dimezza i rischi

di suicidio

4. Smagliature e cicatrici

addio: arriva la

biodermogenesi

5. I germi si nascondono

su grattugie e coltelli

Alimenti e Salute 6. Che differenza c’è tra i

vari tipi di grasso?

Dermatologia e

Salute 7. Uomini e cosmetici,

le cure per la pelle al

maschile

IL CAFFÈ DIMEZZA I RISCHI DI SUICIDIO

Da due a quattro tazzine combattono il mal d'umore

Più lo mandi giù e più ti tira su" recitava Nino Manfredi in un noto spot di un

marchio di caffè. A quanto pare, lo slogan pubblicitario ha un fondo di verità.

Concedersi un break con la bevanda più volte al giorno, infatti, fa tanto bene

all'umore da dimezzare i rischi di suicidio. Questo il risultato di uno studio

condotto dalla Harvard School of Public

Health e pubblicato su The World

Journal of Biological Psychiatry.

Due o più tazzine - Secondo i

ricercatori, le persone che consumano

dalle 2 alle 4 tazzine di caffè al giorno

hanno il 50% di possibilità in meno di

togliersi la vita rispetto alle altre. La

caffeina, infatti, sembra avere gli stessi

effetti di un antidepressivo.

Effetto "protettivo" - La ricerca ha coinvolto in tutto 200 mila soggetti,

analizzati in un arco di tempo di 16 anni. Michel Lucas, uno degli autori dello

studio, ha spiegato: "Siamo stati in grado di valutare l'associazione tra il

consumo di bevande contenenti caffeina e quelle non contenenti caffeina,

confermandone il suo effetto "protettivo". Lucas ha spiegato che l'effetto

benefico è dovuto all'impatto della caffeina sul cervello, o meglio sui

neurotrasmettitori che incidono sulle emozioni.

Meglio del tè - Le altre bevande che contengono tale sostanza, come il tè,

hanno invece un effetto molto minore. Il ricercatore ha aggiunto: "In una tazza

di caffè ci sono circa 140 mg di caffeina mentre nel tè ce ne sono soltanto 47

mg. Per cui, per ottenere lo stesso beneficio, sarebbero necessarie tre tazze".

Secondo un altro studio condotto lo scorso anno, il consumo moderato di caffè

ha effetti benefici contro il morbo di Alzheimer, abbassa il rischio di

insufficienza cardiaca e di ammalarsi di cancro alla pelle. (Salute, Tgcom24)

SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it

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PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 231

FARMACI E SALUTE

TUMORE AL SENO. ALLARME RISCHI CARDIOVASCOLARI PER TRASTUZUMAB. SOPRATTUTTO PER LE OVER 70

Uno studio condotto dall’Irccs Mario Negri e Fondazione Maugeri. Su 2000 donne affette da tumore al seno caratterizzato dal recettore HER-2 positivo, trattate con il farmaco tra il 2006 e il 2009, il 2,6% ha sviluppato almeno un problema cardiaco, fino ad arrivare al 10% tra le over 70.

Su duemila donne lombarde, affette da tumore della mammella in fase iniziale caratterizzato dal

recettore HER2-positivo, trattate con Trastuzumab nella pratica clinica tra il 2006 e il 2009, le pazienti

che hanno sviluppato almeno un problema cardiaco

di gravità tale da richiedere un’ospedalizzazione

sono risultate pari al 2,6% del totale fino a

raggiungere circa il 10% in pazienti con età

superiore ai 70 anni.

I risultati della ricerca suggeriscono che il profilo

rischio/beneficio del trastuzumab "vada sottoposto

ad una più attenta valutazione, al fine di elaborare

delle strategie atte a ridurre il rischio di eventi

cardiotossici in particolari sottogruppi di pazienti,

quali donne anziane con più di 70 anni e con fattori

di rischio cardiovascolari".

Il Trastuzumab, dal momento della sua approvazione, è diventato lo standard terapeutico nel tumore

della mammella HER2-positivo, dapprima per la malattia metastatica ed, in seguito, anche nelle fasi

iniziali.

Ampi studi sperimentali sul trastuzumab somministrato come

terapia adiuvante a pazienti con tumore della mammella

HER2-positivo minimamente invasivo hanno dimostrato un

sensibile incremento di sopravvivenza complessiva e libera da

malattia.

“Questo ampio studio - fornisce rilevanti ed esaustive

informazioni sul profilo di sicurezza del trastuzuamb in merito

alla cardiotossicità in pazienti con tumore della mammella

HER2-positivo in fase iniziale, dimostrando una sostanziale

variabilità nei diversi sottogruppi di pazienti.

Età avanzata, superiore a 70 anni, e storia anamnestica di patologia cardiaca sembrano essere i

principali predittori dell’insorgenza di cardiotossicità”.

La questione relativa a se gli eventi cardiaci osservati siano realmente imputabili al trattamento con

trastuzumab o semplicemente attribuibili alle differenti caratteristiche delle popolazioni in studio,

rimane oggetto di discussione.

“Il fatto, però – ha concluso Alberto Zambelli, della Divisione Oncologia Medica Irccs Fondazione

Maugeri - che il rischio cumulativo di cardiotossicità sia in aumento nei primi due anni dall’inizio della

terapia con trastuzumab e rimanga invece stabile nel terzo anno dal termine del trattamento, sembra

suggerire che la maggior parte degli eventi osservati durante o immediatamente dopo la sospensione

del farmaco siano realmente attribuibili al farmaco”. (Farmacista online)

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PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 231

SCIENZA E SALUTE

SMAGLIATURE E CICATRICI ADDIO: ARRIVA LA BIODERMOGENESI

Le tanto odiate smagliature, quelle che resistono a qualsiasi cosa, impassibili a creme, oli e trattamenti estetici, hanno finalmente smesso di essere un problema per molte donne.

In termini medici si chiamano «atrofie dermo-epidermiche» e

sono degli strappi della cute dovuti alla rottura delle fibre

elastiche. Finora, per cancellarle si ricorreva a peeling

profondi e piuttosto dolorosi, oppure al laser, ma solo in casi

lievi si otteneva qualche risultato degno di nota.

Per eliminarle in modo definitivo oggi si ricorre alla

biodermogenesi: una metodica innovativa, non invasiva e

indolore che non sottopone a rischi di ustioni come il laser. Si tratta di un protocollo interamente

ideato e sviluppato in Italia. Il trattamento si articola in quattro diverse fasi che vengono eseguite nel

corso della stessa seduta per più sedute.

Nella prima fase si esegue un peeling meccanico superficiale che riduce lo spessore dello strato

corporeo.

Nella seconda fase, grazie alla elettroterapia, si favorisce l’assorbimento cutaneo di alcuni principi

attivi come acido ialuronico, elastina e vitamina E, destinati ad indurre una rigenerazione e una

idratazione dello strato da trattare.

Nella terza fase, la più importante, si lavora sull’area gravata dalle smagliature, con un manipolo

particolare. All’interno di tale manipolo si crea un effetto di vuoto che crea un’azione di aspirazione

della pelle, favorendo una blanda vasodilatazione e favorendo lo smaltimento delle tossine. La

circolazione sanguigna e linfatica si attiva e il fibroblasto viene sollecitato a produrre nuove fibre

elastiche.

Infine, quarta fase, viene eseguito un massaggio linfodrenante con un particolare manipolo che rilascia

un gel con sostanze elasticizzanti. Il solco delle smagliature apparirà gonfio, arrossato. Segnali della

riparazione in atto. (Salute, Il Mattino)

CHE DIFFERENZA C’È TRA I VARI TIPI DI GRASSO?

Tutti i grassi sono costituiti da molecole organiche non solubili in acqua, con un alto potere energetico, pari a circa 9 kcal per grammo.

In base allo stato in cui si trovano a temperatura ambiente si distinguono in solidi,

come burro, lardo e margarina, e in liquidi (o oli) quali l’olio d’oliva, di mais, di

girasole ecc. I grassi hanno diversa origine: a quelli vegetali, ottenuti dalla

spremitura di frutti o semi vari, si contrappongono quelli di origine animale, come il

burro, la panna e lo strutto.

Saturazione: La differenza più importante è la struttura chimica delle molecole,

che possono essere “sature” (più ricche di idrogeno) o “insature”, che sono più

salutari. I grassi saturi sono generalmente solidi e si trovano in prevalenza negli

animali di terra. Gli insaturi sono in genere liquidi e sono contenuti soprattutto nei

vegetali e nel pesce. Ci sono però delle eccezioni. L’olio di palma, per esempio, è semisolido a

temperatura ambiente ed è costituito in prevalenza da grassi saturi. (Salute, Il Mattino)

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PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 231

DERMATOLOGIA E SALUTE

UOMINI E COSMETICI, LE CURE PER LA PELLE AL MASCHILE

Sempre più uomini curano la pelle del proprio viso: i prodotti indispensabili e le esigenze diverse rispetto alle donne

I tempi sono cambiati. Basta guardare gli scaffali delle profumerie: qualche anno fa difficilmente si

sarebbero potuti trovare prodotti pensati per lui, oggi è un tripudio di creme, detergenti e profumi

declinati al maschile e secondo le stime dell'unione italiana delle imprese cosmetiche gli uomini sono

responsabili di poco meno di un terzo della spesa cosmetica in Italia.

Che cosa serve però alla pelle del viso virile, così diversa da quella delle donne?

Alla domanda risponde un documento dell'American Academy of Dermatology, dedicato in maniera

specifica a come contrastare l'invecchiamento del viso degli uomini e a quello che non dovrebbe

mancare nel loro beauty.

DIFFERENZE – Il primo dato di fatto è la differenza considerevole della pelle fra uomo e donna:

soprattutto a causa di motivi ormonali, la cute maschile è più spessa, ha pori più larghi, meno grasso

sottocutaneo e produce più sebo (quattro volte di più rispetto al gentil sesso); inoltre, suda di più. Più

tonica e resistente, resta giovanile più a lungo ma non per questo non ha bisogno di cure: più spesso

mista o grassa vista la maggior produzione di sebo, è in realtà molto esposta alla disidratazione perché

gli uomini in genere si lavano il viso con un normale sapone e ciò riduce il film idrolipidico di

protezione presente sulla pelle, facilitando l'evaporazione dell'acqua. Inoltre, la rasatura quotidiana

provoca micro-traumi ripetuti, irritazione e arrossamento, oltre a contribuire anch'essa alla

disidratazione. Il viso maschile, poi, invecchia in modo diverso:

«I peli della barba proteggono un po' il viso e contribuiscono a una minor formazione di rughe facciali.

La scarsità di grasso sottocutaneo fa però sì che con gli anni, quando questo grasso scompare quasi del

tutto, il viso appaia più svuotato di quello femminile; il cedimento cutaneo avviene più repentinamente

rispetto alle donne, così anche le rughe che poi compaiono risultano più marcate e profonde. Infine, gli

uomini hanno un tasso più elevato delle donne di melanoma, probabilmente anche perché molti

tengono i capelli corti o li perdono, esponendo una maggiore area cutanea ai raggi UV».

PRODOTTI – Detto che certamente gli uomini e le donne non sono uguali, quali prodotti per la pelle

non dovrebbero mai mancare nel bagno di un uomo?

«In realtà, come per le donne, non esiste una ricetta che vada bene per qualsiasi tipo di pelle: sarebbe

bene che ognuno, magari con l'aiuto di un dermatologo, trovasse i prodotti e i suggerimenti più adatti

per sé. Detto ciò alcune buone regole di base, da integrare poi con provvedimenti adeguati al proprio

tipo di pelle, possono valere per tutti: innanzitutto, è bene che anche gli uomini imparino a usare ogni

giorno una crema protettiva con filtro solare, perché il sole è il maggiore responsabile

dell'invecchiamento cutaneo oltre che dei tumori della pelle.

Altrettanto importante l'idratazione, anche se pochi uomini ci pensano; infine, sì a un detergente

delicato da usare ogni giorno per pulire il viso». Oltre al classico dopobarba, quindi, non bisognerebbe

dimenticare una buona crema idratante e protettiva e un detergente che non sia aggressivo.

Ci sono poi cosmetici utili per contrastare le rughe, più tutta una serie di procedure che attirano

sempre più anche gli uomini: i filler per rimpolpare i cedimenti, il laser per la couperose o per

eliminare peli superflui dal collo o dalla schiena, il botulino per le rughe o i peeling chimici, con

microdermoabrasione o con laser. «Anche gli uomini tengono sempre di più al loro aspetto, per cui è in

crescita l'utilizzo di tecniche dermatologiche antiaging: l'essenziale è rivolgersi a professionisti

qualificati, che sappiano inquadrare il problema al maschile e possano offrire soluzioni personalizzate e

sicure». (Salute, Corriere)

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PREVENZIONE E SALUTE

I GERMI SI NASCONDONO SU GRATTUGIE E COLTELLI

Gli oggetti insospettabili veicoli di infezioni: il lavello pulito male può essere più pericoloso delle mani sporche

Guardare al microscopio il lavello o il bancone della cucina potrebbe rivelarsi peggio di un film

horror. Perché se non si seguono poche, ma basilari, regole d'igiene queste superfici ospitano orde di

batteri e virus, pronti a farci venire come minimo un mal di pancia. Lavarsi le mani prima e dopo aver

toccato i cibi, pulire con i giusti detergenti i piani di lavoro, fare attenzione

quando si maneggiano carne o pesce crudi sono solo alcune delle norme

fondamentali per la sicurezza alimentare.

UTENSILI - Ora uno studio punta il dito anche sugli utensili: senza una

corretta manutenzione, coltelli e grattugie sono fra gli oggetti più infetti,

perfino più pericolosi delle mani sporche. Lo rivela una ricerca pubblicata su

Food and Environmental Virology da medici del Center for Food Safety

dell'Università della Georgia, negli Stati Uniti, che per la prima volta hanno

dimostrato "sul campo" quanto facilmente si propaghino virus e batteri attraverso gli apparentemente

innocui utensili usati per cucinare.

I ricercatori hanno eseguito alcuni test concentrandosi sulla possibile trasmissione di virus dell'epatite

A e di norovirus, questi ultimi fra i più frequenti responsabili di gastroenteriti con nausea, vomito,

diarrea e crampi addominali.

In alcuni esperimenti si prendevano frutta e verdura contaminata e utensili sterilizzati; in altri, coltelli e

grattugie pieni di virus e cibi "puliti". Alimenti e oggetti sono stati messi a contatto gli uni con gli altri

come per la normale preparazione di un piatto, misurando poi la quantità di germi presenti.

CONTAMINAZIONI - «Se il cibo che viene tagliato o grattugiato contiene virus, in oltre la metà dei

casi coltelli e grattugie risultano poi contaminati - riferisce Qing Wang, coordinatore dello studio -. Per

di più, gli utensili sterili venuti a contatto anche una sola volta con un prodotto infetto possono

contaminarne fino ad altri sette». Insomma, i coltelli e le grattugie si "sporcano" facilmente, ma

soprattutto possono essere un consistente veicolo di infezioni.

«Il livello di contaminazione è variabile e dipende sia dal tipo di alimento che dal virus considerato -

riprende il ricercatore -. Differenze nella struttura di frutta e verdura influenzano tuttavia la capacità di

"trasferimento" dei virus su un'altra superficie e anche la possibilità che i virus stessi si attacchino

all'alimento. Abbiamo visto, ad esempio, che la buccia liscia del melone d'inverno trasferisce sul

coltello più norovirus rispetto a quella rugosa dei meloni classici estivi, mentre per il virus dell'epatite

A accade il contrario».

SPUGNE E STROFINACCI - Il tasso di contaminazione può cambiare, ma resta il fatto che i virus (e i

batteri) passino assai agevolmente dai cibi agli utensili e viceversa: tagliare con la grattugia una

zucchina non ben lavata e poi grattare il parmigiano con lo stesso strumento può essere rischioso, così

come non detergere accuratamente un coltello fra una preparazione e l'altra.

Altrettanto essenziale è pulire il lavello, che secondo diversi studi è uno dei luoghi più sporchi di casa.

Un'indagine dell'Hygiene Council britannico di qualche tempo fa, infatti, ha dimostrato che in un caso

su tre il lavello è ancora più sporco del pulsante dello sciacquone, e può facilmente ospita batteri come

Escherichia coli, Stafilococco aureo o Pseudomonas. La colpa, in questo caso, è delle spugnette e degli

strofinacci che si usano per pulire i piatti e asciugarsi le mani, ma che in breve tempo diventano un

ricettacolo di sporco. Cambiare spesso spugnette e strofinacci è quindi un’altra delle regole più

importanti per non avere brutte sorprese in cucina. (Salute, Corriere)