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109 a Stagione di concerti 2018-2019 MARTEDì 26 MARZO 2019 ORE 20:45 HÈSPEROS PIANO TRIO FILIPPO LAMA violino STEFANO GUARINO violoncello RICCARDO ZADRA pianoforte INTEGRALE DEI TRII CON PIANOFORTE DI BEETHOVEN - quarto concerto

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109a Stagione di concerti 2018-2019

MARTEDì 26 MARZO 2019ORE 20:45

HÈSPEROS PIANO TRIO FIlIPPO lAMA violinoSTEFANO GuARINO violoncelloRICCARDO ZADRA pianoforte

INTEGRALE DEI TRII CON PIANOFORTE DI BEETHOVEN - quarto concerto

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luDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)

IntroduzIone e VarIazIonI per trIo con pIanoforte In Sol maggIore sul lied “ich bin der schneider KaKadu” Op. 121a Introduzione. Adagio assai Tema. Allegretto con variazioni

QuattordIcI VarIazIonI Su tema orIgInale in Mi beMOlle MaggiOre Op. 44

trIo con pIanoforte In mI bemolle maggIore WoO. 38 Allegro moderato Scherzo: Allegro ma non troppo Rondò: Allegretto

TriO per archi e pianOfOrTe Op. 1 n. 3 in dO MinOre Allegro con brio Andante cantabile con variazioni Menuetto. Quasi allegro Finale. Prestissimo

HÈSPEROS PIANO TRIO

«I tre solisti hanno dato l’impressione che oltre non si possa andare nella decifrazione del “mistero musica” e dei suoi segreti di fabbricazione alchemica». Con queste parole Quirino Principe recensiva, nell’ottobre 2009, l’esordio dei tre musicisti che oggi compongono l’Hèsperos Piano Trio. Da allora una serie di collaborazioni si è susseguita negli anni e ha portato alla costituzione di un trio stabile, attualmente protagonista, con l’integrale dei trii di Beethoven, su alcuni prestigiosi palcoscenici italiani. Il sodalizio, forte di uno spontaneo e naturale affiatamento, è basato sulla condivisione di percorsi musicali molto diversi che comprendono una rete di esperienze solistiche, cameristiche, orchestrali e didattiche di livello internazionale.Dopo il diploma con il massimo dei voti e la lode, Filippo Lama si è pefezionato con rinomati maestri quali Corrado Romano, Paolo Borciani, Franco Rossi, Franco Gulli ed Enrica Cavallo. In formazione di duo violino-pianoforte si aggiudica vari concorsi e tiene concerti per importanti festival e società musicali. Suona regolarmente in varie formazioni cameristiche realizzando anche apprezzate incisioni discografiche. Docente preparatore e spalla dell’Orchestra del Teatro Olimpico, collabora negli anni come violino di spalla e solista con l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra del Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo, I Pomeriggi musicali di Milano, esibendosi in importanti sale d’Europa e America. Dal 2007 è direttore artistico e Konzertmeister dell’Orchestra da Camera di Brescia. Dal 1983 è titolare della cattedra di violino al Conservatorio “L. Marenzio” di Brescia. Stefano Guarino, diplomato in violoncello e pianoforte con il massimo dei voti, è primo violoncello della Camerata Salzburg e collabora nello stesso ruolo con l’Orchestra da Camera di Mantova. è inoltre Primo violoncello-tutor dell’Orchestra “Archi” di Torino, città dove tiene masterclass per l’Associazione “De Sono”. è vincitore di premi nazionali ed internazionali in ambito solistico e cameristico, sia col pianoforte che con il violoncello. Insegna al Conservatorio di Trento. Nell’ultimo triennio è stato invitato in varie città italiane a presentare concerti nei quali alterna composizioni per violoncello solo e per pianoforte solo. Riccardo Zadra unisce una vasta esperienza professionale come solista e camerista alla passione per l’insegnamento e la ricerca. Il suo repertorio spazia da Bach a Ligeti e comprende l’integrale pianistica di Bizet e Debussy. Ha suonato come solista per importanti istituzioni concertistiche e con orchestre quali la Symphony Orchestra di Sydney, l’Orchestra sinfonica del Cile, l’Orchestra della RAI, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra Sinfonica Siciliana. Vincitore del secondo premio al Sydney International Piano Competition, è docente di pianoforte al Conservatorio di Vicenza. Da molti anni conduce, con Federica Righini, un’originale ricerca sugli aspetti psicofisiologici dell’interpretazione musicale.

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NOTE Al PROGRAMMA

I protagonisti del concerto di questa sera hanno pensato di iniziare il programma proponendo al pubblico un Trio in Mi bemolle maggiore il cui manoscritto fu rinvenuto fra le carte del compositore da Anton Schindler – il primo biografo di Beethoven – poco dopo la sua morte. L’autenticità della partitura fu asseverata da Anton Diabelli, Carl Czerny e Ferdinand Ries (quest’ultimo era stato allievo e poi segretario di Beethoven), tre autorevoli rappresentanti del mondo musicale che il 1° febbraio del 1830 scrissero: i sottoscritti confermano che il Trio per pianoforte, violino e violoncello che incomincia così (indicando il tema iniziale) è un’opera autentica di Beethoven, che il Sig. Anton Schindler ne possiede il manoscritto originale, appartenente alle opere postume del Maestro, e che esso non è apparso in nessuna pubblica edizione. Così questo Trio venne successivamente catalogato come WoO 38, laddove l’acronimo WoO sta per Werke ohne Opuszahl, in italiano “composizioni senza numero di Opus”. Fugati i dubbi sull’autenticità, il lavoro venne pubblicato nello stesso anno suscitando poi un ampio dibattito sull’epoca della sua composizione. Secondo alcuni Beethoven avrebbe inizialmente pensato di inserire questo Trio fluido e leggero nell’Opera 1, considerandolo poi “troppo debole”; secondo Schindler si tratterebbe invece di un’opera giovanile composta ancora a Bonn intorno al 1790.

Eleganza e equilibrio della scrittura sono i tratti che caratterizzano l’Introduzione e Variazioni per Trio con pianoforte in Sol maggiore che Beethoven offrì all’editore Härtel di Lipsia nel 1816 precisando che pur trattandosi di una delle sue prime opere, non gli stava certo offrendo della “merce scadente”. Con Härtel l’affare non andò a buon fine. è dunque plausibile che Beethoven scrisse questo gradevolissimo brano nei primi anni del 1800 – in una prima versione per solo pianoforte, poi trascritta in forma di trio – attingendo il tema dal lied “Ich bin der Schneider Kakadu” (“Io sono il sarto Kakadu”) tratto da un’operetta del 1794 di Wenzel Müller. Il pezzo rimase nel cassetto fino al 1816 quando, approfittando di un periodo di calma e spinto dalla necessità di fare cassa, Beethoven lo riprese in mano in vista di una pubblicazione sistemandolo qua e là con aggiunte e ritocchi. Rifiutato, come detto, una prima volta, venne finalmente pubblicato nel 1824 dall’editore viennese Steiner con il numero d’opera 121a.

Nelle 14 Variazioni che aprono la seconda parte del programma di questa sera troviamo di nuovo un Beethoven “giovanile”, restando inteso che quando si parla del grande maestro di Bonn tale aggettivo non va interpretato come sinonimo di “minore”. Composta verosimilmente negli ultimi anni del ‘700 – e dunque coeva dei trii Op. 1 – la serie di queste 14 Variazioni di straordinaria eleganza si dipana partendo da un tema molto modesto in Mi bemolle maggiore (una semplice successione armonica di accordi), scelta fatta da Beethoven molto probabilmente ad arte, proprio per mettere in evidenza la sua abilità nel far scaturire da tanta semplicità una ricchezza di contenuti melodici e ritmici di estrema freschezza che peraltro richiamano particolari stili e forme musicali. Pubblicate dall’editore “Bureau des Arts et d’Industrie” nel 1804 e molto apprezzate dal pubblico, queste

14 deliziose miniature sono state non a caso registrate da alcuni fra i più importanti musicisti del Novecento: fra questi il Beaux Arts Trio, Barenboim-Zukerman-Du Pré, Kempff-Szeryng-Fournier e Ashkenazy-Perlman-Harrell.

Chiude il concerto di questa sera – e insieme il ciclo completo dedicato ai trii con pianoforte di Beethoven propostoci nelle ultime stagioni dall’Hésperos Piano Trio – l’intenso e geniale Trio Op. 1 n. 3 in Do minore. Fra i primi amici che Beethoven frequentò in quel di Vienna ci fu il principe Carlo di Lichnowsky (già “sponsor” di Mozart) che assieme alla moglie Christiane accolse per un certo periodo nel suo palazzo il giovane compositore e soprattutto lo spronò ad andare avanti per la sua strada quando il pubblico viennese, che pure andava in visibilio per le sue doti di virtuoso al pianoforte, iniziò a giudicare “difficile” la sua musica: anche se solo pochi mi capiscono – scrive Beethoven al collega Johann Andreas Streicher nel 1796 – sono già contento!Fra i tanti che non capirono il Trio n. 3 c’era anche il signor Franz Joseph Haydn che era stato invitato da Lichnowsky alla prima esecuzione dei tre lavori con i quali Beethoven iniziava ufficialmente la sua carriera compositore. Ferdinand Ries, presente alla serata, racconta che i Trii fecero immediatamente una straordinaria impressione e che Haydn, pure, disse molte belle cose su di loro, ma consigliò a Beethoven di non pubblicare il terzo, quello in Do minore. La cosa sorprese molto Beethoven, perché invece lo reputava il migliore; quel giudizio ha conficcato nella sua mente la convinzione che Haydn fosse geloso e invidioso, e che gli volesse male. In realtà Haydn voleva mettere in guardia l’esordiente collega da tutte le critiche che gli sarebbero piovute addosso da lì in avanti per il carattere rivoluzionario, turbolento e geniale del suo pensiero musicale.Al principe Lichnowsky sono dedicati i Trii Op. 1, ma anche altri importanti lavori come la “Patetica” e la Sinfonia n. 2.

BUONE NORME PER L’ASCOLTO ED IL RISPETTO DEI VICINIÈ vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. A concerto iniziato, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:- disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi sonori;- evitare colpi di tosse e lo scarto rumoroso delle caramelle;- non lasciare la sala fino al congedo dell’artista e attendere l’accensione delle luci.

UN CONSIGLIO DI LETTURA

Federica Righini e Riccardo Zadra: MAESTRO DI TE STESSO-PNL PER MUSICISTI (Edizioni Curci)

Il libro nasce dalla Ventennale ricerca di due concertisti e docenti di pianoforte e propone un percorso che offre a studenti e professionisti e appassionati le strategie più efficaci per espandere le proprie risorse creative. Completa il volume un’ampia intervista con il pianista Aldo Ciccolini nella quale il grande maestro sottolinea l’importanza di questi temi.

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