MARIA LAI VENTOTENE MAURO SANTINI BRUNO ROBERTI VALERIO … · 2012-12-11 · BRUNO ROBERTI VALERIO...

3
L’AFRICA DEL SUD CI APPARTIENE. UN FILM SULLA MUSICA E SULLA CULTURA DELLA TUNISIA NERA FESTIVAL D’ANNATA JON SPENCER, INTERVISTA MARIA LAI VENTOTENE MAURO SANTINI BRUNO ROBERTI VALERIO ZURLINI DAVID CAGE

Transcript of MARIA LAI VENTOTENE MAURO SANTINI BRUNO ROBERTI VALERIO … · 2012-12-11 · BRUNO ROBERTI VALERIO...

L’AFRICA DEL SUD CI APPARTIENE. UN FILMSULLA MUSICA E SULLA CULTURA DELLA TUNISIA NERA

FESTIVAL D’ANNATA JON SPENCER, INTERVISTA

MARIA LAI VENTOTENE MAURO SANTINIBRUNO ROBERTI VALERIO ZURLINI DAVID CAGE

di .ZIP

●●●I politici, specialmente gli exdemocristiani, continuano a ripetereche sul caso Moro ci sono ancoratroppi segreti, troppi misteri. Ma qualisegreti e misteri? È tutto semplice edevidente, ed era evidente soprattuttoa Moro, che nelle lettere si ostina aripetere che se qualcuno volevaliberarlo la strada c’era, era possibile,bastava scambiare la sua vita conquella di qualche brigatistaincarcerato. Moro si chiedenell’ultima lettera: «Da che cosa sipuò dedurre che lo Stato va in rovina,se, una volta tanto, un innocentesopravvive e, a compenso, altrapersona va invece che in prigione, inesilio?». Lo dice chiaro che è laDemocrazia cristiana che non vuoletrattare, che la ragion di Stato, per luiin quella situazione cosìincomprensibile, lo condanna. Lastessa ragion di Stato che hacondannato gli innocenti di Ustica, dipiazza Fontana, della strage diBologna. Una verità evidente, allaluce del sole, lampante per chiunquelegga con una minima attenzione lelettere di Moro, uno tra i piùinteressanti documenti della storiadella Prima Repubblica, in cui emergela meschinità e il cinismo del potere,proprio dalle parole di chi quel poterelo conosce bene per averlo gestito perdecenni. Moro è stato sacrificato dallaDc, dalla logica interna degli stessicentri di potere di cui faceva parte. È

questo che non si vuole riconoscere.Ci spieghino loro come mai hannopreferito lasciar uccidere Moro. […]

●All’interno del primo numerodella rivista «Metropoli» c’è ilfumetto sul caso Moro […]. Lopubblicaste a un anno dagliavvenimenti, nel giugno 1979.Perché la scelta di affrontarel’affare Moro in questa forma?Perché la forma del fumetto è unaforma metropolitana,contemporanea, molto efficace, che faparte dei linguaggi e dei gerghi dellacomunicazione di massa. Si è volutascegliere una forma di presaimmediata, di forte efficacia, evitandoogni forma di discorso paludato,solenne o semplicemente astratto; farvedere, o meglio, sollecitarel’immaginazione rispetto a unasequenza di eventi drammatici comeera stato l’affaire Moro sembrava unascelta legittima. Poi naturalmente lascelta che sta dietro la forma fumettoè la scelta di una narrazione, di unracconto, e la scelta di un raccontoera tanto più necessaria tanto più chedei particolari concreti dell’affaireMoro si sapeva ancora assai poco.Occorreva, per così dire, unsupplemento d’immaginazione percolmare le lacune conoscitive.Bisognava rappresentare unasequenza di gesti anche laddovealcuni di essi non erano conosciuti,per esempio il posto dov’era statoportato Moro dopo lo scontro a fuocodi via Fani non lo si sapeva, peròandava immaginato un luogo, dandoogni volta una concretezza anchenella forma di ipotesi, disupposizione, di immaginazione atutta la vicenda. Naturalmente vi è unsucco politico molto netto e moltochiaro che regge quel fumetto, quellanarrazione, quello sforzo diimmaginazione. Il succo politico è,come è evidente dall’inizio alla finedel testo e delle immagini, il caratterefondato, verosimile e moltoimportante dell’ipotesi di unatrattativa e di un buon esito di essa,ossia si era sfiorata la possibilitàconcreta di un esito non cruento perquanto riguardava la persona diMoro, laddove lo Stato, le istituzioni,il sistema dei partiti fosse stato omeno abbarbicato su se stesso, menorigido, meno dotato di riflessipavloviani votati alla fermezza e allachiusura. Il tessuto connettivopolitico del fumetto era la riletturadella vicenda di un anno prima inchiave di trattativa possibile, ditrattativa colpevolmente omessa daparte di Stato e partiti.

●Il primo numero di «Metropoli» fupoi sequestrato. Come andò?Il primo numero di «Metropoli» fusequestrato in tutte le edicole dellaRepubblica all’inizio del giugno del1979, due giorni dopo che era uscito.Naturalmente questo era dovuto a uninsieme di cause, non solo al fumetto.Era dovuto al fatto che su «Metropoli»scrivevano alcuni degli imputati delprocesso 7 aprile. Due mesi prima erascattata la antagonista,dell’Autonomia operaia. Tra gliarrestati e i latitanti che si eranosottratti all’arresto del 7 aprile 1979 vierano alcuni redattori di «Metropoli»,valgano per tutti i nomi di FrancoPiperno, Oreste Scalzone e LausoZagato. Il fatto che la rivista uscissedenunciando l’operazione poliziescae piccista (l’operazione del 7 aprile

LE POLAROID DI MORO●●●A cura di Sergio Bianchi e Raffaella Perna, edito da DeriveApprodi «Le polaroid diMoro» è in uscita a fine settimana. Si apre con il saggio di Pio Marconi «Il sequestro Moro.Una strategia allo specchio», i fatti sono raccontati in «Viaggio nella vertigine» di MarcoClementi, «L’acquario» di Sergio Bianchi, frutto di montaggio di testimonianze, quindi le foto,i comunicati, le prime pagine dei quotidiani italiani e stranieri, i poster del Male e la rispostadi Gad Lerner sulla «Stampa», le altre vignette satiriche, il falso comunicato. Seguono leletture eretiche di Claudio D’Aguanno («Moro non è Moro»), la storia del fumetto di«Metropoli», «Lettere dal carcere di Moro» di Lanfranco Caminiti (che firma anche lacronologia dei cinquantacinque giorni), fino ai saggi sull’immaginario mediatico e artistico.

«Il fumetto proibitorileggeva lavicenda in chiavedi trattativapossibile, madi trattativacolpevolmenteomessa da partedi Stato e partiti»

IMMAGINA,PUOI

Intervistaa Paolo Virno

L’affare Moro. Le foto, le immagini e la storia di un fumettoperseguitato. In un libro di DeriveApprodi la tragedia analizzata apartire dai suoi elementi visuali, consentiti e proibiti. Come il numerodi «Metropoli» sequestrato nel giugno 1979, due giorni dopo l’uscita

(2) ALIAS22 SETTEMBRE 2012

di RAFFAELLA PERNA*

●●●Trascorsi due giorni dalsequestro di Aldo Moro e dalmassacro dei cinque uomini dellascorta, il 18 marzo del 1978 le Brigaterosse rivendicano l’attacco, inviandoalla stampa un primo comunicatocon una polaroid che ritrae il leaderdella Democrazia Cristiana nella«prigione del popolo». Nei 55 giornisuccessivi al rapimento le Brinvieranno altri sette comunicati: aquesti si aggiunge quello «falso» del18 aprile, in cui viene segnalata lamorte di Moro e indicato il Lagodella Duchessa come il luogo doverecuperare il cadavere. Il 20 aprileviene recapitato il «vero»comunicato n. 7 insieme a unaseconda foto di Aldo Moro con inmano una copia de «la Repubblica»del giorno prima. Il 9 maggiol’epilogo: in via Caetani, a Roma,viene ritrovato il corpo senza vita delPresidente, rinchiuso nel bagagliaio

di una Renault 4.In questo momento di grave crisi

istituzionale e politica il giornalismoitaliano è costretto a interrogarsicriticamente sul proprio ruolo e sulpotere connesso alla propriafunzione, trovandosi ad affrontare undilemma morale di primariaimportanza: decidere se pubblicarevolantini, comunicati e foto inviatedalle Br, e soprattutto con qualimodalità, viene avvertito daigiornalisti delle principali testatenazionali come una scelta difficile enon priva di contraddizioni... «Siamocostretti a riprodurre, per dovere dicronaca, le foto di Aldo Moro» silegge sul quotidiano del Pci «l’Unità»il 19 marzo 1978. «Possiamodisarmare anche nella propaganda iterroristi senza rinunciare al nostroruolo di giornali - e di giornalisti -liberi?» è la domanda che apparesulle pagine del «Corriere della Sera»il 21 marzo. Proprio il «Corriere»dedicherà ampio spazio al dibattito

sui rapporti tra stampa e terrorismo(...). Sull’argomento interviene anche«la Repubblica» che il 22 marzo sirivolge ai direttori di undiciquotidiani italiani chiedendo loroquale potrebbe essere la reazione delgiornale nell’ipotesi dell’arrivo inredazione di un nastro con unapresunta «confessione» di Moro:soltanto due tra gli intervistatirispondono che farebbero a meno dipubblicarla. Il dibattito assumesubito una fisionomia trasversale,coinvolgendo personalità del mondodella cultura, tra cui EugenioMontale, chiamato a prendereposizione sul «Corriere». Alladomanda se avrebbe pubblicato lafoto e il volantino delle Br qualora sifosse trovato al posto del direttore diun quotidiano, il poeta, dopoun’iniziale titubanza, rispondenegativamente, a causa dell’altorischio di emulazione insito nel darevisibilità al messaggio brigatista. Inmodo radicalmente differenteaffronta la questione Umberto Econell’aprile del 1978, nel convegnomilanese Realtà e ideologiedell’informazione, dove sostiene cheai giornali non resta altra scelta chepubblicare il materiale inviato dalleBr, senza paura di fare pubblicità alleloro idee (...) I profondi dubbi eticisollevati dal caso Moro diventano unmotivo urgente di riflessione anchein ambito artistico, specialmente perautori impegnati a verificare i nessitra media e comportamento sociale:le immagini del sequestro Moro, inparticolare le due polaroid delPresidente, si configurano come unafonte iconografica altamentesignificativa - sia per l’eccezionalitàstorica, sia per la risonanza mediatica- a cui attingere, al fine di mettere inluce le dinamiche del sistemainformativo e il ruolo della stampanel formare e indirizzare l’opinionepubblica. Nel relazionarsi con taliimmagini, artisti di formazione eambiti diversi quali SarahCharlesworth, Mimmo Rotella, MarioSchifano, Lamberto Pignotti, RemoRemotti e più recentemente MaurizioCattelan e Elisabetta Benassi, dannovita a opere in cui la realtà non è piùconcepita come un qualcosa che puòessere rappresentato tramitel’invenzione e l’espressioneindividuale. Il reale viene sempre esoltanto indicato, citato, decostruito apartire da immagini preesistenti,attraverso il recupero di materialiiconografici già pronti, su cui l’artistainterviene a posteriori con azionivolte a smontare, riassemblare,detournare; in tal modo l’idea stessadi arte come espressione dellasoggettività è posta radicalmente indiscussione. La riproduzione dellaprima polaroid di Moro è al centrodelle riflessioni del poeta visivoLamberto Pignotti apparso il 25marzo del 1978 sulle paginedell’«Unità»... Secondo Pignotti imedia hanno trasformato l’evento delsequestro Moro in un «racconto apuntate» davanti al quale l’opinionepubblica è spinta a domandarsi qualesarà il seguito (...) Interessato allecomplesse implicazioni mediatichedel rapimento di Moro, Pignottirealizza due opere attraverso ilrecupero delle prime pagine di «Paesesera» e di «Repubblica» su cui sonoriprodotte le polaroid del presedentedella Dc pubblicate rispettivamente il18 marzo e il 21 aprile del 1978,apponendovi la propria firma. Il gestoappropriativo fa parte del più ampioprogetto Journal, dove il titolo èinteso nella doppia accezione diquotidiano e di diario intimo,presentato nell’omonimo volume del1976 (...) A livello internazionalevengono pubblicati i celebri Ways ofSeeing (1972) di John Berger e OnPhotography (1977) di Susan Sontagprontamente tradotto in italiano daEinaudi nel 1978. In Italia, oltreall’importante saggio Fotografia einconscio tecnologico (1979) diFranco Vaccari, in cui l’artista sisofferma lungamente sul rapportotra fotografia, iniziano a circolaretesti quali Mettiamo tutto a fuoco!Manuale eversivo di fotografia (1978)dove l’ultima sezione è interamentededicata al legame tra fotografia e«quarto potere» e all’usostrumentale di questo mediumnell’ambito della politica culturaleperseguita dai giornali.

*di Raffaella Perna, storica e criticadell’arte contemporanea, esperta distoria della fotografia, pubblichiamoun breve estratto del saggio contenutonel volume «Le polaroid di Moro»curato da lei insieme a Sergio Bianchi.

GERENZA

ARTE E INFORMAZIONE ■ IL CASO MORO

Le immaginimediatichenella ricercaartistica

era fortemente auspicata dal Partitocomunista italiano) non poteva chesembrare un gesto di protervia,naturalmente questa impressione hacontribuito al provvedimento disequestro. Poi vi era il fumetto. Poi viera stato l’arresto di Morucci eFaranda che erano usciti un po’ ditempo prima dalle Brigate rosse eche avevano trovato una ospitalitàtramite vecchie conoscenze legate alvecchio gruppo di Potere operaioche si era sciolto nel 1973. Lamaniera in cui avevano trovatoquesta ospitalità passava anche peralcune persone della redazione di«Metropoli». Fumetto, operazione 7aprile, questa sorta di vicinanza nonpolitica, non di programma politico,ma di aiuto, di appoggio di duepersone in fuga, questo insieme dicose provoca il sequestro dellarivista. Per altro la rivista, va dettosubito, era nata non come una rivistavolta a riflettere sulla lotta armata,ma sulle nuove caratteristiche dellavoro e del non lavoro sociale, suquell’onda lunga culturale, sodale epolitica inaugurata dal movimentodel ’77. Per quanto riguarda ildisegnatore del fumetto ha vissutoepisodi che, allora drammatici, adistanza di tanto tempo fanno anchesorridere e mostrano lo straordinariogrado di ridicolo di cui non esitaronoa coprirsi le istituzioni. Il giudicechiese a Madaudo, il disegnatore delfumetto Moro, in un interrogatorio:«Ci dica dunque dov’era il garageche lei col disegno ha rappresentatocome il posto dove era stato portatoMoro dopo il rapimento di viaFani». Naturalmente quello nonpoté che tirare fuori un suo vecchiofumetto di tutt’altra natura, di tipocommerciale, in cui era disegnato ilgarage che gli aveva dato lo spuntopratico per disegnare la vignetta suMoro. Il disegnatore non fuincriminato, ma certo interrogatocon grinta per estorcere dalle tavoledel fumetto quella verità falsa di cuiloro cercavano conferma, il fattoche Autonomia e «Metropoli»,rivista dentro l’Autonomia, fosse inrealtà la direzione di tutta la lottaarmata nazionale.

Il Manifestodirettore responsabile:Norma Rangerivicedirettore:Angelo Mastrandrea

Alias a cura diRoberto Silvestri

Francesco Adinolfi(Ultrasuoni),Matteo Patrono(Ultrasport)con Massimo De Feo,Roberto Peciola,Silvana Silvestri

redazione:via A. Bargoni, 800153 - RomaInfo:ULTRAVISTAe ULTRASUONIfax 0668719573tel. 0668719549e 0668719545email:[email protected]:http://www.ilmanifesto.itimpaginazione:ab&c - Romatel. 0668308613ricerca iconografica:il manifesto

concessionaria di pubblicitá:Poster Pubblicità s.r.l.sede legale:via A. Bargoni, 8tel. 0668896911fax 0658179764e-mail:[email protected] Milanoviale Gran Sasso 220131 Milanotel. 02 4953339.2.3.4fax 02 49533395tariffe in euro delleinserzioni pubblicitarie:Pagina30.450,00 (320 x 455)Mezza pagina16.800,00 (319 x 198)Colonna11.085,00 (104 x 452)Piede di pagina7.058,00 (320 x 85)Quadrotto2.578,00 (104 x 85)posizioni speciali:Finestra prima pagina4.100,00 (65 x 88)IV copertina46.437,00 (320 x 455)

stampa:LITOSUD Srlvia Carlo Pesenti 130,RomaLITOSUD Srlvia Aldo Moro 4 20060Pessano con Bornago (Mi)

diffusione e contabilità,rivendite e abbonamenti:REDS Rete Europeadistribuzione e servizi:viale BastioniMichelangelo 5/a00192 Romatel. 0639745482Fax. 0639762130abbonamento ad Alias:euro 70,00 annualeversamentisul c/cn.708016intestato a Il Manifestovia A. Bargoni, 800153 Romaspecificando la causale

Metropoli. Mi fa uno strano effettorileggere a tanti anni di distanza il primoe incriminatissimo numero della rivistaMetropoli uscita nel giugno del 1979,immediatamente mi rendo conto dellaqualità grafica così tipica di quegli anni, lacarta è ruvida e le immagini sono poche e aparte la prima pagina dell’inserto «fumetto»sull’affare Moro disegnato da Madaudo eMelville, che fu la molla che fece scattarel’indagine, l’unico colore che appare di tantoin tanto è il rosso. Piccole strisce rosse efondi rettangolari rossi a sottolinearequalche parola che risalta in bianco sullacopertina. Se si pensa che la rivista(uscirono solo sette numeri dal ’79 all’81),fu materialmente redatta da sole duepersone Giorgio Accascina e PaoloZappelloni che si riunivano sotto il pergolatodel baretto di porta S. Pancrazio dietro alGianicolo a Roma per timore di esserearrestati (o costretti alla latitanza) comequasi tutti gli altri autori diMetropoli bisognaammettere che non era priva di una certasobria eleganza e, cosa che sarebbeimpensabile adesso, aveva addirittura i contiin verde non in rosso cioè! Infatti a dispettodel teorema del giudice Imposimato cheipotizzava che quel gruppo di sedicentiintellettuali (Franco Piperno, OresteScalzone, Lanfranco Pace, Paolo e ClaudioVirno, Lucio Castellano, Libero Maesano,Bifo, Piero Lo Sardo ed altri) che suMetropoli si esprimevano fossero guidatidalle occulte e sapienti strategie del grandevecchio (non esplicitamente machiaramente individuato nella persona delsenatore socialista cosentino GiacomoMancini) e attraverso il «mensile politico»dirigessero niente meno che l’interacompagine del terrorismo rosso, il giornaleusciva regolarmente in edicola e non erafinanziato da rapine né usava linguaggicifrati per dare direttive guerrigliere. Tutto èpalese. Le parole che si rincorrono da unarticolo all’altro sono movimento, corposociale, collettivo, compagni, fabbrica,carcere, autonomia, lotte, rivoluzione manon solo, in un articolo del compianto LucioCastellano che titola «C’era la sinistra, c’è ilmovimento» leggo fisicità, corpo, bisogni,desideri, individuo e al centro del paginoneche ospita il suo articolo in una nuvoletta difumo che esce dalla sigaretta di unabellissima Marlene Dietrich in bianco e nerocome fosse un suo pigro pensiero c’è scritto«il socialismo/all’inizio sembrava/ cosacarina,/poi mi sono accorta/che lasola/eguaglianza che realizza/è quella/chesi fonda sul lavoro/salariato/e che la rotturadi questa/eguaglianza/e della suarappresentazione politica/democratica/osocialista è la via maestra/ dellaliberazione». Altri tempi, altre discussioni econtraddizioni, certamente nessunaautocensura, nessun rimpianto se non perla libertà di parola e pensiero anche noncondivisibile ma per l’appunto esprimibile,nella stessa rivista non ricordo in chenumero c’era un «oroscopo del 7 aprile»(altro processo e altro teorema quello diCalogero) veniva chiesto dalla redazione,con notevole humour, una previsione sulfuturo degli imputati ad un gruppo diintellettuali famosi tra cui Umberto Eco eAlberto Asor Rosa che prendevano prudentie politiche distanze ma non si esimevanodal rispondere e quindi comunque appariresull’infamante mensile. Un passatoprossimo che pare remoto tragico e vivaceche nessuno ancora riesce a raccontare perquello che fu, un decennio in cui la frase«l’immaginazione al potere» fu presa tantosul serio da suscitare quella potente e sordae violenta reazione che ci portiamo dietroancora adesso.

L’IMMAGINAZIONEAL POTERE

Nelle pagine alcune immagini del fumetto«L’affare Moro» pubblicato su Metropoli,disegni di Madaudo, sceneggiatura diMelville

Dalle polaroid sulle primepagine dei quotidiani alle operedegli artisti negli anni ’70, ai saggifilosofici, a Cattelan e Benassi

(3)ALIAS22 SETTEMBRE 2012