MARIA GIULIANA - NINA RAINERI 1 MARZO - MAGGIO 2010 SEMINARIO REGIONALE.

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MARZO - MAGGIO 2010

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IL PARLATO

• Comunicare : scopo fondamentale di tutte le lingue• Due gli attori principali : colui che parla e

colui che ascolta• Parlare : è più allusivo e più generico dello

scrivere, è soggettivo ed emozionale• La sintassi : semplice, frammentata, spezzata

e interrotta da intercalari

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IL PARLATODALLA SCHEDA MADRE DI CRISTINA LAVINIO

PIANO NAZIONALE POSEIDON

• Priorità del parlato : la forma più naturale di vita e circolazione di una lingua è il parlato, mentre la scrittura, benché importantissima, è secondaria in molti sensi rispetto al parla;

• La linguistica : è interessata prima di tutto a evidenziare, delle lingue, le regolarità sistematiche. Solo negli ultimi decenni la linguistica ha studiato il parlato, con la costituzione di numerosi e attendibili corpora di parlato per molte lingue e con la progressiva messa a fuoco di fenomeni che mostrano quanto il parlato differisca o possa differire dallo scritto, rivelando una variazione tale da avere talvolta spinto alcuni studiosi a parlare di due grammatiche parzialmente diverse per parlato e scritto.

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• Parlato versus scritto : Ma parlato e scritto sono due polarità, alle estremità dell’asse della variazione diamesica, tra le quali si inseriscono altre varietà, trasmesse lungo canali e mezzi differenti: le moderne tecnologie, dal telefono alla radio o Tv, fino alla rete e alle chat line, complicano di molto la distinzione appena fatta e introducono una serie di possibilità intermedie e intrecciate.

• Oralità e parlato : nella comunicazione orale si producono messaggi (testi); del parlato oltre al testo fa parte la comunicazione non verbale, l’intonazione, la qualità della voce, i gesti, la mimica;

• Testi orali e contesto : i deittici sono spie linguistiche molto forti dello strettissimo legame tra i testi orali e il contesto in cui vengono prodotti ; così come la soggettività, le dislocazioni, le frasi scisse, il tema sospeso, ecc.

• Economia sistemica : minimo uso nel parlato del lessico a disposizione• ridondanza esecutiva del parlato : per descrivere un dato oggetto di

discorso, parlandone per descriverlo, illustrarlo ecc., lo si ribadisce/ripete/riprende più spesso di quanto avvenga mediamente nello scritto e, in genere, usando le stesse parole, senza ricorrere a sinonimi

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I PERCORSI DEL PARLATO NEL PIANO NAZIONALE POSEIDON

The backstage to the performance (Dietro le quinte)

Imparare a comunicare in inglese con il teatro di Giovanna Zappu

• sperimentare una varietà di tecniche "teatrali" e attività ludiche e creative per sviluppare l’abilità del parlato , poter interagire e comunicare in LS

• Il teatro funge da laboratorio per offrire opportunità di simulazione all’alunno- attore invitandolo ad immedesimarsi in situazioni varie e stimolanti per esercitare e sviluppare le capacità comunicative.

• Molte le connessioni e gli spunti che le attività suggerite possono dare anche a insegnanti di altre lingue, compreso l'italiano.

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Suoni diversi in lingue diverse. Tra fonetica, fonologia e simboli grafici

di Cristina Lavinio

Un insegnante di lingua, di qualunque lingua, nondovrebbe mai ignorare il livello fonetico e fonologicodella lingua. Ciò perché: • in ogni lingua si usano suoni o diversi o parzialmente diversi, che talvolta

si articolano in modo differente anche quando sembrano gli stessi e si ricorre, per rappresentarli, alle medesime lettere dell’alfabeto;

• non è semplice e non funziona sempre nello stesso modo, da una lingua all’altra, il rapporto tra i suoni e le lettere che li rappresentano e tra le parole come si dicono e le parole come si scrivono.

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PERCHE’ AL DOCENTE DI LINGUA E’ UTILE IL PERCORSO FONETICO-FONOLOGICO?

• per produrre un inventario delle differenze principali tra il sistema fonologico dell’italiano e quello di altre lingue (in particolare di quella che, eventualmente, insegna come lingua straniera);

• acquisire la consapevolezza delle modalità di articolazione dei suoni vocalici e consonantici dell’italiano e di altre lingue studiate e/o insegnate per trasmetterle all’alunno tecnicamente in modo corretto ;

• conoscere l’Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA è la sigla con cui viene indicato, a partire dalla sua denominazione in inglese, International Phonetic Alphabeth).

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International Phonetic Alphabet

http://www.langsci.ucl.ac.uk/ipa/ (IPA Homepage)

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L’APPARATO FONATORIO• L = Labbra • D = Denti• A = Alveoli• P = Palato• V = Velo• F = Faringe• E = Epiglottide• CV = Corde vocali• LG = Laringe • CN = Cavità nasale • Le frecce indicano il passaggio dell'aria,

proveniente dai polmoni, che passa poi per la laringe e la faringe. In tutte le lingue tutti i suoni o la maggior parte dei suoni è prodotta in fase di espirazione. Solo in alcune lingue, per es. africane, esistono suoni detti clicks, prodotti in fase di inspirazione.

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Trapezio vocalico con le vocali cardinali

• La rappresentazione dei suoni vocalici mediante un trapezio riflette in qualche modo la posizione della lingua (che dobbiamo immaginare rappresentata dalla linea in basso) e lo spostarsi/sollevarsi della sua massa ora in avanti, ora indietro, entro la cavità boccale. Lo spostarsi e ammassarsi della lingua all’interno della cavità orale è fondamentale a determinare la natura dei differenti suoni vocalici. Ma anche il grado di apertura o di chiusura della bocca (assieme alla progressiva distensione delle labbra nel caso delle vocali anteriori; o di arrotondamento nel caso delle vocali posteriori) incide sulla natura dei suoni vocalici prodotti, senza che comunque si interponga alcun ostacolo alla fuoriuscita dell’aria durante la fonazione.

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Il parlato a scuola: dal parlato spontaneo al parlato pianificato in

italiano L1di Luisa Milia

• conoscere il parlato, le sue caratteristiche, il suo funzionamento attraverso l’analisi di esempi di parlato;

• stimolare i docenti a confrontarsi su possibili percorsi didattici con cui guidare gli alunni verso una gestione consapevole del parlato.

• operare un’esplicito spostamento rispetto alla tradizione della scuola italiana, centrata sullo scritto,

• integrare lo sviluppo delle abilità del parlato in misura maggiore e più sistematica nella educazione linguistica.

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TUTTI I DOCENTI FANNO EDUCAZIONE LINGUISTICA?

Tutto il parlato di tutti i docenti, le interazioni in classe, e in particolare il

parlato relativo ai contenuti disciplinari funge da modello, anche se implicito, per

gli alunni.

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CHI PARLA?

Il tempo di parlato occupato in classe dall’insegnante e il tempo disponibile per gli studenti risultano ancora non equilibrati. Inoltre, la pratica della conversazione nelle classi tende a decrescere man mano che si va dalle scuole elementari alle scuole secondarie di secondo grado, cioè proprio in quell’arco di tempo in cui gli studenti hanno più bisogno di essere guidati in pratiche di produzione di un parlato pianificato, in situazioni reali o simulate.

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DAL PARLATO SPONTANEO AL PARLATO PIANIFICATO

• La pratica del costruire il discorso insieme e dell’ascolto reciproco – alunni/insegnante, insegnante/alunni, alunno/alunno -, con la capacità dell’insegnante di incoraggiare la partecipazione dell’alunno al processo didattico, può contribuire a scardinare atteggiamenti di passività degli alunni, può incidere positivamente sulla loro motivazione, ridare senso alla scuola e alla classe come comunità di apprendimento.

• il parlato pianificato, e soprattutto le fasi di predisposizione del parlato pianificato, rimangono un obiettivo in parte mancato nella nostra scuola

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UN PARLATO PER CAPIREIL PARLATO EURISTICO

• è una modalità del pensiero scientifico: parte da ipotesi e procede per tentativi, raccogliendo dati e verificando le ipotesi;

• si esercita su un problema circoscritto e definito sul quale si interviene, presentando e motivando il proprio punto di vista;

• implica l’attivazione non solo di operazioni cognitive, ma anche di operazioni linguistiche e relazionali, in quanto ciascuno misura e modifica i propri punti di vista sulla base di quelli espressi dagli altri membri del gruppo;

• coinvolge tutti gli alunni e per le sue potenzialità dovrebbe essere attivato con frequenza in classe. Infatti avvia gli studenti ad assumere un ruolo attivo in una interazione che prevede l’intreccio continuo e strettissimo tra il parlato e l’ascolto;

• abitua all’uso della lingua in diverse funzioni – argomentare il proprio punto di vista, dare spiegazioni, porre domande, formulare ipotesi o respingerne;

• è una forte molla per l’apprendimento del lessico relativo al tema su cui si lavora in quanto ne stimola il riutilizzo immediato;

• abitua ad un atteggiamento collaborativo con il gruppo per l’esecuzione di un compito o la soluzione di un problema. MARIA GIULIANA - NINA RAINERI 15

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RIFLETTIAMO

Qual’è la ricaduta che può avere

l’uso del parlato euristico in classe in termini di motivazione e sollecitazione

verso un ascolto attivo

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SIMULARE PER IMPARARE A PARLARE • Il ricorso alla simulazione ci permette di riproporre in classe

una pluralità di esperienze che esercitano competenze spendibili nel quotidiano superando l’autoreferenzialità che caratterizza spesso la scuola

• Ma occorre “superare i limiti della simulazione” in modo che la comunicazione può porsi come “reale”, non “falsata” dal fatto che il professore sa già ciò di cui l’alunno parla.

COME?• es.: fare al professore, che non conosce il lavoro, un

resoconto orale di un lavoro svolto con operatori esterni alla scuola, ricorrere molto all’impiego di interviste, di grafici, di statistiche,

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Lessico di frequenza dell’italiano parlato (Corpus LIP)

• LIP è la raccolta di testi dell'italiano parlato più importante e più utilizzata nella ricerca linguistica.

• Fu costituito nel 1990-1992 da un gruppo di linguisti diretto da Tullio De Mauro e servì per costruire, in collaborazione con la Fondazione IBM Italia, il primo lessico di frequenza dell'italiano parlato

Si può consultare il LIP all’indirizzo Badip (banca dati dell’italiano parlato)

• Anche in classe può essere opportuno trascrivere brevi segmenti di parlato per “fermare il parlato”, per poterlo discutere e analizzare

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Il parlato pianificato dei ragazzi in un esempio tratto dal TG Ragazzi Versilia

http://www.viareggiointv.com/jml1_5/index.php?option=com_content&view=article&id=2384

• In questo senso può essere di grande importanza ascoltare a scuola il TG Ragazzi non solo per scopi informativi ma per creare occasioni di riflessione sulla lingua a partire dai testi trasmessi, dalla loro organizzazione, dalle loro caratteristiche, individuando con i ragazzi gli elementi che ne facilitano o ostacolano la comprensione.

• L’attenzione del TG Ragazzi è quella di produrre testi semplici, chiari e precisi ispirati ai criteri di comprensibilità. Ma è evidente che la semplicità e la chiarezza dei testi prodotti va continuamente verificata con i destinatari stessi delle informazioni, i ragazzi appunto, attraverso un lavoro che ne misuri l’effettiva ricezione e comprensione.

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Quando il parlato interferisce con lo scrittoCome affrontare il problema?

• L’insegnante può leggere ad alta voce uno scritto incomprensibile provando ad integrarlo con l’intonazione adeguata del parlato e farlo funzionare bene all’ascolto. In questo modo si possono sottolineare le differenze tra parlato e scritto per fare, magari collettivamente, quel lavoro di individuazione di lessico o strutture sintattiche o testuali tipiche del parlato che non risultano adeguate al testo scritto.

• Ciò può permettere poi di passare al lavoro di adeguamento del testo alle regole della scrittura, curando quindi una maggior precisione sul piano lessicale, minore frammentarietà, coesione, densità informativa, registro adeguato agli scopi e alla situazione per cui il testo viene prodotto.

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PER DIRLA ANCORA CON CRISTINA LAVINIO

“ In realtà, è meglio parlare di usi parlati e di usi scritti della lingua con, per di più, ampie possibilità di sovrapposizione e contaminazione tra gli uni e gli altri; è meglio parlare di linee di tendenza e di forme usate preferenzialmente nel parlato o nello scritto, senza pensare a barriere nette tra le due varietà e tra gli usi linguistici correlati.”

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TRA PARLATO E SCRITTO LE NUOVE FORME DI SCRITTURA

CHAT - SMSLa comunicazione dei giovani.

La comunicazione via chat è scritta, ma la condivisione (nella simultaneità) delcontesto temporale esige quella immediatezza nell’uso scritto che fa sì che lascrittura che ne scaturisce, per spontaneità e scarsità di pianificazione erevisione, sia provvista di alcuni caratteri linguistici, che sono tipici delParlato.Gli SMS sono più vicini al parlato o allo scritto? Per un’osservazione sul campo sarebbe interessante fare una raccolta etrascrizione degli SMS che in un giorno qualunque gli alunni hanno nei lorocellulari.Ciò potrebbe fornire ampi esempi per un’analisi.

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