Maria Bertilla Franchetti Grandi domande C “Vorrei non farti … · della Speranza…” (una...

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Finestre aperte Periodico del Centro Beata Maria Bolognesi Onlus attore della causa di canonizzazione della Beata Maria Bolognesi Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Quadrimestrale. In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la tassa dovuta. Anno XXV n. 3 / 2016 E-mail: [email protected] SITO internet: www.mariabolognesi.com Pagina Facebook: Beata Maria Bolognesi “Vorrei non farti piangere Madre della Speranza…” (una fedele) Maria mentre dipinge un quadro della B. V. Maria. EDITORIALE a cura di MARIA BERTILLA FRANCHETTI Grandi domande C hi siamo? Da dove veniamo? Verso dove andiamo? Le grandi domande sembrano affievolite o spente. Eppure sono essenziali per fondare il “senso dell’esistere” e apprezzarlo nel Mistero. Le domande sono più importanti delle risposte, affermano alcuni. Peraltro esse mantengono desta la tensione della ricerca, allenano le fibre interiori a scavare in profondità, concorrono a rimuovere forme di soggettivismo, ripiegamento sul proprio “io”, autoreferenzialità. Le domande scuotono, dispongono al viaggio della vita. Dio stesso, che si è rivelato nel Figlio, ha in serbo anche per noi un quesito: «E voi... chi dite che io sia?». La Vergine Maria si è posta in modo interrogativo con l’Onnipo- tente che la interpellava per la maternità sui generis, frutto del Cielo. I Santi sono stati una domanda per loro stessi, per il loro tempo e così hanno inquietato coscienze, aperto sentieri nuovi, irrigato spazi di attesa e permesso a tante anime di abbracciare – con la forza pro- pulsiva che giunge dall’Alto – il solo Desiderabile. E oggi si manten- gono fedeli al compito primigenio: suscitare nel quotidiano prodigi di fede e di totale abbandono alla Provvidenza. Maria Bolognesi è tutta una domanda al “suo” Gesù, perché il mondo trovi luce e pace, perché nessuno si percepisca orfano davanti all’Amore più bello e più vero. A fronte degli eventi personali, comunitari e internazionali (talo- ra purtroppo sconvolgenti) è il caso di chiedere: «Dacci, Eterno Padre, grandi domande perché non abbiamo a smarrirci. Dacci la preghiera che impegna i nostri destini a non lasciar morire la speranza. Dacci l’umiltà di riconoscerti anche nelle fatiche e nelle prove, nelle turbo- lenze della storia e nelle precarietà, nelle debolezze e nelle delusioni. Dacci il gusto della tua Misericordia che mai arretra o perde di inten- sità, ma che infinitamente scorre e si moltiplica, allargando lo spettro dell’universale meraviglia». Non dimentichiamo che Papa Francesco, a Cracovia, nella Messa conclusiva della Giornata mondiale della gioventù, ha raccomandato ai presenti: «Non lasciatevi anestetizzare l’anima!». Scrive François Mauriac: «Troppo spesso crediamo che Dio non ascolti le nostre domande, mentre siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte».

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E-mail: [email protected] internet: www.mariabolognesi.com Pagina Facebook: Beata Maria Bolognesi

“Vorrei non farti piangere Madre

della Speranza…”(una fedele)

Maria mentre dipinge un quadro della B. V. Maria.

EDITORIALEa cura di Maria Bertilla Franchetti

Grandi domande

Chi siamo? Da dove veniamo? Verso dove andiamo? Le grandi domande sembrano affievolite o spente. Eppure sono essenziali per fondare il “senso dell’esistere” e apprezzarlo nel Mistero.

Le domande sono più importanti delle risposte, affermano alcuni. Peraltro esse mantengono desta la tensione della ricerca, allenano le fibre interiori a scavare in profondità, concorrono a rimuovere forme di soggettivismo, ripiegamento sul proprio “io”, autoreferenzialità.

Le domande scuotono, dispongono al viaggio della vita. Dio stesso, che si è rivelato nel Figlio, ha in serbo anche per noi un quesito: «E voi... chi dite che io sia?».

La Vergine Maria si è posta in modo interrogativo con l’Onnipo-tente che la interpellava per la maternità sui generis, frutto del Cielo.

I Santi sono stati una domanda per loro stessi, per il loro tempo e così hanno inquietato coscienze, aperto sentieri nuovi, irrigato spazi di attesa e permesso a tante anime di abbracciare – con la forza pro-pulsiva che giunge dall’Alto – il solo Desiderabile. E oggi si manten-gono fedeli al compito primigenio: suscitare nel quotidiano prodigi di fede e di totale abbandono alla Provvidenza.

Maria Bolognesi è tutta una domanda al “suo” Gesù, perché il mondo trovi luce e pace, perché nessuno si percepisca orfano davanti all’Amore più bello e più vero.

A fronte degli eventi personali, comunitari e internazionali (talo-ra purtroppo sconvolgenti) è il caso di chiedere: «Dacci, Eterno Padre, grandi domande perché non abbiamo a smarrirci. Dacci la preghiera che impegna i nostri destini a non lasciar morire la speranza. Dacci l’umiltà di riconoscerti anche nelle fatiche e nelle prove, nelle turbo-lenze della storia e nelle precarietà, nelle debolezze e nelle delusioni. Dacci il gusto della tua Misericordia che mai arretra o perde di inten-sità, ma che infinitamente scorre e si moltiplica, allargando lo spettro dell’universale meraviglia».

Non dimentichiamo che Papa Francesco, a Cracovia, nella Messa conclusiva della Giornata mondiale della gioventù, ha raccomandato ai presenti: «Non lasciatevi anestetizzare l’anima!».

Scrive François Mauriac: «Troppo spesso crediamo che Dio non ascolti le nostre domande, mentre siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte». ■

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2 – Finestre aperte n. 1

1 Editoriale di Maria Bertilla Franchetti

3 Il miracolato di Maria Bertilla Franchetti

3 Agenda a cura della Redazione

4 Mano nella mano a cura della Redazione

5 Pia pratica del mese sacerdotale a cura della Redazione

6 Quando il Signore chiama di Paola Munaro

8 Dom Stanislao M. Avanzo a cura della Redazione

9 Donare e condividere di Giuseppina Giacomini

10 La sete naturale che mai non sazia di Francesco Maria Gigli

11 Il perdono a cura della Redazione

12 Come un esame di coscienza di Silvana Gullo

13 San Giuseppe, sposo di Maria di Súscipe

14 Supplica a Maria Bolognesi di Rosetta Menarello

15 Sms - Mails - Lettere in redazione a cura della Redazione

S ommario

n. 3 / 2016

Finestre apertePeriodico del Centro Beata Maria Bolognesi Onlus attore della causa di canonizzazione della Beata Maria Bolognesi

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Anno XXV n. 3 / 2016

E-mail: [email protected] internet: www.mariabolognesi.com Pagina Facebook: Beata Maria Bolognesi

“Vorrei non farti piangere Madre

della Speranza…”(una fedele)

Maria mentre dipinge un quadro della B. V. Maria.

EDITORIALEa cura di Maria Bertilla Franchetti

Grandi domande

Chi siamo? Da dove veniamo? Verso dove andiamo? Le grandi domande sembrano affievolite o spente. Eppure sono essenziali per fondare il “senso dell’esistere” e apprezzarlo nel Mistero.

Le domande sono più importanti delle risposte, affermano alcuni. Peraltro esse mantengono desta la tensione della ricerca, allenano le fibre interiori a scavare in profondità, concorrono a rimuovere forme di soggettivismo, ripiegamento sul proprio “io”, autoreferenzialità.

Le domande scuotono, dispongono al viaggio della vita. Dio stesso, che si è rivelato nel Figlio, ha in serbo anche per noi un quesito: «E voi... chi dite che io sia?».

La Vergine Maria si è posta in modo interrogativo con l’Onnipo-tente che la interpellava per la maternità sui generis, frutto del Cielo.

I Santi sono stati una domanda per loro stessi, per il loro tempo e così hanno inquietato coscienze, aperto sentieri nuovi, irrigato spazi di attesa e permesso a tante anime di abbracciare – con la forza pro-pulsiva che giunge dall’Alto – il solo Desiderabile. E oggi si manten-gono fedeli al compito primigenio: suscitare nel quotidiano prodigi di fede e di totale abbandono alla Provvidenza.

Maria Bolognesi è tutta una domanda al “suo” Gesù, perché il mondo trovi luce e pace, perché nessuno si percepisca orfano davanti all’Amore più bello e più vero.

A fronte degli eventi personali, comunitari e internazionali (talo-ra purtroppo sconvolgenti) è il caso di chiedere: «Dacci, Eterno Padre, grandi domande perché non abbiamo a smarrirci. Dacci la preghiera che impegna i nostri destini a non lasciar morire la speranza. Dacci l’umiltà di riconoscerti anche nelle fatiche e nelle prove, nelle turbo-lenze della storia e nelle precarietà, nelle debolezze e nelle delusioni. Dacci il gusto della tua Misericordia che mai arretra o perde di inten-sità, ma che infinitamente scorre e si moltiplica, allargando lo spettro dell’universale meraviglia».

Non dimentichiamo che Papa Francesco, a Cracovia, nella Messa conclusiva della Giornata mondiale della gioventù, ha raccomandato ai presenti: «Non lasciatevi anestetizzare l’anima!».

Scrive François Mauriac: «Troppo spesso crediamo che Dio non ascolti le nostre domande, mentre siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte». ■

Intervista a don Marco Ferrari

Il miracolatodi Maria Bertilla Franchetti

L a fede

2 – Finestre aperte n. 3

Direttore Responsabile: Maria Bertilla Franchetti

Direttore: Giuseppina Giacomini

In redazione: Luciano Faraon, Maria Bertilla Franchetti, Silvana Gullo, Pierandrea Gusella, Maria Rosetta Menarello, Paola Munaro

Sede e Redazione: Centro Beata Maria Bolognesi Onlus - Via G. Tasso, 49 45100 Rovigo - Telefono e fax: 0425.27931

Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92 del 30/07/1992

Grafica: Roberto Chillon

Stampa: Papergraf.it S.r.l. - Piazzola sul Brenta (Pd)

Per offerte: Conto corrente postale 26145458

«Il mio paese d’origine è Colzè di Montegalda, provin-cia e diocesi di Vicenza. La parrocchia da cui proven-go conta poco più di 700 persone ed è molto vivace.

Attualmente, da tre anni e mezzo, sono in servizio presso l’Unità pastorale di Asigliano, Cagnano, Cicogna e Pojana Maggiore, sempre nella diocesi di Vicenza», afferma don Marco Ferrari, ordinato sacerdote il 4 giugno scorso dal vescovo Beniamino Pizziol.

Don Marco, com’è nata la tua vocazione?«La mia vocazione è nata all’interno della famiglia

in cui si pregava e si viveva l’essere cristiani in manie-ra semplice e umile. Abbiamo sempre partecipato alla vita della nostra parrocchia. Personalmente, nella fre-quentazione dei gruppi Giovanissimi è maturato in me il desiderio di diventare prete e quindi di entrare in Seminario».

Cosa devi alla Beata oltre che la guarigione mira-colosa all’età di 2 anni?

«Credo che Maria Bolognesi abbia molto da “inse-gnare” ad ogni cristiano che cerca di camminare come discepolo di Gesù sulla via della santità. Per quanto mi riguarda, da Maria sto imparando che la fede non è qual-cosa che è legato prima di tutto a qualche evento straor-dinario e strabiliante, ma ha a che fare con atteggiamenti e gesti quotidiani ispirati al Vangelo di Cristo. Inoltre, Maria mi mostra che non possiamo vivere la fede in Ge-sù fuori o contro la Chiesa: la Chiesa è nostra Madre e Maestra che ci accompagna all’incontro con il Signore; senza un radicamento ecclesiale della nostra vita cristia-na, vaghiamo a vuoto e il nostro essere discepoli di Gesù è fasullo. Maria è stata sempre una figlia umile e docile della Santa Chiesa e questo aspetto, sono convinto, lo dobbiamo riscoprire e vivere oggi: è fondamentale! Infi-ne, credo che l’atteggiamento più importante che Maria continua ad insegnarmi sia quello di vivere il mio rap-porto con Dio sotto il segno della confidenza di un figlio nei confronti di un Padre, che, come scrive lei, “è padre più buono di tutti i padri della terra”».

Quali tratti di Maria Bolognesi ti colpiscono di più e cerchi di imitare nella tua vita sacerdotale?

«Mi colpiscono molto la dedizione e la cura di Ma-ria per i preti, soprattutto per quelli feriti e segnati dal male, di ogni genere. In questo senso, credo che la Bea-ta ci inviti a riscoprire il valore dell’intercessione fra di

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Luglio - Agosto 2016 – 3

Agenda

29 Agosto- ore 9.30

Recita del Santo Rosario- ore 10.00

Santa Messa con padre Luca di Canale

Centro Beata Maria Bolognesi (C.B.M.B.)

7 settembreIII anniversario della Beatificazione Leggasi comunicazione ufficiale su “La Settimana”

22 Settembre- ore 17.30

Recita del Santo Rosario- ore 18.00

Santa Messa con padre Mario Gallian

Centro Beata Maria Bolognesi (C.B.M.B.)

30 del meseore 10.30 (solo se festivo): S. Messa al Tempio cittadino “Beata Vergine del Soccorso”

5 Ottobre- ore 15.30

Recita del Santo Rosario- ore 16.00

Santa Messa con don Camil-lo Magarotto

Centro Beata Maria Bolognesi (C.B.M.B.)

21 Ottobre92° Anniversario della nascita della BeataLeggasi comunicazione ufficiale su “La Settimana”

noi, cioè della preghiera in favore dei fratelli e delle sorelle: come pre-te, credo che questo significhi che uno dei compiti che mi è affidato (forse il più importante!) sia quello di pregare per il popolo che il Si-gnore, attraverso la Chiesa, mi chie-de di pascere».

Secondo te, cosa Maria Bolo-gnesi ha da dire a questo nostro tempo?

«Sottolineo due aspetti: Maria ci insegna a vivere la fede non come sistema di pratiche da realizzare, ma come confidenza umile nel Padre che è nei cieli; inoltre, la Beata ci

mostra che la fede in Gesù non può essere vissuta a partire da fatti stra-ordinari (che ci possono essere, ma non sono fondamentali!), ma nella vita di ogni giorno, segnata dalla fa-tica, dall’umiltà, da nascondimento e, soprattutto, dentro e in comunione con la Santa Chiesa».

Cosa Maria Bolognesi ha da in-segnare ai giovani?

«Ai giovani Maria ha da inse-gnare che credere in Gesù e vivere da cristiani non passa mai di moda: servono coraggio, preghiera, affida-mento. Ma è un’avventura che non delude». ■

Don Marco, dopo l’ordinazone, assieme ad Antonio e Mirella Bolognesi.

Don Marco, terzo da destra, nel giorno della sua ordinazione, il 4 giugno 2016; al centro il vescovo Beniamino Pizziol.

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Trasfigurazione, Morte, Risurrezio-ne e Ascensione.

Ci pare di intuire che i 33 anni della vita del Cristo non hanno né inizio né fine, essendo strettamente uniti tra loro all’interno di quel cer-chio, o di quella sfera, propri della Divinità! Spazio e Tempo si annul-lano nell’Eternità del Padre e del Figlio, che – pieni di amore e mise-ricordia – permetteranno all’uomo redento di tutti i tempi di assurgere all’immortalità. ■

Concludiamo la nostra riflessione, riportando una Poesia, dal titolo più che efficace:

Da sempre affascinata dalla melodia, dal ritmo, dall’ar-monia e dalla musicalità,

perfino da quella dei versi poetici, mi ritrovo come “tabula rasa” in quanto a musica sacra, musica clas-sica, musica operistica, e ancor di più nei confronti della musica co-siddetta “dei nostri giorni”, che non capisco.

Senza anticipare il mio pensie-ro in merito al titolo dato a queste riflessioni, riporto quanto il grande musicista tedesco Johann Sebastian Bach (Eisenach 21 III 1685 - Lip-sia 28 VII 1750) trascrive nell’opera 8° Corale di Lipsia: “Io non voglio lasciare Dio perché Lui non lascia me, Dio mi tiene mano nella mano ed insieme ci incamminiamo verso il tramonto che non ha fine”1.

Non c’è nulla di più bello né di più luminoso, sulla terra, per l’uo-mo, di scoprire quanto Dio ci ami, al punto da prenderci per mano e camminare insieme a noi, giorno dopo giorno.

Il suo Amore per l’uomo è stato e resta avvolto nel mistero della sua grande Misericordia, davanti alla

1 Queste parole sono state citate a me-moria dal professor Pierandrea Gusella di Rovigo.

quale dovremmo tutti abbassare il capo e, consapevoli della nostra po-chezza, o meglio miseria, ripetere, con l’apostolo Tommaso, con un fil di voce, “Signore mio e Dio mio”, aggiungendo, subito dopo, queste parole della nostra beata Maria: “Grazie, Gesù!”.

Dio Padre, che vedo in azione fin dalla creazione dell’uomo – im-mortalata nell’affresco di Miche-langelo Buonarroti, nella Cappella Sistina – mi coinvolge e mi scuote. Stupenda la sua mano che, come u-na calamita arroventata, attira a sé quella di Adamo, che sta ricevendo il soffio vitale.

Davanti alla fragilità della pri-ma coppia – Adamo ed Eva – che si scopre “nuda” a séguito della propria “superbia e disobbedien-za”, Dio non cessa di amare le sue creature, anzi, il suo amore per loro aumenta tanto da voler ricompor-re e reintegrare – nella pienezza dei tempi – l’abisso senza luce e calore, tipico del regno delle tenebre e del-la morte.

Folle d’amore, la Divinità si ri-veste della nostra umanità inviando nel mondo l’Unigénito ovvero il Fi-glio Gesù.

Meditando sulla vita di Gesù, la sintetizziamo con 5 parole: Nascita,

L a fede

4 – Finestre aperte n. 2

Non siamo soli

Mano nella manoa cura della redazione

EbriEtaS (intossicazione)

Morireanche noi

come d’estate cicale,

nel tuo Sole, impazziti,re dell’infinito

canto.

(P. Davide Maria Montagna, 1982)

Cornelis van Haarlem, Il peccato di Adamo ed Eva, 1592.

Michelangelo Buonarroti, la creazione, 1511, Cappella Sistina, Roma.

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Luglio - Agosto 2016 – 5

Proposta su cui meditare

Pia pratica del mese sacerdotalea cura della redazione

La fed E

La pia pratica del “Mese Sacer-dotale” sarebbe stata ispirata dalla Beata Maria Bolognesi

ad un sacerdote in serie difficoltà. Le preoccupazioni angoscianti, le umilianti incomprensioni e addi-rittura la paura lo avevano privato della serenità.

Il ricorso alla cara Beata Maria Bolognesi, che – come è noto – si offrì vittima per la santificazione dei sacerdoti, generò questa lodevole i-niziativa. Presto, tale pia devozione si rivelò efficace e sorprendenti ne furono i risultati.

Va ricordato che l’Immacolata Santissima e il suo Divin Figlio Gesù aspettano questo da ciascuno di noi ed apprezzano moltissimo le preghiere per i sacerdoti.

La pia pratica consiste nel prega-re per 30 giorni consecutivi per al-trettanti sacerdoti, di cui 15 viventi e 15 defunti. Steso un elenco dei sacerdoti, per i quali si intende pre-gare, li si ricorda uno ogni giorno con la recita di 3 Ave Maria, oppure con la recita di un Pater Ave Gloria. Alla preghiera per i sacerdoti defun-ti, si aggiunga una Requiem e, pos-sibilmente, il De Profundis. Cosa al-quanto opportuna è altresì l’offerta – durante la giornata – di qualche piccola rinuncia, o penitenza, o atto d’amore per il sacerdote che si desi-dera ricordare.

I sacerdoti viventi possono es-sere amici o semplicemente cono-scenti, possono essere i parroci di 15 parrocchie, scelte a caso, oppure possono essere altri ancora secondo quanto la fantasia e il cuore sugge-riranno. Non sarà difficile indivi-duarli.

Numerosi sono i sacerdoti de-funti per i quali pregare, per cui sa-

rà facile stenderne un elenco. Non si trascuri di pregare per

il sacerdote che ci ha battezzato, o quello che ci ha ammesso alla Pri-ma Comunione, o quello che ha ac-compagnato il trapasso di un con-giunto, ecc.. (se vivo ricordandolo nella prima quindicina, se morto nella seconda).

L’elenco dei sacerdoti per i qua-li offrire preghiere lo si può anche non redigere. Senza elencarne i nomi, si può pregare ogni giorno per un sacerdote secondo quanto e come la Vergine Maria lo vede e lo assiste.

La pia pratica si può cominciare quando si crede, l’importante è non interromperla, altrimenti – simil-mente a quanto stabilito per la ce-lebrazione delle Messe Gregoriane – bisognerà ricominciare dall’inizio.

Una condotta di vita cristiana, rafforzata e motivata dalla regolare

celebrazione dei sacramenti della Con-fessione e della Comunione, è indispen-sabile affinché la grazia che si chiede con tale pia pratica venga concessa.

Disegno della Beata Vergine con Gesù.

La Redazione suggerisce di chie-dere alcune cose:

- il Nulla Osta nella sede appropria-ta, per la diffusione di tale pratica;

- di far riconoscere la Pia Pratica dalla Congregazione del Culto Divino;

- chiedere alla medesima Congre-gazione che la Pia Pratica venga arricchita di speciali indulgenze.

Inoltre invita i lettori di Finestre Aperte a ripetere, quando possi-bile, questa sorta di invocazione, scritta da P. Davide M. Turoldo: Manda ancora profeti Signore, uomini certi di Dio, uomini dal cuore in fiamme, e tu parla dai loro roveti.

P. Davide M. Turoldo o.s.m.

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6 – Finestre aperte n. 3

La nascita di una vocazione

Quando il Signore chiamadi Paola Munaro

L a fede

Il giorno in cui ho incontrato Lino, ho subito capito che era l’uomo della mia vita! Infatti, ci

siamo sposati a dicembre dello stes-so anno, mentre l’anno appresso è nato nostro figlio Dario, portando avanti una gravidanza a rischio sia per me che per il mio bambino.

Lui – Dario – era la nostra gioia! Buono, sereno anche se parlava po-co, era un bambino speciale e ve lo spiego subito: a tre anni sapeva già leggere, capiva ed intuiva ogni co- sa …; eravamo felici, ma a mio ma-rito un figlio solo non bastava! Nato da una famiglia numerosa, abituato a condividere la sua vita con tanti fratelli, era preoccupato per questo bambino, che cresceva solo fra tanti adulti.

Abbiamo cercato un altro figlio, ma – dopo la prima gravidanza – il ginecologo mi aveva detto:

”Signora si tenga caro questo bambino perché non ne avrà

altri”.

Dopo sei anni, ebbi un piccolo

malessere strano ed inspiegabile cui fece seguito una visita medica; du-rante il controllo medico, con sor-presa insperata per me, il medico mi disse: “Stia tranquilla, tutto nor-male per una gravidanza al sesto me-se”. A queste parole, replicai: “Ma è sicuro, guardi che ho appena termina-to il ciclo ed il test è negativo!”

In me e in noi genitori solo gioia e stupore …; dopo tre mesi è nato Diego, un fagottino di quattro chili, con grandi occhi azzurri vispi e con un sorriso contagioso. Bambino mol-to aperto, curioso, esuberante e cre-ativo, non stava mai fermo e quando lo portavo in chiesa correva subito sull’altare a disturbare il sacerdote.

A sei anni, già molto alto per la sua età, faceva il chierichetto e per sbaglio – assieme agli altri – ha rice-vuto la comunione; per me quell’e-vento è stato un segno del tutto spe-ciale per cui mi sono chiesta: “chissà cosa diventerà da grande”.

Diego ha frequentato le scuole d’obbligo come tutti, poi il liceo arti-stico, designer, poi master industriale a Padova, con risultati molto positivi.

Si impegnò anche come anima-tore e poi catechista in parrocchia: curava gli addobbi della chiesa, preparava l’altare, componeva i fio-ri; in breve, era sempre in chiesa, pronto a soddisfare ogni richiesta del sacerdote.

Cammin facendo, ha comincia-to a lavorare come grafico, mentre ogni giorno al mattino assisteva alla Santa Messa; alla sera, poi, coordi-nava le adorazioni in parrocchia: era un ragazzo dotato di un gran-de carisma, grazie al quale sapeva coinvolgere chi lo avvicinava.

“Il suo viso e il suo sorriso ema-navano luce e serenità”.

A ventinove anni è partito per le ferie senza dire in famiglia dove si portava: venti lunghi giorni di silenzio, il cellulare sempre muto, nessuna notizia neppure per i geni-tori attoniti e preoccupati.

Finalmente, il venti di agosto è ritornato a casa e con il sorriso più radioso, ci ha annunciato:

“Mamma, papà, io vado prete, il Signore mi chiama, è da tanto che mi chiama, è ora di andare”.

Non so spiegare quello che ho provato, se gioia o disperazione, se sorpresa o conferma ai miei dub- bi …; Diego è partito dopo dieci giorni, neanche il tempo di capire ...

È entrato nell’ordine dei Legio-nari di Cristo, un ordine molto ri-goroso, con regole restrittive; nei primi due anni di inserimento vo-cazionale, si poteva telefonargli so-

Diego in un attimo di relax nella sua casa.

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Luglio - Agosto 2016 – 7

lo tre volte all’anno ed era concessa una sola visita!

Diego non aveva né orologio, né cellulare, mentre la sua giornata era scandita fra meditazione, preghiera, sante messe e lavoro.

Credo non sia stato facile per lui abbandonare: ragazza, auto, lavo-ro, tutto, proprio come Gesù aveva chiesto ai suoi discepoli.

Ricordo ai lettori quel suo mo-mento di crisi: inginocchiato da-vanti all’altare, in comunione con Gesù, chiese:

“Signore, fammi capire, dammi un segno, devo resta-re o tornare alla mia vita di

sempre?

Furono quelli degli attimi interminabili, poi – dentro di lui – la voce di Gesù, imperio-sa e dolce, che gli poneva una domanda:

“Cosa devo fare per farti capire che questo è il tuo posto, questa è la tua strada e che per questo sei

nato?”.

Da quel giorno sono passati set-te anni, anni d’amore, anni di de-dizione, di obbedienza, di rinunce.

Sono più di tre anni che Diego è in Cile come missionario, prima a Santiago dove c’è la scuola con più di trecento ragazzi dai sette ai diciassette anni, poi tra i paesi sper-duti fra le Ande a portare la parola di Cristo, a battezzare bambini in piccoli villaggi, dove sono anni che non si vede un sacerdote a portare il

Luca Giordano, la chiamata di Simone (Pietro) e Andrea da parte

di Gesù.

Corpo di Cristo. Gente che ha fame di Cristo, gente semplice che prega e che crede.

A breve, Diego rientrerà in Italia per completare gli studi per il sa-cerdozio, ma il suo cuore rimarrà per sempre con quel popolo lonta-no, dove ha riscoperto cos’è la vera fede.

Solo ora, dopo tanti anni, ho ca-pito che Gesù mi ha mandato que-sto figlio per farlo suo, io sono stata solo il mezzo per farlo nascere, così come Maria, sua madre, era stata prescelta da Dio.

Sono orgogliosa di questo fi-glio, mi sento e ci sentiamo pro-

tetti io, Dario e mio marito; ci sentiamo scelti e prediletti da Gesù per il grande dono che ha fatto a tutti noi, ed è per questo che auguro ad o-gni mamma, ad ogni genitore, di provare quello che sto pro-vando, ovvero, quell’amore che sento in me, quella forza che il Signore mi dà e – lo ri-peto – quel sostegno grande del Suo amore.

Grazie, Signore, per avermi dato questa gioia e per avermi permesso di rendere concreto il tuo disegno divino. ■

Paola e Lino, genitori di Diego.

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8 – Finestre aperte n. 3

Un amico umile, mite e saggio

Dom Stanislao M. Avanzo o.s.b.a cura della Redazione

a ritroso nel tempo

Profondamente innamorato dell’Eucaristia, della Beata Vergine Maria S.S. e al contempo della Re-

gola di San Benedetto, vogliamo ricorda-re Padre Stanislao con alcuni versi del 33° Canto del Paradiso di Dante Alighieri:

Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre,

sua disianza vuol volar senz’ali”. Padre Stanislao, lo possiamo dire e ribadire,

ha sempre “volato alto” nella sua vita di missiona-rio, di docente, di vicario generale, di padre mae-stro di formazione di giovani monaci ecc.

Che dire poi della sua lunga carriera di scrittore e poeta?

Impossibile per noi farne l’elenco, per cui ricorderemo sola-mente quel libro che maggiormente ha favorito la nostra collaborazione e ami-cizia durante il periodo del suo soggiorno a Lendinara,

presso la Basilica del Pilastrello “Maria Bo-lognesi Il fascino dell’umile” (anno 2008).

Figlio del Polesine, ha voluto dedi-care questa biografia di Maria Bolo-gnesi al suo papà, riportando anche il salmo 138, v. 6 che così canta: “Eccel-so è il Signore e guarda verso l’umi-le, ma al superbo volge lo sguardo da lontano”.

Di certo, la superbia non si ad-diceva al nostro caro sacerdote; infatti, la sua umiltà – accompa-gnata da una innata dolcezza e da un elevato senso del divi-no –, ci hanno ampiamente dimostrato quale “perfetto stereotipo di religioso” sia

stato padre Stanislao. Scrive di lui Fra Bernardo M. Marcello Falletti

di Villafalletto: “religioso ancorato e formatosi all’ideale scuola del passato” per essere costantemente proiettato verso quel fu-turo che se pur incerto per tutti, per alcuni come lui era già una realizzazione” (l’Eracliano, anno xx pag. 10).

Profondamente commossi da questa dipartita, siamo cer-ti che padre Stanislao continuerà a seguire l’iter della Causa di Canonizzazione della Beata Maria Bolognesi che tanto aveva a cuore; non solo, ma a pregare per tutti noi che, in vari modi, gli siamo stati vicini. ■

Da Modena, un amico poeta ci invia una sua poesia, dal titolo:

VOLARE

Ciò che conta è volare!

Cioè non lasciarsi trattenereDalla stanchezzaDall’età, dalla non speranza,dall’ansia di un lungo volo …

Ciò che importa è volare!

Cioè essere in volo verso la méta,aprire le ali al volo e guardare

lontano sapendo di nonessere soli.

La forza del nostro volo è questafiducia in Colui che è la nostra méta …

Allora si può volare conslancio e speranza … ■

Dom Stanislao, in un momento della presentazione del suo libro. Sopra, la copertina del libro.

Poesia

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Luglio - Agosto 2016 – 9

Per un impegno forte e concreto

Donare e condivideredi Giuseppina Giacomini

Non si stupisca il lettore se, dopo il titolo dato all’articolo, non presentiamo i loghi

delle quattro associazioni, che aderirono all’i-niziativa nata tra il 2001-2002: condividere i rispettivi “tesori” quali, la malattia, il dolore, la preghiera; tutto ciò che andiamo a scrivere non è stato concordato con le rispettive se-di centrali, pertanto il nostro scritto riporta semplicemente un fatto storico, ovvero la cronaca di quel tempo.

Per i lettori che ci stanno seguendo solo da pochi anni, ricordiamo che l’aitSaM Onlus, con 25 sedi in campo nazionale, la cui casa madre è a Fratta di Oderzo (TV), è impegnata nel sostegno e nell’orientamento delle persone con disturbi men-tali e delle loro famiglie (la malattia). indirizzo sito internet www.aitsam.it; mail [email protected].

L’associazione Genitori in Cammino, compo-sta da persone che vivono l’esperienza i cui figli sono andati in cielo, cerca di offrire ai genitori che sono nel dolore, la speranza di Cristo Risorto. (Il dolore)

Le altre due associazioni, Centro Maria bolo-gnesi Onlus – ora Beata – e il Gruppo di Preghie-ra di Padre Pio – ora Santo – in virtù dei loro cari-smi, sono impegnati, in vari modi, a far fruttificare i “talenti”, infondendo nel cuore delle persone che incontrano la “speranza”, qualunque sia la Croce che il Signore ha posto sulle spalle di ognuno di noi.

Sarei tentata, ora, di presentare i rispettivi Pre-sidenti, ma non è questo il momento, ciò che conta, infatti, è sapere che ciascun volontario opera in virtù di un ideale che il tempo non può minimamente “scalfire”, perché l’ideale è già diventato “missione”.

Alla base di questo mio articolo, il desiderio, o meglio, l’obbligo morale di “condividere” quei progetti iniziali, che il tempo e tante vicissitudini hanno “soffocato”, senza sorvolare sul concetto di “autonomia”, ovvero di progetti delle singole Associazioni.

Mi è spontaneo affermare che il filo d’oro che potrebbe te-nere ancora insieme queste “realtà” – di fatto – è la preghiera.

Dice sant’Alfonso Maria di Liguori: “Chi prega si salva, chi non prega si danna”.

Mi si permetta di gettare un fascio di luce sul tema del-la preghiera, che di frequente troviamo espressa negli scritti della nostra amatissima Beata. Infatti, fin dal primo incontro

estatico, avvenuto durante la notte tra l’1 e il 2 aprile 1942, il Signore le chiese “tan-te, tante preghiere” per la santificazione del Clero e la conversione dei peccatori.

Ascoltiamo l’accorato dolore di Gesù, che si lamenta con Maria a causa dei peccati, davanti ai quali è impotente perché l’uomo è libero: “Quando in una famiglia entrano i pec-cati senza misura, come vuoi che possa pene-trare dentro la Mia benedizione, se il peccato è al di sopra?” (5 giugno 1958).

Purtroppo, in questa società secolarizzata che ha allontanato Dio, l’Autore della vita, le tenebre si sono fatte sempre più fitte, mentre il concetto di “peccato” è diventato opinabile, lasciato al parere del singolo “peccatore” che decide in modo autonomo a seconda dell’u-more, degli incontri fatti e delle esperienze vis-sute, che non portano mai a quella pace che solo il Risorto ci offre sempre.

Ora, resi più forti dall’esperienza della pre-ghiera comunitaria, osiamo riproporla come “salvagente” con incontri mensili, presso le singole parrocchie, sotto la guida di un sacer-dote, compilando al contempo un calendario da pubblicare nei rispettivi siti Internet o i ri-spettivi giornalini.

Niente di eclattante, solo il ricorso al buon senso: non cadiamo ancora nelle trappole del nemico che, sempre più scaltro, vuole “dividere”, mentre la nostra Beata ci insegna a “tessere”, a “cucire”, anche a “rammendare” …

Allora, facciamo presto, chiediamo perdono e doniamo il perdono, poi in umiltà e pazienza, impareremo, giorno do-po giorno, a stare insieme senza pregiudizi e persona-lismi.

Comunque siano i risul-tati di questo “INVITO”, mi sembra utile terminare l’ar-ticolo, riportando i versi di una poesia di P. Davide Ma-ria Montagna O.S.M. avente questo titolo: ■

Basta con i progetti

Vecchio cuore mio,basta con i progettia lunga scadenza:pensa all’eternità! (1983)

P. Davide Maria Montagna o.s.m.

Le Homepage dei siti delle tre associazioni: dall’alto, AITSaM, Genitori in cammino e Gruppo di preghiera Padre Pio.

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10 – Finestre aperte n. 3

La vita è una ruota che gira (M. Bolognesi)

La sete naturale che mai non sazia1

di FRancesco maRia GiGli

P rogetti

L’8 settembre 1983 si costituiva davanti ad un Notaio di Treviso il Centro Studi Maria Bolognesi; cinque anni più tardi, 1988, lo

stesso Centro era in grado di istituire il Primo Premio Regionale di Cultura “Città di Oderzo”.

Il Presidente del Premio, prof. Francesco M. Gigli propose ai fondatori del Centro di alternare, di anno in anno, temi attinenti la Poesia e temi attinenti la Prosa.

Si volle privilegiare la Poesia, offrendo agli Studenti dei sette Provveditorati del Veneto, questo tema: La Pace.

Dopo questa premessa, mi sembra rispettoso e corretto ri-prendere in mano la presentazione del prof. Gigli, che si sofferma sul concetto di Poesia e di Prosa.

“Parlare, oggi, di Poesia è affrontare una tematica, tra le più difficili, della Cultura contemporanea, spesso contorta e “pla-smata” di consumismo, perciò le motivazioni si presentano

implicanti nuove esperienze ed aggiornamenti della vita, della società, dell’agire dell’uomo, in una strana e misteriosa uma-nità secolare, laica e poco propensa all’etica del “dire”, del fare, del proporre.

La Narrativa, forse, trova maggiore riscontro con le situa-zioni, con le problematiche ed i problemi quotidiani.

Dev’essere “portatrice di novità”, di “nuovi confini”.Una complessa visione della funzione dell’Uomo, dell’at-

tuale epoca spaziale, chimica, scientifica. Una “partecipazione” alla ricerca, all’innovazione, all’attimo, che, fuggendo, è, già, ieri!

La nostra Beata Maria Bolognesi, mentre sdraiata sul suo letto scrive una lettera.

Propensione alla problematizzazione dell’esperienza, alla verifica ed al cambiamento.

Tutto ciò è chiaro, senza possibilità di dubbio, ma, è ancor più vero che bisogna tener conto che in Natura rimarrà sem-pre la “componente base”, cioè la Cultura – la logica – l’etica e l’estetica.

L’Uomo traduce tutto, alla fine, con la “Speranza” di ritro-varsi e di ritrovare un “suo” tempo, una sua ragione di essere con i propri Valori.

Ed allora … il discorso si semplifica e si esemplifica, facen-do scaturire e progredire la “concezione degli elementi della nostra esistenza”: comunicazione verbale-orale e scritta e de-siderio di evadere, di sentirsi libero, attratto da altre soddisfa-zioni, un ritornare ai giuochi semplici, alle parole: amore - fede - speranza - gioia - felicità - gusto - soddisfazione interna. [...]

Non si può più tornare indietro, è vero, ma non si deve co-munque dimenticare le “migliori interpretazioni dell’Uomo”; vivo, se saprà ritrovare la “sua orma, la sua traccia”, liberato dall’incubo di tanti veleni ed esplosioni apocalittiche!

Cerchiamo, perciò, di “camminare” per una “strada puli-ta”, di poterci incontrare e discutere, affinché la Storia non debba scrivere di un “uomo-mostro”, ma nemmeno, fare nostra, l’osservazione di benedetto Croce, che, così, canta: “La realtà è storia e la Storia non è giustiziera, ma giustifi-catrice”.

Facciamola noi, migliore, la Realtà, riconciliandoci fra noi, ridando pace al Mondo, per far sì, che la Storia, possa dive-nire una “summa di giustizia” e, solo così, essa potrà essere Giustificabile!1 ■

1 Dante alighieri, canto XXI del Purgatorio.

Cari lettori, volete aiutare i poveri che bussano al no-stro Centro?Ecco cinque modi per farlo e che vi proponiamo. Si

tratta della consegna di:

• francobolli• tappi• monetine (centesimi)• alimenti di prima necessità a lunga conservazione• vecchie lire non convertite in euro.

Per chiarimenti telefonare al: 3406162504. ■

notiziA breve

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Luglio - Agosto 2016 – 11

poesi aNuova tematica

il perdonoa cura della Redazione

Per richiedere Finestre Aperte e/o ricevere informazioni, si prega di scrivere o telefonare a:

Centro Beata Maria Bolognesi Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo Telefax: 0425.27931 e-mail [email protected] - www.mariabolognesi.it

Prossima tematica CONCORSO POESIE:

UNA POESIA PER “IL PERdONO”Scadenza: 15 settembre 2016

max 30 versi, in un’unica copia, con generalità e autorizza-

zione al trattamento dei dati personali.

Spedire le opere (per posta, per fax o per e-mail in file .doc) a:

Centro Beata Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo

tel. e fax: 0425.27931

[email protected]

Risultato Concorso poesia “il ponte”

Ed ora riportiamo i nomi dei poeti vincitori, tutti ex aequo, del precedente concorso avente per tema

“Il ponte”.

Gabrielli Elena “Il ponte”Maglio Antonio “Da due giorni sul barcone”Monaco Agnese “Il ponte”Mosconi Maria Teresa “Fra marito e moglie”Pavarin Arnaldo “Invito all’amore”Raschillà Rosanna “Ponti”Selva Maria Concetta “Ponte dell’arcobaleno”

Infine, ci piace evidenziare una particolare poesia fuori concorso di Margherita Bellò.

L’eUCAreStiA: Fonte

Culmine, Divin Ponte,incomprensibile Misterodi Gesù Vivo e Veroin mezzo a noi presentefa la nostra fede ardente.

In quest’anno della Misericordialasciamo perdere ogni discordia,formiamo un grandioso ponteche squarcia l’intero orizzonte,con i suoi armoniosi colorifaccia sparire tutti i nostri rancori.Rembrandt, Ritorno del figliol prodigo, 1669, Museo

dell’Ermitage di San Pietroburgo, Russia.

Voglio tuffarmi nel verdeper bere e ancora per semprel’aroma dell’erba nuova.Voglio bagnare il mio corpodi fresca rugiada perchéscintilli al sole comebrillante puro dentrouna ghirlandadi ore non più vuote.In questa nottesolo per me

più luminosasaprò spalancare le porteper rubare la tua luce.Con voce forte e possentepotrò cantarel’antica e vecchia canzoneche parla della Nostra Morte.Nel silenzio piangerò di gioiaperché la mia vitaè sfida e grido di morte.

PEr aSSaPorarE iL PErDoNo

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12 – Finestre aperte n. 3

Santa Famiglia di Nazareth

Come un esame di coscienzadi silvana Gullo

d ove nasce l’arcobaleno

Dopo la prima riflessione sulla Santa Famiglia di Nazareth, Silvana è con noi con una seconda proposta di meditazione

sulle nostre rispettive famiglie, con la speranza che questa lette-ra porti frutto di bene e stimoli ogni lettore a crescere nell’amore verso Dio e i fratelli.

Caro lettore,se ti sussurrassi delicatamente la parola-suono-immagi-

ne “famiglia”, quale risonanza troverebbe nel tuo essere pro-fondo? E quali atmosfere, sensazioni e paesaggi geografici ed emotivi evocherebbe? Sono stati ricchi e soddisfacenti i vissuti personali e le scelte concrete, hai esercitato al me-glio le opportunità, a te concesse, nell’arco degli anni? L’in-fanzia, la fanciullezza, l’adolescenza e la maturità, l’oggi che stai sperimentando, quali e quanti interrogativi ti pongono, che scenari rivelano? Suggeriscono domande e nuove rotte, i propositi di migliorare la tua esistenza? A quali traguardi sei pervenuto e in che direzione sei diretto? Férmati un momen-to e medita, ne trarrai profitto! Linfa vitale per l’anima!

Riconosciamo i tanti aiuti celesti?

Risentiresti forse un calore benefico risalire le vene e le arte-rie, poi riscaldare il pensiero, il corpo e la ragione. Il senso di gra-titudine, per aver potuto respirare un’aria serena e protettiva, in un clima relazionale rispondente ai veri bisogni e alle necessità più impellenti, batterebbe alle porte del tuo cuore! Ritornereb-be la memoria del dono ricevuto: l’essere parte di una piccola o grande comunità, somigliante ad un albero dalle radici ro-buste, dai rami che si protendono verso l’immenso e su cui gli uccelli depositano felici il nido. Una quercia dalle fronde ampie e disposte a donare ghiande in abbondanza e frescura e riparo ai viandanti. Una casa costruita sulla roccia, a contatto diretto con i raggi del sole. Una dimora formativa, educativa e ricrea-

tiva, ove si lavora e si prega, si ascolta e si dialoga all’unisono e in letizia, senza paure o rifiuti. Una realtà vibrante per l’anima, la quale ha potuto operare al meglio la missione assegnatale dal Sommo Artista: infondere l’alito celestiale dentro la materia, permettendo allo Spirito Santo di plasmare gli eventi, le deci-sioni, i mutamenti, le piste che conducono all’emancipazione della mente e del sentimento!

Riconosciamo il soffio delle varie presenze angeliche?

L’officina dell’anima è perennemente attiva! Amico, parlia-mo di una famiglia cara a Dio e visitata dall’angelo, deputato a sorvegliare e a prevenire, ad incitare e sospingere i suoi be-niamini alla felicità. Ricorda: le presenze angeliche scelgono autonomamente l’unità familiare entro cui agire! E inventa-no e creano con gioconda lena; le ali argentate e l’ineffabile canto offrono sostegno, forza e coraggio nella prova. il soffio dell’infinito penetra le mura dell’oasi feconda e rende docili e illuminati coloro che all’interno spaziano e attuano la storia. Una piccola chiesa, la casa entro cui nasciamo e visitata dai carismi di cui le pagine del Vangelo sono impastate; scorrono come fiumi ininterrotti e pescosi le parabole sul pentagram-ma del quotidiano esistere, alleggeriscono il passo di chi cre-de e vi aderisce con leggerezza di spirito.

Riconosciamo e accettiamo la croce, fonte di salvezza?

Il tocco del Messia e lo sguardo, privo di giudizio, si po-sano sui corpi e sull’anima, quale nutrimento che sazia la fa-me d’infinito e bevanda che disseta, il lievito che edifica la coscienza, elevando al cielo il tripudio a Colui che ci scruta nel segreto e conta tutti i capelli del nostro capo! In code-sta dimora la voce di Misericordia ha un accento vigoroso e penetrante, così la risposta del cuore è tempestiva e sincera.

Sulla tavola, nelle stanze e in tutti gli angoli si percepisco-no profumi e aromi inconfondibili: le fragranze della grazia che si tinge dei colori della devozione, le trasparenze dei co-ralli, la lucentezza del faro di giustizia, e poi grappoli di libertà variegate e boccioli di condivisione, mischiati al grano e alla lavanda. Nella cellula progettuale si loda dall’alba al tramon-to, alcuni al riparo da pupille indiscrete e in concentrazione! E, quando il dolore cupo suona al campanello la sentenza di croce, l’invocazione si fa unanime e corale. L’Altissimo è vici-nissimo a chi soffre, presente con la carezza consolatrice. Le Sue mani magnanime elargiscono frutti in sopravanzo, prov-videnza che ha il sapore dei frutti di bosco e delle vendem-mie, maturati al sole dell’onestà e della fratellanza. ■

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Luglio - Agosto 2016 – 13

piccole riflession iIl padre putativo di Gesù

San Giuseppe, sposo di Mariadi súscipe

■ Premessa

La Redazione ha deciso di inserire in questo terzo numero di Finestre Aperte, alcune riflessioni che ci sono pervenute in da-

ta 19 marzo 2016 per la festa liturgica di questo grande Santo.L’attuale scelta è stata favorita anche dai temi qui trattati.Senza nulla aggiungere, ecco il testo originale pervenutoci:

«Unico e insostituibile il ruolo di San Giuseppe nell’econo-mia della salvezza, come unico e insostituibile è quello della sua Santissima Sposa.

Non solo unico e insostituibile: il loro è un ruolo necessario! San Giuseppe non fu tormentato dal dubbio a causa della

divina gravidanza della Vergine Santissima. No; egli era “giu-sto”, ossia tutto di Dio, tutto con Dio, tutto per Dio.

Quindi nello spirito conobbe e amò la Divina Maternità, che per lui, naturalmente e complementariamente fu eserci-zio della Paternità sul Figlio Divino.

San Giuseppe decise di “licenziarla in segreto” perché a-mava e ama immensamente la Madonna, così come amava e ama, Gesù!

Solo per grande amore e quindi per totale rispetto, per Lei e per la legge ebraica, decise di “congedarla”.

Il nostro grazie

Carissimi tutti, come possiamo testimoniare gratitudine per la vostra

affettuosa “vicinanza”?Di certo, le temperature estive dell’anno in corso non

favoriscono in alcun modo la nascita e la crescita della creatività, che è un dono del Cielo.

Davanti alla nostra “pigrizia mentale” ci viene in aiu-to san Clemente di Alessandria, teologo, filosofo, Santo apologeta e scrittore cristiano greco antico del II° secolo.

Senza altri preamboli, ecco una sua stupenda medi-tazione, che casualmente ci siamo ritrovati tra le mani:

“Se non ci fosse il sole, tutto sarebbe notte per quanto dipende dagli altri astri; così se noi non avessimo conosciuto il Verbo e non fossimo stati illuminati da Lui.

Facciamo posto alla luce per far posto a Dio; facciamo posto alla luce e diventiamo scolari del Signore”.

Quale emozione nel nostro cuore, nel leggere le ul-time tre parole! Esse ci riportano immediatamente alla vita della nostra Maria che, ancor prima di essere stata dichiarata Serva di Dio – Venerabile – Beata, è stata “scola-ra del Signore”: sempre umile e ubbidiente a Lui.

Quale grande lezione di vita la sua, da far conoscere e diffondere in ogni angolo del mondo, così da favorire la conversione dei cuori. Se faremo questo, di certo la “Luce” brillerà dentro di noi.

la reDazione

Bottani Giuseppe, Il sogno di San Giuseppe.

Proprio per l’unicità e l’insostituibilità del suo ruolo è ne-cessario e urgente sfatare quella falsa nozione secondo cui San Giuseppe fu attanagliato dal dubbio.

No! Egli è troppo Santo, è il più grande dei Santi, per essere

relegato a tale umana considerazione …Dunque San Giuseppe è unico!1 C’è un altro motivo che rende San Giuseppe unico: l’indis-

solubilità del matrimonio. Dio scelse fin dall’eternità l’Immacolata perché diventasse

madre di Gesù. Perché doveva contraddirsi non facendo u-gualmente per il suo castissimo Sposo? Mi azzardo a dire, per il grande amore che nutro per lui, che egli non divenne santo, vi nacque!». ■

1 Da Wikipendia: “… la lode di San Giuseppe è nel Vangelo. Matteo stima talmente San Giuseppe da farne l’introduttore al suo Vangelo, che inizia appunto con la genealogia, la quale ha lo scopo di agganciare Gesù a Davide e ad Abra-mo proprio attraverso Giuseppe; lo presenta, inoltre come sposo di Maria … lo qualifica come uomo giusto, che comporta l’approvazione della sua condotta.

Per questo San Bernardo dice candidamente che la lode di San Giusep-pe è nel Vangelo.

Nessun santo, eccetto Maria, occupa nel Vangelo un posto così distinto”.

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14 – Finestre aperte n. 3

In un giorno d’estate

Supplica a Maria bolognesidi Rosetta menaRello

■ Sofferenza e angoscia

aveva fatto la strada con il ronzio della preoccupazione nel cervello, anzi, in ogni fibra, perché ormai da mesi viveva con

quella sorta di nemico acquattato dentro, travestito da pensiero negativo e capace di renderle la vita una spina nel fianco.

Da giorni l’immagine di Maria Bolognesi le capitava ca-sualmente tra le mani in luoghi e contesti diversi: dalla chiesa al tavolino del bar, dove si era fermata per un caffè …

Allora, siccome credeva nella forza di certi segni, aveva pensato che a Lei avrebbe chiesto la grazia di liberarla da quell’angoscia fossilizzata, che rodeva l’anima.

Sarebbe andata là, dove Maria la stava aspettando.

■ La chiesetta di Bosaro

A poca distanza dalla rutilante confusione di un centro commerciale, a due passi dal gorgogliare acqueo del Canal Bianco, si ergeva la costruzione dalla facciata candida che sembrava uno scenario da film.

Il sole cocente di quel pomeriggio estivo la illuminava in modo intenso, ma non sfacciato, con la discrezione che si confà ad un luogo sacro.

Scese dall’auto e s’incamminò nel sole verso l’ingresso.Scostò il pesante tendone e la luce scomparve, lasciando il

posto ad un’oscurità soffusa che presto si mutò in penombra.L’altare maggiore la accolse in un abbraccio paterno, pazien-

te e custode di sacralità antiche, ancora imbevute di modulazio-ni gregoriane dimenticate tra le pagine di spartiti in disuso.

Lasciò che la mano cercasse nell’acquasantiera il consolante refrigerio di un segno di croce benedetto dal nome del Padre …

■ In preghiera, davanti alla sua urna

Alla sua destra il sepolcro di Maria era illuminato dalla fiammella tremolante di una candela.

Qualcuno l’aveva preceduta in quella necessità di chiedere aiuto, protezione, cura del dolore quando l’anima grida più for-te del vento e si raggomitola in un raccoglimento che diventa forza.

Sulla parete sovrastante la nicchia della sepoltura, il gran-de ritratto della Beata le sorrideva con rassicurante serenità, così avanzò verso la cappella attratta da una sorta di richiamo interiore irrinunciabile.

Estrasse il suo rosario dalla custodia e lo strinse come per estrarre da quei grani la linfa vitale che le serviva per riacqui-stare la speranza e la fiducia che ora le mancavano.

Si avvicinò all’urna lucida e fredda scostando col piede un vaso di fiori portato lì forse da un fedele che, come lei, cercava

aiuto in un giorno di dolore più forte del solito …Pose le mani sulla lastra dove qualcuno aveva lasciato un

rosario di piccole perle scure.

■ “Oh Dio, vieni a salvarmi …”

Iniziò così il suo rosario che le fluiva dalla mente come una dolce memoria infantile e poi si mutò in mormorio ap-pena percettibile, quasi timoroso di rompere la silenziosa at-mosfera che aleggiava in quella piccola chiesa di campagna.

Povertà e nascondimento anche dopo la beatificazioneLe vennero in mente le grandi Basiliche dedicate a Santi ve-

nerati da tutto il mondo nelle quali centinaia di fedeli vanno a supplicare la misericordia divina per ottenere grazie e protezione.

A lei era dato il privilegio di una chiesa di campagna desti-nata a custodire l’urna di una semplice, una povera tra poveri, perfetta sintonia col Vangelo e in connubio con quel Cristo al quale aveva giurato amore eterno.

Posò la fronte sul marmo che si intiepidì al suo stesso calore e fu come se quella preghiera sgranata in una sequela di lodi e promesse divenisse abbraccio alla piccola Maria che tanti anni prima aveva camminato lungo le strade del paese con i piedini scalzi e un semplice vestitino di tela.

Stette lì, con gli occhi chiusi, ovattata da un raccoglimen-to intenso e benefico.

Nessuno era entrato in quell’ora insolita in un giorno di torrida estate.

■ Una consolazione celeste

L’incontro con Maria si era mutato nella certezza di essere stata ascoltata e la risposta era proprio nella consolazione che il suo cuore ora provava.

Alzò la testa e una nuvoletta di sottile vapore rimase sul marmo a prova di quella preghiera mormorata, ma intensa-mente gridata come supplica d’aiuto.

La chiesa era ancora vuota e silenziosa.Si avvicinò al leggio che sosteneva il grande libro dei pen-

sieri dedicati a Maria dai visitatori e scrisse: «Cara Maria …».Scrisse di getto quello che le saliva dall’anima, quello che

la preghiera aveva smosso come una forza dirompente, la-sciando una scia di speranza ritrovata.

Pensò che quel silenzio, quel raccoglimento del tutto speciale, introvabile nel caos quotidiano, l’avevano messa in contatto con la piccola Beata che il Polesine aveva ricevuto in dono dalla Prov-videnza.

Così in un giorno qualunque, in un’estate qualunque, Ma-ria aveva parlato attraverso la preghiera di chi chiedeva aiuto a Dio per mezzo di lei. ■

i n preghiera

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Luglio - Agosto 2016 – 15

In contatto

Amicizia profondaa cura della Redazione

sms - mail - letter E

Non sono poche le persone che tengono rapporti costanti con il Centro, usando ora il telefono, ora la mail, ora uno

scritto autografo, per rendere più viva e palpitante la “comuni-cazione”.

In questo numero di Finestre Aperte, abbiamo l’ardire di uni-ficare due mail della carissima Ines Scarparolo, che – con sem-plicità e tanta sensibilità – si rivolge alla Redazione, esprimendo solidarietà, senso di amicizia profonda e gratitudine;sovente abbiamo ricambiato il gesto affettuoso secondo le nostre pos-sibilità.

Ora, però, lasciamo la parole alla poetessa vicentina, che così si esprime:

Carissimi, grazie per la grande forza che sempre dimo-strate e che dà coraggio a tutti noi.

Anche per quest’ultimo Concorso poetico, dedicato al tema della “Pace”, siete riusciti a operare con tena-cia e grande bravura,coinvolgendo non solo i tanti amici, che hanno corrisposto con versi splendidi nati dal cuore, ma anche provve-dendo alle tante incombenze che un tale Evento (leggasi Premiazio-ne) richiede.

Sono felice del risultato e la mia cara amica Laura Fasson aveva gli occhi lucidi dalla gioia, quando le ho comunicato che era tra i vincitori.

Molto bello ed azzeccato anche il te-ma per il prossimo agone: “Il Ponte”.

Spero che un numero ancor maggiore di Poeti siano ispi-rati a cimentarvisi, con l’aiuto della nostra cara Beata Maria Bolognesi.

Ho trovato particolarmente belle le pagine dedicate alla Giornata della Poesia del 19 marzo, alla quale purtroppo sia-mo ambedue mancate per volere del Signore.

Mi è piaciuta molto anche la pagina dedicata all’ultimo libro delle Edizioni VELAR “Una voce dentro l’anima”, di cui si riporta il commento della bravissima poetessa e cara amica Carla Cavallaro di Recoaro Terme.

Direi che questo numero è davvero ricco di pagine buo-ne dal punto di vista giornalistico e, soprattutto, pregne di sentimenti d’amore per la nostra Beata e per tutto ciò che Dio instilla nelle nostre anime.

I colori della nostra bella rivista ci trasportano dalla fre-schezza della nuova stagione primaverile, ricca di tenui az-zurri cielo e blu profondo mare, al rosso e arancio che danno

calore al cuore, tonalità proposte nel retro della copertina, che ci fa gioire anche con il dipinto gioioso di Maria, con tri-pudio d’alberi in piena fioritura e giochi di bimbi in altalena. Già,ci avviamo presto all’estate. Preghiamo affinché anche con la preghiera ci si riempia di calore-amore verso la natura e tutte le creature che ci sono accanto.

Con grande affetto e tanta gratitudine, a presto.

Carissimi, ho ricevuto oggi in cartaceo l’ultimo numero di

“Finestre Aperte” e ringrazio tutti i collaboratori che, con impegno costante e amore, riescono a ren-

dere la rivista interessante e attuale. Grazie per aver posto attenzione

anche alle piccole preghiere sgorga-te dal mio animo. Sono felice di rice-

vere la rivista, e vi ringrazio per l’affet-to e l’amicizia che mi regalate.

Ho versato oggi on line un picco-lo contributo per le varie necessità del

Centro, chiedo a voi tutti te e alla “nostra “ Beata sorellina di accogliere con benevolenza questo mio piccolo gesto d’amore. A presto.

(Ines)

“…Sforzatevi di entrare per la porta stretta”…Si sforza di entrare per la porta stretta: / Chi impe-

gna tutte le sue forze nella sequela fedele; / Chi sfida le dif-ficoltà e le angustie della porta stretta; / Chi non vanta diritti e non adduce pretese; / Chi cerca di conoscere e fare la volontà del “Padrone”; / Chi non presume della propria salvezza ma con timore e tremore si abbandona all’amore.

Cara Maria, oggi è il mio compleanno e voglio affidare a te e a Santa Gemma Galgani la mia vita. Da quando ti ho

conosciuta “per caso” nel 2012 proprio grazie a Santa Gemma, sei diventata un’altra sorella che mi accompagna nel cammi-no all’incontro con Gesù. Proteggi sempre la mia famiglia e guidaci nella via stretta della santità. Ti affido tutti i Sacerdo-ti che Gesù mi ha fatto incontrare. Prega il Signore per loro, perchè ricevano protezione nel loro delicato ministero, luce e forza per annunciare fedelmente il Vangelo. Grazie dolce Ma-ria per la tua vita offerta all’unico Amore, per tutti noi.

(Elena G., Lucca)

Finestre apertePeriodico del Centro Beata Maria Bolognesi Onlus attore

della causa di canonizzazione della Beata Maria Bolognesi

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Anno XXV n. 2 / 2016E-mail: [email protected]

SITO internet: www.mariabolognesi.com

Pagina Facebook: Beata Maria Bolognesi

“Rallegratevi nel Signore, sempre”Mons. Lucio Soravito De Franceschi

Dipinto della Beata, 1977.

EDITORIALEa cura di Maria Bertilla FranchettiNovità in diocesi

I l mistero della Pasqua introduce a vita nuova e sugge-

risce l’amore di Dio oltre ogni umana prospettiva. An-

cora con l’animo commosso per quanto sperimentato

nel cuore della fede, sentiamo il dovere di raccogliere

e testimoniare tutto il bene rice-vuto dalla Provvidenza in que-sto tempo.

È il caso di ringraziare il ve-scovo emerito mons. Lucio Sora-vito De Franceschi, alla guida della diocesi di Adria-Rovigo per dodici anni, che ci ha salu-tati causa raggiunti limiti di età. Non dimentichiamo il ruolo da lui svolto per la beatificazio-ne di Maria Bolognesi e anche la gioia che trasmetteva ogni sua parola nel contesto di quell’evento, celebrato il 7

settembre 2013. Anzi, il motto che lo accompagnò nel

servizio pastorale – Gaudete in Domino semper (“Ral-

legratevi nel Signore, sempre”) – costituisce un inef- fabile rimando all’esistenza di Maria Beata, la quale mai provò, seppur attraverso difficoltà e o-stacoli, il senso dell’abbandono e dello sconforto.

Stemma del vescovo De Franceschi.

Stemma del vescovo Pierantonio Pavanello.

Page 16: Maria Bertilla Franchetti Grandi domande C “Vorrei non farti … · della Speranza…” (una fedele) Maria mentre dipinge un quadro della B. V. Maria. EDITORIALE a cura di Maria

Chi prega si salva,chi non prega si danna.

Sant’Alfonso M. De Liguori

Dipinto ad olio della Beata.