MARCO ZORZANELLO la fabbrica del freddo · Il ministero della Scienza e Tecnologia cinese ha...

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WWW.PAGINA99 .IT SETTIMANALE 3 | 9 NOVEMBRE 2017 ANNO 4 N.44 EURO 4,90 Geopolitica Mai più stivali sul terreno. Dall’Italia agli Usa, è l’era della guerra per procura 12 | 13 Critici Magrelli: «Le pagine culturali non distinguono tra ricerca e consumo, come reni che non filtrano» 20 Consenso L’algoritmo si fa nazione, democrazie sotto scacco. Corpo a corpo tra governi e aziende 22 | 23 Comicità Sarah ama tutti. E racconta gli Usa di Trump senza perdere fiducia e senso di comunità 28 Nubi artificiali e città resistenti: c’è un piano B per il clima ma è rischioso la fabbrica del freddo MARCO GRASSO n Il clima sembra impazzito: ondate di calore e siccità in Europa e Oceania, cicloni tropicali in America, piogge torrenziali in Asia e in Afri- ca. E tutto ciò incomincia a farci davvero pau- ra. Intanto, l’inerzia – economica, politica e sociale – impedisce un adeguato abbattimen- to delle emissioni di gas serra che concorrono a determinare i cambiamenti climatici per evi- tarne ulteriori, più pericolosi impatti. Pur- troppo, neppure gli obiettivi fissati dall’accor- do di Parigi nel 2015, benché testimonino uno sforzo globale che non ha precedenti, sono sufficienti per limitare le temperature globali a un livello di sicurezza nel prossimo futuro. TRA BICI E POLITICA È saltata la catena pagine 10-11 u segue alle pagine 4 e 5 MARCO ZORZANELLO QUANTITATIVE EASING ora Draghi mette in crisi i populisti n Riconoscere la differenza fra valore e prezzo è un esercizio difficile; se poi si tratta di titoli di Stato, che non han- no un valore d’uso ma solo di scambio, è ancora più facile andare nel pallone. L’ALIENOGENTILE a pagina 14 PUBBLICAZIONE SETTIMANALE L’ETERNO RITORNO Bellow e Roth pagine 26 e 27 n Il centro della scena politica italiana è occupato sempre più spesso da personaggi e movi- menti davvero bizzarri. Solo po- che settimane fa, piazza Monte- citorio si è trasformata in un teatro dell’assurdo in cui si sono esibite le categorie più disparate – ex “Forconi”, seguaci dell’ex generale Pappalardo, indipen- dentisti veneti, antivaccinisti, e così via. Lo show è culminato con la contestazione ad Alessan- dro Di Battista, che si è trovato di fronte una piazza più anti-si- stema di lui. LEONARDO BIANCHI buongiorno casta! il lessico gentista u segue a pagina 21 CECILIA ATTANASIO GHEZZI GIULIANA DE VIVO n Rivoluzionarsi o morire. Le nostre città non hanno altre alternative. Secondo il Gruppo in- tergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, infatti, nei prossimi cento anni il livello del mare crescerà in media tra i 13 e i 59 centimetri minacciando di sommergere il 90 per cento delle aree urbane. I mari e gli oceani, che per millenni sono state le infrastrutture naturali per il trasporto e l’incontro di uomini, culture e merci, si sono trasformati nella peggiore minac- cia per l’umanità. Calcutta, New York, Rotter- dam, Tokyo e Shanghai, solo per fare gli esempi più noti, potrebbero scomparire per sempre. u segue alle pagine 6 e 7 y(7HC2I3*SKKKKO( +/!"!z!&![ Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI

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WWW.PAG I N A 99 .IT SETTIMANALE • 3 | 9 NOVEMBRE 2017 • ANNO 4 N.44EURO 4,90

Geopolitica Mai più stivalisul terreno. Dall’Italiaagli Usa, è l’era della guerraper procura 12 | 13

Critici Magrelli: «Le pagineculturali non distinguonotra ricerca e consumo, comereni che non filtrano» 20

Consenso L’algoritmo si fanazione, democrazie sottoscacco. Corpo a corpo tragoverni e aziende 22 |23

Comicità Sarah ama tutti.E racconta gli Usa di Trumpsenza perdere fiduciae senso di comunità 28

Nubi artificiali e città resistenti: c’è un piano B per il clima ma è rischiosola fabbrica del freddo

MARCO GRASSO

n Il clima sembra impazzito: ondate di caloree siccità in Europa e Oceania, cicloni tropicaliin America, piogge torrenziali in Asia e in Afri-ca. E tutto ciò incomincia a farci davvero pau-ra. Intanto, l’inerzia – economica, politica esociale – impedisce un adeguato abbattimen-

to delle emissioni di gas serra che concorronoa determinare i cambiamenti climatici per evi-tarne ulteriori, più pericolosi impatti. Pur-troppo, neppure gli obiettivi fissati dall’accor-do di Parigi nel 2015, benché testimonino unosforzo globale che non ha precedenti, sonosufficienti per limitare le temperature globalia un livello di sicurezza nel prossimo futuro.

TRA BICI E POLITICAÈ saltata la catena

pagine 10-11

u segue alle pagine 4 e 5

MARCO ZORZANELLO

QUANTITATIVE EASING

ora Draghi mettein crisi i populistin Riconoscere la differenza fra valoree prezzo è un esercizio difficile; se poisi tratta di titoli di Stato, che non han-no un valore d’uso ma solo di scambio,è ancora più facile andare nel pallone.

L’ALIENO GENTILE a pagina 14

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L’ETERNO RITORNOBellow e Roth

pagine 26 e 27

n Il centro della scena politicaitaliana è occupato sempre piùspesso da personaggi e movi-menti davvero bizzarri. Solo po-che settimane fa, piazza Monte-citorio si è trasformata in unteatro dell’assurdo in cui si sono

esibite le categorie più disparate– ex “Forconi”, seguaci dell’exgenerale Pappalardo, indipen-dentisti veneti, antivaccinisti, ecosì via. Lo show è culminatocon la contestazione ad Alessan-dro Di Battista, che si è trovatodi fronte una piazza più anti-si-stema di lui.

LEONARDO BIANCHI

buongiorno casta!il lessico gentista

u segue a pagina 21

CECILIA ATTANASIO GHEZZIGIULIANA DE VIVO

n Rivoluzionarsi o morire. Le nostre città nonhanno altre alternative. Secondo il Gruppo in-tergovernativo sul cambiamento climatico delleNazioni Unite, infatti, nei prossimi cento anni illivello del mare crescerà in media tra i 13 e i 59

centimetri minacciando di sommergere il 90 percento delle aree urbane. I mari e gli oceani, cheper millenni sono state le infrastrutture naturaliper il trasporto e l’incontro di uomini, culture emerci, si sono trasformati nella peggiore minac-cia per l’umanità. Calcutta, New York, Rotter-dam, Tokyo e Shanghai, solo per fare gli esempipiù noti, potrebbero scomparire per sempre.

u segue alle pagine 6 e 7

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4 | STORIE pagina 99 | venerdì 3 novembre 2017

MARCO GRASSO

n Che fare? Per esempio, l’ultimodisaster movie hollywoodiano G e o-storm, in uscita da noi a giorni, im-magina di fronteggiare la catastro-fe climatica con una potente tecno-logia satellitare che controlla il cli-ma. Fantascienza, certo, e ancheun po’ goffa. Però le sconfortantiprospettive sui futuri impatti cli-matici hanno destato nuovo inte-resse per qualcosa di simile allafantascienza, la geoingegneria,cioè per tecniche di manipolazionedi larga scala dei sistemi ambien-tali che hanno l’obiettivo di conte-nere gli impatti dei cambiamenticlimatici. Una sorta di piano B, ri-fiutato dalla comunità scientificafino a qualche anno fa perché rite-nuto pericolosamente prometeicoe sinistramente vicino alla infaustaguerra meteorologica sperimenta-ta dagli Stati Uniti in Vietnam.

• Sdoganiamo il piano BSolo nel 2006 il premio Nobel PaulCrutzen pubblica un articolo nellarivista scientifica Climatic Changeche sdogana la geoingegneria spie-gando come “sparando” particelledi zolfo sarebbe stato possibile ri-durre le temperature globali. Unpo’ come era avvenuto nel 1991 do-po la gigantesca eruzione del vul-cano Pinatubo nelle Filippine cheha scaricato nella stratosfera circadieci milioni di tonnellate di zolfocon l’effetto di ridurre le tempera-ture globali mediamente di 0,5 °Cnei due successivi anni.

Molto pericoloso regolare il “t e r-mostato globale” in questo modo,certo: potrebbe essere un’ulterioretestimonianza della dissennata on-nipotenza umana che invece di re-golare il clima rischierebbe di dan-narlo. Ma se davvero gli sforzi diabbattimento delle emissioni nonci consentono di evitare la cata-strofe climatica, come larga partedella scienza afferma, un piano Bdi emergenza potrebbe esseremolto utile. E comunque la geoin-gegneria potrebbe essere una ne-cessaria strategia complementareall’abbattimento delle emissioni,che rimane il piano A – poiché af-fronta le cause del problema e non

solo gli effetti come la geoingegne-ria – per contrastare il riscalda-mento globale atteso.

Quindi vale in ogni caso la penadi capire, con tanta umiltà, se sipuò geoingerizzare il pianeta.

• Geoingegneria: i vantaggiL’approccio delineato da Crutzen,che sostanzialmente simula un’e-ruzione vulcanica, appartiene allafamiglia più promettente delletecniche geoingegneristiche, lasolar radiation management(Srm). Queste tecniche hanno l’o-

biettivo generale di diminuire laquantità di energia solare assor-bita dal pianeta riducendo la ra-diazione solare o aumentandonela porzione riflessa.

Le ragioni per cui la Srm, e inparticolare l’iniezione nella strato-sfera di sostanze chimiche e micro-particelle riflettenti capaci di re-spingere parte della radiazione so-lare e raffreddare il pianeta comeprospettato da Crutzen, è la tecni-ca più interessante sono almenotre. Innanzitutto, se correttamen-te calibrata e mantenuta per qual-che decennio, la Srm può consen-tire al pianeta di ritornare a livellidi temperature e precipitazioni si-mili a quelli preindustriali; poi, èincredibilmente poco costosa ri-spetto a tutte le altre tecniche, cir-ca una decina di miliardi di dollariall’anno sarebbero sufficienti; in-fine, può agire molto velocemen-te: una flotta di aerei può deposi-tare nella stratosfera nel giro diqualche settimana la quantità diaerosol necessaria per contrastareuna parte significativa del riscal-damento globale.

In breve, la Srm è un approc-cio ad “altissima leva” che puòesercitare una grande influenzasul clima globale con input rela-tivamente limitati: senza laSrm, per esempio, gli obiettivi

definiti dall’accordo di Parigisono pressoché irraggiungibili.

• Il rischio Dr. StranamoreIl potenziale della Srm è tuttaviacontrobilanciato dai notevoliproblemi fisici e socio-politiciche rendono incerto e rischioso ilsuo utilizzo.

In termini fisici, oltre all’i m p o s-sibilità di tornare a una situazionedi clima “pre-industriale”, la Srmpotrebbe ridurre l’ozono stratosfe-rico, cambiare in modo imprevedi-bile la distribuzione spaziale ditemperature e precipitazioni, mo-dificare le correnti oceaniche e ladiffusione della luce solare. Cioè,potrebbe avere impatti negatividifferenziati sia sull’umanità chesul pianeta con costi e rischi nonprevedibili e con inevitabili conse-guenze internazionali. In terminisocio-politici la Srm potrebbe ri-durre l’incentivo già insufficienteall’abbattimento delle emissioni.

Un problema noto come “a z z a r-do morale” che sottende il rischioche i Paesi più ricchi e tecnologica-mente evoluti offuschino la pro-pria responsabilità storica promet-tendo un’alternativa più facile emeno costosa. La Srm potrebbeinoltre generare “corruzione mora-le”: invece di impegnarsi seria-mente per affrontare le cause deicambiamenti climatici, l’umanitàpotrebbe trovare giustificazioniimbevute di fideismo tecnologicoper continuare con modelli so-cio-economici business-as-usual.

Un altro problema è quello delcosiddetto “pendio scivoloso”: ri-cercare la Srm potrebbe determi-nare un forte futuro impegno versola sua introduzione, indipendente-mente da considerazioni precau-zionali.

Inoltre, la Srm potrebbe ingene-rare una dinamica politica inter-nazionale che spingerebbe gli stati,come nelle tradizionali corse alriarmo, a uguagliare gli sforzi reci-proci per non perdere la posizionedi potere. Fra l’altro, il basso costodi realizzazione della Srm potreb-be incoraggiare azioni “m i n i l a t e r a-li”, unilaterali o addirittura invo-gliare alcuni – per esempio i gruppiterroristici – a usare la Srm comeminaccia o arma. Poiché, poi, laSrm produrrebbe inevitabilmente“vincitori” e “vinti”, la prevenzione

e gestione dei suoi benefici, costi, erischi asimmetrici diventerebbeuna variabile critica di politica in-ternazionale e una fonte di gravetensione geopolitica.

In questa ottica, per esempio, laSrm potrebbe esacerbare le persi-stenti frizioni Nord-Sud nella poli-tica climatica internazionale: laprobabile esclusione dal noverodei “regolatori del termostato glo-bale” dei Paesi meno tecnologica-mente preparati sarebbe quasi cer-tamente intesa come un tentativoneo-coloniale del Nord di sottrarsialla sua responsabilità e di esporreil Sud a rischi sostanzialmente sco-nosciuti, magari anche distraendo

fondi che dovrebbero finanziarel’adattamento ai cambiamenti cli-matici nei Paesi e nelle comunitàpiù vulnerabili.

• Gli esperimenti americaniIl lavoro sulla Srm fino a oggi si èlimitato all’analisi teorica e a espe-rimenti di laboratorio basati sumodelli climatici. La delicatezzadei problemi evidenziati sopra pe-rò crescerà inevitabilmente quan-do si passerà – a brevissimo – acondurre esperimenti di scala li-mitata sul campo per testare i ri-sultati ottenuti in laboratorio e,ancora più, quando tali esperi-menti verranno estesi fino poi alla

manipolareil clima è unabuona idea?Geoingegneria | Gli obiettivi di Parigi non sono sufficienti

per raffreddare il pianeta. E così la scienza sperimenta

tecnologie che potrebbero abbassare la temperatura

modificando l’atmosfera. Ma i rischi sono imprevedibili

Si tratta di iniettarenella stratosfera sostanzechimiche e microparticellecapaci di respingere partedella radiazione solare

u segue dalla prima

Bec de Roces, Arabba (Belluno). In copertina Armentarola, San Cassiano (Bolzano)

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venerdì 3 novembre 2017 | pagina 99 STORIE | 5

possibile graduale introduzione diquesta tecnica.

L’università di Harvard ha dapoco istituito il Harvard’s SolarGeoengineering Research Pro-gram, con l’obiettivo di realizzare apartire dall’anno prossimo ed en-tro il 2022 esperimenti di piccolascala di iniezione di aerosol nellastratosfera. Il programma ha fino-ra raccolta 7,5 milioni di dollari dafonti private che includono il co-fondatore della Microsoft Bill Ga-tes e la Hewlett Foundation. Fraqualche mese gli scienziati diHarvard, guidati da David Keithprofessore di Applied Physics andPublic Policy, si trasferiranno nel

deserto dell’Arizona per iniettarediverse sostanze – dall’acqua, alcarbonato di calcio, dal titanio,addirittura alla polvere di dia-manti – nella stratosfera con l’a u-silio di un pallone aerostatico.L’obiettivo è quello di testare inquella porzione di cielo del Westamericano larga 100 metri e lungaun chilometro a un’altezza di 20chilometri, l’aerosol più adattoper schermare i raggi solari.

• L’avanguardia cineseLa Cina, invece, negli ultimi tre an-ni ha avviato uno dei più estesiprogrammi di ricerca sulla geoin-gegneria finanziato con denaro

pubblico, ponendosi ancora unavolta, come ultimamente spessoaccade, all’avanguardia nella lottacontro i cambiamenti climatici.

Il ministero della Scienza eTecnologia cinese ha annunciatolo scorso agosto che investirà 3milioni di dollari per studiare gliimpatti della geoingegneria e leconnesse questioni politiche e digovernance.

In Europa, la Germania, il Re-gno Unito e l’Unione europea stes-sa hanno finanziato studi princi-palmente focalizzati sulla gover-nance della Srm. Dati i non insor-montabili problemi tecnici e l’a c-cessibilità economica della Srm, la

sua governance è probabilmenteuno degli aspetti più critici. Infat-ti, all’inizio di ottobre si sono ri-trovati a Berlino studiosi di tutto ilmondo per discutere le questionipolitiche ed etiche connessa allagovernance della Srm.

Molte sono le questioni che de-vono essere affrontate. Per esem-pio: chi decide? Quale deve essereil ruolo degli esperti e delle élitetecniche, industriali e finanziarie?Quello della società civile? Comeconsiderare gli interessi delle ge-nerazioni future? Quali meccani-smi per il controllo dei processi diricerca e implementazione dellaSrm dovrebbero essere introdotti?

• La governance e il ruolo delle éliteVista l’ambivalenza della Srm –che prospetta sì risultati in tempibrevi e con costi bassi, ma a fron-te dei rischi ambientali e dei pro-blemi socio-politici tratteggiatisopra – queste questioni sono as-sai spinose.

La complessità intrinseca e laportata globale della Srm potreb-bero infatti cozzare contro il cor-rente ordine internazionale e vero-similmente non essere compatibi-li e/o gestibili dalle attuali istitu-zioni internazionali. La Srm sem-bra infatti richiedere forme di po-tere autocratiche: queste tecnichepotrebbero infatti essere “h a c k e-rate” da élite – s c i e n t i f i c o - t e c n o-cratiche, economico-finanziarie –che avrebbero l’interesse a forzarela loro introduzione trascurandoaltre considerazioni, anche quelledi carattere precauzionale. Inol-tre, la Srm potrebbe generare di-namiche di ingiustizia nazionali einternazionali data la sua scarsacompatibilità con le pratiche de-mocratiche di autodeterminazio-ne. Quindi potrebbe generareconflitti con il potenziale di modi-ficare radicalmente lo scenariogeopolitico mondiale. O, ancora,come accennato sopra, la Srm po-trebbe essere strumentalmenteinvocata per disimpegnarsi dai fa-ticosi e costosi processi di abbat-timento delle emissioni. Come stagià cercando di fare l’attuale pre-sidenza statunitense che ha re-

centemente spedito David Schna-re, architetto della nuova Envi-ronmental Protection Agencytrumpiana, a fare un po’ di lobby aWashington testimoniando da-vanti al Senato in favore del sup-porto federale alla geoingegneria.Non a caso, uno dei maggiori ti-mori della comunità scientifica èche improvvisamente piova untweet favorevole di Trump che,data la sua manifesta strumenta-lità, incenerirebbe in un istanteanni di progressi faticosi.

• Tecnologia e democraziaInsomma, le sfide che ci pone laSrm sono molteplici. Però essa for-nisce soluzioni tecnologiche credi-bili a un problema – quello deicambiamenti climatici – che contutta evidenza ci sta sfuggendo dimano. Pertanto questa tecnica vapresa sul serio.

A questo proposito una stella po-lare che potrebbe opportunamen-te orientarne i processi di ricercae implementazione sembra esse-re la loro costruzione su solidefondamenta etiche che includanoconsiderazioni storiche, di pote-re, di partecipazione e di autode-terminazione. Solo così si ovvie-rebbe, infatti, al rischio che laSrm possa essere utilizzata nel-l’interesse privato di gruppi dipotere più o meno trasparenti e sene favorirebbe un modello consa-pevole, inclusivo e attento alleistanze delle popolazioni e dellecomunità più vulnerabili.

Marco Grasso è docente di geo-grafia economico-politica all’U n i-versità Bicocca di Milano e espertoUnep (United Nations Environ-mental Programme) in materia dicambiamenti climatici

A Berlino, in ottobre, studiosidi tutto il mondo hannodiscusso delle criticitàpolitiche ed etiche connessealla gestione di questi sistemi

MARCO ZORZANELLO