Marco Della Luna-CimitEuro

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Marco Della Luna C IM IT U R 0 USCIRNE E RISORGERE Finalmente una mappa completa dei diversi meccanismi  - alcuni ancora non resi noti - che stanno generando  la crisi sistem ico,  con le loro implicazioni sui piani monetari,  finanziari, economici e sociopolitici. Un nuovo e indispensabile strumento con cui o rientar si per c api re e af fron tar e la crisi. Il mondo è diventato un grande Schema Ponzi*   dove gli interessi su un debito glo- bale di 4 milioni di mili ardi vengo no pagati contraendo continuamente nuovi debiti: lo scoppio è inevitabile. Grazie a Cimit€uro apprenderete che sono bastati due principi contabili falsi per far precipitare l'economia e la società nel buco nero di un indebitamento che non dovrebbe esistere. Quella che noi percepiamo come una crisi economico-finan-  ziaria è invece una nuova strategia dei potenti della terra per concentrare il potere, dom inare e sfruttare tutti noi, che abbiamo sempre meno potere di con- trattazione, controllo e partecipazione. Lo sporco lavoro deH'€uro per il predom inio tedesco. Per i paesi "euro deboli", con l'appoggio di falsi amici (come la Germania), si varano norme e istituzioni coercitive, attraverso cui il capitale finanziario, dietro l'etichetta "Europa", li asservisce in una stabile depressione, privandoli di ogni residua libertà e autonomia, e "prendendosi" i loro soldi, la loro capacità industriale e occupazionale. In questa luce divengono comprensibili i troppi, clamorosi "errori" di politica eco-  nomico-finanziaria che hanno portato all'attuale situazione, e le scelte recessive, adottate anche dal governo Monti per gestirla, che hanno messo l'Italia nella  con dizione di non p oter risollevarsi. Sullo sfondo, risalta la stupidità e la corruzione della classe politica italiana. *Lo Scherno Ponzi è una frode finanziaria in cui il finanziere alletta Investitori-risparmiatori dando  loro alti tassi di i nteress e, che paga usando non profitti reali prodo tti utilizzando quel denaro, ma  una parte di quello stesso denaro, mentre si intasca il resto. Perciò ha bisogno di sempre nuovi  investitori per sostenere l'inganno, in misura esponenzialmente crescente. Quando questa alimen tazione viene meno, il gioco implode e tutti perdono tutto. www.ariannaeditrice.it ARIANNA EDITRICE è un marchio del GRUPPO EDITORIALE MACRO 1987-2012: 25 anni ISBN: 978-88-6588-046-3 I I I 7 8 8 8 6 5 1 1 88 04 63 12,90

Transcript of Marco Della Luna-CimitEuro

 
M a r c o De l l a Lu n a
C I M I T € U R 0 USCIRNE E RISORGERE
Finalmente una mappa completa dei diversi meccanismi  - alcuni ancora non resi noti - che stanno generando  
la crisi sistem ico,  con le loro implicazioni sui piani monetari,  finanziari, economici e sociopolitici.
Un n uo vo e i nd i spensab i l e st r um en t o con cu i o r i e n t a r si p e r cap i r e e a f f r o n t a r e la cr i si .
Il mondo è diventato un grande Schema Ponzi*   dove gli interessi su un debito glo- bale di 4 milioni di miliardi vengono pagati contraendo continuamente nuovi debiti: lo scoppio è inevitabile.
Grazie a Cimit€uro  apprenderete che sono bastati due principi contabili falsi per
far precipitare l'economia e la società nel buco nero di un indebitamento che non
dovrebbe esistere. Quella che noi percepiamo come una crisi economico-finan-  
ziaria è invece una nuova strategia dei potenti della terra per concentrare il  potere, dom ina re e sfruttare tu tti noi, che abbiamo sempre meno potere di con- trattazione, controllo e partecipazione.
Lo sporco lavoro deH'€uro per il predominio tedesco.
Per i paesi "euro deboli", con l'appoggio di falsi amici (come la Germania), si varano
norme e istituzioni coercitive, attraverso cui il capitale finanziario, dietro l'etichetta "Europa", li asservisce in una stabile depressione, privandoli di ogni residua libertà e
autonomia, e "prendendosi" i loro soldi, la loro capacità industriale e occupazionale. In questa luce divengono comprensibili i troppi, clamorosi "errori" di politica eco- 
nom ico-finanz iaria che hanno portato a ll'attua le situaz ione, e le scelte recessive, 
adottate anche dal governo Monti per gestirla, che hanno messo l'Italia nella   condizione di non poter risollevarsi. Sullo sfondo, risalta la stupidità e la corruzione della classe politica italiana.
*Lo Scherno Ponzi è una frode finanziaria in cui il finanziere alletta Investitori-risparmiatori dando  
loro alti tassi di interesse, che paga usando non profitti reali prodotti utilizzando quel denaro, ma  
una parte di quello stesso denaro, mentre si intasca il resto. Perciò ha bisogno di sempre nuovi  
investitori per sostenere l'inganno, in misura esponenzialmente crescente. Quando questa alimen
tazione viene meno, il gioco implode e tutti perdono tutto.
www.ariannaeditrice.it
GRUPPO EDITORIALE MACRO 1987-2012 : 25 ann i
ISBN: 978-88-6588-046-3
III 7 8 8 8 6 5 1188 04 63
USCIRNE E RISORGERE Come ripartire 
dopo il collasso globale dell'economia
 
Le crisi economicofinanziarie sono sem- pre più chiaramente uno strumento co- struito dai potenti della terra, per ridurre i diritti civili e politici dei cittadini, i loro redditi e la loro possibilità di partecipa- zione alle scelte istituzionali. La crisi cronica, la finanza informatiz zata e il monitoraggio cibernetico della  vita delle persone sono sempre più uno  strumento di centralizzazione del pote re e di ingegneria sociale.
Cimit€uro  ci spiega in maniera chiara e completa:
• il signoraggio, la natura del debito, del credito e del denaro, e le loro origini, i falsi principi contabili delle banche, il loro impiego per dominarci;
• come finanziare investimenti produt- tivi senza indebitare lo Stato e senza tassare;
• come la produzioneregolazione del denaro (sovranità monetaria) potreb- be essere usata praticamente per il bene generale di lungo termine;
• che ruolo hanno le illusioni, la disin- formazione e gli equivoci nel sistema politicoeconomico in cui viviamo e in particolare nell'attuale crisi;
• il grande inganno dell'austerità, del mercatismo, del liberismo, ma anche l'impraticabilità delle alternative eco- nomiche keynesiane e socialiste.
Esiste una via di uscita 
da questa situazione?  Scopri in queste pagine 
una possibile nuova strada,  che passa per la riforma 
della natura della moneta  e dei principi contabili.
e dei principi contabili.
 Alla mia segretissima Ispiratrice
 
 A k ri libri fJoUicMi   JUl et>ÌTO fclA U £ /WACSD
del l o Stesso A ut or e 
B ASTA CON QUESTA ITALIA. Rivoluzione, secessione o emigrazione?
con Antonio Miclavez, EUROSCHIAVI. Chi si arricchisce davvero con le nostre tasse?
con Antonio Paolo Cioni, NEUROSCHIAVI. Liberiamoci dalla manipolazione psicologica, politica, economica e religiosa
A l t r i l i b r i pubb l i ca t i da A r i anna 
Tony Cartaiucci, Nile Bowie, OBIETTIVO SIRIA. Come CIA, bande criminali e ONG armano il terrorismo, commettono crimini di guerra e falsano le informazioni manipolando l’opinione pubblica Daniel Estulin, IL CLUB BILDERBERG Alain de Benoist, SULL ’ORLO DEL BARATRO. Il fallimento annunciato del sistema denaro Antonio Miclavez, EUFLAZIONE. L'anello mancante dell’economia  Jeffrey Kaye, MIGRAZIONE GLOBALE. Chi muove le pedine di questo fenomeno inarrestabile? William Engdahl, AGRI-BUSINESS. Dal controllo del cibo al controllo del mondo  Jeffrey M. Smith, OGNI: I RISCHI PER LA SALUTE. Perchè non comprare e mangiare cibi geneticamente modificati. Sterilità, allergie alterazioni gene- tiche, malattìe croniche: quali sono i veri rischi causati dalle biotecnologie e dagli OGM? A cura di Stefano Montanari, RIFIUTO: RIDUCO E RICICLO PER VIVERE MEGLIO. Guida alle buone pratiche MarieMonique Robin, IL MONDO SECONDO MONSANTO. Dalla diossina agli OGM: storia di una multinazionale che vi vuole bene MarieMonique Robin, IL MONDO SECONDO MONSANTO. OGM, l’invasione transgenica. Storia di una multinazionale che vi vuole molto bene (DVD + libretto)
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Vivi Consapevole Permacu l t u ra A ut osu f f i cienza Eco log ia  
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Signoraggio - Golpe Bancario - Debito infinito
CIMITfURO U S C I R N E E R I S O R G E R E
Come ripartire 
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Il Gruppo Editoriale Macro mantiene e sviluppa la sua attenzione verso l'ambiente e lo fa con modalità sempre più concrete, coerenti e sostenibili. Stampiamo i nostri libri, dvd, riviste, cata- loghi e depliant in Italia su carta riciclata, utilizzando inchiostri ecologici. Acquistando uno dei nostri prodotti contribuirai a sostenere il progetto dell'Associazione Scuola di Ecologia Applicata di Cesena, che ha già messo a dimora migliaia di alberi ed è impegnata nella piantumazione di decine di migliaia di nuovi alberi per favorire la biodiversità e per compensare e ridurre l'impatto ambientale della stampa di questo libro.
coordinamento editoriale revisione editing
copertina stampa
Sara Broccoli Emanuele Cangini, Paola di Manno Mariella Alunni, Valentina Pieri, Danila Ganzerla Matteo Venturi Tipografia Lineagrafica, Città di Castello (PG)
I edizione novembre 2012
I libri di Arianna Editrice sono prodotti da Gruppo Editoriale Macro, che ne cura la distribuzione e la commercializzazione.
ISBN 978-88-6588-046-3
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Gli inchiostri utilizzati per stampare questo libro non contengono composti organici volatili, sono esenti da oli minerali e sono con base vegetale, ambientalmente compatibile.
INTRODUZIONE
Vi possono far pensare che la crisi "passi" o che se ne possa uscire mediante sacrifici e sviluppo, soltanto se siete inconsapevoli dei
rapporti tra le grandezze  in gioco e dei meccanismi sottostanti. Quando conoscerete questi e quelle, penserete molto diversamente. Iniziamo con le grandezze.
NelPagosto del 2012, l'indebitamento generante interessi passi- vi, nel mondo, è stimato a 1,21,4 milioni di miliardi di Dollari; ad  esso si aggiungono debiti non direttamente produttivi d'interessi  (debiti previdenziali e assicurativi, capitali sociali, circa 1,2 milioni  di miliardi in derivati finanziari); questi importi sono molto incerti,  perché trattasi di titoli non registrati; i titoli tossici sono stimati in  oltre 1,5 milioni di miliardi).
Il debito pubblico esplicito ammonta a circa 50.000 miliardi, e in  215.000 è stimato quello implicito (si vedrà in seguito che cosa è); il  resto è debito del settore privato, finanziario, commerciale.
Gli interessi annui da pagare per sostenere quanto sopra, per   reggere quindi il sistema finanziario e bancario mondiale, superano  ampiamente i 100.000 miliardi, mentre il prodotto lordo globale, cioè  la somma di tutti i pii nazionali, è di soli 70.000 miliardi.
Da qui la famelica ricerca, da parte del settore bancario e paraban cario {shadow banking), di denaro, depositi, investimenti, da gettare nel fuoco del debito per reggere il gioco, evitando o rinviando lo scoppio di questa superbolla. Ma tutta questa raccolta d’investimenti comporta emissione di titoli di debito, cioè ulteriore indebitamento capitale.
Da qui la sospensione o riduzione deirerogazione del credito da parte delle banche: esse dirottano molte risorse liquide per puntellare la bolla.
Da qui la frenetica emissione di denaro da parte delle banche centrali - decine di migliaia di miliardi in pochi anni, di cui ima frazione basta va per rilanciare tutte le economie occidentali - onde evitare il  global  meltdown del sistema bancario. Ma ogni creazione di denaro, nell'attuale
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CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
sistema monetario, all'interno dell'attuale modo di creare moneta, avviene con pari creazione di debito gravato d'interessi; perciò, matematicamente, questo meccanismo non può reggere, perché, per effetto del suo anda mento, accresce i propri scompensi interni, e anche gli scompensi esterni - ossia la recessione e le tensioni sociali.
Il mondo è dunque divenuto un gigantesco schema Ponzi, ossia  un sistema in cui gli interessi sul debito già emesso vengono pagati  contraendo nuovi debiti, cioè coi denari di nuovi investimenti: una  montagna cava.
In tale contesto che cosa vuol dire "possiamo farcela, ancora qualche sacrificio", "possiamo uscire dalla crisi", "il peggio è passato", "si vede una luce in fondo al tunnel"? Vuol dire che si mente a tutto spiano per tener calma e gestibile la popolazione, in attesa che lo schema scoppi o che si decida di evitare lo scoppio agendo su un piano completamente diverso da quello di cui si parla. Intanto, l'incombente minaccia del  glo-  bal meltdown e il persistente calo della domanda aggregata scoraggiano gli imprenditori dairinvestire, dal fare impresa, anche se i tassi di inte resse sono bassi - quindi la crescita non può ripartire.
Gran parte del reddito disponibile creato daireconomia reale e dalla residua capacità di indebitamento pubblico e privato, viene assorbita dairalimentazione della superbolla, e distolta così da investimenti e con sumi. L'economia reale non è in grado di pagare nemmeno gli interessi del debito totale. Pretendere che essa possa riuscire a pagare il capitale, attraverso tasse e sacrifici, per rimborsare i debiti e uscire dalla crisi, è la grande menzogna delle istituzioni e della politica dei nostri giorni, soste nuta da capi di Stato e di governo, nonché dai governatori delle banche centrali. O come riforma guidata, oppure come esplosione incontrollata, un'epocale rottura di sistema è alle porte, per la forza delle cose.
È uno schema piramidale a squilibrio esponenzialmente crescente. USA, Germania, Finlandia ammettono di lavorare a "piani B", per la possibilità di break-up  deH'Eurosistema, che, dietro la propaganda isti tuzionale, si sa inevitabile in un meccanismo che strutturalmente, per effetto del blocco dell'aggiustamento dei cambi, produce al proprio interno un sottoinsieme di Paesi sempre più creditori e un sottoinsieme
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Introduzione
di Paesi sempre più indebitati, i primi sempre più preoccupati di non perdere i loro crediti, i secondi sempre più gravati dagli interessi passivi e da austerità imposte dai creditori e dagli speculatori, che li drenano delle risorse necessarie ad uscire dalla loro condizione1. E a questo pun to, che cosa può oggettivamente rimanere di una motivazione idealistica all'unificazione euròpea? La forza operante nei rapporti tra i Paesi euro pei, accettata e consacrata dietro la retorica europeista, è ormai con tutta chiarezza quella dei costi e dei ricavi, dei mercati, della competizione, dello sfruttamento, della prevalenza del più forte, non della coesione organica e solidale, non della co-appartenenza o della solidarietà o della cultura o dei sentimenti o delle "radici comuni"; quindi dire che si deve lavorare e fare sacrifici e rinunciare alla sovranità nazionale perché così si realizza l'ideale europeo, è una mistificazione. La Germania si chiede se salvare la Grecia costi più o meno che lasciarla affondare, e deciderà volta per volta in base a questo criterio di valutazione. Il Paese creditore non investe suU'unirsi, sull'integrarsi. E come potrebbe essere diversa- mente, date la suddetta instabilità strutturale e la tremenda e crescente pressione esercitata anche sulla politica dal processo d’indebitamento e dal costo del debito? Per costruire una Federazione Europea funzionante e non distruttiva, bisogna risolvere, palesemente, il problema qualitativo della moneta, il rapporto tra monetazione e indebitamento; altrimenti, non hanno molte speranze nemmeno le recenti proposte del «Financial Times» e della Lega Nord, razionalmente fondate, ossia fare un'Europa delle regioni, con un nucleo forte (includente il Nord Italia) che usa l'Eu ro, e una periferia che usa monete più elastiche e competitive, per favori re lo sviluppo. Come evidente dalla decisione della Corte Costituzionale tedesca del 12 settembre 2012 (che si riserva addirittura di sindacare l'operato della BCE rispetto al suo statuto e soprattutto stabilisce che non si possano più fare accordi e interventi segreti sulle finanze dei Paesi eu ropei, ma tutto, compresi nuovi stanziamenti tedeschi per il Mes, debba essere discusso e approvato dal Bundestag), ormai si è istituzionalizzata una forte asimmetria dei Paesi eurodeboli rispetto ai Paesi euroforti: i primi stanno sotto  la BCE e la UE, i secondi no; e la capacità di azione politica, normativa e persino giudiziaria oramai è tutta in mano ai Paesi
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creditori, anzi all'unico grosso Paese creditore, la Germania; i debitori, proprio perché non hanno soldi ma debiti, possono solo pregare e su bire, come Samaras nel suo penoso pellegrinaggio a Berlino nell'agosto 2012 - salvo che decidano di minacciare il ripudio del debito e l'uscita dall'Eurosistema. Questa è la loro unica forza negoziale. Ma non la usa no. E il ministro delle finanze tedesco Schàuble lo dice apertamente, su «La Repubblica» del 09 settembre 2012: l'Euro è irrinunciabile perché assicura il primato dell'economia tedesca. Al contempo, Monti, coll'im postazione totalitarista (altri direbbero "fascista") di chi vuole educare il popolo a pensare e votare, convoca una sorta di concilio europeista a Roma per delegittimare le posizioni critiche, che egli e altri tecnici e servitori di riconoscibili interessi elitari chiamano "populismo", "antieu ropeismo", "antagonismo", evitando il pubblico confronto sul merito, soprattutto con gli economisti di fama, che criticano l'Eurosistema dal punto di vista tecnico-pragmatico, avanzando proposte di riforma, come fa anche questo libro. L'Eurosistema viene così blindato contro il con trollo empirico e razionale col farne una religione obbligatoria e un valore ideologico identificato con l'Europa stessa, che è immorale sottoporre a vaglio critico, o pretendere che debba rendere conto dei suoi risultati in termine di economia reale e redditi effettivi, e che ci rivolge richieste che vanno ottemperate senza sindacarle. I Tg, l'informazione popolare, appoggiano questa operazione pedagogica oscurando gli argomenti cri tici, e l'appoggia pure Napolitano, con esternazioni di inediti frequenza e vigore. L'ordine del potere adesso va ufficialmente dall'alto al basso: le decisioni vengono prese da organismi finanziari "europei" a porte chiu se, calate sui governi che le devono attuare, sui parlamenti che le devono ratificare, e sulla popolazione che deve esprimere consenso a tutto ciò.
Del resto, si sapeva benissimo a priori che l'Euro, il blocco dei cambi, avrebbe incentivato i Paesi mediterranei, grazie al cambio esterno più forte, a esportare di meno e importare di più, nonché a indebitarsi di più approfittando dei tassi ridotti; mentre avrebbe incentivato i Paesi più forti a fare l'opposto, accumulando crediti. La Germania, nei dieci anni prima dell'Euro, aveva accumulato un passivo commerciale di 130 miliardi; nei primi dieci anni di Euro, è passata a un attivo di oltre 1700,
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Introduzione
perlopiù verso partners comunitari. Con una simile e crescente polariz zazione tra blocco creditore e polo debitore, in assenza di correttivi che le pongano fine (e vedremo quali potevano e potrebbero essere - certo non l'eurobond, il salva-Stati o lo scudo antispread),  non è più questione di scegliere tra stare o non stare neirEurosistema, perché la sua fine viene da sé, il break-up è inevitabile, l'integrazione politica è impossibile, se non come sottomissione degli uni agli altri. Intanto, la speculazione fa ottimi affari, se solo sa frenarsi quando la sua pressione rischia di far scoppiare il meccanismo; e se, dirottando timori e speranze su altri obiettivi, sa evitare che si apra un pubblico dibattito sulla stortura di fondo dell'Euro - ossia sugli effetti della fissazione dei cambi, sul blocco del meccani smo di aggiustamento delle bilance commerciali, sulla dinamica degli avanzi-disavanzi, sulla dicotomia strutturale creditori-debitori - camuf fando queste realtà in termini antropomorfici e moralistici di generosità o durezza germaniche e di sperperi o pigrizia dei mediterranei.
L'Euro, per come è stato congegnato, non è fatto per durare indefinita mente, né per unire: ha svolto, e ora porta a termine, uno "sporco" lavoro: trasferire capitali, industrie, tecnici qualificati, potere politico dai Paesi periferici a quelli forti. Ha funzionato come una pompa economico-fi- nanziaria, che trasferisce risorse dai Paesi deboli ai Paesi forti. La pompa, quando sta esaurendo il travaso, per un poco aspira aria, gorgoglia, infine si ferma da sé. Ma se, verso la fine, gli scompensi causati dalla sua azio ne rischiano di spingere i Paesi più colpiti a uscire dal meccanismo, per prevenire ciò s'interviene mediante acquisti di bonds pubblici via BCE e altri strumenti, affinché il travaso possa continuare. Questi interventi sono presentati come aiuti al paese, e accompagnati da commissariamenti come "giusta" garanzia in cambio degli aiuti, mentre sono sostegni ai governi in quanto collaborazionisti; e, se pure riducono lo spread sul btp, non aiutano affatto l'economia reale, che viene lasciata sotto tassi d’inte resse doppi rispetto alla Germania, e con un 20% di tasse in più, per non parlare d'infrastrutture, burocrazia e costi energetici, proprio allo scopo che si delocalizzi o chiuda, mentre, schiacciate dalle aliquote e dalle pre sunzioni fiscali, cessano molte decine di migliaia di esercizi commerciali, facendo posto alla grande distribuzione organizzata francese e tedesca.
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Gli "aiuti", compresa la campagna di acquisti di bonds triennali de liberata il 06 settembre 2012 dalla BCE e acclamata come coraggiosa e salvifica dai cori della dabbenaggine trasversale, sono una terza onda ta di sovvenzioni alle banche private, in meno di un anno, per aiutarle a colmare i grandi buchi nei loro bilanci (sofferenze non dichiarate) e a liberarsi da titoli tossici, ma senza esigere in cambio che smettano la cre azione di tali titoli e le pratiche speculative pericolose per la società e nocive    per l'economia reale (bolle), e senza esigere che riprendano a erogare credito   alle imprese. Si ottiene anche una riduzione dello spread, buona a tirare avanti, a far risparmiare qualche soldo d’interessi sul debito pubblico, a prendersi tempo, a far girare ancora la pompa puntellando l'Eurosi- stema, ma senza effetti strutturali.
Per queste oggettive ragioni, è presumibile che i reali intendimenti della BCE siano ben diversi da quelli dichiarati e comunemente creduti.
Tale valutazione cambierebbe se e quando i predetti acquisti di de bito pubblico si estendessero ai titoli decennali e fossero accompagnati dalla separazione tra attività di credito bancario e attività speculativa, dairimposizione alle banche di erogare credito alle attività produttive a tassi ragionevoli, e dall'imposizione agli Stati di eseguire una vera spending review (non i tagli lineari di Monti), un abbattimento dei costi e dei tempi burocratici nonché della pressione fiscale, e altresì di ese guire investimenti infrastrutturali finanziati con bonds vendibili diret tamente alla BCE oppure qualcosa di equivalente - perché senza tutto ciò non si avrà crescita. Infine, ma soprattutto, per cambiare opinione necessiterei di vedere in opera un meccanismo che riequilibri le bilan ce commerciali tra i Paesi comunitari, che reindustrializzi l'Italia, che inverta il processo di divergenza tra euroforti ed eurodeboli - cioè che produca integrazione e sviluppo reali e non a parole. Le ragioni per le quali la Bundesbank e molti politici tedeschi si oppongono alla sud detta campagna di acquisti - ossia che la BCE per statuto deve difen dere il potere d'acquisto dell'Euro e non può finanziare gli Stati (tanto meno quelli che sprecano, come l'Italia) sono palesemente insincere e smentite dai fatti storici, forse dirette solo all'immaginario popolare dei tedeschi, ai fini di consenso interno. Basti qui a) considerare che,
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Introduzione
per difendere il potere d'acquisto dell'Euro, bisogna innanzitutto di fendere l'esistenza dell'Euro; b) ricordare quanto potere d'acquisto ha perso l'Euro già alla sua nascita e prima che la BCE si mettesse a com perare debiti sovrani; c) osservare che le banche centrali, per sovvenire alle banche speculative in crisi, hanno creato molta più liquidità di quanto possano fare comprando titoli pubblici; d) osservare che, visti i danni cagionati dalla speculazione finanziaria in un sistema che co stringe i governi a finanziarsi su mercati manipolati, sarebbe razionale provare il sistema alternativo, che in passato ha dato risultati migliori dell'attuale. Ma su tutto questo ritorneremo ampiamente.
Ora vorrei enunciare la mia posizione al riguardo dell'Europa, per prevenire malintesi. L'Europa esiste già, e da molti secoli.  Esiste come crogiolo e comunità culturale, sociale, tradizionale, condividente certi tratti di civiltà tipici e distintivi (libertà e diritti individuali, vocazione scientifica, filosofica, artistica ecc.), in netta differenziazione da altre aree del mondo. Sin dalla remota antichità, intellettuali, musicisti, ar tisti del massimo valore si sono formati e hanno generato le loro opere attingendo da questo grande bacino e soggiornando in varie parti di esso. Apprezzo molto questa realtà e desidero difenderla. Per fiorire, essa non ha avuto bisogno del genio di una Merkel, del carisma di un Hollande, della scienza di un Monti, della miracolosità dell'Euro. Sussiste indipendentemente dall'UE, dalla BCE, dal MES. Un'integra zione politica, economica, finanziaria tra i Paesi europei può essere utile a tutela dell'Europa di cui parlo, in quanto e a condizione che as secondi e rispetti i predetti valori europei, che non soffochi e livelli la varietà e la pluralità intraeuropee, e che sia fatta in modo funzionale e intelligente, che non crei divisioni e contrapposizioni anziché unione.
Quanto è stato sinora fatto sotto la definizione di "integrazione", oltre a essere disfunzionale in termini economici, è profondamente antieuropeo nell'essenza, perché l'apparato istituzionale e finanziario della Unione Europea e del Sistema Europeo delle Banche Centrali, con la sua vocazione autocratica e alquanti tratti orwelliani, è affine al concetto di potere proprio dell'Asia, sin dall'antichità, e contro la cui espansione a Ovest l'Europa ha sempre lottato, incominciando con la
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resistenza dei Greci attempero persiano. Ovviamente, è anche contra rio al sogno europeo di Altiero Spinelli e di Robert Schuman, che era federale e non contemplava certo il commissariamento degli Stati, lo scavalcamento dei parlamenti e il governo di tecnocrati irresponsabili operanti nascostamente dietro porte chiuse per interessi antisociali.
Il 23 giugno 2012, in piena crisi bancaria spagnola e dopo un esteso doxvnrating di molte grandi banche mondiali, a seguito di perdite miliar darie, la Banca dei Regolamenti Intemazionali, che coordina le banche centrali del mondo, ammonisce che i grandi operatori finanziari (banche e banche-ombra) sono tornati agli azzardi speculativi del 2007, che la bolla finanziaria si è nuovamente gonfiata e che questa volta il rischio sistemico è molto maggiore, poiché gli Stati si sono già pericolosamente indebitati per rifondere (socializzare) le perdite del settore finanziario nella crisi ini ziata nel 2008, così che oggi non sarebbero in grado di ripetere i salvataggi. Quindi, se scoppia un'altra bolla, non ci sarà rete di protezione, questa volta. Salto nel buio. Il mondo sarà stravolto e con esso la nostra vita.
Il 5 luglio seguente, il FMI segnala un deterioramento del quadro economico globale, inclusi Paesi trainanti, come India, Cina, Brasile. Draghi annuncia che i conti nel mondo peggiorano e taglia il tasso base dello 0,25%. Le borse reagiscono flettendo. All'inizio di luglio, la BCE si dichiara allarmata sulla tenuta delle banche europee, notoriamente pie ne di titoli ad alto rischio, nonostante abbia appena finito di riempirle di liquidità pressoché gratis. Moody's abbassa il rating dei buoni italiani sotto la soglia statutaria di acquistabilità da parte di molti investitori istituzionali, rendendone più arduo e costoso il collocamento. Poi taglia il rating  di altri enti pubblici e privati italiani, comprese primarie ban che; ora nessuna banca italiana ha un rating A, sicché nessuna è idonea a fornire o a mantenere garanzie intemazionalmente accettate. Le PMI sono silurate sotto la linea di galleggiamento. Questo continuo dozvnra-  ting può essere un modo di forzare il governo italiano a vendere urgen temente e a prezzo vile ciò che ha da vendere ai capitali americani che controllano Moody's (ma pure Standard and Poors). Merkel e mercati dimostrano di non credere alla serietà delle riforme di facciata di Monti. La bolla Monti s'incrina pericolosamente, e più all'estero che all'interno.
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Introduzione
Nell'estate del 2012, vediamo che l'Italia, con altri Paesi, sta ormai appesa al rating di tre agenzie private, alla speculazione di dieci banche private, alle oscillanti dichiarazioni del presidente della BCE e della Bun desbank - cioè a soggetti privi di mandato democratico, esenti da ogni controllo e responsabilità giuridica e politica, agenti in modo sovrano, al di fuori di qualsiasi regola di certezza del diritto e di trasparenza deci sionale. E questa nuova costituzione materiale sovrannazionale è ormai accettata, anzi data per scontata, da tutte le forze politiche e sindacali, le quali delegittimano le forze dissenzienti come estremiste o populiste. ' Al contempo, coraggiosamente, il doftor Michele Ruggiero, del PM di Trani, conclude le indagini per manipolazione pluriaggravata e con tinuata dei mercati finanziari e delle merci a carico di dirigenti di Mo- ody's, Standard and Poor's e Fitch, stimando un danno per lo Stato di 120 miliardi. E sequestra documenti nella sede milanese di Barclays, in relazione allo scandalo Libor. Ma è sostanzialmente isolato nel contesto della magistratura italiana.
Per il crimine organizzato questa crisi è stata una splendida oppor tunità per scalare il potere economico, quindi politico. Roberto Saviano2 afferma che le mafie hanno approfittato della crisi bancaria mondiale del 2008 per occupare il sistema bancario americario e quello europeo: cita ricerche di due economisti colombiani, Alejandro Gaviria e Daniel Mejiia dell'Università di Bogotá, che hanno «rivelato che il 97,4% degli introiti provenienti dal narcotraffico in Colombia viene puntualmente riciclato da circuiti bancari di USA ed Europa attraverso varie operazioni finanziarie». Insomma, il sistema finanziario ed economico si sostiene grazie a quei soldi: ecco perché i governi non si possono permettere di colpire realmente il narcotraffico e altre attività tipicamente mafiose, né di regolamentare la finanza speculativa introducendo norme palese mente indispensabili, come la separazione di essa dall'attività di raccolta del risparmio e di prestito: la politica non può ostacolare le fraudolente pratiche finanziarie che vengono usate per riciclare quei soldi. «Le ban che negli Stati Uniti sono usate per accogliere grandi quantità di capitali illeciti occultati nei miliardi di dollari che vengono trasferiti tra banca e banca ogni giorno», ha dichiarato il capo della Sezione Riciclaggio del
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CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, Jennifer Shasky Calvery, a febbraio 2012 durante una seduta al Congresso sul crimine organizzato. New York e Londra sarebbero diventate le due più grandi lavanderie di denaro sporco del mondo. Non più i paradisi fiscali come le Cayman Islands, o la Isle of Man. Ma la City e Wall Street. Tra le banche implicate nel riciclaggio, Saviano menziona Wachovia e HSBC. Se e quando ci sarà una ripresa economica, passerà per prestiti erogati da capitali mafiosi.
Paradossalmente, l'agonia dell'Euro, del debito pubblico, dello spread,  con tutti i sacrifici, la recessione e le tasse che ad essa conse guono, è voluta e mantenuta dai poteri europei: infatti dipende dalla scelta, inserita nel 1992 nel Trattato di Maastricht e ribadita in quello di Lisbona, col voto anche della Lega Nord, di proibire alla BCE di comperare le emissioni di debito pubblico sul mercato primario, alle aste, cioè da fare da vera banca centrale di emissione, così da impedire alla radice la speculazione. I Brics, gli USA, il Giappone, hanno banche centrali che fanno le banche centrali; perciò, sebbene gravati da debiti pubblici anche molto più alti dell'Italia, non hanno problemi con la speculazione, perché le loro banche centrali garantiscono l'acquisto. Il debito pubblico non sarebbe un problema per gli Stati, quindi, né una fonte di facile lucro per gli speculatori. Lo diventa se manca una vera banca centrale3. È sempre più evidente che la speculazione sui titoli pubblici e il fenomeno dello spread  sono stati ricercati dai governi, o attraverso i governi, per creare le condizioni di paura sociale che per mettono di comprimere salari, welfare e partecipazione democratica4 - in linea con la clamorosa dichiarazione di Monti allo Spiegel, ai primi di agosto 2012, secondo cui i governi dovrebbero svincolarsi dagli eccessivi condizionamenti parlamentari.
Preciso che lo spread sui btp, ossia la differenza tra quanto pagano in interesse i btp rispetto al bond, è misurata sul mercato secondario, ossia sui tassi che pagano il btp e il bund se comperati in banca, e non sul mer cato primario, alle aste, quello su cui vengono venduti i btp "nuovi". Alle aste, i tassi d’interesse sono, di fatto, sensibilmente minori rispetto al mercato secondario, quindi lo Stato, per rifinanziarsi, paga un tasso
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Introduzione
inferiore a quello che rende il btp comprato sul mercato secondario, quello su cui operano gli speculatori.
Perché mai dietro l'Euro non è stata posta una vera banca centrale ma una pseudo-banca centrale detta BCE? Perché fa gioco agli speculatori finanziari, per ragioni di profitto; agli USA, per ragioni geostrategiche; alla Germania, perché ne trae benefici finanziari, competitivi, egemo nici; al capitalismo in generale, perché gli consente di minacciare le nazioni con lo spauracchio dei tassi e del default  per costringerle ad abbattere lo stato sociale, i diritti dei lavoratori e dei risparmiatori; a smantellare il ruolo economico del settore pubblico; e in generale ad affidare definitivamente la politica ai banchieri. Questo dato di fatto sarebbe la prima cosa da dire nell'informazione economica, ma i mass media ne parlano con molta cautela.
La debolezza dell'Euro e della BCE, soprattutto, serve agli USA per mantenere il loro immenso potere di acquisto nel mondo, dovuto al signoraggio internazionale del Dollaro, di cui ancora dispongono, ma che rischiano di perdere a cagione dell'eccessivo indebitamento sia interno che estero: al di là della convenienza per Obama di evitare un collasso deH'Euro e le sue ripercussioni sugli USA mentre cerca di farsi rieleggere, «sminuire l'Euro, tenendolo sotto pressione, evitando però di deprezzare troppo il Dollaro è il punto d'equilibrio tra interes si politici e interessi finanziari collegati transnazionalmente alla rete globale di Wall Street e Londra. Il presidente Obama, nonostante i suoi attacchi verbali alle banche, ne ha favorito la ripresa (venendo infatti ricompensato con donazioni elettorali superiori a qualunque candidato repubblicano), anche attraverso dei quantitative easings  che altro non sono che una produzione inflattiva di moneta per ridurre il valore dei debiti e ridare competitività all'export statunitense»5.
 
nitarie, né del costante peggioramento del pii, deiroccupazione, dell'eco- nomia reale, di molti Stati membri. La popolazione generale, martellata quotidianamente di allarmi finanziari, di prediche, di promesse su spread,  interessi, deficit ecc., viene abituata a pensare l'economia principalmente in questi termini finanziari, dimenticando il piano dell'economia reale, che la finanza dovrebbe servire, non dominare.
Una difesa sostanziale, la BCE la fa solo in favore delle banche euro pee, finanziandole a bassi tassi (1%), molto largamente, e senza curarsi che almeno una quota degli oltre 1000 miliardi prestati loro sinora vada a finanziare l'economia reale anziché attività speculative, magari rivolte contro Stati eurodeboli. La BCE sta, insomma, applicando una sorta di keynesismo rovesciato, in favore non dell'economia reale, ma del settore speculativo, dei padroni delle banche, i quali, come documentatamen te vedremo nella prima parte di questo libro, mediante speculazioni temerarie e acquisizioni fraudolente, depauperano a proprio profitto le banche stesse e lasciano al settore pubblico l'onere di risanarle me diante continua creazione monetaria, col pretesto, o ricatto, che se non le si risana, l'incendio si propaga a tutta la società. Nessuna meraviglia, quindi, che oggi si stiano riproducendo le condizioni della crisi bancaria del 2008: i flussi in entrata nelle banche, cioè la raccolta, non coprono i flussi in uscita, cioè quanto i banchieri estraggono dai loro patrimoni con speculazioni azzardate e fraudolente, ma anche comprando 10 ciò che vale 2, in modo che qualcuno intaschi 8; e questo disavanzo viene coperto dalla BCE o dai governi nazionali. Se la BCE continuasse a farlo oltre l'emergenza, senza intervenire sulle cause e senza perseguire gli illeciti, allora la sua dirigenza si renderebbe complice di quegli illeciti, anche se, grazie allo statuto di ente sovrano accordato alla BCE, essa non è penalmente né civilmente responsabile di ciò che fa.
Pare proprio che l'obiettivo della BCE sia di trattenere le rane nella casseruola finché non siano cotte, dispensando loro una boccata di os sigeno e generose rassicurazioni quando si sentono scottare e pensano di saltar fuori, come è avvenuto ad esempio il 26 luglio 2012, allorché nella mattinata lo spread btp/bund è schizzato oltre 530 p.b., e Draghi ha reagito dichiarando che uscire dall'Eurosistema è impensabile, che
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Introduzione
recentemente si sono fatti molti passi avanti, e che la BCE farà tutto ciò che occorre per impedirlo - al che lo spread  è presto sceso a 470 p.b., e la borsa italiana ha recuperato il 5,3%, mentre l'Euro è risalito a 1,23 sul Dollaro. Una settimana dopo, Draghi fa affermazioni sempre poco chiare, ma che vengono lette come un passo indietro rispetto alla precedenti, e le borse crollano, lo spread vola, l'Euro si piega. Il giorno dopo, rimbalzo. Siamo al punto che l'equilibrio finanziario dell'Italia, della Spagna e di altri Paesi si regge sulle iniziative di un direttorio non eletto della BCE e dalla loro disponibilità a comperare o no buoni del tesoro - quindi ad agire in base alla loro discrezione e non in base a nor me di legge precise, certe, trasparenti che impongano loro d'impedire il tracollo finanziario delle nazioni, alla faccia del principio di legalità e di certezza del diritto, oltre che di rappresentanza popolare. Inoltre, quel direttorio è espressione proprio del mondo della finanza e delle banche private che generano le crisi e che sono artefici e beneficiarie sia dell'attività speculativa che dei salvataggi con denari pubblici.
Pare, insomma, che si voglia tenere i Paesi eurodeboli in un mec canismo che aggrava i loro problemi e svuota le loro economie reali, ma al contempo li mantiene artificialmente in vita con una fleboelisi monetaria, aumentando la loro dipendenza da organismi autocratici giuridicamente irresponsabili e di tipo bancario, come la BCE e il nascente MES, Meccanismo Europeo di Stabilità. Da simili fatti tra spare un disegno superiore, oligarchico, dirigistico, che non viene dichiarato, ma viene portato avanti senza interesse per le condizioni di vita delle nazioni, bensì con interesse centrato sul piano finanziario: espressione del fatto che, per l'odierna strutturazione del potere reale, l'economia della produzione e dei consumi, e quindi gli stessi popoli, che di quell'economia costituiscono gli attori, sono divenuti superflui - ed è questa la vera rivoluzione che introduce il nuovo millennio, alla cui analisi ho dedicato il saggio Oligarchia per popoli superflui6. Superflui, perché il potere politico-economico, nel mondo, non è più una scacchiera di potentati, di cui ciascuno è in competizione con gli altri e forte della sua popolazione (lavoratori, contribuenti, combat tenti, coloni) - e tanto più forte quanto più questa è numerosa - ma si
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è centralizzato, concentrato, quindi non ha più bisogno di mantenere popoli numerosi, onde si potrà avviare a soluzione il problema eco logico e demografico. Ma anche perché, con la globalizzazione e la libera circolazione di merci e capitali, non abbiamo più la coincidenza, sul medesimo territorio, di governanti, produttori e consumatori - coincidenza e reciproca dipendenza che generavano interdipendenza e inducevano capitalisti e governanti a concordare un equilibrio coi lavoratori sui diritti e sui redditi, non potendoli liberamente ricattare con la minaccia della delocalizzazione7.
Intanto, dalla denuncia di un economista del FMI, salta fuori che il FMI già da tempo sapeva che il grave dissesto era imminente, ma deli beratamente lo nascose, peggiorando così le cose8.
Del resto, è da tempo che si sa, anche se si tace al popolo, che i mer cati non sono affatto maestri e misuratori di virtù economiche e finan ziarie, ma che sono una roulette truccata dai croupiers:
«I mercati sono una parola che non ha veramente senso perché dopo 30 
anni di fusioni e acquisizioni, l’OCSE ha potuto osservare che ci sono 10 attori 
che controllano oltre il 90% dei mercato dei derivati (credit default swaps, 
cofl ateral debt obligati ons, excha nge rat e swaps), cioè:
/ Morgan Stanley, Bank of America, Citybank, Goldman Sachs, Barclays 
/ Deutsche Bank, UBS, Credit Suisse, Società Gènerale, BNP-Paribas9.
Si dice mercato ma si scrive oligopolio, cioè un sistema dove i piccoli azionisti 
sono carne da cannone e i governi sono dei pesi welter rispetto ai pesi mas
simi citati. Queste sono le entità che fanno il cosiddetto mercato  e spezzano 
le reputazioni finanziarie, senza troppo curarsi dei fondamentali, avvalendosi 
anche di sofisticate tecniche di scambio come ih igh f requency trading (scam
bio automatizzato ad alta velocità).
Le prestazioni dei vari attori privati e pubblici in questo sistema vengono 
valutate fra tre [rect ius , da quattro; N.dAJ agenzie di rat ing di cui tre inter
nazionali e una nazionale:
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/ e la cinese Dagong.
È piuttosto difficile immaginare che fra questi IO attori finanziari  e le tre 
agenzie non vi siano significativi intrecci d’interessi che non possono essere 
né neutri, né trasparenti))10.
È  chiaro che nessuna autorità ha o vuole attuare misure efficaci di risanamento. I festeggiamenti di ogni nuovo accordo salvifico da parte di BCE, FED, Ecofin, governi vari, sono seguiti dopo uno o due giorni da nuovi tonfi e nuove spaccature.
Sta così montando una catastrofe, il temuto squagliamento della rete bancaria globale, per un valore dell'ordine di milioni di miliardi di Dollari, gigantesca, quindi, rispetto ai problemi interni dell'Euro e dei debiti pubblici, che sono dell'ordine di migliaia o decine di migliaia di miliardi: solo qualche millesimo del problema vero.
Poiché nel frattempo nessuna regola è stata introdotta per isolare la finanza speculativa dal banking di credito risparmio, i tentativi di costitu ire organismi di stabilizzazione finanziaria e firewalls protettivi in ambito europeo con dotazioni di qualche centinaio di miliardi, paiono, nel con fronto col suddetto ordine di grandezza di migliaia di volte maggiore, una mera pagliacciata, con supercancellieri e supertecnici che bisticciano e cincischiano su di esse, forse solo per distrarre la gente, forse anche per ingannare se stessi, mentre l'immane ombra dell'onda anomala s'innal za sul mondo e lo sovrasta. Di tutte le misure in pubblica discussione ad oggi, neanche la più audace è lontanamente idonea a fronteggiare questa emergenza, o questa imminenza. Al più, possono tirare avanti consumando il risparmio della gente con tasse e svalutazione.
Il quesito effettivo, perciò, credo sia: dietro le dichiarazioni per l'opi nione pubblica, qual è l'interesse e l'intenzione di chi ha potere, rispetto alla crisi in corso e a quella che si profila? Invero, una politica per preveni re o reagire alla catastrofe bancaria, capace di sconvolgere violentemente la vita e gli ordinamenti delle nazioni, manca completamente, oppure
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CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
vi è, ma è tenuta segreta - il qual caso è ancor più fosco e inquietante. Si indica, quale unico rimedio qualitativamente capace di far fronte alla situazione, un intervento delle banche centrali, che garantisca l'acquisto dei debiti pubblici e privati che altrimenti salterebbero. Ma dove pren dono il controvalore necessario per tali campagne di acquisti, queste banche centrali, dato che esse non producono alcun valore in proprio e che non raccolgono nemmeno tasse? Ed entro che limiti il controvalore può far fronte in quel modo? È possibile che il mondo, o l'Occidente, mentre complessivamente la produzione cala e i debiti aumentano, affi di la propria sopravvivenza ad alcune banche centrali che comperano i titoli balordi che le altre banche e molti governi continuano a sfornare?
E ancora: visto il reiterato flop dell'intero strumentario anticrisi fi nora impiegato dalla scienza economica "ufficiale", ci si deve, oramai, preparare al peggio e, soprattutto, per l'indomani del peggio, cioè pensare a strumenti per la ricostruzione?
L'informazione ufficiale attenua molto i dati della realtà, tende a rassicu rare diffondendo il messaggio che si possa uscire dalla crisi con strumenti normali e con oboli ragionevoli, transitori, anzi moralmente giusti, in un certo senso. Tali messaggi hanno successo, generalmente, perché l'uomo è incline a credere a ciò che gli piace, perché "essere positivo", per quasi tutti, significa prospettare, come attuabili, soluzioni che consentano un rapido ritorno, con piccoli sacrifici materiali e minimi sforzi mentali, alla sicurezza, al benessere e alle concezioni abituali - ossia, alla propriacomfort  zone. Per qualcun altro sei positivo anche quando preannunci imminenti salti magico-quantistici che risolvano i problemi, oppure l'intervento di esseri divini. Simile all'essere positivo è l'essere moderato: sei moderato quando ciò che dici non mette in dubbio le convinzioni di fondo condivise e lasci le persone nella sicurezza del conformismo, quando dici che basta introdurre alcuni aggiustamenti e comportarsi più seriamente e tutto an drà a posto, col tempo. Altra chiave di successo è l'offrire poche e chiare idee che appaiano come rivelazioni miracolose, capaci di spiegare tutti i problemi e di indicare la soluzione dei mali del mondo in un'unica formu la, e magari costruirci intorno un movimento militante o para-religioso.
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Introduzione
Questo libro non è scritto per i bisogni psicologici delle suddette categorie di persone. Anzi, va esattamente in senso opposto. Dalla macchina della catastrofe non ci si libera senza una conversione spinta sino al fondo delle cose.
Si rileva da sinistra, dalla sinistra vera11, che la crisi in corso non è una crisi di scarsità, perché al contrario abbiamo sovrapproduzione, né della finanza, tanto meno della finanza pubblica; bensì è la crisi d'insostenibilità, per effetto di contraddizione interna, dialettica, del modello capitalista come tale, nel senso che il padrone del capitale, della finanza, vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca/ossia, da un lato, pagare sempre meno i lavoratori, anzi investire i suoi soldi nella speculazione finanziaria perché questa rende più dell'economia reale; e, dall'altro lato, riuscire a vendere loro sempre più prodotti (anche finanziari) e servizi - il che è ovviamente impossibile, perché la gente non può comperare per una cifra superiore al suo reddito.
Invero, negli ultimi decenni, il capitalista ha ottenuto di massimiz zare il profitto tagliando i costi, compresi gli investimenti, i salari, i posti di lavoro, le tasse per i servizi pubblici, e spostando i suoi inve stimenti dall'economia reale a quella più pericolosamente speculativa. Così ha prodotto un calo dei redditi, che comportava un calo della domanda aggregata - quindi l'invendibilità di parte della produzione, e conseguentemente la deflazione - e una crescita del debito.
A questo inconveniente il capitalismo ha ovviato in due modi:
a) puntando sull'esportazione (cioè a vendere altrove), attraverso la concor
renza sui prezzi, l’ulteriore taglio dei salari, la delocalizzazione aziendale, 
HWTO e la liberalizzazione degli scambi (se i miei lavoratori non riescono 
a comperare ciò che faccio loro produrre, perché non li pago abbastanza, 
allora venderò la mia produzione all’estero)12;
b) prestando soldi ai consumatori (mutui per la casa a tutti e al 120% del 
valore di mercato, finanziamenti al consumo, carte di credito), cosi che 
questi prestiti, aggiungendosi ai redditi da lavoro, sostenessero la domanda 
aggregata  e consentissero /’assorbìmento della produzione.
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CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
Queste due vie hanno fruttato enormi profitti inizialmente, ma hanno anche cacciato il mondo in una crisi senza precedenti. Infatti, la prima via ha portato alla recessione o stagnazione di molte economie, fino al punto che la domanda aggregata mondiale assorbiva sempre meno le loro produzioni: oggi nel mondo esporta bene chi eccelle nelle tecnologie, come la Germania, oppure nello sfruttamento senza limiti del lavoratore e dell'ambiente, come la Cina. La seconda via, invece, ha dato origine, soprattutto coi mutui subprime, alle bolle finanziarie, alla creazione di volumi virtualmente illimitati di valori cartacei privi di supporto reale (l'industria della creazione del denaro dal denaro stesso, senza passare per il lavoro), e al dissesto del sistema bancario e delle finanze pubbliche, nonché dell'Eurosistema. Da questi due apparenti insuccessi, il capitalismo ha lucrato importanti vantaggi strategici, sia in termini di profitti industriali, che in termini di profitti speculativi, che in termini di tagli dei diritti dei lavoratori, delle facol tà di partecipazione democratica, di potere politico sulle istituzioni pubbliche, con l'imposizione di suoi fiduciari, come sappiamo, nelle cariche governative, nonché delle sue ricette economico-finanziarie, fortemente recessive.
 
Introduzione
come crisi d'insostenibilità sistemica, si capisce realmente solo se si scopre ciò che è il capitale, la finanza, la moneta, in un sistema di fiat  currency e di moneta-debito, al di là dei concetti "ricevuti". La deriva del capitalismo che pretende di fare soldi attraverso i soldi e senza il lavoro reale, parimenti, non è comprensibile senza lumeggiare il rap porto tra credito e friezzi monetari.
Il divenire dei sistemi economici e della società, anche su scala glo bale, è primariamente racchiuso nel genoma della moneta, nel tipo di moneta che essi adottano, o che si fa loro adottare. Gli ordinamenti mo netari, nazionali e intemazionali, e le loro esplosioni, scrivono la storia dell'uomo, la fortuna e il declino dei popoli, talvolta le loro guerre e, di regola, le loro gerarchie.
Prima ancora delle variabili e delle variazioni quantitative della   moneta - quanta ve ne è nel mercato e a che prezzo e condizioni e  dei loro effetti sull'economia, nonché degli interventi su queste va- riabili, esistono variabili e variazioni qu alitative delle mon ete. E pos- sibilità d'intervenire anche su di esse, sulle  proprietà  delle monete,  ad esempio per superare una depressione, e non soltanto su quanta  moneta immettere, per quali vie, in quali modi.
Voler agire solo sulle variabili quantitative, per uscire da una crisi, è come pretendere di formulare una dieta in cui si stabilisce solo quanto e quando il paziente deve mangiare, e non che cosa: quanti grassi, quanti zuccheri, quanti carboidrati, quante proteine, quante vitamine, quanti sali....
 
CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
per contro, delle opzioni circa quali tipi di moneta usare né dei loro "genomi", né delle "malattie" genetiche delle monete stesse. A quelle opzioni, a quelle malattie e alla loro cura, è dedicata la seconda parte di questo saggio. La prima parte tratta della finanza distruttiva e della insostenibilità deirEurosistema. La terza, dei possibili esiti, più o me no apocalittici, della crisi in atto.
Invero, esistono differenti tipi  di moneta possibili, con differenti funzionamenti, differenti possibili tipi di banche centrali e di banche di emissione (ovviamente, dicendo "tipo di moneta" non intendo sem plicemente le banconote o i saldi attivi dei depositi bancari e simili, ma intendo sistemi monetari, ossia i meccanismi di generazione, cessione, prestito, cambio, contabilizzazione, delle monete).
Questa presa di coscienza è fondamentale. A ogni tipo di moneta corrispondono specifiche conseguenze strutturanti per la società e per l'economia, che inizialmente sono sovente impercettibili, quindi non vengono considerate, non vengono capite; ma poi si amplificano e si fanno sentire nel tempo, fino a produrre distorsioni e crisi di in sostenibilità, fratture di sistema, a livello nazionale, internazionale e globale - perché anche il mondo, nel suo complesso, adotta monete globali, come ora il Dollaro, e prima del 1929 la Sterlina. Il Dollaro è, al contempo, moneta nazionale USA e moneta globale - il che produce specifici vantaggi e specifici squilibri, come è noto. Conferire al Dol laro questa anfibolica funzione fu la scelta di fondo di Bretton Woods.
Si tratta, quindi, di andare a guardare dentro la moneta, nel suo "ge noma", nel potenziale di questo. Tale indagine riserva scoperte su mec canismi che stanno a monte delle teorie monetarie che oggi, e da diversi decenni ormai, si scontrano sul campo teorico e sul campo applicativo: ossia quella neoclassica, neomonetarista e neoliberista, di prospettiva microeconomica (cioè di economia aziendale), rappresentata e applicata dalle istituzioni dominanti (FMI, US Treasury, BCE, UE, Merkel, Gover no Monti) sin dai primi anni Settanta circa; e quella di matrice keynesia- na, tipica del secondo dopoguerra, che ad essa cerca di opporsi, in una prospettiva qualitativamente diversa, cioè macroeconomica.
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Introduzione
Ma quell'indagine può anche approdare alla comprensione che un unico tipo di moneta nel medesimo territorio non sia un'opzione ob bligata né razionale, e che sia opportuno introdurre più tipi di moneta paralleli, coesistenti con la moneta legale: le monete private, locali, complementari... e le unità di conto nei circuiti di compensazione.
L'effetto pratico dell'adozione della prima teoria, quella neoclassi ca, si traduce in cose come la deregulation delle banche e della finanza, la finanziarizzazione dell'economia reale e del debito pubblico, la competizione globale, la compressione competitiva dei salari, il taglio della spesa pubblica e le maggiori tasse per far quadrare i conti, azze rare il deficit, ridurre il debito pubblico, come asserita condizione per la ripresa economica (prima il rigore, poi lo sviluppo), anche a costo di aggravare la recessione in atto, in linea con gli assunti che seguono:
/ che il mercato si auto-regoli raggiungendo equilibri omeostatici (detti 
walrasiani13) tra domanda e offerta, ed esca da sé dalle crisi, che sia 
quindi, come si suol dire, efficiente (la c.d. mano invisibile);
/ che quindi, in un libero mercato non si diano bolle speculative né disoccu
pazione involontaria;
/ che il mercato tenda, se lo Stato non interferisce, a divenire libero, concorren
ziale e trasparente, realizzando la distribuzione ottimale delle risorse e del 
reddito, massimizzando la produzione e i redditi, ancor più se si abbattono le 
barriere doganali così da creare un unico, libero, competitivo mercato globale;
/ che pertanto il mercato sia massimamente efficiente se massimamente li
beralizzato (onde le prescrizioni di liberalizzare tutti i comparti: laissezfaire); 
/ che la quantità di liquidità disponibile per l’economia non abbia influenza 
sull'andamento di questa;
/ che nessun denaro speso dal settore pubblico possa aumentare la produ
zione totale ma sia sottratto agli investimenti privati e produttivi;
/ che quindi il ruolo del settore bancario-creditizio, per la macroeconomia, 
sia modesto e consista essenzialmente nella intermediazione del credito 
e non nella creazione del m oney supply; 
/ che il denaro abbia un costo di produzione che ne limita oggettivamente 
la disponibilità, sicché deve essere risparmiato e accumulato prima di 
poter essere disponibile per investimenti (c.d. paradigma della scarsità);
 
CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
/ che l’immissione di denaro aggiuntivo provochi inflazione, non crescita (non 
impiego di fattori di produzione latenti);
/ che quindi si risolva in una sorta di tassazione surrettizia (perché abbassa 
il potere d'acquisto dei redditi);
/ che il limite alla produzione e agli investimenti siano i salari reali, in quanto 
sono un costo per l'imprenditore;
/ che la flessibilità del lavoro (riducibilità dei salari e dei diritti) sia suffi
ciente per assicurare la piena occupazione di chi non sceglie di restare 
inoccupato;
/ che non si debbano porre limitazioni e direttive agli incentivi, alle remu
nerazioni dei managers, perché il mercato deve esser lasciato libero di 
quantificarle (anche quando i bonus vanno a premiare gestioni temerarie 
e dannose per la società nel suo complesso);
/ che la strategia monetaria vada affidata a una banca centrale di emis
sione indipendente dagli organi politici, la quale immetterà annualmente 
nel mercato moneta aggiuntiva in proporzione all'aumento del pii, oppure 
- dopo il fallimento di questo criterio  - regolerà il tasso-base in modo 
tale da rispettare un tasso d'inflazione programmato ( inf lat i on targeti ng), 
come prescrive lo statuto della  BCE;
/ che per rilanciare l’economia bisogna tagliare spesa pubblica e tasse  e
abbassare il costo del denaro e del lavoro.
La scelta in favore di questa teoria imperniata sulla fiducia nelì'ef- ficienza dei mercati e, conseguentemente, nella globalizzazione, è stata l'ultima grande scelta della politica; dopo questa scelta, a de cidere sono i "mercati", anche sugli indirizzi politici e sui governi, e la "democrazia" è divenuta marginale. Di fatto, però, questa scelta non ha trattenuto i soggetti finanziari che l'hanno fatta e imposta dal richiedere e ottenere, in violazione delle regole di libero e trasparente mercato, quindi in aperta contraddizione con la teoria propugnata, un massiccio intervento statale a loro sostegno. Un intervento consistito in una serie di salvataggi, di bailouts, e che ha scaricato sulla collettivi tà le loro perdite, al prezzo di una forte pressione fiscale e di un forte indebitamento pubblico.
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Introduzione
Strumenti di questo intervento sono, eminentemente, le banche centrali, che spesso agiscono sottobanco, come dettagliatamente ve dremo, congiuntamente allo Stato, che diviene assuntore di rischio di ultima istanza. Lo diventa perché certe banche e assicuratrici sono tanto grandi, che il loro fallimento - si stima - produrrebbe danni in sopportabili. Ecco d,unque un principio, che però non viene seguito: le banche continuano a fondersi e acquisirsi e parteciparsi tra loro. Così facendo, possono permettersi di assumere rischi molto maggiori, perché potranno contare suirintervento pubblico qualora le cose an dassero male a cagione dei loro azzardi.
L'effetto pratico dell'adozione della seconda teoria, della teoria keynesiana14, si è visto nel New Deal degli anni Trenta e nell'espansione economica e sociale nel secondo dopoguerra. I suoi assunti di base e i principii, che in parte riprenderemo, sono:
/ che l’andamento dell’economia, il livello dei salari e il livello dell’occupa
zione, dipendano dal livello della domanda aggregata (consumi + investi
menti  + spesa pubblica + esportazioni  - importazioni15);
/ che cioè i redditi dei soggetti del mercato non siano tra loro indipendenti, 
perché il reddito di ciascuno deriva da quanto gli altri spendono (in con
sumi e investimenti) oppure risparmiano; e la propensione al risparmio o 
alla spesa  è guidata da fattori psicologici;
/ che pertanto se la gente o lo Stato si mettono a risparmiare perché pa
ventano una crisi, la crisi avverrà per effetto di questo stesso risparmiare; 
mentre se, ispirati da aspettative rosee, si mettono a spendere, l’economia 
si espanderà, perché la spesa alimenta i redditi,  e i redditi a loro volta 
alimentano la spesa: effetto moltiplicatore;
/ che il mercato non si comporti secondo leggi naturalistiche, meccaniche, 
oggettivamente tendenti a un equilibrio, ma secondo fattori umani, psi
cologici, in parte emotivi e irrazionali, e che quindi non sia prevedibile 
secondo un modello meccanico-naturalistico;
/ che esso non si regoli da sé, non raggiunga e non mantenga equilibri, 
produca violente oscillazioni implicanti seri danni per la società;
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CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
/ che non sia in grado di usare dalla recessione o depressione da solo; la 
recessione raggiunge un livello di equilibrio di sottooccupazione, si ferma su 
di esso, e l'economia riparte soltanto se sopravviene uno stimolo, come una 
guerra, oppure, molto lentamente, per effetto dell’usura e dell’obsolescenza 
degli impianti, degli edifici, delle infrastrutture e della necessità di rimpiazzarli; 
/ che le manovre monetarie, come il ribasso dei tassi e il credito facile 
alle banche, siano efficaci solo finché il mercato rimane vicino alla piena 
occupazione dei fattori produttivi, ma siano inefficaci nelle crisi profonde; 
/ che lo Stato, per rianimare l'economia, debba fare investimenti di lungo 
periodo, soprattutto infrastrutturali, anche a deficit i quali immettano 
moneta ne! sistema, aumentino il reddito spendibile, creino aspettative di 
crescita, invoglino la gente a consumare e il capitale privato a ritornare 
a intraprendere;
/ che quindi primaria per la crescita  è l'offerta di moneta, non la flessibilità 
del lavoro, cioè dei salari e dei diritti dei dipendenti e para-dipendenti; 
/ c h e perciò l’austerità, il risparmio e la tesaurizzazione siano un fattore 
recessivo  e impediscano l’uscita dalla depressione;
/ che, se l’economia fette per insufficiente domanda effettiva, bisogna dar 
mezzi alla domanda;
/ che se s’interviene riducendo salari e diritti, anziché con un investimento 
diretto e mirato dello Stato, allora la diminuzione del salario reale ap
porterà non un aumento degli investimenti  e della occupazione, ma un 
aumento dei profitti e delle rendite (incluse le rendite della classe politica, 
prelevate dalie tasse e dal loro uso), con uno spostamento di questi redditi  
verso la speculazione finanziaria;
/ che si debbano tassare le operazioni speculative, soprattutto di breve 
termine, perché sfruttano e alimentano il trend recessivo e il clima di 
incertezza e pessimismo;
/ che, come condizione di sostenibilità finanziaria, si dovrà curare non di 
azzerare o limitare il deficit di bilancio, ma che il tasso di sviluppo resti 
superiore al costo del denaro;
/ che la strategia monetaria vada affidata a organi politicamente respon
sabili e rappresentativi della società nel suo complesso, e non del solo 
mondo finanziario16.
Introduzione
Il primo approccio perse credito per effetto della disastrosa crisi del 1929, che esso non aveva prevenuto né preveduto e che non riusciva a risolvere con i suoi strumenti: pareggio di bilancio, taglio delle spese, aumento delle tasse17. Il secondo nasce come risposta a questo fallimen to e apre la prospettiva di macroeconomia - ossia la prospettiva non più aziendale, ma sistemica, sull'economia.
Mentre il primo approccio esclude del tutto l'applicabilità dei rimedi del secondo, il secondo considera il meccanismo del libero mercato da una parte, e dall'altra quello dell'iniziativa pianificante dello Stato, co me complementari, con prevalenza del primo nei periodi di trend favo revole, e del secondo nei momenti in cui bisogna uscire dalla recessione o prevenirla o fronteggiare una crisi di altro tipo, come quelle ecologi che. La pianificazione può fare cose che il mercato non può fare, così come il mercato ha prestazioni che la pianificazione non può fornire.
Ovviamente, però, i due approcci poggiano su principi opposti, su due diversi modi di spiegare il divenire economico e di progettare interventi in esso: se è vero l'uno, l'altro è falso18 (però naturalmen te possono essere errati entrambi, anzi probabilmente lo sono), e la sua applicazione in sede di politica economica produrrà un disastro economico e sociale19. A dire il vero in Italia si insiste nel fare una cosa sui generis,  un falso neoliberismo: tagliare gli investimenti, al zare tasse e costo del denaro - il risultato è una recessione sempre più veloce, e una sempre più forte emigrazione di imprese, capitali e lavoratori qualificati.
Il neoliberismo applicato, come meglio vedremo, non ha comporta to libertà di mercato, ma una più stretta interconnessione - come dice Michele Cangiani nel suo saggio del 2012 The Neoliberal Transformation  and thè Decay of Democracy -   dei poteri economici con quelli politici, ampliando il ruolo della power élite analizzata da Charles Wright Mills già oltre mezzo secolo fa, poiché la concentrazione del capitale, la deregolamentazione, la globalizzazione e la finanziarizzazione dan no al business e agli effetti politici un potere senza precedenti.
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CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
Su scala globale, negli ultimi decenni è stato implementato sempre di più l'approccio monetarista, che complessivamente non ha prodotto una riduzione del livello di indebitamento degli Stati occidentali, il qua le anzi è assai aumentato. Al contempo, i redditi si sono via via concen trati ai vertici della piramide sociale, in una distribuzione sempre più sperequata, che ha portato a un generale assottigliamento dei redditi mediani anche laddove il reddito medio è cresciuto. Si è puntato alla competizione mediante compressione dei costi del lavoro, così che si sono ridotti i salari, quindi anche la domanda, l'assorbimento della pro duzione, in favore delle rendite da capitale finanziario e dei creditori.
Inoltre i mercati si sono dimostrati incapaci di prevenire le crisi e di equilibrarsi, benché ampiamente deregolamentati. Si sono fatti sempre più insidiosi, più volatili. Proprio i fautori e finanziatori della scuola mercatista, cioè i finanzieri americani, nel 2008 hanno richiesto per se stessi, per le proprie banche in crisi, l'intervento dello Stato, il bailout mediante soldi pubblici spesi a deficit, incluso l'acquisto con quei soldi di titoli-spazzatura a un prezzo multiplo del valore di mercato20: una diretta contraddizione coi loro principi. Per contrasto, i Paesi le cui economie vanno meglio, cioè i BRICS, sono quelli che non hanno applicato quell'approccio, e in particolare non hanno banche centrali autonome dallo Stato.
Ciò deve far riflettere, poiché proprio su tale approccio monetari sta, mercatista e liberista si sono costruiti il FMI, la Banca Mondiale, il Trattato di Maastricht, la BCE, il Meccanismo Europeo di Stabilità, i criteri di convergenza, il fiscal compact,  l'obbligo costituzionalizzato di pareggio di bilancio, e altro - praticamente tutta l'impalcatura e la politica comunitarie.
Se quell'approccio è fallace - e che lo sia oramai non è più seriamente in dubbio se non tra coloro che dalla sua applicazione hanno tratto pro fitto a scapito della società - date la gravità della presente crisi e delle sue cause, presto la situazione generale sarà fuori controllo; oppure per reprimere le reazioni popolari si imporrà uno Stato poliziesco, forse orwelliano; in ogni modo, sarà un macello. Caso peculiare, come vedre
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Introduzione
mo, è quello della Germania, che ha trovato un modo di convivere bene con l'approccio monetarista, avvantaggiandosi del disagio e dell'insta bilità che esso suscita nei Paesi partners della Germania stessa.
Un ulteriore indice che esso sia fallace, oltre ai ripetuti e rovinosi fallimenti dei mercati, è il fatto stesso che non sia stato aperto un dibat tito pubblico sui duè opposti approcci, sulle loro implicazioni, su quale dei due si debba adottare - laddove, secondo il principio democratico, bisognerebbe che il popolo venisse informato, più che su ogni altra cosa, sulle scelte di fondo, come è questa, così ricca di conseguenze; e che esso stesso decidesse, su tali scelte, attraverso un voto elettorale. Circa quarantanni fa la scelta di fondo è stata fatta, ossia è stato fatto il passaggio da un modello keynesiano a uno neoclassico (sia pure con qualche inserto keynesiano), e questa scelta non fu allora portata all'opi nione pubblica, non fu sottoposta al voto. Se ne parlava sì, ma in ambito specialistico, ristretto. All'opinione pubblica si incominciò, invece, a parlare di inquinamento e di limiti dello sviluppo (Club di Roma, Aure lio Peccei), come per predisporre la implicita giustificazione ecologica a una scelta che andava a porre fine allo sviluppo stesso.
Il complessivo mancamento del paradigma neoliberista-mercatista- monetarista ha ovviamente anche una portata politica e giuridica, come descrive Michele Cangiani nel suo già menzionato saggio, in cui evidenzia21 come le dinamiche del capitalismo finanziario hanno por tato a scaricare molti costi, anche attraverso la leva fiscale, dalle grandi corporations ai piccoli produttori locali e ai cittadini, mentre il potere decisionale si è sempre più concentrato in organismi tecnocratici auto referenziali, opachi e irresponsabili, che svuotano di funzioni e valore le istituzioni rappresentative22, sicché - aggiungo io - il danno per la collettività prodotto dalle scelte di quegli organismi non può dar luogo, per via democratica e rappresentativa, a processi correttivi interni al sistema giuridico esistente. Ne risulta che l'applicazione del modello neoliberista prosegue a dispetto dei suoi effetti negativi e della sua inca pacità di far uscire la società dalla recessione. Invero, si sta realizzando con evidenza una contraddizione di fondo del capitalismo: questo, per massimizzare il profitto, da un lato tende a tagliare i costi di produzione
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CIM IT€URO. Usci rne e ri sorgere 
e, tra essi, i salari; dall'altro lato ha bisogno di vendere i suoi prodotti, ma i bassi salari hanno una capacità di acquisto insufficiente. Come anticipavo supra,  la soluzione di integrare i salari, onde potenziare la domanda aggregata, mediante l'erogazione di credito facile, si traduce nella produzione di bolle e di crisi di insolvenza, soprattutto per effetto della cartolarizzazione dei crediti (mutui subprime, per es.) e dell'uso di leve finanziarie. La soluzione di sostenere la domanda con la spesa pubblica ha portato ad altri ben noti scompensi. La soluzione di aprire sempre nuovi mercati di sbocco puntando sull'esportazione, trascina a squilibri monetari internazionali (gli USA, come importatori netti, accumulano mostruosi disavanzi commerciali) e alla estesa deindustria lizzazione di Paesi manifatturieri, come l'Italia. La finanziarizzazione dell'economia ha indotto i settori produttivi alla ricerca del solo profitto di breve termine, con conseguenze perverse23.
Cangiani evidenzia che il neoliberismo si è tradotto non in termini di produzione di maggior ricchezza, ma di redistribuzione di ricchezza e reddito in favore di classi elitarie e a danno dei produttori di ricchezza reale. Il mercato finanziario è inefficiente, nel senso sopra spiegato, non a causa di difetti emendabili o errori evitabili, ma per la sua stessa natu ra, che genera feedbacks positivi delle sue stesse distorsioni (cioè gli effetti nocivi delle sue distorsioni agiscono nel senso di amplificare i fattori che causano le distorsioni stesse), e spinge a introdurre norme che - come vedremo - aumentano il rischio di default e gli squilibri cui dovrebbero ovviare. E tutto ciò rientra nella logica della speculazione, come pure vi rientra lo scaricare sui redditi e sui risparmi delle classi medie il ripiana- mento, interminabile, dei buchi che essa scava. Cangiani sottolinea che un siffatto esito, socialmente insoddisfacente e politicamente antidemo cratico, della logica del capitalismo, era stato ampiamente previsto già negli anni Trenta del secolo scorso da Karl Polanyi, ma - osservo io - da allora i partiti della sinistra c.d. costituzionale niente hanno fatto per allertare le loro categorie sociali di riferimento a questo riguardo, niente hanno organizzato per impedire tale evoluzione i sedicenti custodi e garanti della democrazia e dei diritti dell'uomo.
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Introduzione
È come se, al termine di un trentennio di crescita generale del  tenore di vita e dei diritti dei lavoratori attraverso l'applicazione di  un modello di sviluppo keynesiano, ci si fosse detto, da parte della  comunità finanziaria: "Per aumentare i nostri redditi non è necessario  aumentare i redditi della popolazione generale, ma basta variare a  favore nostro la distribuzione dei redditi già esistenti"; e poi ancora:  "Per aumentare i nostri redditi, non è nemmeno necessario aumentare  in pari misura la produzione e il consumo di beni e servizi, ma basta  aumentare la produzione di ricchezza finanziaria nominale e l'inde- bitamento della popolazione generale e degli Stati verso il sistema  finanziario; ciò ci darà anche il potere politico sugli Stati".
Da allora abbiamo in effetti visto un moltiplicarsi dell'indebitamento generale e dei valori finanziari, con un forte e prolungato rallentamento della crescita industriale.
Oggi le posizioni politiche, almeno in Occidente, sono essenzialmente raggruppabili in due poli: neoliberiste e non neoliberiste, o pro-sistema e anti-sistema. Oltre a queste, ci sono forze, ovviamente la maggioran za, che non prendono posizione, che si tengono nelÌ'ambiguità rispetto alla scelta del modello socioeconomico, che preferiscono non sollevare nemmeno il tema di questa scelta, e che soprattutto non hanno un pro gramma politico-economico definito. Però quasi tutte sostengono nei fatti governi e programmi neoliberisti. La differenza sostanziale è quel la, dietro le varie coloriture di destra e sinistra. Il modello prevalente, il sistema, etichetta per quanto può le forze antisistema come anomale: estremiste, antipolitiche, demagogiche, populiste.
Peraltro, non mancano le ragioni di perplessità e i timori di implo sione finanziaria di un modello keynesiano applicato nelle condizioni contemporanee, condizioni che sono ben diverse da quelle degli anni Trenta e del dopoguerra.
In quei tempi, gli USA, e poi altri Paesi, poterono fare grandi e du revoli investimenti pubblici a deficit, ridurre la pressione fiscale, accu-
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CIMIT€VRO. Uscirne e risorgere
mulare grandi debiti nazionali, rimettere così in moto l'economia, e, una volta che questa si fu messa in traino, ridurre la spesa pubblica e aumen tare la pressione fiscale, per abbassare disavanzo e indebitamento, fino a ristabilire un equilibrio. Ma ciò riuscì grazie a condizioni oggi perdute:
/ lo slancio  e il bisogno della ricostruzione postbellica;
/ il primato industriale e l'assenza di competitori manifatturieri (soprattutto 
di quelli a bassissimo costo del lavoro);
/ la stabilità del Dollaro come valuta di riserva, convertibile in oro e non 
ancora inflazionato;
/ il basso costo e l'abbondanza delie materie prime;
/ la crescita demografica e il favorevole rapporto tra giovani e anziani;
/ un'economia reale non sottomessa  e perturbata da quella finanziaria;
/ la possibilità di finanziare il debito pubblico senza essere sottoposti alle 
speculazioni dei mercati24;
/ il fatto che, allora, un aumento della spesa pubblica e dell’immissione di 
denaro nel sistema, si traduceva in un aumento della domanda interna, 
quindi in uno stimolo a investimenti, occupazione, produzione interni; 
mentre, neliodierno mercato globalizzato, i consumi sono rivolti prevalen
temente a beni importati, prodotti aliestero, perché o tecnologicamente 
"specialistici” o perché fabbricati in certi Paesi esteri (Cina, ìndia ecc.) 
costano molto meno; da ciò consegue che un aumento della spesa 
pubblica, dell’immissione di denaro, dei redditi, si traduce in un aumento 
delle importazioni e del disavanzo commerciale, quindi nella necessità di 
offrire rendimenti finanziari più alti al fine di attrarre i capitali esteri con 
cui compensare questi disavanzi, quindi in più oneri finanziari e fiscali 
sulla produzione interna, la quale viene così ulteriormente scoraggiata, in 
un circolo vizioso, e spinta a delocahzzarsi; il conseguente aumento del 
disavanzo commerciale ha stimolato e stimola, per giunta, la creazione di 
masse crescenti di titoli finanziari.
L'Italia, inoltre, negli anni della crescita, aveva una classe dirigente molto più competente e meno corrotta dell'attuale, quindi capace di usare i denari pubblici molto più proficuamente. E non aveva una struttura di
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Introduzione
produzione del consenso basata sulla spesa assistenziale e clientelare, che assorbe o fa allocare male centinaia di miliardi ogni anno. Aveva anche una scuola molto migliore, tecnici, funzionari e operai molto più motivati, laboriosi e competenti, coscienziosi. Imprenditori più "morali", più legati all'azienda e al benessere sociale. Aveva un livello tecnologico di avanguardia per’quei tempi, rispetto ai competitori di allora, che poi ha perduto ampiamente, sia perché nel tempo non si è ammodernata, sia perché sono sorti agguerriti competitori nei suoi settori di esportazione. Aveva soprattutto una fiducia sociale e nel futuro che oggi sono non dissolte, ma capovolte.
Aggiungiamo che, se l'Italia, o anche l'Eurozona nel suo complesso, iniziasse a fare massiccia spesa pubblica a deficit in senso keynesiano, i tassi di finanziamento del suo debito pubblico, in assenza di una banca centrale che garantisca il suo acquisto, schizzerebbero sù, e il rating schiz zerebbe giù, generando così maggiori oneri finanziari, e facendo espan dere energicamente l'indebitamento, in ima spirale che forse diverrebbe ingestibile e insostenibile (ma, sui mercati finanziari, un "forse" sovente vale come un "certamente" e produce gli effetti di un "certamente"). In tal caso, il piano keynesiano imploderebbe. D cuore gettato oltre l'ostacolo non pomperebbe abbastanza sangue da tener vivo l'organismo.
Molte persone sono alla credula ricerca di una scoperta o di una ri velazione che, in una sola formula, fornisca la spiegazione di tutto e il rimedio per tutto, in campo economico. Credono quindi di aver trovato questa chiave universale ora nel signoraggio, ora in Keynes, ora nella lotta all'evasione fiscale, ora nella nazionalizzazione delle banche, ora nella libertà dei mercati e nelle privatizzazioni, ora - o ieri - nel comuni Smo reale. Credono, e diventano entusiasti propagandisti... e non sono solo persone semplici: direi anzi che gli economisti sono, quasi tutti, inclini a non tener conto dei fattori sociali, culturali e antropologici, che invece sono decisivi per l'andamento dell'economia, come appare vi stosamente dalle difficoltà dell'Euro. Tendono quindi a proporre ricette che, all'atto pratico, falliscono, o riescono con un popolo e non con un altro per effetto delle diverse attitudini mentali e morali.
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CIMIT€URO. Uscirne e risorgere
In realtà non esistono spiegazioni e soluzioni semplici, unifattoriali, né definitive, per sistemi tanto complessi, articolati, legati all'irraziona le, agli umori collettivi, e insieme a una galoppante evoluzione tecnolo gica, come sono i sistemi socio-economici.
Basandomi sulle soprastanti considerazioni, nonostante T apprez zamento per il pensiero di Keynes, non credo proprio che il suo metodo avrebbe successo nel mondo attuale, soprattutto in Italia; e reputo che, per poter applicare oggi qualcosa di simile ad esso, occorra andare oltre, anzi "a monte" del suo modello, e cambiare certi presupposti patogeni. Modificare la moneta.
Ma neanche questo sarà sufficiente a consentire una ripresa, o perlo meno una ripresa di un certo respiro e non esposta a catastrofi sempre più incalzanti. Oltre alla moneta, al genoma della moneta, occorre affrontare il fatto che la finanza speculativa informatizzata, lo high frequency trading,  esercitato da managers di soggetti finanziari (banche, assicuratrici, broker   dealers, shadoiv banking) sempre più giganteschi e interconnessi, nella ri cerca del massimo profitto nel brevissimo termine, sviluppa una sempre maggiore capacità di assumere rischi smisurati, e di farli assumere allo Stato e alla collettività, nel senso che riesce a scaricarli su di essi, a far pagare i danni alla collettività, perché la collettività non può permettersi di lasciare fallire nemmeno uno di quei soggetti finanziari, perché sono troppo grossi e interconnessi, e il fallimento di uno solo trascinerebbe nel baratro larghi settori dell'economia nazionale ed estera, o addirittura metterebbe in crisi l'intero sistema-Paese, destabilizzando le sue finanze e la sua moneta, la quale è in rapporto di dipendenza dai mercati finanziari.
La potenza di questa attività speculativa sulla politica, sulla legislazione, sui regolatori, è tanta, che non solo non si riesce a regolamentarla, ma che essa è riuscita a liberarsi, grazie a legislatori compiacenti, di gran parte delle regolamentazioni che prevenivano alcuni abusi e alcuni pericoli.
Regolamentarla ora è difficile anche dal punto di vista tecnologico, perché è un'attività immateriale che si svolge nel reame immateriale del web con metodi sfuggenti alla normazione e alla giurisdizione.
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Introduzione
Dato anche che i volumi della finanza speculativa sono oramai multipli di quelli dell'economia reale, forse l'unica soluzione funzionante, idealmente, sarebbe non il regolamentare il settore speculativo, la finanza per la finanza, né il separare questo settore dall'economia reale, come si separa il gioco d'azzardo dal resto dell'economia confinandolo nei casinò e reprimendo le bische - forse l'unica soluzione funzionante sarebbe, all'inverso, isolare dalla finanza speculativa il settore dell'economia reale, unitamente alla produzione della moneta legale e dei mezzi monetari, nonché al settore del credito per l'economia reale, rendendo l'economia reale, pubblica e privata, del tutto autosuffic