Manuale Programmazione Neurolinguistica

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    Che cos’è la PNL 

    Che cos’è la PNL? 

    PNL (Programmazione neurolinguistica) definizione e significato 

    Roberto Desiderio

    È difficile dare una definizione di PNL. Richard Bandler, uno

    dei fondatori, la definisce come “lo studio della struttura della soggettività”. 

    Attorno agli anni ’70 Bandler e Grinder iniziarono a studiare il modo di lavorare dialcuni terapeuti eccezionalmente efficaci dal punto di vista comunicativo e dei

    risultati terapeutici e notarono che le strategie che utilizzavano e i modelli di

    linguaggio verbale e non, avevano alla loro base processi comuni e simili.

    I due autori si chiesero, quindi, se:

     –  i processi mentali possono essere ricondotti ad alcune operazioni fondamentali messe in

    sequenza in vista di un certo risultato?  

    –  se sì, è possibile ricostruire ques ti “programmi” e addirittura trasferirli da una persona

    all’altra, da una situazione all’altra?  

     –  e ancora: è possibile intervenire nel “cuore” di questi “programmi” per poterli modificare a

    vantaggio delle persone ?

    SI, SI ,SI.

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    Il nome “Programmazione Neuro-Linguistica” indica l’integrazione di tre

    differenti campi scientifici.

    “Programmazione” fa riferimento al fatto che ogni persona ha i propri programmi

    di funzionamento, strategie per entrare in contatto con il mondo esterno, chepossono essere efficaci o meno.

    La componente “neuro” riguarda il sistema nervoso. Questi programmi si basano su

    processi neurologici e vengono espressi attraverso il linguaggio (verbale, non

    verbale, paraverbale).

    Di Roberto Desiderio

    La mappa non è il territorio: cosa significa

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    La PNL usa il concetto di Korzybski: la mappa

    non è il territorio

    Roberto Desiderio

    Mappe di realtà 

    Uno dei concetti fondamentali della PNL è quello dimappe di realtà. Noi non siamo

    direttamente in contatto con il mondo esterno, la realtà viene continuamente

    trasformata dalla nostra attività cerebrale, dai nostri sensi e dal background familiare

    e culturale che filtrano le informazioni. Non esiste quindi una sola realtà e non è

    corretto supporre che l’altro colga nello stesso istante le stesse informazioni che

    cogliamo noi e le elabori nello stesso modo in cui le elaboriamo noi.

    “La mappa non è il territorio”  

    Il modello del mondo che noi creiamo non può essere considerato come ilterritorio ,

    ma come la mappa  che lo rappresenta. Quali informazioni vengono ritenute e quali

    perdute dipende da dove la mente focalizza la sua attenzione e come la focalizza. Inaltre parole su cosa si sta concentrando e in che modo lo fa, come opera connessioni e

    distinzioni. Il modo di assumere le informazioni nell’ambito di un’esperienza, di

    metterle in relazione e di rendersele disponibili così da poterle utilizzare in contesti

    analoghi o ritenuti tali, è molto personale e per ciascuno diverso.

    Contenuto e struttura della mappa 

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    La mappa della persona è costruita sulle percezioni del reale, variamente filtrate, ed

    è composta da tutto il materiale proveniente dalle sue esperienze di vita consciamente

    o inconsciamente ricordate, dalle varie rappresentazioni mentali riguardanti il

    passato, il presente e il futuro, sentimenti, pensieri, decisioni, convinzioni, ricordi,aspettative. Tutti questi contenuti mentali sono comunque codificati in modalità

    sensoriali: visive, auditive, cenestesiche, gustative e olfattive. Questo perchè sono

    basate su dati di percezione e perchè, quando si esprimono, rivelano una struttura

    sensorialmente basata. E’ proprio questa struttura che interessa principalmente

    il  programmatore neurolinguistico. La PNL non si interessa dei contenuti quanto

     piuttosto dei processi che arrivano a comprendere le sequenze degli avvenimenti sensorialiinterni che una data persona realizza in un determinato momento e poter intervenire, sia che

    si tratti di un problema, di una risorsa o della ristrutturazione di un contenuto.

    I Filtri 

    Il modo in cui le persone costruiscono la propria mappa del mondo  riguarda

    complessi processi neurologici in cui hanno influenza fattori ambientali, culturali,

    familiari e personali. L’individuo, letteralmente immerso in un fiume di input

    sensoriali, ha a disposizione una serie di filtri che gli permettono di acquisire

    dall’ambiente in maniera selettiva informazioni utili alla sua sopravvivenza. Questi

    filtri sono di tre tipi:

     

    filtri neurologici : permettono di percepire solo una piccola porzione dei fenomeni

    fisici che ci circondano. Abbiamo esperienza del mondo attraverso i nostri sensi:

    vista, udito, tatto, gusto e olfatto ma ci sono fenomeni fisici che stanno al di fuori deilimiti di questi cinque canali sensoriali, (per es. percepire onde luminose di lunghezza

    compresa tra i 400 e i 700 nanometri o i suoni compresi fra i 20 e i 20.000 cicli al

    secondo). Un primo modo in cui i nostri modelli del mondo differiranno

    necessariamente dal mondo in sé è dato dal fatto che il nostro sistema nervoso

    deforma e cancella sistematicamente intere parti del mondo reale. Esso, quindi,

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    costituisce il primo insieme di filtri che distinguono il mondo (il territorio) dalla

    nostra rappresentazione del mondo (la mappa).

      filtri determinati da fattori socio culturali: sono costituiti da fattori genetici sociali,

    cioè da quel complesso delle categorie o filtri cui siamo soggetti come membri di unsistema sociale: la lingua, la religione, la morale e tutte le altre finzioni operanti per

    consenso della società. I vincoli sociali sono identici per i membri della stessa

    comunità sociolinguistica, ma vi è un gran numero di comunità socio-linguistiche

    diverse. Tali filtri sono facilmente superabili: lo dimostra ad esempio il fatto che

    riusciamo a parlare più di una sola lingua; vale a dire che riusciamo ad usare più di

    una serie di categorie o filtri linguistici sociali per organizzare la nostra esperienza.

      filtri di tipo personale: il modello del mondo di ogni persona è squisitamente unico

    come unica è la sua storia e la sua esperienza personale. Ognuno ha una sua personale

    maniera di strutturare l’esperienza, il suo modo di vedere le cose del mondo e di

    sentire l’impatto emotivo delle situazioni esperenziali, le sue abitudini, le sue regole

    e norme. Questa terza serie di filtri è il fondamento delle profonde differenze che ci

    separano come esseri umani e del modo in cui creiamo dei modelli del mondo.

      COSTRUZIONE DELLA MAPPA

      Disponiamo di tre meccanismi che intervengono nel nostro modo di mappare

    il mondo. Questi ci permettono di costruire mappe di una certa esattezza e per

    questo sono di estrema utilità. Possono però risultare limitanti tanto da

    impoverire la nostra esperienza del mondo.

     

    Generalizzazione PNL   È il procedimento con il quale elementi o parti delmodello di una

     persona  vengono staccati dalla loro esperienza originaria e giungono a

    rappresentare l’intera categoria di cui l’esperienza è un esempio. Per esempio è

    utile sapere generalizzare dall’esperienza di una bruciatura al contatto con una

    stufa rovente alla regola che le stufe roventi non vanno toccate. Quindi la nostra

    capacità di generalizzare è essenziale per affrontare il mondo. Con questo

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    meccanismo possiamo utilizzare la nostra memoria, la nostra esperienza

    passata, per risolvere problemi in situazioni simili. D’altra parte lo stesso

    processo di generalizzazione potrebbe portare una persona a stabilire delle

    regole che di volta in volta possono essere opportune o menoLageneralizzazione può diventare un meccanismo bloccante quando ad es. si

    è morsi da un cane e concludiamo che tutti i cani mordono. Da qui se ne deduce

    che non esistono generalizzazioni  giuste, ma ciascun modello dev’essere

    valutato nel suo contesto.

      Cancellazione PNL 

     

    È un procedimento con cui, selettivamente, prestiamo attenzione a certedimensioni della nostra esperienza e ne scartiamo altre. Così facendo possiamo

    utilmente orientarci nell’enorme quantità di dati che ci provengono dal mondo

    esterno attraverso i nostri organi di senso. Un esempio e’ quello della madre

    che non si sveglia per nessun rumore, ma che è in grado di percepire anche un

    flebile respiro del proprio bambino. Anche la cancellazione tuttavia può farci

    perdere, nel suo uso deleterio, importanti aspetti dell’esperienza quotidiana.

    Quante volte ad esempio può capitarci di considerare solo molto tempo dopo

    valori positivi di una persona che non ci era molto simpatica; eppure tali valori

    erano da sempre presenti in quell’individuo, ma semplicemente…. non li

    vedevamo! La cancellazione riduce il mondo a proporzioni che ci sentiamo in

    grado di maneggiare. Questa riduzione può essere utile in alcuni contesti, ma

    può essere fonte di sofferenza in altri.

     

    Deformazione PNL 

      Con questo processo possiamo letteralmente trasformare la realtà introducendo

    dei cambiamenti nella nostra esperienza sensoriale. Famoso è l’esperimento in

    cui venne fatto vedere ad un gruppo di studenti un mazzo di carte con le picche

    rosse ed i cuori neri; nessuno di loro notò alcunché di strano. Appare evidente

    che quelle facoltà che ci permettono di organizzare la realtà nella maniera per

    noi più creativa e proficua sono le stesse facoltà che noi possiamo utilizzare a

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    nostro danno, tanto da portarci a considerare il mondo da un’ottica

    estremamente impoverita, causa di problemi e infelicità. Le difficoltà che

    incontriamo non si trovano nella realtà ma nella mappa del mondo che ci siamo

    costruiti. Ne deriva che la soluzione dei problemi non si basa su inutili tentatividi cambiare la realtà esterna, ma al contrario su precise operazioni mentali che

    ci consentano di riorganizzare la esperienza che abbiamo del mondo e di

    accedere a nuove alternative.

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    Cosa significa RAPPORT in PNL

    Come si aumenta il rapport in PNL

    Roberto Desiderio

    Il termine rapport  in PNL  indica che esiste o si è stabilita una

    reciproca comprensione tra due o più persone. Normalmente si parla di sintonia o

    feeling. Il rapport è la capacità di penetrare nel mondo di qualcun altro, facendogli

    sentire che lo si capisce. La creazione delrapport  è essenziale per instaurare

    un’atmosfera di reciproca fiducia in cui ognuno si possa sentire a proprio agio. Accade

    spesso che due persone siano in rapport inconsapevolmente, ad esempio due bambini

    che giocano o due adulti innamorati.  Per entrare in rapport ed effettuare una

    comunicazione congruente si possono utilizzare alcune modalità come ad esempio la

    calibrazione e il ricalco verbale ed analogico.

    CALIBRAZIONE 

    Il comportamento di una persona va considerato come la parte evidenziata di qualcosa

    di più completo costituito dall’ esperienza interiore (pensieri, sensazioni, emozioni ).

    Immaginando il processo in termini di computer, il cervello è una specie di

    bioelaboratore centrale che raccoglie i dati, li elabora e struttura questi programmi in

    uscita: il comportamento è il terminale di questo elaboratore.

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    RICALCO e RISPECCHIAMENTO in PNL 

    Il ricalco  è il procedimento mediante il quale si rimanda all’interlocutore, per

    retroazione, con il comportamento, i comportamenti e le strategie osservate in lui: si

    va cioè verso il suo modello del mondo.  Significa entrare in relazione conl’interlocutore basandosi sul suo modello del mondo e stabilire con lui delle affinità

    sia a livello cosciente sia a livello inconscio. Significa parlare la stessa lingua, entrare

    in rapporto con lui. Si può ricalcare la persona rispecchiando la sua postura, il respiro,

    il tono e cadenza della voce, predicati e sintassi, movimenti muscolari.

    Ricalco analogico: mirroring (rispecchiamento)

    Paraverbale : tono, volume, ritmo, velocità, pause… Non verbale : gestualità, mimica facciale, posture, prossemica, respirazione… 

    Verbale : linguaggio sensoriale (ricalco formale), valori (ricalco contenutistico),

    credenze (ricalco contenutistico), strategie (ricalco contenutistico).

    Si hanno tre tipi di rispecchiamento: 

      Rispecchiamento diretto: quando si riproduce in simultanea   il comportamento

    dell’altra persona. 

     

    Rispecchiamento incrociato: quando si rispecchia il comportamento di un’altra

    persona con il nostro comportamento, ma usando un canale diverso (per esempio si

    ricalca la respirazione dell’altra persona con il movimento di una mano) 

      Rispecchiamento verbale  (Matching): Quando si rispecchia il sistema

    rappresentazionale dei predicati (parole di processo).

    GUIDA Una volta stabilito un ricalco efficace e aver rispecchiato il cliente nel suo modello del

    mondo, stabilito il Rapport, si può cambiare il proprio comportamento fino a farsi

    seguire dalla persona.

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    Come Rispondere ad una Critica

    Di Igor Vitale

    Nella vita di tutti i giorni, comunicando continuamente, ci

    esponiamo alla valutazione e al giudizio altrui, e valutiamo continuamente ciò che ci

    accade, mediante i nostri schemi cognitivi.

    Per affermare se stessi, senza essere dominante o sottomessi, occorre saper far valere

    le proprie argomentazioni e gestire le critiche altrui, senza per questo voler aggredire

    o dominare gli altri.

    La critica, in buona misura, è spesso un modo per crescere, ma quando è

    generalizzante e unilaterale danneggia chi la produce e chi la ascolta.

    Vediamo oggi come distinguere una critica positiva da una critica negativa.

    La critica è positiva quando:

     –   riguarda un aspetto specifico

     –   riguarda un comportamento e non giudica la persona direttamente,

    stimolando inutilmente il senso di colpa

     –  suggerisce una valida alternativa di comportamento

    La critica è negativa quando:

     –  è generalizzante (quello che fai è tutto sbagliato, non fai mai quello che ti dico) –   è unilaterale

     –   etichetta negativamente la persona, e non il comportamento

     –  non suggerisce, neanche su richiesta, comportamenti alternativi

    Se riceviamo una critica positiva non possiamo che ringraziare chi ce la fornisce,

    probabilmente ci sarà d’aiuto per evitare conseguenze negative, se riceviamo una

    critica negativa dobbiamo capire se può esserci d’aiuto oppure no. Una persona critica,

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    può essere in alcuni casi non solo un ostacolo, ma un ottimo consigliere. Questo accade

    solo però se sappiamo convogliare la sua attenzione per gli aspetti negativi di una

    situazione in un piano d’azione che permetta di limitare gli stessi aspe tti negativi.

    Come abbiamo visto la critica negativa ci dice poco, è infatti molto generalizzante, percapire se la critica ha qualcosa di concreto bisogna:

    1.  Confutare le generalizzazioni

    Questa fase della gestione delle critiche consiste nel mettere in dubbio l’assolutezza

    della critica. Riprendendo gli esempi di prima possiamo rispondere alle critiche

    generalizzanti come segue

    a. “quello che fai è tutto sbagliato” 

    Domanda di confutazione: “che cosa è sbagliato nello specifico?” 

    b. “Non fai mai quello che ti dico” 

    Domanda di confutazione: “Non c’è mai stato un caso in cui ho fatto quello che mi hai

    detto?” 

    2.  Definire che cosa c’è che non va 

    Non possiamo trarre niente da una critica generalizzante e indefinita, per capire

    quali sono le nostre aree di miglioramento dobbiamo fare delle domande di

    specificazione che permettano di definire

     –  qual è l’oggetto della critica  –  quando si verifica

     –  quali danni produce

    3.  Definire assieme al “critico” quali possono essere i comportamenti alternativi 

    Una critica è inutile se non fornisce delle indicazioni di miglioramento,  o dei

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    comportamenti alternativi che permettano di limitare gli effetti negativi dei propri

    comportamenti.

    I livelli logici sono categorie che consentono di descrivere l’esperienza umana.  Lanostra struttura mentale, il nostro linguaggio e i sistemi sociali nei quali viviamo

    costituiscono altrettante gerarchie naturali o livelli di processo. Ciascun livello ha la

    funzione di sintetizzare, organizzare e orientare le interazioni al livello sottostante.

    Ogni cambiamento a livello superiore crea necessariamente cambiamento ai livelli

    inferiori.

    Questo è lo schema dei livelli logici: 

    Spirituale Chi altro  

    (Visione e finalità) 

    Identità Chi  

    (Ruolo e Missione) 

    Valori –  Credenze Perchè  

    (Permessi e Motivazioni) 

    Capacità e Strategie Come  

    (Percezione e Indirizzo) 

    Comportamenti Cosa  

    (Azioni e Reazioni) 

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    Ambiente –  Contesto Esterno Dove e Quando  

    (Vincoli e Opportunità) 

    Ogni volta che si vive un’esperienza, tale esperienza può essere analizzata attraverso alcune

    domande, ognuna della quali ha la funzione di indagare un determinato livello.

    Dove sono?  

    Cosa faccio?  

    Come lo faccio?  

    Perché lo faccio?  

    Chi penso di essere qui ed ora?  

    Ogni esperienza è quindi scomponibile a diversi livelli profondamente correlati.Prendiamo ad esempio un’esperienza di cambiamento: 

    “Lo  “spazio problema ” del cambiamento  implica la presenza di un dove   e di

    unquando , l’individuazione dei contesti e delle influenze ambientali in campo, dei

    vincoli di spazio fisico e di tempo, ad esempio, che possono influire

    sulraggiungimento di un obiettivo o sulla risoluzione di un problema. Vi è poi la

    dimensione del che cosa  accade in un dato contesto, delle attività comportamentali o

    dei risultati che si verificano nel contesto, vale a dire del cosa si suppone possa accadere

    in un particolare dove  e in un particolare quando .

    Ovviamente, le azioni delle persone non sono determinate soltanto dal contesto

    esterno nel quale si inquadrano. Individui diversi possono reagire sul piano della

    condotta in modi molto diversi di fronte agli stessi segnali e vincoli della situazione.

    Cosa spiega questa differenza di comportamento? La risposta è una: la diversità delle

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    mappe mentali e delle percezioni di ciascuno. Gli esiti e le risposte che compaiono a

    livello del comportamento sono espressione di processi cognitivi a monte, vale a dire

    del come  le persone pensano ad un dato oggetto o se lo rappresentano mentalmente. Il

    livello del come  si riferisce allemappe mentali e alle capacità cognitive interne dellepersone.

    Il processo di cambiamento è molto influenzato anche dalle credenze e dai valori

    delle persone, al livello del perché  e dei motivi che si celano dietro ad un dato problema.

    Ci potremmo chiedere, ad esempio, come mai una persona debba pensare di modificare

    i suoi pensieri e le sue azioni. Sarà il grado di motivazione di ciascuno il fattore che

    determinerà in che misura egli o ella è disposta a mobilitare le sue risorse interne. Lamotivazione è il fattore che stimola e attiva come  le persone pensano e cosa  faranno in

    una data situazione. Il processo di cambiamento implica anche la dimensione del chi .

    Quali sono i ruoli e le funzioni coinvolte nel problema o nel risultato? Chi sono i

    soggetti potenzialmente implicati? Quali sono le credenze, i valori, le capacità e i

    comportamenti associati ai diversi ruoli? Infine vi è la dimensione del chi e cos’altro ,

    che riguarda il sistema più ampio o la visione che circonda i ruoli, le credenze, le

    capacità e le azioni specificamente espresse. Questo livello si collega a quello che

    potremmo considerare la visione e l’anima dell’organizzazione e del sistema. Queste

    distinzioni suggeriscono che la nostra struttura mentale, il nostro linguaggio e i

    sistemi sociali nei quali viviamo costituiscono altrettante gerarchie naturali o livelli

    di processo. La funzione di ciascun livello è di sintetizzare, organizzare e orientare le

    interazioni al livello sottostante.

    Ogni cambiamento a livello superiore si “irradia” e precipita necessariamente ai livelliinferiori….Il livello del contesto è quello delle condizioni esterne specifiche nelle quali

    il mio comportamento si situa. Privati di un piano, di una strategia, di una mappa

    interna che li guidino, i comportamenti decadono peraltro al livello di semplice

    riflesso, abitudine o rituale. Al livello delle capacità, la persona è in grado di

    selezionare, modificare e adattare i suoi comportamenti a un insieme più ampio di

    situazioni esterne. Al livello delle credenze e dei valori, la persona è in grado di

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    promuovere, inibire o generalizzare una data strategia, piano o modalità di

    pensiero. L’identità, poi, consolida interi sistemi di credenze e di valori in quello che

    diventa il senso del sé.

    Il livello “spirituale” si collega alle percezioni e alle mappe che costruiamo di quei

    settori del sistema allargato di cui facciamo parte e che ci oltrepassano. Pur

    allontanandosi sempre più dalla concretezza del comportamento e dell’esperienza,

    ogni successivo livello acquista una maggiore e più profonda capacità di influenza sul

    comportamento e sull’esperienza. 

    DESCRIZIONE DEI LIVELI LOGICI in PNL 

    L’ambiente è la fonte delle opportunità e dei vincoli esterni ai quali il singolo devereagire…Il livello ambientale si collega alle reazioni delle persone e comporta il

    controllo di aspetti delle situazioni esterne che stimolano e influenzano le risposte.

    I comportamenti coincidono con le azioni e reazioni specifiche espresse dal singolo

    individuo nell’ambiente. 

    Le capacità sono i fattori che orientano e dirigono le azioni e i comportamenti per il

    tramite delle mappe mentali, dei piani e delle strategie…coincidono con le strategie e

    le mappe mentali che le persone sviluppano per orientare i comportamenti…Il livello

    delle capacità ha la funzione di dare alle persone la percezione  e l’indirizzo  necessari per

    acquisire determinati obiettivi.

    Le credenze e i valori apportano il rinforzo in grado di sostenere o viceversa inibire

    le capacità e i comportamenti. Credenze e valori determinano il livello dimotivazione ”.

    Il valore è un criterio centrale per la persona. La credenza è il modo attraverso il quale

    quel valore è collegato ad altre cose in contesti diversi. Costituiscono la cornice entrola quale avvengono tutte le interazioni umane. Determinano il modo in si interpreta

    e si dà significato ad accadimenti e comunicazioni, determinano quindi il livello di

    motivazione. Stanno alla radice della motivazione e determinano quali specifiche

    strategie e azioni saranno attuate o rifiutate.

    L’identità consiste nel ruolo assolto da una persona, nella missione che la ispira, e nel

    suo senso di sé. Il livello dell’identità riguarda il senso che un gruppo o i membri di

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    un gruppo hanno di sé. E’ un costrutto di difficile definizione. E’ qualcosa di più

    astratto della credenza e ha a che fare con i livelli più profondi del processo di

    incorporazione dell’informazione, quando la persona si sente responsabile di ciò che

    ha appreso e avverte l’impegno a tradurlo in azione. L’identità ha a che vedereprincipalmente con la missione.

    Il livello spirituale  del cambiamento si collega al sistema allargato del quale il

    singolo individuo fa parte e all’influenza che esso esercita sul gruppo e

    sull’organizzazione. Concerne il chi altro e il cos’altro , vale a dire come influenzare il

    sistema più ampio nel quale ci si trova ad operare. I fattori “spirituali”  sono il portato

    della nostra percezione di appartenenza ai sistemi sempre più ampi che ci circondano.Sono questi fattori a determinare la visione  o la meta generale retrostante alle azioni

    di un individuo o di una organizzazione.

    Come si può vedere, ogni successivo livello di cambiamento coinvolge sistemi sempre

    più vasti, uno “spazio problema” via via più ampio. Ogni successivo livello implica

    differenti processi e interazioni che incorporano le informazioni del livello precedente

    e le rielaborano. Nelle organizzazioni intelligenti, il cambiamento segue di solito un

    processo che dal livello della visione porta a quello dell’azione”. 

    LE POSIZIONI PERCETTIVE

    Una delle prime cose che impariamo sul mondo è che non tutti condividono il nostro

    punto di vista. Per comprendere interamente una situazione c’è bisogno di prendere

    differenti prospettive, proprio come quando si guarda un oggetto da diverse

    angolazioni per vedere la sua larghezza, altezza e spessore. Un punto di vista dà

    un’unica dimensione, una singola prospettiva, vera da quella determinata angolazione,

    ma un’immagine incompleta dell’intero oggetto. 

    Non esiste una prospettiva “corretta” in nessuna situazione. La comprensione va

    costruita da molte prospettive. Sono tutte parzialmente vere e tutte parzialmente

    limitate.

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    PRIMA POSIZIONE PERCETTIVA 

    Si definisce così la situazione in cui si è dentro se stessi, si vede con i propri occhi, si

    ascolta con le proprie orecchie, si sentono dentro se stessi delle sensazioni in prima

    persona.

    Consiste nel mantenere il proprio punto di vista, le proprie credenze e i propri assunti

    guardando al mondo esterno attraverso i propri occhi. Può essere chiamata posizione

    “io”. 

    IO Vedo/ascolto/sento quello che succede all’…….  ALTRO

    SECONDA POSIZIONE PERCETTIVA 

    Si definisce così la situazione in cui ci si mette nei panni dell’altro, si vede con i suoi

    occhi, si ascolta con le sue orecchie, si sentono le sue sensazioni.

    Consiste nell’assumere il punto di vista, le credenze e gli assunti dell’interlocutore

    guardando al mondo esterno attraverso i suoi occhi. Può essere chiamata posizione

    “tu”. IO Vedo/ascolto/sento quello che succede, con me al posto dell’…….  ALTRO

    TERZA POSIZIONE PERCETTIVA 

    Si definisce così la situazione in cui si vede se stesso e l’altro dall’esterno, come in un

    film. Consiste nell’assumere un  punto di vista esterno alla relazione fra sé e

    l’interlocutore. Può essere chiamata posizione “loro ”. 

    IO Metaposizione ALTRO

    QUARTA POSIZIONE PERCETTIVA 

    Consiste nell’assumere la posizione del sistema nel suo complesso. Può essere

    chiamata posizione “noi”. 

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    La quantità e la qualità delle informazioni che si riesce a cogliere nelle tre diverse

    posizioni sono sicuramente maggiori e più utili di quelle che si potrebbero cogliere

    soltanto nella prima. Quando in una rappresentazione interna si rivive un’esperienza

    del passato o si immagina una situazione futura, si può fare in primapersona, associati all’esperienza.  Oppure come se si vedesse se stesso interpretare un

    film, in dissociato. Essere in dissociato contribuisce a diluire di molto le sensazioni

    collegate a una esperienza.

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    IL Metamodello in PNL

    COS’E’ IL METAMODELLO 

    Il metamodello è uno strumento linguistico. Il modo in cui organizziamo e

    assembliamo le informazioni, si ritrova nella struttura del nostrolinguaggio. Il

    linguaggio che ogni persona usa è la comunicazione esterna di quella che è la sua

    mappa, un modello della mappa,  e quindi unmetamodello . Nel processo di

    semplificazione della realtà, necessario a renderci disponibili le informazioni più utili

    al nostro funzionamento, è indispensabile procedere per  generalizzazioni,

    cancellazioni, deformazioni. Queste funzioni le troviamo nel nostro modo di

    esprimerci.

    Con il linguaggio noi dichiariamo continuamente quali sono le convinzioni che sono

    alla base dei nostri comportamenti.

    La struttura del linguaggio tende a stabilizzarsi: le esperienze hanno originato delleconvinzioni, la loro ripetizione ha rafforzato queste convinzioni e favorito lo stabilirsi

    di alcune connessioni.

    Il linguaggio inoltre influenza a sua volta il modo di fare l’esperienza, nella direzione

    di rafforzare le convinzioni piuttosto che smentirle. Così può diventare una gabbia.

    Per stabilire un certo equilibrio è necessario conservare la possibilità di adeguare le

    nostre risposte e riorganizzare la mappa.

    Spesso la rigidità del nostro linguaggio, espressione della nostra struttura profonda,

    ci impedisce di andare in questa direzione. Noi usiamo il linguaggio per rappresentarci

    la nostra esperienza (chiamiamo questa attività ragionare, pensare, fantasticare,

    raccontare) e per comunicarci a vicenda il nostro modello o rappresentazione del

    mondo (lo chiamiamo parlare, discutere, scrivere, cantare…). 

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    “Quando comunichiamo non siamo consapevoli del processo con cui sc egliamo le parole per

    rappresentare la nostra esperienza. Non ci rendiamo conto del modo in cui ordiniamo e

    strutturiamo le parole che scegliamo…Dire che la nostra comunicazione, il nostro linguaggio,

    è un sistema significa dire che ha una struttura, che c’è qualche   insieme di regole che determina

    quali successioni di parole avranno un senso, rappresenteranno un modello della nostra

    esperienza”  

    (Bandler-Grinder, La struttura della magia, p.40).

    Nella quotidianità ci esprimiamo attraverso una struttura superficiale  del

    linguaggio che cancella, generalizza e deforma , riduce e impoverisce quindi, quella

    che chiamiamo struttura profonda del nostro linguaggio, cioè la rappresentazione

    linguistica completa della nostra esperienza.

    “Quando gli uomini desidera no comunicare la loro rappresentazione, la loro esperienza del

    mondo, formano della loro esperienza una rappresentazione linguistica completa, che è

    chiamata struttura profonda. Quando cominciano a parlare, effettuano una serie di scelte

    (trasformazioni) relative alla forma in cui comunicheranno la loro esperienza. In genere queste

    scelte non sono scelte coscienti…Tuttavia, quando operiamo queste scelte, il nostro

    comportamento è regolare e conforme a certe norme. Il procedere a questa serie di scelte (una

    derivazione) porta ala struttura superficiale…In sé, questa struttura superficiale può essere

    considerata la rappresentazione della rappresentazione linguistica completa: la struttura

     profonda. Le trasformazioni cambiano la struttura della struttura profonda –  sia cancellando

    sia mutando l’ordine delle parole –  ma non cambiano il significato semantico. Il modello di

    questo processo è, un modello di ciò che facciamo quando rappresentiamo e comunichiamo il

    nostro modello –  un modello di un modello –  un metamodello. Questo metamodello rappresenta

    le nostre intuizioni sulla nostra esperienza”  (Bandler-Grinder, La struttura della magia,

    p.53).

    Scopo del metamodello  è quello di arricchire, di accrescere la flessibilità e la

    variabilità di risposta delle persone: più sono le informazioni disponibili, maggiore

    diventa la possibilità di scelta. Alcune domande molto semplici hanno la funzione di

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    recuperare le informazioni mancanti, di indurre alla specificazione, di disconnettere

    alcuni collegamenti arbitrari e non funzionali per allargare la nostra mappa.

    Generalizzazioni, cancellazioni e deformazioni sono definite “violazioni” del

    metamodello.Le domande che portano alla specificazione sono definite “confrontazioni”. 

    Ci sono violazioni fondamentali, cioè quelle connesse ai sistemi di credenze della

    persona e violazioni sintomatiche, quelle che forniscono indizi sulla possibilità di

    risalire ad una violazione fondamentale.

    LA GENERALIZZAZIONE

    È il procedimento con il quale elementi o parti del modello di una persona vengono

    staccati dalla loro esperienza originaria e giungono a rappresentare l’intera categoria

    di cui l’esperienza è un esempio. 

    Per esempio è utile sapere generalizzare dall’esperienza di una bruciatura al contattocon una stufa rovente alla regola che le stufe roventi non vanno toccate. Quindi la

    nostra capacità di generalizzare è essenziale per affrontare il mondo. Con questo

    meccanismo possiamo utilizzare la nostra memoria, la nostra esperienza passata, per

    risolvere problemi in situazioni simili.

    D’altra parte lo stesso processo di generalizzazione potrebbe portarci a stabilire delle

    regole che di volta in volta possono essere opportune o meno. La generalizzazionepuò diventare un meccanismo bloccante quando ad es. si è morsi da un cane e

    concludiamo che tutti i cani mordono.

    Ci impedisce pertanto di fare delle distinzioni che potrebbero darci una più completo

    insieme di scelte nell’affrontare una particolare situazione. 

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    Da qui se ne deduce che non esistono generalizzazioni giuste, ma ciascun modello

    dev’essere valutato nel suo contesto. 

    LA CANCELLAZIONE

    E’ il procedimento con cui, selettivamente, prestiamo attenzione a certe dimensioni

    della nostra esperienza e ne scartiamo altre.

    Così facendo possiamo utilmente orientarci nell’enorme quantità di dati che ci

    provengono dal mondo esterno attraverso i nostri organi di senso. Un esempio e’

    quello della madre che non si sveglia per nessun rumore, ma che è in grado di

    percepire anche un flebile respiro del proprio bambino.

    Anche la cancellazione tuttavia può farci perdere, nel suo uso deleterio, importanti

    aspetti dell’esperienza quotidiana. 

    La cancellazione riduce il mondo a proporzioni che ci sentiamo in grado di

    maneggiare. Questa riduzione può essere utile in alcuni contesti, ma può essere fonte

    di sofferenza in altri.

    LA DEFORMAZIONE

    E’ il procedimento che ci permette di operare cambiamenti nella nostra esperienza di

    dati sensoriali.

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    Possiamo letteralmente trasformare la realtà introducendo dei cambiamenti nella

    nostra esperienza sensoriale : ad esempio mentre facciamo le prove di un discorso che

    terremo più tardi, noi stiamo deformando la realtà attuale.

    LE VIOLAZIONI FONDAMENTALI

    Deformazioni: 

    Presupposti

    Causa-effetto

    Equivalenza complessa –  Lettura della mente

    Performativo mancante

    Cancellazioni: 

    Falsi avverbi

    LE VIOLAZIONI SINTOMATICHE

    Cancellazioni: 

    Nominalizzazioni

    Mancanza di indice referenziale

    Cancellazioni semplici

    Mancanza di comparativo

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    Generalizzazioni: 

    Quantificatori universali

    Operatori modali

    GENERALIZZAZIONI

    Quantificatori Universali

    Parole che riguardano condizioni assolute:

    tutti, nessuno sempre, mai, ogni volta  

    E’ in atto un meccanismo di ipergeneralizzazione. 

    Si dà un valore universale a qualcosa che non lo è.

    In questo caso è utile ribadire le affermazioni del soggetto, al fine di sottolineare con

    la voce i quantificatori universali emersi nella conversazione, così da dimostrarel’assurdità della frase. 

    E’ utile anche ricercare il controesempio.  Es.:

    Sono sempre  sfortunato Proprio sempre?  

    Non mi ascolta mai   Non ti ricordi di una volta in cui ti ha ascoltato?  

    Operatori Modali

    La struttura superficiale espressa da questa forma di generalizzazione implica spesso

    regole che le persone hanno elaborato.

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    Frasi come ad esempio: “Devo essere buono con le persone” implicano spesso delle

    credenze e convinzioni che possono rivelarsi disfunzionali per la persona. In questo

    caso sarebbe importante chiedersi che cosa accadrebbe se non fossimo buoni… Cioè

    conoscere la reale portata delle conseguenze che si avrebbero nel caso che la personanon riuscisse a fare ciò che dichiara.

    Abbiamo:

    Operatori modali di necessità = devo, non devo, bisogna, è necessario  

    Bisogna  essere seri Cosa accadrebbe se non lo fossi?  

    Non devo  commuovermi quando…  Cosa accadrebbe se ti commuovessi?  

    Operatori modali di possibilità = non posso, è possibile, è impossibile, sono in

     grado di, non sono in grado di  

    Non è possibile   fare…  Cosa te lo impedisce?  

    operatori modali di volontà = voglio, non voglio  

    Si confronta solo quando c’è incongruenza. La domanda in questo caso è: come lo sai?

    CANCELLAZIONI

    Cancellazioni semplici

    Quando non è specificato l’argomento. 

    ES.:

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    Mio marito è insensibile Cosa lo rende insensibile?  

    Sono stanco Di che cosa?  

    Non so che fare A proposito di cosa?  

    Mancanza di comparativo

    Riguarda i comparativi e i superlativi. La parte cancellata della struttura profonda è

    uno dei termini della costruzione del comparativo o del superlativo relativo (manca il

    secondo termine di confronto).

    Es.:

    E’ più bravo   Di chi?  

    E’ la migliore   Rispetto a chi?  

    Falsi avverbi

    Sono gli avverbi che finiscono in -mente   , spesso risultato di cancellazione degli

    argomenti di una parola di processo, o verbo, della struttura profonda. Si può

    verificare parafrasando la frase in questo modo:

    Cancellare il suffisso – mente   dall’avverbio della struttura superficiale e collocare il

    radicale davanti alla nuova struttura superficiale che si sta creando

    Anteporre al radicale la forma verbale impersonale è  

    Chiedersi se questa nuova struttura superficiale abbia lo stesso significato

    dell’originaria struttura superficiale del soggetto/cliente Se la nuova frase è sinonima

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    dell’originaria, l’avverbio è derivato da un verbo della struttura profonda e vi è stata

    cancellazione.

    Es.:

    Ovviamente i miei genitori non mi amano = 

    E’ ovvio che i miei genitori non mi amano  

    Confrontazione: Per chi è ovvio?Come lo sai?  

    Mancanza di indice referenziale

    Quando non è specificato il soggetto della frase.

    Es.:

    Qualcuno dice

    Chi lo dice?

    La gente mi maltratta Chi ti maltratta?

    Verbi non specificati

    Quando non è specificato il processo indicato dal verbo.Es.:

    Lui mi aggredisce

    In che modo specificatamente ti aggredisce?

    DEFORMAZIONI:

    Presupposti 

    E’ tutto ciò che  il soggetto dà per scontato, come vero, nel suo messaggio:

    Es.:

    Non so se dimenticherò mai il dolore che mi hai fatto

    Presupposto: 

    Tu mi hai fatto dolore

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    Viene dato per scontato che tu mi hai causato un dolore. L’unica cosa che viene

    messa in dubbio è se potrò dimenticare o no.

    I presupposti tendono a superare il filtro della coscienza e ad accedere direttamente

    all’inconscio, influenzando le rappresentazioni contenute nella nostra mappa del

    mondo.

    I presupposti più pericolosi sono quelli che contengono credenze irrazionali,

    disfunzionali e dannosi.

    Causa effetto 

    E’ un enunciato linguistico e in cui la persona è ritenuta responsabile diretta dei

    sentimenti di un’altra: 

    Es.:

    Tu mi fai soffrire In che modo specificamente?

    Indica la credenza che le persone possono influire direttamente sui sentimenti di

    altri.

    La causa effetto è anche una cancellazione: viene cancellato un pezzo di esperienza,

    quella del soggetto che crede ciò.

    La struttura è: X causa Y.

    Compito del programmatore è di togliere il legame di causalità.

    Equivalenza complessa

    E’ una descrizione linguistica in cui si dà un significato ad un comportamento: 

    Es.:

    Se taci significa che non sei interessato

    In che modo il fatto che io taccia significa che non sono interessato? Non ti è maisuccesso che una persona interessata taccia?

    La struttura è: X significa Y

    Lettura della mente

    E’ l’attribuzione di un sentimento che proviamo noi ad un altro senza averne prova

    concreta. Si basa sul presupposto che una persona possa conoscere pensieri e

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    sentimenti di un’altra persona senza una diretta comunicazione da parte di

    quest’ultima.: 

    Es. :

    So che mi odi Come fai a saperlo?

    Performativo mancante

    Si ha quando la descrizione linguistica –  normalmente un giudizio di valore –  non

    riporta l’autore che esprime l’opinione. 

    Es.:

    E’ giusto fare in questo modo Giusto per chi? 

    Spostamento di indice referenziale

    Quando non è specificato che il soggetto della frase è la persona che parla.

    Es.:

    Sono triste. Quando vedi certe cose, come fai a sopportarle? Di chi parli? Di te o di

    me?

    Nominalizzazioni 

    Sono verbi che si sono trasformati in un nome. E’ un processo trasformazionale

    complesso con il quale una parola che nella struttura profonda designa un processo

    si presenta nella struttura superficiale come una parola di evento o nome; ad

    esempio: depressione, benessere.

    L’individuazione delle nominalizzazioni ha lo scopo di aiutare il cliente a ricollegare

    il suo modello linguistico al processo dinamico in atto della vita. In particolare aiuta

    a vedere che quanto egli aveva considerato un evento, compiuto e fuori del suo

    controllo, è un processo in corso che può essere cambiato.

    Secondo alcuni autori le nominalizzazioni fanno parte delle deformazioni, secondo

    altri delle cancellazioni. Infatti le nominalizzazioni sono complesse ed è difficile che

    si presentino da sole: il più delle volte comportano anche cancellazioni.

    Es.:

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    Nominalizzazioni Riconversioni 

    Non sopporto la tua resistenza Sono sorpreso che tu mi resista

    La gente ha bisogno di comprensione

    La gente ha bisogno di essere compresa

    La tua domanda mi ha sdegnato

    Mi sdegno per quello che mi chiedi

    Confrontazioni: 

    In che modo specificamente ti resisto?

    In che modo ha bisogno di essere compresa? Chi specificamente ha bisogno di esserecompreso?

    Cosa nella mia domanda ti provoca sdegno?

    La qualità della nostra comunicazione  determina la qualità della nostra vita

    personale, relazionale, lavorativa. In ogni circostanza, in ogni momento, inviamo,

    spesso anche in modo inconsapevole, messaggi, emozioni e sentimenti, trasferendo

    anche informazioni sulla nostra personalità e il carattere. È dunque impossibile non

    comunicare. Comunicare efficacemente è un’altra storia!

    Comunicare efficacemente in pubblico  è un’arte e indipendentemente dalle

    conoscenze e dalla cultura, va praticata ed esercitata. Parlare efficacemente in

     pubblico  significa rispettare il proprio mondo e quello altrui, significa trasferire

    informazioni ma anche passione e motivazione.

    Cosa rende una persona un’abile comunicatore? La regola di partenza è una ed è

    semplice: se ci riesce una persona, possono riuscirci anche gli altri, puoi riuscirci anche

    tu!

    Un assunto di base: se devi strutturare e organizzare un intervento in pubblicodevi

    assicurarti che anche e soprattutto l’ambiente sia strutturato e organizzato. Molte

    attività formative perdono di efficacia proprio perché l’ambiente non è stato

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    organizzato bene. Non è un caso che esiste anche la Psicologia Ambientale.

    Sottovalutare tale aspetto è un grosso errore!

    Una seconda regola di base: se desideri essere efficace nel tuo intervento in

     pubblico,  devi sentirti a tuo agio nell’ambiente che hai strutturato. Vedere i

    particolari della stanza dove ti trovi, ascoltare bene i suoni e i rumori ambientali,

    concentrarti anche sugli odori e profumi, sensazioni, muovendoti nell’ambiente dove

    avverrà la tua presentazione o corso è fondamentale. L’ambiente deve essere in

    armonia con te e tu con lo stesso ambiente!

    Comunicare in pubblico  significa essere efficaci, sintonici, congruenti, a proprio

    agio, indipendentemente dal numero di persone che ci ascolteranno. Significacoinvolgere i partecipanti, entusiasmandoli, corteggiandoli quasi singolarmente,

    significa smuovere il loro assetto cognitivo, emotivo e motivazionale. Comunicare

    efficacemente significa anche infondere un cambiamento nell’altro, pur se minimo. 

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    5 Suggerimenti per Parlare in Pubblico

    Parlare in pubblico  è un compito difficile per molti. Per alcune persone è una grossa paura,

     per altri ancora è una vera fobia.

    Un’indagine americana ha dimostrato che  parlare in pubblico  è al primo posto

    nella lista delle paure. La seconda paura è la morte. Morire parlando in pubblico

    sarebbe il massimo! Per i britannici, al primo posto c’è la paura dei ragni. Subito

    dopo, parlare in pubblico. Se si trattasse di parlare ad un pubblico di ragni, allorasarebbe altra cosa!

    Un’osservazione utile: parlare, in generale, è un’attività stressante. Tale  stressperò

    può essere, con utili esercizi e pratica, essere utilizzato a nostro favore. Un livello di

    stress mimino però è indispensabile per la nostra performance. Stiamo dicendo, cioè,

    che per parlare in pubblico, dobbiamo essere sufficientemente stressati! Lo stress,

    quindi, può essere un nostro alleato.

    Un certo livello di stress aumenta l’attenzione, la concentrazione, facilita la memoria.

    Ovvio che non deve superare una certa soglia.

    Comunicare in pubblico in modo efficace significa integrare bene la parte conscia

    con la parte inconscia. Comunicazione verbale e comunicazione non

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    verbale devono essere cioè sintoniche, armoniche, congruenti. Anche per questo ci

    vuole pratica!

    Un altro utile suggerimento: l’abito fa il monaco? Direi di si, per certi versi.

    L’abbigliamento, durante la nostra comunicazione o presentazione è fondamentale.L’abbigliamento  trasferisce informazioni su di noi e molto altro. Ovviamente,

    occorre sentirci bene dentro un certo abito, dobbiamo essere a nostro agio. Alcune

    ricerche mostrano che quando indossiamo un abito più elegante, tendiamo a parlare

    meglio in lingua italiana e prestiamo maggiore attenzione sui termini che scegliamo.

    Inoltre, ci muoviamo nello spazio con maggiore attenzione. Anche questo è questione

    di allenamento e pratica!Una tecnica importante: attraverso la  programmazione neurolinguistica è possibile

    aumentare la nostra efficacia nella comunicazione ed è possibile superare la paura di

    parlare in pubblico. La programmazione neuro linguistica, oltre ad essere una tecnica

    eccellente in questo è anche un atteggiamento nuovo, una forma mentis.

    Una regola fondamentale: la teoria è teoria, la pratica è pratica. Il senso di tale assunto

    è che occorre tutto, in modo armonico e soprattutto le conoscenze acquisite vanno

    esercitate, praticate, sperimentate. Fatelo e basta!

    di Mirco Turco 

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    Come raggiungere gli obiettivi in PNL

    Con

    l’arrivo dell’anno nuovo non mancano le liste dei buoni propositi che le persone

    scrivono (o pensano di fare) per questo 2015. Egoisticamente parlando, anche io

    nello scrivere questo articolo sto cancellando un primo step dai miei, davvero

    tanti, obiettivi per il 2015, portandomi avanti su uno in particolare che mi sta molto

    a cuore, il continuare a scrivere regolarmente per il mio amico Igor. 

    Capita molto spesso che questi propositi vengono scritti e poi abbandonati,

    dimenticati fino all’anno dopo, tanto che ripensando all’anno passato ci si accorge di

    non aver raggiunto molti obiettivi prefissati.

    Come mai accade ciò? Siamo sicuri che sono questi gli obiettivi che vogliamo

    veramente? Siamo sicuri che siano formati bene? Ma soprattutto, che cos’è un  

    OBIETTIVO?

    Facciamo un po’ di chiarezza con l’aiuto della Programmazione Neuro Linguistica

    (PNL). 

    Ciò che permette all’essere umano di sopravvivere, muoversi ed evolvere è un

    funzionamento per obiettivi.

    Schematicamente il concetto di obiettivo comporta la presenza di quattro elementi:

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    Riproduzione vietata. Tutti gli articoli sono tratti dal sito www.igorvitale.org e necessitano la citazione degli

    autori e del sito.

    Dr. Igor Vitale – 329 599 75 85 – [email protected] 

    Dr. Roberto Desiderio – [email protected]

    1.  uno stato presente/problema che si vuole modificare/risolvere

    2.  uno stato desiderato che sostituisca l’attuale 

    3.  le operazioni per passare dal primo stato al secondo

    4.  un test per verificare il risultato delle operazioni: il raggiungimento dello stato

    desiderato

    E’ pertanto necessario: 

      individuare e definire il problema e/o gli elementi dello stato presente che si

    vogliono modificare

      esprimere il desiderio e trasformarlo in obiettivo

      definire le risorse e le azioni necessarie per raggiungerlo

    Secondo la PNL un obiettivo è ben formato, cioè costruito in modo da rendere certo

    o massimamente probabile il suo raggiungimento, quando concorrono una serie di

    requisiti:

      è esplicitato in positivo   è espresso in termini sensorialmente basati 

      è specifico e misurabile 

      è acquisito e mantenuto sotto la propria responsabilità 

      è ecologico 

    1.  Esplicitato in positivo 

    Se diciamo: “Non voglio più un ufficio così inefficiente” esprimiamo un obiettivo

    probabilmente verificabile, sotto il nostro controllo ed ecologico, ma espresso in

    termini negativi. Ciò significa che possediamo una rappresentazione interna dello

    stato presente che vogliamo cambiare, ma non è affatto detto che possediamo anche

    quella dello stato finale che desideriamo raggiungere. La chiarezza della visione dello

    stato desiderato è indispensabile per garantire una direzionalità e una costanza nella

    motivazione.

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    Dr. Roberto Desiderio – [email protected]

    La domanda a cui risponde è: “Che cosa vuoi ottenere?”  

    2.  Espresso in termini sensorialmente basati 

    E’ descrivibile in termini di sistemi sensoriali. 

    Le domande sono: “Quando l’avrai ottenuto, cosa vedrai, cosa ascolterai, cosa sentirai?”

    “Come farai a sapere quando l’avrai ottenuto?”  

    3.  Specifico e misurabile 

    In termini di quantità, di tempo per raggiungerlo, per quanto tempo lo si vuole.

    Le domande a cui risponde sono: “Quanto ne vuoi?” “Quanto tempo ti dai?” “Per quanto

    tempo lo vuoi?”  

    4.  Acquisito e mantenuto sotto la responsabilità del soggetto 

    Le domande sono “Chi lo vuole?” “Da chi dipende raggiungerlo?  

    5.  Ecologico 

    Non sempre ciò che si vuole è ecologico per noi e per il nostro sistema di valori. La

    nostra parte conscia esprime ciò che vogliamo, ma è la parte inconscia che produrrà

    la volontà.Le domande a cui risponde sono: “Quando lo avrai raggiunto come ti sentirai?” “Che cosa

    succede a te?” “Che cosa succede agli altri?” “Quanto ti costa?” “Che prezzo sei disposto a

     pagare?” “Cosa perdi tu?” “Cosa perdono gli altri?” “Cosa c’è di importante in quello che

     perdi?”  

    L’obiettivo non riguarda l’identità ma l’azione, non ha a che vedere con l’essere ma

    con il fare.Essere felice non è un obiettivo, fare alcune cose che possono indurci in uno stato di

    felicità potrebbe essere un obiettivo.

    Ogni obiettivo ha sotto di sé dei Sottobiettivi , che sono strumentali al raggiungimento

    di quello immediatamente sopra in ordine gerarchico.

    “Che cosa ti occorre per raggiungere questo obiettivo?”  

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    Analogamente ogni obiettivo è strumentale per un obiettivo più alto,

    dettoMetaobiettivo. 

    “A che cosa ti serve questo obiettivo?”  

    Arrivati a questo punto, siete ancora sicuri della vostra lista dei buoni propositi? Non

    preoccupatevi, c’è ancora tempo per correggerla! 

    Di Roberto Desiderio