Manuale Programmazione Neurolinguistica
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Riproduzione vietata. Tutti gli articoli sono tratti dal sito www.igorvitale.org e necessitano la citazione degli
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Dr. Roberto Desiderio – [email protected]
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Che cos’è la PNL
Che cos’è la PNL?
PNL (Programmazione neurolinguistica) definizione e significato
Roberto Desiderio
È difficile dare una definizione di PNL. Richard Bandler, uno
dei fondatori, la definisce come “lo studio della struttura della soggettività”.
Attorno agli anni ’70 Bandler e Grinder iniziarono a studiare il modo di lavorare dialcuni terapeuti eccezionalmente efficaci dal punto di vista comunicativo e dei
risultati terapeutici e notarono che le strategie che utilizzavano e i modelli di
linguaggio verbale e non, avevano alla loro base processi comuni e simili.
I due autori si chiesero, quindi, se:
– i processi mentali possono essere ricondotti ad alcune operazioni fondamentali messe in
sequenza in vista di un certo risultato?
– se sì, è possibile ricostruire ques ti “programmi” e addirittura trasferirli da una persona
all’altra, da una situazione all’altra?
– e ancora: è possibile intervenire nel “cuore” di questi “programmi” per poterli modificare a
vantaggio delle persone ?
SI, SI ,SI.
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Il nome “Programmazione Neuro-Linguistica” indica l’integrazione di tre
differenti campi scientifici.
“Programmazione” fa riferimento al fatto che ogni persona ha i propri programmi
di funzionamento, strategie per entrare in contatto con il mondo esterno, chepossono essere efficaci o meno.
La componente “neuro” riguarda il sistema nervoso. Questi programmi si basano su
processi neurologici e vengono espressi attraverso il linguaggio (verbale, non
verbale, paraverbale).
Di Roberto Desiderio
La mappa non è il territorio: cosa significa
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La PNL usa il concetto di Korzybski: la mappa
non è il territorio
Roberto Desiderio
Mappe di realtà
Uno dei concetti fondamentali della PNL è quello dimappe di realtà. Noi non siamo
direttamente in contatto con il mondo esterno, la realtà viene continuamente
trasformata dalla nostra attività cerebrale, dai nostri sensi e dal background familiare
e culturale che filtrano le informazioni. Non esiste quindi una sola realtà e non è
corretto supporre che l’altro colga nello stesso istante le stesse informazioni che
cogliamo noi e le elabori nello stesso modo in cui le elaboriamo noi.
“La mappa non è il territorio”
Il modello del mondo che noi creiamo non può essere considerato come ilterritorio ,
ma come la mappa che lo rappresenta. Quali informazioni vengono ritenute e quali
perdute dipende da dove la mente focalizza la sua attenzione e come la focalizza. Inaltre parole su cosa si sta concentrando e in che modo lo fa, come opera connessioni e
distinzioni. Il modo di assumere le informazioni nell’ambito di un’esperienza, di
metterle in relazione e di rendersele disponibili così da poterle utilizzare in contesti
analoghi o ritenuti tali, è molto personale e per ciascuno diverso.
Contenuto e struttura della mappa
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La mappa della persona è costruita sulle percezioni del reale, variamente filtrate, ed
è composta da tutto il materiale proveniente dalle sue esperienze di vita consciamente
o inconsciamente ricordate, dalle varie rappresentazioni mentali riguardanti il
passato, il presente e il futuro, sentimenti, pensieri, decisioni, convinzioni, ricordi,aspettative. Tutti questi contenuti mentali sono comunque codificati in modalità
sensoriali: visive, auditive, cenestesiche, gustative e olfattive. Questo perchè sono
basate su dati di percezione e perchè, quando si esprimono, rivelano una struttura
sensorialmente basata. E’ proprio questa struttura che interessa principalmente
il programmatore neurolinguistico. La PNL non si interessa dei contenuti quanto
piuttosto dei processi che arrivano a comprendere le sequenze degli avvenimenti sensorialiinterni che una data persona realizza in un determinato momento e poter intervenire, sia che
si tratti di un problema, di una risorsa o della ristrutturazione di un contenuto.
I Filtri
Il modo in cui le persone costruiscono la propria mappa del mondo riguarda
complessi processi neurologici in cui hanno influenza fattori ambientali, culturali,
familiari e personali. L’individuo, letteralmente immerso in un fiume di input
sensoriali, ha a disposizione una serie di filtri che gli permettono di acquisire
dall’ambiente in maniera selettiva informazioni utili alla sua sopravvivenza. Questi
filtri sono di tre tipi:
filtri neurologici : permettono di percepire solo una piccola porzione dei fenomeni
fisici che ci circondano. Abbiamo esperienza del mondo attraverso i nostri sensi:
vista, udito, tatto, gusto e olfatto ma ci sono fenomeni fisici che stanno al di fuori deilimiti di questi cinque canali sensoriali, (per es. percepire onde luminose di lunghezza
compresa tra i 400 e i 700 nanometri o i suoni compresi fra i 20 e i 20.000 cicli al
secondo). Un primo modo in cui i nostri modelli del mondo differiranno
necessariamente dal mondo in sé è dato dal fatto che il nostro sistema nervoso
deforma e cancella sistematicamente intere parti del mondo reale. Esso, quindi,
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costituisce il primo insieme di filtri che distinguono il mondo (il territorio) dalla
nostra rappresentazione del mondo (la mappa).
filtri determinati da fattori socio culturali: sono costituiti da fattori genetici sociali,
cioè da quel complesso delle categorie o filtri cui siamo soggetti come membri di unsistema sociale: la lingua, la religione, la morale e tutte le altre finzioni operanti per
consenso della società. I vincoli sociali sono identici per i membri della stessa
comunità sociolinguistica, ma vi è un gran numero di comunità socio-linguistiche
diverse. Tali filtri sono facilmente superabili: lo dimostra ad esempio il fatto che
riusciamo a parlare più di una sola lingua; vale a dire che riusciamo ad usare più di
una serie di categorie o filtri linguistici sociali per organizzare la nostra esperienza.
filtri di tipo personale: il modello del mondo di ogni persona è squisitamente unico
come unica è la sua storia e la sua esperienza personale. Ognuno ha una sua personale
maniera di strutturare l’esperienza, il suo modo di vedere le cose del mondo e di
sentire l’impatto emotivo delle situazioni esperenziali, le sue abitudini, le sue regole
e norme. Questa terza serie di filtri è il fondamento delle profonde differenze che ci
separano come esseri umani e del modo in cui creiamo dei modelli del mondo.
COSTRUZIONE DELLA MAPPA
Disponiamo di tre meccanismi che intervengono nel nostro modo di mappare
il mondo. Questi ci permettono di costruire mappe di una certa esattezza e per
questo sono di estrema utilità. Possono però risultare limitanti tanto da
impoverire la nostra esperienza del mondo.
Generalizzazione PNL È il procedimento con il quale elementi o parti delmodello di una
persona vengono staccati dalla loro esperienza originaria e giungono a
rappresentare l’intera categoria di cui l’esperienza è un esempio. Per esempio è
utile sapere generalizzare dall’esperienza di una bruciatura al contatto con una
stufa rovente alla regola che le stufe roventi non vanno toccate. Quindi la nostra
capacità di generalizzare è essenziale per affrontare il mondo. Con questo
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meccanismo possiamo utilizzare la nostra memoria, la nostra esperienza
passata, per risolvere problemi in situazioni simili. D’altra parte lo stesso
processo di generalizzazione potrebbe portare una persona a stabilire delle
regole che di volta in volta possono essere opportune o menoLageneralizzazione può diventare un meccanismo bloccante quando ad es. si
è morsi da un cane e concludiamo che tutti i cani mordono. Da qui se ne deduce
che non esistono generalizzazioni giuste, ma ciascun modello dev’essere
valutato nel suo contesto.
Cancellazione PNL
È un procedimento con cui, selettivamente, prestiamo attenzione a certedimensioni della nostra esperienza e ne scartiamo altre. Così facendo possiamo
utilmente orientarci nell’enorme quantità di dati che ci provengono dal mondo
esterno attraverso i nostri organi di senso. Un esempio e’ quello della madre
che non si sveglia per nessun rumore, ma che è in grado di percepire anche un
flebile respiro del proprio bambino. Anche la cancellazione tuttavia può farci
perdere, nel suo uso deleterio, importanti aspetti dell’esperienza quotidiana.
Quante volte ad esempio può capitarci di considerare solo molto tempo dopo
valori positivi di una persona che non ci era molto simpatica; eppure tali valori
erano da sempre presenti in quell’individuo, ma semplicemente…. non li
vedevamo! La cancellazione riduce il mondo a proporzioni che ci sentiamo in
grado di maneggiare. Questa riduzione può essere utile in alcuni contesti, ma
può essere fonte di sofferenza in altri.
Deformazione PNL
Con questo processo possiamo letteralmente trasformare la realtà introducendo
dei cambiamenti nella nostra esperienza sensoriale. Famoso è l’esperimento in
cui venne fatto vedere ad un gruppo di studenti un mazzo di carte con le picche
rosse ed i cuori neri; nessuno di loro notò alcunché di strano. Appare evidente
che quelle facoltà che ci permettono di organizzare la realtà nella maniera per
noi più creativa e proficua sono le stesse facoltà che noi possiamo utilizzare a
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nostro danno, tanto da portarci a considerare il mondo da un’ottica
estremamente impoverita, causa di problemi e infelicità. Le difficoltà che
incontriamo non si trovano nella realtà ma nella mappa del mondo che ci siamo
costruiti. Ne deriva che la soluzione dei problemi non si basa su inutili tentatividi cambiare la realtà esterna, ma al contrario su precise operazioni mentali che
ci consentano di riorganizzare la esperienza che abbiamo del mondo e di
accedere a nuove alternative.
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Cosa significa RAPPORT in PNL
Come si aumenta il rapport in PNL
Roberto Desiderio
Il termine rapport in PNL indica che esiste o si è stabilita una
reciproca comprensione tra due o più persone. Normalmente si parla di sintonia o
feeling. Il rapport è la capacità di penetrare nel mondo di qualcun altro, facendogli
sentire che lo si capisce. La creazione delrapport è essenziale per instaurare
un’atmosfera di reciproca fiducia in cui ognuno si possa sentire a proprio agio. Accade
spesso che due persone siano in rapport inconsapevolmente, ad esempio due bambini
che giocano o due adulti innamorati. Per entrare in rapport ed effettuare una
comunicazione congruente si possono utilizzare alcune modalità come ad esempio la
calibrazione e il ricalco verbale ed analogico.
CALIBRAZIONE
Il comportamento di una persona va considerato come la parte evidenziata di qualcosa
di più completo costituito dall’ esperienza interiore (pensieri, sensazioni, emozioni ).
Immaginando il processo in termini di computer, il cervello è una specie di
bioelaboratore centrale che raccoglie i dati, li elabora e struttura questi programmi in
uscita: il comportamento è il terminale di questo elaboratore.
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RICALCO e RISPECCHIAMENTO in PNL
Il ricalco è il procedimento mediante il quale si rimanda all’interlocutore, per
retroazione, con il comportamento, i comportamenti e le strategie osservate in lui: si
va cioè verso il suo modello del mondo. Significa entrare in relazione conl’interlocutore basandosi sul suo modello del mondo e stabilire con lui delle affinità
sia a livello cosciente sia a livello inconscio. Significa parlare la stessa lingua, entrare
in rapporto con lui. Si può ricalcare la persona rispecchiando la sua postura, il respiro,
il tono e cadenza della voce, predicati e sintassi, movimenti muscolari.
Ricalco analogico: mirroring (rispecchiamento)
Paraverbale : tono, volume, ritmo, velocità, pause… Non verbale : gestualità, mimica facciale, posture, prossemica, respirazione…
Verbale : linguaggio sensoriale (ricalco formale), valori (ricalco contenutistico),
credenze (ricalco contenutistico), strategie (ricalco contenutistico).
Si hanno tre tipi di rispecchiamento:
Rispecchiamento diretto: quando si riproduce in simultanea il comportamento
dell’altra persona.
Rispecchiamento incrociato: quando si rispecchia il comportamento di un’altra
persona con il nostro comportamento, ma usando un canale diverso (per esempio si
ricalca la respirazione dell’altra persona con il movimento di una mano)
Rispecchiamento verbale (Matching): Quando si rispecchia il sistema
rappresentazionale dei predicati (parole di processo).
GUIDA Una volta stabilito un ricalco efficace e aver rispecchiato il cliente nel suo modello del
mondo, stabilito il Rapport, si può cambiare il proprio comportamento fino a farsi
seguire dalla persona.
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Come Rispondere ad una Critica
Di Igor Vitale
Nella vita di tutti i giorni, comunicando continuamente, ci
esponiamo alla valutazione e al giudizio altrui, e valutiamo continuamente ciò che ci
accade, mediante i nostri schemi cognitivi.
Per affermare se stessi, senza essere dominante o sottomessi, occorre saper far valere
le proprie argomentazioni e gestire le critiche altrui, senza per questo voler aggredire
o dominare gli altri.
La critica, in buona misura, è spesso un modo per crescere, ma quando è
generalizzante e unilaterale danneggia chi la produce e chi la ascolta.
Vediamo oggi come distinguere una critica positiva da una critica negativa.
La critica è positiva quando:
– riguarda un aspetto specifico
– riguarda un comportamento e non giudica la persona direttamente,
stimolando inutilmente il senso di colpa
– suggerisce una valida alternativa di comportamento
La critica è negativa quando:
– è generalizzante (quello che fai è tutto sbagliato, non fai mai quello che ti dico) – è unilaterale
– etichetta negativamente la persona, e non il comportamento
– non suggerisce, neanche su richiesta, comportamenti alternativi
Se riceviamo una critica positiva non possiamo che ringraziare chi ce la fornisce,
probabilmente ci sarà d’aiuto per evitare conseguenze negative, se riceviamo una
critica negativa dobbiamo capire se può esserci d’aiuto oppure no. Una persona critica,
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può essere in alcuni casi non solo un ostacolo, ma un ottimo consigliere. Questo accade
solo però se sappiamo convogliare la sua attenzione per gli aspetti negativi di una
situazione in un piano d’azione che permetta di limitare gli stessi aspe tti negativi.
Come abbiamo visto la critica negativa ci dice poco, è infatti molto generalizzante, percapire se la critica ha qualcosa di concreto bisogna:
1. Confutare le generalizzazioni
Questa fase della gestione delle critiche consiste nel mettere in dubbio l’assolutezza
della critica. Riprendendo gli esempi di prima possiamo rispondere alle critiche
generalizzanti come segue
a. “quello che fai è tutto sbagliato”
Domanda di confutazione: “che cosa è sbagliato nello specifico?”
b. “Non fai mai quello che ti dico”
Domanda di confutazione: “Non c’è mai stato un caso in cui ho fatto quello che mi hai
detto?”
2. Definire che cosa c’è che non va
Non possiamo trarre niente da una critica generalizzante e indefinita, per capire
quali sono le nostre aree di miglioramento dobbiamo fare delle domande di
specificazione che permettano di definire
– qual è l’oggetto della critica – quando si verifica
– quali danni produce
3. Definire assieme al “critico” quali possono essere i comportamenti alternativi
Una critica è inutile se non fornisce delle indicazioni di miglioramento, o dei
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comportamenti alternativi che permettano di limitare gli effetti negativi dei propri
comportamenti.
I livelli logici sono categorie che consentono di descrivere l’esperienza umana. Lanostra struttura mentale, il nostro linguaggio e i sistemi sociali nei quali viviamo
costituiscono altrettante gerarchie naturali o livelli di processo. Ciascun livello ha la
funzione di sintetizzare, organizzare e orientare le interazioni al livello sottostante.
Ogni cambiamento a livello superiore crea necessariamente cambiamento ai livelli
inferiori.
Questo è lo schema dei livelli logici:
Spirituale Chi altro
(Visione e finalità)
Identità Chi
(Ruolo e Missione)
Valori – Credenze Perchè
(Permessi e Motivazioni)
Capacità e Strategie Come
(Percezione e Indirizzo)
Comportamenti Cosa
(Azioni e Reazioni)
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Ambiente – Contesto Esterno Dove e Quando
(Vincoli e Opportunità)
Ogni volta che si vive un’esperienza, tale esperienza può essere analizzata attraverso alcune
domande, ognuna della quali ha la funzione di indagare un determinato livello.
Dove sono?
Cosa faccio?
Come lo faccio?
Perché lo faccio?
Chi penso di essere qui ed ora?
Ogni esperienza è quindi scomponibile a diversi livelli profondamente correlati.Prendiamo ad esempio un’esperienza di cambiamento:
“Lo “spazio problema ” del cambiamento implica la presenza di un dove e di
unquando , l’individuazione dei contesti e delle influenze ambientali in campo, dei
vincoli di spazio fisico e di tempo, ad esempio, che possono influire
sulraggiungimento di un obiettivo o sulla risoluzione di un problema. Vi è poi la
dimensione del che cosa accade in un dato contesto, delle attività comportamentali o
dei risultati che si verificano nel contesto, vale a dire del cosa si suppone possa accadere
in un particolare dove e in un particolare quando .
Ovviamente, le azioni delle persone non sono determinate soltanto dal contesto
esterno nel quale si inquadrano. Individui diversi possono reagire sul piano della
condotta in modi molto diversi di fronte agli stessi segnali e vincoli della situazione.
Cosa spiega questa differenza di comportamento? La risposta è una: la diversità delle
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mappe mentali e delle percezioni di ciascuno. Gli esiti e le risposte che compaiono a
livello del comportamento sono espressione di processi cognitivi a monte, vale a dire
del come le persone pensano ad un dato oggetto o se lo rappresentano mentalmente. Il
livello del come si riferisce allemappe mentali e alle capacità cognitive interne dellepersone.
Il processo di cambiamento è molto influenzato anche dalle credenze e dai valori
delle persone, al livello del perché e dei motivi che si celano dietro ad un dato problema.
Ci potremmo chiedere, ad esempio, come mai una persona debba pensare di modificare
i suoi pensieri e le sue azioni. Sarà il grado di motivazione di ciascuno il fattore che
determinerà in che misura egli o ella è disposta a mobilitare le sue risorse interne. Lamotivazione è il fattore che stimola e attiva come le persone pensano e cosa faranno in
una data situazione. Il processo di cambiamento implica anche la dimensione del chi .
Quali sono i ruoli e le funzioni coinvolte nel problema o nel risultato? Chi sono i
soggetti potenzialmente implicati? Quali sono le credenze, i valori, le capacità e i
comportamenti associati ai diversi ruoli? Infine vi è la dimensione del chi e cos’altro ,
che riguarda il sistema più ampio o la visione che circonda i ruoli, le credenze, le
capacità e le azioni specificamente espresse. Questo livello si collega a quello che
potremmo considerare la visione e l’anima dell’organizzazione e del sistema. Queste
distinzioni suggeriscono che la nostra struttura mentale, il nostro linguaggio e i
sistemi sociali nei quali viviamo costituiscono altrettante gerarchie naturali o livelli
di processo. La funzione di ciascun livello è di sintetizzare, organizzare e orientare le
interazioni al livello sottostante.
Ogni cambiamento a livello superiore si “irradia” e precipita necessariamente ai livelliinferiori….Il livello del contesto è quello delle condizioni esterne specifiche nelle quali
il mio comportamento si situa. Privati di un piano, di una strategia, di una mappa
interna che li guidino, i comportamenti decadono peraltro al livello di semplice
riflesso, abitudine o rituale. Al livello delle capacità, la persona è in grado di
selezionare, modificare e adattare i suoi comportamenti a un insieme più ampio di
situazioni esterne. Al livello delle credenze e dei valori, la persona è in grado di
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promuovere, inibire o generalizzare una data strategia, piano o modalità di
pensiero. L’identità, poi, consolida interi sistemi di credenze e di valori in quello che
diventa il senso del sé.
Il livello “spirituale” si collega alle percezioni e alle mappe che costruiamo di quei
settori del sistema allargato di cui facciamo parte e che ci oltrepassano. Pur
allontanandosi sempre più dalla concretezza del comportamento e dell’esperienza,
ogni successivo livello acquista una maggiore e più profonda capacità di influenza sul
comportamento e sull’esperienza.
DESCRIZIONE DEI LIVELI LOGICI in PNL
L’ambiente è la fonte delle opportunità e dei vincoli esterni ai quali il singolo devereagire…Il livello ambientale si collega alle reazioni delle persone e comporta il
controllo di aspetti delle situazioni esterne che stimolano e influenzano le risposte.
I comportamenti coincidono con le azioni e reazioni specifiche espresse dal singolo
individuo nell’ambiente.
Le capacità sono i fattori che orientano e dirigono le azioni e i comportamenti per il
tramite delle mappe mentali, dei piani e delle strategie…coincidono con le strategie e
le mappe mentali che le persone sviluppano per orientare i comportamenti…Il livello
delle capacità ha la funzione di dare alle persone la percezione e l’indirizzo necessari per
acquisire determinati obiettivi.
Le credenze e i valori apportano il rinforzo in grado di sostenere o viceversa inibire
le capacità e i comportamenti. Credenze e valori determinano il livello dimotivazione ”.
Il valore è un criterio centrale per la persona. La credenza è il modo attraverso il quale
quel valore è collegato ad altre cose in contesti diversi. Costituiscono la cornice entrola quale avvengono tutte le interazioni umane. Determinano il modo in si interpreta
e si dà significato ad accadimenti e comunicazioni, determinano quindi il livello di
motivazione. Stanno alla radice della motivazione e determinano quali specifiche
strategie e azioni saranno attuate o rifiutate.
L’identità consiste nel ruolo assolto da una persona, nella missione che la ispira, e nel
suo senso di sé. Il livello dell’identità riguarda il senso che un gruppo o i membri di
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un gruppo hanno di sé. E’ un costrutto di difficile definizione. E’ qualcosa di più
astratto della credenza e ha a che fare con i livelli più profondi del processo di
incorporazione dell’informazione, quando la persona si sente responsabile di ciò che
ha appreso e avverte l’impegno a tradurlo in azione. L’identità ha a che vedereprincipalmente con la missione.
Il livello spirituale del cambiamento si collega al sistema allargato del quale il
singolo individuo fa parte e all’influenza che esso esercita sul gruppo e
sull’organizzazione. Concerne il chi altro e il cos’altro , vale a dire come influenzare il
sistema più ampio nel quale ci si trova ad operare. I fattori “spirituali” sono il portato
della nostra percezione di appartenenza ai sistemi sempre più ampi che ci circondano.Sono questi fattori a determinare la visione o la meta generale retrostante alle azioni
di un individuo o di una organizzazione.
Come si può vedere, ogni successivo livello di cambiamento coinvolge sistemi sempre
più vasti, uno “spazio problema” via via più ampio. Ogni successivo livello implica
differenti processi e interazioni che incorporano le informazioni del livello precedente
e le rielaborano. Nelle organizzazioni intelligenti, il cambiamento segue di solito un
processo che dal livello della visione porta a quello dell’azione”.
LE POSIZIONI PERCETTIVE
Una delle prime cose che impariamo sul mondo è che non tutti condividono il nostro
punto di vista. Per comprendere interamente una situazione c’è bisogno di prendere
differenti prospettive, proprio come quando si guarda un oggetto da diverse
angolazioni per vedere la sua larghezza, altezza e spessore. Un punto di vista dà
un’unica dimensione, una singola prospettiva, vera da quella determinata angolazione,
ma un’immagine incompleta dell’intero oggetto.
Non esiste una prospettiva “corretta” in nessuna situazione. La comprensione va
costruita da molte prospettive. Sono tutte parzialmente vere e tutte parzialmente
limitate.
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PRIMA POSIZIONE PERCETTIVA
Si definisce così la situazione in cui si è dentro se stessi, si vede con i propri occhi, si
ascolta con le proprie orecchie, si sentono dentro se stessi delle sensazioni in prima
persona.
Consiste nel mantenere il proprio punto di vista, le proprie credenze e i propri assunti
guardando al mondo esterno attraverso i propri occhi. Può essere chiamata posizione
“io”.
IO Vedo/ascolto/sento quello che succede all’……. ALTRO
SECONDA POSIZIONE PERCETTIVA
Si definisce così la situazione in cui ci si mette nei panni dell’altro, si vede con i suoi
occhi, si ascolta con le sue orecchie, si sentono le sue sensazioni.
Consiste nell’assumere il punto di vista, le credenze e gli assunti dell’interlocutore
guardando al mondo esterno attraverso i suoi occhi. Può essere chiamata posizione
“tu”. IO Vedo/ascolto/sento quello che succede, con me al posto dell’……. ALTRO
TERZA POSIZIONE PERCETTIVA
Si definisce così la situazione in cui si vede se stesso e l’altro dall’esterno, come in un
film. Consiste nell’assumere un punto di vista esterno alla relazione fra sé e
l’interlocutore. Può essere chiamata posizione “loro ”.
IO Metaposizione ALTRO
QUARTA POSIZIONE PERCETTIVA
Consiste nell’assumere la posizione del sistema nel suo complesso. Può essere
chiamata posizione “noi”.
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La quantità e la qualità delle informazioni che si riesce a cogliere nelle tre diverse
posizioni sono sicuramente maggiori e più utili di quelle che si potrebbero cogliere
soltanto nella prima. Quando in una rappresentazione interna si rivive un’esperienza
del passato o si immagina una situazione futura, si può fare in primapersona, associati all’esperienza. Oppure come se si vedesse se stesso interpretare un
film, in dissociato. Essere in dissociato contribuisce a diluire di molto le sensazioni
collegate a una esperienza.
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IL Metamodello in PNL
COS’E’ IL METAMODELLO
Il metamodello è uno strumento linguistico. Il modo in cui organizziamo e
assembliamo le informazioni, si ritrova nella struttura del nostrolinguaggio. Il
linguaggio che ogni persona usa è la comunicazione esterna di quella che è la sua
mappa, un modello della mappa, e quindi unmetamodello . Nel processo di
semplificazione della realtà, necessario a renderci disponibili le informazioni più utili
al nostro funzionamento, è indispensabile procedere per generalizzazioni,
cancellazioni, deformazioni. Queste funzioni le troviamo nel nostro modo di
esprimerci.
Con il linguaggio noi dichiariamo continuamente quali sono le convinzioni che sono
alla base dei nostri comportamenti.
La struttura del linguaggio tende a stabilizzarsi: le esperienze hanno originato delleconvinzioni, la loro ripetizione ha rafforzato queste convinzioni e favorito lo stabilirsi
di alcune connessioni.
Il linguaggio inoltre influenza a sua volta il modo di fare l’esperienza, nella direzione
di rafforzare le convinzioni piuttosto che smentirle. Così può diventare una gabbia.
Per stabilire un certo equilibrio è necessario conservare la possibilità di adeguare le
nostre risposte e riorganizzare la mappa.
Spesso la rigidità del nostro linguaggio, espressione della nostra struttura profonda,
ci impedisce di andare in questa direzione. Noi usiamo il linguaggio per rappresentarci
la nostra esperienza (chiamiamo questa attività ragionare, pensare, fantasticare,
raccontare) e per comunicarci a vicenda il nostro modello o rappresentazione del
mondo (lo chiamiamo parlare, discutere, scrivere, cantare…).
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“Quando comunichiamo non siamo consapevoli del processo con cui sc egliamo le parole per
rappresentare la nostra esperienza. Non ci rendiamo conto del modo in cui ordiniamo e
strutturiamo le parole che scegliamo…Dire che la nostra comunicazione, il nostro linguaggio,
è un sistema significa dire che ha una struttura, che c’è qualche insieme di regole che determina
quali successioni di parole avranno un senso, rappresenteranno un modello della nostra
esperienza”
(Bandler-Grinder, La struttura della magia, p.40).
Nella quotidianità ci esprimiamo attraverso una struttura superficiale del
linguaggio che cancella, generalizza e deforma , riduce e impoverisce quindi, quella
che chiamiamo struttura profonda del nostro linguaggio, cioè la rappresentazione
linguistica completa della nostra esperienza.
“Quando gli uomini desidera no comunicare la loro rappresentazione, la loro esperienza del
mondo, formano della loro esperienza una rappresentazione linguistica completa, che è
chiamata struttura profonda. Quando cominciano a parlare, effettuano una serie di scelte
(trasformazioni) relative alla forma in cui comunicheranno la loro esperienza. In genere queste
scelte non sono scelte coscienti…Tuttavia, quando operiamo queste scelte, il nostro
comportamento è regolare e conforme a certe norme. Il procedere a questa serie di scelte (una
derivazione) porta ala struttura superficiale…In sé, questa struttura superficiale può essere
considerata la rappresentazione della rappresentazione linguistica completa: la struttura
profonda. Le trasformazioni cambiano la struttura della struttura profonda – sia cancellando
sia mutando l’ordine delle parole – ma non cambiano il significato semantico. Il modello di
questo processo è, un modello di ciò che facciamo quando rappresentiamo e comunichiamo il
nostro modello – un modello di un modello – un metamodello. Questo metamodello rappresenta
le nostre intuizioni sulla nostra esperienza” (Bandler-Grinder, La struttura della magia,
p.53).
Scopo del metamodello è quello di arricchire, di accrescere la flessibilità e la
variabilità di risposta delle persone: più sono le informazioni disponibili, maggiore
diventa la possibilità di scelta. Alcune domande molto semplici hanno la funzione di
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recuperare le informazioni mancanti, di indurre alla specificazione, di disconnettere
alcuni collegamenti arbitrari e non funzionali per allargare la nostra mappa.
Generalizzazioni, cancellazioni e deformazioni sono definite “violazioni” del
metamodello.Le domande che portano alla specificazione sono definite “confrontazioni”.
Ci sono violazioni fondamentali, cioè quelle connesse ai sistemi di credenze della
persona e violazioni sintomatiche, quelle che forniscono indizi sulla possibilità di
risalire ad una violazione fondamentale.
LA GENERALIZZAZIONE
È il procedimento con il quale elementi o parti del modello di una persona vengono
staccati dalla loro esperienza originaria e giungono a rappresentare l’intera categoria
di cui l’esperienza è un esempio.
Per esempio è utile sapere generalizzare dall’esperienza di una bruciatura al contattocon una stufa rovente alla regola che le stufe roventi non vanno toccate. Quindi la
nostra capacità di generalizzare è essenziale per affrontare il mondo. Con questo
meccanismo possiamo utilizzare la nostra memoria, la nostra esperienza passata, per
risolvere problemi in situazioni simili.
D’altra parte lo stesso processo di generalizzazione potrebbe portarci a stabilire delle
regole che di volta in volta possono essere opportune o meno. La generalizzazionepuò diventare un meccanismo bloccante quando ad es. si è morsi da un cane e
concludiamo che tutti i cani mordono.
Ci impedisce pertanto di fare delle distinzioni che potrebbero darci una più completo
insieme di scelte nell’affrontare una particolare situazione.
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Da qui se ne deduce che non esistono generalizzazioni giuste, ma ciascun modello
dev’essere valutato nel suo contesto.
LA CANCELLAZIONE
E’ il procedimento con cui, selettivamente, prestiamo attenzione a certe dimensioni
della nostra esperienza e ne scartiamo altre.
Così facendo possiamo utilmente orientarci nell’enorme quantità di dati che ci
provengono dal mondo esterno attraverso i nostri organi di senso. Un esempio e’
quello della madre che non si sveglia per nessun rumore, ma che è in grado di
percepire anche un flebile respiro del proprio bambino.
Anche la cancellazione tuttavia può farci perdere, nel suo uso deleterio, importanti
aspetti dell’esperienza quotidiana.
La cancellazione riduce il mondo a proporzioni che ci sentiamo in grado di
maneggiare. Questa riduzione può essere utile in alcuni contesti, ma può essere fonte
di sofferenza in altri.
LA DEFORMAZIONE
E’ il procedimento che ci permette di operare cambiamenti nella nostra esperienza di
dati sensoriali.
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Possiamo letteralmente trasformare la realtà introducendo dei cambiamenti nella
nostra esperienza sensoriale : ad esempio mentre facciamo le prove di un discorso che
terremo più tardi, noi stiamo deformando la realtà attuale.
LE VIOLAZIONI FONDAMENTALI
Deformazioni:
Presupposti
Causa-effetto
Equivalenza complessa – Lettura della mente
Performativo mancante
Cancellazioni:
Falsi avverbi
LE VIOLAZIONI SINTOMATICHE
Cancellazioni:
Nominalizzazioni
Mancanza di indice referenziale
Cancellazioni semplici
Mancanza di comparativo
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Generalizzazioni:
Quantificatori universali
Operatori modali
GENERALIZZAZIONI
Quantificatori Universali
Parole che riguardano condizioni assolute:
tutti, nessuno sempre, mai, ogni volta
E’ in atto un meccanismo di ipergeneralizzazione.
Si dà un valore universale a qualcosa che non lo è.
In questo caso è utile ribadire le affermazioni del soggetto, al fine di sottolineare con
la voce i quantificatori universali emersi nella conversazione, così da dimostrarel’assurdità della frase.
E’ utile anche ricercare il controesempio. Es.:
Sono sempre sfortunato Proprio sempre?
Non mi ascolta mai Non ti ricordi di una volta in cui ti ha ascoltato?
Operatori Modali
La struttura superficiale espressa da questa forma di generalizzazione implica spesso
regole che le persone hanno elaborato.
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Frasi come ad esempio: “Devo essere buono con le persone” implicano spesso delle
credenze e convinzioni che possono rivelarsi disfunzionali per la persona. In questo
caso sarebbe importante chiedersi che cosa accadrebbe se non fossimo buoni… Cioè
conoscere la reale portata delle conseguenze che si avrebbero nel caso che la personanon riuscisse a fare ciò che dichiara.
Abbiamo:
Operatori modali di necessità = devo, non devo, bisogna, è necessario
Bisogna essere seri Cosa accadrebbe se non lo fossi?
Non devo commuovermi quando… Cosa accadrebbe se ti commuovessi?
Operatori modali di possibilità = non posso, è possibile, è impossibile, sono in
grado di, non sono in grado di
Non è possibile fare… Cosa te lo impedisce?
operatori modali di volontà = voglio, non voglio
Si confronta solo quando c’è incongruenza. La domanda in questo caso è: come lo sai?
CANCELLAZIONI
Cancellazioni semplici
Quando non è specificato l’argomento.
ES.:
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Mio marito è insensibile Cosa lo rende insensibile?
Sono stanco Di che cosa?
Non so che fare A proposito di cosa?
Mancanza di comparativo
Riguarda i comparativi e i superlativi. La parte cancellata della struttura profonda è
uno dei termini della costruzione del comparativo o del superlativo relativo (manca il
secondo termine di confronto).
Es.:
E’ più bravo Di chi?
E’ la migliore Rispetto a chi?
Falsi avverbi
Sono gli avverbi che finiscono in -mente , spesso risultato di cancellazione degli
argomenti di una parola di processo, o verbo, della struttura profonda. Si può
verificare parafrasando la frase in questo modo:
Cancellare il suffisso – mente dall’avverbio della struttura superficiale e collocare il
radicale davanti alla nuova struttura superficiale che si sta creando
Anteporre al radicale la forma verbale impersonale è
Chiedersi se questa nuova struttura superficiale abbia lo stesso significato
dell’originaria struttura superficiale del soggetto/cliente Se la nuova frase è sinonima
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dell’originaria, l’avverbio è derivato da un verbo della struttura profonda e vi è stata
cancellazione.
Es.:
Ovviamente i miei genitori non mi amano =
E’ ovvio che i miei genitori non mi amano
Confrontazione: Per chi è ovvio?Come lo sai?
Mancanza di indice referenziale
Quando non è specificato il soggetto della frase.
Es.:
Qualcuno dice
Chi lo dice?
La gente mi maltratta Chi ti maltratta?
Verbi non specificati
Quando non è specificato il processo indicato dal verbo.Es.:
Lui mi aggredisce
In che modo specificatamente ti aggredisce?
DEFORMAZIONI:
Presupposti
E’ tutto ciò che il soggetto dà per scontato, come vero, nel suo messaggio:
Es.:
Non so se dimenticherò mai il dolore che mi hai fatto
Presupposto:
Tu mi hai fatto dolore
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Viene dato per scontato che tu mi hai causato un dolore. L’unica cosa che viene
messa in dubbio è se potrò dimenticare o no.
I presupposti tendono a superare il filtro della coscienza e ad accedere direttamente
all’inconscio, influenzando le rappresentazioni contenute nella nostra mappa del
mondo.
I presupposti più pericolosi sono quelli che contengono credenze irrazionali,
disfunzionali e dannosi.
Causa effetto
E’ un enunciato linguistico e in cui la persona è ritenuta responsabile diretta dei
sentimenti di un’altra:
Es.:
Tu mi fai soffrire In che modo specificamente?
Indica la credenza che le persone possono influire direttamente sui sentimenti di
altri.
La causa effetto è anche una cancellazione: viene cancellato un pezzo di esperienza,
quella del soggetto che crede ciò.
La struttura è: X causa Y.
Compito del programmatore è di togliere il legame di causalità.
Equivalenza complessa
E’ una descrizione linguistica in cui si dà un significato ad un comportamento:
Es.:
Se taci significa che non sei interessato
In che modo il fatto che io taccia significa che non sono interessato? Non ti è maisuccesso che una persona interessata taccia?
La struttura è: X significa Y
Lettura della mente
E’ l’attribuzione di un sentimento che proviamo noi ad un altro senza averne prova
concreta. Si basa sul presupposto che una persona possa conoscere pensieri e
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sentimenti di un’altra persona senza una diretta comunicazione da parte di
quest’ultima.:
Es. :
So che mi odi Come fai a saperlo?
Performativo mancante
Si ha quando la descrizione linguistica – normalmente un giudizio di valore – non
riporta l’autore che esprime l’opinione.
Es.:
E’ giusto fare in questo modo Giusto per chi?
Spostamento di indice referenziale
Quando non è specificato che il soggetto della frase è la persona che parla.
Es.:
Sono triste. Quando vedi certe cose, come fai a sopportarle? Di chi parli? Di te o di
me?
Nominalizzazioni
Sono verbi che si sono trasformati in un nome. E’ un processo trasformazionale
complesso con il quale una parola che nella struttura profonda designa un processo
si presenta nella struttura superficiale come una parola di evento o nome; ad
esempio: depressione, benessere.
L’individuazione delle nominalizzazioni ha lo scopo di aiutare il cliente a ricollegare
il suo modello linguistico al processo dinamico in atto della vita. In particolare aiuta
a vedere che quanto egli aveva considerato un evento, compiuto e fuori del suo
controllo, è un processo in corso che può essere cambiato.
Secondo alcuni autori le nominalizzazioni fanno parte delle deformazioni, secondo
altri delle cancellazioni. Infatti le nominalizzazioni sono complesse ed è difficile che
si presentino da sole: il più delle volte comportano anche cancellazioni.
Es.:
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Nominalizzazioni Riconversioni
Non sopporto la tua resistenza Sono sorpreso che tu mi resista
La gente ha bisogno di comprensione
La gente ha bisogno di essere compresa
La tua domanda mi ha sdegnato
Mi sdegno per quello che mi chiedi
Confrontazioni:
In che modo specificamente ti resisto?
In che modo ha bisogno di essere compresa? Chi specificamente ha bisogno di esserecompreso?
Cosa nella mia domanda ti provoca sdegno?
La qualità della nostra comunicazione determina la qualità della nostra vita
personale, relazionale, lavorativa. In ogni circostanza, in ogni momento, inviamo,
spesso anche in modo inconsapevole, messaggi, emozioni e sentimenti, trasferendo
anche informazioni sulla nostra personalità e il carattere. È dunque impossibile non
comunicare. Comunicare efficacemente è un’altra storia!
Comunicare efficacemente in pubblico è un’arte e indipendentemente dalle
conoscenze e dalla cultura, va praticata ed esercitata. Parlare efficacemente in
pubblico significa rispettare il proprio mondo e quello altrui, significa trasferire
informazioni ma anche passione e motivazione.
Cosa rende una persona un’abile comunicatore? La regola di partenza è una ed è
semplice: se ci riesce una persona, possono riuscirci anche gli altri, puoi riuscirci anche
tu!
Un assunto di base: se devi strutturare e organizzare un intervento in pubblicodevi
assicurarti che anche e soprattutto l’ambiente sia strutturato e organizzato. Molte
attività formative perdono di efficacia proprio perché l’ambiente non è stato
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organizzato bene. Non è un caso che esiste anche la Psicologia Ambientale.
Sottovalutare tale aspetto è un grosso errore!
Una seconda regola di base: se desideri essere efficace nel tuo intervento in
pubblico, devi sentirti a tuo agio nell’ambiente che hai strutturato. Vedere i
particolari della stanza dove ti trovi, ascoltare bene i suoni e i rumori ambientali,
concentrarti anche sugli odori e profumi, sensazioni, muovendoti nell’ambiente dove
avverrà la tua presentazione o corso è fondamentale. L’ambiente deve essere in
armonia con te e tu con lo stesso ambiente!
Comunicare in pubblico significa essere efficaci, sintonici, congruenti, a proprio
agio, indipendentemente dal numero di persone che ci ascolteranno. Significacoinvolgere i partecipanti, entusiasmandoli, corteggiandoli quasi singolarmente,
significa smuovere il loro assetto cognitivo, emotivo e motivazionale. Comunicare
efficacemente significa anche infondere un cambiamento nell’altro, pur se minimo.
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5 Suggerimenti per Parlare in Pubblico
Parlare in pubblico è un compito difficile per molti. Per alcune persone è una grossa paura,
per altri ancora è una vera fobia.
Un’indagine americana ha dimostrato che parlare in pubblico è al primo posto
nella lista delle paure. La seconda paura è la morte. Morire parlando in pubblico
sarebbe il massimo! Per i britannici, al primo posto c’è la paura dei ragni. Subito
dopo, parlare in pubblico. Se si trattasse di parlare ad un pubblico di ragni, allorasarebbe altra cosa!
Un’osservazione utile: parlare, in generale, è un’attività stressante. Tale stressperò
può essere, con utili esercizi e pratica, essere utilizzato a nostro favore. Un livello di
stress mimino però è indispensabile per la nostra performance. Stiamo dicendo, cioè,
che per parlare in pubblico, dobbiamo essere sufficientemente stressati! Lo stress,
quindi, può essere un nostro alleato.
Un certo livello di stress aumenta l’attenzione, la concentrazione, facilita la memoria.
Ovvio che non deve superare una certa soglia.
Comunicare in pubblico in modo efficace significa integrare bene la parte conscia
con la parte inconscia. Comunicazione verbale e comunicazione non
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verbale devono essere cioè sintoniche, armoniche, congruenti. Anche per questo ci
vuole pratica!
Un altro utile suggerimento: l’abito fa il monaco? Direi di si, per certi versi.
L’abbigliamento, durante la nostra comunicazione o presentazione è fondamentale.L’abbigliamento trasferisce informazioni su di noi e molto altro. Ovviamente,
occorre sentirci bene dentro un certo abito, dobbiamo essere a nostro agio. Alcune
ricerche mostrano che quando indossiamo un abito più elegante, tendiamo a parlare
meglio in lingua italiana e prestiamo maggiore attenzione sui termini che scegliamo.
Inoltre, ci muoviamo nello spazio con maggiore attenzione. Anche questo è questione
di allenamento e pratica!Una tecnica importante: attraverso la programmazione neurolinguistica è possibile
aumentare la nostra efficacia nella comunicazione ed è possibile superare la paura di
parlare in pubblico. La programmazione neuro linguistica, oltre ad essere una tecnica
eccellente in questo è anche un atteggiamento nuovo, una forma mentis.
Una regola fondamentale: la teoria è teoria, la pratica è pratica. Il senso di tale assunto
è che occorre tutto, in modo armonico e soprattutto le conoscenze acquisite vanno
esercitate, praticate, sperimentate. Fatelo e basta!
di Mirco Turco
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Come raggiungere gli obiettivi in PNL
Con
l’arrivo dell’anno nuovo non mancano le liste dei buoni propositi che le persone
scrivono (o pensano di fare) per questo 2015. Egoisticamente parlando, anche io
nello scrivere questo articolo sto cancellando un primo step dai miei, davvero
tanti, obiettivi per il 2015, portandomi avanti su uno in particolare che mi sta molto
a cuore, il continuare a scrivere regolarmente per il mio amico Igor.
Capita molto spesso che questi propositi vengono scritti e poi abbandonati,
dimenticati fino all’anno dopo, tanto che ripensando all’anno passato ci si accorge di
non aver raggiunto molti obiettivi prefissati.
Come mai accade ciò? Siamo sicuri che sono questi gli obiettivi che vogliamo
veramente? Siamo sicuri che siano formati bene? Ma soprattutto, che cos’è un
OBIETTIVO?
Facciamo un po’ di chiarezza con l’aiuto della Programmazione Neuro Linguistica
(PNL).
Ciò che permette all’essere umano di sopravvivere, muoversi ed evolvere è un
funzionamento per obiettivi.
Schematicamente il concetto di obiettivo comporta la presenza di quattro elementi:
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1. uno stato presente/problema che si vuole modificare/risolvere
2. uno stato desiderato che sostituisca l’attuale
3. le operazioni per passare dal primo stato al secondo
4. un test per verificare il risultato delle operazioni: il raggiungimento dello stato
desiderato
E’ pertanto necessario:
individuare e definire il problema e/o gli elementi dello stato presente che si
vogliono modificare
esprimere il desiderio e trasformarlo in obiettivo
definire le risorse e le azioni necessarie per raggiungerlo
Secondo la PNL un obiettivo è ben formato, cioè costruito in modo da rendere certo
o massimamente probabile il suo raggiungimento, quando concorrono una serie di
requisiti:
è esplicitato in positivo è espresso in termini sensorialmente basati
è specifico e misurabile
è acquisito e mantenuto sotto la propria responsabilità
è ecologico
1. Esplicitato in positivo
Se diciamo: “Non voglio più un ufficio così inefficiente” esprimiamo un obiettivo
probabilmente verificabile, sotto il nostro controllo ed ecologico, ma espresso in
termini negativi. Ciò significa che possediamo una rappresentazione interna dello
stato presente che vogliamo cambiare, ma non è affatto detto che possediamo anche
quella dello stato finale che desideriamo raggiungere. La chiarezza della visione dello
stato desiderato è indispensabile per garantire una direzionalità e una costanza nella
motivazione.
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La domanda a cui risponde è: “Che cosa vuoi ottenere?”
2. Espresso in termini sensorialmente basati
E’ descrivibile in termini di sistemi sensoriali.
Le domande sono: “Quando l’avrai ottenuto, cosa vedrai, cosa ascolterai, cosa sentirai?”
“Come farai a sapere quando l’avrai ottenuto?”
3. Specifico e misurabile
In termini di quantità, di tempo per raggiungerlo, per quanto tempo lo si vuole.
Le domande a cui risponde sono: “Quanto ne vuoi?” “Quanto tempo ti dai?” “Per quanto
tempo lo vuoi?”
4. Acquisito e mantenuto sotto la responsabilità del soggetto
Le domande sono “Chi lo vuole?” “Da chi dipende raggiungerlo?
5. Ecologico
Non sempre ciò che si vuole è ecologico per noi e per il nostro sistema di valori. La
nostra parte conscia esprime ciò che vogliamo, ma è la parte inconscia che produrrà
la volontà.Le domande a cui risponde sono: “Quando lo avrai raggiunto come ti sentirai?” “Che cosa
succede a te?” “Che cosa succede agli altri?” “Quanto ti costa?” “Che prezzo sei disposto a
pagare?” “Cosa perdi tu?” “Cosa perdono gli altri?” “Cosa c’è di importante in quello che
perdi?”
L’obiettivo non riguarda l’identità ma l’azione, non ha a che vedere con l’essere ma
con il fare.Essere felice non è un obiettivo, fare alcune cose che possono indurci in uno stato di
felicità potrebbe essere un obiettivo.
Ogni obiettivo ha sotto di sé dei Sottobiettivi , che sono strumentali al raggiungimento
di quello immediatamente sopra in ordine gerarchico.
“Che cosa ti occorre per raggiungere questo obiettivo?”
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Analogamente ogni obiettivo è strumentale per un obiettivo più alto,
dettoMetaobiettivo.
“A che cosa ti serve questo obiettivo?”
Arrivati a questo punto, siete ancora sicuri della vostra lista dei buoni propositi? Non
preoccupatevi, c’è ancora tempo per correggerla!
Di Roberto Desiderio