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Manuale di giardinaggio

a cura di Dario Schiappelli

Garden Più

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COS’È E PER CHI È QUESTO MANUALE Tutto nasce dalla passione per il giardino. L’esperienza accumulata in trent’anni di assidua presenza nel settore del giardinaggio, ha permesso a Garden Più di implementare alcune tecniche utili alla formazione e alla manutenzione del tappeto erboso, e oggi ha deciso di condividerle con tutti coloro che nutrono interesse verso questo argomento ma anche con chi vede la manutenzione del giardino soltanto come un impegno di tempo e di energie che magari preferirebbe impiegare in altro modo. Questo manuale non ha la pretesa di insegnare qualcosa a chi il mestiere lo conosce già, anche se tutti potrebbero trovare degli spunti interessanti in questo senso, ma è rivolto soprattutto ai privati per rispondere alle semplici domande che di solito ciascuno si pone, dando anche un’impostazione pratica prima che tecnica, volta alla risoluzione dei problemi al fine di massimizzare il risultato con il minor tempo e sforzo possibili. La prima parte è rivolta a coloro che non posseggono un prato o che, avendolo, vogliono rifarlo nuovo per ottenere un risultato di miglior effetto. La seconda, dove sono descritte le manutenzioni, si rivolge a quel pubblico che possiede un prato ma ne vuole migliorare l’aspetto estetico. Applicando le tecniche descritte, sarà possibile arrivare a questo risultato. Prima di iniziare vi espongo il motivo che mi ha portato a sviluppare queste tecniche: si chiama Gemma che all’epoca pesava 3,24 kg bellissima e in salute, la mia seconda bimba nata a marzo un periodo difficile dove nel giardinaggio c’è molto lavoro da svolgere… La mia

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esigenza era quindi nel voler offrire ottimi servizi ai clienti ma anche risparmiare tempo da dedicare alla famiglia. Dal 1995, anno della loro comparsa sul mercato, in negozio vendiamo robot rasaerba automatici, così è nata l’idea di applicare i robot ai giardini che abbiamo in gestione oltre a un piano nutrizionale misurato in modo da avere un ottimo risultato risparmiando tempo e denaro. Seguendo questa filosofia siamo diventati i primi in italia nel noleggio dei robot tagliaerba e i primi a Pavia e provincia nella vendita. Importante è dedicare all’inizio il tempo necessario a improntare il sistema, che poi avrà bisogno di un massimo di dieci ore all’anno per l’intera manutenzione stagionale. Garden Più vi augura buona lettura, e buon lavoro.

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IL TERRENO Questa parte è rivolta a chi il giardino ancora non ce l’ha e si sta approcciando a questa esperienza, e il nostro consiglio per partire con il piede giusto è quello di perdere un po’ di tempo e investire di più in questa fase, per avere un prato più gestibile e meno suscettibile alle malattie in futuro. Non spaventatevi dal lavoro che viene descritto nelle fasi successive, anche perché, se non le eseguite a dovere, vi ritroverete poi a dover lavorare molto di più ma con scarsi risultati e denaro sprecato. Partiamo dunque dal terreno. È fondamentale riconoscerne il tipo e le caratteristiche. La terra che andrà a ospitare la semente e a formare il nostro giardino deve avere alcune peculiarità che favoriranno lo sviluppo delle nostre piante. È importante correggere il terreno prima della formazione del prato, perché poi sarebbe molto più difficile. Intanto, per preparare il letto di semina, il terreno va dissodato in profondità, 20/30 cm circa, che è anche la lunghezza che ottimisticamente vorremmo far raggiungere alle radici delle nostre piantine. Poi va fresato, ovvero va sminuzzato in parti più piccole in modo da renderlo facilmente lavorabile. Questa operazione serve a decompattare il suolo e a immettere aria tra le particelle di terra per permettere alle radici di scavare e di svilupparsi facilmente, oltre a ottenere un migliore scambio gassoso.

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TESSITURA Conoscere la tessitura, ovvero la dimensione delle particelle che compongono il nostro terreno, è fondamentale. Ogni tipo di terra ha caratteristiche proprie e va trattata in modo differente, sia prima che dopo la formazione del prato: scheletro superiore a 2 mm, sabbia sotto i 2 mm e fino a 50 micron, limo tra 50 e 20 micron, argilla sotto 20 micron. Se il nostro terreno è di tipo argilloso, quando è bagnato crea ristagni d’acqua. Se poco irrigato tende a formare delle crepe, se appena scavato appare lucido, se ha proprietà colloidali per cui si riesce a lavorarlo manualmente senza che si disfi, allora vuol dire che le particelle di cui è composto sono finissime, tanto da essere quasi impermeabili all’acqua. Solitamente sono terreni alcalini, hanno un’alta capacità di ritenzione idrica e sono ricchi di sostanze, ma sono così compatti che anche le radici faticano a penetrarvi e ad avere un buono scambio gassoso.

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I terreni sabbiosi sono invece solitamente a ph neutro o leggermente acidi, poveri di sostanze, facilmente lavorabili non creano ristagni.

I terreni argillosi devono essere corretti con un riporto di sabbia lavata e vagliata di granulometria da 1 a 3 mm. La percentuale di argille, idealmente, dovrebbe essere intorno al 10% max. Quello che faremo noi è però aggiungere sabbia per 1 mc ogni 20 mtq di superficie, sia per i terreni tendenzialmente argillosi che per quelli limacciosi. La sabbia va aggiunta dopo aver arato e fresato la terra, ma se di terra ne abbiamo già troppa, dobbiamo prima asportarne una parte. Considerate che il riporto di sabbia che stiamo andando a fare alzerà il livello del suolo di 5 cm. Ora spargete in modo uniforme la sabbia, quindi fresate nuovamente muovendo però solo la superficie, per i primi 10-15 cm di profondità. Otterrete così un letto di semina soffice e drenante, mentre più in profondità la terra più compatta fungerà da riserva idrica. Non è così costoso come può sembrare, la sabbia acquistata in cava costa circa 20-25 euro al metro cubo, più il trasporto e la mano d’opera.

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Consideriamo però che è una spesa fatta una volta sola per avere un risultato duraturo nel tempo, molto probabilmente, se evitassimo di fare queste operazioni, arriveremmo a spendere gli stessi soldi in prodotti per combattere le malattie e i funghi, e avremmo comunque un prato malsano e fragile. Il PH Ora vogliamo capire qual è il ph del terreno: un sistema, seppur approssimativo, consiste nel prelevare parte del substrato, meglio se piccoli campioni di diverse zone, è sufficiente un bicchiere. Aggiungere acqua naturale presa dalla bottiglia, sull’etichetta è riportato il ph, meglio sceglierne una che si avvicini a ph 7. Ora, con una cartina tornasole misuriamo il ph della soluzione. Teniamo conto però che questa tecnica ci può dare un’indicazione di massima del nostro ph, se vogliamo una misura davvero precisa dobbiamo usare un piaccametro, oppure far analizzare il terreno in un laboratorio. Se il ph misurato è uguale o si discosta di poco da quello riportato sulla confezione della bottiglia d’acqua, vuol dire che il ph del nostro terreno è neutro, ciò che rappresenta la condizione ottimale. In caso contrario, dobbiamo fare delle correzioni con interventi di gessatura se troppo alcalino (ph superiore a 7,5) o zolfo. Per abbassare di 1 unità, aggiungiamo 1kg di zolfo per 100 mq, altrimenti possiamo intervenire con stallatico o altro materiale organico. Se dal risultato del test otteniamo un ph inferiore a 6, dobbiamo aggiungere 60 gr. di calcare agricolo al mq per alzare il ph di 0,5, quindi se vogliamo alzare il ph da 5 a 6 dobbiamo moltiplicare 0,5 x 2 x 60 gr x i metri del nostro giardino.

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DRENAGGI È opportuno prevedere dei drenaggi in modo da evitare eccessivi ristagni d’acqua, soprattutto in terreni pesanti troppo chiusi o in assenza di pendenze, o con contropendenze che portano l’acqua dove non vorremmo, come nel caso di un giardino nel quale la pendenza và verso la casa. Ora vediamo le principali tecniche per costruire un drenaggio efficace. Gli impianti di drenaggio sono costituiti da rami e punti di raccolta che spiegheremo più avanti nel dettaglio. Se la zona è circoscritta, come ad esempio un giardino chiuso da mura o da una siepe alta ma senza sbocchi all’esterno, costruiamo un drenaggio a raggiera. Ogni ramo attraverserà il giardino e confluirà in un punto di raccolta più grande.

Se invece abbiamo una zona ampia e aperta, facciamo diversi drenaggi paralleli, la distanza tra gli stessi sarà in funzione della capacità di raccolta del prato. Di norma, dal punto più alto al più basso si tende comunque a portare l’acqua verso l’esterno del giardino, dove potremo fare diversi punti di raccolta oppure un dreno di raccordo che convogli tutta l’acqua dei rami secondari.

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Un altro sistema, usato soprattutto dove non c’è una forma definita del giardino, consiste nel creare un ramo principale e diversi rami secondari che si collegano al primo.

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PREPARAZIONE DI UN DRENAGGIO. Il posizioniamo dei picchetti uniti da una lenza servirà ad indicarci dove dovremo operare lo scavo, che dovrà essere di circa 15 cm per una profondità che aumenterà man mano che andremo verso la zona di raccolta, in ragione di 1 cm ogni metro di scavo circa, formando in tal modo il famoso ramo. Posizioneremo all’interno dello scavo del tessuto non tessuto TNT, quindi alloggeremo il tubo drenante del diametro di 100 mm, e della ghiaia. A questo punto chiuderemo il TNT e copriremo quasi interamente con sabbia. Dove si incrociano i dreni metteremo un pozzetto. Il punto di raccolta dovrà essere più profondo e più grande per poter contenere tutta l’acqua raccolta dai dreni o dai rami, a seconda delle dimensioni del giardino, e dovrà avere alle pareti il TNT, oltre a ghiaia e rottami. Qualora non avessimo lo spazio sufficiente, sarà possibile alloggiare una pompa di rilancio che faremo scaricare nel pluviale delle acque chiare. Adesso è il momento di creare delle aiuole e di impiantare arbusti, siepi e piante. Consigliamo di lasciare spazio al centro del prato e di formare aiuole lungo il perimetro o negli angoli. Dobbiamo pensare soprattutto allo sviluppo che le piante avranno, in modo da lasciare ad ognuna il

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giusto spazio, evitando di dover intervenire troppo spesso con la manutenzione. Lo stesso discorso vale per le siepe. Pensando poi al taglio del prato, una cosa intelligente sarebbe quella di predisporre lungo i bordi un mattoncino di tufo, piastrella o simili, per evitare di tagliare i bordi e agevolare il lavoro del robot.

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IRRIGAZIONE Installare un impianto di irrigazione automatico è fondamentale per la riuscita di un buon prato. Un impianto irriguo correttamente dimensionato ci consentirà di distribuire l’acqua in modo uniforme su tutta la superficie potendo dosare in modo specifico le zone che ne hanno più bisogno, è impensabile di ottenere lo stesso risultato bagnando a mano. In oltre risparmieremo tempo e acqua un bene da preservare oltre che costoso. Prendi la planimetria del giardino, se non ce l’hai, anche Google Maps può aiutare, ci sono principalmente tre tipi di irrigatori: con gittata fino a 4 mt chiamati irrigatori tipo statico, da 4 a 7 metri irrigatori dinamici piccoli, da 7 a 12 irrigatori dinamici grandi. Per le aiuole, siepi o piante dovremo predisporre una linea a goccia. Con la planimetria e un compasso tracciamo la traiettoria degli irrigatori generalmente partendo da un angolo e considerando che l’apertura del compasso deve essere compresa nei mt corrispondenti alla gittata e che alla fine di ogni riga tracciata deve corrispondere la partenza di un nuovo irrigatore, in sostanza ogni zona del prato deve essere bagnata da almeno due irrigatori. Teniamo in considerazione anche la disposizione delle piante, se un arbusto o pianta fosse troppo vicino ad un irrigatore potrebbe interferire con il suo funzionamento quindi meglio spostarlo. Consideriamo anche lo sviluppo che le piante avranno nel tempo: vicino alle siepi l’irrigatore andrà posizionato a 70 cm dalla base del tronco

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Otterremo un disegno simile a questo dove il lato più lungo misura circa 30 mt e quello corto 20 mt. Nella zona in alto prevediamo l’utilizzo di irrigatori dinamici di media dimensione 6 mt circa, nella parte centrale irrigatori statici 3,5 mt, mentre nella parte bassa irrigatori dinamici grandi 12mt

Per sapere quanti irrigatori possiamo attaccare a una linea abbiamo bisogno di conoscere pressione e portata: per misurare la pressione dobbiamo attaccare un manometro al rubinetto e aprirlo, per misurare la portata ci serve un recipiente di cui conosciamo la capacità come un secchio da 10 lt lo riempiamo calcolando il tempo impiegato es: se impieghiamo 6 secondi per riempire un secchio da 10 litri la mia portata è 60 litri al minuto. Ogni irrigatore richiede, per funzionare correttamente una quantità minima di acqua a riguardo ci sono delle tabelle che indicano oltre alla pressione minima di esercizio la quantità di acqua e la gittata per i vari ugelli o testine, il rivenditore le fornisce insieme al materiale o su internet. Con la tabella andiamo a calcolare la quantità di acqua necessaria a far funzionare tutto l’impianto: somma della richiesta idrica di ogni irrigatore. Probabilmente la somma che otteniamo è superiore alla quantità di acqua che abbiamo a disposizione quindi dividiamo l’impianto in settori: che abbiano come richiesta d’acqua al massimo l’80% della nostra capacità ovvero se disponiamo di 60 lt/min e il nostro impianto nella totalità fosse 200 lt/min devo creare quattro zone da 50

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lt/min ciascuna. Per dividere le zone dobbiamo considerare anche l’esposizione al sole: alcune zone esposte a nord richiedono pochissima acqua a differenza di quelle esposte a pieno sole, che richiedono tempi diversi come pure il tipo di irrigatore: statici, dinamici e gocciolante non vanno attaccati alla stessa linea. Una volta definite le zone vogliamo capire se la pressione è sufficiente a far funzionare l’impianto, per fare ciò bisogna sommare tutte le perdite di carico: ogni mt di tubo, valvola, staffa, raccordo etc… produce una resistenza che comporta una perdita di pressione una volta sommate e divise per linea sappiamo se il nostro impianto così progettato potrà funzionare. Anche per la pressione è bene tenersi un margine di sicurezza perché la pressione non è sempre costante, potrebbe subire sbalzi a seconda della richiesta anche di altri utenti. Se dopo i calcoli scopriamo che la pressione non è sufficiente dobbiamo installare una pompa, le caratteristiche devono corrispondere al nostro fabbisogno e sono riportate sull’etichetta ove è indicata la pressione espressa in colonna d’acqua minima e massima. Adesso possiamo passare alle operazioni pratiche sul campo: posizioniamo le bandierine o picchetti o altro per indicare dove verranno posizionati gli irrigatori poi partendo dalla presa dell’acqua tracciamo un percorso per unire gli irrigatori della stessa linea, questo deve essere il più breve possibile per diminuire le perdite di carico

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ideale sarebbe chiudere la linea ad anello partendo con un T e collegando la parte finale alla stessa per ottimizzare la distribuzione di acqua. A questo punto possiamo iniziare lo scavo delle Trincee dove alloggeremo il tubo, possiamo praticare lo scavo utilizzando macchinari come catenaria o Badile vanga etc.. seguendo la traccia appena prima formata. Lo scavo deve essere fondo almeno 35/40 cm ogni linea deve collegare gli irrigatori corrispondenti . A questo punto dovremmo pulire lo scavo da detriti sassi o materiale che potrebbe danneggiare il tubo, quindi alloggeremo all'interno il tubo di portata e le derivazioni collegate tramite presa a staffa o raccordo fino ad arrivare all’irrigatore. E’ opportuno fissare il tubo con un po' di terra per tenerlo fermo fissare anche nello stesso modo gli irrigatori portandoli alla quota corretta cioè facendo coincidere il bordo superiore con il filo del terreno. L'ideale è montare l'irrigatore su una prolunga in modo che il tubo di portata rimanga più basso e non venga danneggiato durante le lavorazioni successive. Gli irrigatori possono essere montati anche direttamente sul tubo di portata tramite staffa e prolunga. APPROFONDIMENTI La derivazione è un raccordo tra il tubo di portata e l'irrigatore con un tubo di diametro più piccolo per portare l'acqua in zone difficili da raggiungere dal tubo di portata direttamente. La derivazione è composta normalmente da staffa raccordo tubo di diametro ridotto raccordo finale dove viene montata la prolunga e l'irrigatore punto Normalmente gli irrigatori vengono montati su presa a staffa regolati poi per mezzo di nipplo di prolunga: un raccordo creato appositamente che dà la possibilità di alzarlo o abbassarlo per portarlo all'altezza desiderata. La presa a staffa avvolge il tubo e lo raccorda con un’altro tubo o irrigatore, per montarla è necessario l'ausilio di un trapano avvitatore che servirà per fissare le viti poste alle due estremità e poi praticare il buco da cui uscirà l'acqua. Sul mercato esistono alcune prese a staffa che si installano senza l'ausilio di attrezzi, trapano etc…, costano un po’ di

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più ma “migliorano la qualità della vita” sono più pratiche e veloci da installare. Le testine o ugelli sono la parte dell’irrigatore da cui esce l’acqua, questi determinano la quantità di acqua erogata. Gli irrigatori statici sono proporzionali ovvero nello stesso tempo erogano una stessa quantità d’ acqua proporzionalmente al raggio dal raggio. Per gli irrigatori invece la qualità di acqua dipende dal raggio che copre l'irrigatore. POZZETTO A questo punto possiamo occuparci del pozzetto dove alloggiamo le elettrovalvole. Pratichiamo uno scavo che deve essere abbastanza largo per contenere il materiale e potersi muovere con i tubi delle linee profondo quanto l’altezza del pozzetto più 10cm, questo spazio verrà riempito con ghiaino, mattoni o altro materiale allo scopo di far defluire l’acqua ed evitare ristagni all’interno. Monta il collettore con le elettrovalvole tramite raccordo a ghiera, in modo da poterle smontare facilmente anche una volta che l’impianto sarà terminato. E’ bene montare anche una elettrovalvola di sicurezza chiamata master prima del collettore e una saracinesca prima della master valve e una sul collettore per svuotare l’acqua residua durante l’inverno. Monta un filtro nel caso l’acqua prelevata per l’irrigazione non provenga da acquedotto. Ora dovrai collegare i tubi di ogni linea con la valvola corrispondente per mezzo di un raccordo a compressione. Se non hai una centralina da pozzetto predisponi un cavo multipolare con tanti fili quante elettrovalvole più uno che sarà il comune. Questo cavetto andrà portato fino alla centralina e collegato a questa. Possiamo ora regolare gli irrigatori anche se in modo approssimativo ma solo per evitare inconvenienti, è bene lasciare disinstallato l’ultimo irrigatore di ogni linea per eliminare lo sporco residuo, poi rimontarlo quindi provare l’impianto

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REINTERRI Dovrai chiudere gli scavi verificando che i tubi siano ben posizionati sul fondo dello stesso, non accavallati e controllando che non ci sia materiale come mattoni o sassi appuntiti che possano danneggiarli. Chiudere gli scavi pestando bene la terra al fine di compattarla, l’ideale è chiudere quasi completamente l’altezza e tutta la lunghezza e allagare lo scavo così da assicurarsi che non ci siano bolle d’aria quindi terminare la copertura e livellamento. Il pozzetto invece va chiuso applicando un cellophan sulla parete a coprire i buchi creati per l’ingresso dei tubi, questa pratica farà scivolare lontano l’acqua piovana evitando che entri nel pozzetto. Quindi procedere con la chiusura allagando come per i tubi. Controllare di tanto in tanto la complanarità e l’allineamento superiore del pozzetto ed eventualmente correggerlo. A questo punto dobbiamo montare gli ugelli, che sono la parte finale dell’irrigatore da dove eroga l’acqua questi determinano la portata. Per gli irrigatori statici, gittata inferiore ai 4 mt, l’ugello o testina in questo caso, serve a determinare il raggio ne esistono anche regolabili o a bassa portata. Se avessimo in una stessa zona una parte al sole e una all’ombra potrebbe essere il caso di installare un tipo di testina a bassa portata dove c’è minore necessità di acqua. Gli irrigatori dinamici, gittata superiore ai 4 mt, vengono forniti con ugelli standard ma se lasciassimo montati gli stessi le zone con raggio inferiore riceverebbero più acqua perché a parità di tempo e di quantità di acqua la superficie irrigata è inferiore es: un irrigatore che copre un raggio di 90° bagna il doppio di un irrigatore a 180° e quattro volte uno a 90° dobbiamo quindi regolare la portata per renderla proporzionale andando a sostituire gli ugelli, anche in questo caso è importante tenere in considerazione l’esposizione al sole e le zone d’ombra. Può sembrare complicato anche perché c’è ombra e ombra, nel senso che ci sono zone dove il sole non arriva mai e a volte l’irrigazione neanche servirebbe e altre dove l’ombra

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è talmente relativa che andrebbero trattate come zone di sole. Alla fine avremo il tempo di verificare con l’esperienza sul campo e andremo ad intervenire per le azioni correttive di conseguenza. Calcolare i tempi di irrigazione sensore pioggia sensore umidità per sapere quanto tempo bagnare, abbiamo diverse possibilità una è calcolare la portata del nostro impianto sommando la portata di ogni irrigatore, per aiutarci in questo calcolo possiamo utilizzare le tabelle di cui abbiamo già parlato attenzione all’ugello montato sull’irrigatore. Sommare la portata degli irrigatori di ogni linea, normalmente questi dati sono espressi in mc/h metri cubi/ora con una proporzione li trasformiamo in lt/min litri/minuto es: se un irrigatore mi eroga 0,60 mc/h in un minuto ne eroga 0,01 x1000 uguale a un litro al minuto che equivale anche ai millimetri/metro quadro mm/mq. Sappiamo che le nostre piante di festuca hanno bisogno in estate di circa 5mm/mq al giorno di acqua per cui l’altra operazione da fare è dividere la portata totale della linea per i metri quadri di superficie che andrà ad irrigare, dividere 5 che sono i millimetri di acqua x mq che voglio dare al prato per il risultato ottenuto ovvero la quantità di acqua x mq al minuto in precedenza e ottengo i minuti corrispondenti al mio fabbisogno giornaliero questa tecnica non tiene conto della dispersione. Un’altra tecnica consiste nel posizionare dei contenitori all’interno del giardino dividendoli per zone, non importa la forma ma è fondamentale che i contenitori abbiano le pareti parallele. Far partire l’irrigazione per 20 min a zona quindi raccogliere i contenitori di una stessa zona e misurare i millimetri di acqua contenuti in ognuno quindi sommare le misure ottenute e dividerli per il numero dei contenitori. Così facendo abbiamo calcolato in modo preciso la media dei litri al metro quadro di quella determinata zona ora dobbiamo aumentare o diminuire i tempi in modo che la media ottenuta sia pari a 5. es. se la media dei campioni raccolti è 3 mm in 20 minuti devo dividere i minuti per i mm raccolti e moltiplicare per 5: 20:3=6.66 x 5 = 33 min che è il tempo per apportare 5 litri al mq al mio prato.

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Un’altra ancora più specifica consiste nell’effettuare campionamenti nel giardino dopo averlo irrigato. Faccio partire l’irrigazione per i soliti 20 minuti poi aspetto 30 minuti circa in modo che l’acqua abbia li tempo di percolare, poi per mezzo di una vanga taglio il prato e facendo leva lo apro per analizzare a che profondità è arrivata l’acqua. Si noterà il colore differente tra la terra asciutta e quella bagnata, il nostro obbiettivo è di inumidire il terreno per almeno i primi 20cm quindi aumenteremo o diminuiremo i tempi a seconda del risultato. E’ opportuno effettuare diversi campionamenti per avere un analisi più accurata e comunque per ogni zona. Questi sistemi sono precisi ma non tengono conto di alcuni fattori come:

1. l’evapotraspirazione acqua che si disperde nell’aria perché trascinata dal vento o altro

2. il ruscellemento: acqua che si incanala e scorre senza andare nelle radici o il tempo atmosferico pioggia /sole che diminuiscono o aumentano il fabbisogno.

Per essere certi di irrigare quando è necessario evitare quindi gli sprechi e permettere alle radici di crescere sane dobbiamo munire il nostro impianto di un sensore di umidità che appunto rivela la quantità di acqua che effettivamente è nel terreno e accende o meno l’impianto. E’ importante bagnare alla mattina al sorgere del sole per lavare la rugiada portatrice di malattie e dare sostegno al prato per affrontare la giornata. Lasciar asciugare il terreno prima di procedere con la successiva bagnatura: lasciar trascorrere uno due giorni senza irrigare e il terzo giorno bagnare il doppio o triplo, questo consente alle radici di svilupparsi in profondità. Attenzione però al tipo di terreno, se troppo sciolto (sabbioso) non sarà in grado di trattenere l’umidità necessaria alle radici per assorbire i nutrienti avrà quindi bisogno di bagnature più frequenti.

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RIMESSAGGIO INVERNALE Con l’arrivo del freddo il prato resterà più umido e non avrà bisogno di bagnature extra, possiamo quindi spegnere l’impianto di irrigazione: chiudere la valvola prima del collettore svuotare il collettore tramite il rubinetto apposito far partire le elettrovalvole quindi togliere le batterie della centralina nel caso sia presente una centralina da pozzetto.

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LETTO DI SEMINA Il letto di semina è lo strato più superficiale del nostro giardino dove alloggeremo il seme. Il consiglio è di prepararsi con qualche mese di anticipo considerando un mesetto per l’assestamento e arrivare alla semina a settembre, in questo periodo le piante infestanti vanno in riposo vegetativo mentre le microterme hanno un ulteriore periodo di ripresa. Dopo aver corretto la tessitura e fatto i drenaggi, zappato e fresato il terreno dobbiamo fare i piani in modo da evitare ristagni d’acqua e rastrellare la superficie al fine di asportare sassi ed erbe infestanti, poi procediamo con la rullatura pesante che evidenzierà zone di assestamento maggiore quindi una nuova rastrellatura per rendere nuovamente omogeneo il piano. E’ il momento della falsa semina: dobbiamo irrigare per 2\3 volte al giorno 5 min per gli irrigatori statici e 10 per i dinamici e lasciarlo riposare in modo che si assesti e permetta alle infestanti latenti di germinare nuovamente così da poterle eliminare in modo definitivo con diserbi fogliari. SEMINA E’ importante seminare entro la prima decade di settembre e non aspettare oltre perché le varietà ricche di festuca sono lente nell’insediamento. Così da poter fare almeno tre tagli e la concimazione invernale. Al momento della semina dobbiamo fresare nuovamente ma solo lo strato superficiale rastrellare rullare leggermente: per sapere se è abbastanza compattato proviamo a camminarci sopra dobbiamo lasciare l’impronta solo della punta e del tacco della scarpa. Procedi con la semina, usa un carrello meglio se a caduta, è più preciso, dividi il

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quantitativo corrispondente ai metri del giardino in due porzioni regola il carrello e comincia con questo schema. Prima in un senso e poi in senso perpendicolare al primo. TAPPETO A ROTOLI Un'altra possibilità è quella ormai molto diffusa di usare un prato pronto o prato a rotoli, in questo caso abbiamo meno vincoli riguardo alla stagionalità anche se è consigliabile scegliere i periodi di primavera e autunno in quanto il tappeto a rotoli subisce uno stress durante il prelievo e l'impianto. Per la posa si procede come per la semina durante il livellamento è opportuno ricordarsi che il cotico erboso è spesso qualche centimetro e attorno ai pozzetti e ai marciapiedi dovremo quindi rimanere più bassi con la terra per arrivare al filo della soglia una volta posato il rotolo. Procedi partendo da un'estremità e completa interamente un lato avendo cura che i bordi dei rotoli siano ben attaccati quindi srotolare la seconda fila partendo però con un mezzo rotolo. Completare la seconda fila e con l’aiuto di un asse o rastrello spingere l'intera fila a contatto con la prima. Procedere fino a completamento avendo cura di ritagliare con un coltello seghettato irrigatori, pozzetti e bordi per seguire le linee del giardino. Una volta terminato bagnare bene e rullare in entrambi i sensi da ora e per almeno un mese irrigare due volte al giorno per tenere umida la zolla poi procedere modificando i tempi come già descritto in precedenza. Il tappeto a rotoli è più costoso della semina ma se consideriamo il lavoro che è stato fatto per arrivare a quel risultato con concimi, diserbanti, etc. Difficilmente potremmo ottenere un risultato simile con la semina. In oltre un prato già formato è più semplice da mantenere.

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La scelta della semente è fondamentale per la buona riuscita del prato, per questo dobbiamo tenere in considerazione alcuni fattori come l’esposizione al sole il tempo che possiamo dedicare per la manutenzione, la resistenza alla siccità e il nostro gusto estetico. Le sementi per prato si dividono principalmente in due categorie: microterme sono graminacee e presentano una bassa tolleranza al caldo superiore ai 30°; buona resistenza al freddo considerate per questo sempreverdi in quanto sono in grado di mantenere una buona colorazione anche con temperature al di sotto degli 0°C e uno sviluppo ottimale tra i 15° e i 25°C radicale tra gli 8° e i 15° primavera e autunno. Sono le più utilizzate per la formazione dei nostri giardini e vengono classificate a seconda delle loro caratteristiche di resistenza al calpestio, ombra, siccità, salinità etc... le più diffuse sono:

Agrostis stolonifera: colore da chiaro a scuro, foglie fini, poco lucente

Festuca arundinacea: colore scuro, prato rustico e resistente

Festuca rubra «commutata»: colorazione da chiara a scura, sopporta bene la siccità si adatta anche all’ombra bassa capacità di ricaccio

Festuca rubra «rubra»: colorazione da chiara a scura, resiste a siccità e all’ombra, alta capacità di ricaccio

Lolium perenne: verde intenso lucido, veloce nell’insediamento, resistente all’uso

Poa pratensi: colore verde scuro, lenta nell’insediamento ma resistente e veloce nel recupero.

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Le macroterme per tappeto erboso meno diffuse delle prime, sono graminacee il cui sviluppo maggiore si ha con temperature comprese tra i 27°e i 35° fino a 40°C sopportano climi aridi e siccitosi e hanno caratteristiche di buona resistenza alla salinità. In inverno con temperature prossime allo 0° vanno in riposo vegetativo assumono una colorazione marroncina. Sono molto resistenti e normalmente usate in purezza. Le varietà più diffuse sono:

Cynodon dactylon: foglia stretta e scura, crescita rapida, veloce nell’insediamento riposo vegetativo da dicembre a marzo

Zaspalum vaginatum: caratteristica delle regioni caldo-umide, vegeta su suoli salini, soprattutto lungo le fasce costiere, tappeto erboso denso, uniforme, di alta qualità, resistenza alle infestanti, velocità di insediamento molto rapida.

Zoysia japonica: foglia larga brillante, crescita lenta, insediamento lento, molto resistente al calpestio e al freddo

Pennisetum clandestinum: rapido insediamento, buona resistenza al calpestio

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Ora dobbiamo scegliere la cultivar che più si adatta alle nostre esigenze per quanto riguarda le microterme, che sono anche le più diffuse per la

composizione di giardini privati, vengono vendute in miscugli contenenti diverse varietà: in un sacco di semente troveremo all’interno percentuali di loietti, festuche e poe a seconda delle caratteristiche di adattabilità delle specie alle nostre esigenze. Un’altra cosa importante da considerare quando acquistiamo il seme è: la data di confezionamento, la purezza, e la germinabilità, tutti dati riportati sull’etichetta, che ne possono

influenzare il prezzo. Per purezza si intende la percentuale in peso di seme puro contenuta in un campione, la quale viene determinata separando i semi puri da quelli di altre specie e dai materiali eterogenei, non può risultare inferiore al 95%. Per germinabilità si intende la percentuale di semi di un campione considerati in grado di produrre piantine normali. Entrambe le prove di norma vengono effettuate collocando una o più serie di 100 semi in appositi letti di germinazione costituiti da carta bibula o da sabbia, mantenuti in adeguate condizioni di umidità, temperatura, aerazione e illuminazione, e provvedendo quotidianamente al conteggio dei semi germinati. Più ci allontaniamo dalla data di confezionamento e meno questi dati sono attendibili. Il nostro consiglio è di utilizzare sementi resistenti, piuttosto che estetiche, per quanto riguarda la nostra esperienza e per le caratteristiche di adattabilità resistenza alle malattie e agli stress idrici consigliamo un miscuglio con percentuale alta di festuca arundinacea. Questa cultivar è molto resistente alle malattie e alla siccità perché

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sviluppa radici forti e profonde, ha una crescita lenta quindi bassa manutenzione e rimane verde anche d’inverno.

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CONCIMAZIONI Ogni prato per crescere sano e forte ha bisogno durante l’anno di essere adeguatamente nutrito e in ogni stagione un tipo di nutriente prevalente al fine di evitare ingiallimenti, diradamenti o malattie. I concimi hanno all’interno macro nutrienti che sono l’azoto, utile allo sviluppo della parte aerea della pianta, il potassio utile invece ha la funzione di sintesi degli zuccheri e delle proteine utile soprattutto in periodi di forte stress. Il terzo macroelemento è il fosforo utilizzato solo nel periodo della semina per favorire la schiusa dei semi. Oltre a questi i concimi posseggono altri numerosi elementi utili ma presenti in quantità minore come il ferro, magnesio, zolfo, etc... Le concimazioni canoniche consigliate sono 4:

Una concimazione primaverile azotata a marzo in coincidenza della ripresa vegetativa.

Una concimazione estiva a giugno potassica prima dei caldi estivi.

Una concimazione autunnale a settembre azotata quando le temperature tornano ad essere sopportabili.

Una concimazione invernale potassica a novembre.

Le concimazioni azotate sono coincidenti con i periodi ideali e di maggior crescita delle piante, in questi periodi il clima favorisce lo sviluppo e le nostre concimazioni aiutano in questo scopo a formare un tappeto fitto e chiuso. Le concimazioni potassiche estiva e invernale hanno lo scopo principale di mantenere e aiutare la pianta nei periodi di stress maggiore. E’ importante scegliere concimi a lenta cessione ovvero che rilasciano gli elementi contenuti lentamente nel terreno in modo da coprire un periodo più lungo e non asfissiare la pianta con eccessi di nutrienti che

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la renderebbero comunque suscettibile alle malattie. Un altro elemento per distinguere un concime di qualità è verificare la granulometria: molte volte i concimi risultano sfarinati o composti da grani di misure diverse questo non consente una distribuzione omogenea. L’ideale è utilizzare un carrellino spandiseme a caduta e dividere in due la dose da somministrare quindi distribuire la prima parte seguendo linee parallele e la seconda perpendicolare alla prima. Un ultimo consiglio è quello di intervallare tra una concimazione e l’altra con una di biostimolanti liquidi che favoriscono il radicamento e di conseguenza l’assorbimento delle sostanze potenziando gli effetti benefici dei concimi. Ecco un esempio di piano di concimazione annuale GENNAIO Trattamento naturale antifungo tricoderma in dose di 35/50 ml per 100 mq (diluire in 20 litri di acqua). Attenzione: dare questo prodotto in assenza di gelate e possibilmente su foglia asciutta e giornata mite. Dopo aver applicato il prodotto far andare per qualche minuto l’impianto di irrigazione) MARZO Concimazione con concime azotato Trattamento biostimolante dopo aver applicato il prodotto far andare per qualche minuto l’impianto di irrigazione) Trattamento naturale antifungo tricoderma in dose di 35/50 ml per 100 mq (diluire in 20 litri di acqua). Attenzione: dopo aver applicato il prodotto far andare per qualche minuto l’impianto di irrigazione)

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APRILE Trattamento biostimolante ripetere il trattamento una volta a settimana per 3 o 4 settimane. MAGGIO Concimazione potassico Trattamento biostimolante, dopo aver applicato il prodotto far andare per qualche minuto l’impianto di irrigazione) Trattamento naturale antifungo con tricoderma, dopo aver applicato il prodotto far andare per qualche minuto l’impianto di irrigazione GIUGNO Trattamento biostimolante. Ripetere il trattamento una volta a settimana per 2 settimane. LUGLIO Trattamento biostimolante. Ripetere il trattamento una volta a settimana per 2 settimane. Trattamento naturale antifungo con tricoderma , dopo aver distribuito il prodotto far andare per qualche minuto l’impianto di irrigazione

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AGOSTO Trattamento biostimolante Ripetere il trattamento una volta a settimana per 2 settimane. SETTEMBRE Concimazione autunnale con alto tenore di azoto a lenta cessione e biostimolante, dopo aver applicato il prodotto far andare per qualche minuto l’impianto di irrigazione OTTOBRE Concimazione potassica e Trattamento biostimolante Ripetere il trattamento una volta a settimana per 3 settimane. NOVEMBRE Trattamento biostimolante specifico per inverno (contrasto al diradamento e assottigliamento fogliare) con eseguire il trattamento a metà novembre e a metà dicembre non durante le gelate. Trattamento naturale antifungo con tricoderma dopo aver applicato il prodotto far andare per qualche minuto l’impianto di irrigazione)

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DICEMBRE Trattamento biostimolante specifico per inverno (contrasto al diradamento e assottigliamento fogliare) I trattamenti antifungo naturali vanno eseguiti con costanza per garantire la creazione di una barriera microbica naturale. Per approfondimenti leggere qui. Suggerimento: ricordiamo di fare attenzione a distribuire il concime granulare in maniera uniforme, possibilmente usando un carrello spandiconcime. Per quanto riguarda i liquidi biostimolanti ed i prodotto antifungo si distribuiscono anche usando normali pompe a spalla. So che è possibile noleggiare le attrezzature necessarie per le lavorazioni sopra descritte nei vari garden center delle città altrimenti anche in questo caso contattateci gireremo il contatto di un giardiniere di fiducia

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LA LUMINOSITÀ La luce è fondamentale per la vita delle piante, grazie a questa la pianta ricava l’energia per attivare il processo di fotosintesi clorofilliana dove la pianta che assorbono la luce attraverso le foglie e parte di questa viene trasmessa nel processo di fotosintesi clorofilliana. Nel processo di fotosintesi la pianta raccoglie energia solare, scambia la CO2 o anidride carbonica e rilascia ossigeno, per alimentare questo processo è necessaria la radiazione elettromagnetica. Il tipo di luce condiziona la crescita come la direzione e il tempo di luce oltre alla temperatura. Le piante si adattano al cambiamento di stagione e alla diminuzione della luminosità andando ad allungare la foglia e rendendola più sottile ed esile, in questa fase si verifica anche una diminuzione dell’apparato radicale e indebolimento che porta anche a un diradamento diffuso. Ci sono comunque varietà di prato che si adattano meglio all'ombra in fase di impianto è opportuno quindi preferire queste essenze Il consiglio è tenere un taglio costante all’altezza di massima efficienza, a seconda della varietà es festuca arundinacea altezza ideale 5 cm, tenere il prato pulito da rami, foglie, aghi di pino etc… che diminuiscono drasticamente l’apporto di luce e comunque se possibile evitare di riempire il giardino di piante o posizionarle in modo da rispettare la reciproca convivenza, se il prato è di piccole dimensioni anche una siepe troppo alta può creare problemi.

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LA MANUTENZIONE E’ a questo punto che, se abbiamo fatto bene i lavori nella prima parte potremo ottenere i risultati promessi con il minimo impiego di tempo. La manutenzione di un tappeto erboso è un aspetto fondamentale per la sua crescita sana e rigogliosa quindi da tenere in grande considerazione, da questa dipende il futuro del nostro prato, l’attore principale in questo ambito è il taglio che a seconda delle cultivar scelta deve rientrare entro certi limiti. Tagliare il prato all’altezza ideale gli consente di ottimizzare l’attività fotosintetica e aiuta il radicamento. Un altro aspetto fondamentale è la frequenza: ogni volta che tagliamo la pianta asportiamo parte del suo bagaglio di nutrienti che gli permettono di crescere, reagire alle malattie e rimanere sano, per questo più alta è la frequenza di taglio minori sono gli stress indotti inoltre se passa troppo tempo tra un taglio e l’altro si formerà del feltro a causa dell’ombreggiamento e per riportare il prato all’altezza ideale saranno necessari numerosi interventi di sfalcio perché il prato non può essere tagliato per più di un terzo della sua altezza per ogni intervento . Per la festuca arundinacea, ad esempio, l’altezza di taglio ottimale deve essere compresa tra i 5.5 e i 3.5 cm. Un altro vantaggio del taglio frequente è quello di favorire lo sviluppo della corona della pianta, non potendo crescere in altezza questa andrà a svilupparsi lateralmente andando così a chiudere gli spazi e creando maggior competizione e minori infestanti che non hanno spazio per l’insediamento. A tal proposito parlando di frequenza di taglio molte infestanti come la foglia larga vengono contrastate proprio grazie a un taglio frequente perché mal sopportato.

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Abbiamo capito che il taglio frequente porta numerosi benefici ma se fatto in un certo modo: ad esempio le lame del rasaerba devono essere ben affilate per eseguire un taglio netto della foglia che se sfrangiata sarebbe più suscettibile alle

malattie e a stress. Il tagliaerba a taglio orizzontale o tradizionale è teoricamente il peggiore da questo punto di vista, il massimo è il taglio elicoidale usato soprattutto nei campi da golf perché appunto l'erba viene tagliata come da una forbice.

Taglio continuo permette di non sprecare risorse preziose lasciando nutrienti importanti all’interno della pianta In questo senso e per i motivi già visti prima è impareggiabile il lavoro eseguito dal robot tagliaerba automatico che ha anche altri importanti vantaggi: ad esempio non necessita di smaltimento dell’erba. Il prato tagliato quotidianamente in una porzione di pochi millimetri viene assorbito dal terreno che riporta alla pianta gli stessi nutrienti di

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cui è composta quindi una concimazione continua. In oltre la foglia è costituita dal 90% di acqua così da reidratare il nostro prato, circa il 30% in meno di richieste idriche.

Si stima che un prato di 500 mq produca in media 8 metri cubi all’anno di risulta, una risorsa se utilizzata nel modo corretto che spesso diventa un problema per lo smaltimento.

A proposito del taglio quello del robot è quello che più si avvicina al taglio elicoidale perché eseguito con piccoli cutter molto affilati che eseguono un taglio netto della lamina fogliare, senza lasciare lacerazioni che in alcuni casi può essere la causa dell’insorgenza di malattie e stress indotti. Il taglio random ovvero che segue una traiettoria casuale è ideale perché a differenza del taglio tradizionale che tende a coricare il prato sempre nella stessa direzione provocando uno stress il robot interviene e taglia in differenti direzioni. Si ha una riduzione del muschio e delle malattie funginee dato dall’effetto del robot rasaerba che è quello di spazzolare il prato togliendo la rugiada e rompendo le ife fungine che si diffondo di foglia in foglia Altri aspetti sono la resa estetica di un prato sempre perfettamente ordinato, il fatto che il robot possa lavorare anche di notte lasciando una maggior fruibilità e aspetto primario visto che il nostro obiettivo è anche di risparmiare tempo non doversi occupare direttamente del taglio otteniamo il più grande risparmio di tempo e qualità della vita.

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Ultimo aspetto meno considerato perché una conseguenza non diretta è quello di tener lontane le talpe dal giardino: il robot muovendosi per diverse ore crea un’azione di disturbo allontanandole dalla zona di taglio. Noi di Garden Più commercializziamo robot da giardino dal 1995 anno della loro nascita, abbiamo potuto provare e testare la maggior parte dei robot che da allora sono comparsi sul mercato, questa esperienza sul campo ci ha permesso di selezionare marchi e modelli adatti anche alle nostre esigenze ovvero quelle di poter noleggiare i robot e dare un’assistenza molto presente. Ora continuiamo a fare test e ricerca perché questo mercato è in continua espansione e molte sono le macchine che compaiono ogni anno sul mercato. I nuovi modelli sono ormai in grado di operare su qualsiasi tipo di giardino, affrontando passaggi stretti adattando la loro traiettoria o insistendo con il taglio in zone con il prato più alto. Alcuni modelli montano un sistema gps che guida il robot nel giardino così da ottenere una copertura il più possibile uniforme.

Il robot riconosce l’erba già tagliata quindi non insiste sul prato ma va in cuccia adeguando le ore di lavoro risparmiando in usura dei materiali e stress alle piante, al contrario se trova erba alta insiste a tagliare

proprio in quelle zone eseguendo una traiettoria a spirale fino a portare l’intera area allo stesso livello.

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Alcuni possono essere monitorati tramite una app. Cambiare impostazioni come gli orari di uscita o l’altezza di taglio o essere avvisati in caso di guasto o fermo macchina. Con questo tipo di applicazione è possibile geolocalizzare in qualsiasi momento il robot ed essere avvisati nel caso dovesse uscire dall’area di lavoro. E’ completamente automatico, una volta installato e programmato non necessita di alcun intervento da parte dell’uomo per poter lavorare, esce e torna alla stazione di ricarica in modo del tutto autonomo, anche quando siete in vacanza. E’ eco friendly: funziona elettricamente quindi non emette gas di scarico, non necessita di carburante inquinante. E’ sicuro: è equipaggiato con numerosi sensori: inclinometro, sensore sollevamento, sensore urto etc. che arrestano immediatamente il movimento delle lame in caso di intervento esterno. Inoltre le lame montate sull’apparato di taglio sono retrattili se colpiscono un oggetto rientrano senza danneggiarlo. Legata alla manutenzione, da eseguire con cadenze programmate due volte a stagione, è l’arieggiatura, in concomitanza con la ripresa vegetativa in primavera e della concimazione. L’arieggiatura ha lo scopo di pulire il substrato del nostro tappeto dal residuo di feltro che normalmente si forme ma che può procurare danni al nostro prato. A tale scopo esistono in commercio diversi attrezzi chiamati arieggiatori o verticut che possono essere manuali usati come rastrelli o a motore, gli

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arieggiatori sono più delicati, montano delle molle che pettinano il prato sollevando il feltro che poi deve essere raccolto il verticut ha alcune lame come un tosaerba ma più sottili e poste in verticale che servono a grattare la superficie separando lo strato di feltro dal prato. Prima di procedere con l’arieggiatura è opportuno tagliare il prato piuttosto basso poi procedere con l’operazione regolando l’altezza dell’arieggiatore in modo tale che le lame sfiorino il terreno ma non arrivino a toccare le radici. Quindi passare per linee parallele tutto il giardino e se molto infeltrito ripetere l’operazione anche in senso perpendicolare. Poi passare nuovamente il tosaerba per raccogliere la risulta.

arieggiatore a molle è più delicato si rischiano meno danni

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arieggiatore a coltelli verticali o verticut dà la possibilità di arieggiare o fare operazioni di incisione del terreno più profonde volte a decompattare e favorire il drenaggio

Lo sfeltrimento o arieggiatura è importante perché quello strato di materiale crea un substrato che trattiene l’umidita e favorisce l’insorgenza di malattie e rende difficoltoso lo scambio gassoso e di nutrienti. questo si forma dove c’è una forte competizione tra le piante dove il ph del terreno o dell’irrigazione è troppo alto o basso e quando passa troppo tempo tra un taglio e l’altro e si presenta l’effetto ombreggiamento

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Come abbiamo detto in precedenza uno degli elementi fondamentali per il prato è l’aria contenuta nel terreno. Un terreno troppo compattato non consente uno sviluppo ottimale, non c’è un adeguato scambio gassoso, l’acqua e i nutrienti penetrano con difficoltà quindi le piante reagiscono poco agli stimoli delle concimazioni o si ammalano facilmente potrebbe essere un problema di questo tipo. Interveniamo con il verticut o con una bucatura in questo caso il verticut deve essere regolato molto basso per incidere il terreno e creare piccoli solchi che dovremo riempire con sabbia. La bucatura si esegue con attrezzi manuali anche una forca và bene per piccole superfici o con

una macchina motorizzata la bucatrice appunto. Anche in questo caso è importante riportare della sabbia per andare a chiudere i buchi formati. La sabbia deve essere lavata e vagliata possibilmente di origine silicea e di una granulometria di da 0,2 a 2 mm e per uno strato di 0,5mm ovvero 1 metro cubo ogni 200 metri di superficie questa operazione viene anche detta top dressing. Dopo aver eseguito ciascuna di queste operazioni dobbiamo concimare e bagnare tanto il prato. Queste operazioni richiedono parte di quel minimo impegno di tempo di cui avevamo parlato in precedenza ma se non lo avete o non volete imbarcarvi in un’impresa che potrebbe essere impegnativa, anche per lo smaltimento del prato perché di feltro se ne forma parecchio potete chiedere a un professionista sono operazioni di routine che qualsiasi

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giardiniere è in grado di fare altrimenti contattate Garden Più che vi indicherà alcuni nominativi.

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MALATTIE DEL PRATO Le malattie del prato sono per la maggior parte crittogamiche o crittogame comunemente funghi e per una piccolissima parte virali e batteriche. Esistono poi fenomeni di degrado legati a stress di vario tipo: salinità eccessiva carenza o eccesso di elementi nutritivi, queste sono classificate come fisiopatie. Qui parleremo del nostro sistema per la lotta ai funghi in quanto i virus sono così rari da non esser considerati e trattati in post emergenza, mentre le fisiopatie non dovrebbero manifestarsi seguendo i nostri consigli. Intanto bisogna dire che questi si manifestano e proliferano solo in ambienti favorevoli quindi in presenza di forte umidità, con prati molto fitti o infeltriti o per concimazioni errate. Qui abbiamo suddiviso le specie più diffuse nelle nostre zone a seconda del periodo in cui si manifestano. Malattie estive: queste si manifestano soprattutto con temperature superiori ai 25°C e sono:

“Brown patch” (fungo Rhizoctonia solani) Detto “macchia bruna” si manifesta con delle chiazze più o meno regolari e variabili in grandezza ed in colore

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“Pythium blight”(fungo Pythium sp.) I sintomi di queste malattie sono chiazze, più o meno grandi, comunque irregolari con andamento vario (effetto carta geografica), la malattia che appartiene a questo gruppo è:

“Antracnosi”(fungo Colletotrichum graminicola) è una caratteristica malattia fungina dei tappeti erbosi indeboliti. Si evidenzia inizialmente con chiazze irregolari o anche strisce di colore da giallo a rosso bruno. Le aree appaiono spesso secche e per questo non vengono abbinate a una malattia fungina. Il tappeto erboso si dirada.

“Bipolaris leaf spot” (fungo Bipolaris sorokiniana) Degrado esteso, I sintomi sono rappresentati da ingiallimenti del prato, diffusi e generalizzati, legati alla presenza di molte chiazzette irregolari sulla lamina fogliare, tali da conferire un aspetto di scadimento generale ed indistinto al tappeto erboso.

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Rust (Puccina spp.) o Ruggine Questa patologia si presenta principalmente tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno

“Dollar spot” (fungo Lanzia sp. e Moellerodiscus sp.) E’ una malattia molto diffusa si presenta con macchie circolari di seccume color paglia dal diametro da 2 fino a 5 cm che ricordano la forma di una moneta, da qui il nome.

Malattie invernali: si manifestano prevalentemente con temperature sotto i 10°

“Microdochium patch” (fungo Microdochium nivale) conosciuto anche come marciume rosa Lo si riconosce per la forma circolare del diametro compreso tra i 10 e i 30 cm, di colore biancastro a volte tendente al rosa il che sta ad indicare che il fungo è ancora in attività

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(fungo Rhizoctonia cerealis) Si presenta con macchie di colore giallo a formare: anelli, archi e macchie. L’insorgenza di questa malattia è favorita da prolungati periodi di cielo coperto, tempo freddo e da terreno umido e poco drenante soprattutto in presenza di feltro

Malattie primaverili e autunnali: queste specie si manifestano normalmente con temperature comprese tra 15°C e 25°C:

“Take all patch” (fungo Gaeumannomyces graminis var. avenae) è una malattia del prato che si manifesta con macchie scure che degenerando si allargano fino ad arrivare a unirsi tra loro

“Melting out” (fungo Drechslera poae) inizialmente si notano come delle piccole bruciature sulla lamina fogliare che degenerando andranno a creare marciume e disseccamento della pianta

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“Red thread” (fungo Laetisaria fuciformis) comunemente ”filo rosso”. La malattia non è delle più preoccupanti, si manifesta spesso per una carenza nutrizionale soprattutto di Azoto e periodi prolungati di bagnatura. Provoca zone necrotiche di varie dimensioni e attacca il tappeto nei periodi di sfalcio dell'erba.

La lotta alle malattie funginee si attua soprattutto in preemergenza creando un ambiente sfavorevole alla loro propagazione ma favorevole allo sviluppo della nostre piante anche perché una pianta sana è meno suscettibile all’attacco della malattia. Quindi evitare la formazione di feltro; eseguire arieggiature 1\2 volte l’anno. Favorire il drenaggio del terreno; se troppo compattato eseguire una bucatura con riporto di sabbia. Eseguire concimazioni regolari con prodotti di qualità; lo sviluppo dei patogeni è favorito sia dalla scarsa concimazione che dall’eccessiva o dall’utilizzo di concimi a rilascio troppo rapido. Dal tipo di semente: ci sono varietà più o meno resistenti all’attacco dei patogeni alcune sementi sono state selezionate appositamente in modo contrastare questa problematica. La lotta tradizionale ai funghi si effettua dopo l’insorgenza della malattia con prodotti chimici tossici e inquinanti che normalmente rendono resistenti i patogeni e richiedono quindi dosi sempre maggiori, in oltre necessitano di un patentino o personale qualificato per la distribuzione. Trattando dopo che la malattia si è manifestata permetterà di eliminarla ma avremo comunque il prato danneggiato. Il nostro sistema prevede l’utilizzo di sostanze biologiche naturali antagoniste dette micorrize e tricodermi ovvero funghi e batteri che vanno a colonizzare la rizosfera entrando in simbiosi con le piante del

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prato. In sostanza questi funghi si posizionano occupando lo spazio disponibile a ridosso delle radici e moltiplicandosi in questo modo non lasceranno spazio di propagazione per altri funghi. Lo scambio simbiotico o mutuodualismo è dovuto al fatto che il fungo si nutra di carbonio rilasciato dalla pianta come scarto, ma rilascia sostanze nutritive (come P, N, Zn e Cu) di cui la pianta si nutre. Questo scambio porta a numerosissimi benefici come:

acquisizione di nutrienti presenti in forme normalmente non disponibili per le piante (ad esempio N nei composti organici);

capacità di abbattere la presenza di composti fenolici e metalli tossici nel suolo;

protezione dagli stress idrici;

protezione nei confronti di funghi parassiti e nematodi;

benefici non nutrizionali dovuti, ad esempio, alla produzione di fitormoni;

accumulo di nutrienti;

costituzione di reti nutrizionali;

supporto per i semenzali fornito dalle reti di ife nel terreno;

trasferimento di nutrienti dalle piante ormai morte a quelle vive. A livello di ecosistema, tutto questo si traduce in un'importante influenza:

sui cicli dei nutrienti;

sulle popolazioni microbiche della rizosfera, tramite modifiche qualitative e quantitative degli essudati radicali;

sulla struttura del suolo, che viene migliorata;

sulle successioni primarie e secondarie delle specie vegetali. Questa pratica che sembra una novità è in realtà stata sviluppata da anni in agricoltura con risultati eccezionali e solo recentemente nel giardinaggio, me bisogna sapere che in oltre il 90% delle piante in natura avviene questo tipo di scambio in modo naturale.

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Si prevede quindi la distribuzione di inoculo già dalla primavera e un secondo trattamento a distanza di 15gg per la colonizzazione poi ogni 2-3 mesi in modo costante. Sul mercato troviamo molti prodotti di inoculo e diversi abbiamo avuto modo di provarli per la pratica sui tappeti erbosi. Per la preparazione ideale dobbiamo procedere regolando il ph dell’acqua che utilizziamo per la distribuzione del prodotto a ph 6 e lasciarlo riposare per 30 min, di norma noi abbiniamo anche uno stimolante radicale anche per questo ne troverete molti in commercio importante è che sia ben bilanciato, con buona titolazione e con la possibilità di usarlo in tutte le stagioni. In sostanza se abbiamo scelto una semente di qualità e seguendo i consigli di irrigazione, manutenzione, concimazione e con interventi di inoculo regolari non dovremmo incappare in incidenti e malattie di alcun tipo.

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CONCLUSIONI Se avete deciso di occuparvi personalmente della cura del vostro giardino grazie al robot e ai consigli le ore impiegate saranno solo per i lavori straordinari come concimazioni e arieggiature, se avete deciso di far fare anche queste da un professionista avete fatto la scelta più saggia, l’occhio esperto è quello che sa prevedere un problema prima che questo si manifesti in modo irreparabile, in più voi potrete dedicarvi completamente a quello per cui avete investito ovvero godervi il vostro prato. Siamo arrivati alla fine dei questo manuale, spero sia stato utile aver condiviso un po’ della mia esperienza e a liberarvi di più dall’impegno del giardino lasciandovi più tempo per godervelo.

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