MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web...

24
Cap.1 - L'asilo nido nell'esperienza italiana di Anna Lia Galardini La riflessione sui servizi per i più piccoli si muove di pari passo con gli studi sulla realtà infantile. La storia del nido mette in luce le difficoltà di conquista di un ruolo definito e di un’identità precisa. Il nido nasce nel 1971 come servizio pubblico, grazie ad una legge (la 1044) che lo istituisce per “provvedere alla temporanea custodia del bambino per facilitare l’ingresso della donna al lavoro”. La legge, ha consentito l'affermarsi sul territorio nazionale di una rete di asili nido comunali che è cresciuta negli anni, con le pur dovute differenze regionali. Affida la gestione dei nidi ai comuni e la loro programmazione nel territorio alle regioni, favorendo la nascita di servizi più vicini ai bisogni degli utenti. Nonostante tali aspetti positivi, il servizio, alle sue origini, non ha nessuno scopo educativo né una propria pedagogia e nasce a sostegno delle donne lavoratrici. D’altra parte, la stessa scuola materna aveva appena conquistato, e a fatica, il riconoscimento del suo ruolo educativo portandosi dietro molte polemiche. Inoltre, la pediatria e la psicologia erano o contrarie o sospette nei confronti del nido, ed i principali punti di riferimento parlando della prima infanzia erano realtà quali i kibbutz o le istituzioni totali. Anche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto spesso i progetti prevedevano spazi aperti, pareti mobili, totalmente inadatti ad accogliere i bambini. Bisogna ricordare, anche, che i legislatori non avevano presente né le esperienze né tanto meno le ricerche condotte in altri paesi quali Canada, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti, che se criticabili dal punto di vista metodologico, permettevano di porre fine agli allarmismi relativi ai programmi d’intervento dedicati alla prima infanzia. Si dovrà attendere l ‘81 per individuare un indirizzo pedagogico chiaro. Nonostante alcuni esperimenti ed esperienze comunali di grande interesse (soprattutto nei comuni dell’Emilia Romagna) il panorama variegato ed interdisciplinare ha ostacolato la formazione di un’identità propria ed ufficialmente riconosciuta, anche, a volte, dagli stessi educatori che vivono quasi un sentimento d’inferiorità. Il discorso sul nido si è articolato su 3 piani differenti: 1- una prospettiva politico sociale che lo legge come servizio 2- prospettiva con intenti prevalentemente ricognitivi per la quale è osservatorio privilegiato per cogliere elementi inediti dello sviluppo infantile 3- prospettiva che sottolinea il carattere di istituzione formativa, agenzia socializzante la cui pedagogia, seppur embrionale, va sorretta ed evidenziata. Ci sono volute molte esperienze per approfondire aspetti legati allo sviluppo infantile. Se si pensava che il bambino non avesse ancora

Transcript of MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web...

Page 1: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

Cap.1 - L'asilo nido nell'esperienza italiana di Anna Lia Galardini

La riflessione sui servizi per i più piccoli si muove di pari passo con gli studi sulla realtà infantile.La storia del nido mette in luce le difficoltà di conquista di un ruolo definito e di un’identità precisa. Il nido nasce nel 1971 come servizio pubblico, grazie ad una legge (la 1044) che lo istituisce per “provvedere alla temporanea custodia del bambino per facilitare l’ingresso della donna al lavoro”. La legge, ha consentito l'affermarsi sul territorio nazionale di una rete di asili nido comunali che è cresciuta negli anni, con le pur dovute differenze regionali. Affida la gestione dei nidi ai comuni e la loro programmazione nel territorio alle regioni, favorendo la nascita di servizi più vicini ai bisogni degli utenti.Nonostante tali aspetti positivi, il servizio, alle sue origini, non ha nessuno scopo educativo né una propria pedagogia e nasce a sostegno delle donne lavoratrici. D’altra parte, la stessa scuola materna aveva appena conquistato, e a fatica, il riconoscimento del suo ruolo educativo portandosi dietro molte polemiche. Inoltre, la pediatria e la psicologia erano o contrarie o sospette nei confronti del nido, ed i principali punti di riferimento parlando della prima infanzia erano realtà quali i kibbutz o le istituzioni totali. Anche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto spesso i progetti prevedevano spazi aperti, pareti mobili, totalmente inadatti ad accogliere i bambini.Bisogna ricordare, anche, che i legislatori non avevano presente né le esperienze né tanto meno le ricerche condotte in altri paesi quali Canada, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti, che se criticabili dal punto di vista metodologico, permettevano di porre fine agli allarmismi relativi ai programmi d’intervento dedicati alla prima infanzia.Si dovrà attendere l ‘81 per individuare un indirizzo pedagogico chiaro.Nonostante alcuni esperimenti ed esperienze comunali di grande interesse (soprattutto nei comuni dell’Emilia Romagna) il panorama variegato ed interdisciplinare ha ostacolato la formazione di un’identità propria ed ufficialmente riconosciuta, anche, a volte, dagli stessi educatori che vivono quasi un sentimento d’inferiorità.Il discorso sul nido si è articolato su 3 piani differenti:1- una prospettiva politico sociale che lo legge come servizio2- prospettiva con intenti prevalentemente ricognitivi per la quale è osservatorio privilegiato per cogliere elementi inediti dello sviluppo infantile3- prospettiva che sottolinea il carattere di istituzione formativa, agenzia socializzante la cui pedagogia, seppur embrionale, va sorretta ed evidenziata.

Ci sono volute molte esperienze per approfondire aspetti legati allo sviluppo infantile. Se si pensava che il bambino non avesse ancora capacità sociali e non fosse interessato ad altri bambini, ora possiamo affermare:

1) la competenza precoce del bambino nelle relazioni socialiNel nido, idealmente il bambino può sperimentare la scoperta dell’altro e le più varie possibilità di scambio, di costruzione dei piani d’azione, di soluzione dei conflitti in un ambiente protetto e pensato per lui.

2) la possibile precoce autonomia del bambino piccolissimoche durante l’inserimento accompagnato dall’adulto (madre solitamente) che conosce e di cui si fida, si sente autonomo nel realizzare senza paura e in un clima di sicurezza le sue prime esperienze di esplorazione, quali quelle del piacere di stare o giocare con gli altri, di chiedere aiuto all’adulto o di provare da solo.

3) la possibilità di creare varie relazioni significative con gli adulti.

4) gli effetti del nido sullo sviluppo del bambino

Page 2: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

le ricerche più recenti in ambito europeo hanno definitivamente allontanato allarmismi e timori rilevando come gli effetti del nido sul bambino siano essenzialmente positivi. Tale positività è sicuramente raggiunta quando la famiglia viene coinvolta attivamente sia nelle pratiche e nei programmi educativi, sia nella vita quotidiana dell’istituzione.

Di conseguenza nascono nuove teorie relative alla prima infanzia:

1- la revisione della teoria dell’attaccamento bowlbiana ha messo in crisi l’idea della naturalità del ruolo materno dimostrando come i bambini anche piccolissimi siano capaci di adattarsi a più figure, sia di rendersi progressivamente autonomi grazie al progressivo sviluppo di competenze ed abilità, a patto che ci sia un contenitore affettivo stabile.

2- La scoperta della socialità precoce, per cui anche il bambino sotto i tre anni è capace di istaurare rapporti ed avere intenzionalità comunicativa ed attenzione selettiva con coetanei ed adulti

3- I legami tra due filoni della psicologia prima sconnessi quali quello relativo agli aspetti cognitivi e quello riguardante gli aspetti sociali dello sviluppo, hanno messo in luce nuove interpretazioni di condotte infantili circa il gioco simbolico o gli esordi della comunicazione verbale

4- Gli studi sul rapporto madre-bambino scalzano definitivamente l’idea del bambino bisognoso quasi esclusivamente di cure fisiologiche rivelandolo capace di produrre azioni appropriate e mantenere scambi comunicativi con l’adulto anche in mancanza di strumenti comunicativi raffinati.Tutte queste ricerche hanno orientato la linea di condotta dell’intervento formativo per i piccolissimi, privilegiando dunque gli aspetti di socialità ed autonomia del bambino.

Emerge quindi un'immagine nuova del bambino, attivo fin dalla nascita e capace di stabilire relazioni significative con coetanei, relazioni che hanno molta importanza per le attività mentali. Divulgatrici di queste idee, in Italia, sono alcune riviste specializzate che nascono in questi anni, per favorire la conoscenza dell'esperienze educative che si stanno realizzando.Nonostante questa crescita di consapevolezza, le politiche sociali nazionali deputate al sostegno di questi servizi, hanno avuto un andamento precario. Hanno prevalso perlopiù, logiche di contenimento della spesa che hanno frenato la crescita e diffusione dei nidi. Se la legge istitutiva si prefissava di realizzare 3.800 nidi in cinque anni, oggi sono poco più di 3000 e coprono circa il 9% della popolazione infantile. Il numero dei servizi è inoltre cresciuto soprattutto negli ultimi anni e la distribuzione territoriale rimane fortemente disomogenea.L'inserimento, in questo contesto, di soggetti privati (che agiscono per conto proprio o per conto dell'ente locale) richiede la necessità di definire indicatori di qualità, standard organizzativi e di requisiti di professionalità, per orientare e controllare l'intera rete.Le indagini effettuate su territori diversi evidenziano che le famiglie che si rivolgono al nido appartengono a tutte le condizioni sociali e vedono nel servizio un intento educativo. La motivazione del servizio ha subito, come si può vedere, una vera rivoluzione culturale. Le famiglie si rivolgono al nido come struttura dotata di figure professionalmente competenti. Quella dell'educatore è una professione complessa, che necessita di una formazione universitaria. Il servizio dev'essere in continua riflessione sulla propria attività.Bisogna dunque prevedere un aggiornamento permanente in cui le amministrazioni ed i comuni più attenti hanno effettivamente speso energie.È chiara anche la necessità di una supervisione e di un supporto costante da parte di organismi tecnici di coordinamento e, periodicamente, di esperti.Il ruolo di educatore richiede una competenza pedagogica elevata ed una sicurezza professionale ben più grande di quella dell’insegnante.

Page 3: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

L’educatore dovrà porsi, nei confronti del bambino, come contenitore emotivo e via via come partner capace di limitarsi a preparare un ambiente, creare e ad osservare il bambino per cogliere da lui segnali di proposta.L’educatore ha la prerogativa di avere un’esperienza quotidiana e continuativa con il bambino piccolo ed i suoi genitori e può allora svolgere un ruolo unico per il bambino e per la famiglia, di consulente della normalità e professionista della vita quotidiana.

Gli elementi della qualitàNel tempo si è elaborata una vera e propria pedagogia del nido, divenuto consapevole delle sue capacità di sostenere lo sviluppo cognitivo e sociale del bambino, attraverso un preciso progetto educativo.L'aspetto peculiare della pedagogia del nido, è l'attenzione alle relazioni (fra bambini e bambini e bambini ed adulti).Tale pratica è definita "Pedagogia della relazione"La pedagogia della relazione è un intervento educativo che poggia sul sistema degli scambi sociali utilizzandolo come strumento di crescita.Attraverso gli scambi sociali propri di un nido si crea un sistema di significati condivisi costituito da routine e regole, che in una certa misura è la storia sociale del nido stesso. Qualcosa che finisce per essere un contenitore affettivo stabile e nello stesso tempo catalizzatore del processo di decentramento ed autonomia del bambino.In questo senso la pedagogia della relazione va vista in un senso ampio, come tutto ciò che consente ed aiuta la costruzione, da parte di ogni bambino, della sua identità personale. Si tratta di un percorso a doppio senso, che integra i modelli di relazione sperimentati in famiglia con quelli del nido. In tale pedagogia il partner adulto gioca un ruolo attivo ed essenziale, diventando animatore, facilitatore degli scambi fra individui. E’ dotato di sufficiente empatia per mettersi nei panni dei bambini e contemporaneamente organizzare la realtà frammentaria del piccolo, proponendo attività a misura del bambino.

Una didattica del fareImportante è quindi accompagnare e sostenere il bambino nella scoperta ed esplorazione del mondo esterno, in modo da favorire il processo di adattamento, ossia la dialettica “assimilazione/accomodamento”. Si tratta di un processo in cui la manipolazione e l’esplorazione degli oggetti è fondamentale, e tale processo euristico è favorito ed ostacolato dalla presenza di altri bambini, sempre oggetti da indagare e scoprire.Il nido offre ai bambini la possibilità di conoscere la realtà attraverso un "fare" pensato ed organizzato, che li sostiene nei loro percorsi di conoscenza.Le ricerche in questo senso sono ancora molte, ma le esperienze finora condotte mostrano che i caratteri rilevanti di tale didattica sono:

- La ludicità. Il gioco premette di sperimentare senza paura per le conseguenze delle proprie azioni.

- La stabilitàInfatti il mondo del bambino è una realtà frammentata dominata dal “qui ed ora”. Il bambino ha quindi una forte esigenza di continuità a cui si può rispondere stabilendo abitudini, cioè momenti riconoscibili. La stabilità, permette infatti di creare le condizioni di clima rassicurante e di familiarità del contesto, necessari al bambino.

Ma il bambino che va al nido è sempre un bambino che ha dietro di sè una famiglia.È indubbia la necessità di collaborazione ed integrazione tra famiglia e nido. Tale confronto genera spesso gelosie e conflitti silenziosi che si possono contenere professionalizzando la figura dell’educatore. La formazione deve renderlo capace di essere, non solo contenitore affettivo per il bambino, ma anche capace d’individuare

Page 4: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

strategie di rapporto con i genitori, che consentano una gestione controllata e proficua della separazione. Optare per una strategia di questo tipo significa anche invitare il genitore ad assistere alla fase d’inserimento del bambino, rendendolo quindi più sicuro nello sperimentare il nuovo ambiente, fino al raggiungimento di fiducia e routine nei confronti dell’educatrice.Ma collaborazione significa anche poter avere con la famiglia un colloquio che permette all’educatore di conoscere meglio il bambino e la relazione che questi ha con la madre. La famiglia diventa allora un supporto concreto del nido, caratteristica che può essere evidenziata ancor più dal potere promozionale che ha la famiglia all’interno della collettività.L’aspetto promozionale è importante proprio perché per poter essere un servizio utilizzabile, il nido deve diventare realtà tangibile e farsi conoscere. Ma anche, deve essere dotato di una gestalt che lo renda identificabile e riconoscibile.Nido e famiglia devono essere considerati contesti da integrare anche in funzione della continuità che si vuole dare all’esperienza infantile.

Nuove opportunità per i bambiniLa cultura del nido ha portato alla legge 285/1997 (Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza) che ha trasformato l'impostazione delle politiche sociali, dall'assistenza a famiglie disagiate o fragili, ad azioni rivolte a tutti i bambini fin dai primi anni di vita. Questa legge riconosce innanzitutto i bambini come soggetti sociali autonomi e non come oggetti di tutela e protezione. La comunità deve quindi attivare politiche in vista dei loro diritti. La legge cerca di integrare l'ottica di promozione a quella di tutela. Per i più piccoli, la normativa prospetta servizi che si configurano come luoghi in cui sia riconosciuto il loro diritto al gioco, ad avere amici, a sviluppare le loro potenzialità; luoghi che affiancano l'azione della famiglia, sostenendola. Attraverso i finanziamenti garantiti dalla legge agli enti locali, sono state realizzate nuove tipologie di servizi che si sono affiancati al nido (si aspetta, dopo la 285, una legge che permetta l'espansione quantitativa dei nidi e valorizzi la professionalità degli educatori). I nuovi servizi hanno tempi più brevi e costi più contenuti anche perchè utilizzano spazi già esistenti, essendo collocati, nella maggior parte dei casi, in strutture dell'infanzia già esistenti.Fra i nuovi servizi, integrativi e non sostitutivi al nido, si possono individuare quelli che prevedono la presenza dei soli bambini e quelli che accolgono bambini e genitori insieme:- spazi-gioco: rivolti ai bambini dai due ai tre anni che possono frequentare lo spazio alcuni giorni a settimana- centri bambini-genitori (che accolgono anche bambini piccolissimi) dove si può interagire con altri genitori e bambini. I genitori possono partecipare alle attività proposte ai bambini, ma avere anche momenti per loro, in cui confrontarsi sulla propria esperienza.Una nuova prospettiva costituisce il nido domiciliare, ossia un servizio per piccoli gruppi di bambini, realizzato con personali qualificato (nella proporzione di un'educatrice per tre bambini) nel domicilio di una delle famiglie o dell'educatrice. Una situazione questa, che può presentare alcune criticità legate al luogo, non pensato ed organizzato per i bambini, o legate alla dimensione d'isolamento dell'educatrice.Anche per queste nuove tipologie, operatori ed esperti si sono impegnati in ricerche che hanno prodotto una documentazione efficace nel diffondere gli aspetti qualitativi propri delle realtà più avanzate. (*si integri con il primo capitolo del libro "Gioco,bambini, genitori").

Cap. 2 - Accogliere un bambino (di Laura Restuccia Saitta)

Page 5: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

L’inserimento è considerata la prima esperienza educativa vissuta dal bambino. Consapevolezza, questa che ha accompagnato ed anticipato la prospettiva di ricerca che vede nelle interazioni e relazioni fra adulto e bambino, la radice del suo sviluppo cognitivo, affettivo e sociale.

Tale prospettiva è stata supportata da ricerche che hanno riconosciuto prive di fondamento le paure che il nido causi traumi da separazione.a) infatti tutta la letteratura sulla separazione (Freud, Bowlby…) parlano di separazioni improvvise che avvengono senza preparazioneb) tutte le ricerche sugli effetti del nido, condotte per lo più negli Stati Uniti ma anche in ambito europeo, mettono in luce che non vi sono differenze significative tra i bambini frequentanti i nidi e quelli cresciuti in famiglia.Se anzi sono da rilevare delle differenze, queste sono solo positive e relative all’acquisizione dell’ autonomia e alla socializzazione con gli altri bambini, per quelli provenienti dal nido.Si notano inoltre il gradimento della madre per la scelta compiuta e la regolarità che il nido fornisce (rispetto ad “un po’ di baby sitter, un po’ di nonna in modo irregolare) alla vita del bambino nei suoi primi anni. Nei primi anni di vita, infatti, il bambino ha bisogno di gesti ripetitivi e riconoscibili, di rapporti e scambi decodificabili e quindi sufficientemente stabili da essere riconoscibili e prevedibili, quindi anche emotivamente rassicuranti.Non si vuole parlare di nido a tutti costi, ma dimostrare come nel caso in cui si opti per questa soluzione, il nido possa essere una via potenzialmente valida e buona per tutti.

La presenza della figura familiareLe ricerche classiche (Ainsworth, Bell e Main) hanno dimostrato che il bambino (tra 1 e 2 anni) se accompagnato da una figura familiare che se ne sta in disparte senza prendere iniziative è più disponibile ed interessato ad esplorare, giocare ed accettare i contatti con gli altri. L’allontanamento furtivo della madre, genera infatti stati di ansia ed un successivo ed eccessivo comportamento di attaccamento. La presenza della madre è invece la base sicura da cui il bambino può partire per le sue “esplorazioni” dell’ambiente esterno. E’ ovviamente necessario che il rapporto tra madre ed educatrice sia chiarito in modo da essere sereno e rasserenare in tal modo il bambino stesso.

Necessario a tal fine il - contatto preliminare con la famiglia- definire la sceneggiatura prevista per il primo periodo d’inserimento del bambino, accompagnato da un genitore.

Si richiede, infatti al genitore, la sua partecipazione discreta e disponibile e che intervenga solo su esplicita richiesta del bambino (attraverso parole o sguardi).Gli si spiega che sarà l’educatrice ad assumersi la responsabilità del nuovo arrivato, a presentarlo al gruppo; sarà lei a gestire i tempi e i modi dell’inserimento. La responsabile del nuovo ambiente è lei.

Il contatto preliminare servirà per :- conoscere la persona con cui dovremmo collaborare e quindi porre le basi per una buona alleanza e per accogliere quanto l’altro ci vuole dire di sé e del suo bambino.- Per spiegare cos’è l’inserimento, perché viene realizzato con gradualità, quali siano gli obiettivi e come si cercherà di realizzarli. Si forniscono, in definitiva tutte le conoscenze che permetteranno di orientarsi e anche di verificare il lavoro svolto. Per questo si specificano e si anticipano alcuni comportamenti del proprio bambino e degli altri bambini. La stessa collaborazione sarà poi occasione per scambiarsi ulteriori notizie.

Page 6: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

Per meglio gestire la fase dell’inserimento le educatrici suddividono il gruppo bambini in sottogruppi meno numerosi ed ognuna gestisce una parte di inserimenti, in modo da seguire il processo dall’inizio alla fine. La divisione nel sottogruppo facente capo ad un unico educatore rende più facile l’inserimento per il nuovo arrivato (che man mano inizierà ad esplorare anche gli altri bambini).Anche i bambini del gruppo percepiscono il nuovo arrivato e potrebbero attraversare momenti di crisi e di rifiuto. Per superare la crisi deve già esistere un rapporto con l’educatrice che avrà preparato i bambini facendo capire loro che il nuovo arrivato non toglierà nulla a nessuno.Questo lavoro richiede agli educatori una grande sicurezza che si fonda su una reale comprensione empatica ma anche intellettuale del complesso gioco relazionale..

Regolarità e gradualitàL'inserimento era riconosciuto come estremamente problematico negli anni'70, quando i bambini venivano inseriti tutti contemporaneamente e consegnati alle educatrici senza alcun passaggio graduale.Durante la fase dell’inserimento si nota come per i bambini più piccoli sia necessario creare un sentimento di regolarità, di abitudini costanti che si ripetono. Per il bambino è quindi fondamentale che ci sia un passaggio di consegne tra madre ed educatrice, che riproponga il più possibile il noto.La fase dell'inserimento si potrebbe paragonare ad un "rito di passaggio" in particolare alla fase liminare (o marginale; quella in cui il soggetto, dopo essere stato allontanato vive un periodo di sospensione prima di essere riaggregato). Sarà allora necessario progettare e programmare pratiche di connessione che riguardino il bambino e la famiglia. Ma innanzitutto bisognerà:1- integrare il più possibile il nido al territorio, creando una rete tra i vari servizi e le diverse istituzioni educative e sociali esistenti, al fine di realizzare una quasi appropriazione del nido da parte della comunità sociale2- dare visibilità al nido studiando strategie di accesso che riducano il più possibile eventuali stati d'ansia delle famiglie (ad asempio aprendo il nido alle famiglie, creando dlle giornate di visita pensate per loro).

Si tratta di fornire il massimo di continuità ripetendo, per esempio quelle ritualità proprie del rapporto madre-bambino fino a che non se ne siano create delle nuove proprie del rapporto educatrice-bambino. E’ necessario anche che vi sia un sostegno al processo di attaccamento del genitore; tale sostegno fa parte della professionalità dell’educatore.Il bambino infatti, se percepisce che da un lato la madre vuole che stia bene con l’educatore, ma dall’altro vorrebbe che non stesse meglio con lui di quanto non stia con lei, avverte tensione e gelosia che non facilitano in lui la lettura del nuovo ambiente. Sta all’educatrice leggere tali atteggiamenti e levare l’ambiguità che si cela dietro di essi, per aiutare madre e bambino a ritrovarsi serenamente.L'inserimento al nido prevede una fase diAVVICINAMENTO: per consentire la possibilità di conoscersi, osservarsi, comunicare, chiedere; i genitori possono visitare le strutture e prendere contatto con le educatrici. Iniziative per l’avvicinamento sono: l’assemblea, il colloquio, le merende e i pomeriggi di gioco. La graduale permanenza del genitore nelle prime settimane di frequenza. Il reinserimento dei bambini già frequentanti in gruppi più piccoli. L'individuazione di un'educatrice di riferimento.Durante l'inserimento l'educatrice deve rivolgere l'attenzione alla relazione madre-bambino per inserirsi senza intrusività. La formazione di piccoli gruppi di bambini facilita proprio la fluidità della comunicazione e la possibilità di osservazione della coppia madre-bambino.In questa fase, l'educatrice ha soprattutto il compito di OSSERVARE i comportamenti della madre e del bambino, in modo da individuare il momento in cui il suo intervento sia meno intrusivo.

Page 7: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

Durante l'inserimento, infatti, possono essere leggibili alcuni comportamenti che segnalano lo spostamento dell'attenzione dalla madre all'ambiente 1. In un primo momento il bambino è fisicamente nel nido ma psicologicamente con la madre di cui cerca costantemente il contatto (lo tiene in braccio, lo guarda, lo tiene per mano..) il distacco essenzialmente psicologico dalla madre per spostare la sua attenzione all'ambiente2. il distacco fisico dalla madre (che saluta, a volte) e l'aver stabilito contatti psicologici, interesse ed attenzione nei confronti del nido. Quando è avvenuto il distacco, l'educatrice può mostrare esplicita attenzione ed avvicinarsi fisicamente. Quando sarà l'educatrice ad occuparsi dei momenti di cambio e del pasto del bambino, significa che si sono stabilite relazioni di fiducia tra bambino, madre ed educatrice.Un altro momento che indica che l'ambientamento si è consolidato è il rapporto con altri bambini, relativo soprattutto ai non piccolissimi. E' attraverso il rapporto con l'educatrice che il bambino si abitua pian piano alla convivenza ed alla condivisione. Sarà compito dell'educatrice evitare intrusioni e cercare uno spazio di accoglienza fra i bambini.Anche lo spazio ha un ruolo molto importante e dev'essere organizzato in vista di due esigenze:- Rassicurazione/riconoscimentoBisogna quindi garantire ai bambini, durante la fase dell'ambientamento, un'insieme di oggetti, ambienti e situazioni scelti per evitare il senso di ansia ed estraneazione. E' indispensabile allora creare luoghi-tana,a angoli morbidi e protetti, con oggetti rassicuranti.

- Esplorazione/scopertaQuando l'ansia è passata, l'educatrice potrà stimolare la curiosità del bambino e quindi l'esplorazione. Gli spazi del nido devono quindi caratterizzarsi come fonte d'interesse.

La figura di riferimentoL'educatrice rappresenta una figura di attaccamento, consapevole che la qualità relazionale attuata, uno stile comunicativo non intrusivo e di sostegno alle modalità di attaccamento e separazione dalla madre durante l'inserimento, sono fondamentali nella vita del bambino e determinanti per un buon apprendimento.In questo senso c'è chi sostiene la validità del a. sistema di riferimento (il bambino si orienta verso un'educatrice che lavora nel complesso. Polo di un sistema in attesa di essere scelta)b. figura di riferimento (un'educatrice si propone come interlocutrice privilegiata nei confronti del bambino e del suo genitore). Questa sembra la soluzione più adatta in quanto non si stabiliscono relazioni con il sistema, ma con le singole persone operanti nel sistema Il collettivo di lavoro è una comunità educativa che gestisce il nido pedagogicamente ed operativamente attraverso figure professionali che pur avendo compiti differenziati, sono collaborative e paritetiche.La responsabilità educativa è condivisa ed ha funzioni metodologico-didattiche. L'operatore del nido deve riconoscersi come singolo e come gruppo. E' in questo senso che assume importanza la figura di riferimento, capace d'istaurare un rapporto individualizzato con il bambino.Si può anche pensare che durante l'inserimento, il gruppo operi una consegna all'educatrice delegandole il ruolo momentaneo della figura di riferimento privilegiata, facilmente riconoscibile sia dalla madre che dal bambino.

Cap.3 Abitare il nido di Anna Lia GalardiniSebbene lo spazio sia un elemento trascurato dalla pedagogia del passato, la riflessione sulla qualità degli spazi è diventata tappa fondamentale dell'organizzazione di un servizio per l'infanzia.

Page 8: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

Una buona organizzazione degli spazi è infatti imprescindibile e necessaria al bambino. La professionalità dell'educatore si vede anche nel modo in cui è predisposto il contesto nei suoi aspetti percettivi, pratici ed estetici.Lo spazio dev'essere "buono", saper accogliere il bambino nei suoi bisogni di sicurezza ed affettività dei primi anni di vita. Ma deve anche incoraggiare e sostenere il desiderio di esplorare.Il sentimento di accoglienza si deve manifestare, fin dal primo momento nella cura degli arredi ed degli oggetti. Usare un mobilio domestico, ad esempio, abbellire l'ambiente con i lavori dei bambini, posizionare gli oggetti a portata dei bambini, lasciare spazi privati dove ogni bambino può conservare ciò che gli appartiene. Il nido deve manifestare la sua capacità di continuità con la casa, che il bambino abita con il corpo stabilendo un rapporto percettivo ed emotivo con gli spazi.Se il nido è innanzitutto un spazio condiviso (lo spazio del "noi") deve saper organizzare al suo interno degli spazi individuali (le tane), ma anche accogliere un giocattolo, un oggetto portato da casa, elementi che in definitiva possano rappresentare anche il "mio".Deve favorire la familiarità ed incoraggiare le sollecitazioni che l'ambiente domestico non consente (il rapporto con altri bambini ed il gioco con i materiali più svariati). La possibilità di stimolare la curiosità del bambino è data proprio dall'organizzazione spaziale.Bisognerà accertarsi che i bambini si ritrovino in piccoli gruppi e che non vi siano spazi eccessivamente grandi e destabilizzanti.Rendere familiari gli spazi, darvi un'identità, significa anche specializzarli (spazio per il pranzo, per il gioco, per le attività, per il riposo...). Queste zone predisposte aiutano il bambino ad orientarsi, a vivere, nelle routine, ritualità ed abitudini che danno sicurezza ed inducono comportamenti più appropriati sia nell'uso degli oggetti che negli scambi sociali (Da Emiliani: Una delle caratteristiche fondamentali della quotidianità è la ripetizione ogni giorno degli stessi eventi. In tal senso si può parlare della quotidianità come un PROCESSO SOCIALE perchè le consuetudini ripetute diventano implicite ed il loro senso comunemente condiviso.La quotidianità garantisce un senso di stabilità personale attraverso il controllo e la prevedibilità di ciò che ci circonda. Il quotidiano rimanda a quel settore di realtà che ci è più familiare proprio perché è organizzata attorno al qui del nostro corpo e all’adesso del presente. Il rendere abituali, familiari, condivisi fra un adulto e un bambino piccolo i gesti, i comportamenti e le azioni diventa il fondamento del processo di socializzazione all’interno dei diversi ambienti di vita).

Gli spazi comuniNon bisogna trascurare nessuno spazio, tanto meno quelli comuni. L'ingresso, ad esempio, è lo spazio dell'accoglienza e deve saper trasmettere il benvenuto. Dev'essere arredato accuratamente e presentare tracce dei bambini e degli adulti, in modo da far percepire l'identità di chi vive quello spazio. Possono quindi esserci le foto degli operatori, ma anche dei gruppi di bambini e magari degli avvenimenti più significativi. Le pareti, segnate da una documentazione attraente, ricca di contenuti, mandano un messaggio forte ai genitori, rispetto alle proposte educative ed alla volontà di condividerle. È il primo segno da parte del nido di saper dire cose importanti sui bambini. Dall'ingresso si accede agli spazi caratterizzanti le specifiche funzioni. E' necessario prevedere stanze diverse per: lo spazio dei piccoli, dei medi, dei grandi. Ci sono anche spazi per le routine, per il sonno, per l'igiene, e possono anche esserci spazi complementari alle sezioni, specializzati per alcune attività, come il gioco simbolico, la pittura, i giochi motori. Sono infine necessari i servizi come la cucina, la dispensa e la stanza degli adulti. Il precorso da una zona all'altra avviene tramite corridoi, che pure devono essere personalizzati, potendo diventare luoghi d'incontro di piccoli gruppi e luoghi di documentazione se arricchiti con poster che raccontano le esperienze dei bambini al nido.

Page 9: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

Il percorso del bambino nello spazio dev'essere incoraggiato (e quindi tutti gli spazi devono essere predisposti per essere vissuti).

La sezioneDI solito i bambini sono divisi in base all'età. In alcuni casi si preferisce formare un piccolo gruppo di bambini 0-3, più efficace per la socializzazione, ma molto difficile da organizzare.La sezione, è, in ogni caso, uno spazio che accoglie ogni giorno un determinato gruppo di bambini. È quindi uno spazio di riferimento in cui ogni bambino riconosce qualcosa di sé, e dove momenti rituali segnano le tappe della giornata. Nella sezione si creano legami di familiarità tra i bambini, che vi condividono molti momenti. La sezione è il luogo in cui l'educatore può più facilmente stabilire legami individuali e sostenere il bambino nello sviluppo della sua identità. Le pareti della sezione si prestano ad usi diversi: dalla documentazione della vita dei bambini, al ricordare momenti speciali, alla valorizzazione di alcune immagini della vita il famiglia. È necessario armonizzare ciò che è sulle pareti, per avere un impatto estetico accattivante. Meglio evitare le immagini stereotipate ed utilizzare immagini d'arte, facendo attenzione al soggetto scelto.In ogni sezione può essere presente un grande quaderno, il diario del gruppo, nel quale ogni giorno si annotano gli eventi più significativi del gruppo o dei singoli bambini. Il diario dev'essere messo a disposizione dei genitori per condividere con i bambini le esperienze della giornata; perchè ci sia una connessione tra la vita al nido e quella in famiglia.La stanza dei piccoli richiede inoltre una cura particolare. Infatti, nel primo anno i ritmi di sviluppo sono rapidi, e lo spazio deve contenere più possibilità. Deve coniugare l'angolo dell'esplorazione con quello dell'intimità. Lo spazio deve favorire il gattonamento e contenere punti di appoggio sicuri per facilitare i percorsi dei bambini che iniziano a camminare. Indispensabili sono tappeti e cuscini su cui i bambini possano sedersi con agio e stare seduti vicino ad altri bambini e adulti.È sul tappeto che in generale avvengono molti giochi, con oggetti raccolti con criteri precisi in cesti. Il bambino ne esplora le qualità mentre l'adulto li nomina mostra le azioni che si possono compiere. Anche l'aspetto percettivo dei piccoli è molto importante. Non bisogna eccedere con stimoli visivi, con troppi colori ed oggetti che rischiano di frastornare. È necessario scegliere con cura ciò che vogliamo sia a disposizione dei bambini, che hanno bisogno di tante esperienze sensoriali, di vedere e toccare, cercando di afferrare gli oggetti come possono. Sono necessari oggetti diversi, per poter infilare, mettere dentro.Tra i due e tre anni, i bambini sviluppano il linguaggio e si muovono nello spazio con sicurezza. Sono inoltre in grado di mantenere a lungo l'attenzione svolgendo un'attività. Lo spazio dev'essere quindi ricco di stimoli. Lo spazio dei più grandi dev'essere organizzato con angoli stabili dedicati alle varie attività (che in caso, possono essere approfondite nelle stanze ad esse dedicate). Il numero di giocattoli, tavoli e sedie deve corrispondere al numero dei bambini e devono essere sempre in ottimo stato. La presenza dei tavoli non dev'essere troppo invasiva rispetto alla stanza e deve lasciare ai bambini la possibilità di muoversi con agio. È importante che un'attività sia svolta sempre nello stesso posto, ciò dà infatti autonomia e sicurezza ai bambini, che impareranno dono si trovano gli oggetti fino ad organizzarsi da soli. Lo spazio deve quindi essere leggibile nell'uso dei materiali; i giocattoli devono essere ben in vista ed ordinati. Possono essere organizzati con criteri precisi (magari tematici, scelti in base ad una tipologia od argomento o contenere oggetti con caratteristiche simili). L'ordine deve essere mantenuto anche grazie all'aiuto dei bambini, che in questo modo diventano ancora più consapevoli dell'organizzazione dei materiali. I materiali possono essere più disparati, di recupero, con varietà cromatiche e diverse proprietà tattili. Anche il criterio con cui i materiali sono esposti è una proposta di attività e guidano il bambino alla scoperta di proprietà fisiche, implicando problemi cognitivi.Anche la sezione dei più grandi non deve essere statica ma sostenere i diversi livelli di crescita. Ed anche in questo spazio è necessario prevedere angoli per la tranquillità e

Page 10: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

per situazioni più intime, dove potersi distendere, ascoltare una fiaba o restare un pò da soli.

Oltre agli spazi speciali (le stanze dedicate alle varie attività - pittura, gioco simbolico) devono esistere anche spazi in cui gli educatori sono a loro agio. Con arredi pensati per loro, un tavolo dove poter scrivere le annotazioni della giornata. Un luogo dove raccogliere e ritrovare facilmente la documentazione. Un ambiente dove colloquiare con i genitori e colleghi. Uno spazio dove riflettere, documentarsi e sostenere le proprie competenze. Un contesto in cui ognuno si sente a proprio agio influisce positivamente determinando atteggiamenti positivi.Il nido è anche uno spazio per i genitori, seppur per tempi limitati. Anche loro possono aiutare ad abbellire lo spazio, per realizzare piccole manutenzioni o arricchirli con cuscini, giocattoli ed oggetti utili a qualificare gli ambienti.

Cap4. I bambini e la cura di Laura Restuccia SaittaParlare di routine al nido, significa porre l'attenzione su qualcosa di molto importante che ha a che fare con- progettualità pedagogica- lavoro di cura- concetti di quotidianità, tempo e memoriaLe routine, attività quotidiane e ritualizzate, possono riguardare alcuni momenti organizzativi della vita de nido (entrata, uscita saluto) a momenti biologici (pasto, riposo, igiene) e a momenti funzionali come l'organizzazione di spazi e la gestione di materiali.Le routine, con quotidianità e regolarità scandiscono il tempo nel nido, e rappresentano, come ricorda la Emiliani, un processo di socializzazione.Ecco perchè il nido programma le routine in vista della costruzione e dello sviluppo dell'identità personale.In questo quadro, una routine come la cura del corpo del bambino, è una parte fondamentale del ruolo professionale dell'educatrice.Tutta la vita del bambino piccolissimo passa attraverso il corpo, e le relazioni che si stabiliscono con lui hanno a che fare con il qui ed ora del corpo, rispondendo ai suoi bisogni. Nei primi anni del bambino, quindi, la sua identità è soprattutto corporea. Il bambino costruisce il proprio sè, in termini cognitivo ed emotivo/affettivi, attraverso la capacità di chi fa parte del suo universo di attendere le sue aspettative, e rispondere ai suoi messaggi. Le risposte a tali messaggi, inviati attraverso il corpo, gli danno il senso della sua efficacia personale. Il corpo, diventerà allora matrice d'interiorizzazione della propria rappresentazione. Il corpo serve ad individuare quella zona dello spazio in cui risiede il sè. La conoscenza del mondo esterno è strettamente legata alla percezione di sè; esiste infatti una comunicazione continua fra il sè ed il fuori di sè.La teoria dell'attaccamento ha mostrato anche come il bambino crei dei legami affettivi con chi, tra l'altro, si prende cura del suo corpo. Attraverso le cure del corpo il bambino comincia a comprendere che il corpo è il suo mezzo per comunicare. Inizia anche a capire il legame fra le sue sensazioni e l'intervento dell'altro, assieme ad un senso affettivo ed emotivo di sicurezza. La risposta ai suoi segnali rinforzano le sue capacità comunicative. Anche l'educatrice deve cercare con il bambino una "sintonizzazione affettiva" dando risposte adeguate alle sue richiesteI rituali che vengono messi in atto nelle routine, permettono ai bambini di elaborare, fissare, riconoscere, ricordare e prevedere l'alternarsi delle sequenze di cui si compone l'azione o la situazione. Le routine sono delle costanti che permettono la memorizzazione e l'organizzazione di tale memorizzazione (quindi anche la previsione). Il nesso esistente tra esperienza e memorizzazione consiste nel fatto che la memorizzazione è un "accumulo di esperienza" e che si memorizzano più facilmente aventi con una valenza emotiva per il soggetto. Le connotazioni emotive, nei bambini, radicano i ricordi.Nel nido, il riconoscimento da parte del bambino di una sequenza di azioni, avverrà solo se interna ad una struttura comunicativa stabilizzata. In questo modo si crea, tra

Page 11: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

l'educatrice e il bambino, una "convenzione di scambio" che consente al bambino di organizzare i propri comportamenti rendendoli sempre meno casuali. L'interazione delle sequenze serve ad organizzare la strutturazione della realtà. All'interno di sequenze consolidate, sia il bambino che l'educatrice possono introdurre un elemento di novità e rilanciare l'interazione. Alcuni rituali (come il pasto, il cambio, il sonno...) sollecitati dall'educatrice, consentono ai bambini di crearsi una struttura di riferimento stabile, entro la quale il bambino organizza i confini di stabilità contro la mutevolezza degli eventi.Nelle routine il lavoro di cura ha una grande importanza in vista della strutturazione della vita quotidiana. Erroneamente, per molto tempo, si è pensato che la cura fosse un elemento, all'interno dei servizi dell'infanzia, da assolvere sbrigativamente. Contemporaneamente non si pensava ad una figura professionale precisa, ritenendo che ogni donna avesse istintivamente la capacità di "prendere in cura". Di conseguenza la "cura" era qualcosa che si accompagnava alla donna. Oggi sappiamo che richiede precise abilità psicologiche, organizzativo-strategico e di coordinamento di attività. Se è vero che le donne che lavorano nei servizi per l'infanzia svolgono quasi senza soluzione di continuità il lavoro di cura (a casa e al nido) non bisogna dimenticare che le educatrici devono avere un progetto intenzionale in mente, se vogliono, con la cura, far crescere nel benessere psicofisico il bambino. La cura del corpo ad esempio è molto importante per l'intimità e la dolcezza della relazione che richiede. I gesti dell'educatrice devono essere delicati, assecondare i movimenti del bambino ma anche stimolarlo perchè incominci a fare da sè.Anche il pasto è un momento ricco di valenze educative che richiede un'organizzazione in vista della calma, proprio per le sue implicazioni cognitive e di convivialità. Va favorita l'autonomia del bambino, ma anche il rapporto con l'educatrice che interverrà se il bambino non riesce a fare da solo.Il sonno è un altro momento a cui il bambino deve accedere attraverso riti di passaggio predisposti dall'educatrice. È possibile allestire un angolo rilassante con luci azzurre, dove abbandonare le attività frenetiche e compiere dei rituali (come il massaggio rilassante alle gambe, o il rito dell'orsacchiotto da abbracciare, o stringere la mano del compagno vicino di letto) che accompagnino al sonno.L'entrata ed uscita dal nido sono altre routine che vanno eseguite senza la fretta del commiato dai genitori. All'entrata, in particolar modo durante l'inserimento, lo stato "liminare" in cui il bambino si trova (in cui si deve abituare a rinunciare alla protezione assoluta e continua della mamma) può essere sostenuto attraverso oggetti transizionali, che permettono ad esempio di ricordare la casa al nido. Anche all'uscita è importante che il bambino possa portare un pò di nido a casa. L'educatrice potrà, attraverso il racconto di ciò che è avvenuto in loro assenza, rendere i genitori partecipi del nido. In tal modo la madre potrà continuare a vivere il protagonismo nelle prime esperienze del figlio.La quotidianità struttura le esperienze dei bambini, bisogna allora dare tempo alle routine, dare senso alla lentezza, che porta con sè la reverie, cioè uno stato sognante della nostra giornata in cui i bambini possono rielaborare emozioni, rapporti, esperienze, conoscenze e fantasie.

Cap.5 I bambini tra loro: la vita di gruppo nel nido di Dnatella GiovanniniCome si è più volte detto, la vita al nido rappresenta per i bambini un potenziamento dell'esperienza nelle nuove capacità di gioco, interazione con l'altro, sperimentazione di nuovi schemi di comportamento; nell'acquisizione di nuove regole e nella condivisione di significati che lo aiutano a superare il proprio egocentrismo.L'elemento più caratterizzante è la possibilità di relazionarsi con altri adulti ed altri bambini con i quali si creano dei legami di affettività ed intimità. Il nido permette di elaborare una viva sensibilità nei confronti dell'altro (di cui si chiedono informazioni se è assente, ad esempio). Perchè l'esperienza di condivisione con l'altro sia positiva, occorre però che il contesto in cui essa avviene, sia studiato in modo da favorirla (eliminando quindi gruppi numerosi e contesti chiassosi).

Page 12: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

Tempi della vita socialeAnche nella vita in gruppo il bambino deve poter far riferimento a sequenze ricorrenti, routinarie, prevedibili (è solo in questo contesto che i bambini lanceranno iniziative). Tempi organizzati, anche nelle fasi di passaggio (come il passaggio da un'attività all'altra). Si è notato, infatti, che molto spesso i conflitti nascono nei momenti di disorganizzazione. È allora fondamentale organizzare anche la fine di un'attività rendendo i bambini protagonisti, per esempio, del riordino dei materiali, per permettere loro di elaborare il passaggio da una situazione all'altra, e rendere prevedibile questo passaggio. Tempi che rispettino anche i ritmi della giornata (le mattine più dinamiche e i pomeriggi più rilassati) evitando il susseguirsi frenetico di attività.SpazioDev'essere ben organizzato in modo da creare un clima armonioso. Ad esempio non bastano tavolo e sedie per indicare che si mangia. Occorre connotare quel luogo con ciò che può caratterizzare quel momento (con porta stoviglie, stoviglie, una tovaglia ed oggetti personalizzati). Il bambino deve sentire che è seduto alla sua tavola ed al suo posto. Ciò converge in comportamenti armoniosi e di convivialità. La dimensione conviviale aumenta il piacere di mangiare.La relazione con gli altri bambini deve disporre anche di spazi privati, d'intimità, non controllati dagli adulti. É necessario allora creare tane, capanne, in definitiva, contenitori di relazioni che sono anche occasioni di apprendimenti cognitivi e sociali.Piccolo gruppoIn questo senso, perchè ogni bambino possa sentirsi parte di un contesto armonioso e non caotico, in cui avere dall'educatrice l'attenzione di cui ha bisogno, è necessario dividere i bambini presenti al nido in piccoli gruppi (dai tre agli otto).Per i bambini al di sotto dell'anno si allestirà un luogo con tappetoni, sui quali realizzare giochi con oggetti che stimolano lo scambio e l'interazione. Durante le routine deve invece essere privilegiato un rapporto individualizzato.Con i più grandi, momenti come il pranzo, il cambio, il sonno, possono diventare momenti da condividere con gli amici così come le attività di gioco (esplorazione e manipolazione di materiali, gioco simbolico, la lettura di un libro, il racconto di storie, che è bene fare in piccoli gruppi perchè i bambini ne traggano il massimo vantaggio).Il piccolo gruppo aiuta i bambini ad avere scambi frequenti con gli altri compagni, mentre l'adulto può osservare e comprendere più facilmente il progetto conduttore di un gioco ed aiutare il bambino a portarlo a termine. L'educatrice può essere, più facilmente garante dei rapporti armoniosi.Per molto tempo l'educatrice ha manifestato la volontà di lavorare in un grande gruppo, per non sentirsi sola. Ma questa sensazione può essere risolta solo quando le questioni professionali ad essa legata saranno risolte. L'educatrice si sentirà serena nello stare sola perchè sa cosa e come si fa con i bambini. Ma il piccolo gruppo richiede anche che l'educatrice organizzi in anticipo la sua attività, stabilendo prima di entrare al nido, con chi lavorerà e quali attività svolgerà. Il piccolo gruppo le consentirà di creare relazioni e condividere esperienze. Creare in definitiva, la storia del proprio gruppo.L'adulto nel gruppoL'educatrice deve avere un rapporto privilegiato con ogni bambino del suo gruppo, con cui dovrà stabilire un contatto (toccandolo, guardandolo negli occhi, pronunciando il suo nome, ascoltandolo, valorizzando le sue parole..). La costruzione dell'identità del bambino passa attraverso la ricerca di un proprio posto all'interno del contesto e del gruppo dei pari. L'educatrice deve quindi essere attenta a non valorizzare solo le idee o parole di alcuni bambini, ma deve usare ciò che ogni bambino dice o fa per creare un interesse comune. Deve saper ascoltare (perchè a loro volta, i bambini sapranno ascoltare). Deve consentire il dialogo e la comunicazione creando con il bambino una relazione calda, partecipe, emotiva. Durante la giornata l'educatrice prenderà molte iniziative, ma deve anche seguire l'iniziativa del bambino, che in tal modo sentirà che gli altri provano interesse per quello che fa. Il bambino dovrà essere incoraggiato anche attraverso l'eco a ciò che dice, in modo da farlo diventare di interesse per il gruppo.L'apprendimento tra bambini

Page 13: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

I bambini si osservano tra loro, e riescono a comprendere, ad esempio, io progetto sotteso al gioco del compagno. I bambini s'interessano alle scoperte dell'altro (imitandoli) ed al fare dell'altro (si è parlato in proposito di effetto lumaca - come se i bambini lasciassero dietro il loro fare una scia visibile che attrae gli altri bambini). È così che il gruppo può accogliere momenti di apprendimento, dove i bambini, nel cooperare, condividono momenti di conoscenza che arricchiscono i loro stessi progetti. Per ciò è importante che i bambini partecipino insieme alla costruzione di un prodotto (un grande disegno, un grande gioco), risultato del sapere del gruppo di quei bambini. Perchè tutto ciò si realizzi è necessario attivare strategie educative che assicurino la stabilità del gruppo, favoriscano la continuità dei progetti, sollecitino diverse modalità di fare e rappresentare (grafica, verbale, mimico espressiva...) in modo che la riflessione del bambino coinvolga più canali. Compito di chi educa è infatti anche quello di favorire una crescita alimentata dallo scambio e dal confronto.La formazione del gruppoEssendo il gruppo fondamentale all'armonia ed alla sensazione di familiarità dei bambini, è necessario che il gruppo delle educatrici pianifichi l'ingresso dei bambini tenendo presente i passaggi che avverranno di anno in anno nelle diverse sezioni, in modo da favorire la continuità della figura di riferimento e del gruppo dei bambini.Il gruppo crea infatti una sua storia, che è necessario conservare attraverso i diari settimanali (che registrano l'andamento settimanale del gruppo tenendo in considerazione eventi particolari, le attività proposte dagli adulti, i rituali di gioco tra i bambini, e quelli degli educatori). La documentazione deve essere anche iconografica (fotgrafica ad esempio). Nel gruppo la storia personale si ricorda anche come storia sociale. I bambini che condividono la quotidianità del nido con un gruppo stabile di educatori e coetanei, si costruiscono una conoscenza delle abitudini degli altri bambini, ma anche della vita quotidiana, ritmi e regole.Si costruiscono elementi di conoscenza comune (che quel determinato spazio è ad esempio, la tana del lupo). Per facilitare la creazione di questo patrimonio comune, l'adulto deve sostenere i collegamenti tra i bambini, favorire l'identità del gruppo e mantenerne viva la cultura.Gli adulti modello di comportamento per i bambiniI bambini si specchiano negli adulti vedendo ciò che si aspettano da loro e ciò che sta loro veramente a cuore.Atteggiamenti e comportamenti degli educatori influenzano fortemente i bambini, che imparano osservando gli altri. Gli educatori dovranno allora essere un modello, ad esempio nelle relazioni armoniose con gli altri. Per ottenere questo è necessario raggiungere una condivisione da parte di tutti i componenti del gruppo, delle scelte organizzative ed educative (attraverso incontri in cui ci si confronta e si trovino soluzioni prese di comune accordo). Il bambino deve ricevere dall'adulto un'immagine improntata al dialogo e all'ascolto; deve percepire la fiducia dell'educatore in ciò che fa e che sta costruendo.

Cap. 6 - Le attività al nido di Donatella GiovanniniL'attività nel nido si colloca su uno sfondo quotidiano stabile ed ordinato all'interno di un contesto in cui l'esperienza globale dei bambini è emotivamente (perchè le educatrici partecipano alle attività dei bambini, li incoraggiano e non hanno fretta) e materialmente rassicurante ( perchè non casualmente organizzato nei tempi e negli spazi). In un contesto siffatto le attività non sono qualcosa "per far stare buoni i bambini".Le attività, devono essere regolari e varie. Per questo l'educatrice dovrà pianificare razionalmente il lavoro, per programmare senza dover improvvisare tutte le mattine le proposte e la formazione del gruppo. Nel nido i bambini dovranno trovare attività regolari per poter trarre opportunità di apprendimento. Attività che trasformano in un percorso le singole esperienze, conferendo significato (non la ripetitività di azioni che orientano solo a mere abilità). Costruire occasioni tra loro connesse permette ai bambini

Page 14: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

di avere un continuum sperimentale che si arricchisce ed integra conoscenze ed esperienze.Importante sarà anche arricchire attività attraverso di tanti linguaggi e di diverse modalità di rappresentazione.Percorsi tematiciUn tema può essere affrontato per diversi mesi, impegno di cui i bambini sono assolutamente capaci. È quindi necessario che non si tratti di una proposta artificiosa, ma legata al vissuto dei bambini al nido. L'interesse, infatti, non esiste separato da un legame emotivo.(come esempio: attività sul cielo osservato dalla finestra della classe e da una panchina nel parco. Rifare il colore del cielo con la china o in una vasca d'acqua. Creare un tabellone con ciò che c'è nel cielo. Lettura di libri di favole o scientifici sul cielo. Creare con gelatine delle vetrate multicolori per giocare con la luce, dove hanno appeso luna, stelle e pianeti che grandi e piccoli avevano ritagliato insieme).I bambini hanno affrontato il tema da diversi punti di vista, con l'uso di molti linguaggi ed hanno terminato l'esperienza con la realizzazione di oggetti che racchiudono quanto appreso.I tempi personali della conoscenzaL'apprendimento avviene secondo ritmi personali, che prevedono fasi di crescita e di arresto. Perchè un'attività produca un apprendimento è necessario non avere fretta e lasciare che ogni bambino si senta a suo agio con i propri ritmi. È anche riferendoci a questi ritmi personali che si parla di "tappe di apprendimento".Si noterà anche che ogni bambino, nel sostenere un'attività, presenta dei cali d'interesse. La tentazione sarebbe quella di cambiare attività per riconquistare l'attenzione persa, ma in realtà è poco fruttuoso e frastorna il bambino. Meglio è sempre rispettare i tempi ed aspettare che il bambino ritorni alla situazione iniziale senza fretta.La presenza di altri bambini e il clima relazionale tra bambini ed adultiLa curiosità, l'intelligenza del bambino e la sua voglia di conoscenza trae vantaggio dalla presenza degli adulti e di altri coetanei, ma affinché questo avvenga p necessario che il contesto sia sereno. La voglia di conoscere può manifestarsi solo se il bambino è valorizzato nelle sue capacità, se ha stima di sè. L'esplorazione è favorita da un buon inserimento e da una buona separazione dalla madre. Bisogna in sostanza stabilire un legame emotivo con ogni bambino e fare in modo che riesca a capire e controllare l'attività, e quindi a ricordarla. Riuscire a realizzare ciò rende i bambini competenti nel loro fare, bambini che sanno collaborare perchè hanno la chiarezza degli scopi. Che sanno ascoltarsi perchè sono interessati a ciò che fa l'altro.Spazio per conoscere, tempo per riflettereL'adulto deve predisporre il contesto educativo in modo che favorisca comportamenti competenti (e quindi che non sia chiassoso, che i materiali siano ben organizzati, che ci siano giocattoli per tutti evitando così la contesa).L'identità degli spazi indirizza tacitamente il bambino verso un comportamento adeguato ed un uso adeguato della proposta che ci si svolge.I materialiAnche la natura del materiale messo a disposizione, l'interesse dell'adulto alle loro modalità di utilizzo, il modo in cui è predisposto, orientano l'attività del bambino. Gli oggetti contengono delle possibilità di azione, ciò che i bambini posso tirare fuori dipende dal tipo, la quantità, le loro caratteristiche e possibilità. È necessario che il materiale sia selezionato in maniera adeguata rispetto allo scopo (per esempio in modo che stimoli una sperimentazione attiva e conoscitiva, in modo da poter capire i problemi conoscitivi che si pone il bambino e vedere come riesce a risolverli.È importante che il materiale che si propone sia prima sperimentato dall'educatrice che riscopre così la ricchezza degli oggetti, le loro possibilità e caratteristiche. Perchè i bambini si possano muovere liberamente nel mondo degli oggetti, è necessario che vengano disposti in modo appropriati ed ordinato (in base alla loror funzionalità), visibile ed accessibile. Si possono usare materiali di tutti tipi che stimolano nel bambino conoscenze di vario tipo e progetti da compiere con altri bambini.

Page 15: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

Cap. 7 . Il mestiere dell'educatrice tra il sapere ed il fare di Sandra BenedettiÈ importante per i servizi rivolti alla prima infanzia, investire sulle educatrici, la cui professionalità è un indicatore della qualità del servizio. Questa è rappresentata da competenze relazionali elevate ed eterodirette, da capacità organizzative e gestionali, dall'attitudine ad individuare in tempi brevi a natura di un problema ed elaborare risposte adeguate. Inoltre l'educatrice deve saper utilizzare i saperi plurimi di cui dispone per facilitare un approccio sistemico in cui tutti i membri (bambino, famiglia, altri bambini, altre famiglie, figure professionali) possono trovare in quel contesto, significative occasioni di crescita.Esiste però un pregiudizio legato al mondo delle educatrici, che sono innanzitutto e per la maggioranza donne. Esse, sarebbero, secondo questo pregiudizio, naturalmente educatrici, perchè la donna ha innatamente un'attitudine al maternage. Quest'idea non attribuisce quindi valore al ruolo dell'educatrice, rilegandolo ad essere un aspetto dell'essere donna più che una professionalità acquisita attraverso lo studio.Siamo ancora in quel gineceo greco (in cui la donna era relegata in casa, so spazio, e si occupava del figlio almeno fino a quando questi non raggiungeva il 6 anno di età), trasformatosi però in un gineceo mentale. Manoukian (1993) dice che il lavoro delle educatrici è fortemente orientato in senso femminile. Infatti è l'unica professione in cui le donne sono chiamate proprio per il loro essere donna.Le educatrici stesse, interrogate, manifestano una confusione (sovrapposizione) del loro ruolo di donna con quello di educatrice.Dall'attitudine alla professionalità: i requisiti indispensabiliEschilo diceva che " solo l'uomo può procreare. La donna ha solamente in cura una garanzia che le è stata affidata e che deve restituire viva al suo proprietario, se per caso questa non è stata distrutta dagli dei". Oggi, Maria Grazia Contini: la competenza nella comunicazione emotiva implica per l'educatore un livello di consapevolezza dei propri vissuti e delle modalità attraverso cui le esprime...che ritengo doverosa, visti nel concreto i problemi che derivano dall'inconsapevolezza in quest'ambito.Tra le competenze:

1- l'educatrice pone al centro dell'attenzione la qualità della relazione. Deve saper comunicare osservare ed ascoltare, rivolgersi all'altro considerandolo come persona, e non come un contenitore da riempire d'informazioni. (Qualità che fanno dire "chi viene dal nido si vede" per le capacità di "problem solving" da attuare in svariati contesti).

2- Il valore della progettazione come strumento per assegnare valore scientifico al proprio agire (in un codice comunicativo declinato solo al femminile) e come mezzo per autovalutare la pertinenza tra ciò che si è dichiarato e ciò che si è realizzato. La progettazione del gruppo di lavoro che solitamente fa capo alla sezione consiste nel passare dall'implicito all'esplicito, dall'indistinto al distinto.

3- Approccio collegiale ed atteggiamento collaborativo delle professionalità del nido (questo carattere favorisce la sicurezza che il risultato ottenuto appartiene a tutti). Nella risoluzione dei problemi il nido propone una sensibilità di tipo sistemico, che è anche la chiave di lettura dell'identità di gruppo e delle singole professionalità. Questo valore, è un tratto distintivo della professionalità delle educatrici, esposta a molte variabili, il cui profilo non può che essere di alta qualità.

Cap. 8 - Gli strumenti della professionalità: progettare e documentare le esperienze di Giovannini e Lella GandiniDocumentare è importante sia per rendere partecipe i genitori dell'esperienze che i bambini fanno al nido, sia per lasciare tracce del lavoro fatto.Il tipo di documentazione dipende dallo spazio, dal tempo e dai materiali a disposizione; ecco perchè è necessario organizzare in anticipo tutto ciò di cui si avrà bisogno.Gli strumentiSi possono usare strumenti molto semplici (la trascrizione) o via via più complessi (la registrazione , la fotografia, la video camera). L'ideale è poter integrare la

Page 16: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

documentazione con annotazioni di vario tipo (foto e didascalie ad esempio) e saper scegliere le sequenze più interessanti. Quelle cioè, che mettono in evidenza la progettualità e le finalità dell'attività.Come documentareÈ importante non trascurare l'accuratezza formale, non solo in vista di una finalità estetica, ma per rendere più piacevole e leggibile la documentazione stessa. Questa non dovrà essere banale e ripetitiva (ad esempio con didascalie che riportano quello che il bambino fa nella foto) ma sempre significativa, per invitare a riflettere su come si lavora in quel nido.Osservare per capireOsservare ed ascoltare è un'esperienza reciproca. Osservare, per le educatrici, significa attivare la mente e capire ciò che i bambini stanno provando a capire, il tipo di questioni che si pongono.Interpretare le esperienzeLa documentazione deve "connettere in una narrazione unica e coerente, brani significativi di un progetto messo in atto" (Becchi 1993). Ad esempio nell'attività del cielo (in cui ogni bambino immagina cosa ci sia nel suo cielo) le educatrici si sono comportate da contenitore intellettuale capace di restituire la memoria dell'esperienze dei bambini. Esaminare la documentazione raccolta permette anche di farsi un'idea degli interessi emergenti dei bambini e di come sostenere la loro esplorazione e ricerca. Di conseguenza si potranno fare dei preparativi mirati, ricercare il materiale più adatto, creare situazioni capaci di stimolare nuove ipotesi e scoperte. La documentazione come resoconto dell'esperienza è possibile solo se a monte c'è una progettualità educativa.Il diario del bambinoÈ un vero e proprio libro biografico che si avvia con l'entrata al nido del bambino e termina con la fine del nido per quel bambino. Poter creare un diario sul singolo bambino significa potergli riservare un'attenzione particolare. Conservare, ad esempio, per ogni bambino una cartellina con i suoi lavori, annotare, anche insieme ai genitori, le sue conquiste evolutive. Si crea così una storia, la storia del bambino. Egli la potrà rileggere insieme ai genitori. Per questo è importante che sia costruita chiaramente, riportando sequenze significative, facendo dialogare le parole con le immagini, ad esempio riportare accanto alle foto spezzoni di dialogo, o inserire, vicino ad un suo disegno, la cartolina delle vacanze.Se è vero che il diario è relativo al singolo bambino, deve però lasciar intravedere come la sua storia si intrecciata con quella del gruppo, e come quest'intreccio di relazioni sia divenuto strumento di crescita e parte della sua identità. Si tratta, quindi, anche di una "storia sociale" che deve contenere molte osservazioni e testimonianze della vita di gruppo. Attraverso le pagine del diario emerge il livello di competenza della documentazione, ma anche la ricchezza delle vita vissuta insieme, le novità delle proposte, la qualità della relazione fra i bambini e e la capacità di raccontare una storia nel contesto di una pluralità.

Cap. 9 - I genitori al nido: coinvolgimento e collaborazione Di GalardiniSi è affermata, rispetto agli anni '70, un'idea di nido come risorsa per i bambini, con un vero progetto educativo. Accanto al nido, per le necessità di servizi più flessibili, sono sorti dei servizi integrativi.Ora ci si rivolge al nido non solo per necessità di custodia, ma con la consapevolezza del sostegno che il servizio può offrire ai genitori, spesso in una situazione di angoscia e isolamento con la nascita del primo figlio. Dai servizi integrativi può allora venire un sostegno, grazie al confronto con altri genitori.Il nido si renderà partecipe del legame genitori- figli, accogliendo la famiglia con le sue peculiarità e sostenendo i genitori nel loro ruolo educativo. Offre loro uno spazio di consapevolezza aggiuntiva per la loro genitorialità. Ma per le educatrici i genitori non sono solo fonte d'informazione o di collaborazione; sono anche parte integrante del sistema di relazioni dentro e attraverso il quale assolvere le proprie funzioni educative. Lo sviluppo infantile, dipende infatti, anche dal

Page 17: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

contesto relazionale in cui il bambino è inserito. Ci dev'essere allora continuità tra famiglia e nido, cosicchè modelli di relazione diversa, possano compensarsi ed integrarsi.Conoscere il nidoL'idea della separazione può essere fonte di ansia per i genitori.Il nido può aiutare le famiglie rendendosi trasparente e visibile. Prevedendo, ad esempio, delle giornate d'incontro con le famiglie per mostrare gli spazi e le attività. Degli incontri volti a risolvere gli interrogativi delle famiglie. Anche l'inserimento, come visto nel 1 (o secondo capitolo) avverrà in maniera graduale, e servirà all'educatrice per osservare le dinamiche di relazione genitore-figlio ed individuare il momento più adatto al suo intervento. È in questo senso che è importante la figura di riferimento, ossia l'interlocutrice privilegiata del bambino e della sua famiglia. L'educatrice dev'essere poi capace di annientare il timore di un reciproco giudizio o di una competizione dell'affetto del bambino.E’ necessario anche che vi sia un sostegno al processo di attaccamento del genitore; tale sostegno fa parte della professionalità dell’educatore.Il bambino infatti, se percepisce che da un lato la madre vuole che stia bene con l’educatore, ma dall’altro vorrebbe che non stesse meglio con lui di quanto non stia con lei, avverte tensione e gelosia che non facilitano in lui la lettura del nuovo ambiente. Sta all’educatrice leggere tali atteggiamenti e levare l’ambiguità che si cela dietro di essi, per aiutare madre e bambino a ritrovarsi serenamente.È necessario anche coltivare relazioni quotidiane con i genitori e prendere il tempo di raccontare la giornata del bambino nei suoi aspetti rilevanti (ad esempio le sue conquiste) al momento del commiato. Utili sono dei diari sintetici contenenti le informazioni che si riferiscono alla giornata trascorsa e l'aggiornamento regolare dei cartelloni documentanti la vita al nido.La collegialità, collaborazione e il dialogo, sono modalità di relazione proprie della professionalità di chi lavora al nido.Quando i genitori entrano in un nido, devono sentire che appartiene anche a loro. Questo si realizza:- allestendo spazi familiare, dedicati al colloquio fra adulti- coinvolgendoli nelle serate di lavoro (in cui partecipano alla realizzazione di materiali

ed oggetti, o di uno spettacolo)- tramite riunioni scadenzate che consentono di confrontarsi sul progetto educativo e

le esperienze vissute dai bambini- tramite il colloquio individuale È anche per meglio venire incontro alle esigenze di sostegno dei genitori che sono nati i centri genitori-figli, dedicati proprio al loro rapporto.

Cap. 10 Il nido di fronte alle differenze. Di S. BenedettiL'identità personale si costruisce emergendo dall'indifferenziazione, costruendo dunque delle differenze. Nel nostro tempo, quello della tecnica, nonostante le differenze culturali, ci sentiamo vicini alle altre culture (grazie ai viaggi virtuali, ma anche per quelle similitudini relative all'umano: l'uso di un idioma, le credenze religiose).Il nido ha un ruolo molto importante nella costruzione dell'identità infantile e dunque delle differenze.- La differenza di genere: la consapevolezza di tale differenza non deve avvenire

perchè si propongono ai bambini giochi tradizionalmente connotati (macchinine ai bambini e bambole alle bambine). La formazione del sè, e quindi la differenziazione, dev'essere vissuta come un valore, ma nel gioco, più interessante sarà scoprire le pari opportunità. Si può accedere a qualsiasi giocattolo utilizzandolo secondo le modalità che ciascuno può esprimere. Alle educatrici competenti spetta l'osservazione di queste modalità, per ricavarne uno spunto utile ad indirizzare verso una relazione che valorizzi lo specifico di genere, appartenente in misura diversa sia ai bambini che alle bambine.

Page 18: MANUALE CRITICO DELL’ASILO NIDO di Anna …studiosi.myblog.it/media/01/00/1679064876.doc · Web viewAnche dal punto di vista architettonico non c’erano riferimenti utili e molto

- Le differenze culturali: le pedagogia della differenza culturale trova il suo interlocutore privilegiato nel genitore, da cui cercherà di trarre interrogativi e le sue attese rispetto al servizio. Bisogna, evidentemente, abbandonare ogni atteggiamento aprioristico e pregiudizievole, ed orientare il bambino al dialogo con l'altro.

- La differenza fisica e psichica: studi dimostrano che anche in presenza di una grave anomalia genetica, se l'ambiente si predispone in modo non-evitante, potrà raggiungere quella che Cyrulnik definisce la "resilienza", ossi ala capacità di elaborare un trauma, tentando di riprendere il cammino pur in circostanze avverse. In ambito educativo questo percorso è accompagnato da una relazione di aiuto, che prepara il campo ad interventi più mirati (professionali. Lavorare accanto a bambini con deficit, implica anche essere a stretto contatto con le Asl, per le acquisizioni di cui occorre disporre). Per quanto riguarda le famiglie, il disagio si manifesta perchè i genitori non s'identificano con i loro figli secondo quello che viene definito "narcisismo ferito" . Se come dice Freud l'atto generativo e la forma più alta di espressione narcisista, il procreare un bambino patologicamente diverso produce una ferita dell'io che può portare alla fuga ed allo smarrimento. Anche in senso concreto (dissoluzione della copia). Il nido può in questi casi, costituire una certezza, accompagnando in un percorso co-evolutivo i bambini e i genitori, aiutandoli a non perdersi, grazie anche al confronti con altri bambini e genitori, uguali, diversi, ma tutti portatori di un unico diritto: essere riconosciuti.

Scheda per interventi pratici di un progetto educativo che rispetti la differenza:- modalità del primo contatto: bisogna individuare rituali il più possibile rispettosi del

modo in cui genitori e bambini stanno insieme- lo spazio fisico in cui incontrarsi dev'essere accurato, intimo e rimandare al modo in

cui il personale vive il proprio impegno educativo- incontro comunicativo informale per ottenere informazioni sulla qualità della relazione

genitore-bambino- incontro con altri genitori per testimoniare e condividere l'esperienza- progetto pedagogico chiaro, con cui i genitori possono confrontare le proprie

aspettative- l'organizzazione della struttura con le sue regole, deve venir incontro nella fase

iniziale ai genitori, mostrandosi flessibile, in modo da liberarli dall'ansia di essere adeguati.