Manichei Una Datazione Post Christvm Mortvvm Presso

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Edizioni dell’Orso Alessandria Studi in onore di Vittoria Dolcetti Corazza a cura di Carla Falluomini e Roberto Rosselli Del Turco

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Religione, Manicheismo

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Edizioni dell’OrsoAlessandria

Studi in onore di Vittoria Dolcetti Corazza

a cura diCarla Falluomini e Roberto Rosselli Del Turco

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© 2015Copyright by Edizioni dell’Orso s.r.l.15121 Alessandria, via Rattazzi 47Tel. 0131.252349 - Fax 0131.257567E-mail: [email protected]: //www.ediorso.it

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ISBN 978-88-6274-619-9

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Prefazione p. IX

Pubblicazioni di Vittoria Dolcetti Corazza XI

Silvia BellocchioDall’Inghilterra alla Toscana: la storia della principessa Adeltruda e della sua chiesa 1

Davide BertagnolliLa riscrittura della favola esopica nell’Esopet medio-nederlandese 11

Sandra Bosco ColetsosGatti negli idiomatismi 25

Raffaele CioffiNon esiste ricchezza che valga una notte in paradiso: l’ineffabile grandezza delle beatitudini celesti in una omelia vercellese 45

Maria Amalia D’AroncoIl ‘riso’ (oryza sativa l.) nella tradizione del glossario medico-botanico Alphita tra Salerno e Inghilterra 61

Mario EnriettiDi alcuni arcaismi fonetici del macedonico 71

Carla FalluominiA proposito di una controversa citazione biblica attestata nella Skeireins 77

Fulvio FerrariLa poesia allegorica svedese sul malgoverno di re Albrekt 83

Renato GendreNota sull’ingl. ant. sýring e hwæg 103

Indice

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Patrizia Lendinara“Testudo se þe hæfð hus”: la ‘portacasa’ di Ælfric 111

Marcello MeliHúsdrápa 131

Enrico MoranoUna datazione post christum mortuum presso i Manichei? 137

Giuseppe PagliaruloUn apocrifo tra le fonti dei Gothica Bononiensia? 143

Antonio PirasAnastodeins, þatei jah rodja du izwis. Gv 8,25 e la versione gotica della Bibbia 149

Maria Luisa Porzio GerniaLa ‘persona storica’ del parlante nel suo contesto storico-sociale: categorie interpretative comuni a W. Dilthey e B. Terracini 173

Cristina RaffaghelloLa ricorrenza delle Quattuor tempora nel periodo anglosassone 187

Roberto Rosselli Del Turco“Lasciar volare l’amato falco”: variazioni formulari e interrelazioni semantiche nella Battaglia di Maldon 201

Chiara Simbolotti“…Donec cepit tenebrosis noctibus draco grassari…”. Il drago nell’editio princeps del Beowulf 217

VIII INDICE

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Il manoscritto manicheo MIK 7251 [T III D 282] del Museum für AsiatischeKunst di Berlino-Dahlem è un frammento di una bella pagina1 ornata, nel verso,di festoni e fiori in blu e carminio, con tracce anche di oro. Mentre nel rectopresenta solo alcune linee, scritte in verticale rispetto al verso, in scritturamanichea e lingua partica e uigura con espressioni ripetute a mo’ di esercizio enomi propri, e una linea in scrittura sogdiana minuta in una lingua non ancoraidentificata, nel verso sono invece conservate una intestazione in lingua medio-persiana scritta con inchiostro rosso tra i festoni dell’ornamentazione, e 6 linee inlingua partica in scrittura manichea, le prime 3 delle quali scritte in rosso comel’intestazione.2

Di seguito la traslitterazione e traduzione del testo del verso.3

MIK 7251 [T III D 282]4 Verso

Intestazione/ {rosso} […] m(wr)wʾẖ (ʿyg nyw)

1/ {rosso} ʾwẖ (z)ʾnyd ʿšmʾ2/ {rosso} fryʾngʾn wjydʾgʾn ʾwd3/ {rosso} n(g)wšʾgʾn kw ʾc [pš]

Enrico Morano

UNA DATAZIONE POST CHRISTVM MORTVVMPRESSO I MANICHEI?

1 In realtà si tratta di un bifolio, ma soltanto una sottile striscia della seconda pagina èsopravvissuta.

2 Si veda l’accurata descrizione del frammento e la bella riproduzione a colori dei due latidel manoscritto in Gulácsi 2001, 24-25.

3 Trascrizione da me eseguita durante una autopsia del frammento fatta nel museo diBerlino-Dahlem nel 2000. Ringrazio Marianne Yaldiz, allora Direttrice del Museum fürIndische Kunst, ora Museum für Asiatische Kunst, per avermi permesso di esaminare ilmanoscritto.

4 La segnatura stampigliata sul manoscritto: T[urfan] III D[akianus = Qočo] indica che ilframmento fu trovato a Qočo durante la terza spedizione tedesca (dicembre 1905 - giugno1907), v. Boyce 1960, XIX.

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4/ yyšwʿ prnybrʾn ◦◦ ◦◦5/ ʾbr sʾr hrysd ʾwd6/ (pnj)wyst kd fryštgrwšn{il resto mancante}

Traduzione:

Intestazione/ “[…] il buon presagio”

1/ Così sappiate,2/ amati Eletti e3/ Uditori, che dopo4/ il parinirvāṇa di Gesù,5/ nell’anno trecento e6/ venticinque, quando l’Apostolo della Luce{il resto perduto}5

Il frammento è stato pubblicato la prima volta dallo scopritore, A. v. Le Coq,6

il quale, accanto ad una descrizione dettagliata del frammento, offre unatrascrizione del testo del verso e traduzione di F. W. K. Müller:

/1. ʾvh/ʾavûd ʿišmâ /2. friyânagân vižidagân ʾûd /3. nigôšagân kû ʾač /// ·· ·· /4. yîšôʿparnîbrân /5. ʾ/ʿr sâr ḥrêsad ʾûd /6. dôvîst kad frêštagrôšan

. . . führt euch / Freunde, Auserwälte und / Hörer, welche nach . . . / Jesu *parinirvāṇa(Hinscheiden) ·· ·· / (im) Jahre dreihundert und / zweiundzwanzig als der Gesandte desLichtes

Müller, come si vede, lesse erroneamente7 la prima parola dell’ultima rigacome (dw)wyst ‘ventidue’. Inoltre Le Coq segnalò la presenza di un titoloscritto in rosso tra le ornamentazioni, ma non lo trascrisse, considerandolo‘unleserlich’.8

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5 Dopo la sesta riga lo spazio è lasciato bianco. Siccome più della metà della pagina èandata perduta, è lecito pensare che lo spazio dopo la sesta riga fosse lasciato in bianco perinserire successivamente una miniatura. Il testo, così, poteva continuare dopo l’immagine.

6 Le Coq 1923, 38; l’immagine del solo verso del frammento si trova nella Tafel 4 a.7 Il p- iniziale e parte del -j- di pnj ‘cinque’ sono visibili anche nelle foto pubblicate,

specialmente la tavola 158 (in bianco e nero) di Sundermann 1996, e la figura a coloripubblicata in Gulácsi 2001, 25.

8 Le Coq 1923, 38: “Eine Zeile des, leider unleserlichen, wie gewöhnlich über mehrere

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Dopo una breve segnalazione nel catalogo di Mary Boyce,9 il frammento vennedescritto e riprodotto in Klimkeit 1982, 48 N. 50, plate XXVII. Klimkeit descriveil manoscritto e la sua ornamentazione. Considera poi il testo appartenente allacategoria degli inni del Parinirvāṇa10 e traduce le ultime due righe “in the year322, when the Messenger of Light (was raised up)”, aggiungendo: “since Manidied in the year 276, the hymn must have been composed in the year 598 andmust undoubtedly have been copied again and again with scrupolous fidelity”.Klimkeit accetta quindi la lettura della data ‘322’ fatta da Müller, e la consideracome data della composizione dell’inno, datato dalla morte di Mani, tralasciando,tuttavia, ogni commento sulla menzione del Parinirvāṇa di Gesù.

Nel volume11 dedicato alle fotografie dei frammenti di Turfan editi nelle primepubblicazioni (1904-1934) vengono date, a p. 23, solo le referenze bibliografiche,e una chiara fotografia in bianco e nero dei due lati del frammento (plate 158).

Infine, nel bel volume di Zs. Gulácsi (2001) dedicato all’arte manichea nellecollezioni di Berlino, il frammento in questione, accompagnato da splendideriproduzioni ingrandite a colori dei due lati (p. 25), viene descrittominuziosamente (N. 5, p. 24) e traslitterato e tradotto nell’Appendix I (p. 212) daJason BeDuhn. Qui per la prima volta viene letto e tradotto il titolo (m)wrwʾẖ ʿygny(w) ‘good omen’ e, su suggerimento di Sundermann, viene emendato [pš] dopoʾc della terza riga, ma ancora una volta il ‘322’ di Müller viene mantenuto, seppurein una nota (n. 29, p. 212) si propone come possibile anche la lettura ‘325’.12 Iltesto resta comunque di difficile comprensione (“Our full understanding of thelatter text is made problematic by the apparently unfinished or defectiveproduction of this codex folio, as well as by its currently damaged condition.”).

Il primo a discutere criticamente il testo del manoscritto, soprattutto inrelazione al sistema di datazione che esso presenta, era stato in verità WernerSundermann. Egli, discutendo in un articolo delle tradizioni manichee sulla datadel Buddha storico,13 sottolinea l’importanza del manoscritto in questione in

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aufeinander folgende Blätter verteilten Titels verläuft, in roter Tinte geschrieben, zwischen denOrnamenten.”.

9 Boyce 1960, 144.10 Su questa categoria di inni, che glorificavano il parinirvāṇa, cioè l’ascesa al Regno della

Luce, di Mani, si veda, ad es., Klimkeit 1993, 83 ss.11 Sundermann 1996.12 “Le Coq reads dwwyst ‘twenty-two’; the badly abraded letters possibly can be read as

pnj rather than dw, thus yielding ‘twenty five’”.13 Sundermann 1991, 433.

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quanto presenterebbe, a suo dire, la data, con cronologia assoluta, della morte diGesù. Ecco come legge Sundermann il testo:

Thus you shall know, beloved electi and hearers, that after the parinirvāṇa of Jesus inthe year three hundred and twenty […], when the Apostle of Light [appeared on earth]

Asserendo poi che il primo numero della linea /6/ non è più leggibile, efidandosi della lettura proposta da Müller, cioè ‘due’, interpretò la cifra 322 chene risulta come a “year in Christ’s life-time, if it refers to the Seleucid era”. Perfar coincidere, tuttavia, il 322 dell’èra seleucide con una data plausibile per lacrocifissione di Gesù, siccome Eusebio di Cesarea la datò nel 340 seleucide,Sundermann spiega il 322 del nostro manoscritto come risultato di corruzionedovuta a dettatura (‘due venti’ intendendo ‘quaranta’, secondo l’uso semitico discrivere 40 in cifre ripetendo due volte il simbolo per 20, la lettera p dell’alfabetosemitico). Purtroppo questa ingegnosa ricostruzione non è possibile, in quanto,come si è visto all’inizio, la prima parola della linea 6 non può che essere pnj, enon dw. E non essendo possibile, dobbiamo anche rinunciare all’affascinanteipotesi che i Manichei ci avessero tramandato in cronologia assoluta la data dellacrocifissione del Gesù storico.

Prima di tentare una possibile interpretazione di questo testo enigmatico,occorre però esaminare eventuali altre testimonianze di datazioni nei testimanichei di nostra conoscenza.

Una testimonianza di datazione ben precisa è effettivamente presente neldoppio foglio M1 (Mahrnāmag, ‘Libro di inni’), pubblicato in Müller 1912. Allalinea 160 e seguenti un colofone ci informa della composizione dell’innario:

M1/160-173/

/160/ ʾbr sʾr V C XX XX VI ʾ c bwn zʾy-šn ʿy prystg rwšn ◦◦ nwn ʾ br sʾr _____ kʾ /165/ ʾ hrʾptpd kyrdgʾryy ʾwd ʾbr sʾr C XX XX XX II ʾc ʾhrʾmyšn ʿy mry šʾd ʾwrmyzd whygʾr /170/ kʾnwyst ʿyn mhr nʾmg ʿy pwr ʾc sxwnʾn (z)yndgʾn ʾwd mhrʾn xwšʾn14

/160/ (fu) nell’anno 546 dalla nascita dell’Apostolo della Luce [Mani], cioè nell’anno____ 15 quando Egli /165/ salì in potenza e nell’anno 162 dalla salita del benefico ŠādOhrmezd /170/ che questo innario (Mahrnāmag), pieno di parole viventi e splendidiinni, fu incominciato.

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14 Müller 1912, 15-16, facsimile, Tafel II; Boyce 1975, 52-53 (text s). Traduzione inglese,Klimkeit 1993, 274.

15 Lo spazio per inserire la data calcolata dalla morte di Mani è stato purtroppo lasciato inbianco nel manoscritto.

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La datazione viene quindi qui indicata doppiamente, dalla data di nascita e dimorte di Mani, lasciata qui in bianco per probabile dimenticanza, e dalla morte diŠād Ohrmezd. Siccome la nascita di Mani si colloca nel 216/217, l’innario risultaquindi finito nel 762/763, e la morte di Šād Ohrmezd, il fondatore della scuolaDēnāvarīya nell’Asia Centrale, cadrebbe di conseguenza nel 600.

Se anche nel nostro testo, quindi, è presente una doppia datazione, dalParinirvāṇa di Gesù, e da quello di Mani, una possibile interpretazione sarebbe:

Così sappiate, amati Eletti e Uditori, che nell’anno trecento e venticinque dopo ilParinirvāṇa di Gesù, (cioè) [nell’anno 8016] da quando l’Apostolo della Luce [salì alParinirvāṇa] …

Non sapremo mai, purtroppo, che cosa ci voleva indicare con enfasi cosìsolenne il testo, o quale buona profezia seguisse, ma ritengo che queste pocherighe siano la testimonianza che i Manichei iniziarono già nel quarto secolo, forseanche prima del mondo occidentale, ad interessarsi ad una cronologia che partissenon solo dalla morte del loro profeta fondatore, ma anche del suo predecessoreapostolico, Gesù Cristo.17

Com’è noto il sistema di datazione basato sull’anno del Signore (Anno Domini)fu introdotto a Roma nel 525 dal monaco scita Dionigi il Piccolo. Dionigiconsiderò come inizio dell’Anno Domini la data dell’incarnazione di Gesù, cioèil concepimento (ab incarnatione), non la sua nascita (a nativitate). In seguito,grazie soprattutto all’opera di Alcuino e all’adesione di Carlo Magno e dei suoisuccessori, questo sistema di datazione si diffuse in tutto il mondo occidentaleper arrivare fino ad oggi.18

Jean-Daniel Dubois (École pratique des hautes études, Parigi) mi informa chei Basilidi avevano già nel secondo secolo mostrato interesse su alcune date dellavita di Gesù e aggiunge (comunicazione personale del 5.6.2015): “C’est unpassage de Clément d’Alexandrie, Stromates I, 145,6 – 146, 4 (ed. Stählin-Früchtel-Treu, II, 90, 18-28) avec les précisions sur la datation du baptême deJésus, à la 15e année de l’empereur Tibère, le 15e jour du mois de Tybi (certainsle datent du 11e du mois de Tybi). Pour la Passion: 16e année de Tibère, le 25

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16 Essendo Mani morto nel 274 A.D., e postulando che la crocifissione di Gesù sia avvenutanel 29, il testo daterebbe la composizione, o la profezia del titolo, al 354 A.D., quindi 80 annidopo la morte di Mani. Naturalmente la cifra era scritta nella riga seguente, ora perduta.

17 Non è superfluo ricordare che tutte le opere di Mani, come il Vangelo Vivente, inizianocon la formula paolina “Io, Mani, apostolo di Gesù Cristo”.

18 Per un resoconto generale sull’inizio della cronologia cristiana si veda Blackburn &Holford-Strevens 1999, 772 ss. Si veda anche, in particolare, Declercq 2000 e Declercq 2002.

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Phamenoth (d’autres le 25 de Parmouthi). Winrich Löhr, Basilides und seineSchule (Wiss. Unters. z. N.T.83), Tübingen, Mohr-Siebeck, 1996, p. 42-48,commente ce passage, avec des nombreuses notes (et bibliographie). Ces lignesde Clément d’Alexandrie montrent un intérêt pour la fixation de ces deux dates,très tôt au 2e siècle, avec les conséquences liturgiques pour organiser les fêtesselon ce calendrier. Les variantes évoquées par Clément d’Alexandrie montrentque la fixation de ces dates n’allait pas de soi.”

Bibliografia

Blackburn, B. - Holford-Strevens, L. (1999), The Oxford Companion to the Year. AnExploration of Calendar Customs and Time-reckoning, Oxford: Oxford Univ. Press.

Boyce, M. (1960), A Catalogue of the Iranian Manuscripts in Manichean Script in theGerman Turfan Collection, Berlin: Akad.-Verl.

Boyce, M. (1975), A Reader in Manichaean Middle Persian and Parthian, Leiden : Brill(Acta Iranica, 3ème Série, Vol. II).

Declercq, G. (2000), Anno Domini: The Origins of the Christian Era, Turnhout: Brepols.Declercq, G. (2002), “Dionysius Exiguus and the Introduction of the Christian Era”,

Sacris Erudiri 41, 165-246.Gulácsi, Zs. (2001), Manichaean Art in Berlin Collections, Turnhout: Brepols (Corpus

Fontium Manichaeorum. Series Archaeologica et Iconographica I).Klimkeit, H-J. (1982), Manichaean Art and Calligraphy, Leiden: Brill.Klimkeit, H-J. (1993), Gnosis on the Silk Road. Gnostic Texts from Central Asia, San

Francisco: Harper.Le Coq, A. von (1923), Die Buddhistische Spätantike in Mittelasien II. Die

Manichäischen Miniaturen, Berlin: Reimer [repr. Graz, 1973].Müller, F.W.K. (1912), Ein Doppelblatt aus einem manichäischen Hymnenbuch

(Mahrnâmag), Berlin: Königliche Akademie der Wissenschaften (APAW 1912, Nr.5).

Sundermann, W. (1991), “Manichaean Traditions on the Date of the Historical Buddha”,in The Dating of the Historical Buddha, ed. H. Bechert, Göttingen: Vandenhoeck &Ruprecht, 426-427.

Sundermann, W. (1996), Iranian Manichaean Turfan Texts in Early Publications (1904-1934). Photo Edition, published on behalf of the Corpus Inscriptionum Iranicarum bythe School of Oriental and African Studies, London: School of Oriental and AfricanStudies (Corpus Inscriptionum Iranicarum, Supplementary Series, vol. III).

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