MANGIARE “NEI MOMENTI SBAGLIATI” FA INGRASSARE · sono stati asportati tutti i linfonodi o se...

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Anno VI Numero 1172 Martedì 05 Settembre 2017 B.M. Teresa di Calcutta AVVISO Ordine 1. ORDINE: Progetto “Un Farmaco per tutti”; 2. Eventi Mese di Settembre 3. Ordine: legge annuale per il mercato e la concorrenza Notizie in Rilievo Scienza e Salute 4. Tumore al seno, come avviene la riabilitazione dopo l’intervento? 5. Le Statine potrebbero aiutare a sconfiggere il tumore all’ovaio Prevenzione e Salute 6. Mangiare “nei momenti sbagliati” fa ingrassare. 7. Problemi «intimi» d’estate che cosa fare per prevenirli Meteo Napoli Martedì 05 Settembre Sereno Minima: 18° C Massima: 27 °C Umidità: Mattina = 61% Pomeriggio = 59% MANGIARE “NEI MOMENTI SBAGLIATI” FA INGRASSARE L’orario in cui vengono consumati i pasti potrebbe contare più della quantità di calorie ingerite: mangiare nei “momenti sbagliati” potrebbe influenzare negativamente il peso corporeo. Di conseguenza, potrebbe essere responsabile del fallimento di una dieta dimagrante. Lo evidenzia uno studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, secondo cui le abitudini alimentari potrebbero influire anche sul ritmo circadiano. Nel corso della ricerca, gli scienziati hanno nutrito cinque gruppi di topi in orari differenti e con diete diverse. Al temine dell’esperimento, hanno osservato che gli unici roditori che erano riusciti a perdere peso erano stati quelli che avevano seguito un’alimentazione a basso contenuto calorico, somministrata nei normali orari dei pasti. Un altro gruppo, che aveva ricevuto esattamente lo stesso nutrimento - caratterizzato da un introito calorico più basso del 30% rispetto a quello fornito agli altri roditori, ma vi aveva accesso in modo illimitato durante il giorno, non era invece dimagrito. “Se si mettono in relazione questi risultati con il comportamento umano, lo studio suggerisce che la dieta sarà efficace solo se le calorie vengono consumate durante il periodo del giorno in cui siamo svegli e attivi. Inoltre, indica che mangiare nel momento sbagliato, come durante la notte, non consente di perdere peso anche se si segue un regime alimentare restrittivo”. Gli scienziati hanno poi scoperto che l’orario in cui vengono consumati i pasti non influenza soltanto il peso, ma anche il ritmo circadiano. Hanno osservato, infatti, che i due gruppi di topi che erano stati alimentati nei momenti sbagliati della giornata - uno dei quali aveva seguito il regime alimentare ipocalorico - hanno manifestato la tendenza a restare svegli durante la notte e a soffrire di privazione cronica del sonno. La scoperta suggerisce che l’incapacità di perdere peso non dipenderebbe soltanto da un’alimentazione inadeguata, ma potrebbe essere dovuta a “fattori nascosti”, come la mancanza di sonno e un ritmo circadiano alterato. (Sole 24ore) SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL Seguici su Facebook Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday Proverbio di oggi……… E’ 'na pasta d’ommo E' una pasta d' uomo persona buona

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Anno VI – Numero 1172 Martedì 05 Settembre 2017 – B.M. Teresa di Calcutta

AVVISO Ordine

1. ORDINE: Progetto “Un

Farmaco per tutti”;

2. Eventi Mese di Settembre

3. Ordine: legge annuale per

il mercato e la concorrenza

Notizie in Rilievo

Scienza e Salute 4. Tumore al seno, come

avviene la riabilitazione

dopo l’intervento?

5. Le Statine potrebbero

aiutare a sconfiggere il

tumore all’ovaio

Prevenzione e Salute

6. Mangiare “nei momenti

sbagliati” fa ingrassare.

7. Problemi «intimi» d’estate

che cosa fare per prevenirli

Meteo Napoli

Martedì 05 Settembre

Sereno

Minima: 18° C Massima: 27 °C Umidità: Mattina = 61%

Pomeriggio = 59%

MANGIARE “NEI MOMENTI SBAGLIATI” FA INGRASSARE

L’orario in cui vengono consumati i pasti potrebbe contare più della quantità di calorie ingerite: mangiare nei “momenti sbagliati” potrebbe influenzare negativamente il peso corporeo.

Di conseguenza, potrebbe essere responsabile del fallimento di una dieta dimagrante. Lo evidenzia uno studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, secondo cui le abitudini alimentari potrebbero influire anche sul ritmo circadiano. Nel corso della ricerca, gli scienziati hanno nutrito cinque gruppi di topi in orari differenti e con diete diverse. Al temine dell’esperimento, hanno osservato che gli unici roditori che erano riusciti a perdere peso erano stati quelli che avevano seguito un’alimentazione a basso contenuto calorico, somministrata nei normali orari dei pasti. Un altro gruppo, che aveva ricevuto esattamente lo stesso nutrimento - caratterizzato da un introito calorico più basso del 30% rispetto a quello fornito agli altri roditori, ma vi aveva accesso in modo illimitato durante il giorno, non era invece dimagrito. “Se si mettono in relazione questi risultati con il comportamento umano, lo studio suggerisce che la dieta sarà efficace solo se le calorie vengono consumate durante il periodo del giorno in cui siamo svegli e attivi. Inoltre, indica che mangiare nel momento sbagliato, come durante la notte, non consente di perdere peso anche se si segue un regime alimentare restrittivo”. Gli scienziati hanno poi scoperto che l’orario in cui vengono consumati i pasti non influenza soltanto il peso, ma anche il ritmo circadiano. Hanno osservato, infatti, che i due gruppi di topi che erano stati alimentati nei momenti sbagliati della giornata - uno dei quali aveva seguito il regime alimentare ipocalorico - hanno manifestato la tendenza a restare svegli durante la notte e a soffrire di privazione cronica del sonno. La scoperta suggerisce che l’incapacità di perdere peso non dipenderebbe soltanto da un’alimentazione inadeguata, ma potrebbe essere dovuta a “fattori nascosti”, come la mancanza di sonno e un ritmo circadiano alterato. (Sole 24ore)

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Proverbio di oggi……… E’ 'na pasta d’ommo E' una pasta d' uomo – persona buona

Chi troppo s’inchina, mostra il sedere

PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1172

SCIENZA E SALUTE

TUMORE AL SENO, COME AVVIENE la RIABILITAZIONE dopo L’INTERVENTO?

L’intervento chirurgico è uno dei trattamenti possibili per il tumore alla mammella, la neoplasia più diffusa nel sesso femminile.

A seconda del tipo di tumore l’intervento può essere diverso ma, in ogni caso, viene seguito da un programma di riabilitazione per permettere alla donna di ritornare a svolgere le consuete attività quotidiane. Ne parliamo con la dottoressa Lara Castagnetti, osteopata e specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa di Humanitas. «In caso di quadrantectomia o di mastectomia si prescrive alla paziente un diverso piano riabilitativo. Ma questo – spiega la dott.ssa Castagnetti – dipenderà anche dall’eventuale intervento sui linfonodi, ovvero se con la linfoadenectomia sono stati asportati tutti i linfonodi o se è stato asportato il solo linfonodo sentinella».

PREVENIRE I DISTURBI A CARICO DELLA SPALLA La spalla e il braccio sono fra le sedi che ricevono più attenzione durante la riabilitazione post chirurgica: «In fase acuta, ovvero nelle settimane successive all’intervento, la donna può avere difficoltà ad alzare completamente il braccio, per via della cicatrice e del dolore. Problemi di articolarità del braccio possono svilupparsi anche dopo mesi dall’intervento chirurgico per l’instaurarsi di fibrosi dei tessuti molli, accentuata dalla radioterapia. L’obiettivo è quello di mantenere un’adeguata particolarità pertanto non dovrà tenere il braccio immobilizzato troppo a lungo. Prima lo muove, prima recupera la sua funzionalità». Dopo aver recuperato la funzionalità motoria del braccio ci si concentra sulla spalla questo perché le conseguenze dell’intervento al seno potrebbero emergere anche nel lungo periodo. «In questa seconda fase con la riabilitazione la donna previene disturbi a carico della spalla come la sindrome di impingement o la tendinopatia della cuffia dei rotatori. Il rischio sorge se si è assunta una postura caratterizzata dall’anteroposizione della spalla. La spalla, cioè, si posiziona in avanti e si riduce lo spazio per lo scorrimento del tendine della cuffia sopra l’omero».

NELLA PRIMA FASE SI ESEGUONO ESERCIZI PIÙ CAUTI PER LA MOBILITÀ DEL BRACCIO «Lungo la parete di un muro si cerca di spostare il braccio su e giù o, da sdraiate, si cerca di sollevare un bastone tenuto con entrambe le mani gradualmente fino a 90° e poi sopra la testa». Nella fase successiva ci si concentra sulla spalla: «Si rinforzano i muscoli stabilizzatori della scapola, ad esempio avvicinando le scapole e mantenendo questa posizione per circa venti secondi, anche a pancia in giù, con le braccia lungo i fianchi, portandoli verso il soffitto». Se invece è stata eseguita una mastectomia l’orizzonte della riabilitazione cambia. Questo perché l’intervento può prevedere l’inserimento della protesi mammaria: «La protesi viene inserita tra la fascia del muscolo pettorale e il muscolo stesso. Questo muscolo subisce una serie di trazioni sia dal posizionamento della protesi che dalla ferita e quindi la parte anteriore del torace compensa queste sollecitazione portando avanti la spalla». Ecco che torna utile il trattamento osteopatico: «Si ricorre all’osteopatia per rilasciare le tensioni muscolari a livello pettorale e cervicale anteriore e riacquisire una postura corretta», conclude la dottoressa Castagnetti. (Salute, Humanitas)

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SCIENZA E SALUTE

Le STATINE POTREBBERO AIUTARE A SCONFIGGERE IL TUMORE ALL’OVAIO

L’ipotesi viene avanzata da uno studio britannico per ora condotto solo su cavie di laboratorio e non su pazienti. Si apre una prospettiva di terapia nuova (ed economica, visto il basso costo di questi farmaci) per una patologia difficile da trattare Le statine sono farmaci ben noti e utilizzati da milioni di persone in Italia e nel mondo per ridurre i livelli di colesterolo e prevenire danni cardio-cerebro-vascolari causati dall’aterosclerosi nelle persone a rischio o nei pazienti che hanno già avuto problemi quali infarto e ictus. Ora, uno studio ipotizza che possano essere efficaci nella cura del temibile e spesso letale tumore dell’ovaio. La ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, appare interessante perché apre una prospettiva di terapia nuova (ed economica, visto il basso costo di questi farmaci) per una patologia difficile da trattare come il carcinoma ovarico. Inoltre il trattamento pare funzionare soltanto se abbinato ad una determinate dieta.

UN SOLO TIPO DI STATINA PARE FUNZIONARE «In passato alcuni studi retrospettivi e preclinici avevano già ipotizzato che le statine potessero esser efficaci nella cura del cancro. Tuttavia nessuno studio clinico prospettico (condotto quindi su persone e non su cavie) ha confermato questa ipotesi. Gli autori avevano già dimostrato che non tutte le statine sono uguali per questo scopo e che solo un certo tipo di statina idrofobica e con una lunga emivita può essere efficace: questa statina si chiama PITAVASTATINA e non è mai stata testata in clinica contro alcuna forma di neoplasia». Nella loro indagine, i ricercatori hanno sperimentato la pitavastatina in cavie trapiantate con tumori ovarici e hanno osservato che il farmaco causa la regressione del tumore se i topi venivano mantenuti con una dieta senza geranilgeraniolo.

IMPORTANTE CONTROLLARE LA DIETA «Il bersaglio della pitavastatina (un enzima chiamato HMGCR) è sovraespresso, cioè presente in maniera eccessiva, nel carcinoma ovarico– per questo il farmaco potrebbe essere utile. D’altro canto è stato dimostrato che l’efficacia della pitavastatina viene bloccata da sostanze quali geranilgeraniolo e mevalonato, che si trovano in alcuni alimenti (olio di semi di girasole e alcuni tipi di riso). Quindi l’ipotesi è che se si assumono questi cibi, l’effetto della statina viene a mancare. Infatti, le conclusioni dello studio britannico confermano questa tesi: aggiungendo geranilgeraniolo alla dieta delle cavie, la pitavastatina non era più in grado di ridurre il tumore. Questo significa che in futuri studi sull’uomo con questo farmaco è importante controllare la dieta dei pazienti per evitare risultati negativi».

CINQUEMILA NUOVI CASI OGNI ANNO IN ITALIA In Italia sono circa 5mila i nuovi casi registrati ogni anno di carcinoma ovarico, il più letale tra i tumori ginecologici. Resta un nemico difficile da combattere anche perché quasi l’80% delle diagnosi avviene in fase avanzata, quando le possibilità di guarigione sono molto limitate. «Tanto più che la malattia, nelle fasi iniziali, non dà sintomi chiari e quando questi compaiono ha ormai cominciato a diffondersi agli organi circostanti e le probabilità che le cure abbiano successo sono minori. Le aspettative di vita aumentano però se si riesce ad avere una diagnosi precoce. La chirurgia, quando possibile, rappresenta ad oggi una delle modalità più efficaci per intervenire sul tumore dell’ovaio, e può essere accompagnata da chemioterapia e nuove terapie biologiche. Inoltre è fondamentale che le pazienti faccino il test genetico per la mutazione dei geni BRCA, che consente di identificare il trattamento più efficace perché in caso di queste mutazioni è indicato l’uso di determinati farmaci (PARP inibitori)». (Salute, Corriere)

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PREVENZIONE E SALUTE

PROBLEMI «INTIMI» D’ESTATE CHE COSA FARE PER PREVENIRLI

Irritazioni e infiammazioni sono frequenti nelle donne, a tutte le età (anche se per cause diverse). Nei mesi caldi aumentano ulteriormente i rischi: cosa bisogna sapere e i consigli per non rischiare fastidi “rovina-vacanze”.

La causa principale: stitichezza

I problemi “intimi” sono molto frequenti nelle donne, a tutte le età: dai primi anni di vita, con le irritazioni da pannolino, fino alla menopausa, a causa delle modificazioni ormonali. Nella maggior parte dei casi si tratta di infiammazioni e vulvo-vaginiti, ma si può arrivare anche a vere e proprie infezioni da curare con l’antibiotico. D’estate il rischio può aumentare per vari motivi: sudore, uso di indumenti attillati (anche di materiali sintetici), sabbia e acqua di mare a contatto con la pelle. Molto spesso però i problemi sono legati alla stitichezza ricorrente. «Retto e vagina comunicano e, se c’è ristagno delle feci, si modifica il ph della vagina indebolendo le difese: così i batteri dall’intestino possono colonizzare la vagina stessa. L’intestino deve sempre essere libero. Inoltre è molto importante, in caso di infezioni, eradicare il patogeno all’interno, con farmaci antimicotici o antibiotici, per evitare che il problema possa tornare. Questo succede se si curano solo i sintomi esterni, come arrossamento o prurito». Oltre alla stitichezza, altre cause di infezioni possono essere: rapporti sessuali non protetti e promiscui, scorretta igiene personale, l’assunzione di alcuni farmaci (come antibiotici e immunosoppressori) che alterano la flora vaginale e abbassano le difese naturali dell’organismo, l’utilizzo in comune di servizi igienici e asciugamani, la frequentazione di piscine, le variazioni ormonali (in gravidanza, in menopausa, durante l’assunzione della pillola anticoncezionale) che rendono la zona vaginale più vulnerabile nei confronti delle aggressioni batteriche.

Funghi, batteri, parassiti

Mentre le irritazioni riguardano la parte esterna della vagina (accompagnate spesso da arrossamento), le infezioni si sviluppano nell’interno e possono avere origine micotica, infettiva e batterica. I responsabili possono essere funghi (il più frequente è la candida albicans), batteri (gardnerella, gonococco, stafilococco, streptococco), parassiti intracellulari simili ai batteri (clamydia), virus (herpes genitale), protozoi (trichomonas). Le infiammazioni di origine non infettiva possono essere causate da un detergente intimo non corretto, da indumenti stretti, da profilattici, deodoranti e/o creme depilatorie. Spesso le infezioni si manifestano con leucorrea (perdite vaginali biancastre, a volte maleodoranti), prurito, bruciore e dolore, ma possono anche essere asintomatiche, come quelle da clamidia. «Quest’ultima patologia non dà segni o sintomi di per sé e spesso viene scoperta solo quando una donna cerca una gravidanza ma non riesce a concepire - spiega la dottoressa Zerbetto -. Infatti l’infezione da clamydia dà luogo ad aderenze che possono bloccare la funzionalità delle tube, dando così un’infertilità secondaria. La clamydia si trasmette per via sessuale e si può verificare la presenza di infezione, in corso o passata, tramite un semplice esame del sangue».

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I batteri «amici»

La flora batterica vaginale è di fondamentale importanza: è costituita da lattobacilli (o bacilli di Doderlein - dal nome dell’ostetrico tedesco che nel 1892 li ha identificati), batteri “buoni” che rendono l’ambiente acido e proteggono dalle infezioni, ma anche da alcuni saprofiti, ovvero quegli organismi che si nutrono di sostanze organiche in decomposizione (escherichia coli, streptococco, alcuni anaerobi). In determinate situazioni (per esempio durante l’assunzione di antibiotici o quando si soffre di diabete) si verifica un cambiamento della flora batterica vaginale: ne può conseguire una proliferazione dei saprofiti che, se superano una certa quantità, causano l’infezione. «La flora vaginale può venir meno a causa di terapie antibiotiche importanti o a seguito di infezioni ricorrenti - sottolinea la ginecologa Irene Zerbetto -: il pH della pelle si abbassa, si distruggono i batteri “buoni” e le difese immunitarie vengono meno. In questi casi, così come nelle fasi di stitichezza, serve una cura prolungata con probiotici, batteri in grado di ricolonizzare la flora. Molte donne non sanno che anche alcuni rimedi “fai da te”, come per esempio i lavaggi con il bicarbonato, possono intaccare la i lattobacilli».

Le terapie e i rimedi naturali

In caso di infezioni vaginali (con tampone positivo), è fondamentale rivolgersi al medico, che imposta la terapia a base di antimicotici (in caso di funghi) o antibiotici (in caso di batteri). «Esistono anche dei rimedi naturali, che si possono affiancare alle cure farmacologiche - sottolinea la dottoressa Zerbetto -: olio di mandorla, che ha proprietà antipruriginose e lenitive; creme a base di avena, con proprietà disarrossanti e antipruriginose; l’olio di borragine, che calma il prurito.

È fondamentale tenere la parte sempre lubrificata e idratata (soprattutto per le donne in menopausa) perché l’atrofia e la secchezza portano al proliferare dei patogeni».

I consigli per l’estate: cosa fare e non fare

«In generale, per prevenire irritazioni e infezioni, è bene indossare solo biancheria di cotone, fare un uso moderato dei salvaslip perché il clima caldo-umido favorisce il ristagno delle secrezioni vaginali e la proliferazione dei patogeni, stirare con ferro a vapore e mangiare in modo vario, con tanta frutta e verdura e pochi carboidrati complessi - spiega Irene Zerbetto -. D’estate bisogna fare attenzione a non tenere addosso il costume bagnato ed evitare quanto possibile gli indumenti aderenti (per es. per la palestra o il ciclismo) o cambiarli più possibile». È anche importante lavare le parti intime con i prodotti giusti

(chiedendo consiglio al proprio medico) e sempre da davanti a dietro per evitare il passaggio di batteri dall’ano alla vagina. Dopo il bagno in mare o in piscina è consigliabile sciacquarsi con acqua dolce per eliminare residui di sale, sabbia o cloro. Usare solo il proprio asciugamano personale, anche in famiglia lettini, sdraio, a bordo piscina o su altre superfici umide. Nei bagni pubblici utilizzare accortezze igieniche, in piscina meglio non sedersi sui bordi della vasca. La sabbia, soprattutto quella umida della battigia, può essere veicolo di infezioni: meglio sedersi su un asciugamano. (Salute, Corriere)

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ORDINE: CAMPAGNA DI PREVENZIONE AL MELANOMA: CONTROLLA I TUOI NEI

L’Ordine in collaborazione con il Comune di Napoli, la Fondazione melanoma

ONLUS e Federfarma Napoli ha predisposto “La Prevenzione sul Melanoma”.

Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli

La Bacheca

CALENDARIO visite gratuite per la Prevenzione del MELANOMA

Un gruppo di Dermatologi è a disposizione dei Cittadini per un CONSULTO GRATUITO presso la Sede dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di

Napoli secondo il Calendario riportato nella locandina

SETTEMBRE: 1. Lunedì 18 ore 16.00 – 19.00 2. Venerdì 23 ore 16.00 – 19.00 3. Mercoledì 27 ore 16.00 – 19.00

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ORDINE: Progetto “UN FARMACO PER TUTTI” Il progetto ha come finalità l’utilizzo di farmaci, le cui confezioni siano integre, ma anche di prodotti diversi dai farmaci come presidi medico chirurgici o integratori e dispositivi medici non ancora scaduti provenienti da donazione spontanea da parte di cittadini e Aziende Farmaceutiche, nonché di privati a seguito di cambio/fine terapia o decesso di un congiunto malato.

FARMACIE - COME ADERIRE: Clicca sul Link sottostante e compila il Form in modo da avere le informazioni utili riguardo il Luogo di Consegna del Contenitore per la Raccolta dei Farmaci.

http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/news/1097-un-farmaco-per-tutti

ORDINE: Discussione alla CAMERA dei DEPUTATI della Mozione sul progetto “Un Farmaco per Tutti”

Lunedì 17 Luglio, ore 13.00,

Se Vuoi Vedere la Registrazione della discussione alla Camera dei Deputati, basta cliccare sul seguente link:

http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/?option=com_content&view=article&layout=edit&id=1808

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ENTI ASSISTENZIALI: La Tenda, La Casa di Tonia, Emergency, Ordine di

Malta, UNITALSI Campania, Stelle in Strada, Suore della Carità di Madre Teresa di Calcutta,

Elemosiniere del Santo Padre, Croce Rossa,

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