MANAGEMENT PUBBLICO DELLO SVILUPPO LOCALE La pianificazione strategica Giuseppe S.Martorana.

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MANAGEMENT PUBBLICODELLO

SVILUPPO LOCALE

La pianificazione strategica

Giuseppe S.Martorana

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Sistemi complessi e decisioni -1

Un sistema è un insieme connesso di elementi interagenti. Qualora, benché singoli elementi subiscano modifiche prevedibili, il comportamento del sistema nella sua globalità non sia prevedibile (ovverosia ci si trovi di fronte alla “aleatorietà” dei suoi stati futuri), possiamo parlare di sistema complesso.

La complessità è dunque la caratteristica di quei sistemi che siano non tanto e non soltanto caratterizzati dalla compresenza di “molti” elementi, ma soprattutto di quei sistemi che, indipendentemente dal numero di elementi che li compongono, annoverino in sé elementi che “si comportano” in modo non-lineare, ossia non univocamente determinabile.

Una possibile definizione

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Sistemi complessi e decisioni – 2

Sistemi a scatola bianca, ossia sistemi di cui l’osservatore conosce le leggi che gli consentono di descriverli e rappresentarli.

Sistemi a scatola grigia, di cui l’osservatore conosce il modello (ad esempio gli elementi costituenti e le dinamiche di interazione) ma non dispone di tutti i parametri (ad esempio le stime relative ai flussi e dunque agli stati possibili).

Sistemi a scatola nera, di cui l’osservatore non conosce nulla.

Classificazioni

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Sistemi complessi e decisioni – 3

• Sistemi lineari e non lineari, ossia sistemi nei quali il comportamento delle singole componenti è regolato o meno da “leggi univoche”;

• Sistemi dinamici e sistemi statici, ossia sistemi caratterizzati o meno da flussi dinamici di feedback fra gli elementi del sistema;

• Sistemi chiusi e sistemi aperti, ossia sistemi non correlati o correlati con altri sistemi di cui rappresentino a loro volta elementi (nel primo caso possiamo parlare di sistemi principali, nel secondo di sottosistemi)

Classificazioni

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Sistemi complessi e decisioni – 4

1) il sistema complesso non può essere scomposto in parti semplici o, per meglio dire, se lo si scomponesse, si perderebbero le funzioni superiori che esso sviluppa attraverso l’interazione non additiva delle sue parti elementari (emergenza). In pratica, nei sistemi complessi la scomposizione è una decomposizione (disgregazione);

2) nel sistema complesso, l’impulso dinamico non è centralizzato, ovverosia non esiste un motore unico ed un’unica centrale di comando da cui deriva la dinamica del sistema. La dinamica del sistema è invece variamente distribuita fra le componenti del sistema, le quali possono talora svolgere ruoli funzionali diversi in relazione alla dinamica del sistema stesso, comportandosi ora come motori, ora come attuatori, ora come freni, etc.;

3) il sistema complesso è caratterizzato dalla mutabilità di stati e livelli; tale mutabilità rende improponibile l’analisi del sistema attraverso la prospettiva deterministica ed invece impone metodi di analisi di tipo stocastico;

4) i sistemi complessi presentano proprietà emergenti ossia comportamenti nuovi, e complessi, non riconducibili alla mera sommatoria dei comportamenti e delle funzioni delle singole componenti del sistema. È proprio per le proprietà di emergenza che un sistema complesso non può essere scomposto e che le sue dinamiche sono analizzabili solo attraverso metodi stocastici;

5) i sistemi complessi possono presentare proprietà auto-organizzative (adattive) ossia tendere spontaneamente e senza una guida centralizzata (non presente a causa della citata proprietà di distribuzione della dinamica del sistema) ad emergere in modo coerente. L’adattamento è la costante ridefinizione del rapporto fra il sistema e il suo ambiente (co-evoluzione) (Holland J.H., 1992).

Proprietà

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Sistemi complessi e decisioni – 5

Fra i sistemi complessi si annoverano quelli adattivi. Questi sistemi sono l’oggetto principale della nostra analisi: i sistemi economici, sociali e politici sono infatti sistemi adattivi, ossia sistemi che oltre ad essere tipicamente non lineari, dinamici ed aperti, presentano tutte le proprietà descritte nella precedente slide, ed in particolare quella di auto-organizzazione. È proprio quest’ultima proprietà, infatti, quella che distingue i sistemi adattivi dagli altri sistemi complessi.

Questi sistemi sono definiti CAS (Complex Adaptive Systems) e si caratterizzano per il fatto di presentare dinamiche di tipo evolutivo: nelle sue dinamiche, il sistema mostra una tendenza all’adattamento. L’emergenza tende dunque ad essere coerente con il principio di auto-organizzazione, il quale tende a sua volta (ma non è detto che vi riesca) a perpetuare alcuni principi fondamentali, fra cui l’ auto-conservazione del sistema.

Sistemi adattivi

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Sistemi complessi e decisioni – 6

Alcuni autori (Abbott K.A., Allan B.A., Westerberg A.W., 1997) hanno così descritto le proprietà auto-organizzative dei sistemi:

• il sistema complesso non ha una dinamica connotata da un equilibrio complessivo;

• il sistema complesso presenta interazioni diffuse fra le sue componenti;• il sistema complesso non ha un controllo centrale;• il sistema complesso presenta una gerarchia nella quale i livelli interagiscono;• il sistema complesso contiene elementi che agiscono adattandosi alle relazioni

reciproche ed all’ambiente.

Proprietà auto-organizzative

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Sistemi complessi e decisioni – 7Dinamica dei sistemi

In fisica, nei sistemi dinamici (si pensi ad esempio ad una sfera che scivola su un piano inclinato), l’osservatore ha a disposizione una serie di leggi che regolano la dinamica del sistema. Le leggi che determinano il moto, l’attrito etc. consentono all’analista di fissare dei punti fermi per la costruzione del modello. Ciò non deve far pensare sempre alla possibilità di effettuare previsioni certe: anche i sistemi meteorologici sono sistemi fisici connotati dalle stessi leggi che regolano il moto di una pallina su un piano inclinato, ma in meteorologia la complessità rende particolarmente evidente la proprietà di emergenza del sistema. Spostandoci dai sistemi fisici a quelli socio-economici, ci rendiamo conto che fra le citate proprietà dei sistemi complessi emerge quella di auto-organizzazione, dalla quale deriva la proprietà adattiva di tali sistemi.

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Policy e dinamica dei sistemi

Nei processi decisionali, e soprattutto quando la decisione è inserita nel più ampio contesto di una policy, la comprensione delle dinamiche del sistema non deriva esclusivamente dall’analisi delle leggi della dinamica, ma anche dall’interpretazione dei principi che ispirano ed informano il sistema. Sia nella fase di analisi dei sistemi locali di sviluppo sia nella fase di pianificazione, questi due piani distinti spesso si intersecano e si confondono. Ad esempio, l’affermazione di Jeremy Bentham della “massima felicità per il maggior numero possibile di persone” potrebbe suonare, per la sua apparente incontestabilità o perché condivisibile sul piano etico, come una legge della dinamica dei sistemi socio-economici, ma in realtà essa appartiene al piano delle dichiarazioni di principio.

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Leggi dinamiche dei CAS• la dinamica adattiva è causale; nell’analisi bisognerà tenere dunque conto che i parametri di controllo sono determinati dai parametri d’ordine ma che al contempo influenzano questi ultimi;• i sistemi adattivi tendono all’ auto-conservazione;• i sistemi adattivi per auto-conservarsi si evolvono e tendono a svilupparsi e rigenerarsi in un rapporto di costante adattamento all’ambiente ( auto-poiesi);• nei sistemi adattivi, l’auto-conservazione e lo sviluppo sono influenzati dall’energia disponibile destinata ad alimentare la dinamica del sistema;• l’energia (risorse, nel caso dei sistemi locali di sviluppo) non è infinita e la sua dispersione (strutture dissipative) rende irreversibili i processi (entropia);• per quanto il sistema tenda all’auto-organizzazione, l’emergenza può, anche in presenza di energia, compromettere la dinamica e distruggere il sistema definitivamente o mutarlo radicalmente trasformandolo in un nuovo sistema;• alcuni sistemi adattivi (come quelli socio-economici) possono regolare la loro dinamica volontariamente fino al punto di mutarla radicalmente; sono dunque sistemi dotati di capacità cognitive;• la non linearità del sistema determina un divario fra dinamica voluta e dinamica reale;• la presenza di ritardi implica che i cambiamenti non sono immediati nemmeno quando la volontà di cambiamento si traduce in azioni efficaci;•la volontà di mutare volontariamente la propria dinamica incontra il limite dell’auto-conservazione.

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Livelli, flussi e ritardi• Si immagini una vasca A alla quale sono collegati due tubi c e d ciascuno dotato di una saracinesca (C1 e D1). Aprendo la saracinesca C1, dal tubo c affluisce un liquido all’interno della vasca A e ciò fa aumentare il livello di liquido al suo interno. Viceversa, aprendo la saracinesca D1, dal tubo d si fa defluire il liquido dalla vasca. Il livello di liquido, ossia la variabile di stato di A, dipende dunque dalle variabili di flusso determinate dall’apertura e dalla chiusura di C1 e D1. Se, ad un certo punto, chiudiamo entrambe le saracinesche, il livello rimarrà costante. Analogamente, all’interno di un sistema, l’intervenuta cessazione dell’attività dinamica non annulla i livelli ma i flussi. Appare a questo punto chiaro che i sistemi dinamici sono caratterizzati da una configurazione dinamica che deriva da componenti del sistema (nel caso in esempio da tubi in entrata e uscita, serbatoio e saracinesche) e dall’architettura delle loro interazioni (feedback, ossia come sono collegati, tubi, serbatoio e valvole) da cui dipendono le variabili di flusso (flussi) che si “accumulano” in livelli.

•Gli effetti di un flusso (ossia di una variabile di flusso) sulle variabili di stato (livelli) non sono sempre istantanei. Se è vero che in un sistema fisico elementare, come quello precedentemente esaminato, l’apertura della valvola in entrata aumenta subito il livello dell’acqua, ed in maniera che possa essere misurato rendendo prevedibile il livello futuro, in un sistema economico e/o sociale ciò potrebbe non avvenire. Ad esempio, il calo della domanda di un prodotto non fa diminuire in maniera immediata il prezzo del prodotto: gli effetti, cioè, non sono così immediati e deterministici come quelli di aumento del liquido nel serbatoio all’apertura della saracinesca di entrata. Nel caso del sistema economico, infatti, incidono fattori che ci riconducono alle caratteristiche dei sistemi complessi adattivi ed all’impossibilità di assoggettarli al determinismo dei modelli fisici elementari. Quanto detto introduce il concetto di ritardo, ossia di effetto temporale che una o più variabili di flusso hanno sulla capacità di altri flussi di accumularsi in livelli.

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Sistemi complessi e decisioni – 11Un esempio

Immaginiamo di affrontare la complessità dei sistemi con un approccio puramente logico/matematico, e dunque di fondare il nostro processo decisionale su di un processo formalizzato di tipo matematico. Consideriamo quindi un caso specifico, quello di un Comune immaginario chiamato Costabella, il quale ha un problema di spopolamento e conseguente degrado del centro storico e presenta un considerevole sviluppo edilizio nella zona costiera (Marina di Costabella), la quale è poco dotata di servizi pubblici.

Definiamo innanzitutto lo spazio dei problemi:1)      attore:Amministrazione Comunale;2)      obiettivi:- il recupero e la funzionalizzazione del centro storico;- il miglioramento dell’accessibilità ai servizi pubblici.3)      variabili :- numero residenti a Marina;- numero residenti nel centro storico di Costabella.

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Sistemi complessi e decisioni – 12Albero delle decisioni

 A questo punto definiremo:-          i parametri di controllo, ossia i livelli (indicizzati) dell’accessibilità ai servizi pubblici e del degrado del centro storico;-          i gradienti, ossia le forze (variabili) che incidono sul sistema, ossia (nel nostro caso) il rapporto tra popolazione residente a Marina di Costabella e popolazione residente nel centro storico.-          x gli stati finali del sistema (vettore di stato).Inoltre, per semplicità, diciamo che l’attore può, ad ogni livello, assumere due sole possibili decisioni, una bianca ed una nera (cioè l’attore può o investire nel recupero del centro storico o decentrare i servizi a Marina di Costabella).Immaginiamo ora che il soggetto decisore debba, per ogni livello di A, prendere la decisione che implichi il miglior livello di . Avendo ipotizzato solo due opzioni di scelta, ad ogni “nodo” dovremo indagare attraverso il calcolo due opzioni e avremo la corrispondente formazione di due canali e ciò con una crescita esponenziale che ci porterebbe, già dopo poche decine di biforcazioni, ad una situazione di intrattabilità in termini di calcolo (si veda la figura che segue).

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Sistemi complessi e decisioni – 13Albero delle decisioni

• 

Parametridi controllo

Gradienti

Stati f inali Vettore di stato x

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Sistemi complessi e decisioni – 14Attrattori

A questo punto è necessario introdurre un altro importante concetto, quello di “attrattore”. Un attrattore è un insieme verso il quale un sistema dinamico tende dopo un tempo sufficientemente lungo. L’attrattore può essere un punto, una curva, una varietà o un insieme complicato (come nel caso dei frattali, definiti “attrattori strani”). Si potrebbe affermare che qualsiasi sistema dinamico si muove su una traiettoria che lo conduce verso il suo attrattore, e che tale traiettoria può avere proprietà diverse. Nel moto rettilineo uniforme di una pallina su un piano inclinato (tipico sistema teoricamente lineare), l’attrattore è il punto in cui la pallina si ferma, la proprietà dinamica del moto è quella periodica e lineare. Nei sistemi non lineari, la traiettoria verso l’attrattore può avere proprietà diverse (caotiche). Ritornando al nostro albero, possiamo affermare che:

1)      se il sistema è governato dalla casualità (ossia le decisioni sono assunte con il proverbiale lancio della moneta), tutti gli stati finali del vettore x hanno lo stesso livello di probabilità, e dunque non esiste un attrattore prevalente;

2)      se invece il sistema è governato dall’auto-organizzazione (ossia dalla proprietà auto-poietica che comporta proprietà di apprendimento e conseguenti scelte), alcuni stati finali saranno più probabili di altri e dunque esiste un attrattore prevalente.

Tutto ciò equivale a dire che l’auto-organizzazione muta il sistema e dunque cambia gli attrattori, che non preesistono al sistema ma ne sono conseguenza. Nei sistemi adattivi non esistono dunque attrattori “naturali”.

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Sistemi complessi e decisioni – 15

Albero delle decisioni: una prospettiva dinamica• 

Parametridi controllo Gradienti

Stati finali Vettore di stato x

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Sistemi complessi e decisioni – 16

La dinamica del sistema c’induce a pensare che né la soluzione del mero intervento di decentramento né quella del mero recupero del centro storico risolvono il problema, ed anzi lo aggravano. Dovremmo inoltre trattare dal punto di vista del calcolo non soltanto scenari diversi – e la mole di calcoli teoricamente necessari aumenterebbe ulteriormente –, ma addirittura ci troveremmo di fronte ad una scelta insormontabile fra approcci teorici diversi:-        -  potremmo considerare come mero parametro di controllo indipendente da; in questo caso perderemmo di vista la dinamica del sistema;-       -   oppure potremmo considerare il sistema come un “tutto” e dunque tenere conto dell’interazione fra ed , considerando al contempo come parametro di controllo e parametro d’ordine. In tale ipotesi, diventerebbe, a sua volta, parametro di controllo e parametro d’ordine. Pertanto, denominando x il vettore di stato del sistema e considerando che è al contempo la misura dello stato del sistema, ma anche funzione del vettore x, avremo che =(x). Ovviamente pervenire ad una descrizione del “tutto” attraverso modelli matematici condurrebbe ad un’approssimazione tale da rendere incerta l’utilità del modello poiché, nell’impossibilità di conoscere x, dovremmo accontentarci di analizzare una piccolissima parte di esso (y di x). Se, nel caso precedente, rischiamo di perdere la dimensione dinamica, qui rischiamo di perdere di vista anche la non decomponibilità del sistema, poiché per decidere saremo costretti ad estendere ciò che abbiamo osservato nello spazio/tempo y all’intero sistema.È evidente, inoltre, che la diminuzione della popolazione residente nel centro storico non determina di per sé il degrado urbanistico (il quale semmai si verifica perché diminuisce l’interesse dei proprietari di immobili alla loro manutenzione), ed è altresì chiaro che il degrado non sarà, nel tempo, immediatamente conseguente alla diminuzione dei residenti (il degrado avverrà dopo un certo lasso di tempo).Come l’esempio dimostra, attraverso modelli matematici puri è impossibile trattare in modo soddisfacente i sistemi non lineari adattivi e ciò a maggior ragione quando non sono note o misurabili tutte le variabili e quando la complessità della dinamica non consente una definizione certa dei parametri di controllo. In ogni caso dovremmo porci una domanda fondamentale: anche se riuscissimo a rappresentare il sistema per ogni classe di gradienti e per ogni combinazione fra classi, definendo le migliori decisioni possibili, al fine di ottimizzare i livelli in relazione agli obiettivi, avremo solo per questo messo in atto una strategia?

Limiti della trattazione “matematica” dei sistemi complessi

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Sistemi complessi e decisioni – 17Dinamica dei sistemi - Definizione

Secondo la dinamica dei sistemi, la rappresentazione e la descrizione dei sistemi complessi possono avvenire mediante l’uso di modelli. Tali modelli non devono soltanto descrivere lo stato del sistema (ossia i suoi livelli), ma, nel caso di un sistema dinamico, anche le variabili, ossia la sua specifica dinamica (flussi). La descrizione della dinamica del sistema è indispensabile per definire, anche solo in termini probabilistici (ad esempio nei sistemi non lineari e stocastici), la sua evoluzione.

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Sistemi complessi e decisioni – 18La modellazione - Processo

Il processo di modellazione può essere suddiviso in fasi:

1) Analisi del contesto/scenario. In questa fase si individuano le componenti del sistema e la configurazione dinamica che deriva dall’interazione fra le componenti del sistema e l’architettura delle loro interazioni ( feedback) dalle quali dipendono le variabili di flusso (flussi) che si “accumulano” in livelli. Nel caso di sistemi complessi, in generale, sono individuati e studiati i singoli sottosistemi, senza perdere di vista la dinamica complessiva del sistema in esame ed evitando quindi di incorrere nell’errore della scomposizione in parti semplici (decontestualizzazione delle componenti del sistema). In questa fase è fondamentale tenere conto delle proprietà auto-organizzative (nei modelli adattivi) poiché da esse derivano le tendenze probabili del sistema nella sua evoluzione. L’analisi evolutiva delle variabili determinerà inoltre la possibilità di verificare l’effetto di diversi scenari sull’evoluzione del sistema. Questi ultimi dati saranno fondamentali nella fase di costruzione ed in quella di simulazione del modello.

2) Modellazione/simulazione. In questa fase assumono estrema rilevanza i “motivi” per i quali si sta modellando, ossia quali problemi si vogliono risolvere attraverso la modellazione. Indubbiamente, in questa fase, dal piano puramente analitico della fase precedente si passa ad un piano creativo nel quale subentrano prospettive anche di tipo “ideologico” che possono influenzare la definizione delle diverse opzioni, e che possono a maggior ragione determinare una scelta fra di esse. Tali influenze possono in parte essere “compensate” dalla simulazione, attraverso la quale il modello è confrontato con la realtà simulandone il funzionamento;

3) Definizione delle decisioni. In questa fase il modello diventa, sia nella sua dimensione rappresentativa della realtà sia nella sua dimensione previsionale, lo strumento guida per definire le strategie idonee alla soluzione dei problemi.

4) Implementazione/valutazione del modello. Le decisioni derivanti dal modello sono implementate e valutate. La valutazione può determinare un anello di retroazione del processo descritto.

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Sistemi complessi e decisioni – 19Costabella – Analisi di contesto

Costabella è una cittadina di circa 20.000 abitanti situata in una regione del sud Europa. La dinamica demografica mostra rilevanti tassi di crescita. La sua economia si basa, sul turismo e sull’agricoltura. Il contesto sociale è caratterizzato da un clima “tranquillo”, caratterizzato da un basso numero di reati, da una considerevole propensione all’accoglienza, da un buon livello di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Esistono numerose associazioni di volontariato, culturali, sportive.L’attuale amministrazione comunale gode di un ampio consenso, e anche le opposizioni sono disposte a collaborare per il bene comune e lo sviluppo locale. La cittadina ricade in un area che è obiettivo di aiuti per lo sviluppo locale. Costabella come molti comuni costieri è divisa in due parti: Costabella e Marina di Costabella. Costabella sorge su un’altura, è il nucleo di insediamento più antico e in essa sono concentrati tutti i servizi pubblici. Marina di Costabella si sviluppa invece lungo la costa. Dagli anni ’70 in poi Marina di Costabella ha subito un notevole sviluppo edilizio, dovuto all’aumento del numero di villette per le vacanze (inizialmente degli stessi Costabellesi) delle strutture residenziali e delle strutture ricettive (alberghi, pensioni, lidi, bar ristoranti etc.). La posizione di Costabella non consente ulteriori espansioni e pertanto Marina è diventata l’area di elezione per la costruzione delle nuove strutture edilizie. Il Piano regolatore è in corso di redazione e conferma questo tipo di assetto. Costabella e Marina di Costabella distano circa 15 chilometri e sono collegate da una strada statale dal percorso tortuoso e molto trafficata poichè collega, attraversandoli, anche altri importanti centri urbani.Dalla fine degli anni ’80 in poi molti Costabellesi hanno deciso di stabilirsi in modo stabile a Marina di Costabella. Tanto che a distanza di 25 anni, quasi il 20% della popolazione vive tutto l’anno a Marina di Costabella. Di converso il centro storico della cittadina si è spopolato, il prezzo degli affitti in queste zone è sceso notevolmente (circa il 30% in meno nel periodo considerato) per gli immobili per uso abitativo. Queste circostanze hanno indotto alcuni proprietari ad affittare gli “alloggi economici” del centro storico, ad uso temporaneo per i forestieri che lavorano a Costabella (insegnanti e altri dipendenti della pubblica amministrazione) e i molti immigrati (comunque ben accolti dai Costabellesi) che lavorano stagionalmente in agricoltura. La popolazione residente è dunque in crescita. In conseguenza di tutto ciò la situazione attuale vede la cittadina spaccata in due dal punto di vista urbanistico, con un centro storico abbandonato, anche in conseguenza dello scarso interesse dei proprietari alla manutenzione e cura degli immobili, e da una zona residenziale/turistica molto popolosa (soprattutto in estate) e poco dotata di servizi pubblici (uffici comunali, scuole, banche posta, etc.). A ciò si aggiunge una carenza del sistema trasportistico (strade e mezzi pubblici) ed un consequenziale aumento dei mezzi di trasporto privato necessari ai Costabellesi residenti a Marina per raggiungere i servizi centrali, i luoghi di lavoro, le scuole etc.. Quindi si riscontrano aumento del traffico, problema dei parcheggi in centro e aumento dell’inquinamento.

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Sistemi complessi e decisioni – 20Costabella – Spazio dei problemi

A questo punto possiamo definire lo spazio dei problemi, ossia gli obiettivi, gli attori, le variabili.

1)      Gli attori sono- l’Amministrazione Comunale intenzionata ad un coinvolgimento delle forze sociali nel processo decisionale.

2)      Gli obiettivi sono:- il recupero e la funzionalizzazione del centro storico;- il miglioramento dell’accessibilità ai servizi pubblici dei residenti a Marina (molti dei quali anziani e disabili).

3)      Le principali variabili sono:- il numero dei residenti a Marina;- il numero dei residenti nel centro storico di Costabella.- gli investimenti per le nuove costruzioni (ricordiamo che l’area di espansione edilizia è Marina);- gli investimenti per il recupero dell’esistente patrimonio edilizio.- il tasso di crescita/decrescita della popolazione;- i flussi migratori;- il livello dei prezzi per l’acquisto o la locazione di immobili nel centro storico;- il livello dei prezzi per l’acquisto o la locazione di immobili a Marina;- i tassi di crescita del turismo.

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Sistemi complessi e decisioni – 21Costabella – Modellazione

Degradodel centro storico di Costabella

Aumento della popolazione (a Marina)

con difficoltà di accesso ai servizi

pubblici

Investimenti nelle nuovecostruzioni a Marina

Disinvestimenti nel recupero dei vecchiimmobili a Costabella

+

+

Iniziamo a delineare la dinamica essenziale del sistema

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Sistemi complessi e decisioni – 22Costabella – Modellazione

A questo punto introduciamo ulteriori variabili nel ciclo.

Degradodel centro storico di Costabella

Aumento della popolazione (a Marina)

con difficoltà di accesso ai servizi

pubblici

Investimenti nelle nuovecostruzioni a Marina

Disinvestimenti nel recupero dei vecchiimmobili a Costabella

+

+

Crescita demografica

Aumento immigrazione

Diminuzioneestimi in centro

Aumento estimia Marina

+

Crescita turismo

+

+

+

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Sistemi complessi e decisioni – 23Costabella – Definizione delle decisioni

Enfasi sui livelli

L’attore principale (Amministrazione comunale) potrebbe decidere:a)      di decentrare (duplicandoli) i servizi a Marina, per risolvere il problema dell’accesso ad essi di un’importante parte della popolazione, il che diminuirebbe il numero di spostamenti e decongestionerebbe il traffico dovuto ai continui spostamenti;b)      di intervenire con un piano di recupero del centro storico anche attraverso incentivi;c)      di operare in entrambe le direzioni, ossia duplicare i servizi e recuperare il centro storico.Tutte e tre le scelte non tengono conto della dinamica del sistema (si tratta di decisioni statiche) e la terza appare molto onerosa e non tiene conto del fatto che comunque le risorse sono limitate .

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Sistemi complessi e decisioni – 24Costabella – Definizione delle decisioni

Enfasi sulla dinamica

Qualitàurbanistica ed edilizia

Accessibilità ai serviziMiglioramento dei i servizi di t rasporto pubblico e della viabilità

Dist ribuzione dei servizi pubblici

+

+

Dist ribuzione delle funzioni di ospitalità

+

+

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Sistemi complessi e decisioni – 25Creatività e complessità

Non possiamo far altro che cercare una via intermedia fra riduzionismo e olismo. Alla base dell’analisi della dinamica dei sistemi complessi devono essere poste le capacità creative/immaginative, ossia la capacità dell’uomo di variare la prospettiva di osservazione e la capacità di astrarsi dal piano dei puri dati, cogliendo del sistema in esame non soltanto la sintassi ma anche la semantica. È evidente che questa capacità è assente in un computer e che non può essere espressa da un algoritmo. Queste considerazioni pongono l’attenzione su un problema epistemologico: quello dell’insufficienza del metodo analitico classico per la comprensione dei sistemi complessi.Il pensiero strategico è un’espressione della mente umana come sistema adattivo.

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Strategia – 1Concetto di strategia

Nell’immaginario collettivo, il termine “strategia” evoca spesso scenari di guerra e, in effetti, in quanto ramo dell’ars militaris, la strategia serve a regolare e coordinare le operazioni belliche . Più in generale, il termine “strategia” è impiegato per descrivere l’arte o la scienza avente lo scopo di utilizzare efficacemente e produttivamente il potenziale bellico di un’intera nazione, al fine di condurla alla vittoria. In tal senso, la strategia assume un significato politico oltre che militare.Nel linguaggio comune, una confusione piuttosto ricorrente è quella fra «strategia» e «tattica». In campo militare, la tattica è la tecnica di manovra delle unità militari in battaglia. Essa si distingue dunque dalla strategia, che regola invece la condotta generale delle operazioni belliche. Il rapporto fra strategia e tattica vede dunque la strategia come piano di riferimento e di coordinamento di una o più tattiche. Si può affermare che strategie e tattiche rappresentano nel loro insieme una “struttura piramidale” nell’ambito della quale il livello superiore (strategia) rappresenta per il livello inferiore (tattica) il fine, ed il livello inferiore rappresenta per il livello superiore il mezzo. Tale strutturazione complessa, gerarchica e caratterizzata da molteplici relazioni logiche, strumentali e funzionali, allontana in maniera evidente il termine strategia dal significato di mera astuzia impiegata per realizzare un obiettivo e lo avvicina invece a quello di arte o scienza avente lo scopo di pianificare risorse per raggiungere un fine. Questa definizione esprime la complessità della cosiddetta «struttura strategica», la sua portata generale e la presenza del “pensiero strategico” in tutti i campi dell’attività umana.

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Strategia – 2Management strategico – anni ’50 –’70

anni '50-'60Nascita

management strategico

Emerge una visione coordinata delle varie funzioni manageriali.Assumono rilevanza fattori esterni all 'organizzazione e vengono

elaborati "gli approcci strategici" conseguenti.Nasce il Management By Objectives (MBO).

anni '60-'70 Growth TeoryElevate quote di mercato creano economie di scala ed aumentano il patrimonio conoscitivo ed esperienziale delle imprese. Ciò genera

aumento dei profitti.

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Strategia – 3Management strategico – anni ’70 -’80

anni '70-'80

Portfolio theory

Evoluzione delMarketing concept

Un ampio portafoglio di risorse finanziarie riduce i rischi specifici.Nascono le SBU (Strategic Business Unit).

La "scuola di Harvard" evidenzia l 'obsolescenza dell'orientamento allavendita.Aumenta l'enfasi su bisogni del consumatore.

Quest'ultimodiventa la guida delle decisioni strategiche.

Il successo nipponico.nascita delle teorie sulvantaggio competitivo

Il successo dell'industria nipponica, anche a seguito dell 'introduzione dei sistemi di total quality induce ad una ricerca

dei fattori determinanti di tale successo.

Strategic change

A partire dal 1970 inizia in dottrina una ampia discussione sul ruolo del tempoe della incertezza nella pianificazione. Le decisioni del management risentono

di cambiamenti imprevisti ed imprevedibili. Si sostiene addirittura la "decadenza" della strategia. Nasce un movimento, quello del management del

cambiamento, tuttora attivo e vitale.

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Strategia – 4Management strategico – dagli anni ’90 ad oggi

dagli anni '90 in poi

Teorie basate sullaapplicazione della strategia militare

al mondo delle imprese.

Teorie Biologico/evoluzioniste

Teorie basatesui sistemi complessi

Si riscoprono i"grandi" del pensiero strategico (Sun Tsu, Mao TseTung, von Clausewuitz, etc.).

Alcuni militari statunitensi elaborano modelli strategici utilizzabilidalle imprese. Molti "generali in pensione" diventano manager di grandi

multinazionali.

Modelli ispirati al "mondo naturale" vengono applicati ai mercati.

Nuove acquisizioni teoriche sulla complessità, portano ad una riconsiderazionedel pensiero strategico, rivoluzionando alcuni aspetti della teoria delle decisioni.

Le tecniche di pianificazione strategica vengono estese a nuovi campi.

Learningorganization

Le teorie cognitive, la psicologia delle organizzazioni, l'apprendimento comerisposta adattiva, danno luogo alle teorie sullo Strategic learning.

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Strategia – 5Sistema elementare di scambio

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Strategia – 6Sistema elementare di Marketing

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Strategia – 7Sistema di marketing a flussi composti

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Strategia – 9Ambiente della pianificazione

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Strategia – 10Potestà e dominio

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Strategia – 11Ambiente della pianificazione e mondi possibili

Ambiente della pianificazione

W1

Ambiente della pianificazione

W3

Ambiente della pianificazione

W0

Ambiente della pianificazione

W2

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Strategia –12Riepilogo 1/2

- il processo di scambio è rappresentato da flussi composti (flusso dei valori e flusso dei controvalori) nei quali sono presenti elementi materiali e immateriali;- il processo di scambio si svolge in un ambiente costituito da diversi livelli (ambiente interno, microambiente, macroambiente, metambiente);- il processo di scambio non è limitato al rapporto fra organizzazione e microambiente, ma si estende agli altri livelli ambientali, dando luogo a flussi di valore e controvalore estremamente “lunghi” e compositi;- l’ampliamento della funzione di scambio è strettamente connesso ad una visione sistemica dell’ambiente in cui opera l’organizzazione ed al quale l’organizzazione non solo si adatta, ma che, attraverso il processo di scambio, contribuisce a modificare;- la potestà dell’organizzazione è rappresentata dalla sua capacità di conseguire il dominio relativo all’interno dell’area e di raggiungere il dominio assoluto derivante dalla capacità di raggiungere i propri obiettivi con il minimo impiego di risorse;- il dominio assoluto è determinato dal bilancio fra lo sforzo pianificatorio, ossia il valore ceduto al metambiente, e la potestà determinata dalla conoscenza del sistema, ossia il controvalore che l’impresa riceve dal metambiente;- il processo di scambio determina al livello del metambiente il processo generativo della strategia, ossia la pianificazione strategica;

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Strategia –12Riepilogo 2/2

- mediante la pianificazione strategica l’organizzazione tende ad identificare le direttrici strategiche per raggiungere l’assetto strategico ottimale, ossia il massimo dominio relativo (la vittoria, cioè il superamento dei concorrenti) ed il massimo dominio assoluto (dominio su se stessa), da cui deriva il miglioramento delle performance e dunque la capacità di mantenere ed accrescere il dominio relativo;- il fattore tempo assume nella pianificazione un valore cardinale; il tempo è infatti una dimensione dell’efficienza e dell’efficacia, influenzando il rapporto valore/controvalore e dunque il dominio assoluto; un’organizzazione che non raggiunge l’obiettivo nei tempi previsti dalla pianificazione non ha, di fatto, raggiunto l’obiettivo; tale organizzazione impiega più risorse del necessario per conseguire il risultato, così compromettendo il proprio dominio assoluto e, di conseguenza, quello relativo; come avremo modo di sottolineare, il conseguimento degli obiettivi, che è ovviamente susseguente all’azione strategico/tattica, deve avvenire entro i tempi determinati dalla pianificazione; abbiamo anche avuto modo di osservare come il processo di generazione si svolga nel tempo e determini l’orientamento futuro dell’organizzazione e il dominio che essa avrà nell’area competitiva.

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Pianificazione e sviluppo locale –1

Orientamenti territoriali

Si possono ipotizzare quattro fondamentali orientamenti strategici del territorio (G. S. Martorana, 2005):1. l’orientamento alle risorse;2. l’orientamento alla promozione e al sostegno delle risorse;3. l’orientamento all’emulazione dei modelli di sviluppo;4. l’orientamento alle vocazioni.

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Pianificazione e sviluppo locale –2

Approcci alla pianificazione

Possono distinguersi tre principali approcci alla pianificazione territoriale:1. la pianificazione di taglio razionale, di matrice prettamente urbanistica e fortemente orientata alle risorse;2. la pianificazione negoziata, tipica delle esperienze pattizie, fortemente orientata alla mediazione delle

visioni e degli interessi e basata in larga misura sulle capacità “manageriali” espresse dal tavolo di concertazione;

3. la pianificazione strategica sistemica ed olistica, nella quale l’uso di strumenti razionali tiene conto di tutte le componenti del sistema territoriale e perciò anche delle vocazioni in esso presenti. Questo tipo di pianificazione, è bene precisarlo, include non soltanto le esperienze di pianificazione generalmente definite come “piani strategici” (piani strategici urbani), ma anche tutte le esperienze di pianificazione territoriale caratterizzate da una metodologia di pianificazione del “sistema complesso territorio” proiettata nel lungo periodo, fondata sulla delineazione di scenari possibili e che tenga conto (altrimenti non si potrebbe utilizzare il termine strategia) del contesto competitivo rappresentato dagli altri territori.

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Pianificazione: una descrizione lineare per un processo circolare - 3

Pianificazione

Programmazione

Implementazione

Valutazione

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Pianificazione e sviluppo locale –4

Fasi del piano

L’attività di pianificazione è articolata in tre fasi:1) analisi del contesto/scenario;2) elaborazione, analisi e valutazione dei modelli;3) definizione delle strategie.

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Pianificazione e sviluppo locale –5

WP del piano

WP0 - gestione del progetto;WP1 - Analisi ricognitiva dell’area territoriale;WP2 - Analisi delle fonti secondarie e fissazione degli item di ricerca;WP3 - Pianificazione dell’indagine di marketing territoriale;WP4 - Effettuazione dell’indagine;WP5 - Analisi dei risultati dell’indagine;WP6 - Analisi SWOT;WP7 - Elaborazione dei modelli strategici;WP8 - Analisi, comparazione, valutazione dei modelli strategici;WP9 - Individuazione delle strategie e delle tattiche connesse al raggiungimento degli obiettivi ai quali è volto il piano di fattibilità;WP10 - Analisi costi/benefici delle azioni individuate;WP11 - Stesura del/dei piano/i di fattibilità.

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Pianificazione e sviluppo locale –6

Modello - Qualità

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Pianificazione e sviluppo locale –7

Modello - Comunità

Sviluppoeconomico

Governance

Welfare

PartecipazioneIntegrazione pubblico/privato

Economia sociale

+

+

+

Government

Decrescitaeconomica

AssistenzialismoClientelismo

Divergenza pubblico/privato Disinteresse per la politica

Economia "non sostenibile"

+

+

+