Mamagamma- Exhibition 06 dino bernabò poster

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Dino Bernabò ci ha abbandonati nel 2003,lasciando tutto lì, incastrato nelle “maglie” delle sue opere. La sua è una vita segnata dalla solitudine e soprattutto da un ipocondria visionaria che lo porterà a una costante di fobie ossessive (tra le quali l’insonnia, il lavaggio delle mani compulsivo, e l’accumulo di medicinali nell’abitazione), con un distacco graduale, nel corso degli anni, dal mondo esterno. Proprio su queste basi il suo lavoro prederà vita, così inscindibile dalla sua persona, dal suo vissuto. Dino si avvicina alla pittura da autodidatta e in età avanzata(il suo percorso va infatti dai 40 ai 64 anni) questo permetterà che il legame con la sua “arte” diventi unico a primo approccio. Se il suo lavoro può essere facilmente inserito nella corrente dell’espressionismo astratto degli anni 50/60 tuttavia non è così semplice inquadrarlo; nelle sue opere emerge infatti una struttura organica e viscerale fisicamente legata a tematiche extra-uterine, a germinazioni ripetitive e precise, a virus tribali simbolo dell’alienazione umana. Entrare nei suoi dipinti vuol dire entrare in un mondo rassicurante e agghiacciante al contempo, delimitato dai colori deflagranti e da contrasti spaccati, dove il tempo e la memoria si bloccano lasciando posto all’universo della percezione diretta. Dino è un uomo, un uomo che nella difficoltà, nella solitudine e nella malattia ha trovato come unica compagna,l’arte,la grande arte. Eroe forse non è la parola esatta, ma è la prima che mi viene in mente. RONNIE NICCOLÌ FRANCESCHINI ARCI MAMAGAMMA PRE LAIKO A PROJECT BY DINO BERNAB Ò SEN TA EXHIBITION #6

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Dino Bernabò ci ha abbandonati nel 2003,lasciando tutto lì, incastrato nelle “maglie” delle sue opere. La sua è una vita segnata dalla solitudine e soprattutto da un ipocondria visionaria che lo porterà a una costante di fobie ossessive (tra le quali l’insonnia, il lavaggio delle mani compulsivo, e l’accumulo di medicinali nell’abitazione), con un distacco graduale, nel corso degli anni, dal mondo esterno. Proprio su queste basi il suo lavoro prederà vita, così inscindibile dalla sua persona, dal suo vissuto. Dino si avvicina alla pittura da autodidatta e in età avanzata(il suo percorso va infatti dai 40 ai 64 anni) questo permetterà che il legame con la sua “arte” diventi unico a primo approccio. Se il suo lavoro può essere facilmente inserito nella corrente dell’espressionismo astratto degli anni 50/60 tuttavia non è così semplice inquadrarlo; nelle sue opere emerge infatti una struttura organica e viscerale fisicamente legata a tematiche extra-uterine, a germinazioni ripetitive e precise, a virus tribali simbolo dell’alienazione umana. Entrare nei suoi dipinti vuol dire entrare in un mondo rassicurante e agghiacciante al contempo, delimitato dai colori deflagranti e da contrasti spaccati, dove il tempo e la memoria si bloccano lasciando posto all’universo della percezione diretta. Dino è un uomo, un uomo che nella difficoltà, nella solitudine e nella malattia ha trovato come unica compagna,l’arte,la grande arte.Eroe forse non è la parola esatta, ma è la prima che mi viene in mente. Ronnie niccolì Franceschini

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