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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 13 – 14 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Maggio – Ottobre.

COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Vi consigliamo di adoperare per l’andata l’aeroporto di Lilongwe,

mentre per il ritorno lo scalo aeroportuale di Blantyre.

FUSO ORARIO: + 1 ora rispetto all’Italia.

DOCUMENTI NECESSARI: Per accedere al Malawi sono necessari sia il passaporto che il visto per motivi

turistici che deve essere richiesto e rilasciato prima della partenza dalle

autorità consolari malawiane all’estero (momentaneamente fa fede

l’ambasciata di stanza a Bruxelles).

PATENTE RICHIESTA: Ufficialmente per guidare in Malawi sarebbe sufficiente la patente italiana e la

stipula di un’assicurazione di responsabilità civile locale. De facto la possibilità

di noleggiare mezzi in loco sono molto scarse al momento (nel caso solo mezzi

a trazione integrale e alti da terra), inoltre vi esporreste al rischio concreto di

atti di sabotaggio o ruberie varie da parte della popolazione una volta lasciato il

mezzo incustodito (si guida ad ogni modo a destra). Molto più consigliabile è

affidarsi a noleggi che prevedano compreso nel prezzo anche un guidatore

ufficiale. Lo stato delle strade non è buono specie al di fuori dei principali

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centri urbani, specificatamente sulle piste sterrate dopo importanti piogge e

comunque in qualsiasi caso evitate gli spostamenti notturni.

RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Il livello di sicurezza in Malawi è ad oggi stabile, ma le future prossime elezioni

politiche in programma nel 2019 sono sempre un punto di domanda per il

perdurare della pace presente nella nazione. Vi consigliamo caldamente di

rifuggire assembramenti e manifestazioni a carattere politico, specie nelle aree

meridionali del paese e nelle grandi città, considerate le zone più tumultuose in

questo senso. Siate cauti a Lilongwe e Blantyre per evitare di finire oggetto di

rapine, scippi e reati minori, specie sui minibus e nei mercati. La situazione

sanitaria in Malawi è molto lacunosa sotto il profilo delle strutture ospedaliere,

dato che de facto non esistono ospedali di caratura occidentale in nessun luogo

del paese. Solo a Lilongwe e Blantyre potrete ottenere un supporto medico di

base adeguato. Siate molto cauti nelle aree rurali (potrebbero passare ore o

giorni prima che abbiate cure mediche appropriate in caso di necessità) e dotati

di apparecchi cellulari satellitari attraverso i quali potrete comunicare in quasi

ogni circostanza (la copertura territoriale della rete è ad oggi lacunare).

Stipulate assolutamente una assicurazione sanitaria preventiva che sostenga le

spese per le cure mediche di base eventuali da sostenersi in loco e un

trasferimento sanitario verso altre nazioni o il rimpatrio verso l’Italia in caso di

necessità .Tra le malattie endemiche del Malawi si registrano la malaria, la

blizaria e il colera. Molto diffuso è il virus dell’HIV. Evitate di consumare

acqua non imbottigliata e cibo non cotto.

MONETA: KWACHA.

TASSO DI CAMBIO: 1 € = 816,66 Kwacha Malawiani.

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Descrizione del viaggio:

1° giorno: trasferimento fino a Lilongwe

Raggiungere il remoto stato africano del Malawi dall’Italia non è un’impresa davvero comoda e veloce, ma sorprendentemente nemmeno

così complessa come di primo acchito possa sembrare. Che voi voliate da Roma o da Milano dovrete necessariamente mettere in conto un

volo che preveda almeno un paio di scali intermedi lungo la tratta (solitamente il primo a Istanbul, a Vienna o in Germania e il secondo a

Johannesburg in Sudafrica o a Nairobi in Kenya) con la sola alternativa di un volo con unico scalo presso Addis Abeba, in Etiopia (ma solo

se viaggiate da Roma). Complessivamente i tempi medi di percorrenza si attestano tra le 13 e le 22 ore, quindi se sarete cauti nella scelta del

volo, complice anche un modestissimo cambio di fuso orario potrete completare il vostro viaggio di andata nel volgere di un’unica giornata.

2° giorno: LILONGWE

A lungo sconosciuto se non ai veri intenditori dell’Africa nera lo stato del Malawi sta vivendo negli ultimissimi anni una affermazione senza

precedenti come possibile nuova meta sia per il turismo dei safari che per quello di stampo etnografico. Piccola e allungata per lo più lungo

il perimetro occidentale e meridionale del grandissimo bacino lacustre del Lago Niassa (o Malawi che dir si voglia, il terzo lago africano per

dimensioni, collocato sul fondo della Great Rift Valley) questa nazione ha in serbo parecchie sorprese per chi sarà così avveduto da

raggiungerla prima che col tempo si uniformi all’offerta di lodge e safari organizzati che ormai contraddistinguono i vicini stati della

Tanzania, dello Zambia e del Botswana. Una peculiarità propria del Malawi è poi quella di annoverare all’interno della sua minuta

estensione una serie di paesaggi davvero differenti tra loro: qui è infatti possibile passare dalle acque scintillanti solcate da kayak e dimora

di pesci ciclidi variopinti ad altopiani montani composti da praterie d’alta quota, da cittadine frenetiche e cosmopolite a parchi naturalistici

oggetto di programmi di ripopolamento lungimiranti. Purtroppo, come per molti altri stati africani dell’entroterra, la situazione economica e

politica presente oggi non tiene assolutamente il passo con le bellezze naturalistiche presenti nello stato. Il Malawi è agli ultimissimi posti

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nella classifica mondiale delle nazioni per prodotto interno lordo pro capite a parità di potere di acquisto (solo 1.200 dollari annui secondo i

dati del 2017, superato in negativo in questo solo da altre cinque nazioni africane), una vasta fetta della popolazione soffre di problemi di

malnutrizione e l’aspettativa di vita media della gente del posto sfiora ancora oggi solo i 60 anni (complice anche una diffusione massiva del

virus dell’HIV che si stima affligga circa il 15% della popolazione generale). Un altro dramma che affligge il Malawi è l’incredibile tasso di

crescita della popolazione (+2,8% annuo) che crea progressivi e insanabili problemi di gestione e sovrappopolamento, anche se ben l’85%

delle persone vive ancora nelle aree rurali. Sotto un profilo economico il Malawi si impernia ancora oggi sull’agricoltura, tanto che il 90%

delle esportazioni nazionali sono costituite dal tabacco, dal tè e dallo zucchero, anche se i recenti tassi di cambio fissi della valuta locale, il

kwacha, voluti dai governi passati hanno reso notevolmente inappetibili questi prodotti sui mercati internazionali e al contempo depauperato

la capacità di acquisto di beni primari di origine estera (come i carburanti) da parte dei malawiani. Nonostante tutte queste difficoltà

quotidiane contro le quali i malawiani sono costretti a lottare e convivere stupisce come queste genti abbiano fama, persino in un continente

molto caloroso come l’Africa, di essere tra i popoli più amichevoli ed espansivi presenti sul territorio. La stragrande maggioranza della

popolazione (circa 97%) è di pelle scura e appartiene ai tre principali gruppi etnici nazionali: i tumbuka (nativi del nord), gli yao (autoctoni

del sud) e gli onnipresenti chewa (originari dello Zambia ma stanziali nel Malawi ormai da oltre un millennio). Tutte e tre le etnie vivono in

buona armonia tra loro e hanno tratti comuni come una passione sfrenata per il gioco del calcio, per la boxe e per il bawo (un gioco da

tavolo simile alla dama), ed inoltre vi è una certa uniformità anche sotto il profilo religioso visto che grazie al paziente lavoro di missionari

scozzesi nei secoli scorsi ben l’85% della popolazione si professa cristiano. Merita infine una breve digressione l’aspetto storico inerente al

Malawi. Questi territori sono abitati da ominidi sin da due milioni e mezzo di anni ma effettivamente le prime genti organizzate che vi si

stabilirono furono le popolazioni bantù a cavallo del medioevo che si organizzarono nel mitico Regno dei Maravi che seppe resistere anche

alle ondate coloniali portoghesi che colpirono l’area nel XIV e XV secolo. La situazione nel territorio del Malawi rimase fluida e soggetta a

improvvise lotte intestine tra le tribù locali (come testimoniano i cruenti combattimenti del periodo ottocentesco della difaqane) ma al

contempo si assistette tra il ‘700 e l’800 al fiorire della pratica della deportazione a fini schiavisti di ampie fette della popolazione nera

autoctona che veniva man mano convogliata in direzione delle città costiere swahili controllate da sultani dell’Oman e portoghesi per essere

poi venduta al miglior offerente. Si stima che complessivamente furono deportate centinaia di migliaia di persone dal Malawi nel volgere di

pochi secoli, molte delle quali non sopravvivevano nemmeno alla marcia forzata via terra dal Lago Niassa sino alle città swahili della costa

orientale africana. Verso il 1880 quindi il controllo del Malawi venne preso dagli inglesi che ne fecero una loro colonia a tutti gli effetti

migrando in maniera numerosa in queste terre delle quali se ne impossessarono ampiamente fondando latifondi in cui relegarono gli abitanti

del posto a lavorare forzosamente. I movimenti di protesta locali non tardarono ad arrivare ma i britannici parevano fortemente decisi a

unificare i territori del Malawi con quelli del loro altro grande protettorato in zona, la Rhodesia (l’odierno Zimbabwe). Lo scoppio delle due

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guerre mondiali affievolì però molto i piani e i progetti inglesi nell’area, tanto che i movimenti indipendentisti ebbero la meglio e

dichiararono la fondazione del Malawi libero nel 1964. Dopo essere stato leader amato che portò la nazione all’indipendenza il premier

Hastings Banda si rivelò nel corso degli anni ’70 come un vero e proprio dittatore di stampo conservatore. Egli impose regole ferree persino

sull’abbigliamento dei suoi concittadini, decretò una sorta di coprifuoco perdurante per tutta la seconda metà del ‘900, stipulò alleanze volte

a un tornaconto economico personale (tanto da arrivare ad appoggiare l’apartheid sudafricano sul piano internazionale per ottenere

finanziamenti) e governò in maniera autocratica fino al termine della guerra fredda. Cambiato lo scenario politico internazionale le nazioni

occidentali non ebbero più bisogno del ruolo egemone di Banda che in seguito a un referendum del 1993 abbandonò la politica locale. Gli

succedette Bakili Muluzi, primo premier eletto liberamente dalla popolazione, che nonostante le buone intenzioni e le riforme progressiste

varate non seppe non far scivolare il Malawi in una profonda crisi economica. Tutto questo comportò l’ascesa al potere di Binguwa

Mutharika che dal 2004 al 2012 governò nuovamente in maniera autocratica sulla nazione delineando una nuova dittatura de facto sulla

nazione. La situazione economica tuttavia non migliorò e complice una violenta carestia nel 2005 e un blocco dei finanziamenti provenienti

dalla Gran Bretagna per una diatriba politica nel 2011 il Malawi scivolò nuovamente nel baratro. Un improvviso collasso cardiaco del

leader Mutharika nel 2012 lo tolse definitivamente dalla scena politica locale e oggi la situazione appare in modesto miglioramento grazie

all’affermarsi di figure meno dittatoriali e autoreferenziali rispetto al recente passato.

In questo tourbillon di eventi storici, politici e sociali non deve sorprendere che il Malawi moderno sia guidato da una capitale che ne

rispecchia perfettamente la sua anima. Lilongwe è una città di recente fondazione (1947) ma in continua e vertiginosa espansione, complice

in questo un’impennata di immigrazione di giovani provenienti dalle campagne limitrofe (i dati ufficiali riportano una popolazione di 100.000

persone nel 1977, 435.000 persone nel 1998 e 1.077.000 persone nel 2015). Ciò che vi colpirà durante la vostra breve permanenza che vi

suggeriamo di compiere in città non saranno di certo i monumenti e il suo fascino architettonico, bensì la prorompente vitalità di Lilongwe

che si palesa soprattutto nei brulicanti mercati cittadini e nei locali notturni e nelle ristorazioni della sua minuta Old Town. Effettivamente

Lilongwe presenta due epicentri chiave: l’Old Town, centro nevralgico storico della capitale malawiana, e il City Centre, moderno punto di

riferimento della capitale. Per questioni meramente logistiche sappiate che i due quartieri distano circa tre chilometri tra loro ma sono

collegati da minibus continuativamente. Vi suggeriamo di iniziare la vostra giornata dall’Old Town recandovi immediatamente presso il

Mercato Principale di Malangalanga Road, autentico bazar in cui potrete trovare tutto e il contrario di tutto (animali da cortile, indumenti,

biciclette, oggettistica varia, ortofrutta ecc.) e che sarà la vostra perfetta porta d’ingresso (e d’impatto) con lo stile di vita malawiano. State

ovviamente attenti ai borseggiatori presenti, non portate alcun oggetto di valore a vista per non incappare in rapine, ma godetevi questo

chiassoso e indomito mondo fatto di urla, contrattazioni, colori e phatos squisitamente africani. Concluso il tour al Mercato Principale vi

invitiamo a spostarvi poco fuori città fino alle Sale d’Asta del Tabacco (Auction Floors), altro luogo simbolo di Lilongwe dove vengono

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scambiati e contrattati i migliori tabacchi nazionali. Le qualità in vendita sono in genere il flue (di media qualità) e il prestigioso burley

(ottimo per l’esportazione). Ricordatevi che non starete assistendo solo a una colorita transazione di settore, ma a uno dei mercati cardine

che regolano la vita economica ancora oggi del Malawi. Conclusa anche questa esperienza dedicate infine il pomeriggio a perlustrae il

recentemente rinnovato Lilongwe Wildlife Centre (a City Centre). In quest’area di 180 ettari, unica in Malawi dedicata a questo scopo, si

aiutano curano e cercano di far proliferare animali selvatici rimasti orfani, feriti o lesi da atti di bracconaggio o di maltrattamento in

sedicenti zoo di provincia. L’idea dei curatori del parco è poi quella di reinserire, seppur tra mille difficoltà, poi un domani questi esemplari

in natura. Ricordatevi che non potrete girare liberamente nel Lilongwe Wildlife Centre ma che dovrete prendere parte a tour guidati. Fattosi

quindi il tardo pomeriggio fate rotta verso la vostra sistemazione in città (meglio se ad Old Town) e preparatevi a gustare per la prima volta i

sapori della cucina malawiana. Sarete a tal proposito curiosamente sorpresi di come buona parte delle preparazioni locali siano a base di

pesce (il paese non ha sbocchi sul mare ma chambo, mpasa e usipa provengono dal gigantesco Lago Niassa) spesso accompagnati dal curry

e dalla nshima, una densa polenta di mais che può anche essere servita da sola con verdure e carne. Trai dessert invece non lasciatevi

sfuggire lo nthochi (pane alla banana) e la mbatata (biscotti di patate dolci e cannella).

In prima immagine uno scorcio dell’Old Town di Lilongwe, sotto il profilo architettonico davvero nulla di che, ma sotto il profilo sociale e del

dinamismo una vera perla iconica tra le metropoli dell’Africa australe. Contrattare, comparare e osservare i commercianti del Mercato

Principale o assistere alla vendita di stock di pregiato tabacco locale presso gli Auction Floors sono due passatempi ideali per comprendere

meglio lo stile di vita della capitale del Malawi.

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3 - 4° giorno: CAPE MACLEAR - LAGO NIASSA

Di sicuro il Malawi non avrà uno sbocco sul mare ma grazie alla sua collocazione lungo l’estrema sezione meridionale della immensa

fenditura tettonica africana della Rift Valley questo piccolo e bislungo stato può vantare la massima estensione nazionale di coste lungo il

Lago Malawi (al secolo Lago Niassa), terzo lago per dimensioni del Continente Nero (560x75 km) e nono al mondo in questa speciale

classifica. Ciò che sorprende geografi e biologi è anche l’estrema profondità che raggiunge, circa 700 metri sotto il livello dell’acqua, che ha

permesso il proliferare di ecosistemi endemici unici che hanno portato alla creazione di specie ittiche singolari come le oltre 500 diverse

tipologie di pesci ciclidi, le vere star del Lago Niassa, che sono particolarmente apprezzate per i loro colori variopinti e che vivono

solitamente tra le rocce sommerse del lago. Il Lago Niassa ospita anche branchi di coccodrilli, stormi di aquile pescatrici e purtroppo

convive con la presenza cospicua nel suo bacino del parassita che causa la zoonosi umana della schistosomiasi (o bilharziosi che dir si

voglia), una malattia da non prendere sotto gamba visto che può portare persino alla morte se mal curata. Sotto un profilo storiografico

l’esistenza e la scoperta del Lago Niassa vissero una vicissitudine particolare. A lungo menzionato come un enorme bacino lacustre nel cuore

dell’Africa da parte di intraprendenti commercianti che si spinsero nell’entroterra nel primo periodo coloniale il Lago Malawi rimase

ufficialmente sconosciuto sino al 1859 quando lo raggiunse con le proprie spedizioni David Livingstone. Oggi il Lago Niassa vive scisso tra

tre diverse nazioni: la sponda orientale è suddivisa tra Tanzania e Mozambico ed è quella meno popolata e più rurale, la sponda occidentale

appartiene invece al Malawi ed è più sviluppata, con un susseguirsi di fiorenti villaggi di pescatori. Tra questi per voi viaggiatori merita

sicuramente una menzione particolare il borgo di Cape Maclear (220km, 3 ore da Lilongwe), un idilliaca località lacustre caratterizzata da

una lunghissima spiaggia sabbiosa aperta a nord che si staglia tra le acque scintillanti del lago e le alture lussureggianti della penisola su

cui sorge. Cape Maclear vive ancora oggi di ritmi tradizionali: i pescatori salpano di prima mattina sulle loro barche alla ricerca del

pescato, le donne si prodigano ad essiccarlo a riva, mentre dalle chiese locali si odono frequentemente le note dei cori gospel che animano la

placida vita locale. Buona parte del territorio in cui trova ubicazione Cape Maclear, nonché le sue isole lacustri prospicienti e le acque del

Lago Niassa annesse, fanno oggi parte del Lake Malawi National Park, un progetto di tutela ambientale di ambiente lacustre davvero raro in

terra africana, tanto che l’area è divenuta patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO sin dal 1986. Tra le attività più gettonate che

potrete compiere una volta giunti a Cape Maclear si annoverano le uscite in barca o kayak sulle acque del lago (magari unite a brevi sessioni

di immersioni o snorkeling), il trekking sulle montagne retrostanti la città (in questo senso no perdetevi l’ascesa al Nkhunguni Peak, 1143m,

una vera balconata eccezionale sul lago e sull’abitato) oppure anche solo semplicemente farsi stregare dall’organizzazione di succulenti

barbecue sulla spiaggia sempre accompagnati dalle note di abili percussionisti locali. Per chi abbia a cuore il raggiungimento di angoli

inviolati e immersi in una natura spettacolare non dimentichi infine di compiere un’escursione in barca (30 minuti da Cape Maclear) sino a

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Mumbo Island, un piccolo affioramento composto da una fitta giungla che si alterna a baie sabbiose ornate da massi tondeggianti di grandi

proporzioni. L’isola è popolata da stormi di aquile pescatrici e persino da grandi varani mentre nelle acque antistanti, insolitamente

trasparenti, nuotano migliaia di coloratissimi ciclidi che potrete ammirare in tutta la loro beltà, persino immergendovi tra loro. Mumbo

Island ha anche sistemazioni per la notte ecocompatibili perfette per chi ama un intimo contatto con la natura.

Classificato come lago per evidenti motivazioni geografiche il Lake Malawi (o Lago Niassa che dir si voglia) è un vero e proprio mare

interno dell’Africa australe. Un enorme bacino sul fondo della Rift Valley che propone trasparenze da mare tropicale, endemismi eccezionali

come gli sgargianti pesci ciclidi e angoli paradisiaci come Mumbo Island, ideale per una fuga dallo stress del mondo moderno.

5° - 6° giorno: LIWONDE NATIONAL PARK

Con il quinto giorno di viaggio in Malawi giunge quindi l’ora di abbandonare definitivamente le turchesi acque del Lago Niassa per volgere

la vostra attenzione verso l’estremità meridionale della nazione, un vero concentrato di parchi naturalistici e città in rapida ascesa. In questo

senso la prima meta che vi consigliamo di raggiungere è il Liwonde National Park che trae il suo appellativo dall’omonima cittadina che

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potrete raggiungere nella mattinata del quinto giorno via terra da Cape Maclear (150km, 2 ore e mezza). Se l’abitato in sé è solo una comoda

base per il pernotto notturno nel corso dei due giorni che vi suggeriamo di spendere in zona il Liwonde National Park è uno degli ecosistemi

più pullulanti di vita di tutto il Malawi, tra l’altro in decisa ripresa dopo decenni di decimazione della sua fauna selvatica. Programmi come

il reinserimento di grandi predatori come i leoni, i ghepardi e le iene sono in corso d’opera o recentemente ultimati, ma il vero clou di una

visita a Liwonde sta nello scorgere elefanti, ippopotami, bufali, eland, antilopi, zebre e migliaia di coccodrilli che vivono tra la foreste

alluvionali della sua sezione orientale o lungo le placide sponde dello Shire River che scorre ad ovest nel parco tra mirabili palmeti. In effetti

le possibilità di avvicinare la fauna selvatica africana nel Liwonde National Park sono le migliori di tutto il Malawi ma fatevi sempre

accompagnare da ranger del parco, sia per motivi di sicurezza sia per massimizzare le opportunità di vedere questi incredibili animali nel

loro habitat. Un tour classico prevede l’avvicinamento ai coccodrilli verso mezzogiorno quando amano crogiolarsi al sole e un contatto

ravvicinato con gli ippopotami nel tardo pomeriggio (alcuni giri prevedono anche l’accesso all’area regolamentata per il ripopolamento e la

proliferazione del sempre più raro rinoceronte nero). Per una visita con la dovuta calma del Liwonde National Park e per godersi anche le

sue recenti infrastrutture di lusso sorte sia lungo il corso dello Shire River (Mvuu Camp) che nella sua area centrale (Baobab’s Bushman) vi

raccomandiamo di tenervi a disposizione per almeno un paio di giorni del vostro viaggio. Sarete ricompensati da atmosfere da vera Africa

nera.

Annoverato tra le principali aree faunistiche e naturalistiche del Malawi il Liwonde National Park costituisce una splendida opportunità per

entrare in contatto con le specie africane più note nell’immaginario collettivo. Lungo le sponde del placido Shire River o nelle sue limitrofe

foreste alluvionali l’avvistamento di elefanti, coccodrilli e ippopotami è evenienza quasi assicurata. Buone anche le infrastrutture presenti.

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7° giorno: ZOMBA PLATEAU - BLANTYRE

La visita giornaliera allo Zomba Plateau costituisce una delle tappe più sorprendenti del vostro viaggio in Malawi. Collocato su un altipiano

a 1800m sul livello del mare che si erge giusto alle spalle della città coloniale di Zomba, storica sede di mercato e persino capitale del

Malawi dal 1891 agli anni ’70 , lo Zomba Plateau (60km, 1 ora da Liwonde) è un’oasi dall’aspetto quasi alpino nel cuore dell’Africa

australe. Lo Zomba Plateau è infatti ricoperto da pinete fittissime che si ammantano spesso di una nebbiolina lattescente solcate da cascate e

ruscelli ed è utilizzato dalla gente del posto come luogo in cui ricavare frutti di bosco e fragole. Quest’immagine idilliaca vi potrebbe far

immaginare per un attimo di trovarvi in un angolo del mondo molto differente dal Malawi ma lo scorgere repentino di un leopardo o di

scimmie che volteggiano tra i rami vi riporterà rapidamente alla realtà. L’accesso classico al plateau avviene con una strada dal buon fondo

che vi condurrà sino al laghetto artificiale di Mulunguzi da cui si irradiano una serie di splendidi sentieri escursionistici che possono peraltro

essere seguiti anche a dorso di cavallo con splendide uscite equestri che doneranno alla vostra giornata un tocco da fiaba. Tra le aree che vi

consigliamo di non perdere dello Zomba Plateau vi ricordiamo le cascate di Mandala e Williams che si collocano lungo il tracciato

principale del Potato Path, il singolare inghiottitoio del Chingwe’s Hole che per secoli è stato adoperato dalle popolazioni locali per

gettarvici i nemici e i belvedere di Emperor’s View e Queen’s View da cui si aprono splendide viste su Zomba e sul Malawi meridionale. Vista

la limitata estensione dell’altopiano (pressappoco un cerchio di 3 km di diametro) specie se usufruirete delle prestazioni di un cavallo per

muovervi al suo interno sarebbe interessate giungere sino al suo limite settentrionale, poco battuto e con una vegetazione meno fitta, dove

potrete avere più chance di vedere la fauna selvatica.

Ad escursione conclusa fate quindi rientro ai vostri mezzi presso il Mulunguzi Lake e, prima che faccia buio, fatevi condurre sino a Blantyre

(75km, 90 minuti). Questa città di quasi 750.000 abitanti è il secondo insediamento umano del Malawi, sebbene sia stata fondata solo nel

1876 da missionari scozzesi con un nome che evoca il luogo natale di David Livingstone. Anche se le attrattive monumentali qui scarseggiano

Blantyre ha un aspetto più accattivante della capitale Lilongwe: la sua conformazione su colline è gradevole, la sua collocazione al centro

della sezione meridionale del paese è strategica e presenta buone opportunità per un pasto, per divertirsi la sera e per i locali per lavorare

essendo il principale polo industriale del Malawi. Se proprio voleste intrattenervi per un paio d’ore con la visita dei principali siti di interesse

della cittadina vi ricordiamo ad ogni modo la CCAP Church, splendida chiesa cristiana di stile scozzese in mattoni rossi del 1888 con archi

contrafforti e cupole di stampo europeo e la Mandala House, deliziosa dimora coloniale (nonché edificio ancora in piedi più antico di tutto il

Malawi) sede di una compagnia privata che raccoglie pubblicazioni e libri che hanno segnato la storia recente di questo stato africano.

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In prima immagine uno scorcio panoramico dello Zomba Plateau, altopiano posto a 1800 metri sul livello del mare che evoca scenari quasi

alpini nel cuore dell’Africa australe. Quindi i due monumenti simbolo di Blantyre, la seconda città del Malawi, che vanta la mole in stile

scozzese della CCAP Church e il raffinato edificio coloniale della Mandala House, costruzione più antica di tutto il Malawi.

8° - 9° - 10° giorno: MULANJE MOUNTAIN FOREST RESERVE

Come un immenso gigante di granito sperso per le lande pianeggianti dell’Africa australe il Mount Mulanje è un massiccio isolato e

spettacolare che si arrampica fino a 3002m sul livello del mare (massima asperità dell’Africa meridionale dopo i Monti dei Draghi situati tra

Sudafrica e Lesotho). La sua conformazione (un affioramento montano di 30x25 km di estensione) gli è valso il soprannome amichevole di

“Island in the Sky” sia per via della sua posizione, sia a causa delle numerose cascate che lo caratterizzano che per le persistenti nebbie che

quasi quotidianamente avvolgono i suoi picchi. Tra le specie botaniche locali degne di nota è doveroso menzionare il cedro del Mulanje, una

pianta ad alto fusto che può superare i 40 metri di altezza, oltre ai pini introdotti negli anni ’50 dal governo coloniale che si stanno

diffondendo in ogniddove e che costituiscono la fonte di approvvigionamento basilare di legnale per il Malawi meridionale, mentre tra le

specie animali si annoverano antilopi saltarupi, cercopitechi, iraci, aquile neri, gheppi e poiane. Un tour escursionistico di tre giorni nel

massiccio del Mulanje appare più che sufficiente per coglierne gli aspetti naturalistici e montani chiave, riservandovi parecchio tempo per

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esplorare quest’area con la doverosa calma. Punto di avvio di quasi ogni escursione nel Mulanje è il Likhubula Forest Lodge (70km, 90

minuti da Blantyre) dove si trovano alcuni punti informazioni e servizi del parco idonei per noleggiare guide locali ed eventualmente

portatori che si trova in un contesto bucolico di numerosi campi coltivati a the, coltivazione introdotta già nell’800 in Malawi dall’India. Un

trekking classico nel massiccio del Mulanje prevede una prima giornata lungo il Chapaluka Path, un sentiero panoramico che nel volgere di

4-5 ore vi condurrà al Chambe Hut, un rifugio situato in spettacolare posizione sotto il Chambe Peak. Da qui l’indomani potrete compiere

l’ascesa al Saptiwa Peak, il tetto del Mulanje, e fare ritorno al rifugio per la notte (o eventualmente usufruire dei servigi del Chiespo Hut,

durata media delle escursioni 7-8 ore di cammino). Fatevi accompagnare da una guida per evitare di sbagliare strada e partite di primo

mattino per evitare le nebbie persistenti del pomeriggio e godervi le viste uniche dai 3002m della sommità del Mulanje. La terza giornata

infine può trascorrersi alla ricerca di angoli inesplorati nel cuore del massiccio montuoso, magari alla ricerca anche di animali selvatici da

fotografare nel loro habitat naturale, prima di fare rientro al Likhubula Forest Lodge e a Blantyre in serata. Come intuirete per muovervi in

maniera oculata e senza rischi l’ausilio di una guida del posto è caldeggiata in maniera molto importante.

Tre immagini che rendono l’idea degli scenari montani che caratterizzano il massiccio del Mulanje, isolato baluardo di roccia e foreste di

pini e cedri nel cuore delle pianure dell’Africa australe. In prima immagine una sua vista da lontano dalle piantagioni di the che si sono qui

insediate sin dall’800, quindi alcuni escursionisti impegnati in camminate sui suoi sentieri ed infine alcuni cedri del Mulanje, endemici.

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11° - 12° giorno: MAJETE NATIONAL PARK

Gli ultimi due giorni che si esortiamo a trascorrere nel Malawi meridionale si pongono invece come obiettivo l’esplorazione del Majete

National Park, un’area impervia collinare disseminata di boschi di miombo che si colloca oltre la sponda occidentale dello Shire River.

Tristemente balzata agli onori delle cronache internazionali negli anni ’70 e ’80 quando questa riserva fu il terreno di caccia incontrastato di

bracconieri e cacciatori di frodo che quasi fecero scomparire la fauna selvatica il Majete National Park sta vivendo dal 2003 a questa parte

una sorta di metamorfosi. Il governo centrale malawiano ed enti privati si stanno battendo per far risorgere il parco che è stato dotato di una

recinzione sempre sorvegliata lungo tutto il suo perimetro, di moderni lodge per l’accoglienza dei turisti, di nuove strade di accesso e di

programmi di ripopolamento senza precedenti. Fece infatti molto scalpore localmente la reintroduzione di leoni allo stato selvatico effettuata

nel 2012 dopo che dagli anni ’80 questi grandi felini si erano completamente estinti dalla zona. Grazie a questa reintroduzione inoltre il

Majete National Park è ad oggi l’unico parco del Malawi a poter vantare la presenza al suo interno dei cosiddetti big five (gli animali più

grandi e ambiti da scorgere durante un safari: leoni, bufali, elefanti, leopardi e rinoceronti) oltre a centinaia di capi di iene, antilopi, impala,

zibetti, zebre ed ippopotami. Per muovervi all’interno del parco ricordatevi che dovrete avere a disposizione mezzi a quattro ruote motrici e

dotati di una buona altezza da terra ma che per contro esistono diverse sistemazioni accoglienti e dotate di ogni comfort, come l’ambito

Mkulumadzi Lodge, da cui potrete agilmente muovervi per l’osservazione della fauna selvatica compresi i grandi coccodrilli che solcano le

acque dello Shire River che scorre poco lontano. Per una visita esaustiva del Majete National Park (vista anche la sua vicinanza di accesso

da Blantyre, 80km, 105 minuti) vi rammentiamo che possono essere sufficienti due giornate complete dedicate a questa riserva faunistica.

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Alcune immagini che rendono l’idea degli ambienti che caratterizzano il rinato Majete National Park: dalle torride e afose paludi

pianeggianti del basso corso del fiume Shire agli animali che si muovono liberi nella sua vegetazione sino ai lussuosi lodge che accolgono i

facoltosi turisti tutto qui appare sulla via della ripresa dopo decenni di devastazione e bracconaggio.

13° - 14° giorno: trasferimento fino in Italia

Fare ritorno dal Malawi meridionale all’Italia appare a prima vista un’impresa quasi impossibile. Solitario e al di fuori di quasi ogni

collegamento internazionale di rilievo il Malawi meridionale ha però un vero asso nella manica: l’aeroporto internazionale di Blantyre che si

può abbastanza comodamente raggiungere in auto dal Majete National Park (70km, 90 minuti). Questo scalo aeroportuale è collegato sia

con Addis Abeba, che con Johannesburg che con Dar es Salaam e per questo vi risulterà abbastanza agevole usarlo come luogo di avvio per

il vostro rientro verso l’Italia. Se viaggerete verso l’Etiopia e sarete diretti a Roma potrete persino compiere la tratta con un unico scalo

intermedio ma se viaggerete con altre tappe intermedie o verso Milano mettete in conto almeno due scali intermedi. I tempi del viaggio di

ritorno si dilatano di conseguenza passando dalle 14 alle 24 ore complessive. Per questo vi consigliamo di prevedere almeno due giorni di

calendario per completare la tratta.