Malattia di Alzheimer

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Facoltà di Medicina e Chirurgia Cdl in Scienze Infermieristiche P.O. Elena D’Aosta MALATTIA DI CORSO DI NEUROLOGIA ALZHEIMER PROF. FERRARO

Transcript of Malattia di Alzheimer

Facoltà di Medicina e Chirurgia Cdl in Scienze Infermieristiche

P.O. Elena D’Aosta

MALATTIA DI

CORSO DI NEUROLOGIA

ALZHEIMER

PROF. FERRARO

Sommario

Demenza senileDefinizione

Letteratura scientifica

Epidemiologia

Cenni storici

Diffusione ed incidenza

PatologiaCaratteristiche e modalità d’azioneFattori di rischio

Quadro clinicoFasi della malattiaFase InizialeFase IntermediaFase TerminaleSchema Progressione Patologica

DiagnosiAnamnesi e segni oggettiviStrumentistica diagnosticaTest valutativi ed istologici

TerapiaTrattamenti terapeuticiTrattamento farmacologicoTrattamento basato sui trainingTipologie trainingTrattamenti integrativiRuolo Caregiver

Fattori modificabiliTeoria della riserva cognitiva

Prevenzione

Assistenza infermieristicaPresa in carico del paziente

La malattia di Alzheimer, rappresenta una delle forme di demenza degenerativa invalidante più comuni e frequenti.

DefinizioneDemenza senile

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P.O. Elena D’Aosta

E’ definita anche come:

Morbo di Alzheimer

Demenza senile di tipo

Alzheimer

Semplicemente Alzheimer

DefinizioneDemenza senile

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P.O. Elena D’Aosta

La sindrome induce ad una

perdita delle funzioni intellettive

tra le quali:

La demenza è un processo degenerativo consistente nel malfunzionamento, correlato

anche a perdita, delle cellule cerebrali, ovvero i neuroni.

Gestione dei ricordi

Capacità di pensiero

Capacità di ragionamento

La gravità è tale da rendere i

soggetti affetti non autosufficienti

Le prime documentazioni di studi risalgono al 1901, firmate a nome del dottor Alois Alzheimer che esaminò la signora Auguste D sottoponendola ad una serie di domande.

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P.O. Elena D’AostaLetteratura scientifica

Cenni storici

La verifica fu condotta mostrandole diversi

oggetti consecutivamente, chiedendole

successivamente di riportare cosa le fosse stato

mostrato.

La donna non riuscì a ricordare le sequenze e tale

comportamento fu registrato come “disordine da

amnesia di scrittura” rappresentando, seppur

inconsciamente, la prima diagnosi reale di malattia di

Alzheimer.

Alzheimer affidò

successivamente al neurologo

italiano Perusini il compito di

raccogliere informazioni su

casi analoghi.

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P.O. Elena D’AostaLetteratura scientifica

Cenni storici

Perusini ne descrisse altri

corredandoli di abili disegni a

mano che vennero pubblicati

da Alzheimer nel 1910 senza

però il nome del neurologo

italiano.

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P.O. Elena D’AostaEpidemiologia

In termini epidemiologici la

malattia di Alzheimer si

propone come la sindrome

più diffusa nell’ambito delle

demenze degenerative.

Diffusione ed incidenza

M. Alzheimer VAD DLB FLD Atre

60%

15%15%

10%

5%

5%

VAD: Demenza VascolareDLB: Demenza a corpi di Lewy

FLD: Demenza del lobo frontale

In Italia ne soffrono circa 492.000 persone e 26,6 milioni nel mondo, con una netta

prevalenza di donne.

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P.O. Elena D’AostaDiffusione ed incidenza

L'incidenza è di 2,5 casi ogni mille persone per la fascia d'età tra i 65-69 anni; 9/1000

tra i 75-79 anni e 40/1000 tra gli 85-80.

0

2

4

6

8

10

12

14

2000 2010 2020 2030 2040 2050

Studio Istat – Aspettativa prossimi 50 anni

Epidemiologia

Il morbo di Alzheimer è legato ad una diffusa degenerazione neuronale, principalmente attribuita alla proteina beta-amiloide che, depositandosi tra i neuroni, agisce da collante dando vita a placche e grovigli "neurofibrillari”.

La malattia si correla inoltre ad una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello, neurotrasmettitore fondamentale per la comunicazione tra neuroni incidendo sulla capacità di memoria ed ogni altra facoltà intellettiva

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P.O. Elena D’AostaPatologia

Caratteristiche e modalita’ d’azione

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P.O. Elena D’AostaPatologia

Caratteristiche e modalita’ d’azione

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P.O. Elena D’AostaPatologia

Caratteristiche e modalita’ d’azione

Certi:

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P.O. Elena D’AostaPatologia

Fattori di rischio

Età

Familiarità

Fattori vascolari

Fattori ambientali

Deficit simultaneo di

aree cognitive multiple

PossibiliDemenza dovuta a

trauma cranico

Possibili Probabili:

Incerti:

Razza

Lavoro

Malnutrizione

Solitudine*

Accumulo di metalli

come ferro o rame**

*Journal of neurology neurosurgery and psychiatry

** Journal of Alzheimer disease

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P.O. Elena D’AostaQuadro clinico

Fasi della malattia

Il decorso della malattia di Alzheimer si articola su tre fasi di accertamento, in base alle

quali viene redatto e sviluppato il piano d'assistenza:

Fase Iniziale

Lieve perdita di memoria

Incapacità ad esprimersi Perdita d'iniziativa e

motivazione Perdita di interesse

Fase Intermedia Fase Terminale

Difficoltà a riconoscere gli ambienti

Aprassia Comportamenti

inappropriati in pubblico

Incapacità nel riconoscere familiari

Incapacità ad esprimersi Incontinenza per urine e

feci Rischio di Complicanze

Quadro clinico

Fasi della malattiaFacoltà di Medicina e Chirurgia Cdl in Scienze Infermieristiche

P.O. Elena D’Aosta

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P.O. Elena D’AostaFase iniziale

La malattia inizialmente si manifesta spesso come demenza caratterizzata da amnesia progressiva e altri deficit cognitivi.

Il deficit di memoria è prima circoscritto a sporadici episodi nella vita quotidiana, ovvero disturbi come:

L’on-going memory: ricordarsi cosa si è mangiato a pranzo, cosa si è fatto durante il giorno

La memoria prospettica: che riguarda l'organizzazione del futuro prossimo, come ricordarsi di andare a un appuntamento

La memoria episodica retrograda: riguardante fatti della propria vita passati

La memoria semantica: che riguarda fatti ed eventi non della propria vita passati

Quadro clinico

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P.O. Elena D’AostaQuadro clinico

Fase intermedia

A partire dalle fasi lievi e intermedie possono poi manifestarsi crescenti difficoltà di

produzione del linguaggio, con incapacità nella definizione di nomi di persone od oggetti,

e frustranti tentativi di "trovare le parole", seguiti poi nelle fasi più avanzate da

disorganizzazione nella produzione di frasi e uso sovente scorretto del linguaggio

(confusione sui significati delle parole, ecc.).

Sempre nelle fasi lievi-intermedie, la pianificazione e gestione di compiti complessi

(gestione di documenti, attività lavorative di concetto, gestione del denaro, guida

dell'automobile, cucinare, ecc.) cominciano a diventare progressivamente più

impegnative e difficili, fino a richiedere assistenza continuativa o divenire impossibili.

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P.O. Elena D’AostaQuadro clinico

Fase terminale

Nelle fasi intermedie ed avanzate possono manifestarsi problematiche comportamentali

(vagabondaggio, coazione a ripetere movimenti o azioni, reazioni comportamentali incoerenti)

o psichiatriche (confusione, ansia, depressione, e occasionalmente deliri e allucinazioni). Il

disorientamento nello spazio, nel tempo o nella persona (ovvero la mancata o confusa

consapevolezza di dove si è situati nel tempo, nei luoghi e/o nelle identità personali, proprie o

di altri - comprese le difficoltà di riconoscimento degli altri significativi) è sintomo frequente.

Si aggiungono difficoltà progressive anche nella cura della persona (lavarsi, vestirsi,

assumere farmaci, ecc…) ed infine complicanze mediche internistiche, che portano ad una

compromissione progressiva della salute.

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P.O. Elena D’AostaQuadro clinico

Schema progressione patologica

La malattia di Alzheimer è di solito diagnosticata clinicamente dalla storia del paziente, da osservazioni cliniche, dalla presenza di particolari caratteristiche neurologiche e neuropsicologiche e per l'assenza di condizioni alternative.

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P.O. Elena D’AostaDiagnosi

Anamnesi e sintomi oggettivi

Sistemi avanzati di imaging biomedico,

come la tomografia computerizzata (TC), la

risonanza magnetica (MRI), la tomografia a

emissione di fotone singolo (SPECT) o la

tomografia ad emissione di positroni (PET)

possono essere utilizzate per aiutare a

escludere altre patologie cerebrali o altri tipi

di demenza.

Inoltre, si possono prevedere il passaggio

da fasi prodromiche (decadimento cognitivo

lieve) alla malattia di Alzheimer.

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P.O. Elena D’AostaDiagnosi

Strumentistica diagnostica

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P.O. Elena D’AostaDiagnosi

Strumentistica diagnostica

Gli assessment neuropsicologici e cognitivi, inclusi i test di memoria ed esecutivi, possono

ulteriormente caratterizzare lo stato della malattia.

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P.O. Elena D’AostaDiagnosi

Test valutativi ed istologici

Diverse organizzazioni mediche hanno creato i criteri diagnostici per facilitare e

standardizzare il processo diagnostico. La diagnosi clinica viene confermata a livello

patologico solo con l'analisi istologica del cervello post-mortem.

Anche se al momento non esiste una cura efficace, sono state proposte diverse strategie terapeutiche per tentare di influenzare clinicamente il decorso della malattia di Alzheimer:

tali strategie puntano a modulare farmacologicamente alcuni dei meccanismi patologici che ne stanno alla base legando interventi psicosociali, cognitivi e comportamentali, che hanno dimostrato effetti positivi nel rallentamento dell'evoluzione dei sintomi e nella qualità della vita dei pazienti e dei caregiver.

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P.O. Elena D’AostaTerapia

Trattamenti terapeutici

In primo luogo, basandosi sul fatto che nell'Alzheimer

si ha diminuzione dei livelli di acetilcolina, un'ipotesi

terapeutica è stata quella di provare a ripristinarne i

livelli fisiologici. L'acetilcolina pura non può però essere

usata, in quanto troppo instabile e con un effetto

limitato. Gli agonisti colinergici invece avrebbero effetti

sistemici e produrrebbero troppi effetti collaterali, e non

sono quindi utilizzabili. Si possono invece usare gli

inibitori della colinesterasi, l'enzima che catabolizza

l'acetilcolina: inibendo tale enzima, si aumenta la

quantità di acetilcolina presente nello spazio

intersinaptico.

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P.O. Elena D’AostaTerapia

Trattamento farmacologico

Le forme di trattamento non-farmacologico consistono prevalentemente in interventi

comportamentali, di supporto psicosociale e di training cognitivo. Tali misure sono

solitamente integrate in maniera complementare con il trattamento farmacologico, e hanno

dimostrato una loro efficacia positiva nella gestione clinica complessiva del paziente.

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P.O. Elena D’AostaTerapia

Trattamento basato sui training

Cognitivo Comportamentale

Cognitive Stimulation

Therapy

Reality Orientation

Therapy

ReminescenceTherapy

ValidationTherapy

Gentlecare

Emotivo-motivazionale

I diversi tipi di intervento si possono

rivolgere prevalentemente alla:

Sfera cognitiva (ad es., Cognitive

Stimulation Therapy)

Comportamentale (Gentlecare,

programmi di attività motoria)

Sociale ed emotivo-motivazionale

(ad es., Reminescence Therapy,

Validation Therapy, etc.).

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P.O. Elena D’AostaTipologie trainingTerapia

Forme specifiche di musicoterapia e arteterapia, attuate da personale qualificato, possono

essere utilizzate per sostenere il tono dell'umore e forme di socializzazione nelle fasi

intermedio-avanzate della patologia, basandosi su canali di comunicazione non verbali.

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P.O. Elena D’AostaTerapia

Trattamenti integrativi

Fondamentale è inoltre la

preparazione e il supporto,

informativo e psicologico, rivolto

ai "caregiver" (parenti e

personale assistenziale) del

paziente, che sono sottoposti a

stress fisici ed emotivi

significativi, in particolare con

l'evoluzione della malattia.

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P.O. Elena D’AostaTerapia

Ruolo dei Caregiver

Al momento non ci sono prove definitive per sostenere l'efficacia di una qualsiasi misura preventiva per la malattia di Alzheimer.

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P.O. Elena D’AostaPrevenzione

Fattori modificabili

Studi per identificarle hanno spesso prodotto risultati incoerenti. Tuttavia, studi epidemiologici hanno proposto correlazioni tra alcuni fattori modificabili (come la dieta, il rischio cardiovascolare, l'utilizzo di prodotti farmaceutici, o lo svolgimento di attività intellettuali) e la probabilità per una popolazione di sviluppare la malattia. Solo ulteriori ricerche, tra cui gli studi clinici, riveleranno se questi fattori possono aiutare a prevenire o ritardare l'insorgenza della malattia di Alzheimer.

Le persone che si impegnano in attività intellettuali, come la lettura, i giochi da tavolo, i

cruciverba, l'esecuzione con strumenti musicali, o che hanno una regolare interazione

sociale, mostrano una riduzione del rischio di sviluppo della malattia di Alzheimer.

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P.O. Elena D’AostaPrevenzione

Teoria della riserva cognitiva

Questo è compatibile con la teoria della

riserva cognitiva, in cui si afferma che

alcune esperienze di vita forniscono

all'individuo una riserva cognitiva che ritarda

l'insorgenza di manifestazioni di demenza.

L'apprendimento di una seconda lingua,

anche in tarda età, sembra ritardare la

malattia di Alzheimer.

Nella presa in carico di un paziente con Alzheimer, sia il servizio erogato in via domiciliare, ospedaliera, in RSA, ecc... l'infermiere nel formulare il piano d'assistenza personalizzato può prendere come riferimento il concetto di nursing proposto da Virginia Henderson nella “Teoria dei bisogni”.

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P.O. Elena D’AostaAssistenza Infermieristica

Presa in carico del paziente

Sommando un quindicesimo bisogno:

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P.O. Elena D’AostaAssistenza Infermieristica

Presa in carico del paziente

La cura del gesto

Journal of Alzheimer's disease

I quaderni dell'infermiere (Masson)

Wikipedia

Daniela Di Petrillo

Ciro Lentano

Alessandro Pagnozzi

Vincenzo Palladino

Giovanni Rebbecchi

Valeria Vignone

Autori Fonti