Mai Abbassare Il Livello Intellettuale Dei Libri. Intervista a Andrea Cane - La Repubblica...

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  • 7/30/2019 Mai Abbassare Il Livello Intellettuale Dei Libri. Intervista a Andrea Cane - La Repubblica 13.05.2013

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    MILANO

    Perch leditoria italiana ha dimenticato la saggistica?Forse una questione di dumbing down. AndreaCane legge sorridente un foglietto con la spiegazio-ne di questo termine gergale diffuso tra gli sceneg-giatori americani degli anni Trenta. Sperimentata

    tecnica per catturare lettori di scarsa cultura e scarsa intelligenza. la

    scelta di abbassare il livello intellettuale, nella letteratura e nel cinema,nellinformazione ma anche nella divulgazione. Ecco, proprio quelloche non vorrei fare. Anglista di formazione, traduttore di Virginia

    Woolf e E. H. Gombrich, un passaggio universitario a Cambridge e unlungo (travagliato) viaggio tra le principali case editrici italiane, toccaora a Cane come direttore editoriale rilanciare il glorioso e assopitomarchio della Utet con un nuovo catalogo tutto di saggistica, italiana einternazionale. Quando s sparsa la voce a Francoforte e a Londra, gliagenti letterari John Brockman e Andrew Wylie hanno accolto la noti-zia con una gioia forse non del tutto disinteressata. Ormai ovunque,nello stagnante mercato italiano,la varia ha contagiato la saggisti-ca. Se ne ha un riflesso anche al Sa-lone, che asseconda il virus ga-stroeditoriale con il nuovo spazio

    Casa cookbook. E quasi com-piuta appare la metamorfosi dungenere pensoso e lieve nel suolontano cugino di classifica chemescola pentole, giardinaggio edolenti autobiografie delle star.

    Cane, che succede? Abbiamosmesso di pensare?

    Io mi considero un uomo for-tunato, grato alla De Agostini cheha deciso di puntare su un settorepoco promettente, almeno in ap-parenza. Nelleditoria il pendolosi muove di qua e di l, e ora da

    unaltra parte. Le ragioni possonoessere varie. Lestinzione di unpubblico colto legato alle grandinarrazioni storiche, tra guerre e

    fascismi. La concorrenza di Inter-net, a danno soprattutto dei saggidivulgativi. E la grave crisi econo-mica che rallenta le costose tra-duzioni di testi importanti. Tuttoquesto induce i grandi gruppi a di-sinvestire dal genere.

    Da noi pi che nel resto del-lEuropa.

    S, per anche le classifiche delGuardian e del New York Timessono piene zeppe di quelli che ilmio maestro e mentore Gianartu-ro Ferrari chiama i libroidi, os-

    sia oggetti che dei libri hanno tut-te le fattezze ma non lanima.

    Vero. Ma nelle librerie ameri-cane e inglesi ci si imbatte anche

    nei titoli delle university press.Da noi pi difficile.

    A me piacerebbe pubblicaredei libri che facciano appello al-lintelligenza e alla curiosit dellettore. Se fossimo in Inghilterra,me la caverei con le parole usatedal publisher di Profile Books, che17 anni fa illustr un programmaminimale: Una stimolante non-fiction ad ampio raggio, con unaspruzzata di humour. Oggi unodegli editori indipendenti di mag-gior successo.

    Intervista a Andrea Cane,luomo che deve rilanciarela pi antica casa editriceMai abbassare il livellointellettuale dei libri

    SIMONETTA FIORI

    NON-FICTION, FILOSOFIA E MEMOIRUNA START UP CHIAMATA UTET

    Lei come intende metterlo inpratica?

    Esordir a Torino con un sag-gio di Stefano Bartezzaghi sulla

    creativit che il tema del Salo-ne e con il libro che inaugura lacollaborazione tra Utet e Dialo-ghi sulluomo, il festival di Pi-stoia. In autunno pubblicheruno strano libro di Jim Holt, sag-gista del New Yorker, alle presecon la grande domanda: Perch ilmondo esiste? Un curioso impa-sto tra autobiografia e giallo filo-sofico, che interpella Nobel come

    Weinberg, scrittori quali Updike,matematici del livello di Penro-se.

    Dunque anche lei strizza loc-

    chio al memoir, seppure in ver-sione colta.

    Anche il nuovo libro sullamo-re scritto da Michela Marzano haun riflesso autobiografico: Mi-chela racconta le sue storie senti-mentali, ma intrecciandole a ri-flessioni su Lacan e Fromm. E trale prossime uscite tengo molto auna graphic non-fiction nata dal-

    la collaborazione tra lo storicoMimmo Franzinelli e il disegna-tore Andrea Ventura. Quando gliautori mi proposero largomento 8 settembre del 1943 pensa-vo di schiantare. Poi lhanno rea-lizzato magnificamente, e ilNewYork Timesnel giorno della Me-moria ne ha anticipato alcune pa-gine.

    Quindi una saggistica non tra-dizionale.

    S, ma sto lavorando anche aun librone di Adam Zamoyski suNapoleone e la campagna di Rus-sia. Una classica lettura storicache avrebbe fatto felice CarloFruttero. In Germania ha vendu-to 150mila copie. Naturalmente

    Il grande catalogodei classici sar

    digitalizzatoMetteremo in retetrecento titoli

    SIATE

    SAGGIIl personaggio

    Andrea Cane, dopo laddioalla Mondadori, il nuovodirettore editoriale della Utetper il rilancio della saggistica

    ASPETTANDOIL SALONEDI TORINO

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    molto formale in cui mi veniva co-

    municato che, a causa di un rias-setto aziendale, il mio posto erasaltato. Tutto qui.

    Ci fu una reazione internazio-nale, da Amartya Sen a SimonSchama, da Jeremy Rifkin a JohnBarrow. Tutti si stupirono per ilsuo allontanamento.

    In quel passaggio traumaticola loro solidariet mi aiut molto.

    Ci fu un appello anche da par-te di molti intellettuali italiani. La

    seguiranno nella nuova avven-tura?

    Per il momento pubblico Bar-tezzaghi e Marzano. Quanto aglialtri, vediamo se ci sono le condi-zioni: rimangono comunque de-gli amici. Io sono contento di ri-partire da zero, come una start up,con il marchio editoriale pi anti-co dItalia. Una struttura agile,che ha molti vantaggi: a differen-

    za dei grandi gruppi, non co-stretta a faredumbing down. Libriche non voglio e non so fare. E chenon hanno certo risolto i proble-mi delleditoria.

    lettura elettronica la pi pura e

    disincarnata. Noi ora tenteremouna cosa nuova, specie in Italia:chi acquista il libro di carta potrbeneficiare gratuitamente dellasua versione elettronica. A me ca-pita spesso di cominciare un librocartaceo a casa e di continuarne lalettura fuori su un device.

    Lei ha lavorato per un lungoperiodo alla Mondadori, poi nelsettembre del 2011 ne stato al-lontanato piuttosto bruscamen-

    te. Perch?Sera concluso un ciclo, sia al-

    linterno della casa editrice chefuori. Dopo la generazione deifondatori, era subentrata quelladegli editoriali, come Ferrari: stato lui a portarmi a Segrate. Poi arrivata la stagione dei manager.E dopo luscita di scena di Ferrari,il clima cambiato radicalmente.Le persone, lo stile. Sono rimasto

    senza interlocutori. E io evidente-mente sono stato giudicato pocofunzionale al nuovo ordine dellecose.

    Se laspettava?No. Mi arrivata una lettera

    storico, mettendo in rete trecento

    classici Utet.Dopo la sbornia digitale, esco-no molti saggi critici verso il nuo-

    vo colonialismo elettronico:penso a George Steiner de I librihanno bisogno di noio aIstruzio-ni per continuare a leggeredi Ro-berto Casati. La tesi che il librodi carta sia insostituibile dal pun-to di vista cognitivo.

    Vale soprattutto per i saggi, sucui spesso esercitiamo anche lamemoria visiva: questo lho lettoin alto a destra, o in basso a sini-stra. Sul tablet si perde. Per sonodaccordo con il mio amico TimParks: basta con quella insoppor-tabile mistica della carta! Certo, iomi ricordo perfettamente lespe-rienza sensoriale del primo li-bro di Adelphi che ho avuto tra lemani, Padre e figlio di EdmundGosse. Cos come per meFinzioni

    di Borges esiste soltanto nella ei-naudiana edizione Nue, biancacon le strisce rosse. Per si puanche pensare in modo diverso,come fa Parks, e sostenere conuna punta di provocazione che la

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