Magazine Lesmo IV

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Comenius, tappa finale Nel prossimo mese di giugno si concluderà il progetto Comenius. Le classi hanno lavorato per due anni sul tema dei racconti popolari. Il progetto è stato ricco di scambi e gli allievi hanno vissuto dei momenti indimenticabili. Lungo tutta questa bella avventura europea, abbiamo contribuito a creare una pubblicazione con lo scopo di capire ed apprezzare i valori nascosti nelle tradizioni e nei racconti popolari del nostro paese, così come in quelli degli altri partner europei. Quanto entusiasmo è emerso durante i nostri incontri! Siamo ritornati felici da questi incontri dove abbiamo potuto sperimentare l’amicizia dei nuovi amici spagnoli e rumeni. Il prossimo mese una delegazione di Lesmo si recherà ad Aiud, ultima tappa del nostro scambio. En juin 2014, le projet Comenius arrivera à son terme. Les classes ont travaillé sur le thème des contes populaires pendant deux années. Le projet a été riche en échanges et les élèves ont vécu des moments inoubliables. Tout au long de cette belle aventure européenne nous avons crée une brochure avec le but de comprendre et apprécier les valeurs cachées dans les traditions et les contes populaires de notre pays ainsi que dans ceux des autres pays européens. Que d’enthousiasme a émergé lors de nos rencontres! Nous sommes revenus ravis de ces rencontres, de l’accueil très chaleureux des nouveaux amis espagnols et roumains. Le mois prochain une délegation de Lesmo va se rendre à Aiud, dernière étape de notre échange Comenius, dernière étape LA ZUBIA LESMO LESMO REVUE DE L’ÉCOLE DON MILANI - NUMÉRO 4 AVRIL 2014 AIUD visitate il sito del progetto: www.lavaleurdenoscontes.com

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Comenius, tappa finaleNel prossimo mese di giugno si concluderà il progetto Comenius.Le classi hanno lavorato per due anni sul tema dei racconti popolari.

Il progetto è stato ricco di scambi e gli allievi hanno vissuto dei momenti indimenticabili.

Lungo tutta questa bella avventura europea, abbiamo contribuito a creare una pubblicazione con lo scopo di capire ed apprezzare i valori nascosti nelle tradizioni e nei racconti popolari del nostro paese, così come in quelli degli altri partner europei.

Quanto entusiasmo è emerso durante i nostri incontri!

Siamo ritornati felici da questi incontri dove abbiamo potuto sperimentare l’amicizia dei nuovi amici spagnoli e rumeni. Il prossimo mese una delegazione di Lesmo si recherà ad Aiud, ultima tappa del nostro scambio.

En juin 2014, le projet Comenius arrivera à son terme. Les classes ont travaillé sur le thème des contes populaires pendant deux années. Le projet a été riche en échanges et les élèves ont vécu des moments inoubliables. Tout au long de cette belle aventure européenne nous avons crée une brochure avec le but de comprendre et apprécier les valeurs cachées dans les traditions et les contes populaires de notre pays ainsi que dans ceux des autres pays européens. Que d’enthousiasme a émergé lors de nos rencontres! Nous sommes revenus ravis de ces rencontres, de l’accueil très chaleureux des nouveaux amis espagnols et roumains. Le mois prochain une délegation de Lesmo va se rendre à Aiud, dernière étape de notre échange

Comenius, dernière étape

LA ZUBIA LESMO

LESMO REVUE DE L’ÉCOLE DON MILANI - NUMÉRO 4 AVRIL 2014

AIUD

visitate il sito del progetto:

www.lavaleurdenoscontes.com

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QUOI?Le “cross-country”, ou “cross” tout simplement, est une épreuve d’athlétisme qui consiste en une course en nature. C’est une épreuve généralement automnale ou hivernale, dont les distances sont plus ou moins longues, selon l'âge et le niveau de la compétition. Nous (les garçons) avons couru 1500 mètres et les filles 1000.

QUAND ?La saison de “cross” s’étale de mi-octobre à début mars. Cette année, nous avons couru le 19 du mois de mars, sous un beau soleil de début printemps.

OÙ ?Savez-vous où est né le “cross-country” ? Il ne date pas d’hier ! Ses racines se situent en Angleterre où, dès la fin du XVIIe et le début du XVIIIe siècles, on pratiquait des “courses au clocher”, de village en village. Dès ses origines, les itinéraires de la course étaient tracés dans les prairies, les champs, les forêts … “across the country”, autrement dit “à travers la campagne” !Notre épreuve a eu lieu dans l’oratoire de Lesmo (avant c’était dans le jardin de l’école), en plein air, où l’association AVIS avait prévu pour nous un très beau parcours.

POURQUOI ?Le “cross-country” , c’est la liberté ! Contrairement à la course sur piste ou sur route, il comporte des imprévus, des variations : des courbes, des pentes, des surfaces différentes, la méteo qui change… C’est exigeant, mais surtout tellement gratifiant !

COMMENT ?Le dernier 19 mars tous les élèves de notre école ont participé à l’événement : nous avons couru en y mettant le meilleur de nous-mêmes ! La bonne humeur et le dynamisme ont été présents tout au long de la journée.Bravo à tous pour leur participation et surtout à nos copains Paolo Gambersio, Chiara Arluni, Roberto Perego et Sara Giglio qui ont bataillé dur et au gagneur, Reda Eddaraj, le premier à la ligne d’arrivée pour les classes deuxièmes. Le parcours était dur mais notre “super copain”  a terminé en première place dans un temps de 5:41:62, en gagnant sa troisième médaille d’or consécutive.Merci beaucoup à notre école et à nos professeurs de gym qui organisent depuis 30 ans, dans le cadre des projets didactiques, cette journée magnifique !

classe 2°D

19 MARS 2014JOURNÉE CROSS-COUNTRY

ALLA SCUOLA DI LESMO

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COSA ?La “corsa campestre” è una prova di atletica che consiste in una corsa all’aperto, in mezzo alla natura. Si svolge generalmente in autunno o in inverno e vengono percorse distanze più o meno lunghe, a seconda dell’età e del livello della competizione. Noi ragazzi abbiamo corso i 1500 metri mentre le ragazze i 1000.

QUANDO ?La stagione della “corsa campestre” va da metà ottobre a inizio marzo. Quest’anno abbiamo gareggiato il 19 marzo, sotto un bel sole quasi primaverile.

DOVE ?Sapete dove è nata la “corsa campestre” ? Non è così recente ! Le sue radici rimandano all’Inghilterra dove, dalla fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, si praticavano le “corse al campanile”, da villaggio in villaggio. Già da quei tempi, i percorsi erano tracciati attraverso le praterie, i campi, le foreste… “across the country”, cioè “attraverso la campagna” !La nostra gara si è svolta nell’oratorio di Lesmo (nei primi anni si teneva nel giardino della scuola), all’aria aperta, dove l’associazione AVIS aveva predisposto un bellissimo percorso.

PERCHÉ?“Corsa campestre” significa libertà! Diversamente dalla corsa in pista o su strada, la campestre comporta imprevisti e variabilità : curve, discese, superfici differenti, il clima che può cambiare … E’ faticosa, ma anche così gratificante !

COME ?Lo scorso 19 marzo, tutti gli alunni della nostra scuola hanno partecipato all’evento : abbiamo corso mettendoci il meglio di noi stessi ! Il buon umore e la sportività ci hanno accompagnato nel corso di tutta la giornata. Complimenti a tutti per il loro contributo e soprattutto ai nostri compagni Paolo Gambersio, Chiara Arluni, Roberto Perego e Sara Giglio, che hanno combattuto duramente, e al vincitore, Reda Eddaraj, il primo a tagliare il traguardo per le classi seconde. Il percorso era faticoso, ma il nostro “super compagno” si è piazzato al primo posto con un tempo di 5:41:62, vincendo così la sua terza medaglia d’oro consecutiva. Un ringraziamento va alla nostra scuola e ai nostri professori di educazione fisica che organizzano da trent’anni, nell’ambito dei progetti didattici, questa magnifica giornata !

19 MARZO 2014GIORNATA CORSA CAMPESTRE

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BASEBALL PER NON VEDENTI

Una mattina da non vedenti per i ragazzi di Lesmo. Stupore, incredulità e soprattutto tanta ammirazione: ecco i sentimenti che abbiamo provato quando abbiamo avuto la fortuna di incontrare gli atleti non vedenti delle due squadre di baseball milanesi. Forse prima di conoscerli li avremmo chiamati disabili, ma in realtà sono diversamente abili. Infatti, se da un lato hanno “un tallone d’Achille”, dall’altro possiedono delle capacità superiori alle nostre. Tra di loro ci sono persone con le attività più diverse: giornalisti, informatici, un’atleta (Arjola Dedaj) che probabilmente parteciperà alle Paralimpiadi di Rio. Insomma, delle persone molto varie: infatti i non vedenti possono giocare, lavorare e divertirsi esattamente come noi, naturalmente con gli strumenti adatti. Per esempio i giocatori di baseball usano una palla sonora, di cui individuano la traiettoria con assoluta precisione, e dei segnali acustici per raggiungere di corsa la base. È difficilissimo, come noi stessi abbiamo potuto provare quando sono venuti alla nostra scuola i giocatori di due squadre di baseball composte da non vedenti (o ipovedenti, che giocano con una mascherina sugli occhi): i Lampi e i Tuoni. Sono le due squadre più forti del campionato italiano; sono rivali fra di loro, ma formate da grandi amici, sia dentro che fuori dal campo. Con molta gentilezza, gli atleti e i loro allenatori (che vedono) ci hanno spiegato le regole del gioco, ci hanno dato una breve dimostrazione e infine ci hanno fatto provare le stesse emozioni che provano loro ad ogni partita ed allenamento. Bendati, e guidati dal solo udito, abbiamo provato a lanciare la pallina e a correre in base. Ci siamo divertiti tantissimo, ma abbiamo capito anche la bravura di questi atleti a cui va il nostro grazie.

ALLA SCUOLA DI LESMO

BASEBALL POUR LES AVEUGLES

signaux sonores pour courir vers la base. Tout cela est extrêmement difficile, comme nous avons pu le constater lorsque nous avons reçu dans notre école les joueurs des deux équipes de baseball composées de non voyants (et de malvoyants, qui jouent avec un bandeau sur les yeux): les Eclairs et les Tonnerres. Ce sont les équipes les plus fortes du championnat italien; bien qu’adversaires sur le terrain, les joueurs sont tous de grands amis. Avec beaucoup de gentillesse, les athlètes et leurs entraîneurs (voyants) nous ont expliqué les règles du jeu et fait une petite démonstration ; ils nous ont fait ressentir aussi les mêmes émotions q’ils éprouvent lors de chaque match et entraînement. Les yeux bandés, guidés par notre seul ouï, nous avons essayé de lancer la balle et de courir vers la base. Nous nous sommes beaucoup amusés mais nous avons aussi compris le talent de ces athlètes à qui vont tous nos remerciements.

Une matinée dans la peau d’un aveugle pour les jeunes de Lesmo. Stupeur, incrédulité et surtout beaucoup d’admiration: voici les sentiments que nous avons ressentis lorsque nous avons eu la chance de rencontrer les athlètes non voyants des deux équipes de baseball de Milan. Peut-être, avant de les connaître, les aurions-nous appelés des handicapés; en réalité, ils sont tout à fait habiles, bien que d’une manière différente. En fait, si d’un côté ils ont un talon d’Achille, de l’autre ils possèdent des capacités supérieures aux nôtres. Parmi eux, il y a des personnes qui exercent les métiers les plus divers: journalistes, informaticiens, une athlète (Arjola Dedaj) qui probablement participera aux Jeux Paralympiques de Rio. Des personnes de tous horizons: les non voyants, en fait, peuvent jouer, travailler et s’amuser autant que nous, simplement avec des moyens adaptés. Par exemple, les joueurs de baseball utilisent une balle sonore, dont ils perçoivent la trajectoire avec exactitude, et des

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CLOWNS DEL SORRISO

Mattinata diversa dal solito per gli allievi di seconda A e seconda B della scuola di Lesmo, che hanno incontrato due persone molto divertenti e speciali. Sono Italo e Ginevra, due clown che ci hanno descritto il loro lavoro. Non sono pagliacci da circo, ma dei clown che girano tutto il mondo per portare un po’ di allegria dove è più necessario. Si definiscono “ambasciatori del sorriso” e lavorano negli ospedali, nei campi profughi, in pericolose situazioni di guerra e ovunque ci sia bisogno di allontanare la tristezza, sia pure per un istante. Ginevra ci ha raccontato che ha sempre in borsetta una serie di nasi da clown; spesso le capita di indossarne uno quando si accorge che chi la circonda è triste, arrabbiato o litigioso. Quasi sempre riesce a far spuntare un sorriso, sia che si trovi per la strada, in metropolitana o in coda all’aeroporto.“Purtroppo incontriamo spesso delle situazioni drammatiche, in cui ci vuole molto coraggio a sorridere. Ma dobbiamo farlo, se vogliamo aiutare le persone!”, ha aggiunto Ginevra.Ci ha poi mostrato dei video girati nei luoghi in cui è andata in missione con gli altri volontari: un campo profughi ai confini con la Siria, un ospedale per bambini, un villaggio bombardato in Afghanistan. Tutti posti in cui è difficile vivere una vita normale e spesso pericolosi per i volontari, che molte volte hanno bisogno della protezione dei militari.Chi ha avuto per primo l’idea di creare il gruppo di “ambasciatori del sorriso” di cui Ginevra e Italo fanno parte è stato Patch Adams, uno straordinario medico americano che, malgrado l’età, continua la sua missione in giro per il mondo. “Anche i ragazzi possono incominciare a portare il sorriso”, ci ha detto Italo, consigliandoci di iniziare dalle situazioni più vicine a noi: una casa di riposo per anziani o un ospedale per bambini.Gli attrezzi del mestiere sono pochi: qualche naso rosso, dei palloncini, una calza da infilare sulla mano per creare un pupazzetto parlante e soprattutto un grande sorriso, ma anche rispetto per la sensibilità delle persone, perché non bisogna mai essere invadenti.Durante il nostro incontro ci hanno fatto provare qualche “mossa” da clown, ad esempio un concerto di pernacchie, oppure le facce buffe.Noi ragazzi ci siamo divertiti molto durante l’incontro con loro e abbiamo capito di essere fortunati a riuscire a vivere una vita normale; per molti bambini, infatti, anche l’andare a scuola sarebbe una cosa straordinaria.Il nostro incontro è terminato con Ginevra che ha gonfiato dei palloncini e noi, come se fossimo ancora bambini, ci siamo accalcati per prenderne uno e lanciarlo in aria.

ALLA SCUOLA DI LESMO

CLOWNS DU SOURIRE

Les élèves de notre école ont eu le privilége de rencontrer deux personnes extraordinaires, Italo et Ginevra.Ils font partie de l’équipe du célèbre docteur Patch Adams. Incarné il y a quelques années sur le grand écran par l’acteur Robin Williams, il soigne ses patients vêtu d’un habit de clown en utilisant le rire et l’humour comme des instruments thérapeutiques.Nez rouge de rigueur, Italo et Ginevra nous ont raconté leur vie avec une équipe internationale de bénévoles qui ont visité hôpitaux, écoles et camps de réfugiés en Syrie.Toujours avec un sourire, car “Le rire, c'est la meilleure façon de communiquer”

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LE FIL ROUGE

Il n’est pas difficile d'identifier le fil rouge qui passe à travers les différents contes populaires: tout d’abord il y a la lutte entre le bien et le mal, et l’inévitable triomphe de ce dernier.Ils ne manquent pas les soudains changements de condition: le pauvre qui devient riche, l'enfant abandonné qui retrouve miraculeusement sa famille d’origine, le trompé qui parvient à s'affirmer à l’égard de l’aspirant tricheur, le persécuté qui triomphe sur le méchant. Dans les contes traditionnels italiens émergent toutes ces caractéristiques qu’on pourrait définir universelles; même les différences régionales sont évidentes, inévitables dans un pays qui a connu les plus différentes dominations, de celle arabe à celle autrichienne, mais un examen attentif met en évidence un peu partout, celles qu’on pourrait appeler les caractéristiques distinctives de l’italianité, qui est beaucoup plus variée et plus intéressante que le stéréotype répandu.En premier lieu, il y a la ruse, qui permet de surmonter les situations les plus complexes, à démonstration que le cerveau a plus de valeur que les muscles.Ensuite, il y a la créativité, qualité qui a rendu célèbres les Italiens dans le monde, et qui peut être considérée comme un proche parent de la précédente caractéristique, avec une peu plus de grâce. Beaucoup de contes ont pour thème la beauté du paysage, dont les origines ont souvent un fait magique ou surnaturel.Un rôle important est aussi joué par ses propres chers et quelques valeurs typiques de la société paysanne, telles que l'être un bon travailleur et la sobriété.Et, enfin, une certaine gaieté de fond, ou au moins la capacité de garder la bonne humeur, même face à des situations complexes, un sourire, une blague ou une chanson contribuent à dédramatiser

UN FILO CONDUTTORE

Non è difficile individuare il fil rouge che passa attraverso i diversi racconti popolari: in primo luogo c’è la lotta tra il male e il bene, con l’inevitabile trionfo di quest’ultimo. Non mancano i cambiamenti improvvisi di condizione: il povero che diventa ricco, il figlio abbandonato che ritrova miracolosamente la famiglia d’origine, il truffato che riesce a farsi valere nei confronti dell’aspirante imbroglione, il perseguitato che trionfa sui malvagi.Nei racconti tradizionali italiani emergono tutte queste caratteristiche che si potrebbero definire universali; sono evidenti anche le differenze regionali, inevitabili in un paese che ha conosciuto le più diverse dominazioni, da quella araba a quella austriaca, ma, ad un esame attento, saltano all’occhio un po’ ovunque quelli che potrebbero essere definiti i caratteri distintivi dell’italianità, che appare assai più variegata e interessante del diffuso stereotipo.

NOS CONTES POPULAIRES

In primo luogo c’è la furbizia, che consente di superare le situazioni più

intricate, a dimostrazione che il cervello vale più dei muscoli. C’è poi la creatività, dote che ha reso gli Italiani famosi nel mondo, e che si può considerare parente stretta della caratteristica precedente, con una dose di grazia in più.Molti racconti hanno per tema la bellezza del paesaggio, alle cui origini si colloca spesso un fatto magico o soprannaturale.

Un ruolo importante hanno gli affetti familiari e alcuni valori forse tipici della società contadina, quali la laboriosità e la sobrietà.E, per finire, una certa allegria di fondo, o almeno la capacità di conservare il buon umore anche di fronte a situazioni complesse, che un sorriso, una burla o una canzone contribuiscono a sdrammatizzare.

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QUELQUES CONTES

MELCHISEDECH E IL SULTANO

Il racconto ha come tema l’astuzia. I due protagonisti (il sultano Saladino e l’ usuraio Melchisedech) hanno in comune la qualità di essere uomini di ingegno: il primo tende una trappola e il secondo ne esce vittorioso. Infatti la furbizia aiuta l’uomo a superare le difficoltà.

Saladino, sultano d’ Egitto e di Siria, uomo molto ricco, potente e saggio è in difficoltà economiche. Egli pensa di riuscire a procurarsi il denaro che gli serve facendoselo dare grazie ad un’astuzia dall’ebreo Melchisedech, un avaro usuraio di Alessandria.Così lo chiama al suo cospetto e gli domanda quale tra le religione ebraica, saracena e cristiana sia secondo lui quella vera. Melchisedech è un uomo molto fedele all’ebraismo, ma anche molto astuto e capisce subito che una sua risposta può contrariare il sultano e farlo cadere così in trappola. Essendo però obbligato a dare comunque una risposta, decide di raccontargli una novella in cui si narra di un uomo ricco, che possiede un anello bellissimo e prezioso che, alla sua morte, andrà in eredità al figlio che dimostra di essere suo degno erede. L’anello prezioso è tramandato per molte generazioni fino a quando arriva a un discendente che non sa a chi dei tre figli lasciarlo, poiché sono tutti e tre meritevoli dell’eredità. Così si rivolge a un abile orefice e fa realizzare due copie perfette dell’anello. Ognuno dei tre figli riceve dal padre, in segreto, un anello che prende per vero, ma quando il padre muore ognuno dei tre figli estrae il proprio anello come testimonianza del fatto che a lui spetta l’eredità. Questo racconto serve all’usuraio per far capire al sultano che, come la questione dell’eredità dell’uomo ricco è ancora irrisolta, allo stesso modo anche in quel momento non si può sapere quale tra le tre religioni sia quella autentica. A questo punto Saladino, ammirato dall’intelligenza di Melchisedech, gli dice la verità. Così l’ebreo presta i soldi al sultano, che glieli restituisce aggiungendo grandissimi doni e da quel momento lo considera per sempre un amico meritevole di grande considerazione.

MELCHISEDECH ET LE SULTAN

L'histoire suivante a pour thème l’astuce. Les deux personnages, le sultan Saladin et l’usurier Melchisedech, ont en commun la qualité d'être rusés, hommes de grand talent: le premier tend un piège et le deuxième en sort victorieux. L'histoire met donc en évidence l'astuce qui aide l’homme à résoudre les problèmes de la vie.

Saladin, sultan de l'Egypte et de la Syrie, un homme très riche, puissant et sage, est en difficultés financières. Il pense réussir à obtenir l'argent dont il a besoin grâce à une ruse, en le demandant au juif Melchisedech, un usurier avare d’Alexandrie, Ainsi il l’appelle devant lui et lui demande laquelle parmi les religions juive, sarrasine et chrétienne est, à son avis, la vraie. Melchisedech, qui est un homme très fidèle au judaïsme, mais aussi très rusé, se rend immédiatement compte que sa réponse pourrait contrarier le sultan et le faire tomber ainsi dans un piège. Mais étant obligé à donner une réponse, il décide de lui raconter une nouvelle dans laquelle on dit d'un homme riche qui avait une très belle et précieuse bague; à sa mort l’aurait reçue en héritage son fils, mais pour la mériter, il aurait dû démontrer d’être son digne héritier.La précieuse bague vient transmise pendant de

nombreuses générations jusqu'au moment où un de ses descendants, qui avait trois enfants, ne savait pas à qui la donner, puisque tous les trois étaient dignes de l’héritage. Donc il décida d’en faire refaire deux copies parfaites par un orfèvre. Chacun des enfants reçut de son père en secret une bague qu'il pensait être la vraie, mais quand le père mourut, chacun prit sa propre bague comme témoignage

qu’il avait le droit à l’héritage. Cette histoire sert à l’usurier pour faire comprendre au sultan que, comme la question de l'héritage de l’homme riche était encore irrésolue, de la même manière à ce moment on ne pouvait pas savoir laquelle des trois religions était la vraie. À ce point Saladin, admiré par l'intelligence de Melchisedech, lui dit la vérité. Ainsi le juif prête au sultan l’argent dont il a bésoin et Saladin le lui rend en ajoutant de magnifiques cadeaux et le considère pour toujours un ami digne d'une grande considération.

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Cecco Angiolieri, poeta e scrittore, decide di andare ad Ancona dal cardinale, arrivato in città come ambasciatore del Papa, e porta con sé, come servitore, Cecco Fortarrigo. Dopo essersi comprato un cavallo e degli abiti eleganti parte, portandosi dietro una borsa con i soldi. Dopo 40 chilometri, padrone e servitore si fermano in una locanda nella località di Buonconvento per riposare. Dopo mangiato l’Angiolieri va a riposare e dice all’amico di svegliarlo nel pomeriggio. Fortarrigo si reca nella taverna dove gioca tutto il suo denaro e i suoi vestiti, rimanendo in camicia. Più tardi va nella camera dove si trova il suo compagno, che dorme, e gli ruba tutto il denaro, che gioca e torna a perdere. Quando Angiolieri si sveglia, si veste e va pagare l’oste, ma si accorge che è stato derubato. Allora sale a cavallo e parte. Fortarrigo lo rincorre gridando ad alcuni contadini: “Pigliatelo, è un ladro!”Quelli gli credono e fanno scendere Angiolieri da cavallo.Fortarrigo, accusandolo di slealtà, lo fa spogliare e, rivestitosi dei suoi abiti, cavalca verso Siena. Angiolieri indossando vestiti presi in prestito si fa ospitare dai suoi parenti di Corsignano.

MORALE: con la furbizia Fortarrigo capovolge la situazione a suo favore: da ladro diviene derubato, da servo diviene cavaliere a danno di Angiolieri.

Cecco Angiolieri, écrivain et poète, décide d’aller à Ancona chez le cardinal, arrivé dans la ville, comme ambassadeur du papa, et il porte avec soi, comme servi teur, Cecco Fortarrigo. Après avoir acheté un cheval et des vêtements élègants, il part emportant avec lui un sac avec de l’argent.

Après 40 km, l’écrivain et son serviteur s’arrêtent dans une auberge de la ville de Buoncovento pour se reposer. Après avoir mangé, l’Angiolieri va dormir et il se réveille dans l’après midi. Pendant qu’il dort, Fortarrigo va dans la taverne où il joue tout son argent et ses vêtements, en restant en chemise. Après il va dans la chambre où se trouve son copain, qui dort, et il lui vole tout son argent, qu’il joue et perd une autre fois. Angiolieri se réveille, il s’habille et il va chercher le patron pour le payer, mais quand il s’aperçoit qu’on lui a volé tout son argent, il monte sur son cheval et il part. Fortarrigo lui court après en criant à certains paysans "Attrapez-le! C’est un voleur!"Les paysans lui croient, ils font descendre Angiolieri de cheval et ainsi Fortarrigo l’accuse de délayauté, il le déshabille et il se rhabille avec ses vêtements et après il monte vers Siena. Angiol ier i emprunte des vêtements et il se fait loger chez ses parents de Corsignano.

MORALE: avec la ruse Fortarrigo renverse la situation en sa faveur : de voleur il devient volé, de serviteur il devient chevalier à dommage de Angiolieri.

QUALCHE RACCONTO

CECCO ANGIOLIERI

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Si tratta di un racconto originario di Bologna, che mette in luce una delle caratteristiche per cui gli Italiani sono famosi: la creatività.

Un uomo povero aveva tre figli: Giovanni, Fiore, Pirolo.Un brutto giorno l'uomo muore e lascia ai suoi tre figli una borsa di soldi ciascuno.“Usateli per guadagnare qualcosa!”, raccomanda, e i ragazzi decidono di obbedire.Il primo a partire in cerca di fortuna è Fiore. Dopo aver viaggiato tutta la giornata, incontra un Arciprete. Quando sa che il ragazzo ha con sé una borsa di soldi, lo ospita e gli propone un patto.“Anche io ho una borsa di soldi come la tua! -gli dice- Facciamo una scommessa: quello di noi due che si arrabbia per primo perderà i suoi soldi e li darà all’altro!”Fiore accetta e l’indomani va a lavorare nel campo dell’Arciprete; non porta con sé né cibo né bevande. “Tranquillo! -gli ha detto l’Arciprete- A mezzogiorno ti manderò la mia serva con un bel pranzo”.Fiore lavora tutto il giorno; prova caldo, fame e sete, ma nessuno va a portargli da mangiare o da bere.Finalmente, verso sera, arriva la serva; Fiore è molto arrabbiato, ma non dice niente, perché non vuol perdere la scommessa.La serva gli fa vedere una pentola piena di cibo e un fiasco di vino, ma sia la pentola che il fiasco non si possono aprire.Fiore, furioso, inizia a gridare contro l’arciprete e perde la scommessa.Quando torna a casa con la brutta notizia, anche Giovanni, il maggiore, vuole andare in paese a scommettere con l'Arciprete, ma fa come suo fratello e torna a casa senza quattrini.Pirolo, il minore, decide di ripetere la scommessa; i fratelli non volevano, ma lui è molto furbo e riesce a convincerli. Arriva dall’Arciprete e la mattina a colazione si riempie le tasche di tutto quello che può e quindi mentre lavora non patìsce la fame; la sera, quando arriva la serva con la pentola chiusa, è tutto allegro e, dopo aver spezzato il coperchio, si mangia la minestra.Il giorno dopo l’arciprete manda Pirolo al mercato per vendere 100 maiali.Un mercante ne compra 99 e a tutti Pirolo taglia la coda. Poi pianta le code nel terreno; seppellisce anche il maiale che non ha venduto, ma lascia fuori il codino. Poi inizia a gridare: “Aiuto, signor Arciprete, aiuto! I maiali sono affondati nel terreno!”.L’Arciprete arriva di corsa: per primo tira fuori il maiale sepolto vivo, ma quando cerca di “salvare” gli altri, gli rimane in mano solo il codino.L’Arciprete si arrabbia, ma non dice niente, ricordandosi del patto.Il giorno dopo Pirolo viene incaricato di vendere 100 pecore.99 sono sane e le vende ad un mercante; l’ultima, invece, è zoppa e Pirolo la porta sul tetto e la lega al camino. Poi si mette a gridare: “Aiuto, signor Arciprete, aiuto! Le pecore sono volate in cielo! Solo la pecora zoppa non è riuscita a saltare bene e si è fermata sul tetto!”Anche questa volta l’Arciprete è furioso, ma non dice niente: non vuol perdere la scommessa! Il giorno successivo Pirolo deve accompagnare l'Arciprete a celebrare una messa.

L’Arciprete indossa delle belle scarpe lucide, ma inizia a piovere.“Pirolo, -dice al ragazzo- torna a casa e prendimi un paio di scarpe vecchie! Io ti aspetto sotto un albero!”Pirolo torna a casa, dove ci sono le due serve ed ha un’idea.“Il vostro padrone -dice- mi ha ordinato di darvi un bacio!”Le serve si arrabbiano e non gli credono, ma Pirolo si affaccia alla finestra e grida: “Signor Arciprete, una o tutte e due?”L’Arciprete, che si riferisce alle scarpe risponde: “Tutte e due!”.

Così Pirolo riesce ad ingannare le serve.“Avete sentito? -dice- Vi devo baciare tutte e due. Ordine del vostro padrone!”Quando l'Arciprete torna a casa, le serve lo accolgono molto male per colpa del bacio. A quel punto, l’uomo capisce che Pirolo è stato più furbo di lui e inizia a gridare. Pirolo così vince la scommessa e torna a casa con un mucchio di soldi.

QUALCHE RACCONTO

LA SCOMMESSA A CHI PRIMO SI ARRABBIA

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LE PARI A QUI SE FACHE LE PREMIER

l

Il s’agit de un rècit originaire de Bologne , qui met en lumière une des caractéristiques pour lesquelles les italiens sont célèbres: la créativité.

Un pauvre homme avait trois enfants: Giovanni, Fiore, Pirolo.Un mauvais jour l’homme meurt et il laisse à ses trois fils un sac des sous chacun.“Utilisez-les pour gagner quelque chose” recomande, et les garçons décident d’obéir.Le premier à partir à la recherche de la fortune c’est Fiore, qui après avoir voyagé toute la jounée rencontre un archiprêtre.Quand il sait des sous du garçon, il l’héberge et il lui propose un pacte.“J’ai un sac de sous comme le tien!- il lui dit- Nous faisons un pari: celui de nous qui pour premier se fâchera perdra ses sous et les donnera a l’autre!”Fiore accepte et il va travailler dans les champs de l’Archiprête sans aliments ni boissons .“Tranquille!- lui dit l’ Arcipretre- a midi je t’ enverrai ma bonne avec un beau déjeuner!”Fiore travaille toute la journée, il a chaud, faim et soif, mais personne va lui apporter quelque chose à manger ou à boire. Finalement, vers le soir, la bonne arrive; Fiore est très fâché, mais il ne dit rien, parce qu’il ne veut pas perdre le pari.La bonne lui montre une marmite pleine d’aliments et une fiasque de vin, mais la marmite et la fiasque ne se peuvent pas ouvrir. Fiore, furieux, commence à crier contre l’ Archiprêtre et il perdit le pari. Quand il rentre à la maison avec la mauvaise nouvelle, aussi Giovanni, le plus âgé veut aller au village pour parier avec l’Archiprêtre mais il fait comme son frère et il rentre à la maison sans argent.Pirolo, le plus jeune, décide de répéter le pari ; les frères ne voudraient pas, mais il reussit à les convaincre car il est très malin.

Il arrive chez l’Archiprêtre et le matin au petit déjeuner il met dans ses poches tout ce qu’il peut. Donc pendant qu’il travaille il ne sent pas la faim; le soir, quand la bonne arrive avec la marmite fermée, il est très heureux et, après avoir cassé le couvercle, il mange la soupe.Le jour suivant, l’archipretre envoie Pirolo au marché pour vendre 100 cochons.Un marchand en achète 99 et à tous Pirolo coupe la queue.Puis il plante les queues dans le terrain; il enterre aussi le cochon qui n’a pas vendu, mais laisse dehors la queue.Puis il commence a crier “Au secours, monsieur Archiprêtre, au secours ! Les cochons ont coulé dans le terrain ! ».L’Archiprêtre arrive en vitesse: avant il tire dehors le porc enterré vif, mais quand il cherche de «sauver» les autres, il lui reste en main seulement la queue.L’Archiprêtre se fâche, mais il ne dit rien, en se souvenant du pacte.Le jour après Pirolo est chargé de vendre 100 brebis.99 étaient saines et il les vend à un marchand; mais la derniére, était boiteuse et Pirolo la porte sur le toit et la lie à la cheminée.Puis il crie: «Au secours, monsieur Archiprêtre, au secours! Les brebis sont montées au ciel! Seulement la brebis boiteuse n’est pas arrivée à sauter et elle s’est arrêtée sur le toit!» Cette fois aussi l’Archiprêtre était furieux, mais ne dit rien : il ne voulait pas perdre le pacte!Le jour après Pirolo doit accompagner l’Archiprête à officier une messe.L’Arciprete portait des belle chaussures luisantes, mais il commença à plevoir. «Pirolo,-dit l’archiprête au garçon – rentre chez- moi et apporte-moi une paire de chaussures vieilles !Je t’attends sous un arbre!»Pirolo revint à la maison, où il y avaient les deux femmes de ménage, et il eut une idée.«Votre maitre m’a ordonné de vous donner un baiser !»Les femmes se fâchèrent et ne lui voulaient pas croire, mais Pirolo se montra à la fenêtre et cria: «Monsieur l’Archiprete, une ou toutes les deux?»L’Archiprete en pensant aux chaussures repondit: «outes les deux!»Ainsi Pirolo réussit à tromper les deux femmes.«Je dois vous baiser toutes les deux. C’est un ordre de votre maitre!» Quand l’Arciprete rentra à la maison, les domestiques le reçurent très mal à cause du baiser. En même temps, l’homme comprit que Pirolo avait été plus astucieux que lui et commença à crier. Pirolo donc gagna le pari et il rentra chez-lui avec beaucoup d’argent.

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L’APE FIORDALISOC’era una volta una piccola ape di nome Fiordaliso che

era malvista dalle sue alacri sorelline per la sua scarsa

laboriosità.Infatti Fiordaliso, anziché

prodigarsi a raccogliere i pollini come tutte le

altre, se ne stava tutto il giorno a ronzare estasiata,

ammirando la bellezza dei fiori e d imen t i cando cos ì d i

compiere il suo dovere. Un bel giorno la Regina, stanca delle

continue lamentele, la convocò a corte e le proibì di ammirare i fiori. La piccola Fiordaliso

divenne nel giro di pochi giorni triste e infelice. A vederla così malinconica tutti i fiori della valle

cominciarono ad appassire. Dopo qualche tempo, accadde che le api tornavano all’alveare

con raccolto magro.“Se andiamo avanti così -disse

alla regina l’Ape Esperta- non avremo di che nutrire i nostri

piccoli!”Allora l’Ape Regina decise di

convocare a corte l’Ape Saggia. Quest’ultima, sorretta da due giovani

api, parlò alla regina con voce grave, spiegandole che i fiori davano poco

polline perché nessuno si prendeva cura della loro bellezza. La Regina imparò la

lezione, chiamò subito a corte Fiordaliso e con voce dolce le concesse di ammirare tutti i

fiori che voleva.Fiordaliso allora tornò di nuovo a ronzare tra i

bellissimi petali dei suoi amici, che da quel giorno tornarono di nuovo a sorridere e a splendere per

l’intera valle.

L’ABEILLE BLEUET

Il était une fois une petite abeille de prénom Bleuet, qui était mal vue par ses actives sœurs pour son

insuffisante diligence. En fait, Bleuet, plutôt que se prodiguer à ramasser les pollens aussi que toutes les

autres, elle s’en restait tout le jour à bourdonner extasiée,en admirant la beauté des fleurs, en s’oubliant

ainsi d’ accomplir son devoir. Un beau jour la Reine, fatiguée par les continues plaintes, la convoqua à la

cour et lui interdit de admirer les fleurs. La petite bleuet devint dans l’ espace d’un jours triste et malheureuse. En

la voyant ainsi mélancolique toutes les fleurs de la vallée commencèrent a flétrir. Après quelques temps, se passa

que les abeilles revenaient à la ruche avec une récolte maigre.

«Si nous allons continuer comme ça »dit l’abeille experte à la Reine « nous n’aurons pas ce dont nourrir nos

petits. »Alors, l’abeille Reine décida de

convoquer à la cour l’abeille sage.

L’abeille sage, soutenue par deux jeunes abeilles,

parla a l’abeille Reine avec une voix grave, en

lui disant que les fleurs donnaient peu

de pollen parce que personne ne se

prenait soin de leur beauté.

L’abeille Reine apprit la leçon et appela immédiatement à la cour Bleuet et

avec une voix douce lui accorda de admirer toutes les fleurs qu’elle voulait. Bleuet alors retourna à nouveau à

bourdonner entre les pétales très beaux de ses amies, lesquelles a partir de ce moment retournèrent à nouveau à

sourire et à briller pour toute la valleé.

Classe 2°B

Page 12: Magazine Lesmo IV

Il progetto multilaterale "Nos contes tant lus qu'ecrits" sta per volgere al termine. Grazie a questo gli alunni delle classi seconde della scuola "don Milani" di Lesmo hanno potuto conoscere alunni e insegnanti delle scuole partner di Aiud ( Romania) e La Zubia ( Spagna). Hanno imparato il significato di parole come cooperazione e integrazione. Dai risultati raggiunti mi sento di affermare che l’Europa ha veramente “cambiato la nostra scuola”.Abbiamo capito che anche se viviamo lontano le distanze si accorciano se si è accomunati da uno stesso obiettivo, che non siamo secondi se giungiamo preparati e che ce la possiamo fare se con responsabilità e serietà sapremo gestire ciò che ci si presenta come nuovo e sconosciuto. Un grazie agli alunni delle classi seconde, ai genitori, che hanno sostenuto tutte le iniziative proposte con grande generosità, ai docenti, che hanno lavorato con tenacia e competenza, credendo fortemente in un progetto innovativo e complesso, di forte spessore culturale.Grazie alla preside, dottoressa Natalizi Baldi, al DSGA, al personale di segreteria e ai collaboratori scolastici il cui lavoro è stato prezioso per la realizzazione di tale progetto, a tutti coloro che si sono impegnati in silenzio, offrendo contributi professionali concreti e sostegno emotivo.L’impegno e la professionalità dimostrata da parte di tutti sono per me motivo di orgoglio e mi forniscono lo slancio per guardare con fiducia al futuro della nostra scuola, un futuro fatto di crescita, di qualità, di miglioramento dell’offerta formativa e del servizio scolastico.

La referente del progettoprof. Angela MuraCe projet a été financé avec le soutien de la Commission

européenne.Cette publication n’engage que son auteur et la Commission n’est

pas responsable de l’usage qui pourrait être fait des informations

qui y sont contenues.