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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
TV, c’è un problema di comunicazione La trasmissione della finale di Champions e delle ultime sette partite degli Europei in 4k in Italia sono stati indubbiamente un successo. Non tanto per il pubblico, ovviamente esiguo visti i requisiti non banali richiesti. È stato un successo averci pensato, averci creduto malgrado fossimo in Italia e essere arrivati fino in fondo, senza intoppi. Di questo RAI e Mediaset, ognuna per la propria parte, fanno bene a vantarsi, insieme alla UEFA, Eutelsat, Tivùsat e gli altri attori che hanno contribuito a far debuttare il 4K così in pompa magna nel nostro Paese e con il coinvolgimento di entrambi i poli televisivi nazionali.
Questi esperimenti in 4k – e qui sta la più grande innovazione – sono stati aperti sin da subito al grande pubblico; o almeno a quella parte di esso interessata e attrezzata opportunamente. Di solito, invece, queste primizie restavano confinate ai salot-ti degli addetti ai lavori e ai gruppi chiusi convocati per assistere a una sterile esibizione tecnologica. Invece, addirittura, per tutta la fase finale degli Europei, gli speaker RAI sul canale in SD e in HD non hanno mancato di spiegare a milioni di spetta-tori il fatto che, disponendo di un TV 4k certificato Tivusat, di una CAM con una card Gold di Tivùsat e ovviamente di una parabola puntata su HotBird, si avrebbe potuto godere dello spettacolo in 4k, con una risoluzione quadrupla rispetto al già buon HD. “È molto complicato – ha chiosato spontaneamente imbarazzato il telecronista Alberto Rimedio – ma sono convinto che gli interessati hanno capito”. Una specie di messaggio in codice per iniziati.
Un successo – dicevamo – che va archiviato e che finisce per mettere in luce con ancora più forza il grande problema di comunicazione che il mondo della tecnologia e della TV in particolare si trova davanti. La tecnologia avanza, volando ben più alta di tutti i decisiori e i manager nazionali; la con-sapevolezza tecnologica degli italiani, invece, è al palo e non basterà la pur lodevole iniziativa RAI con Nino Frassica (“Complimenti per la connessione”) per rimettere il Paese in pari in breve tempo. Chi ha provato a capire se disponeva di tutti i requisiti per vedere le partite in 4K, ha avuto i suoi problemi, e questo perché è oggettivamente complicato. Esistono TV 4K dotati di decocder HEVC che non sono stati in grado di ricevere le trasmissioni solo perché incompatibili con le immagini 4K a 50p ma solo a 30p: vaglielo a spiegare a chi ha comperato, magari solo un anno fa, un TV di questo tipo. Per tacere delle possibili complicazioni legate agli standard HDR, non ancora usati nel broadcasting, e alle mutue incompatibilità tra contenuti e TV. A complicare le cose, arrivano anche gli obblighi di legge e i TV che dal prossimo anno non potranno più essere venduti, senza però che si riesca a capire quali sono quelli buoni e quelli banditi: per fare un po’ di ordine, nelle prossime ore, pubblicheremo l’anagrafe dei TV a norma di legge.
Abbiamo un problema, quindi. Non un problema tecnico. Abbiamo un problema di comunicazio-ne: servono standard e certificazioni; servono proposizioni “a pacchetto”; servono categorie e indicazioni chiare. Abbiamo passato 15 anni tra bollini vari attaccati ai TV, anche quando erano superflui e finivano per confondere; ora che ne avremmo bisogno come il pane, latitano. Questo è il tema che proponiamo a chi decide nel mondo TV: ai produttori, ovviamente; ma anche alle emittenti e a chi fa le certificazioni. Bisogna affrontare in un’ottica di sistema questo problema di comunicazione: ce la si può fare, con la collaborazione e il sostegno di tutta la filiera. Spiegare, categorizzare, semplificare e soprattutto proporre tutti una visione unica, con termini e categorie condivise. Partendo magari per scegliere una volta per tutte se dire “4K” o “Ul-traHD”. Anche con queste piccole cose si fa ordine sullo scaffale e nella testa delle persone.
Gianfranco GIARDINA
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Ratificato lo standard BT.2100, partono le trasmissioni HDR? 09
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Dallo stadio al TV: dietro le quinte delle riprese 4KSiamo stati a Parigi per vedere come nascono le riprese 4K e come arrivano nelle nostre case, grazie a Rai e Eutelsat
Mediaset: le novità del palinsesto per l’autunno 2016 06
Alla scoperta del primo simulatore approvato dalla Marina Militare 18
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Gaetano MERO
Apple iPhone 6S entra a far parte
ufficialmente dell’offerta smar-
tphone di PosteMobile che di fat-
to apre in modo definitivo alla vendita
dei prodotti Designed in Cupertino at-
traverso i propri canali. L’operazione ha
lo scopo di offrire a un target sempre
più esteso ed esigente di clienti nuove
esperienze di utilizzo puntando sulla
solidità di iOS.PosteMobile prevede, in
un prossimo futuro, l’inserimento di al-
tri dispositivi di casa Apple nel proprio
portafoglio prodotti al fine di creare un
ecosistema digitale in ambiente iOS
che consentirà, anche grazie alla pie-
na compatibilità con le app del Gruppo
Poste, la fruizione di servizi e contenuti
di Poste Italiane in mobilità agli utenti.
L’app ufficiale di PosteMobile, ad esem-
pio, grazie all’integrazione con il touch
ID permette di confermare rapidamen-
te alcune operazioni nella sezione self
care 160.
MERCATO PosteMobile ha inserito nella propria offerta lo smartphone iPhone 6S di Apple
PosteMobile venderà alcuni prodotti AppleL’operatore virtuale vuole offrire servizi avanzati ai propri clienti puntando sull’ecosistema iOS
iPhone 6S è già disponibile presso tutti
gli uffici postali ed i corner PosteMobile,
attualmente nella sola versione da
64GB, in abbinamento ad un piano ta-
riffario della serie CREAMI.
È anche possibile acquistare il solo
telefono, senza sottoscrivere alcun
tipo di abbonamento, ratealmente o in
un’unica soluzione con consegna gra-
tuita presso il proprio domicilio.
di Gaetano MERO
T IM ha avviato la sperimentazione
nella città di Palermo della prima
rete 4G “intelligente” d’Europa gra-
zie alla tecnologia CloudRAN di Huawei
in grado di migliorare le prestazioni del-
la rete mobile LTE e di ottimizzare l’uti-
lizzo delle frequenze radio in base alle
esigenze, nelle zone con maggiore ne-
cessità. La CloudRAN è una rete di ac-
cesso wireless che prevede la concen-
trazione delle capacità elaborative in
un sito centrale permettendo il coordi-
namento dei segnali radio e ampliando
di fatto la disponibilità delle prestazioni
dell’LTE Advanced, attraverso la Carrier
Aggregation che raggiunge una velo-
cità di picco di 300 Mbs in download,
oltre a migliorare la gestione delle in-
terferenze. Gli incoraggianti risultati ot-
tenuti in termini di miglioramento delle
prestazioni e della capacità della rete
nei primi test condotti presso i laboratori
TIMLab di Torino, hanno spinto TIM alla
MERCATO Una tecnologia in grado di migliorare le prestazioni e le capacità della rete LTE
TIM sperimenta a Palermo il 4G intelligenteLa sperimentazione anticipa le architetture 5G grazie alla tecnologia CloudRAN di Huawei
sperimentazione “live” della tecnologia
CloudRAN nella città di Palermo. La so-
cietà assicura che l’architettura studiata
da Huawei consente una migliore user
experience durante l’utilizzo dei servizi
broadband e permette di rendere più
efficiente la gestione della rete, crean-
do le condizioni per facilitare l’evoluzio-
ne verso il 5G, la prossima generazione
di reti e servizi mobili.
TIM intende in questo modo gettare le
basi per un’infrastruttura sempre più
veloce e affidabile, in grado di rispon-
dere alla crescente domanda di banda
larga mobile legata al sempre maggiore
utilizzo dei social-network e dei con-
tenuti multimediali attraverso i siti di
streaming.
Commissione Europea 450 milioni per la sicurezza digitaleIl pericolo di attacchi informatici su ampia scala è sempre più concreto. L’Europa si attrezza finanziando una prima tranche di studi per portare a un fronte comune per la sicurezza di Dario RONZONI
La Commissione Europea ha approvato uno stanziamento di 450 milioni di euro per finanziare nuovi progetti sul versante della sicurezza informatica. L’obiettivo è di triplicare entro il 2020 il valore iniziale dello stanziamento, grazie all’apporto di investitori privati. Tra i nuclei di maggiore criticità sono stati individuati la sicurezza delle identità online, il training dei lavora-tori a proposito delle procedure di cybersecurity e lo sviluppo di nuo-ve protezioni per le infrastrutture cloud. “I danni causati da falle nei sistemi di sicurezza online provo-cano ogni anno miliardi di euro di danni al business in Europa e nel mondo”, recita una nota della Com-missione, che aggiunge: “Sono già stati stanziati a oggi oltre 600 milioni di euro per la sicurezza in-formatica, ma è necessario un im-pegno maggiore per fronteggiare le sempre più complesse minacce provenienti da attacchi in rete”.La nuova direttiva su Network e Information Security in discussione al Parlamento europeo, ha come obiettivo la costituzione di un fron-te comune in caso di attacco infor-matico su ampia scala. Va letta in tal senso anche la proposta di una certificazione comunitaria per solu-zioni di cybersicurezza da esten-dere al maggior numero di realtà.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Dario RONZONI
S e ne era già parlato in più di
un’occasione negli ultimi mesi, e
ora i dati ufficiali non fanno che
confermare le prime indiscrezioni: gra-
zie alle vendite delle varie versioni del
nuovo smartphone top di gamma Gala-
xy S7, Samsung ha registrato i più alti
profitti da due anni a questa parte. Non
sono ancora state raggiunte le cifre
registrate nel gennaio 2013, quando il
colosso coreano piazzò un utile netto
di 7,6 miliardi di dollari, ma siamo ormai
vicini. Il secondo trimestre del 2016 ha
fatto registrare un utile di 7 miliardi di
dollari, ben il 17% in più rispetto allo
stesso periodo dello scorso anno.
Samsung rivelerà in dettaglio le singo-
le voci del bilancio non prima della fine
di luglio, ma le anticipazioni di Reuters
individuano già nel comparto mobile
MERCATO Le indiscrezioni degli ultimi mesi trovano conferma dai dati diffusi da Samsung
Samsung: conti mai così bene da due anni Se i conti sono in piena salute il merito va attribuito in gran parte al successo del Galaxy S7
la principale ragione del successo. Le
fonti citate dall’agenzia parlano di un
+54,5% nei profitti della divisione ri-
spetto al 2015. Secondo Yonhap News,
Samsung ha venduto circa 15 milioni
di esemplari di S7 e S7 Edge da aprile
a giugno, con la versione più costosa
addirittura in grado di vendere più del
modello base.
Il debutto del top di gamma, lanciato a
fine marzo, ha profondamente mutato
lo scenario del mercato smartphone
premium, con Apple ora nel ruolo di in-
seguitore, come testimoniato dal primo
calo di vendite nella storia di iPhone
annunciato lo scorso aprile.
MERCATO Connessioni fino a 200 Mb/s e Wi-Fi potenziato
Fastweb e Technicolor insieme Banda ultralarga fino a 200 Mb/s
di Andrea Zuffi
È disponibile per i clienti Fastweb un nuovo modem a banda ultra-larga con
tecnologia VDSL 35B integrata e connettività Wi-Fi multi-stream potenziata.
Nato dalla collaborazione con Technicolor, Fastgate è un modem pensato
per garantire la visione in streaming di video in alta qualità e una nuova esperien-
za di navigazione e download nelle 24 città (che diventeranno 30 entro fine anno)
in cui Fastweb offre collegamenti fino a 200 Mbps e per i clienti che hanno scelto
di attivare l’opzione UltraFibra. Grazie alla partnership con Technicolor, Fastweb
può accelerare il piano di espansione della propria rete che, basandosi sulla tec-
nologia eVdsl, raddoppierà la velocità standard dei collegamenti portandoli da 100
fino a 200 Megabit al secondo, con un netto miglioramento anche per il servizio
VoIP.La rete Fastweb si avvarrà inoltre della tecnologia di rilevamento Technicolor
“AutoWAN” che, ottimizzando la scelta del miglior percorso di rete costituirà una
solida base per lo streaming dei contenuti 4K e di molti altri servizi per la “casa
connessa”. Il modem Fastgate integra inoltre un gateway Technicolor con 4 porte
LAN Gigabit Ethernet e dispone di connettività Wi-Fi ad antenne multiple MIMO
(Multiple Input Multiple
Output) in grado di
rendere ancora più
affidabili e veloci le
trasmissioni wireless.
Fastgate migliora an-
che le performance
di WOW FI, il servizio
di Wi-Fi condiviso ba-
sato sulla community
dei clienti Fastweb.
MERCATO
TIM Special Unlimited Roaming in Europa e USA a 40 euroTIM ha presentato una nuova tariffa in abbonamento destinata ai clienti che pagano con carta di credito. Special Unlimited, questo il nome dell’offerta, ha come caratteristica più importante l’in-clusione del roaming in Europa e Stati Uniti, a un prezzo di 40 euro al mese. Il piano tariffario include SMS e 4 GB di traffico dati, in Italia e all’estero, senza limitazioni gior-naliere. Inoltre, per i primi 6 mesi di sottoscrizione, l’accesso a TIM Music (25 milioni di brani, novità discografiche, classifiche, radio show) è gratuito. Con un’aggiunta di 15 euro mensili, TIM Next Unli-mited aggiunge 2 GB al mese di dati e uno smartphone abbinato, selezionabile tra Samsung Galaxy S7 Edge, iPhone 6s 16GB e 64GB. L’offerta, vincolante per 30 mesi, è attivabile da tutti gli utenti TIM fino al 28 agosto.
Tesla aumenta la produzione ma vende meno Occhi puntati sulla Model 3?Il marchio californiano accelera la produzione, anche in vista del lancio del nuovo modello ma vende meno del previsto. Da qui al prossimo anno saranno mesi cruciali per Elon Musk e soci di Dario RONZONI
Nel secondo trimestre dell’anno Tesla ha consegnato ai propri clienti un numero di vetture infe-riore alle previsioni. Nel periodo preso in esame, il marchio di Elon Musk ha prodotto un totale di 18.345 vetture, un numero di tut-to rispetto, ma le vendite si sono attestate a quota 14.370, ben al di sotto delle 17.000 unità previ-ste dalla stessa azienda. Il dato è stato diffuso durante le vacan-ze del 4 luglio, per non incidere troppo sulle quotazioni in borsa del marchio, in attesa di tempi migliori, che potrebbero arrivare a breve. Tesla è infatti nel mezzo di una febbrile fase produttiva, che precede il lancio della Model 3, la vettura “economica” sulla quale Musk e soci hanno scommesso molto, il cui debutto è fissato per il 2017. I ritmi produttivi di Tesla si sono attestati poco al di sotto del-le 2.000 unità a settimana, ritmo che dovrebbe portare alla produ-zione di 50.000 vetture nella se-conda metà dell’anno. Un numero pari a quello delle Tesla prodotte in tutto il 2015. Se la compagnia dovesse continuare a incremen-tare la produzione (previste 2.200 vetture a settimana nel terzo tri-mestre dell’anno, 2.400 nel quar-to), per gli investitori sarebbe un segnale positivo. Ciononostante, pur con un simile incremento, Te-sla mancherà quasi sicuramente l’obiettivo fissato per il 2016, che prevedeva un totale di 80.000-90.000 unità prodotte.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto PEZZALI
R ai 4K ha trasmesso alcune partire di Euro 2016
in 4K: un evento unico in Europa, reso possibi-
le dalla stretta collaborazione tra Rai e Eutelsat
che ha mandato in orbita il segnale dal suo teleporto di
Rambouillet, alle porte di Parigi. Chi si è rifatto gli occhi
davanti ai primi piani incredibili che la regia ci ha pro-
posto, o alle panoramiche mozzafiato, dove si riusciva
a leggere l’etichetta della bottiglia d’acqua che il tifoso
sugli spalti stava bevendo, non si rende conto proba-
bilmente della incredibile macchina organizzatrice che
ha permesso agli italiani di godere di questa primizia
tecnologica. Ecco perché ci siamo trasferiti per qual-
che giorno a Parigi: dalla ripresa alla visione abbiamo
percorso tutte le tappe del segnale 4K, partendo dagli
stadi per arrivare all’International Broadcasting Center,
centro nevralgico di controllo UEFA dove i segnali ven-
gono poi distribuiti a tutti gli operatori TV del mondo.
Sotto il controllo UEFA 14 videocamere 4K allo stadioSe Rai ha potuto trasmettere 8 partite in 4K, il match
inaugurale e la fase finale con quarti, semifinali e finali
è grazie alla UEFA, che gestisce insieme ad una serie
di partner tecnici la ripresa e la trasmissione di tutte le
partite degli Europei. UEFA propone ai vari operatori
una serie di pacchetti e servizi, dalla ripresa ai contenu-
ti aggiuntivi come le interviste a bordo campo, le gra-
fiche del match, i servizi second screen in streaming e
le immagini dai ritiri ufficiali. Un menu di opzioni ricche,
tra la quali per la prima volta c’era anche la possibilità
di avere il segnale 4K che Rai e pochi altri broadcaster
mondiali hanno comprato. Rai è l’unico operatore che
ha trasmesso gli Europei in 4K su satellite: gli altri ope-
ratori che hanno acquisito i diritti del 4K, come Orange,
hanno distribuito il segnale 4K in streaming.
La ripresa in 4K, così come la regia, sono totalmente
separate dalla normale regia HD: agli ordini del regi-
sta incaricato di seguire il 4K, un tedesco, sono state
utilizzate 14 videocamere in ogni stadio. Oltre alle clas-
siche camere posizionato sopra le porte e in posizione
centrale ci sono anche il “ragno”, ovvero la camera a
ENTERTAINMENT Siamo andati a Parigi, dove la UEFA consegna il segnale 4K ai broadcaster per trasmetterlo in tutto il mondo
Dallo stadio alla TV: ecco come Rai e Eutelsat hanno trasmesso Euro 2016 in 4K sui nostri TVScopriamo come nascono le riprese, come vengono gestite e come, grazie a Eutelsat, arrivano nelle nostre case
La disposizione delle videocamere per il 4K, in verde, rispetto a quelle Full HD, in rosso.
filo per la ripresa aerea ravvicinata, e l’elicottero, per
le riprese globali degli esterni. Quasi tutte le camere
sono camere 4K: UEFA non ci ha confermato la cosa,
ma secondo i tecnici Rai la ripresa dall’elicottero e la
ripresa del ragno sono riprese Full HD upscalate e il
motivo è semplice: ad oggi non esiste un efficace tra-
smettitore radio di segnale 4K, cosa indispensabile per
gestire le camere che non sono collegate mediante
un cavo. Il segnale in uscita dal mixer della regia, posi-
zionato in un van nei pressi dello stadio, viene spedito
all’International Broadcasting Center tramite una rete
in fibre ottiche. Se negli anni passati i segnali dalle va-
rie location venivano inviati tramite satellite, oggi per
ridurre la latenza viene usata una efficiente rete in fibra
fornita da Orange, partner tecnico; per la precisione il
segnale 4K viene distribuito suddiviso in 4 segnali HD-
SDI 1080p@50 da 3 Gbps, con un segnale di backup
per evitare ogni problema. Un ulteriore backup viene
trasmesso anche dallo stadio all’IBC tramite satellite,
da usare però solo in situazione di emergenza.
Il segnale arriva al “router” di Parigi L’International Broadcasting CenterAllestito in circa 3 mesi, l’International Broadcasting
Center è il centro nevralgico UEFA per il controllo di
tutte le attività audio e video degli Europei di calcio.
Siamo all’interno di una enorme struttura ricavata in
due padiglioni del centro espositivo Porte de Versailles
di Parigi, 17.100 mq di superficie con 1100 persone che
ci lavorano giorno e notte per assicurarsi che tutto fun-
zioni per il meglio. Una struttura super sicura e protetta,
tanto che la stessa coppa di Euro 2016 viene custodita
sotto una teca nella hall.
I numeri dell’IBC sono impressionanti: nell’enorme
struttura in legno (verrà poi riciclato per far case in Po-
lonia) ci sono circa 1000 km di cavi, e un responsabile
UEFA ci fa presente che se tutta la fibra ottica usata per
EURO 2016 fosse disposta lungo l’equatore si potreb-
bero fare ben due giri attorno alla terra.
Le due strutture chiave dell’IBC sono la Master Control
Room e la Central Equipment Room: quest’ultima è il
punto di raccolta di tutti i segnali degli stadi e delle va-
rie camere, con i fasci gialli che identificano la fibra ot-
tica che porta i segnali in ingresso e il fascio verde che
invece porta i segnali alla Control Room per il controllo
e la distribuzione. Qui i tecnici controllano che ogni
segnale sia perfetto: c’è una postazione per il controllo
del 4K e una posizione per la gestione dell’audio im-
mersivo, essendo gli europei registrati in Dolby Digital
5.1. All’IBC non c’è la regia, che viene fatta in ogni sta-
dio, ma c’è solo il puro controllo del segnale con il suo
I fasci di cavi gialli sono fibre che arrivano dai vari stadi. I cavi verdi rappresentano il segnale che vie-ne controllato e smistato dall’IBC ai vari operatori.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
smistamento. Per capire l’enorme numero di schermi
e persone utilizzate per il controllo basta pensare che
da ogni stadio la UEFA invia all’IBC 17 segnali non com-
pressi, uno dei quali è il flusso 4K. Tra i segnali ci sono
il “Live Stadium Feed”, con la partita e gli highligths,
due camere angolari per una panoramica degli stadi,
i segnali delle due panchine, i replay dettagliati, una
camera fissa che copre tutto il campo da usare come
backup e una serie di feed addizionali che includono
segnali richiesti espressamente dai vari broadcaster.
Rai, ad esempio, potrebbe chiedere una camera punta-
ta sempre su Antonio Conte per non lasciarsi sfuggire
nemmeno una espressione.
I segnali vengono poi consegnati ai vari broadcaster in
loco a 12 Gbps: per poter gestire il passaggio dell’enor-
me fascio di cavi e fibra all’IBC sono stati realizzati veri
e propri ponti.
Una curiosità: all’IBC è presente anche tutto il reparto
IT della UEFA che gestisce la struttura informatica e il
ticketing delle partite: che analizza in tempo reale le
informazioni di accesso alle strutture (biglietti venduti,
le persone che sono già entrate allo stadio, la rete wi-fi,
ecc), tutto viene controllato in real time.
Rai smista il segnale: il 4K va RambouilletSe gli scorsi anni Rai aveva allestito un vero e pro-
prio studio in loco, per Euro 2016 si è scelto di tenere
lo studio e la regia per il pre e post partita a Roma.
I tecnici Rai presenti all’International Broadcasting
Center hanno quasi esclusivamente una funzione di
La Master Control Room: sui monitor ogni segnale in arrivo da ogni location degli Europei.
UEFA ha allestito anche una satellite farm, ovvero un posto di trasmissione per inviare alle emittenti che non hanno spazi all’IBC il segnale delle partite.
controllo: il segnale a 12 Gbps consegnato dalla UEFA
viene registrato su una serie di NAS e poi distribuito a
seconda dell’utilizzo.
Il segnale HD, quello utilizzato per Rai 1 e Rai 1 HD,
viene inviato a Roma mentre quello per Rai 4K viene
inviato a Rambouillet. Anche qui la distribuzione av-
viene tramite rete a fibra ottica, ma il segnale deve es-
sere ovviamente compresso: solitamente si utilizzano
codec di distribuzione come il Motion Jpeg o il Jpeg
2000, ma Rai per Euro 2016 ha scelto di servirsi del-
la nuovissima tecnologia di V-Nova, il famoso codec
Perseus che viene usato anche da Sky (che è uno dei
maggiori investitori di V-Nova).
Perseus permette un notevole risparmio di banda, con
un encoding in tempo reale che perde solo un paio di
frame rispetto alla diretta: se il segnale da 12 Gbps
fornito dall’IBC compresso in motion Jpeg occupa 1.2
Gbps, compresso con Perseus si scende a 300 Mbps.
Il segnale HD arriva quindi al Centro Rai di via Teulada
a Roma, viene decodificato da un altro apparato Per-
seus per poi essere arricchito con contributi da studio
e distribuito, mentre il segnale 4K, compresso sempre
con Perseus, viene inviato a Eutelsat tramite due dif-
ferenti nodi sempre sfruttando la fibra ottica.
Logo e telecronaca, poi Eutelsat trasmetteIl segnale 4K a 300 Mbps arriva a Rambouillet su una
coppia di fibre ottiche ridondanti. Rai e Eutelsat si sono
serviti di DBW Communication come partner tecnico,
che ha parcheggiato un van all’interno del teleporto
per gestire il video, l’audio e aggiungere la telecrona-
ca in italiano. All’interno del van troviamo i monitor di
controllo del segnale con gli schermi 4K per valutare la
qualità: siamo davanti ad un segnale a 10 bit con spa-
zio colore REC 709, quindi niente wide color gamut e
niente HDR.
La regia Rai per il controllo dei segnali inviati a Roma e a Eutelsat (4K).
L’encoder Perseus che Rai usa per comprimere il segnale prima di mandarlo a Roma o a Eutelsat.
Al momento quello che passa la UEFA ai broadcaster è
questo, ma è probabile che in via sperimentale le par-
tite vengano anche registrate a piena dinamica nei van
di produzione.
All’interno del camion tecnico i tecnici RAI gestiscono il
cartello grafico che viene mostrato sul canale in attesa
della partita, inseriscono il logo e, prima dell’inizio del
match, inseriscono i contributi che arrivano da Roma
per il pre e post partita (che non sono in 4K ma up-
scalati). Infine viene aggiunta la telecronaca dedicata,
che non può essere quella della versione HD perchè
essendo la regia differente le inquadrature non sono
le stesse. Mentre i telecronisti della versione HD sono
allo stadio, Marco Civoli, il telecronista Rai che fa la
telecronaca della versione 4K delle partite, è a Ram-
bouillet in un piccolo studio allestito nel van. “Con il 4K
è anche più facile fare la telecronaca, si riconoscono
subito i giocatori” ci dice mentre sta preparando la sua
postazione. L’audio viene mixato in due versioni: stereo
e Dolby Digital 5.1, quest’ultimo passato sul canale se-
condario. Tutto è pronto per la trasmissione: il segnale
in uscita dal mixer del van raggiunge gli encoder HEVC
Elemental di proprietà di RAI e viene compresso a
25 Mbps per poi essere trasmesso. “Potevamo andare
più alti con il bitrate - ci dice Cristiano Benzi, ingegne-
re di Eutelsat che ha curato l’intero progetto - ma non
volevamo creare problemi ad alcuni TV e alle CAM.
Inoltre abbiamo visto che da 25 Mbps a 50 Mbps con
l’HEVC il guadagno è davvero ridotto.”
Manca solo il passaggio finale: Eutelsat trasmette il
segnale su Hotbird al canale 210, Rai 4K, dopo aver-
lo criptato con la codifica di TivùSat. Una operazione
questa abbastanza comunque nel teleporto di Ram-
bouillet , uno dei migliori e meglio organizzati teleporti
al mondo per applicazioni di questo tipo (qui il nostro reportage completo) .
Il monitor di controllo del segnale, niente gamma dinamica estesa.
Il monitor di riferimento Sony usato per valutare la qualità delle immagini.
ENTERTAINMENT
La trasmissione in 4K di Euro 2016 segue Da pagina 04
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Gianfranco GIARDINA
L a presentazione dei palinsesti Mediaset per il pros-
simo autunno è stata un appuntamento ghiotto per
capire lo spirito e la strategia del Biscione dopo
l’accordo con Vivendi. E viene da dire che la vendi-
ta al gruppo francese di Premium (che non è ancora
operativa e lo sarà dal prossimo autunno), ha fatto da
cura ricostituente all’energia e alle ambizioni di Media-
set che è apparsa pimpante e rifocalizzata sull’offerta
gratuita e su tutto quanto abbia fatto grande il gruppo
fino a oggi.
Rifocalizzazione sulla TV generalista e sulle produzioni interneI canali tematici in questi anni hanno dimostrato di certo
di poter intaccare l’audience della TV generalista ma,
secondo Piersilvio Berlusconi, la TV generalista conti-
nua a confermare nei numeri il proprio ruolo da pro-
tagonista assoluto del panorama televisivo. E questa
rifocalizzazione sulla TV generalista e sulla “tradizione”
è stato uno dei fil rouge di tutta la presentazione, un at-
teggiamento nuovo, o di ritorno al passato, che segna
una forte discontinuità nella strategia di Mediaset degli
ultimi anni. Secondo Berlusconi, infatti, i dati dicono
che la TV generalista è viva e vegeta, e anzi è l’unica
che è in grado, in un panorama sempre più polveriz-
zato, di garantire ascolti importanti. E, in quest’ambito,
Mediaset, almeno secondo i dati proposti durante la
conferenza stampa di presentazione dei palinsesti, ha
letteralmente stracciato la concorrenza di RAI e com-
pagni. Una presentazione, quella di Mediaset, partico-
larmente aggressiva sul fronte dei confronti numerici
sugli ascolti che è parsa una risposta diretta all’equiva-
lente evento di settimana scorsa in cui RAI non aveva
lesinato qualche “pizzicotto” ai concorrenti privati.
In primavera gli ascolti di Mediaset nel totale giornata
sono arrivati a uno share del 34,9%, contro il 31,4 di RAI,
dati calcolati, però, nella fascia 15-64 anni (sopra i 65
anni, RAI ha numeri imbattibili). Si tratta di un grande
risultato, anche in considerazione del fatto che il target
di mezza età è sicuramente più interessante ai fini pub-
blicitari. Andando poi ad esplodere gli ascolti su tutte le
fasce di età, Mediaset vince a mani basse dappertutto
(salvo che sugli over 65) e in particolare ottiene ottimi
risultati (con oltre il 40% di share) nella fascia 15/24 in
ENTERTAINMENT Nuovo focus sulla musica ma soprattutto sulla TV generalista, ancora in grado di dominare ampiamente il mercato
Mediaset autunno 2016: le novità del palinsestoNasce anche il polo radiofonico (105, Virgin, 101 e Radio Monte Carlo) con il possibile arrivo di Cruciani da Radio 24 Confermata per il futuro (ma non si sa di preciso quando) l’HD su satellite e forse anche nuovi eventi trasmessi in 4K
cui è determinante sicuramente l’ottimo lavoro fatto
con Italia 1 per quel target in particolare e dove RAI toc-
ca il suo punto di maggiore debolezza.
Parallelamente alla rifocalizzazione sulla TV genera-
lista, Mediaset cerca di cambiare passo anche sulle
produzioni interne, spingendole ai massimi livelli ne-
gli ultimi anni: “Abbiamo gli studi completamente im-
pegnati, non abbiamo più un buco libero – confessa
Piersilvio Berlusconi -. Raramente negli ultimi anni ab-
biamo toccato punte di produzioni interne come quelle
del prossimo autunno”. E via a snocciolare numeri, per
esempio sul prime time del prossimo autunno, in cui le
autoproduzioni aumenteranno del 42%, passando da
107 a 152 serate, soprattutto sul fronte dei programmi
in intrattenimento e dei talk show.
Per quanto riguarda le fiction, che nelle ultime stagioni
sono state in maggiore difficoltà, Piersilvio Berlusconi
è onesto: “Riconosco che sul fronte fiction negli ultimi
anni ci siamo indeboliti e paghiamo alcuni disinvesti-
menti; alcune storie che hanno caratterizzato Canale 5
non sono più così vicine al pubblico e quindi ci stiamo
riposizionando su soggetti che tocchino il cuore del-
la gente o temi di impegno civile: ora vedremo i primi
frutti con un mini serial su Papa Francesco, ma il bello
deve ancora venire”. Il riferimento è, tra le alter cose, al
ritorno sullo schermo in qualità di attore di Gianni Mo-
randi, che arriverà nel 2017.
Il nuovo polo radiofonico 10 milioni di ascoltatori ogni giornoLa grande novità della galassia Mediaset, oltre a quella
dell’accordo con Vivendì, è la costituzione di un polo
radiofonico, il più grande in Italia per ascolti e raccolta
pubblicitaria, composto da 105, 101, Virgin Radio come
emittenti di proprietà, con l’aggiunta anche di Radio
Monte Carlo come partner. Con le recenti acquisizioni,
infatti, l’audience del polo radio di Mediaset, arriva a
9,7 milioni nel giorno medio, contro i 9,3 delle emittenti
RAI. La volontà di Mediaset non è solo quella di esten-
dere alla radio il perimetro editoriale del gruppo, ma
anche quella di esplorare tutte le sinergie possibili con
la TV. Un compito questo non semplice e tutto somma-
to inedito, visto che l’unico altro gruppo impegnato su
TV e radio, ovverosia la RAI, non è che sia mai riuscito
a costruire grandi ponti tra i due media. Il primo espe-
rimento in tal senso riguarderà una trasmissione musi-
cale (Your Song, una sorta di contest per determinare
a furor di popolo la canzone degli ultimi 50 anni) che
avrà una declinazione televisiva su Canale 5 e alcune
presenze radiofoniche in via di definizione.
Mediaset intraprende questa avventura, però, con un
piglio molto umile e – a nostro avviso – con il piede
giusto: “Non abbiamo fretta. Fare la radio è una cosa
segue a pagina 07
torna al sommario 7
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
diversa da fare la TV – ci ha detto Piersilvio Berlusconi
– e Mediaset non ha esperienza sul fronte radiofoni-
co. Per questo sono molto contento che potremo far
affidamento sulle capacità e sull’esperienza in que-
sto settore di Alberto Hazan”. Hazan, fondatore del
gruppo Finelco e pioniere delle radio private in Italia,
ha venduto a Mediaset le sue “creature” 105 e Virgin
Radio ma ha trattenuto per sé Radio Monte Carlo, che
comunque lavorerà in sinergia con le emittenti del polo
Mediaset a cui è affidata anche la raccolta pubblicitaria.
Non mancheranno probabilmente più avanti anche le
novità di palinsesto, qui annunciate solo a mezza voce,
come il probabile arrivo da Radio 24 a 105 di Giuseppe
Cruciani, con qualcosa di simile alla Zanzara.
L’accordo con Vivendi va avantiPiersilvio Berlusconi ha commentato anche lo stato
dell’arte dell’accordo con Vivendi: tutto va avanti come
previsto, è stata terminata la due diligence e ora la pra-
tica deve essere vagliata dall’antitrust, che se la ridotta
presenza di Vivendi in Italia (al di là della quota in Tele-
com Italia) non dovrebbe destare sorprese.
Di certo la nuova alleanza dovrebbe dare due frutti im-
portanti: la costituzione di una major per la produzione
di contenuti internazionali e una nuova piattaforma eu-
ropea di Subscription Video On Demand che integrerà
l’attuale Infinity con le altre attività simili di Vivendi e
che dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi. Ovvia-
mente, nelle more del perfezionamento dell’accordo e
del trasferimento delle attività, l’operato di Premium va
avanti (apparentemente) come se nulla fosse, con la
preparazione delle nuove offerte commerciali per la ri-
presa del campionato e della Champions: la campagna
pubblicitaria per la nuova stagione partirà alla chiusura
dei campionati europei in corso.
HD su satellite e 4K “Si farà sicuramente”, non si sa quandoNon è mancata poi l’occasione per alcune domande
su temi meno legati ai contenuti e più alle tecniche di
trasmissione e alla qualità del segnale.
La questione “banda 700” è stata presto archiviata dal-
la consigliera Mediaset e RTI Gina Nieri, di fatto con
una non-risposta: dopo aver ripercorso velocemente la
questione, con la richiesta di cessione della banda 700
dell’Europa nel 2020 e la controrichiesta del Governo
di proroga al 2022, Nieri si è limitata a dire che il pas-
saggio al 2022 è assolutamente necessario, anche per
dare il tempo di adeguarsi alle nuove specifiche tecni-
che. Il che sottointende che Mediaset dà per scontata
la necessità di uno switch off nel 2022 che – insistiamo
nel ripeterlo – in realtà non fa parte delle richieste eu-
ropee quanto più delle esigenze delle emittenti.
Siamo poi andati sul tema alta definizione: Mediaset è
ancora (inspiegabilmente) assente con i propri canali
in HD dalla piattaforma satellitare Tivusat, malgrado
i 3 principali canali siano presenti, pur con qualità al-
talenante, su digitale terrestre: “Noi abbiamo sempre
privilegiato il digitale terrestre – ci risponde Piersilvio
Berlusconi -, perché è il sistema di trasmissione che
raggiunge la maggior parte della popolazione. Su que-
ENTERTAINMENT
Mediaset: le novità del palinsesto segue Da pagina 06
sta piattaforma abbiamo i nostri 3 canali principali in
HD, oltre ai canali Premium; la RAI ha solo due canali.
Ma è chiaro che andremo in HD anche su satellite, tut-
to è destinato ad essere in HD”. Per quanto riguarda il
4K, l’esperimento della finale di Champions League po-
trebbe essere ripetuto nel prossimo futuro, sullo sport
o anche su altri tipi di intrattenimento “ma non dobbia-
mo dimenticarci che il pubblico attrezzato per vedere
questo tipo di segnale – ha concluso Berlusconi – è
per ora numericamente molto limitato”.
Canale 5 Maria de Filippi sempre più potenteLa conferenza è iniziata con una notizia, invero abba-
stanza attesa: Gerry Scotti, che ha presentato la serata,
dopo 31 anni nel gruppo, ha rinnovato ancora il contrat-
to con Mediaset. Piersilvio Berlusconi, in una specie di
“dichiarazione d’amore” nei confronti del conduttore, si
è lasciato andare con un “starai con noi per sempre!”.
Per Gerry Scotti, tra le altre cose, oltre a Caduta Libera
e alla presenza di Tu si que vales, arriverà anche un
nuovo programma: si tratta di una sorta di talent per
bambini dalle abilità straordinarie, non propriamente
qualcosa di mai visto.
La regina della rete ammiraglia, resta comunque la
“magica” Maria de Filippi, in grado di trasformare in
oro ogni cosa che tocca. A partire dal prime time del
sabato, che è suo: si parte appunto con Tu si que va-
les, per poi proseguire nel corso del 2017 con le nuove
stagioni di C’è posta per te e Amici. Ma la presenza
– diretta e indiretta – della De Filippi prosegue con
il coinvolgimento di Fascino, la casa di produzione
posseduta al 50% da Mediaset e a 50% dalla stessa
De Filippi. Fascino produrrà, tra le altre cose, un nuovo
programma chiamato House Party: si tratta di puntate
monografiche in cui ogni volta un artista o un gruppo si
troveranno in una casa e racconteranno se stessi, ov-
viamente a suon di musica. I protagonisti previsti sono,
oltre a una puntata speciale con la De Filippi e Sabrina
Ferilli, i Pooh, Il volo, Alessandra Amoroso con Elisa e
Emma Marrone, Biagio Antonacci. Fascino produrrà
per Canale 5 anche un ritorno di Maurizio Costanzo
alle interviste “one to one” in seconda serata.
In arrivo, sempre su Canale 5, anche il Grande Fratello
VIP, una riedizione dell’ormai consunto format reality
che dovrebbe essere rinvigorito dall’iniezione di per-
sonaggi famosi (o quasi); insomma una via di mezzo
tra il Grande Fratello e l’Isola dei Famosi, che invece va
ancora bene. La conduzione andrà ad Ilary Blasi, che
detronizza Alessa Marcuzzi, da tanti anni alla conduzio-
ne del programma in edizione “standard”.
Torna anche Zelig, per il momento solo con 4 puntate,
dalla portata però super: si tratta di una sorta di rie-
vocazione della storia ventennale del grande format
comico, con tutti i personaggi che hanno fatto la sto-
ria della trasmissione. I conduttori saranno Michelle
Hunziker e Christian De Sica, il che rende – soprattut-
to nel rispetto della chiave rievocativa – molto vistosa
la mancanza di Claudio Bisio. Bisio però è impegnato
contrattualmente con RAI in questo momento, anche
se Alessandro Salem (direttore generale contenuti),
visto l’evento di portata straordinaria, non ha escluso
che il comico possa partecipare in qualità di ospite e
non di conduttore.
Anche la musica avrà uno spazio potenziato su
Canale 5, con una serie di concerti: già registrati quelli
dei Pooh e della Pausini a San Siro. Interessante anche
lo sviluppo della collaborazione con Adriano Celenta-
no: ci sarà spazio per un racconto in graphic novel dal
titolo Adrian, ideato dallo stesso Celentano e che an-
drà ad occupare alcune sere in prima serata.
Tra i programmi di seconda serata, segnaliamo l’arrivo
di Nicola Porro a Matrix, di cui si è parlato molto nelle
scorse settimane dopo il “siluramento” in RAI, e una
nuova trasmissione di Piero Chiambretti (la nota stam-
pa parla di “prima contaminazione tra attualità e spet-
tacolo”, descrizione che però non ci pare così distante
da quello che Chiambretti ha sempre fatto)
Veniamo infine alla Champions: se tutte le partite,
segue a pagina 08
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
come nella scorsa stagione, saranno esclusiva di Pre-
mium, come di consueto su Canale 5 troverà spazio
una partita in chiaro per ogni turno. Stante il palinsesto
previsto, si tratterà della partita del martedì, visto che la
prima serata del mercoledì è occupata da altro, ma non
si escludono cambiamenti dell’ultim’ora.
Italia 1, a tutta gioventùItalia 1 ovviamente cerca di radicare ancora di più il
suo successo tra le giovani famiglie con una scelta
di palinsesto assolutamente consona. Diverse novità,
prima fra le quali l’arrivo in access prime time de La
nuova cultura moderna, un programma di Antonio Ricci
già andato in onda nella prima edizione nelle stagioni
2006-2007 (con la conduzione di Teo Mammuccari) e
qui rivisto completamente: di fatto Ricci farà concorren-
za a sé stesso, visto che il programma sarà nella stessa
fascia oraria di Striscia la notizia. Se verrà confermata,
come fu nel 2006, la presenza del Gabibbo, questo si
troverebbe “bilocato” contemporaneamente su due
canali, mentre la conduzione di Mammuccari sembra
ora in discussione sulla base del rinnovo del contratto,
in scadenza a dicembre.
In arrivo per l’autunno anche un game show basato
sulla musica condotto da Alvin e il grande ritorno alla
conduzione per Simona Ventura, in un programma
(prodotto da Fascino di Maria De Filippi) sul “cambia-
mento”, sia che si tratti di cambiamento estetico, gra-
zie alla chirurgia, che di cambiamento più interiore: il
mood è “voi cosa siete disposti a fare per cambiare?”,
il che la dice lunga su quanto il programma potrebbe
far discutere.
Grande riconferma per Le Iene, che andranno addirittu-
ra a occupare due prime serate a settimana, annuncio
che mette la parola fine a tutte le illazioni sulla frattura
tra Mediaset e Davide Parenti, autore storico della tra-
smissione.
Torna anche Colorado, con la conduzione di Luca e
Paolo. Per quanto riguarda la comicità, arrivano anche
due serate speciali, con gli one man show di Angelo
Pintus e Andrea Pucci.
Prosegue poi il grande impegno di Italia 1 sui serial,
con il lancio di Lethal Weapon (la serie) in contempo-
ranea USA e Supergirl; inoltre le riconferme di CSI (l’ul-
tima stagione), The Flash, Person of Interest, Big Bang
Theory e gli oramai tradizionali Simpson.
Retequattro gioca con i numeriRetequattro “gioca” con i numeri e a Quinta Colonna
(con Del Debbio) e Quarto Grado, affianca due nuovi
programmi: si tratta di La settima porta, un programma
inedito di documentari e approfondimenti, e Il terzo in-
dizio, di fatto uno spin off di Quarto Grado, sperimenta-
to in queste settimane e che approda in prima serata.
Ma di certo il pezzo forte è il ritorno in pianta (più) stabi-
le del Maurizio Costanzo Show in prima serata. Sempre
in prima serata vedremo una trasmissione condotta da
Alfonso Signorini e Rosita Celentano (Una serata bel-
la…! Per te), mentre nel day time, in cui Retequattro è
più forte, arriverà Hello Goodbye, una nuova trasmis-
sione di Marco Berry.
ENTERTAINMENT
Mediaset: le novità del palinsesto segue Da pagina 07
di Franco AQUINI
N ella nuova versione (52) del
browser Chrome, Google integra
l’estensione Google Cast diretta-
mente nel menù. Per proiettare i conte-
nuti verso un televisore tramite la perife-
rica Chromecast non sarà più necessario
installare l’estensione separata. E c’è an-
ENTERTAINMENT Nella nuova versione (52) del browser Chrome, Google integra direttamente nel menù l’estensione Google Cast
D’ora in avanti Google Cast sarà integrato in ChromePer inviare i contenuti a un TV tramite Chromecast non sarà più necessaria l’estensione separata. Novità anche per Hangouts
che una novità che riguarda Hangouts.
È una piccola novità, ma è pur sem-
pre importante: con la versione 52 di
Google Chrome, non sarà più necessa-
rio installare l’estensione Google Cast
per inviare i contenuti dal vostro compu-
ter al Chormecast (o Chromecast Audio).
Google ha infatti deciso di integrare la
funzionalità direttamente all’interno
del menù del browser Chrome, sotto
la voce “Cast”. La funzionalità non è
disponibile per tutti, l’aggiornamento è
in fase di rollout e, come accade nor-
malmente, richiederà qualche giorno
perché si diffonda. Le novità non si li-
mitano all’integrazione delle funzioni di
invio contenuti verso i dispositivi Chro-
me Cast: con Chrome versione 52 sarà
possibile inviare il contenuto di una tab
di Chrome direttamente ai partecipanti
di Hangouts. La funzionalità non riguar-
derà solo Hangouts, ma una serie di non
precisati servizi cloud, tra cui il servizio
di messaggistica di Google. Con l’esten-
sione Google Cast e da ora in poi con
le nuove versioni di Chrome, è possibile
inviare i contenuti visualizzati nel brow-
ser, inclusi video e audio, direttamente
al dispositivo Chromecast collegato al
TV. In questo modo è possibile guardare
i contenuti di YouTube o di Google Play
Film, per fare un esempio, sul TV via Wi-
Fi senza collegare nessun cavo. Chrome
Cast e Chromecast audio sono disponi-
bili a 39€.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
TV E VIDEO Lo standar BT.2100 raggruppa le specifiche HDR, incluse quelle per i broadcaster
Ratificato lo standard BT.2100 per l’HDRL’arrivo della standardizzazione permette ai broadcaster di iniziare subito le trasmissioni HDR
di Roberto PEZZALI
L’HDR è pronto a decollare, anche in
TV: l’ITU ha infatti ratificato il nuovo
standard Rec.2100, costruito sulla
base del Rec.2020, che definisce le linee
guida e le specifiche per la trasmissione
e la diffusione di contenuti HDR. L’arri-
vo di un nuovo standard con una nuova
sigla non deve però spaventare, perché
per una volta non siamo davanti a qual-
cosa che rende obsoleti TV o decoder. Il
Rec.2100 si limita solamente a raggrup-
pare una serie di principi che già sono
presenti all’interno della maggior parte dei
dispositivi compatibili HDR disponibili oggi
sul mercato. Senza entrare troppo nei
dettagli, anche perché non è necessario,
il Rec.2100 ingloba tutte le specifiche già
definite nel Rec.2020, quindi Wide Color
Gamut e Ultra HD, aggiungendo due op-
zioni per l’HDR, il PQ EOTF (Perceptual
Quantization) e l’HLG. La prima sigla, che
potrebbe suonare molto complessa, de-
scrive in realtà la curva di gamma utiliz-
zata da sistemi HDR come Dolby Vision e
HDR10, quelli in poche parole adottati su
Blu-ray Ultra HD e nello streaming, mentre
la seconda sta per Hybrid Log Gamma, ed
è la curva HDR studiata da BBC e NHK per
gestire i contenuti HDR in ambito broa-
dcasting, quindi trasmissioni Live.
Ed è proprio questo il punto più impor-
tante: l’arrivo della standardizzazione per-
mette ai broadcaster di iniziare subito le
trasmissioni HDR, anche perché la carat-
teristica dell’Hybrid Log Gamma è quella
di poter trasmettere un solo segnale che
viene visto come HDR dai TV compatibili
e come SDR (quindi a dinamica standard)
dai TV di vecchia generazione. Una cosa
fondamentale questa per un broadca-
ster, che potrà iniziare a trasmettere sullo
stesso canale un contenuto allo stesso
tempo HDR e SDR lasciando che sia il
TV a comportarsi di conseguenza. Da se-
gnalare che lo standard ratificato dall’ITU
prevede l’uso dell’HLG con segnali Full
HD, 4K e 8K, e questo vuol dire che se
Mediaset volesse potrebbe trasmettere
film HDR in Full HD su Premium Cinema
HD che sarebbero correttamente mo-
strati a gamma estesa dai TV compatibili.
Sperimentazioni da questo punto di vista
ci sono già state in Italia: Eutelsat infatti ha trasmesso la cerimonia di apertura della Porta Santa in Vaticano proprio in questo standard e molti possessori di TV
HDR hanno potuto vederla: Sony, Pana-
sonic, LG e Samsung infatti integrano già
la gestione dell’HLG dallo scorso anno,
anche se non è mai stato apertamente
dichiarato. In ogni caso, se un TV doves-
se esserne sprovvisto, basterebbe un ag-
giornamento software. Sky ha dichiarato
che dal 2017 inizieranno le trasmissioni
HDR, ed è molto probabile che la scelta
ricada proprio sul forma HLG.
di Roberto PEZZALI
Samsung salta la generazione
OLED, almeno per i TV: in Corea
hanno capito che l’unica soluzione
per salire sul carro dell’OLED sarebbe
scegliere la strada di LG, ovvero OLED
bianco con filtri colore davanti, cosa che
comporterebbe il pagamento di licenze
a LG ma anche una sconfitta tecnologica
di fronte alla rivale di sempre. Dalla “O”,
e passando dalla “P” dei plastic OLED,
quelli flessibili, si va direttamente alla
“Q” per iniziare quella che per Samsung
sarà la generazione QLED, per questo ha
chiesto la registrazione del marchio. I di-
splay QLED saranno l’evoluzione naturale
del Quantum Dots Display che già oggi
Samsung propone sulle sue TV SUHD,
anche se il principio di funzionamento
sarà per certi aspetti più simile a quello
TV E VIDEO Samsung ha registrato il marchio QLED, si profila all’orizzonte una battaglia OLED-QLED
Samsung QLED: primi prototipi in arrivo nel 2017? I QLED verranno utilizzati su una nuova generazione di schermi per smartphone, TV e computer
dell’OLED che a quello di un TV LCD.
Oggi, con i Quantum Display SUHD, Sam-
sung utilizza un filtro di cristalli Quantum
Dots per generare una retroilluminazione
“pura” da usare dietro ad un classico pan-
nello LCD (ecco come funziona un TV Quantum Dots), ma in futuro l’obiettivo
sarà quello di eliminare l’LCD lasciando
solo lo strato di cristalli che funzioneranno
quindi come piccoli pixel. I Quantum Dots
sono cristalli che emettono infatti rosso,
verde e blu a secondo della loro gran-
dezza, e Samsung ha trovato il modo di
“eccitarli” singolarmente per trasformarli
in una inesauribile fonte di luce: rispetto
al materiale organico alla base dell’OLED,
che è comunque deperibile nel tempo, i
cristalli dei display Quantum hanno teori-
camente una vita infinita.
Samsung ha mostrato allo scorso CES
i primi prototipi di TV Quantum Dots Di-
splay spessi solo 5 mm ma sempre ba-
sati su tecnologia LCD, ed è probabile
che questi saranno la base dei TV per il
2017. Il prossimo anno potrebbero però
apparire anche i prototipi dei veri QLED,
con la produzione attesa per il 2018 /
2019. Il QLED Display, se dovesse essere
promettente come durata e resa video,
verrebbe utilizzato anche su smartphone
e schermi da computer, per pensionare
definitivamente il pannello LCD almeno
sui prodotti di fascia alta.
Sony, in arrivo nuovi TV 4K a prezzi più competitiviSony si appresta a lanciare sul mercato nuovi televisori Ultra HD con tagli a partire da 43 pollici e prezzi da 799 sterline, poco meno di 1000 euro
di Giulio MINOTTI
Secondo le ultime indiscrezioni trapelate in Rete, Sony sarebbe pronta a lanciare sul mercato americano ed europeo tre nuo-ve serie di TV Led con pannello 4K. I nuovi prodotti, con deno-minazione nel nostro continen-te XD70, XD75 e XD80, andreb-bero ad espandere l’attuale line-up del costruttore giappo-nese con diversi modelli da 43 a 65 pollici. Scendendo nel detta-glio la serie XD70 sarà compo-sta da un 49” (49XD7005) ed un 55” (55XD7005), mentre nella XD75 sarà presente solo un 65” (65XD7505). In Gran Bretagna su alcuni store online sono già comparsi questi TV con prezzi rispettivamente di 799, 900 e 1699 sterline.La serie XD80 sarà, inve-ce disponibile in Europa nei tagli da 43” (43XD8005B), 49” (49XD8005B) e 55” (55XD8005B). Questi modelli dal design pulito ed elegante potrebbero adottare la piatta-forma Android TV, le varie tec-nologie video di Sony (X-Reality PRO, Motionflow XR) e la con-nessione Wi-Fi. Probabilmen-te ulteriori dettagli su questi prodotti verranno svelati in un evento in programma a Londra a fine Luglio.
www.audiogamma.it
Disegnataper ascoltareI nuovi diffusori CM10 S2 sono indubbiamente belli,grazie alle loro linee pulite ed alle finiture di qualitàsuperiore. Ma come per tutte le realizzazioni Bowers& Wilkins la forma deve seguire la funzione, graziealla doppia cupola dell’unità alti ed alla tecnologiatweeter-on-top non crederete quanto bene lamusica può suonare.
133_bw_CM10_pgp_ddy.qxp:- 8-03-2016 18:01 Pagina 1
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
Anniversary Update: arriva il 2 agosto su PC, tablet e smartphoneIl 2 agosto sarà un giorno importante in casa Microsoft L’Anniversary Update verrà rilasciato per Windows 10 e Windows 10 Mobile
di Mirko SPASIANO
È ufficiale, il prossimo major upda-te di Windows 10 verrà rilasciato il 2 agosto. L’Anniversary Update, oltre che su PC, debutterà lo stes-so giorno anche su smartphone. Il rilascio avverrà quasi sicuramente a scaglioni, con l’hardware di ulti-ma generazione probabilmente agevolato. L’Anniversary Update porterà tante piccole migliorie, ma non sarà “rivoluzionario”. Nello specifico, la grafica del centro no-tifiche di Windows 10 Mobile verrà leggermente rivista, con maggiore possibilità di personalizzazione e notifiche più ricche, con contenuti multimediali più in evidenza. Oltre agli aggiornamenti delle app di si-stema, tra le novità troveremo un nuovo set di emoji, la nuova app universale di Skype (verrà quindi rimossa l’integrazione nell’app Messaggi), un menu di imposta-zioni più ordinato e corredato da icone. Interessante sarà anche il potenziamento di Continuum e la maggiore integrazione con Win-dows 10 su tablet e PC. Al momen-to non è chiaro se i dispositivi di vecchia generazione, nati con Win-dows Phone 8 o 8.1, e non ancora aggiornati a Windows 10 Mobile, potranno effettuare l’upgrade semplicemente ricercando gli ag-giornamenti dalle impostazioni o se occorrerà passare attraverso l’app Upgrade Advisor. Vi ricordia-mo, inoltre, che già ora non tutti i gli smartphone Windows di vec-chia generazione sono aggiorna-bili all’ultima versione del sistema operativo e, con ogni probabilità, le medesime limitazioni si appli-cheranno all’Anniversary Update.
di Gaetano MERO
S i susseguono online le informa-
zioni in merito al Galaxy Note 7, lo
smartphone di Samsung con pen-
nino e funzionalità business che sarà
presentato presumibilmente su mercato
americano tra meno di un mese (o al-
l’IFA, ma presumibilmente un po’ prima).
A pubblicare i nuovi render è l’ormai
famoso Evan Blass il quale già nei gior-ni scorsi ha confermato il nome del di-
spositivo che a quanto pare salterà una
generazione, passando direttamente
alla settima, per consentire a Samsung
di uniformare la numerazione dei propri
device di punta.
Le immagini rese note dal blogger tra-
mite il proprio profilo Twitter @evleaks sembrano essere quelle definitive e mo-
strano fronte e retro del Note 7 in tre co-
lorazioni: Nero, Silver e Celeste. Oltre a
intravedere la S-Pen, è possibile osser-
vare l’ormai consolidato monitor edge,
curvo ai lati, che secondo indiscrezioni
sarà un Super AMOLED da 5,7’’ QHD e
costituirà l’unica versione in commercio.
Nessuno stravolgimento a livello di
design, le linee seguono quelle a cui
il produttore coreano ci ha abituati in
questi anni, il retroscocca presenta un
rivestimento in vetro oltre alla fotoca-
mera principale con doppio flash LED
che potrebbe essere la stessa montata
attualmente dal Samsung S7. Due i tasti
sul lato sinistro, probabilmente dedicati
a volume e fotocamera, ed uno sul lato
destro per accensione/spegnimento e
blocco. Non manca il tasto home fisico
che fungerà anche da lettore di impron-
te. A bordo potremo trovare ben 6 GB
di RAM e 64 GB per lo storage interno
espandibili con micro SD, processore
octa core Exynos 8893 di Samsung,
batteria da 4.000 mAh e porta USB di
tipo C. Il Note 7 avrà inoltre la certifica-
zione di impermeabilità IP68, il prezzo si
aggirerà in base alle stime attorno agli
800 dollari.
MOBILE Pubblicati online alcuni render del Galaxy Note 7che sembrerebbero essere definitivi
Galaxy Note 7, il nuovo gigante SamsungIl phablet dotato di S-Pen sarà lanciato tra meno di un mese, prezzo attorno agli 800 dollari
di Dario RONZONI
I l rumor arriva direttamente da un
approfondimento del Wall Street Journal e di fatto riprende un tema
affrontato più volte: i futuri iPhone 7
abbandoneranno il taglio minimo da
16GB, presente nella lineup Apple fin
dai tempi del 3GS, e proporranno uno
spazio di storage di partenza da 32GB.
Tutto ciò è l’ovvia conseguenza dell’au-
mento progressivo di “peso” delle ap-
plicazioni e dei contenuti multimediali,
ed evidentemente Apple (qualora ciò
venga confermato dopo l’estate) vuole
evitare che la carenza di storage pos-
sa condizionare l’esperienza d’uso dei
propri terminali. Una mossa confermata
dai soliti bene informati, che sarà sicura-
mente apprezzata da chi ormai vedeva
nella memoria entry-level uno spazio
insufficiente, quasi un obbligo a passa-
re ai più capienti modelli da 64GB. La
notizia era già stata anticipata da nume-
MOBILE Apple pare intenzionata ad abbandonare il taglio minimo da 16GB per i nuovi iPhone 7
iPhone 7 partirà da uno storage di 32GBModelli fino a 256GB, scocche più sottili, processore più veloce e una nuova fotocamera
rose fonti asiatiche vicine ai fornitori di
Apple, ma la conferma del Wall Street
Journal non può che dare all’indiscre-
zione una maggiore attendibilità. Due
delle tre opzioni di memoria di iPhone 7
dovrebbero così essere 32GB e 128GB,
mentre altre fonti parlano di 256GB per
i modelli da 5.5 pollici.
Sempre secondo il quotidiano econo-
mico statunitense, l’iPhone 7 manterrà
un design simile a quello del predeces-
sore, per quanto più sottile, non avrà il
jack per le cuffie e offrirà una maggiore
impermeabilità. Altre feature chiacchie-
rate parlano di un processore Apple
A10 più veloce, LTE e Wi-Fi più perfor-
manti e una fotocamera completamente
ridisegnata, forse dual-lens.
torna al sommario 12
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto PEZZALI
C’è spazio per un nuovo brand di
smartphone in Italia? Pensando
agli scaffali pieni di smartpho-
ne di ogni tipo e forma l’idea di porta-
re un nuovo brand di telefonia in Italia
sembrerebbe pura follia. Se a questo
aggiungiamo il fatto che Wileyfox è una
azienda inglese, il piano di lancio del
nuovo smartphone Spark dopo la dra-
stica decisione presa dal popolo inglese
di uscire dall’Unione Europea sembra
ancora più ardito. Eppure i due mana-
ger alla guida della startup, un passato
in Motorola e in Microsoft, credono che
lo spazio per un buon prodotto ci sia
sempre e anche Amazon, che venderà
il prodotto in esclusiva, ha dato pieno
appoggio al progetto dopo che il prece-
dente modello, Swift, lanciato lo scorso
dicembre in Inghilterra, è andato esau-
rito solo in 3 giorni. Nick Muir, il CEO di
Wileyfox, non è molto preoccupato per
la Brexit: “Siamo una azienda inglese ma
ci sentiamo molto europei, crediamo che
la cosa non abbia un grosso impatto su
di noi, anche se ovviamente dobbiamo
stare molto attenti perché lavoriamo con
margini ridottissimi per offrire un prodot-
to di ottimo livello ad un prezzo davvero
basso”. Wileyfox Spark ha comunque le
carte in regola per fare bene, perché se
è vero che il mercato degli smartphone
è saturo è anche vero che la fascia di
prezzo dei 100 euro non sempre riesce
a soddisfare i desideri di chi davvero cer-
ca uno smartphone dove con la minima
spesa ottiene la massima resa. Spark ha
un design piacevole, è sottile il giusto
(8.65 mm) e ha uno schermo arrotondato
ai bordi da 5” che rappresenta un buon
bilanciamento tra gli smartphone troppo
MOBILE A pochi giorni dalla Brexit un nuovo brand inglese cerca l’espansione europea
Da Londra arriva in Italia Wileyfox Spark 119 euro per uno smartphone CyanogengPunta tutto sul rapporto qualità prezzo, con una buona fotocamera e CyanogenMod a bordo
piccoli e quelli invece giganti, ritenuti da
molti troppo ingombranti. Se guardiamo
al prezzo Spark ha tanti lati interessanti,
partendo dal sistema operativo Cyano-
gen 13 basato su Android 6.0 per arriva-
re alla batteria rimovibile da 2200 mAh e
alla doppia SIM.
Lo schermo è un IPS da 1280 x 720, il
processore un Mediatek MT6735 1.3GHz
quad core con 1 GB di RAM e 8 GB di
memoria storage (3.6 liberi per l’utente,
ma è espandibile), ci sono due fotoca-
mere da 8 megapixel e la connettività
è 4G, manca invece l’NFC, questione
di costi. “Crediamo che sia senza riva-
li in termini di design e performance,
con caratteristiche ulteriori che non si
possono trovare in nessun altro appa-
recchio allo stesso prezzo.” ci dice Muir,
ed effettivamente se guardiamo a cosa
offre il mercato oggi possiamo quasi
dargli ragione. La scelta di Cyanogen è
interessante: la versione 13 del sistema
operativo, grazie alle MOD, può conta-
re anche su una profonda integrazione
con i servizi Microsoft. Si può interagire
con Cortana, si possono prendere ap-
punti con One Note mentre si telefona,
Skype è integrato direttamente nel mo-
dulo telefonico e grazie ad Hyperlapse,
altra tecnologia Microsoft, creare video
stabilizzati in TimeLapse è un gioco da
ragazzi. “Abbiamo lavorato tre mesi per
ottimizzare Cyanogen sul nostro hard-
ware, tutto è perfettamente integrato. Vi
assicuro - ci confida il CEO - che nono-
stante il prezzo e il processore il nostro
smartphone grazie al sistema operativo
e alla gestione di memoria e batteria è
molto più scattante di un Android di pari
prezzo e dura molto di più”.
Spark è interessante anche perché chi
lo pre-ordina su Amazon (consegna il
12 luglio) avrà non solo una custodia in
omaggio, ma anche 12 mesi di assicu-
razione sulla rottura dello schermo con
sostituzione rapida. Amazon, insieme
al sito Wileyfox.com, sarà l’unico modo
al momento per comprare il prodotto:
“Stiamo lavorando con altri partner sem-
pre online per non snaturare il nostro
modello di business.
Per il momento non crediamo molto a
operatori e negozi fisici: passando per
quei canali oltre ad alzare i prezzi do-
vremmo pagare parecchio per avere
visibilità. Preferisco risparmiare i 5 mi-
lioni di euro che vogliono gli operatori
e investirli per fare un prodotto migliore.
Arriverà comunque una rete di assisten-
za, anche se la garanzia deve darla il
venditore e Amazon è in assoluto il più
affidabile possibile.” Abbiamo chiesto
a Nick Muir per quale motivo non ha
provato a lanciare il prodotto a 99 euro,
sotto la soglia psicologica del “centone”,
ma i sacrifici da fare erano troppi, sia a
livello di materiali che di dotazione. “Per
tenere i 119 euro abbiamo tolto carica-
tore e cuffie, piuttosto che dare aurico-
lari scadenti che finiscono nel cassetto
abbiamo preferito mettere uno schermo
migliore”. Spark sarà affiancato da due
altri modelli della stessa famiglia, che ar-
riveranno però tra circa un mese: Spark+
avrà 16 GB di storage, 2 GB di RAM e una
camera da 13 megapixel mentre Spark X
oltre a quello che già offre il Plus avrà
uno schermo da 5.5” e una batteria mag-
giorata, 3000 mAh. I prezzi però in que-
sto caso salgono, 149 euro per Spark+ e
169 euro per Spark X, cifre non altissime
ma che portano i prodotti in una fascia di
prezzo ancora più affollata.
Niente Nutella Nougat (torrone) è il nome ufficiale di Android NAndroid N Si chiamerà Nougat ed è l’ennesimo nome legato ai dolci Con la beta 2 arriva finalmente Daydream, l’hub per la realtà virtuale integrata nello smartphone di Franco AQUINI
Google ha annunciato ufficial-mente su Twitter il nome uffi-ciale della prossima versione di Android, finora conosciuto come Android N. Il nome sarà Nougat ed è l’ennesimo nome legato ai dolci. Quest’anno il nome è stato in parte scelto anche dagli uten-ti che hanno potuto partecipare alla scelta del nome definitivo e Google non ha perso l’occa-sione per pubblicare un video legato proprio alla scelta del nome. Android Nougat, in arrivo per l’estate, è stato annunciato a Marzo ed è arrivato alla seconda release beta, mostrando più sta-bilità e introducendo finalmente Daydream, la realtà virtuale di Android. Con Daydream si potrà accedere con qualsiasi smar-tphone abilitato, a patto di ave-re anche uno speciale visore, a un hub virtuale dove saranno presenti applicazioni e giochi in realtà virtuale. Nougat introdurrà inoltre un nuovo sistema di notifiche e un multitasking split-screen. Non ri-mane che attendere la versione definitiva, che non mancheremo di provare a fondo con i nostri approfondimenti.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Emanuele VILLA
Q uando Huawei presentò Matebook al Mobile
World Congress, molte persone si stupirono:
perchè approfittare di un evento del genere
per entrare in un mercato meno ampio rispetto a
quello degli smartphone? Perchè puntare su un pro-
dotto che, di fatto, sarebbe andato a replicare solu-
zioni già viste in casa Microsoft, Lenovo ecc? In real-
tà, i motivi sono chiari: l’azienda di Shenzhen intende
approfittare dell’impennata dei PC 2 in 1 proponendo
un prodotto per lei assolutamente definitivo e capa-
ce non solo di impensierire i dispositivi principali del
settore (Surface in primis), ma di reggere l’urto delle
generazioni future.
Il risultato è Matebook, il prodotto che Huawei ha
presenta ora in Italia a distanza di diversi mesi dal-
l’evento europeo e che posiziona sul nostro mercato
a partire da 999 euro. Il prezzo è oggettivamente im-
portante, ma bisogna contestualizzarlo: nelle inten-
zioni dell’azienda, Matebook non è un tablet ma un
PC in tutto e per tutto, con una configurazione hard-
ware di alto profilo e una serie di accessori pensati
appositamente per permetterne la fruizione come
notebook.
Il “core” dell’apparecchio, ovvero l’unità tablet, offre
un display IPS da 2160 x 1440 pixel, i processori sono
i nuovi Core m (m3/m5/m7) di Intel fino a 3.1 GHz, c’è -
prima volta in un notebook - il sensore fingerprint, c’è
una batteria da 4.430 mAh, 4 GB di RAM, memoria a
stato solido SSD da 128 GB, Wi-Fi ac e via dicendo.
Le configurazioni sono diverse, fino a Core m7, 8 GB
di RAM e 256 GB di SSD.
Insomma, la configurazione è di livello e vi si ag-
giunge la tastiera magnetica con trackpad inclusa
nel prezzo, la penna con sensibilità a 2048 livelli
(anch’essa inclusa nella dotazione di base) e, per
chi vuole estenderne ulteriormente le possibilità, c’è
Matedock, una dock dall’estetica ricercata che ag-
giunge la dotazione di Matebook con 2 prese USB
standard (magari per un mouse e/o una periferica di
archiviazione esterna), una ethernet e una HDMI per
un monitor esterno. Sistema operativo, rigorosamen-
te Windows 10, pronto per l’Anniversary Update.
A tu per tu con Matebook Le premesse sono buoneIn occasione della presentazione italiana, allestita per
far risaltare la versatilità del prodotto, abbiamo avuto
modo di “toccare con mano” Matebook per una mez-
zora, derivandone le prime impressioni.
Pur con tutti i limiti del contesto, Matebook sembra
aver colto nel segno: è un prodotto che come ta-
blet punta tutto su eleganza e leggerezza e come
notebook può far valere potenza e versatilità. Ba-
stano pochi minuti per rendersi conto della qualità
del display: la risoluzione è immensa per un 12’’ e la
resa cromatica è piuttosto accesa, ricordando un po’
(sotto questo profilo) l’impatto dagli Amoled. Lumino-
MOBILE Huawei ha presentato in Italia il Matebook, protagonista al Mobile World Congress. È il nuovo riferimento dei PC 2 in 1?
Nuovo Huawei Matebook, un convinto tuttofare Lo abbiamo avuto a disposizione solo pochi minuti, il primo impatto con Matebook e la sua penna è stato molto piacevole
sità leggermente sotto tono in situazioni di forte luce
ambientale ma nulla di preoccupante, è nella norma.
Sulle prestazioni non possiamo esprimerci, se non
dicendo che la dotazione di base sembra ok anche
per carichi importanti come l’editing grafico e video,
mentre ci esprimiamo volentieri (positivamente) sul
pennino Matepen: abbiamo assistito a una demo di
disegno a mano libera e ammettiamo che sia la sen-
sibilità alla pressione, sia la rapidità di tracciamento
erano molto buone; tra l’altro, cosa che ci era sfug-
gita alla presentazione europea, Matepen ha anche
un puntatore laser integrato pensato per le presen-
tazioni tradizionali e un’autonomia che raggiunge le
100 ore.
La solidità del “tablet” ci parsa più che sufficiente: un
prodotto da 6,9 mm per 640 grammi di peso non può
essere un prodotto indistruttibile, ma la sensazione di
resistenza ai piccoli inconvenienti quotidiani c’è tutta,
mentre a livello estetico non si può veramente dire
nulla sulla cura riposta nella realizzazione del prodot-
to. Le tastiere/custodie sono disponibili in nero, bei-
ge, arancio e marrone e offrono un’esperienza “simil
notebook” nell’uso continuato: i tasti sono piuttosto
grandi, c’è un trackpad e l’escursione è più ampia ri-
spetto a quella delle tastiere classiche per tablet, con
un feedback maggiore e minor rischio di sbagliare.
Ma onestamente riteniamo che chi debba lavorare
con questo dispositivo e voglia veramente sostitui-
re il notebook non possa fare a meno di MateDock,
che Huawei propone a 119 euro. Con Matedock, Ma-
tebook diventa davvero un notebook Windows 10
a tutti gli effetti, con doppia USB cui collegare una
tastiera più ampia, un mouse o un dispositivo di sto-
rage esterno e, magari, visualizzare il tutto su un se-
condo monitor esterno. In questo modo, l’obiettivo
della massima versatilità e del prodotto “tutto in uno”
è veramente raggiunto.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Mirko SPASIANO
Windows 10 Anniversary Upda-
te è ormai dietro l’angolo ed è
già tempo di speculazioni sui
prossimi aggiornamenti del sistema ope-
rativo di casa Redmond e su tutto ciò
che vi è di contorno. I primi rumor vole-
vano che Microsoft tenesse il cosiddetto
Windows 10 Devices Event nella primave-
ra del 2017, nel corso del quale avrebbe
presentato il Surface Pro 5, il Surface
Book 2 e, con ogni probabilità, il fanto-
matico Surface Phone. Il periodo sarebbe
stato dettato da due condizioni: la dispo-
nibilità dei nuovi processori Intel Kaby
Lake, con processo produttivo a 14 nano-
metri, e il rilascio di Windows 10 Redstone
2, il prossimo major update per il sistema
operativo di casa Microsoft. Tuttavia, dalle
indiscrezioni raccolte da Mary Jo Foley,
da sempre ben informata su ciò che av-
viene dalle parti di Redmond, i processori
Kaby Lake non arriveranno su hardware
Surface prima della seconda metà dell’an-
no venturo. Per questa ragione, la com-
pagnia americana avrebbe intenzione di
rinnovare la linea Surface questo autun-
no, probabilmente in ottobre. Dunque, è
MOBILE Microsoft non aspetterà i processori Kaby Lake di Intel per aggiornare la gamma 2 in 1
Microsoft Surface Phone e All-In-One Arriveranno nella seconda metà del 2017Emergono nuovi dettagli sui piani di aggiornamento software e la revisione dell’hardware
molto probabile che tra pochi mesi si terrà
un evento sulla falsa riga del Windows 10
Devices Event dello scorso anno, in cui si
vedranno solo aggiornamenti hardware
modesti, senza grosse sorprese. Paral-
lelamente alla linea Surface, è plausibile
che Microsoft decida di rinnovare an-
che il Band, anche alla luce delle ultime
voci che riportano di scorte di Band 2 in
netto calo. L’anno prossimo, per contro,
sarà decisamente più interessante, con
il rilascio di Redstone 2 e Redstone 3 e
l’arrivo di nuovi membri nella famiglia
Surface. A quanto pare, entrambi questi
update saranno fortemente incentrati sul
mobile, con novità importanti anche per
Continuum, caratteristica principe di Win-
dows 10 Mobile. Contrariamente a quanto
ipotizzato poco tempo fa, forse solo dopo
il rilascio di Redstone 3, previsto su per
giù tra un anno, verranno presentati il
Surface Phone ed il Surface AIO, di cui vi abbiamo già parlato. A questo propo-
sito, possiamo aggiungere qualche parti-
colare. Pare che, in questa fase, Microsoft
stia valutando due prodotti ben distinti: un
All-In-One più tradizionale ed uno mirato
prettamente a Continuum.
Il timeframe prescelto per il nuovo hard-
ware sembra perfetto per la stagione del
back-to-school. Ad ogni modo, tra aggior-
namenti e nuovi Surface, si prospetta un
anno ricco di novità. Allacciate le cinture, si
parte tra meno di un mese con Redstone 1,
meglio noto come Anniversary Update.
arre delle conclusioni.
di Roberto PEZZALI
L a divisione semiconduttori di
Samsung sviluppa memorie con un
livello di qualità che cresce vertigi-
nosamente di anno in anno. Lo dimo-
strano le nuove memorie UFS, un nuovo
formato di memory card, annunciato da
Samsung, che rende in un solo colpo
obsoleti il 90% dei supporti di memoria
portatili disponibili oggi sul mercato e si
candida come successore, per dimen-
sioni e capacità, dell’ormai diffusissima
microSD. Quello che stupisce è la velo-
cità di queste memorie: 530 megabyte
al secondo in lettura e 170 megabyte al
secondo in scrittura, praticamente cin-
que volte meglio della miglior microSD
presente oggi sul mercato. Il nuovo tipo
di card è destinato al mercato foto e
video con un occhio al 4K (5GB di dati
vengono copiati in 10 secondi), ma è
evidente che una card di questo tipo
attira anche i produttori di smartphone
che avrebbero a disposizione una me-
moria esterna più veloce della maggior
parte delle memorie usate oggi nei di-
spositivi.
Samsung ha annunciato la disponibilità
di queste memorie nei tagli da 32 GB,
64 GB, 128 GB e 256 GB, ma purtrop-
po non ha dato indicazioni né di prezzo
né di effettiva commercializzazione del
prodotto. Anche perché c’è un piccolo
problemino da superare: ad oggi non
esistono dispositivi con uno slot compa-
tibile con il nuovo formato, ma il pros-
simo Galaxy Note 7 potrebbe essere il
primo di una lunga serie di prodotti.
I dispositivi che saranno in grado di
leggere e scrivere sulle nuove e velo-
cissime memorie saranno comunque
retrocompatibili anche con le vecchie e
lente microSD.
MOBILE Le nuove card UFS Samsung sono cinque volte più veloci delle migliori memorie microSD
Samsung lancia le card UFS, sostituiranno le microSD Il formato è retrocompatibile con le attuali microSD, ma richiede la presenza di un nuovo slot
Ecco il tavolino da salotto che stavate aspettando Ha Windows 10 e costa solo 5000 euroLa francese Kineti ha presentato La Table, un tavolino da salotto con superficie ricoperta da un pannello Full HD multitouch di Mirko SPASIANO
L’azienda francese Kineti ha svela-to La Table, un vero e proprio PC All-In-One mascherato da tavolino da salotto. L’intera superficie d’ap-poggio è ricoperta da un pannello infrangibile a protezione di un di-splay da 42 pollici che supporta l’input multitouch (fino a 12 punti). È perfino impermeabile, quindi non dovrete neanche avere timore di rovesciare eventuali bevande. A far girare Windows 10 in La Table ci sono un processore Intel Core i5 di ultima generazione, 8 GB di RAM DDR3 ed un SSD da 128 GB. Come mostra questo video La Ta-ble potrebbe incarnare un vero e proprio hub per la smarthome e che integra del software proprie-tario per la condivisione rapida di contenuti multimediali verso il televisore. A questo proposito, l’unica porta USB 3.0 può tornare davvero comoda. Nel video viene mostrata anche la possibilità di utilizzare La Table per le videocon-ferenze, reclinandola all’indietro. Nello stesso video si fa riferimen-to anche ad alcune “applicazioni segrete” che verranno svelate nel tempo. Speriamo solo che la sorpresa sia all’altezza del prezzo: ben 4.997 euro tasse incluse.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Giulio MINOTTI
M olto presto potremo dire addio
ai piccoli Led multicolore degli
attuali smartphone, Samsung sta
infatti sviluppando un evoluto sistema di
notifiche posizionato attorno alla foto-
camera posteriore del nuovo Galaxy J2
(2016). Denominato Smart Glow, potrebbe
anche arrivare sui prossimi top di gamma
del produttore coreano ed include nu-
merose funzioni. Tramite “Priority Alerts”,
sarà possibile assegnare un singolo colo-
re dell’anello luminoso ad ogni chiamata,
email o messaggio proveniente da un de-
terminato contatto. “Usage Alerts”, sarà in
grado, invece, di comunicare informazioni
sullo stato della batteria attraverso parti-
colari combinazioni di colori. Infine Selfie
Assist ci aiuterà nei selfie con la camera
posteriore, illuminando lo Smart Glow
di blu quando la fotocamera rileva il no-
stro volto, con la foto che verrà scattata
nell’arco di due secondi. Quelle appena
elencate sono solo le funzionalità base
dello Smart Glow che verranno inserite
nel Galaxy J2. In futuro le funzioni di que-
sto Led si evolveranno con l’Usage Alerts
MOBILE Foto rubate della scocca dell’iPhone 7 confermano la somiglianza con i precedenti modelli
Smart Glow, notifiche evolute per il Galaxy S8Tra le probabili novita tecniche la fotocamera migliorata, ma sparisce il jack delle cuffie
in grado di fornire informazioni sullo stato
della memoria interna e sull’utilizzo dei
dati e con il Selfie Assist che ci aiuterà a
centrare il volto nell’inquadratura con del-
le indicazioni luminose sullo Smart Glow.
Inoltre sarà possibile avere informazio-
ni meteo, semplicemente scuotendo il
cellulare; una giornata soleggiata sarà,
per esempio, rappresentata da una luce
gialla, mentre l’arrivo della pioggia verrà
indicato in una tonalità blu. Concludiamo
parlando dell’Health ring; secondo gli ul-
timi rumors, i prossimi dispositivi Galaxy
utilizzeranno la fotocamera posteriore, in
combinazione con il flash del telefono per
monitorare la frequenza cardiaca. Questa
funzionalità sarà integrata con il software
dello Smart Glow, sebbene ancora non
sia chiaro il preciso ruolo di questo Led
all’interno di questa funzione.
di Franco AQUINI
I notebook della gamma Asus, dai
Vivobook ai più eleganti Zenbook,
avranno la possibilità di montare un
disco a stato solido. Questa tipologia di
dischi, dai molteplici vantaggi prestazio-
nali e tecnologici, veniva montata fino ad
oggi solo su singoli modelli, solitamente
di fascia molto alta. Ci si è sempre chie-
sti perché i produttori di pc faticassero a
seguire l’esempio di Apple, che al con-
trario li monta su tutta la gamma già da
anni. Asus compie quindi il grande pas-
so, offrendo dischi SSD su tutta la gam-
ma. I dischi SSD sono memorie a stato
solido, senza parti in movimento come i
classici hard disk meccanici. Questo si-
gnifica che sono più leggeri, che si rom-
pono meno facilmente, che hanno una
velocità in lettura/scrittura molto più alta
e che consumano molto meno. I dati del
benchmark Futuremark PCMark parlano
chiaro: i notebook con processore Intel
Core i3 e disco SSD sono risultati 1,7 vol-
te più veloci di quelli con il processore di
fascia alta Intel Core i7 con disco mecca-
nico. Un altro punto a favore dei dischi
a stato solido è il consumo di energia.
Secondo il benchmark Mobile Mark,
comparando una configurazione i7 e di-
sco SSD con una i7 e disco meccanico,
sulla prima configurazione si è ottenuto
una durata della batteria superiore del
37%. Asus monterà, a partire da ora i di-
schi a stato solido su tutta la gamma i
notebook, a patto che possano alloggia-
re un’unità standard da 2,5 pollici. Sono
quindi esclusi i Chromebook e e-reader.
PC Asus annuncia la disponibilità dei velocissimi dischi a stato solido sulla gamma notebook
SSD disponibile su tutti i notebook Asus. FinalmenteGli SSD sono più resistenti, più veloci dei tradizionali hard disk e consumano anche meno
GeForce GTX 1060 Costa poco ed è perfetta per la VRLa nuova GPU NVIDIA può contare su 6GB di memoria GDDR5, clock a 1.7GHz (ma può raggiungere i 2GHz) e su di un prezzo competitivo: 249 dollari tasse escluse di Francesco FIORILLO
NVIDIA ha annunciato l’arrivo di della GPU GTX 1060, destinata ad ampliare la famiglia composta dal-la GTX 1070 e dalla performante GTX 1080. Come l’intera lineup di schede grafiche basate su archi-tettura Pascal, anche la GTX 1060 è stata progettata per essere velo-ce e allo stesso tempo assicurare le migliori performance per watt. Prodotta con il processo FinFET a 16nm, la GTX 1060 offre lo stesso livello di prestazioni della GTX 980 ma si distingue per un’efficienza energetica raddoppiata. Stando sempre alle parole della società americana, la nuova ottimizzazione apporterà grandi benefici anche in ambito VR, con un consumo di appena 120 watt nella fasi più stressanti. La GTX 1060 dispone di 1.280 core CUDA, 6GB di memo-ria GDDR5 a 8Gbps e un clock a 1.7GHz, che può essere facilmente overcloccato a 2GHz. La GTX 1060 supporterà infine la tecnologia prioritaria di Nvidia Simultaneous Multi-Projection (SMP), che permet-te di proiettare senza interruzioni una singola immagine simultanea-mente a entrambi gli occhi. Questo consentirà anche agli utenti della GTX 1060 di giocare a titoli svilup-pati per la realtà virtuale con un più elevato livello di dettaglio, senza sacrificare le performance o il li-vello qualitativo. I partner di Nvidia, tra cui ASUS, EVGA, Gigabyte, MSI, PNY e Zotac, hanno specificato che la nuova scheda sarà disponi-bile a partire dal prossimo 19 luglio, con un prezzo consigliato a partire da $249 (tasse escluse).
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Alvise SALICE
A ciascuno il suo: un analogico
smart per le donne e uno per gli
uomini, con caratteristiche simili.
È la nuova duplice proposta di Casio
per l’estate 2016: Sheen SHB-100 ed
Edifice EQB-600. Dalla neonata colle-
zione Time Ring Series arriva il nuovo
SHB-100, il primo elegante orologio
femminile Casio dotato di specifiche
“smart”: si connette al telefono via
Bluetooth, permette di impostare la
funzione “World Time” fino a 2 metri
di distanza (che visualizza istantanea-
mente l’orario di qualsiasi zona del
pianeta sfruttando il GPS dello smar-
tphone) e può interfacciarsi con l’app
Casio Watch + (Android e iOS).
Tramite quest’ultima, il raffinato analo-
gico si collega a oltre 300 server spar-
si per il pianeta, onde garantire una
costante e precisa sincronizzazione
oraria, in ogni tempo e in ogni luogo.
Nel quadrante secondario, il nuovo
Sheen può mostrare sempre un altro
fuso orario mondiale, quello della città
preferita.
Altre funzionalità “Mobile Link” sfrut-
tabili mediante connessione all’app
Casio Watch +: correzione automatica
dell’ora locale e di quella preferita 4
volte al giorno; funzione “One-Touch
Time Adjustment” per regolare al volo
l’ora locale con la sola pressione di un
tasto, quando ci si trova all’estero; fun-
zione “Phone Finder” per attivare un
allarme sul telefono premendo un pul-
sante dell’orologio, utile per esempio
quando si smarrisce il cellulare in giro
per la casa; rapido switch di quadrante
tra ora locale a mondiale direttamente
dall’app o dall’orologio.
Con una cassa in acciaio bicolore
40,2 x 35 x 10,3 mm e una coppia di
MOBILE Casio Italia ha presentato due interessanti modelli dotati di funzioni intelligenti
Orologi Casio analogici smart, per lui e per leiIl nuovo Sheen SHB-100 è il primo analogico femminile con collegamento allo smartphone Edifice EQB-600 è invece lo smartwatch maschile dotato di un particolare quadrante “3D”
Swarovsky
C r y s t a l
i n c a s t o -
nati nel
quadrante
p r i n c i p a -
le, lo Sheen
SHB-100 è un
segna tempo
decisamente pre-
gevole, alimenta-
to da una batteria
a ricarica solare che
garantisce ben 22 mesi
di attività (in modalità risparmio energe-
tico). Disponibile in 3 modelli a partire
da 299 €.
All’uomo “smart”, invece, Casio propo-
ne l’Edifice EQB-600, che si aggiunge
alla collezione Smartphone-Link. Que-
sto modello maschile condivide alcu-
ne caratteristiche “intelligenti” con lo
Sheen SHB-100: connettività BT con
l’app Casio Watch +, Accurate Time
System per la sincronizzazione oraria
via server internazionali, impostazio-
ne di un secondo fuso orario, allar-
me “phone finder”, ricarica a energia
solare (19 mesi di attività in regime a
risparmio energetico).
A ciò si aggiunge il 3D Global Dial mul-
tidimensionale, un quadrante che si
trasforma in un piccolo globo terrestre
permettendo la visualizzazione delle
ore nel mondo in modo fantasioso e
particolarmente gradevole. L’elemen-
to globulare è caratterizzato da una
finitura cangiante a deposizione pola-
rizzata, che cambia colore a seconda
dell’angolo di visualizzazione. Questo
quadrante tridimensionale ruota gra-
dualmente ogni 24 ore in base all’ora
mondiale (indicata su quello inferiore);
la lancetta posta sul globo 3D, quando
si trova nel semiquadrante superiore
indica che in quel determinato fuso
orario è notte, mentre quando corre
sul versante opposto sottolinea le ore
diurne. L’Edifice EQB-600 è disponibi-
le in due versioni da 300 e 399 €.
GADGET
Hoverboard 500.000 richiami in USA rischio incendi“I consumatori dovrebbero smettere immediatamente di usare questi prodotti” sono queste le parole utilizzate nel comunicato della CPSC, (Consumer Product Safety Commis-sion), la Commissione statunitense che si occupa della tutela dei consu-matori che ha coordinato il richiamo di circa 501.000 howerboard sul territorio americano. Il problema, è noto da tempo è legato alla batteria ricaricabile agli ioni di litio che potrebbe surriscaldarsi, iniziare a fumare e prendere fuoco. Secondo la CPSC, si sarebbero già verificati circa 99 incidenti che hanno causato lesio-ni personali e oltre 2 milioni di dollari di danni. Ad essere coinvolti nel ri-chiamo ci sono aziende molto note nel settore come Swagway che ha dovuto ritirare dal mercato 267.000 modelli X1, oltre all’Hovertrax della Razor e molti altri. Inoltre shop online come Overstock.com stanno richiamando tutti gli hoverboard venduti. Il richiamo è limitato solo agli USA, il consiglio della CPSC è di acquistare solo prodotti certificati da UL (Underwriters Laboratories), una società di certificazione approvata dalla Occupational Safety and Health Administration.
MAGAZINE
Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabileGianfranco Giardina
editingClaudio Stellari, Maria Chiara Candiago,
Alessandra Lojacono, Simona Zucca
EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
In arrivo anche una PS4 Slim?Stando alle parole del The Wall Street Journal, non ci sarebbe soltanto l’ormai famosa PS4 hi-end in sviluppo presso Sony, ma anche una revisione hardware di minore entità, una sorta di versione Slim della console. Sempre secondo la fonte sia PlayStation 4 Neo, sia l’edizione Slim, verranno presentate nel corso del Tokyo Game Show 2016 che, lo ricordiamo, accen-derà i suoi riflettori questo settembre.In tal modo il colosso nipponico si affiancherebbe a Microsoft, che ha recentemente presentato la sua Xbox One S e annunciato Project Scorpio. Il futuro di Sony offrirebbe così proposte analoghe, con una PlayStation 4 Slim destinata a soppiantare idealmente la console attuale e una PlayStation 4 Neo capace di garantire il gaming in risoluzione 4K. Nessuna conferma è comunque giunta dalla società giapponese e le informazioni emerse quest’oggi non possono che esser con-siderate come dei semplici rumor.
GAMING Xbox One S arriverà in Italia il prossimo 31 agosto
Giocare in 4K con Xbox One S? Microsoft conferma, si può fare
di Francesco FIORILLO
N el corso della conferenza all’E3 2016, Microsoft ha presentato al mondo la nuo-
va versione di Xbox One, caratterizzata da dimensioni più contenute (il 40% in
meno rispetto al modello originale) e capace di riprodurre video in 4K, sia in
streaming sia tramite il supporto fisico dei Blu-ray Ultra HD. In un secondo momento
il colosso di Redmond, tramite le parole di Mike Ybarra, ha voluto confermare che
la nuova console sarà anche in grado di eseguire i giochi in 4K. Ovviamente, non si
tratta di una visualizzazione nativa in Ultra HD, ma di un semplice upscale del segnale
video. In pratica Xbox One S effettuerà lo stesso procedimento affidato generalmente
allo scaler presente all’interno dei TV 4K, ma in questo modo il rischio di incappare
in problemi di latenza e
input lag dovrebbe esser
scongiurato. Xbox One S
debutterà in Italia il prossi-
mo 31 agosto a un prezzo
di 399€. Tale edizione li-
mitata disporrà di un HDD
da 2TB, mentre le versioni
da 1 TB (349€) e da 500GB
(299€) giungeranno in un
imprecisato futuro.
Paura di essere copiata. Perché Nintendo non ha mostrato NXLa società nipponica ha condiviso i motivi che hanno portato a posticipare la presentazione della nuova Nintendo NX di Francesco FIORILLO
Nel corso di un incontro con gli investitori, Nintendo ha risposto ad alcune domande su mercato smartphone, fenomeno della real-tà virtuale e prossima console do-mestica. È emerso che Nintendo ha deciso di non esporre NX all’E3 2016 per evitare che la grande idea alla base del progetto venis-se captata in anticipo dalla concor-renza. Shigeru Miyamoto (ideatore di saghe del calibro di Mario, Zel-da e Pikmin) è intervenuto sulla faccenda: “Per quanto riguarda NX, c’è un’idea su cui stiamo la-vorando. Il motivo per cui non pos-siamo parlarne al momento e che non vogliamo influenzare le scelte delle altre aziende. Se fosse stata una questione riguardante sempli-ci avanzamenti tecnologici i detta-gli sarebbero venuti fuori”. Il game designer si è poi espresso sulla VR: “Non è quello che mi aspetta-vo. La sfida principale per Ninten-do è sempre quella di innovare, ma allo stesso tempo garantire una notevole comodità al gioca-tore, soprattutto nelle sessioni di gioco prolungate. Vogliamo anche che i genitori si sentano a proprio agio con la nostra tecnologia”. Il presidente Tatsumi Kimishima ha divulgato le previsioni relative al prossimo semestre e ha annun-ciato l’effettivo abbandono del sistema Wii U. Situazione inversa per il settore portatile, pronto a generare ulteriore profitto grazie a Pokémon Sole & Luna.
di Francesco FIORILLO
P oco tempo fa avevamo riportato
la notizia dell’atteso debutto di Pokémon GO, l’interessante pro-
getto sviluppato da Niantic che permet-
te di catturare e far combattere gli ico-
nici mostriciattoli tascabili di Nintendo
grazie a un inedito mix di meccaniche
ludiche touch, realtà aumentata e ri-
cerca nel mondo reale tramite GPS.
Molti sono gli utenti in attesa della sua
uscita, ma le ultime notizie giunte non
potranno far altro che generare un pic-
colo disappunto nell’animo dei tanti al-
lenatori virtuali. John Hanke, CEO della
software house californiana, ha infatti
dichiarato che PoKémon GO non ap-
proderà sui device iOS e Android nella
data annunciata, fissata inizialmente
per il 15 luglio.I motivi di tale ritardo
vanno ricercati nella grande instabi-
lità dei server di gioco che, allo stato
attuale, impedisce a molti giocatori di
eseguire correttamente l’accesso.
“Pensavamo che il gioco sarebbe sta-
to popolare, ma è ovvio che ha colpi-
to nel segno. Fino a quando i server
non gireranno
a dovere per gli
utenti degli Stati
Uniti, Nuova Ze-
landa e Austra-
lia, dove l’app è
già stata lancia-
ta ufficialmente,
le altre regioni
dovranno aspet-
tare. Europa compresa”. Queste le pa-
role di John Hanke che, nonostante
non abbia divulgato alcuna nuova data
d’uscita, si è comunque detto fiducioso
sulla futura stabilità generale del gioco
Nintendo.
GAMING Nintendo al momento non ha ancora comunicato la nuova data di lancio del titolo
Posticipata l’uscita di Pokémon GO in EuropaAlla base del rinvio qualche problema di troppo legato di instabilità dei server del gioco
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Massimiliano ZOCCHI
R ortos Srl e Marina Militare hanno presentato il
frutto della loro collaborazione, iniziata meno di
un anno fa, per realizzare il primo simulatore aero-
navale ufficiale, chiamato Marina Militare - Italian Navy
Sim, e quale location migliore per il lancio definitivo se
non il ponte di un simbolo di italianità nel mondo, ovve-
ro Nave Amerigo Vespucci?
L’azienda - italianissima - con sede in provincia di Ve-
rona ha grande esperienza in simulatori ludici e ha già
un discreto portfolio sui principali store mobile, ed era
desiderosa di portare al grande pubblico l’eccellenza
della Marina Italiana. Dall’altra parte il corpo navale ha
abbracciato il progetto per avvicinare la gente comune
a un mondo spesso solo intravisto, in particolare per
quanto riguarda le attività non militari. Con queste basi
c’è stata subito intesa, per un prodotto che non vuole
essere un simulatore in senso classico, ma una via di
mezzo tra la realtà e il gaming, per far sì che la fetta di
potenziali fruitori sia il più ampia possibile.
Tutto ciò accentuato dal fatto che il substrato preferito
GAMING Rortos e Marina Militare hanno presentato il frutto della loro collaborazione, nello scenario di Nave Amerigo Vespucci
DDay.it sale a bordo della Amerigo Vespucci Testato il simulatore aero-navale della MarinaIl primo simulatore aero-navale per dispositivi mobile che gode dell’ufficiale patrocinio del corpo militare italiano
da Rortos è il mondo mobile (si parte con App Store e
Play Store), il che implica la necessità di trovare il mi-
glior compromesso tra realismo e semplicità dei con-
trolli. Inoltre Marina Militare ha dall’inizio del progetto
evidenziato la volontà di mostrare solo eventi che in
gergo vengono chiamati “dual use”, ovvero non atti-
vità di guerra, ma tutte quelle missioni dove vengono
sfruttati gli asset militari per scopi di protezione civile,
soccorso e logistica di supporto. Fortunatamente an-
che nella realtà sono la maggioranza delle missioni. Il
simulatore è proposto in modalità free-to-play, con la
possibilità di giocare subito, e sbloccare altri scenari
(Catania, La Spezia e Taranto) a 2.99 euro ciascuno,
oppure un mega pacchetto da 6.99 euro. E’ inoltre
accessibile gratuitamente una sezione di rendering
3D, con un lavoro minuzioso di riproduzione di diversi
mezzi in dotazione alla Marina. Possiamo osservare nel
dettaglio Nave Andrea Doria e Cavour CVH 550, cac-
cia Harrier II Plus e F35 B, elicotteri EH101 e AB 212, ol-
tre alla presenza d’onore proprio di Nave Amerigo Ve-
spucci. Anche durante la prova abbiamo avuto modo
di testare l’applicazione su prodotti iOS, in particolare
un iPad Pro, oltre che su un Samsung Galaxy S7. Sono
però allo studio anche altri ecosistemi, in particolare
PC e Mac, e un possibile approdo anche su Xbox One.
Anche gli scenari di gioco sono in continuo aggiorna-
mento, con possibili aggiunte e miglioramenti. Proprio
poche ore prima della presentazione è stata inserita
una sezione per testare le potenzialità del simulatore
tramite visori di realtà virtuale, dai più complessi ai più
semplici come Google Cardboard e suoi cloni. Durante
la conferenza abbiamo anche assistito a un botta e ri-
sposta tra gli sviluppatori e un Ammiraglio della Marina,
esperto sommergibilista, per portare nel gioco anche
questo tipo di esperienza. Si vedrà forse nei prossimi
aggiornamenti. Il gioco si basa come molti altri su Unity
engine, e nella sezione “simulatore” consente di svol-
gere semplici operazioni per prendere confidenza coi
mezzi e i controlli, come decollo o atterraggio, riforni-
mento in volo, manovre in porto. La parte scenario poi
è quella più attiva, in cui diverse missioni concatenate
tra loro vanno portate a termine, con scopi precisi a
seconda del mezzo. Ecco che quindi ci troveremo a
pattugliare i mari per identificare imbarcazioni sospet-
te, volo congiunto con un caccia gemello, oppure recu-
pero naufraghi, anche mediante l’utilizzo di gommoni
militari. Come già detto, sono diverse le missioni che
includono attività di protezione civile, controllo incendi,
recupero dispersi e soccorso feriti. Sia Rortos che Ma-
rina Militare ci tengono a sottolineare che ogni parte
dell’applicazione, dalla grafica, ai menù, ai rendering
poligonali dei mezzi militari, ogni dettaglio, sono stati
realizzati in Italia da programmatori e artisti italiani, e
sperano per questo di portare un pizzico di italianità
anche all’estero, sfruttando proprio l’esperienza pre-
gresssa di Rortos sugli store mobile. Se volete anche
voi provare il primo simulatore ufficiale della Marina lo
trovate su iTunes Store e Play Store.
Il ponte di Nave Amerigo Vespucci allestito per l’occasione.
Un Ufficiale testa la modalità visore. Test su iPad Pro.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto FAGGIANO
E vento europeo per Yamaha che per la prima vol-
ta ha riunito sotto lo stesso tetto le sue passioni,
musica e motori; un binomio che d’ora in poi farà
parte della nuova politica commerciale e di comuni-
cazione del marchio nipponico. La sede della presen-
tazione è stata a due passi dall’autodromo di Monza,
dove c’è la sede europea dello Yamaha Racing Team
di Rossi e Lorenzo e dove sono esposti alcuni “cimeli”
della recente storia motoristica del team Yamaha.
Dal nostro punto di vista molte novità audio per la
serie MusicCast e tutta la rinnovata serie Aventage.
Esclusiva la possibilità di inserire perfino un pianoforte
della serie Disklavier tra i componenti compatibili con
il MusicCast. Inoltre sono stati presentati in versione
definitiva i modelli WXA-50 e WXC-50 oltre alla serie di home-theater 81 di cui avevamo già parlato.
Con tutte le novità presentate, i prodotti compatibi-
li con MusicCast diventano complessivamente 35.
MusicCast ha fatto bene anche ai conti economici di
Yamaha, che nel dicembre 2015 ha avuto una quota
mercato dei sintoamplificatori HT in Europa del 34,3%
(fonte: GFK) contro un 28,4% nello stesso mese del
2014, dove comunque era sempre leader di mercato.
Disklavier, il pianoforte “autonomo”Yamaha è giustamente famosa per i suoi pianoforti e
tra questi la gamma Disklavier è da molto tempo - dal
1987, per la precisione - una delle più interessanti del
settore, perchè in grado di suonare da solo tramite
servomeccanismi. In pratica degli attuatori muovono
i tasti al posto delle mani del pianista riproducen-
do la melodia desiderata. Applicando il concetto di
MusicCast a questi pianoforti e sfruttando un’apposita
HI-FI E HOME CINEMA Svelate le novità Yamaha in un evento dedicato alla stampa europea presso la sede di Yamaha Motor Racing
Tutte le novità Yamaha, due mesi prima dell’IFA Diversi i prodotti presentati: rinnovata la gamma Aventage, arrivano nuovi modelli anche per la gamma MusicCast
applicazione, sarà possibile riprodurre un brano mu-
sicale facendo eseguire al pianoforte la sua partitura
mentre un componente MusicCast diffonderà gli altri
strumenti ed eventualmente la voce.
Certamente più una curiosità ad uso di alberghi e ri-
storanti, che un effettivo utilizzo di massa considerato
il prezzo del pianoforte, a partire da 17.000 euro. Sicu-
ramente una soluzione che solo un produttore di stru-
menti musicali come Yamaha poteva concepire e rea-
lizzare. Un breve ascolto ha lasciato stupiti i presenti
perchè l’effetto della riproduzione combinata è molto
interessante, soprattutto per la precisa combinazione
delle diverse tracce e per l’ottimale esecuzione del
pianoforte. Le tracce preparate per il Disklavier infatti
sono registrate con la massima fedeltà non solo per
la musica ma anche per la dinamica e l’impostazione
data da un reale pianista e fedelmente riprodotte dai
servomeccanismi.
La rinnovata gamma AventageTutta la serie più prestigiosa dei sintoamplificatori
Yamaha viene rinnovata con la sigla 60 apposta sui
nuovi apparecchi che in gran parte riprendono le ca-
ratteristiche dei modelli precedenti. Si tratta di cinque
modelli – RX-A660, RX-A860, RX-A1060, RX-A2060 e
RX-A3060. Ora tutta la gamma ha almeno 7.2 canali
con potenze che vanno dagli 80 watt/canale del 660
ai 150 watt/canale del 3060.
Le differenze rispetto ai modelli della serie preceden-
te sono minime, qui potrete leggere maggiori dettagli
dalle nostre anticipazioni.
Novità importante il lettore blu-ray BD-A1060, che
non è ancora in grado di riprodurre i dischi 4K ma può
fare l’upscaling video fino all’Ultra HD. Inoltre il letto-
re è anche in grado di riprodurre CD e SACD per chi
utilizza ancora il supporto fisico, nonchè musica Flac
e DSD in alta risoluzione dalla presa USB e tramite
DLNA con WI-FI integrato. Per questo scopo sul retro
troviamo le uscite audio analogiche anche in versione
bilanciata, ideali per il collegamento con i componenti
stereo della serie 2100.
MusicCast, ancora nuovi modelliOltre ai molti componenti home theater RX e Aventage
già compatibili con il MusicCast, Yamaha ha presenta-
to nuovi modelli stereo: il diffusore compatto WX-010,
il nuovo Restio ISX18D di dimensioni (e prezzo) più
contenuti rispetto al primo modello e con radio digita-
le DAB+ e un sintoamplificatore stereo R-N402D che
si affianca al già noto 602 con minore potenza rispet-
to al modello maggiore ma identiche caratteristiche
per le funzioni legate al MusicCast.
segue a pagina 20
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
Ci sono poi anche due sistemi completi Piano Craft,
gli MCR-N470D (599 euro) e 570D che differiscono
tra loro solo per i diffusori, che sono più grandi per il
570. Tra i nuovi prodotti ci è parso molto interessante
il WX-010, un due vie con radiatori passivi laterali, che
va a combattere con i più agguerriti concorrenti ma
a un prezzo più basso (circa 180 euro) e può essere
usato in coppia per ottenere un migliore impatto ste-
reo, la finitura è buona e l’ingombro minimo; restano
da verificare le prestazioni sonore e contiamo di tor-
nare sull’argomento al più presto.
Anche l’R-N402D (499 euro) dovrebbe incontrare il
favore del pubblico in una categoria assai poco affol-
lata di concorrenti, grazie alle complete funzioni ope-
rative per lo streaming e per il multiroom, nonché per
la rassicurante compatibilità con i classici elementi di
un sistema stereo.
Per il Restio si tratta di una prova d’appello in un for-
mato più piccolo (19 cm di lato e 6 di spessore) e facil-
mente collocabile anche a parete, anche se il prezzo
di 299 euro non aiuterà la sua diffusione.
Soundbar: non solo cinemaCi sono anche due nuove soundbar che entrano a
far parte della famiglia MusicCast perché in grado
di cavarsela egregiamente non solo con le colonne
sonore dei film ma anche con la
musica.
Il modello YAS 306 (449 euro) è
in versione con subwoofer inte-
grato e si può collocare anche
a parete quando necessario,
volendo è anche possibile col-
legare un subwoofer esterno
aggiuntivo. La YSP 2700 (999
euro) è invece parte della serie
Sound Projector ed è dotata di
subwoofer separato e collegato
senza fili; il nuovo proiettore so-
noro può riprodurre 7.1 canali e può sfruttare fino a 10
diversi effetti DSP, gli ingressi HDMI sono già pronti
per segnali 4K/60P e HDCP 2.2. Entrambi i nuovi dif-
fusori sono disponibili in versione nera oppure chiara,
entrambi i diffusori saranno disponibili da agosto.
HI-FI E HOME CINEMA
Tutte le novità Yamaha segue Da pagina 19
di Andrea ZUFFI
I nizierà ad operare a fine settembre
il radiotelescopio più grande e più
potente mai costruito sulla terra. Il
progetto cinese del Five-hundred-meter
Aperture Spherical radio Telescope
(FAST), costato la bellezza di 1,5 miliardi
di yuan che al cambio fanno circa
200 milioni di euro, è finalmente entra-
to nelle fasi finali. Il primo problema af-
frontato dal team dei progettisti è stato
quello logistico: ci sono infatti voluti anni
e anni soltanto per trovare un luogo ido-
neo all’installazione di un impianto così
grande. Basti pensare che il “concept”
risale infatti al 1994 ma che il Governo
cinese ha dato il proprio benestare al
sito prescelto soltanto nel 2007. La loca-
lità si trova in un’area della Cine sud-oc-
SCIENZA E FUTURO Sono in dirittura d’arrivo i lavori per la messa in esercizio del radio telescopio più potente al mondo
Ecco il nuovo super radiotelesopio per ascoltare l’universo Si adagia in una conca naturale nella provincia cinese di Guizhou e occupa una superficie pari a ben 30 campi da calcio
cidentale spopolata e lontana da grandi
centri urbani nella provincia di Guizhou,
dove nel 2011 sono ufficialmente inizia-
ti i lavori di posa dei 4450 pannelli che
poggiano su un enorme reticolo di cavi
che fa da telaio alla struttura. Quando gli
attuatori entrano in funzione tutti i pan-
nelli concorrono a formare una parabola
da 500 metri di diametro in grado di ri-
flettere anche i più deboli segnali radio
provenienti da ogni angolo dell’univer-
so. Tra i fattori decisivi per la scelta la
particolare conformazione orografica
della zona, la struttura sorge infatti in
una sorta di conca naturale costituita
da rilievi montuosi che schermano le
delicate apparecchiature del FAST dalle
locali interferenze “terrestri”.
I prossimi mesi saranno dedicati ai test
del sistema che da fine settembre sarà a
disposizione degli astronomi cinesi che
potranno così dedicarsi a studi scientifi-
ci sempre più ambiziosi volti a rilevare
i più deboli segnali provenienti dalle
stelle di neutroni per meglio compren-
dere la natura del nostro universo e, non
ultimo, ascoltare ogni forma di segnale
che possa indicare la presenza di civiltà
extra-terrestri.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto FAGGIANO
L’ultimo diffusore Bluetooth di Bose
si chiama Speaker Cube ed è di-
verso da tutti gli altri perchè arriva
in scatola di montaggio, dedicato ai bam-
bini dagli 8 anni in su. Il nuovo diffusore
fa parte dell’iniziativa BoseBuild per avvi-
cinare i più giovani al mondo dell’acusti-
ca e per farne conoscere la tecnologia e
la fisica in modo semplice e diretto.
Il kit arriva completo di tutti gli elementi e
si può assemblare in circa un’ora serven-
dosi solo di una forbice e nastro adesivo.
I componenti elettronici sono premontati
in un elemento, mentre l’altoparlante ha
la bobina separata per poterla utilizzare
con gli esperimenti.
Contando sulle piene capacità delle nuo-
ve generazioni di bambini tecnologici, le
istruzioni per il montaggio e gli esperi-
menti si seguono su uno smartphone o
tablet tramite l’applicazione dedicata, al
momento disponibile solo per dispositi-
vi iOS di ultima generazione. Al termine
della costruzione avremo un vero diffu-
sore Bose da 12 cm di lato, con tutta la
tecnologia utilizzata sui normali diffusori
Bose. Il collegamento alla sorgente so-
nora avviene tramite qualsiasi dispositivo
con Bluetooth oppure tramite l’ingresso
minijack. In dotazione anche l’alimenta-
tore e alcune cover per personalizzare i
lati del diffusore cubo.
Come funzione gadget il diffusore inte-
gra delle luci led con colori programma-
bili o anche sincronizzati alla musica. Il
HI-FI E HOME CINEMA Un diffusore Bluetooth facile da costruire per i bambini da 8 anni in su
Da Bose lo speaker in scatola di montaggioOffre interessanti esperimenti sull’acustica e diventa un vero diffusore con giochi luminosi
di Roberto FAGGIANO
L a gamma di prodotti BeoPlay,
il marchio più accessibile di
Bang & Olufsen, si arricchisce di
nuovi prodotti con cadenza “orientale”,
cioè molto ravvicinata, e si va comple-
tando in ogni categoria. L’ultima novi-
tà sono gli auricolari wireless H5 (249
euro), pensati per un ascolto di qualità
ma con il minimo ingombro. Una caratte-
ristica interessante dei nuovi H5 è il fatto
di avere una batteria sdoppiata per ogni
auricolare, in modo da bilanciare il peso
ed evitare accessori aggiuntivi come col-
lari e simili.
L’autonomia della batteria è di 5 ore e
per l’operazione di ricarica si può usare
un apposito supporto- caricatore dove si
collocano i due auricolari. Inoltre una pic-
cola clip magnetica tiene uniti i due auri-
colari quando non sono in uso, in modo
da evitare grovigli di cavi.
Dal punto di vista tecnico gli H5 sfrutta-
no il Bluetooth 4.2 con aptX a bassa la-
tenza (LL) e utilizzano trasduttori da 6,4
mm, il peso è di 18 grammi. La finitura è
disponibile in colore nero oppure rosa
con cavetto coordinato, pregevoli i ma-
teriali impiegati con utilizzo di alluminio,
tessuto e gomma. In dotazione una serie
di adattatori in silicone per tre diverse
misure. Inoltre gli auricolari sono compa-
tibili con l’applicazione Beo App per un
più semplice controllo della riproduzione
musicale e delle telefonate, tramite il mi-
crofono per le conversazioni.
HI-FI E HOME CINEMA Gli H5 della gamma BeoPlay sono auricolari senza fili con Bluetooth e aptX
Ecco H5, è il primo auricolare wireless di BeoPlaySono curati nei materiali e nelle prestazioni, originale la batteria sdoppiata negli auricolari
diffusore di Bose Build si può acquistare
online sul sito di BoseBuld a 149 dollari.
Sennheiser lancia la sfida a QuietComfort con le PXC 550Batteria record, grande comodità e design elegante Sennheiser vuole conquistare l’utenza business, attenta al mercato delle cuffie con cancellazione del rumore. Arrivano a breve, a metà luglio di Michele LEPORI
Dici cancellazione del rumore ed inevitabilmente pensi a Bose, la casa americana si è guadagna-ta negli anni la nomea di prima della classe in questo segmento di mercato, ma da questa parte dell’Atlantico Sennheiser non ha intenzione di restare a guardare ed alla presentazione della Bose-QC35 la casa tedesca risponde con la nuova PXC 550. Sennheiser promette un’autono-mia di 10 ore superiore alla rivale (30 ore contro 20), un comfort dei padiglioni molto maggiore anche per lunghe sessioni di ascolto ed un design compatto ed elegante che non è dovuto scendere a patti con la componentistica. Sul padi-glione di destra, via libera ad un touchpad per il controllo del volu-me, la risposta alle chiamate, e la selezione di uno fra i quattro pre-set audio disponibili. Sulla com-panion app CapTune scaricabile gratuitamente per iOS ed Android - invece - ci sarà la possibilità di at-tivare la modalità Director ed agire in prima persona sul fine tuning. L’arrivo sul mercato delle Sennhei-ser PCX550 è previsto entro metà mese a 389 euro circa.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Gianfranco GIARDINA
Adobe ha dato il via ad una serie di aggiornamenti
della sua suite per la creatività. Il tutto all’insegna
dell’accelerazione del processo creativo e dell’ac-
corciamento dei tempi che portano fino al prodotto
finito. Da tempo oramai le applicazioni Adobe (Photo-
shop è la più celebre) non si acquistano più in licenza
perpetua ma sono tariffati in abbonamento annuale: il
canone comprende quindi tutte gli aggiornamenti. Si
perdono però gli eventi di rilascio massivo delle nuove
versioni: questa raffica di aggiornamenti viene chiama-
ta da Adobe con il nome tutt’altro che chiaro “Creative
Cloud 2015.5” ma gli stessi rappresentati di Adobe ci
suggeriscono di denominarlo l’aggiornamento di “giu-
gno 2016”, essendo stato rilasciato negli ultimi giorni del
mese scorso.
Adobe Stock ancora più integratoAdobe nelle scorse release aveva integrato nella pro-
pria suite anche una soluzione di acquisto di fotografie
“royalty free” per la messa a punto dei progetti creativi.
L’utilizzo di foto di questo tipo è diventato oramai molto
frequente e viene fatto da tutti i creativi grazie ai tan-
ti siti che offrono questo tipo di servizio. La soluzione
Adobe Stock nelle scorse versioni non offriva un vero
vantaggio rispetto ai marketplace terzi. ora cambia tutto,
perché l’integrazione di Adobe Stock con le altre appli-
cazioni aumenta sensibilmente. Tanto per fare un esem-
pio, direttamente dall’interno di InDesign si può cercare
nella banca dati di Adobe Stock un’immagine adeguata
al proprio progetto; l’immagine può quindi essere posi-
zionata nell’impaginato in bassa risoluzione; quando il
progetto viene approvato, si può procedere all’acquisto
delle immagini e alla sostituzione delle basse con le alte
con un click, il tutto senza mai uscire da InDesign.An-
che la ricerca delle foto è diventata più sofisticata: ora
si può anche cercare per colore dominante, pizzicando
il colore direttamente dal proprio file. Il risultato è una
serie di immagini cromaticamente perfettamente coor-
dinate con il proprio progetto. Inotre, alla collezione più
ampia ed economica, è stata aggiunta una collezione
di 100mila immagini roylaty free di altissima qualità, se-
lezionate a mano e pensate soprattutto per l’utilizzo in
progetti pubblicitari: si chiama Premium Collection e ha
costi per ogni fotografia più alti.
Migliora lo scontorno in Photoshop Superata la “prova capelli”Tanti piccoli miglioramenti per la nuova versione di Pho-
toshop. Uno dei più interessanti (e che fanno davvero
risparmiare tempo) riguarda lo scontorno automatico
o meglio semi-automatico, una funzione determinante
per esempio per ritagliare i capelli e applicare un nuo-
vo sfondo. Per questa funzione ora Photoshop mette a
disposizione uno strumento ottimizzato che permette
con una serie di raffinamenti successivi e di filtri intel-
ligenti di raggiungere un risultato ottimo di scontorno
automatico anche in condizione, come i capelli mossi
VIDEO CREATIVO Aggiornamento di metà anno per la Creative Cloud di Adobe, con una serie di funzioni molto interessanti
Adobe Creative Cloud: creatività sempre più veloceLe novità introdotte dall’aggiornamento permettono di accelerare ancora di più il processo di creazione grafica e creativa
dal vento, in cui un scontorno tradizionale sarebbe dif-
ficilissimo se non addirittura impossibile. Abbiamo ve-
locemente provato con una foto reale (e non le solite
foto demo sulle quali il risultato è garantito): si tratta di
uno scatto che di certo nasconde molte insidie, ma in
pochissimi minuti siamo arrivati ad un risultato più che
accettabile e che sarebbe stato addirittura perfetto se
ci avessimo dedicato ancora qualche minuto.
Grazie a una serie di visualizzazioni, particolari, filtri e
pennelli, è possibile arrivare in pochi minuti a una ma-
schera di scontorno eccellente.
L’immagine scontornata applicata su uno sfondo diver-
so risulta assolutamente credibile, malgrado i capelli
mossi.
Correzione dei volti: ora è più intelligente
Il filtro “fluidifica” si arricchisce di una nuova modalità in-
telligente: il sistema riconosce i volti e ne identifica tutti
i punti chiave. A questo punto, proprio come fanno altri
tool come Portrait Pro, l’utente può correggere veloce-
mente alcuni tratti somatici, migliorandoli o caricaturiz-
zandoli. La cosa eccezionale è che non c’è bisogno di
tracciare tutti i punti chiave del volto, visto che questi
vengono identificati da Photoshop. Facile ed efficace.
Qui sopra un’immagine a cursori a zero, prima del trat-
tamento.
La stessa immagine dopo aver spostato (invero abba-
stanza a caso) una serie di cursori relativi ai tratti so-
matici.
La ricostruzione contestuale segue a pagina 24
torna al sommario 24
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
è automatica per le immagini ruotate
Avevamo già sperimentato con soddisfazione la capa-
cità del riempimento contestuale di Photoshop, capace
di riempire aree selezionate sulla base del contenuto
adiacente. Questa funzione risulta particolarmente uti-
le, per esempio, quando si ruota un’immagine senza
poterla ritagliare, per riempire gli porzioni vuote che
inevitabilmente si creano. Ora Photoshop svolge la
funzione automaticamente e autonomamente.
L’abbiamo provata con un’immagine che era stata
scattata un po’ storta. Nello strumento ruota e ritaglia,
abbiamo raddrizzato l’immagine senza però ritagliarla
troppo.Raddrizzandola, infatti, restano un po’ di parti
bianche. Ci pensa Photoshop a riempire proseguendo
la trama adiacente. Il risultato finale è eccellente: non
si scorge alcuna imprecisione dell’algoritmo di ricostru-
zione.
Premiere Pro ora con le clip proxy Ideali per il 4KAnche Premiere Pro ha avuto piccoli ma importan-
ti aggiornamenti, spesso nella direzione nella quale
spingono le nuove tecnologie, 4k e VR innanzitutto. A
questo proposito, per esempio, Premiere Pro introdu-
ce la possibilità di un ingest differenziato clip per clip,
permettendo la gestione delle versioni proxy. In pratica,
se montare con clip 4k può diventare troppo pesante,
ora è possibile impostare Premiere perché faccia una
ricodifica automatica di alcune clip al momento del cari-
camento, secondo impostazioni selezionabili. A questo
punto si procede con tutto il montaggio sulle clip proxy,
più leggere; solo in fase di rendering finale ed esporta-
zione, le clip proxy vengono sostituite automaticamente
con quelle 4K, un po’ quello che accadeva anni fa in
prestampa con il sistema OPI e le immagini ad alta col-
legate a quelle a bassa con le quali si impaginava. Que-
sto alleggerisce di molto il lavoro e il carico macchina,
rendendo un editing 4K anche complesso percorribile
anche su una macchina portatile.
Migliorata anche la correzione colore che si può fare
direttamente in Premiere Pro, senza andare in After
Effects o Speed Grade. È poi possibile anche modifi-
VIDEO CREATIVO
Adobe Creative Cloudsegue Da pagina 23
care la visualizzazione in anteprima di una clip VR 360
dal quadro “steso” a una sorta di player 360, cosa che
permette al montatore di avere una chiara visione del
progetto finale mentre lo si allestisce.
Nelle impostazioni di progetto è possibile sce-gliere se lavorare direttamente sulle clip originali o su delle clip proxy.
Nel caso in cui si scelga la clip proxy, si può selezionare formato e codifica dei file ridotti. Il sistema provvederà automaticamente alla codi-fica delle clip proxy e al corretto collegamento nel progetto.
di Dario RONZONI
A circa due anni di distanza dalla re-
lease della X-T1, Fujifilm presenta il
modello destinato a sostituirla: la
X-T2 è la nuova mirrorless del marchio
giapponese, una top di gamma che pro-
mette prestazioni da primato anche in
campi a oggi abbastanza inesplorati da
questo segmento di fotocamere, come la
fotografia sportiva.
FOTOGRAFIA In arrivo a settembre la nuova top di gamma tra le “senza specchio” del marchio giapponese. Prezzo 1729,99 euro
Benvenuta X-T2, la nuova mirrorless da sogno FujifilmMaggiore ergonomia, autofocus migliorato e video in 4K tra le novità più interessanti. Nel parco ottiche ben 22 lenti Fujinon
Attorno al sensore X-Trans CMOS
APS-C III da 24,3 MP prende forma un
leggero corpo in lega di magnesio, re-
sistente a polvere, acqua e temperature
fino a -10°C, ripensato nell’ergonomia
(previsto l’abbinamento con obiettivi dal
peso e dagli ingombri importanti) e dallo
stile retrò, ormai una costante delle pro-
duzione Fujifilm. Addentrandoci nei det-
tagli tecnici, colpisce il rinnovato autofo-
cus, che ora può contare su ben 91 punti
di messa a fuoco rispetto ai “soli” 49 del
modello precedente. Migliorati anche
la messa a fuoco in live view e il mirino
elettronico (2,36 milioni di pixel), scelte
che facilitano la fotografia di soggetti in
movimento. Con la X-T2 arriva la possibi-
lità di girare video in 4K (fino a 30p), ac-
compagnata dalla funzione Simulazione
Pellicola, già proposta in passato per le
riprese fotografiche: grazie alla modalità
Acros il bianco e nero potrà contare ora
su gradazioni più morbide, simili ai risul-
tati ottenuti in analogico.
La X-T2 sarà disponibile a partire da set-
tembre, al prezzo di 1729,99 € per il solo
corpo e a 2.039,99 € in kit con l’obietti-
vo XF18-55. E a proposito di obiettivi, Il
parco ottiche è costituito da ben 22 lenti
Fujinon, tutte ottimizzate per i sensori
APS-C e con stabilizzazione dell’imma-
gine integrata.
torna al sommario 25
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto PEZZALI
T recentosessantuno metri di lunghezza, sessan-
tasei metri di larghezza e duecentoventisette
mila tonnellate di stazza: sono questi i primi in-
credibili numeri di Harmony of The Seas, la nave da
crociera più grande del mondo che questa estate
percorrerà la rotta del Mediterraneo da Barcellona
a Napoli per poi svernare ai Caraibi. Royal Carib-
bean definisce la sua creatura “la nave che guarda
avanti” e non ha tutti i torti, perché non appena ab-
biamo messo piede a bordo ci stiamo resi subito
conto di essere davanti ad una nave che, per or-
ganizzazione e tecnologia, è davvero proiettata al
futuro, una “smart ship”. La Harmony of The Seas
è il fiore all’occhiello della compagnia americana:
appartiene alla classe Oasis, ha soluzioni inge-
gneristiche di altissimo livello per ridurre l’impatto
ambientale (-20% di emissioni rispetto a una nave
di stazza simile) e a bordo ha una serie di soluzio-
ni tecnologiche che mirano a stupire i passeggeri,
come il Bionic Bar, le camere con il Virtual Balcony
e una delle connessioni Wi-Fi più veloci disponibili
su una imbarcazione da crociera.
SCIENZA E FUTURO Siamo saliti a bordo della Harmony of The Seas di Royal Caribbean, la nave da crociera più grande del mondo
Una crociera tra balconi virtuali e barman robotAbbiamo provato le tecnologie di questa rivoluzionaria città galleggiante e siamo rimasti davvero piacevolmente stupiti
Cocktail perfetto con il barman robotÈ il Bionic Bar una delle più grandi attrazioni del
nuovo colosso dei mari, due barman robot guidati
da un computer capaci di realizzare, con perfezione
“digitale”, fino a 1.000 cocktail ogni giorno. Un capo-
lavoro di tecnologia che ha lasciato a bocca aperta
noi e tutti coloro che, armati di tesserino o braccia-
letto RFID, facevano la coda per
un mojito o un cosmopolitan. Il
Bionic Bar è una creazione tutta
italiana, e il lavoro richiesto per
metterlo a punto è enorme: Makr
Shakr’s, l’azienda di Torino che
custodisce tutti i segreti del bar-
man migliore al mondo, impiega
più di 40.000 ore di manodope-
ra per la messa a punto e i test.
Nello stesso tempo, tanto per
fare un esempio, si potrebbero
costruire quasi 300 Lamborghini.
I movimenti dei bracci non sono
affatto casuali: per non apparire
troppo meccanici e bruschi sono
state registrate, utilizzando una
particolare tuta dotata di sensori
analoga a quella usata nei film,
le movenze del ballerino Marco
Pelle del New York Theatre Bal-
let. Il risultato è sorprendente: i
due bracci possono shakerare,
pestare, mescolare gli ingredien-
ti a disposizione per creare una
varietà praticamente infinita di
cocktail e apertitivi. La creazio-
ne del cocktail parte dal tablet
posizionato al tavolo: il cliente,
dopo essersi autenticato con il
classico braccialetto o con la tes-
sera dotata di sensore RFID che
abilita tutti i servizi a bordo, sce-
glie il suo cocktail preferito tra un
elenco di ricette internazionali o
“speciali”. I più arditi lo possono invece creare par-
tendo da zero, miscelando nelle dosi da loro indica-
te a schermo le basi alcoliche, otto bibite, sei succhi,
tre sciroppi e volendo zucchero, menta, lime o limo-
ne. Con circa 15$ a cocktail, tasse e mancia al robot
inclusa, Bionic Bar assicura la perfezione: ogni in-
grediente viene dosato con precisione millimetrica
e ogni movimento viene controllato da un sensore
Kinect nascosto nella parte alta, subito davanti alla
scenografica schiera di circa 180 bottiglie organiz-
zate in modo scientifico. Molte di queste sono ovvia-
mente ripetute, questo perché alcune basi come il
gin o la vodka si consumano molto più rapidamente
delle altre, ma la varietà di materia prima presente
è di eccellente livello, paragonabile a quella dei mi-
gliori cocktail bar. Il risultato pure.
segue a pagina 26
La velocità Wi-Fi che abbiamo raggiunto in navi-gazione: davvero notevole se si calcola il numero di utenti connessi.
torna al sommario 26
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
SCIENZA E FUTURO
Nave da crociera Harmony of the Seassegue Da pagina 25
Un megaschermo HD per la finestra virtualeL’Harmony of the Seas può ospitare fino a un mas-
simo di 6.780 passeggeri, ai quali vanno aggiunti i
circa 2.100 membri dell’equipaggio. Delle 2.747 ca-
bine a disposizione del crocierista, 1.768 delle quali
si affacciano sul mare, ce ne sono 85 con una parti-
colarità davvero curiosa: Royal Caribbean ha, infat-
ti, costruito all’interno una
finestra virtuale che offre
una vista in tempo reale
sull’esterno. Un enorme
televisore HD da 80”, per-
fettamente inserito nella
parete e integrato con il
resto dell’ambiente, riceve
il segnale in tempo reale
dall’esterno e lo trasmette
giorno e notte, per dare
la sensazione di trovarsi a
contatto con il mare. Sia-
mo in realtà dentro una
cabina interna, disponibile
a una fascia di prezzo più
bassa di quelle con il vero
balcone, ma la sensazione
di realismo non è affatto
male. Il segreto è nella
qualità del segnale: per ri-
prendere infatti le immagi-
ni trasmesse alle Virtual Balcony
Room vengono utilizzate video-
camere Red Epic, sensore 5K con
18 step di dinamica per poter cat-
turare senza rumore alba, tramon-
to e bagliore notturno durante le
notti di luna piena. Un progetto
che ha richiesto molto tempo per
essere implementato, anche per-
ché le videocamere non doveva-
no mostrare flare e soprattutto
dovevano resistere agli agenti
atmosferici, soprattutto la temi-
bile acqua salata. Sulla Harmony
of the Seas sono state montate
diverse videocamere utilizzando
un particolare obiettivo che tiene
la camera all’interno e la lente
oltre il vetro protettivo, questo
per evitare riflessi e rifrazioni. Al-
cune sono in plancia, orientate a
prua e sui fianchi: per mantenere
il massimo realismo, infatti, a se-
conda dell’orientamento fisico di
ogni “finestra” viene trasmesso il
video corrispondente.
Wi-Fi super veloce anche in mezzo al mareSe una volta si andava in crociera
per rilassarsi e “sconnettersi” dal
mondo, oggi è davvero difficile ri-
nunciare alla connettività. Sopra-
tutto per chi è un social network
addicted e si trova a bordo di una
delle navi più evolute e avanzate che hanno mai
solcato i nostri mari: come si fa a non condividere
subito su Facebook il video del simulatore di surf o
del barman robot? Servire migliaia di persone con
un collegamento wireless che copre la nave da prua
a poppa, ponte per ponte, non è affatto semplice,
soprattutto se si considerano le paratie e le strutture
metalliche che schermano il segnale all’interno, ma
Royal Caribbean ha montato a bordo della sua am-
miraglia una quantità tale di access point che Voom,
questo il nome della connessione, riesce a soddisfa-
re anche una massa critica di utenti con una velocità
che permette lo streaming HD. Abbiamo ovviamen-
te fatto un paio di test, e la velocità media in svariati
punti della nave è stata di 14 MB/s in download e
di 9 MB/s in upload, una connessione che molti si
sognano a casa e che permette anche di godere di
streaming in HD, tramite ad esempio Netflix. Chi è
abbonato alla piattaforma di streaming video sco-
prirà poi con piacere che, trattandosi di compagnia
americana, anche l’indirizzo di connessione è ame-
ricano: a bordo si accede a tutto il vastissimo catalo-
go di Netflix Usa con molti contenuti in italiano che
da noi, salvo usare una VPN, non sono accessibili.
Per funzionare con una latenza tutto sommato bas-
sa, 160 ms, e una velocità così elevata in ogni con-
dizione VOOM si serve di una tecnologia satellitare
creata dalla O3bmaritime: un satellite geostaziona-
rio segue, infatti, ogni singola nave nel suo percorso
tenendola al centro del fascio di trasmissione, quin-
di non è affatto sbagliato dire che la Harmony of the
Seas ha in cielo un satellite dedicato a lei per fornire
la connettività. La nave comunica istante per istante
al centro di controllo del satellite eventuali varia-
zioni di rotta, con il satellite che automaticamente
correggerà la sua emissione. VOOM, questo il nome
del servizio Internet, non è ovviamente gratis ma il
costo è relativamente contenuto: Surf, il piano da 2
Mbit che permette la navigazione, la lettura di email
e l’accesso ai social costa 12.99$ al giorno per di-
spositivo (ma basta scollegarne uno per collegarne
un’altro) mentre Surf & Stream, il pacchetto veloce
da 15 Mbit, costa 17,99$ al giorno e permette anche
lo streaming HD o il download di grossi file. Sono
previsti anche pacchetti famiglia per più dispositivi
a 8,99$ al giorno e 11,99$ al giorno, ma in questo
modo il prezzo sale. Quando si guarda al costo biso-
gna anche calcolare che solitamente a bordo delle
navi da crociera Internet viene venduto “al minuto”,
e anche in un hotel di alto livello dove non è gratuita
una connessione flat ha un costo analogo.
In plancia: da qui si controlla la regina dei mariLa prima cosa che notiamo quando saliamo in “plan-
cia” è l’assenza di una poltrona per il capitano: John-
ny Faevelen, l’ufficiale americano che comanda la
Harmony of The Seas, è infatti libero di muoversi tra
le varie postazioni, per controllare che tutti lavorino
al meglio. La guida che viene affidata al primo uffi-
Finestra sul mare? No, è un televisore capovolto ma l’effetto è simile
segue a pagina 27
Una panoramica della plancia: il timone? Non serve con i motori Azipod. I controlli dei bow thruster, motori di spinta laterali inseriti a prua. A poppa su usano i motori principali che sono orientabili.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
SCIENZA E FUTURO
Nave da crociera Harmony of the Seassegue Da pagina 26
ciale e al secondo ufficiale, che siedono sulle due
“poltrone” di controllo con un trackpad a portata
di dito e una serie di monitor per controllare non
ci siano problemi di sorta. La plancia di comando
di questa città galleggiante è divisa in due sezioni:
una zona centrale, per la navigazione, e due zone
gemelle laterali per l’ormeggio. Dalla postazione si
effettuano tutte le manovre di attracco laterale alla
banchina, e ovviamente viene usata la postazione
corrispondente a seconda del lato scelto. Con la car-
ta nautica in un monitor e il radar sull’altro monitor,
per controllare le altre imbarcazioni in rotta, tutto il
lavoro viene fatto agendo sui controlli dei quattro
“bow thruster”, i motori di spinta affogati nello scafo
a prua che servono a spingere la nave lateralmente.
I quattro motori laterali, prodotti da Wartsila, svilup-
pano ciascuno una potenza di 7.300 cavalli per un
totale di 29.500 cavalli: la Harmony of The Seas sa-
rebbe in grado di muoversi lateralmente alla velocità
di circa 8 nodi usando solo questi quattro motori,
ma sarebbe una andatura tutt’altro che stabilizzata.
È invece di 25.1 nodi la velocità massima raggiunta
in andatura, grazie ai tre motori capaci di generare
una spinta totale di 80.500 cavalli. Come sulla mag-
gior parte delle navi moderne anche sulla Harmony
of the Seas sono stati usati motori Azipod costruiti
dalla ABB, motori contenuti in un “pod” all’esterno
dello scafo che non necessitano di timone, potendo
girare loro stessi. I propulsori sono elettrici, e l’ener-
gia viene garantita da sei generatori diesel ognuno
dei quali può generare 92 megawatt di potenza. In
plancia, oltre al controllo della navigazione e delle
comunicazioni, altre due postazioni rivestono un
ruolo fondamentale: la centrale di sicurezza e il con-
trollo della stabilizzazione. “Quando una nave è in
mezzo al mare non possiamo chiamare i pompieri
- ci dice il sottufficiale che ci guida durante la nostra
visita - reagire con tempestività è essenziale”. Dopo
l’acqua il fuoco è il nemico numero uno, e un com-
plesso sistema di controllo copre ogni angolo della
nave pronto a segnalare ogni anomalia. E mentre
un ufficiale vigila per rendere la navigazione sicura
e priva di pericoli, un altro si preoccupa di renderla
confortevole: da un grande pannello di controllo si
gestiscono le due alette stabilizzatrici laterali Blohm
& Voss e si controllano i volumi dei serbatoi di zavor-
ra inseriti in tutto lo scafo. Una curiosità: il pescaggio
della nave più grossa del mondo è di soli 9 metri.
I numeri della nave dei recordCostruita nei cantieri navali STX France di Saint Na-
zaire, la Harmony of The Seas è la terza di tre navi
gemelle che Royal Caribbean ha ordinato al costrut-
tore francese, entrambe però più piccole (una quarta
è in costruzione). Una nave dei record, non solo nei
numeri: è la prima, ad esempio, ad avere un vero par-
co ricavato all’interno della nave, con 56 alberi e due
pareti vegetali irrigate con acqua di mare resa pura
da un processo di desalinizzazione. Per costruire la
nave si è partiti da 181 grandi blocchi ognuno dei quali
Motori Azipod montati sotto una nave: il motore elettrico è esterno e ruota. Sulla Harmony ne vengono usti ben tre di dimensioni ovviamente maggiori.
pesava circa 544 tonnellate, ma la costruzione com-
pleta ha richiesto un assemblaggio stile “lego” di oltre
500.000 moduli prefabbricati, il tutto condito da 240
km di tubi e 5.310 km di cablaggio. Royal Caribbean
non ha badato a spese per questa nave, mettendo
sul tavolo un miliardo di dollari per non scendere a
compromessi e dotarla di ogni comfort possibile, dalle
pareti di arrampicata allo scivolo più grande mai visto
su una nave per arrivare ai teatri, ai due simulatori di
surf e alla palestra con SPA più grande mai costruita
su una nave simile. Il pubblico sembra gradire, anche
perché al momento ogni crociera pianificata nel Medi-
terraneo è esaurita e per farci una vacanza si deve at-
tendere ottobre, ai Caraibi, dove il prezzo minimo sarà
di 1.049 dollari a persona (ma con volo, mance e extra
raddoppia sicuramente). Chi però si accontenta di sa-
lire a bordo per un giorno può farlo quando la nave
approda in uno dei porti italiani, La Spezia, Civitavec-
chia o Napoli: la Harmony of The Seas è un’incredibile
opera di ingegneria navale e merita sicuramente una
visita, anche solo per bere un fantastico cocktail.
un’immagine del bosco con passeggiata del ponte 8: tutte le piante presenti sono assolutamente vere.
Lo scivolo più grande mai montato su una nave: lungo 28 metri, sale fino a 45 metri su livello del mare e richiede 13 secondi in media per scendere.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
Tesla: primo incidente mortale con l’autopilot inseritoA maggio una Model S, con pilota automatico inserito, è finita sotto il rimorchio di un camion Il conducente della Tesla è deceduto La NHTSA indaga di Dario RONZONI
Lo ha rivelato la compagnia di Elon Musk: il 7 maggio è avvenuto in Florida il primo incidente morta-le documentato per una Tesla con autopilot inserito. Joshua Brown, un quarantacinquenne dell’Ohio, è rimasto ucciso a bordo della sua Model S finita sotto il rimor-chio di un camion che procedeva in direzione opposta e che stava svoltando a sinistra. Il sistema di guida automatica non ha rilevato la presenza del rimorchio, parti-colarmente alto e di colore chia-ro, confondendolo col cielo o con un segnale stradale posizionato in alto. I freni non sono stati azio-nati e la vettura ha proseguito il cammino sotto il rimorchio. Ricordando quanto il suo siste-ma di guida autonoma sia in fase di beta testing pubblico e che il conducente debba sempre man-tenere le mani sul volante in caso di necessità, Tesla ha anche sot-tolineato l’assenza di incidenti fatali su un totale di 130 milioni di miglia percorse dai vari modelli in regime di pilota automatico (la media americana è di un in-cidente mortale ogni 94 milioni di miglia, quella mondiale di 60 milioni). L’incidente, sotto investi-gazione da parte della National Highway Traffic Safety Admini-stration (NHTSA), ha sollevato critiche da parte di molti esperti del settore.
di Alvise SALICE
È LG il partner tecnologico scelto
dalla casa tedesca automobilistica
per realizzare un’avveniristica piat-
taforma destinata alle connected car del
futuro, ossia quei veicoli attrezzati per
comunicare tra loro e con infrastrutture
esterne. “Sfruttando le più avanguardisti-
che tecnologie cloud, il prossimo sistema
d’infotainment offrirà ai agli automobilisti
un accesso digitale continuo a innume-
revoli funzioni, dai servizi smarthome a
quelli basati sulla localizzazione GPS” ha
spiegato Matthias Müller, amministratore
delegato di Volkswagen, per il tramite del
suo ufficio stampa.
Una sinergia potenzialmente straordina-
ria quella tra ricercatori tedeschi e tecnici
coreani, che lavoreranno a stretto con-
tatto per integrare l’elettronica di bordo
non solo con i dispositivi portatili, ma
anche con elettrodomestici casalinghi
“smart”. Restando comodamente seduti
nella propria auto, sarà possibile, tramite
comando vocale o touchscreen, verifica-
re il funzionamento degli allarmi di casa,
controllare in presa diretta il sistema di
videosorveglianza, accendere il condi-
zionatore o il riscaldamento, spegnere
quelle luci lasciate accese per sbaglio.
Inoltre, l’automobile connessa vanterà
naturalmente protocolli Vehicle-To-Vehi-
cle (V2V), che permettono di comunicare
con i veicoli nel raggio di un centinaio
di metri, stabilendo potenziali pericoli di
scontro con altri mezzi; nonché Vehicle-
To-Infrastructure (V2I), che consentono
alla centralina dell’auto d’interfacciarsi
con le apparecchiature stradali.
La nuova piattaforma smart installerà nel-
l’auto un centro di notifiche “context-sen-
sitive”, il quale sceglierà intelligentemen-
te le indicazioni da inviare al conducente
per massimizzarne la sicurezza di guida,
evitando di disturbarlo troppo quando
l’eccesso di “bip” e messaggi vari può
risultare più pericoloso che utile.
AUTOMOTIVE Ricercatori tedeschi e tecnici coreani insieme per la connected car del futuro
L’automobile pensata da LG e Volkswagen è (anche) in grado di gestire la tua casa Volkswagen sigla una collaborazione strategica con il colosso coreano dell’elettronica L’obiettivo è una vettura smart che sia in grado di interfacciarsi con l’esterno e con la casa
di Dario RONZONI
L’Internet delle Cose è da qualche
anno un trend che si sta intrufolan-
do in molti campi dell’agire quoti-
diano. A oggi, tuttavia, il mondo dell’au-
tomobile è ancora abbastanza refrattario
all’onda IoT, perlomeno quando si parla di
mass market e produzione in serie. Ali-
baba, colosso del commercio elettronico
cinese, si è portato avanti e ha dato vita a
una partnership col più grande produtto-
re di automobili di Pechino, la statale SAIC
Motor Corp. Il risultato è il SUV RX5, un
veicolo mosso da YunOS, il sistema ope-
rativo proprietario di Alibaba, già utilizzato
da numerosi device per smart home, dai
frigoriferi agli aspirapolvere ai condizio-
natori d’aria. L’obiettivo della joint venture
cinese è la creazione di un ecosistema
AUTOMOTIVE SUV RX5 sarà disponibile da agosto a un prezzo di poco più di 22.000 dollari
SUV IoT di Alibaba disponibile per le prenotazioniIl SUV cinese è il primo esempio concreto di Internet delle Cose applicato all’automotive
di vetture IoT, che pos-
sano condividere dati
e creare una migliore
esperienza di viag-
gio. La RX5 supporta
comandi vocali e stru-
menti di navigazione, e
consentirà al guidatore
di pagare parcheggi,
rifornimenti di carbu-
rante e cibi attraverso
Alipay, il sistema di
pagamento online di Alibaba. Ogni gui-
datore avrà uno specifico ID internet, che
darà la possibilità al sistema della vettura
di ricordare e riconoscere le preferenze
dell’utente per quanto riguarda musica,
temperatura dell’aria, ristoranti e tutte le
altre informazioni raccolte nel database.
Il SUV dispone di tre pannelli LED e di
quattro videocamere posizionabili libera-
mente, ideali per registrare fasi di guida o
per immortalare un selfie. La vettura avrà
un costo di circa 22.230 dollari e sarà di-
sponibile da agosto. I pre-order sono già
aperti. Clicca qui per il video.
torna al sommario 29
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Gaetano MERO
Velocipede Fogliaverde è il curioso
nome di una nuova e-bike, ispirata
alle bici da corsa degli anni Set-
tanta, costruita con materiali di pregio e
con una particolare attenzione nei det-
tagli. La società ha sede a San Gallo, in
Svizzera, e si avvale della collaborazio-
ne dello storico marchio italiano Colum-
bus specializzato nella produzione di
telai. L’idea che ha portato alla nascita
del progetto, spiega il fondatore Peter
W. Grünblatt, è stata quella di realizzare
una bici elettrica elegante, dal design
ricercato che non presentasse i “difet-
ti” estetici di una classica e-bike come
batteria a vista, pesantezza del telaio e
pochi accessori a disposizione.
Ciò è stato possibile grazie all’utilizzo
del motore Zehus Bike +, un sistema
all in one che concentra l’intero mecca-
nismo da 250W, batterie, elettronica e
sensori all’interno del mozzo posteriore
in alluminio cromato. VF fornisce sette
modalità di pedalata assistita, fino ad un
massimo di 25 Km/h, la batteria integra-
ta da 160Wh può essere ricaricata in un
paio d’ore. In alternativa si può selezio-
nare la modalità ibrida che non richiede
ricarica, il motore si attiverà infatti solo
quando necessario, durante le fasi che
richiedono un maggiore sforzo come
una salita, e recupererà energia durante
le fasi di discesa, frenata o pedalata.
Grazie ad una applicazione ad hoc, per
iOS e Android, e al Bluetooth è possibile
avere nel dettaglio le informazioni sulla
velocità raggiunta, la distanza percorsa,
lo stato di carica della batteria diretta-
mente sul proprio smartphone. Sempre
tramite app è possibile attivare il siste-
ma di antifurto che blocca il motore at-
traverso l’inserimento di un codice.
Come dicevamo VF è soprattutto una
bici di alta qualità con finiture e mate-
riali ricercati: sella e manubrio hanno un
rivestimento in pelle, i pedali sono rifiniti
in legno, per i parafanghi è stato utiliz-
zato il bambù mentre per il copricatena
legno di ciliegio. I portapacchi anteriore
e posteriore sono in acciaio cromato
e riportano il trifoglio, il simbolo scelto
dalla casa produttrice.
L’illuminazione è regolata da un mec-
canismo a dinamo molto preciso e che
non grava dunque sulla batteria. Tra
gli altri dettagli osservia-
mo un pratico manico in
pelle che collega nella
parte inferiore i due tubi
del telaio, in modo da
permetterne un più facile
trasporto, i pneumatici
sono in gomma antifora-
tura, infine il meccanismo
di blocco dei pedali è ri-
vestito da una custodia in
pelle marrone in linea con
il resto degli accessori.
Il sottile telaio in acciaio, vera novità per
una e-bike, porta il peso della bici com-
pleta di accessori a 18,7 kg, fra le più
leggere del settore. Le versioni propo-
ste sono due, “Piacevole Corsa” in ben
5 colorazioni perlate e “Specialità Rug-
gine”. Quest’ultima presenta realmente
sul telaio un sottile strato di ruggine
che ne determina anche la colorazione,
l’effetto è stato ottenuto grazie ad un
processo di arrugginimento controllato.
Ogni tubo sottoposto al trattamento è
stato successivamente isolato con un
rivestimento trasparente che ferma la
corrosione a livello superficiale.
Attualmente Velocipede Fogliaverde
è alla ricerca di sostenitori sulla piatta-
forma di crowdfunding Kickstarter con
un obiettivo di circa 270.000 euro. È
possibile già prenotare la propria VF, la
cui consegna è prevista per per aprile
2017, al prezzo di circa 2.950€ (3.200
CHF) per la versione Piacevole Corsa e
di 3.600€ (3.900 CHF) per la Specialità
Ruggine entrambe complete di tutti gli
accessori.
AUTOMOTIVE Velocipede Fogliaverde sarà disponibile da aprile 2017 con prezzi da 3.000 euro
Ecco la bici elettrica con look degli anni ’70Arriva dalla Svizzera Velocipede Fogliaverde, una e-bike ispirata alle bici da corsa anni ’70 Unisce materiali pregiati, come la pelle e il bambù, con la tecnologia della pedalata assistita
BMW, Intel e Mobileye insieme per l’auto a guida autonomaUna partnership porterà a lanciare nel 2021 l’auto senza conducente iNext, erede delle elettriche BMW i3 e i8 di Giulio MINOTTI
Qualche settimana fa il Ceo della BMW aveva annunciato il debut-to della nuova ammiraglia iNext per il 2021. La vettura utilizzerà la propulsione elettrica abbinata a evoluti sistemi di guida autonoma con un design innovativo degli interni e avanzate soluzioni per la connettività. Ora questo progetto fa un balzo avanti con una partner-ship tra BMW, Intel e Mobileye che uniranno le forze per lo sviluppo di una piattaforma di guida autono-ma aperta. “Bmw, Intel e Mobileye sono convinti che la guida auto-noma renderà gli spostamenti più sicuri e facili”, ha dichiarato il grup-po tedesco. “L’obiettivo della col-laborazione è sviluppare soluzioni ‘a prova di futuro’ che non solo consentiranno ai guidatori di non tenere più le mani sul volante, ma che permetteranno di raggiungere il cosiddetto livello “eyes off” ed infine il livello “mind off”, trasfor-mando così il tempo speso in mac-china in un’occasione per svagarsi o lavorare”. Il piano industriale pre-vede lo sviluppo di una piattaforma che supporterà il più evoluto livello di automazione dell’auto, “driver off”, che consentirà una completa autonomia del veicolo senza pilota umano all’interno. Nel breve ter-mine le compagnie procederanno con test drive dimostrativi con un prototipo “altamente automatizza-to”, il prossimo anno la piattaforma verrà estesa a una flotta di veicoli.
torna al sommario 30
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Gianfranco GIARDINA
H otpoint, marchio del gruppo Whirlpool, sta intro-
ducendo sul mercato una nuova serie di frigoriferi
dal nome “programmatico”: si tratta di Day1, una
linea che, grazie ad alcuni accorgimenti tecnici, mira a
mantenere la freschezza del primo giorno, soprattutto
per frutta e verdura, e questo per una durata stimata
in 13 giorni. Al di là degli slogan (come viene calcolato
il periodo di 13 giorni?), in questo apparecchio ci sono
diversi accorgimenti tesi a migliorare lo stato di conser-
vazione soprattutto di frutta e verdura, primo incentivo
ad acquistarne di più, consumarne di conseguenza e
quindi mantenere un’alimentazione più corretta.
L’ozono sanifica, anche nel frigoUn primo presidio - già impiegato in modelli precedenti
- è dato dall’emettitore di ozono. L’ozono (la cui for-
mula chimica è O3) ha molte proprietà antibatteriche
e disinfettanti e questo soprattutto se viene usato in
un ambiente contenuto come il vano frigorifero; tanto
è vero che uno degli impieghi principali dell’ozono è
proprio nei purificatori d’aria. Ovviamente nulla a che
vedere con i rischi per l’ambiente derivanti dal buco
nell’ozono, ovvero nella rarefazione nella naturale col-
tre di ozono che circonda la Terra. Hotpoint, per non
spaventare eventuali clienti non pienamente informati
preferisce evitare il termine “ozono” e chiamarlo piut-
tosto ossigeno attivo, dato che si tratta di una molecola
composta da tre atomi di ossigeno. Il frigorifero emet-
te all’interno del vano ozono per un totale di 8 minuti
ogni ora di funzionamento, con tanto di controllo del-
l’apertura della porta, così da sospendere un’eventuale
emissione. L’effetto è molto importante: la carica batte-
rica viene abbattuta del 70% e questo rallenta sensibil-
mente il deperimento degli alimenti; allo stesso modo,
si abbattono quasi a zero gli odori e lo scambio di essi
tra alimenti vicini.
Frutta e verdura amiche e nemiche vicine e lontaneMa se lo scopo è quello di favorire un’alimentazione
sempre più sana e naturale, frutta e verdura sono pro-
tagoniste. Spesso il consumo di questi alimenti viene
limitato dall’impossibilità di fare la spesa con cadenza
giornaliera e nei rischi di cattiva conservazione del
fresco. I frigoriferi Day1 di Hotpoint proprio per questo
SMARTHOME Hotpoint ha lanciato una serie di frigoriferi che hanno lo scopo di migliorare lo stato di conservazione di frutta e verdura
Frigo Hotpoint Day1, tutto fresco come il primo giornoLa freschezza del primo giorno è preservata per 13 giorni grazie a dei presidi, tra cui l’emettitore di ozono e un filtro alla zeolite
offrono un cassetto di frutta e verdura potenziato nel
volume (identificabile nella foto con la scritta Fresh
Crisper) e che - secondo il produttore - garantisce una
migliore conservazione di questi alimenti. Ma un punto
chiave è che frutta e verdura vengano tenute separate
nel frigorifero: infatti alcuni frutti, come le mele, emet-
tono sostanze che accelerano il deperimento della
verdura. Due cassetti separati sono la soluzione nor-
malmente adottata, anche se decisamente rigida. In
questo caso il cassetto è unico e a spostarsi, per creare
due vani disgiunti, è un separatore, così da permettere
di riconfigurare lo spazio a seconda delle necessità. Ma
- cosa più importante - non si tratta di un banale setto
di plastica ma di un vero e proprio filtro alla Zeolite.
Questa sostanza è in grado di catturare e incorporare
l’etilene emesso, per esempio, dalla buccia delle mele,
evitando che vada così a nuocere ad altri alimenti. Ba-
sta poi mettere ogni tanto il filtro al sole per sei ore o
in forno a bassa temperatura per qualche minuto per
rigenerarlo completamente e metterlo ancora in con-
dizione di svolgere il suo ruolo protettivo nei confronti
di frutta e verdura.
Il cassetto dei miracoli peccato sia solo unoC’è poi un altro cassetto, l’ultimo in basso. Si tratta in
realtà di un cassetto multifunzione, decisamente versa-
tile, che serve per almeno tre scopi. Il primo - quello di
default - è il cosiddetto Chill mode: si tratta di un vano
mantenuto a una temperatura prossima allo zero con
un tasso di umidità intorno al 50%, condizioni ideali per
l’ottima conservazione di carne e pesce freschi. Un’al-
tra funzione, dal nome Safe Defrost, è quella che - se
opportunamente attivata - permette di scongelare nel
migliore dei modi una pietanza estratta dal congelato-
re. Infatti, per avere una buona scongelazione, il pro-
cesso deve essere sufficientemente lento, cosa non
certo ottenibile a temperatura ambiente: nel cassetto
Safe Defrost, la scongelazione avviene in maniera con-
trollata con il recupero al massimo di 5 gradi all’ora,
condizione che assicura il miglior risultato sia sul ver-
sante organolettico che nutrizionale. Ma la funzione più
interessante, almeno sulla carta, appare quella Super
Cool+, che si attiva dal pannello frontale del frigo: si
tratta di una modalità “boost” che permette di abbatte-
re la temperatura di una pietanza da 70° fino ai 3° del
frigorifero in metà tempo rispetto a uno convenziona-
le. Un raffreddamento rapido delle pietanze cucinate
permette un abbattimento sensibile della proliferazio-
ne batterica, con la conseguente prolungata conser-
vabilità dell’alimento. Il frigo DAY1 è equipaggiato per
non soffrire l’inserimento di pietanze calde all’interno
del cassetto e per non far divergere la temperatura del
vano principale. Non si tratta di un abbattitore, ovvia-
mente, ma di un vano capace di avvicinarsi a quel tipo
di funzionamento, ottenendone quindi almeno una par-
te dei vantaggi. Il vero limite di questa soluzione è che
il cassetto per queste tre funzioni è solo uno: se si ha
bisogno di raffreddare velocemente una pietanza cal-
da, è necessario estrarre dal cassetto eventuale pesce
e carne in esso conservati.
Sei modelli con tre finiture Il più bello costa 1.500 euroI frigoriferi Day1 di Hotpoint saranno disponibili a breve
in sei versioni: tutti sono combinati (vano frigo superio-
re e congelatore a tre cassetti inferiore), in due altezze
e tre finiture. In tutti i casi, sono state adottate delle
soluzioni che hanno permesso, a parità di dimensioni
esterne, di aumentare considerevolmente il volume
interno: nella versione da 2 metri di altezza, si recupe-
rano oltre 40 litri rispetto ad apparecchi di pari dimen-
sioni. Le finiture prevedono quella in metallo grigio e
maniglia a specchio, quella con i classici maniglioni a
vista e una più classica con finiture bianche e maniglia
integrata nello spessore della porta, quest’ultima con
un po’ meno funzioni del top di gamma. Il prezzo al
pubblico per il modello migliore è di circa 1.500 euro.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto PEZZALI
I selfie? Roba vecchia, arrivano i “roundie”. A scattar-
li sono le nuove fotocamere a 360° che LG, Ricoh e
Samsung stanno proponendo sul mercato, doppia
ottica a 180° per una foto o un video che, per la sua
natura panoramica, non lascia sfuggire nessun detta-
glio. Godibili al massimo con un visore VR, le immagini
e i video a 360° iniziano a comparire su Facebook e
Youtube e possono essere fruiti anche con un norma-
le smartphone grazie al giroscopio integrato o al tou-
ch, indispensabili per orientarsi all’interno dello scatto
o della ripresa. Samsung è stata la prima a credere in
un ecosistema VR low cost, e dopo il visore Gear VR
da accoppiare a un Galaxy S6 o S7 ha lanciato ora la
nuova Gear 360, camera panoramica a 360° capace
di creare contenuti da fruire al meglio con il visore, ma
non solo. Abbiamo tra le mani uno dei primi esemplari
di quella che potrebbe essere la “GoPro” next gen: il
fenomeno action camera si sta sgonfiando, e le came-
re a 360° sono in piena rampa di lancio. Con un listino
di 369 euro la Gear 360 non è affatto un giocattolo, e
il peso non indifferente di questa “sfera” di dimensioni
simili a una palla da tennis lasciano intendere che Sam-
sung ha curato tutto nei minimi dettagli, anche perché
se realizzare una action cam è relativamente semplice,
come dimostrano le decine di cloni cinesi che spuntano
ormai come funghi in ogni angolo, realizzare una buona
camera a 360° non è cosa da tutti. La qualità del sen-
sore e soprattutto della lente rivestono infatti un ruolo
fondamentale per la riuscita dello scatto.
Come funziona una fotocamera a 360°Per realizzare un video o una foto a 360° la videoca-
mera, e la Samsung in prova mette benissimo in luce
la cosa, deve avere due obiettivi a 180° disposti ai due
lati. La forma della Samsung non è affatto casuale: Sam-
sung ha scelto di spingere al massimo il campo ottico e
adottando una sfera evita che il corpo della fotocamera
possa rientrare in qualche modo nella fotografia. I com-
petitor, che sfruttano corpi di forma differente, sono co-
stretti a ridurre leggermente il campo di scatto proprio
per evitare questo problema e, come vedremo a breve,
questo porta ad un piccolo effetto collaterale. Quando
le due fotocamere scattano una foto o riprendono un
TEST Abbiamo provato la Samsung Gear 360, camera panoramica a 360°, il prodotto mancante dell’ecosistema VR di Samsung
A spasso con la videocamera a 360° di SamsungDue ottiche per poter riprendere video a 360° e scattare fotografie panoramiche d’effetto, da godere con il visore VR
video il risultato è quello visibile nello scatto qui sotto:
viene usata solo la parte centrale del sensore perchè
l’ottica fisheye è talmente spinta (più di 180° di angolo)
che le due foto sono due sfere.Le due fotocamere però
non sono sincronizzate, e per il controllo dell’esposizio-
ne viene fatta una valutazione totale con preponderan-
za sul perimetro piuttosto che al centro: le due immagini
a 185° stanno per essere “fuse” in una sola foto pertan-
to è fondamentale che ci sia agli estremi continuità di
luminosità e cromia. Lo scatto che abbiamo realizzato
qui sotto mostra come la camera mantenga l’espo-
sizione ai bordi sacrificando la parte centrale: le auto
sono chiaramente sovraesposte, ma il resto dell’imma-
gine è perfetto e non si vede lo stacco. Vi consigliamo
di ingrandire le foto a tutto schermo, perchè la qualità
della preview non rende molto l’idea della qualità che
ha invece la camera. La qualità di una camera a 360°
non va giudicata inoltre solo per la qualità e la nitidezza
dell’immagine, ma anche per la capacità di nascondere
il punto di fusione delle due foto: qui il processing è fon-
damentale, ma nel caso della Samsung Gear aiutano
anche le due ottiche a 185° che permettono una sovrap-
posizione praticamente perfetta. Altri modelli, infatti,
non solo mettono in mostra una giunzione leggermente
fuori fuoco ma si perde anche qualche dettaglio, questo
perché per scelte progettuali (e di costi) si è deciso di
portare l’angolo di visione di ogni camera a 170° anziché
ad un 180° completo.
Le foto e i video scattati con una camera 360°, oltre
che con lo smartphone e con i visori VR, possono es-
sere fruiti con Facebook e YouTube: le due piattaforme
riconoscono il tipo di contenuto e adeguano il player
di conseguenza.
Il bello e il brutto della fotografia panoramicaVedere una bella foto a 360° è una esperienza unica, e
anche senza il visore si può godere dell’immagine an-
che con uno smartphone e il giroscopio. Un video, poi,
se ben realizzato, offre ancora di più, e come stanno
sperimentando i broadcaster il 360° può dare del vero
valore aggiunto a contenuti che ad oggi sono piuttosto
“piatti”, e ci riferiamo ad esempio alle news del telegior-
nale o ad un documentario.
Il problema vero è riuscire a tramutare una foto o un
video in qualcosa di bello e fatto bene: se scattatrsi un
selfie o fare una foto richiede occhio e istinto, una foto o
un video a 360° richiedono uno sforzo in più sia artistico
che di preparazione. In queste settimane, con la Gear
360 in tasca, abbiamo provato più volte a realizzare foto
d’effetto, ma non sempre è stato semplice. Il risultato
migliore infatti si ottiene quando la camera è posizio-
nata al centro della scena che si vuole fotografare, e
questo richiede un supporto che non sempre esiste. Il
piccolo treppiede fornito con la camera Samsung aiuta,
ma un vero treppiedi per foto di panorami e paesaggi
è decisamente più utile. L’alternativa è tenerla in mano:
si può, ma se la teniamo davanti a noi dobbiamo pre-
vedere la presenza nella foto sia del “faccione” di chi
segue a pagina 33
I NOSTRI SCATTI DI PROVA clicca sulle immagini per l’ingrandimento
lab
video
torna al sommario 33
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
TEST
Samsung Gear 360segue Da pagina 32
sta scattando sia del suo braccio un po’ deformato
che afferra la camera, mentre se la teniamo alta sulla
testa chi poi guarda in basso troverà una sorta di sgor-
bio informe tagliuzzato. Una foto a 360° va pensata, e
va pensata bene: il fotografo è per forza di cose parte
integrante della scena e non può come negli altri casi
nascondersi dietro l’obiettivo. Se il fotografo non vuole
dare poi nell’occhio deve allontanarsi parecchio oppu-
re nascondersi dietro qualcosa, perché nulla sfugge ai
due occhioni della fotocamera. La Gear 360 permette
di realizzare scatti incredibili dal centro di una piazza,
all’interno di un palazzo o nella stanza di un museo, ma
se non vogliamo essere presenti come nella foto qui
sotto siamo costretti a lasciarla posizionata sul treppiedi
e a nasconderci (di corsa) prima di scattare con il timer.
Se fare una foto bella non è semplice, fare un video che
possa essere godibile è ancora più difficile. Anche qui
un treppiedi è d’obbligo, perché la ripresa deve essere
ferma e sempre orientata nello stesso verso altrimenti
chi guarda perde il senso del posizionamento. Volen-
do ci si può muovere tenendo la camera orientata nello
stesso senso, ma non è affatto facile ottenere un video
ben stabilizzato a 360° utilizzando la presa manuale.
Ecco un video che abbiamo fatto.
Gear 360, qualità pazzesca in pochi centimetriLa fotocamera Gear VR di Samsung, come abbiamo
anticipato, è davvero un eccellente prodotto se con-
sideriamo che è comunque un prodotto consumer e
cosa offrono i competitor. Samsung ha curato ogni det-
taglio, anche se qualche scelta fa discutere. La forma è
sferica, con le due ottiche poste in antitesi e il tasto di
scatto nella parte alta, di fianco ad un piccolo display.
Sotto il corpo trova spazio l’aggancio per l’indispensa-
bile treppiedi, mentre sul fianco troviamo i tasti per il
menù e l’accensione oltre allo sportellino sotto il quale
Samsung ha nascosto la batteria removibile, la porta
micro USB per la ricarica e lo slot per le card micro-
SD. La Gear 360 non è impermeabile, e visto il peso
sarebbe anche difficile usarla come action cam senza
un supporto adeguato, tuttavia a breve verrà rilasciata
una custodia protettiva totale con la quale si potrà usare
la camera anche sott’acqua. Resta comunque la prote-
zione IP57, che assicura una resistenza alla polvere di
buon livello. L’autonomia è adeguata: non avendo uno
schermo la Gear 360 non consuma moltissimo, anche
se molto dipende dallo sfruttamento della connettività
wireless. La camera dispone infatti di bluetooth e Wi-fi
per collegarsi allo smartphone e usarlo come display,
ed è proprio questa l’attività che alza (e non di poco) i
consumi. Restando in tema di connettività si va a colpire
quello che è il punto debole, ad oggi, di Gear 360: la
camera funziona solo con smartphone Samsung Galaxy
S6 e Galaxy S7. Una scelta che sembra ovviamente più
commerciale che tecnica: Samsung vuole dare la came-
ra a coloro che possono poi godere dei video e delle
foto con il visore GearVR. Questo non vuol dire che
la camera non funziona se non si ha uno smartphone
Samsung, ma che funziona in modalità “limitata”: non
si possono infatti vedere subito i video e le foto, non si
possono attivare alcune regolazioni all’immagine come
la modalità HDR e per finire, cosa questa non indifferen-
te, non si può aggiornare il firmware quando esce una
nuova versione. Inoltre se scarichiamo le foto della card
avremo immagini nel formato “due sfere” visto sopra,
mentre le immagini da dare in pasto ad un player hanno
un formato diverso, sono infatti state elaborate e il risul-
tato è quello che vediamo qui. In poche parole, senza
un S6 o un S7, l’utente dovrà trovare il modo di converti-
re la foto passando dallo scatto “raw” fatto da due sfere
alla foto già unita e bilanciata. Ci sono diversi software,
ma è una cosa complessa motivo per il quale consiglia-
mo l’acquisto solo a chi ha un Samsung compatibile.
Passando al lato tecnico, ma non c’è moltissimo da dire,
le due fotocamere sono da 15 megapixel con una lente
f/2: utilizzate insieme possono scattare una immagine
da 30 megapixel, ma solo una porzione sarà effettiva-
mente utilizzata. Per i video, invece, la risoluzione è di
3840 x 2160, ma anche qui non ha molto senso parlare
di risoluzione, perché poi quella effettivamente visibile
è inferiore. In ogni caso, sia le foto che i video hanno
una risoluzione superiore a quella dei display degli
smartphone e dei visori VR, quindi è inutile chiedere di
più. La qualità di scatto e di ripresa, come si può vedere
nelle foto che abbiamo realizzato, è eccezionale se si
considera il tipo di prodotto: il prezzo è elevato, certo,
ma un risultato analogo si ottiene solo con prodotti di
ben altro costo. Giusto per completezza è bene dire che
la camera funziona anche con una lente sola, quindi a
180°: in questa modalità ci si riesce a “nascondere”, ma
il risultato perde metà dell’impatto scenico.
Gran prodotto, ottima qualità Ma non è per tuttiLa Gear 360 è un grandissimo prodotto, e la qualità
che riesce a fornire sorprende. Un risultato simile, giu-
sto per fare un paragone, lo si può ottenere con il sup-
porto multi GoPro e 6 camere, con costi ben più alti.
Samsung ha lavorato benissimo, creando un prodotto
facile da usare e di effetto. Se però i selfie hanno avu-
to una diffusione enorme e i filmati fatti con le action
cam pure, per i “roundie” la situazione è ben più com-
plessa: fare un video a 360 non è banale, neppure
nell’editing, e pure una bella foto richiede tempo e
preparazione. Uno scatto ben riuscito, in ogni caso,
lascia tutti di stucco.
di Franco AQUINI
l l Wi-Fi è sempre più utilizzato: cresce
il numero di dispositivi, cresce il nu-
mero delle reti e cresce anche l’uso
della banda, soprattutto grazie ai servizi
di streaming. La Wi-Fi Alliance risponderà
proprio a questi problemi con la prossima
release del protocollo 802.11ac Wave 2.
Una versione 2.0, potremmo azzardare,
dell’802.11ac che promette un miglior
multitasking verso più dispositivi contem-
poraneamente e un miglior uso delle fre-
quenze, compresa quella dei 5GHz.
Una delle caratteristiche anticipate ri-
guarda il MIMO (Multiple Input Multiple
Output), con il quale gli access point Wi-Fi
possono impiegare diverse antenne per
ottimizzare ricezione e trasmissione. In
questa nuova versione, il MIMO si evolve-
rà nel MU-MIMO (Multi-User Multiple Input
Multiple Output). In sostanza, si tratta del
multitasking delle reti. Più dispositivi po-
tranno utilizzare la rete senza che nes-
suno di essi, pur utilizzando applicazioni
che richiedono molta banda, la saturi.
Grazie al MU-MIMO, non capiterà più che
la rete sia lenta a causa del collega del-
l’ufficio accanto che guarda un video su
YouTube. Un’altra novità già nota, riguar-
da l’ampiezza dei canali del Wi-Fi, fino
ad oggi limitata a 80MHz. Con il Wave 2
raddoppierà a 160MHz. Questo, insieme
a un miglior impiego delle connessioni a
5GHz, dovrebbe garantire un numero mi-
nore di interferenze, spesso dovute alla
sovrapposizione di canali. Rimane solo
PC La Wi-Fi alliance annuncia Wave 2, una nuova versione dello standard l’802.11ac. Permetterà un miglior multitasking delle reti
Nuova variante del Wi-Fi “ac”: più dispositivi, più velocitàStudiato appositamente per rispondere ai problemi di sovraffollamento di dispositivi e alla conseguente richiesta di banda
da capire se il nuovo standard sarà dispo-
nibile, almeno per le ultime generazioni di
dispositivi, via aggiornamento software o
se bisognerà comunque sostituire access
point o router Wi-Fi. Per questo, attendia-
mo comunicazioni ufficiali da parte della
Wi-Fi Alliance.Wi-Fi CERTIFIED™ ac
torna al sommario 34
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto FAGGIANO
Sonos ha inventato il multiroom senza fili nel lon-
tano 2002, quando questo concetto era ancora
legato alla stesura di cavi in casa per portare un
segnale audio da un’unica sorgente in tutte le stanze
della casa. Da allora tutto è cambiato e ora appare del
tutto normale collegare un diffusore alla rete domesti-
ca e controllarlo da uno smartphone e tablet. Sonos
ci è arrivata per prima ma la sua filosofia aziendale è
molto diversa da quelle orientali, dove ogni anno biso-
gna per forza cambiare tutta la gamma, ecco perché in
tanti anni la gamma di prodotti Sonos è rimasta molto
limitata: un diffusore piccolo, uno medio, uno grande,
una soundbar, il subwoofer e pochi complementi per
vecchi sistemi stereo, ovvero quello che serve e che
si cambia solo quando c’è davvero qualcosa di nuovo
da dire. Eccoci quindi molto curiosi di ascoltare il nuo-
vo Play:5 di seconda generazione, molto diverso dal
primo non solo nell’aspetto ma anche nella sostanza e
comunque inseribile senza problemi anche in sistemi
Sonos già formati in una abitazione.
Linee fin troppo essenzialiLa linea del nuovo Play:5 è decisamente più moder-
na rispetto alla versione precedente ma non si può
dire susciti entusiasmo, si è badato al sodo con forme
essenziali e materiali plastici. Le linee sono però tutte
arrotondate grazie alla costruzione del guscio in un
unico pezzo, disponibile nella finitura nera o bianca
con griglia metallica sempre nera. Il logo di fabbrica è
piazzato al centro in verticale per attirare l’attenzione
verso i comandi a sfioramento per regolare il volume
posti sul lato superiore. La spia luminosa centrale (con
luminosità regolabile o escludibile tramite app) segnala
accensione, stand-by e modalità di connessione.
Sul retro c’è la presa di rete, l’alimentazione, l’ingres-
so ausiliario minijack e un tasto da usare per la prima
connessione al sistema. Rispetto alla precedente ver-
sione è sparita la seconda presa di rete, utile in caso di
soluzioni stereo con due diffusori oppure per collegare
altri dispositivi in abitazioni dove le prese di rete non
abbondano. Per il collegamento alla rete comunque
c’è anche il Wi-fi integrato e non serve più il modulo
esterno come nei primi modelli Sonos. Continua invece
a mancare il Bluetooth, adottato da altri concorrenti e
che sarebbe stato molto utile per collegamenti tempo-
ranei.
Play:5, un multiroom flessibileIl nuovo Play:5 nasce per la sua primaria funzione di
diffusore multiroom in un sistema con altri componenti
della stessa famiglia, però può essere impiegato anche
in versione stereo per fornire le massime prestazioni
con la musica o addirittura come diffusore surround
quando abbinato alla soundbar PlayBar; soluzione
quest’ultima davvero esagerata soprattutto per il costo
finale del sistema.
TEST La seconda generazione del diffusore multiroom di Sonos è più moderno nella linea e con migliori contenuti tecnologici
Sonos Play:5, il diffusore che va oltre il multiroomLe prestazioni salgono di livello, interessante l’intervento del Trueplay, anche con i diffusori di prima generazione
Ma non finisce qui perché il Play:5 può essere posi-
zionato in orizzontale oppure in verticale. La versione
standard è quella orizzontale per avere un fronte sono-
ro più ampio, quella verticale è da usare eventualmen-
te quando si utilizzano due diffusori in stereofonia, in
modo da occupare meno spazio.
Sei altoparlanti e tanta tecnologiaDietro all’anonima ma non banale griglia nera del pan-
nello frontale si nascondono sei altoparlanti: sulla linea
inferiore ci sono tre midwoofer mentre sulla linea supe-
riore ci sono tre tweeter ognuno posizionato in modo
segue a pagina 35
lab
video
Sonos Play:5MULTIROOM O VERO DIFFUSORE? 579,00 €Il nuovo Play:5 di Sonos nasce come diffusore inserito in un sistema multiroom e svolge egregiamente il suo lavoro, aiutato da un’applicazione completa e semplice da gestire. Però le sue prestazioni gli permettono di confrontarsi non solo con i migliori esponenti della categoria, ma anche con veri sistemi stereo. In questo senso il suo non trascurabile prezzo di listino si ridimensiona e anzi perfino l’eventuale abbinamento con un altro Play:5 in versione stereo avrebbe buoni motivi di vendita. Il sistema Trueplay per l’ottimizzazione della resa sonora purtroppo funziona solo con dispositivi Apple, ma se il diffusore è ben collocato nel giusto ambiente, la sua importanza non è fondamentale per ottenere ottime prestazioni.
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonoreCostruzione accurataApplicazione completa
Prezzo elevatoMancanza BluetoothFunzione Trueplay solo con Apple
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
8 9 8 8 9 88.3
da allargare il fronte sonoro. Il tweeter centrale è fisso
verso il punto d’ascolto mentre gli altri due diffondono
verso i rispettivi lati, ecco perché in caso di utilizzo di
un solo diffusore bisogna mantenere la posizione oriz-
zontale. Per il resto Sonos è piuttosto avara di informa-
zioni ma il peso notevole del diffusore fa pensare a una
solida struttura interna che contiene i sei amplificatori
digitali, uno per ogni altoparlante, e il circuito DSP che
sta dietro al sistema TruePlay.
Un’applicazione completaL’applicazione dedicata al controllo dei diffusori Sonos
è soprattutto studiata per l’utilizzo in multiroom con
molte stanze da gestire e su questo terreno ha pochi
rivali per chiarezza della grafica e gestione della mu-
sica da riprodurre. Sulle impostazioni iniziali invece ri-
sulta macchinosa e anche di difficile accesso al primo
colpo: l’installazione parte dalla necessità di inserire la
password della rete se non si può usare il collegamen-
to via cavo, poi bisognerà impostare i servizi musicali
che si vogliono utilizzare tra i moltissimi disponibili, che
entreranno nel menù principale.
Meno immediate le impostazioni sui singoli diffusori
torna al sommario 35
n.137 / 1611 LUGLIO 2016
come il loudness inserito tra le impostazioni di fabbrica
e l’equalizzatore a due bande. Per le sorgenti musicali,
oltre ai servizi di streaming si può scegliere la musica
archiviata sul dispositivo da cui stiamo controllando il
sistema oppure quella archiviata su server domestici
e PC. Si può anche ascoltare una sorgente analogica
connessa all’ingresso minijack posteriore. Infine, se
stiamo usando un dispositivo Apple compatibile può
scattare la fase della calibrazione Trueplay.
Trueplay, il meglio è solo per AppleLa tecnologia Trueplay è stata introdotta lo scorso
anno da Sonos per ottimizzare la resa sonora dei suoi
diffusori in modo molto semplice da parte dell’utente.
In pratica si utilizza il microfono di un iPhone o di un
iPad per verificare la risposta in frequenza di un am-
biente e applicare una equalizzazione al diffusore per
risolvere eventuali problemi acustici: tanto più il diffu-
sore è sistemato in modo non appropriato oppure il
locale ha difetti acustici, tanto maggiore sarà il miglio-
ramento della resa sonora. Trueplay funziona già con
il diffusore Play:1, con il Play:3 e con il nostro Play:5,
compresa la prima generazione. Purtroppo l’intervento
è possibile solo tramite dispositivi Apple perché sono
gli unici a garantire le stesse prestazioni del microfono,
con i moltissimi prodotti Android è impossibile stabilire
uno standard qualitativo. Comunque in Sonos proba-
bilmente stanno già pensando a una soluzione anche
per chi non ama, o non si può permettere, i prodot-
ti della mela: i progettisti Sonos hanno infatti svelato
che il Play:5 possiede già dei microfoni integrati che
potrebbero essere usati per questo scopo, nonché per
altre applicazioni tecnologiche come i comandi vocali,
ma al momento non sono utilizzati.
Noi intanto ci muniamo di un iPhone 6 e ci apprestiamo
alla misurazione. Abituati ai sistemi di calibrazione dei
sistemi home theater, ci prepariamo a reggere con la
massima stabilità, in religioso silenzio e in posizione im-
mobile il telefono per effettuare la misurazione. Invece
l’app ci prende in contropiede e ci invita (con tanto di
video dimostrativo) a fare un bel giro nella stanza men-
tre il diffusore emette vari test di frequenza. Uniche
raccomandazioni sono quelle di non parlare e di cam-
minare lentamente percorrendo quanto più possibile il
locale in ogni direzione e descrivendo un percorso cir-
colare senza bruschi cambiamenti di direzione; inoltre
bisogna alzare e abbassare il telefono – sempre molto
lentamente - di quanto lo consente il braccio. Eseguia-
mo e otteniamo la migliore regolazione possibile del
sistema, le variazioni però nel nostro caso sono dav-
vero minime, da cercare e trovare solo con un attento
ascolto; in particolare ci è sembrato di cogliere qualche
aggiustamento in gamma bassa, con una lieve attenua-
zione. L’equalizzazione svolta da Trueplay si può anche
eliminare facilmente dal menù e in seguito si può altret-
tanto facilmente ripristinare.
Prestazioni di grande livello con ogni sorgenteL’ascolto del Play:5 inizia subito dopo la facile configu-
razione tramite l’app, però bisogna fare alcune premes-
se. Sonos ha studiato con grande attenzione ogni suo
diffusore e la gamma prevede diversi modelli in modo
da poter fornire le migliori prestazioni in base alle di-
mensioni del locale. Il Play:5 nasce per suonare in locali
piuttosto ampi e dà le sue migliori prestazioni tenendo
il volume su un livello vivace, a basso volume sembra
soffrire e non riesce a dare il suo meglio, non per nul-
la è prevista una modalità stereo per avere il meglio in
assoluto nella riproduzione sonora. Se il locale è pic-
colo meglio puntare sul Play:1, magari in versione ste-
reo come nel nostro test
svolto in passato. Un altro
punto critico è la compa-
tibilità con la musica nel-
le sue diverse modalità
compresse e non: recen-
temente Sonos ha aperto
ai FLAC, ma limitati ai 48
kHz e quindi non può ac-
contentare i più esigenti.
Sia chiaro che i diffusori
Sonos suonano molto
bene anche con la sem-
plice musica in streaming
di Spotify o con i brani di
iTunes, ma come abbia-
mo verificato, potrebbero
suonare ancora meglio.
Ma torniamo all’inizio e usiamo uno smartphone
Android, senza quindi aver inserito la funzione Trueplay.
I risultati sono subito di grande livello, tra i migliori della
categoria anche tenendo conto delle lieve enfasi sui
bassi (ma ricordate di disattivare il loudness dall’ap-
plicazione). Colpisce l’ampiezza della scena ottenuta
con i due tweeter angolati verso l’esterno, ma anche
il medio basso è notevole e le voci sembrano scolpi-
te proprio al centro del diffusore. Come anticipato con
il volume basso non esce la giusta dinamica dei brani
più movimentati e subito si sente l’esigenza di alzare il
livello. Per saggiare il limite delle prestazioni decidiamo
di collegare il nostro lettore CD all’ingresso posteriore,
anche se non è questo il probabile utilizzo del Play:5.
Con questa modalità si raggiunge un altro passo sulle
prestazioni, tanto da far sentire la mancanza del secon-
do diffusore per migliorare l’ampiezza e la profondità
della scena; con un solo diffusore il risultato dipende
molto dalla registrazione e quindi non sempre si ottiene
il massimo. Intanto però ci rendiamo conto che stiamo
testando questo diffusore come un vero diffusore, o per
meglio dire come un intero sistema stereo. Per noi è
un complimento ma stiamo correndo troppo e ci fermia-
mo qui. Ora ritorniamo all’ascolto dopo aver eseguito
l’equalizzazione tramite TruePlay, già descritta prima.
Come anticipato le differenze sono davvero minime
e si nota più che altro un migliore controllo in gamma
medio-bassa mentre sugli acuti non notiamo differen-
ze particolari. Ma il Play:5 sta suonando in un ambiente
acusticamente corretto e la sua posizione è quella otti-
male per l’ascolto, in casi diversi le variazioni sarebbero
state assai maggiori. Avendo a disposizione anche un
Play:5 di prima generazione abbiamo svolto un confron-
to tra i due diffusori e la differenza si sente, soprattutto
in gamma bassa, sulla profondità e con le voci il nuovo
modello ha una marcia in più e permette di ottenere un
suono più grande e più preciso. C’è da dire però che
applicando il Trueplay anche al vecchio modello l’effet-
to è notevole e decisamente più avvertibile rispetto al
nuovo Play:5, con prestazioni che vanno ad avvicinare
di molto quelle del modello di seconda generazione.
Evidentemente la base di partenza era già buona e il
controllo è riuscito a trarne grande vantaggio.
TEST
Sonos Play:5segue Da pagina 34
MAGAZINE
torna al sommario 36
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Franco AQUINI
Asus non è nuova a tentativi di produrre disposi-
tivi fuori dal comune, un po’ come lo smartpho-
ne Zenfone Max che affianca a caratteristiche
non esagerate una super batteria da 5000 mAh. Un
telefono attento più alla sostanza che all’apparen-
za quindi, che promette tanto arrosto e pochissimo
fumo, complice la scelta intelligente di un processore,
lo Snapdragon 410, ottimizzato per i consumi più che
la potenza, ma affiancato al tempo stesso da 2 GB
di RAM che riescono a donare al telefono la giusta
reattività anche con diverse applicazioni aperte. Un
telefono che promette molto, ma che non è adatto a
chi è attento all’estetica e alle dimensioni. Quando ci
si avvicina a Zenfone Max si deve immaginare più un
powerbank che uno smartphone e in effetti Zenfone
Max è anche un powerbank, con tanto di cavo OTG
incluso nella confezione. Basti pensare che questo
smartphone potrebbe caricare completamente, e per
ben due volte, un iPhone 6S. Tuttavia i 10mm di spes-
sore e i 202 grammi di peso si fanno sentire, soprat-
tutto in tasca. Zenfone Max sembra quindi essere in-
dirizzato all’utenza che usa il telefono per lavoro, che
necessita di attraversare zone dove il segnale scar-
seggia e la batteria va giù facilmente, senza correre il
rischio di non arrivare a sera. È il telefono perfetto per
l’utente che ha bisogno di un dispositivo robusto e fa-
cile da usare. Non a caso, il sistema di messa a fuoco
laser del Max può essere usato anche per calcolare le
distanze, a dimostrazione che potrebbe essere uno
smartphone certamente apprezzato da chi lavora in
cantiere.
Un processore parco, la giusta quantità di RAM e risoluzione (solo) HD La formula perfettaIl primo dubbio che viene a chi decide di acquistare
un telefono come lo Zenfone Max, riguarda le presta-
TEST Abbiamo provato il dispositivo di Asus; le caratteristiche tecniche sono modeste ma batteria e fotocamera non sono niente male
Zenfone Max, smartphone per chi vuole sostanzaAsus Zenfone Max è un prodotto poco convenzionale che vanta una batteria da 5000mAh e una fotocamera di qualità
zioni. Lo Snapdragon 410 non è certo il massimo della
vita in quanto a potenza, tuttavia l’uso dello Zenfone
Max è assolutamente piacevole. Durante la prova non
è stato mai necessario preoccuparsi di chiudere le
applicazioni in background. Questo grazie alla scelta
intelligente di dotarlo di un processore con consumi
ridotti, ma anche di 2 GB di RAM, che bastano per te-
nere aperte un po’ di applicazioni senza rallentamen-
ti. In più la risoluzione del display, 1280 x 720, non
costringe la GPU Adreno 306 a grandissimi sforzi. Il
risultato? Nel lavoro di tutti i giorni fatto di navigazio-
ne, messaggi, email e anche qualche gioco impegna-
tivo come Asphalt 8, lo Zenfone Max si è comportato
bene. Certo, nel tornare alla home o nel riprendere le
applicazioni in background qualche lag nelle anima-
zioni salta fuori. Ma nulla che ci faccia pentire della
scelta. Il display, dal canto suo, è forse l’aspetto meno
brillante. Nonostante sia un buon pannello IPS con un
ottimo angolo di visione e buoni colori, ha davvero
una risoluzione troppo bassa per i suoi 5,5 pollici. Nul-
la che faccia gridare allo scandalo, ma certo affian-
candolo a dispositivi con un quantitativo di punti per
pollice superiore ai 300 o peggio ancora ai 400, si
nota senza fatica un certo affioramento di pixel. Passi
la lettura di una email veloce, ma il tentativo di una
lettura più prolungata, nel nostro caso di un ebook, ha
sottoposto la vista a qualche fastidio. Peccato perché,
vista la longevità del dispositivo, viene da portarselo
in treno e leggere per ore senza paura che il display
acceso scarichi la batteria in poco tempo.
La batteria, il non plus ultra tra gli smartphoneIl Max nel nome si riferisce di certo a lei, la grande
protagonista: l’ipertrofica batteria da 5000 mAh è di
certo unica nel panorama degli smartphone, almeno
tra i produttori principali. Come si comporta è facile
aspettarselo e gli “otto giorni rimanenti” col 40% di
carica mostrati dal grafico di Android dopo un giorno
di utilizzo, sono stati quasi da “scompenso cardiaco”.
La realtà però è un’altra: la batteria garantisce due
giorni di utilizzo a chiunque. Anche a chi esagera, ai
malati compulsivi di social network, a chi non passa
un secondo senza una notifica di WhatsApp e persino
a chi gioca. Se ne farete un utilizzo normale, quindi
senza sbloccare lo schermo due volte al secondo,
rischierete di concludere quasi il terzo giorno. Il che
è da primato, sia chiaro. Tuttavia, con un po’ di otti-
mizzazione in più, probabilmente si sarebbe potuto
ottenere ancora qualcosa. Viene da pensare, ad
esempio, al lavoro fatto da Samsung con la batteria
dell’S7, una 3000 mAh con la quale si arriva comoda-
mente oltre le 24 ore di utilizzo con un processore e
un display di fascia alta. Fatte le dovute proporzioni
e tenuto conto del processore modesto, si sarebbe
potuti probabilmente arrivare a concludere il terzo
giorno senza difficoltà. Ma serve veramente? A nostro
avviso no. Sarà l’abitudine, sarà il fatto che attaccarlo
alla corrente durante la notte non è un grande peso,
ma sfidiamo chiunque a non provare il forte deside-
rio di rimetterlo in carica già dopo il primo giorno, o
al massimo al secondo. Chi, con la batteria al 40% a
fine secondo giorno, non lo rimette in carica pur sa-
pendo che arriverebbe alle 14 del giorno successivo?
Probabilmente nessuno, ecco perché questa rincorsa
alla super batteria è abbastanza inutile. Fa comunque
molto piacere uscire di casa per una giornata impe-
gnativa, magari con un paio d’ore di treno e senza
possibilità di ricaricarlo, e non doversi portare dietro il
powerbank. Zenfone Max, da questo punto di vista, è
un ansiolitico potentissimo.
Zen UI, l’interfaccia maltrattata che non ci dispiaceVeniamo alla Zen UI, qui alla versione 2.0 su
Android 5 Lollipop, una personalizzazione di Android
spesso additata come incompleta, piena di software
lab
video
segue a pagina 37
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
TEST
Smartphone Asus Zenfone Maxsegue Da pagina 36
che poi viene usato pochissimo. Ci siamo avvicinati
a questo Zenfone Max con un atteggiamento curioso
e imparziale e il giudizio sull’interfaccia è stato tut-
t’altro che negativo. Cominciamo col dire che è uno
dei pochi sistemi che porta l’esperienza Android ai
massimi livelli, primo perché supporta nativamente
il cavo OTG. Potrete quindi collegarci chiavette USB
e Joypad USB per giocare. Sembra scontato, ma
non lo è affatto. Secondo perché ha un file manager
completo e con un’interfaccia semplice e gradevole
da usare. Ce ne sono tanti sul Play Store ma la sen-
sazione qui è che sia quasi un’applicazione nativa di
Android. Terzo perché tutte le opzioni di persona-
lizzazioni del sistema sono racchiuse in un hub fa-
cilmente raggiungibile tenendo premuto il dito sulla
home, compreso il gestore di temi, che include lo
store dedicato ai temi e alle icone. La maggior parte
non sono granché, è vero, ma è impagabile il fatto
di avere la gestione integrata nel sistema, senza
necessità di installare app e launcher di terze parti.
Quarto perché è possibile spostare le applicazioni
sulla microSD, non tutte ovviamente, senza bisogno
di root o altri “smanettamenti” vari. E questa è dav-
vero una grande funzionalità, nonostante i 16 GB di
storage. Poi ci sono le tonnellate di applicazioni per
l’editing delle foto e dei video, software ben realiz-
zato sul quale pesa moltissimo l’opinione soggetti-
va: c’è chi non ne farebbe mai a meno, chi li ritiene
dei tutto inutili. Ci limitiamo a dire che la presenza
di questo software, peraltro rimovibile, non è affatto
fastidioso. E per quanto riguarda bug e difetti? Ce ne
sono, com’è ovvio per qualsiasi sistema operativo,
ma anche qui nulla di fastidioso o insormontabile.
Fotocamera, niente male per questa fascia di prezzoNonostante si tratti comunque di uno smartphone
di fascia medio/bassa, la fotocamera non è nien-
te male. Quella posteriore, una 13 Megapixel con
apertura f/2.0 e autofocus laser
capace di messa a fuoco in appe-
na 0.03 secondi, garantisce scatti
molto buoni per questa gamma
di dispositivi. Il flash è dual tone
e l’applicazione ricca di dettagli e
controlli. La fotocamera frontale
invece è una 5 Megapixel sempre
con apertura f/2.0 e svolge il lavo-
ro che deve, ovvero qualche selfie
sufficientemente luminoso anche
in condizioni di scarsa luminosità.
Anche in questo caso non ci sen-
tiamo di criticare il lavoro svolto da
Asus sull’applicazione fotocamera.
I controlli ci sono tutti e sono a por-
tata di mano. Sulla destra ci sono i tasti per scattare
foto o riprendere video, mentre il tasto “M” apre la
finestra delle impostazioni manuali. C’è davvero tut-
to quello che serve: ISO, bilanciamento del bianco,
il controllo della stabilizzazione, ecc. Sulla sinistra
trovano posto i tasti per disattivare o attivare il flash,
ruotare la fotocamera e i settaggi dell’applicazione.
Le performance non sono da primo della classe, sia
chiaro, ma in condizioni complicate, come quelle di
cielo luminoso in cui parecchie fotocamere tendono
a sovraesporre, lo Zenfone Max si è comportato co-
munque egregiamente. In questa fascia di prezzo, è
facilissimo trovare di peggio.
Uno smartphone “concreto”Zenfone Max è un telefono che lascia soddisfatti
per funzionalità e concretezza. È un po’ ingombran-
te, l’aspetto un po’ goffo, ma in fondo pesa solo
10 grammi in più di un iPhone 6s Plus (che ha la
stessa diagonale di display) e più o meno le stes-
se dimensioni, eccezion fatta per lo spessore. La
tranquillità di arrivare sempre e comunque al giorno
dopo è impagabile e le caratteristiche tecniche un
po’ sotto tono non pregiudicano l’esperienza d’uso,
sufficiente al lavoro di tutti i giorni. Stupisce poi la
fotocamera: difficile trovarne con queste caratte-
ristiche su questa fascia di prezzo. Già, perché il
prezzo è una delle componenti più stuzzicanti. Non
è difficile trovare lo Zenfone Max in una fascia di
prezzo che va dalle 200 alle 250€ (il listino è di 249
euro). Riassumendo: prestazioni sufficienti, autono-
mia da record, un’interfaccia pulita e funzionale con
una fotocamera superiore alla media del segmen-
to. Dual sim e microSD, a questa fascia di prezzo
rischia di essere il miglior consiglio possibile per
l’amico che viaggia molto.
torna al sommario 38
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di V.R. BARASSI
I l panorama degli smartwatch è in continua espan-
sione e Motorola è stata una delle prime aziende a
credere fortemente in quel che si è dimostrato es-
sere un settore capace di raccogliere ampi consensi,
soprattuttotra chi non può fare a meno di investire
qualche euro (spesso anche troppi) in gadget tecno-
logici. Vuoi per il fascino che da sempre appartiene ad
oggetti come gli orologi, vuoi per il fantastico mix che
ne deriva portando al polso qualche funzione smart, lo
smartwatch è ormai un qualcosa che un tecno-mania-
co non può lasciarsi scappare. Sorge però spontanea
una riflessione: lo smartwatch può essere considerato
un oggetto alla moda? Può un orologio di questo tipo
(perché sempre di orologio si tratta) fare la sua bella
figura al polso di una ragazza? Secondo Motorola tutto
ciò è possibile e la risposta è il Moto 360 di seconda
generazione che abbiamo avuto modo di provare - e,
ovviamente, far provare al giusto target - in queste ul-
time settimane.
Buona qualità dei materiali Con qualche piccola sbavaturaIl primo approccio con Moto 360 2nd gen. in versio-
ne femminile è certamente d’impatto; il prodotto vie-
ne commercializzato con una confezione di vendita
corposa e ben concepita, che lascia ben vedere lo
smartwatch e nasconde sapientemente il “vuoto” pre-
sente all’interno, dove troviamo solamente qualche
manuale e la pratica base di ricarica a induzione. Nes-
sun filo: il cavo USB-microUSB e il relativo caricatore
ve li dovete procurare voi. Aperta la confezione ed
estratto lo smartwatch dal suo alloggiamento si capi-
sce immediatamente di essere dinanzi ad un prodotto
costruito con cura e materiali solidi. La cassa è quasi
interamente realizzata in acciaio inossidabile con la
sola porzione posteriore, quella a contatto con il pol-
so, fatta in plastica, probabilmente per favorire le ope-
razioni di ricarica e/o del sensore di rilevamento dei
battiti cardiaci; molto solido l’unico pulsante presente
sul lato destro del dispositivo - ad ore 2 - sul quale
è ricavato egregiamente il logo Motorola. Il modello
da donna è caratterizzato da una colorazione Rose
TEST Siamo stati in compagnia della nuova generazione dello smartwatch Motorola per diverse settimane. Ecco utilità e limiti
Moto 360, la seconda generazione è anche femminaUn prodotto che può crescere molto e che, nella versione 42mm “rose gold” testata, strizza l’occhio al mondo femminile
Gold (oro rosa) molto piacevole alla vista con finitu-
re lucide e spazzolate che ben si sposano tra loro;
la dimensione della cassa è piuttosto contenuta e si
sposa bene con polsi piccoli: parliamo di 42 millimetri
di diametro per circa 11,4 di spessore, il tutto con un
peso complessivo - da noi misurato - di circa 47 gram-
mi. Tutto sommato, al polso non si fa sentire più di
tanto. Il cinturino di questa versione da 16mm (contro i
22 della variante da uomo) è forse la parte che meno
ci ha convinti di Moto 360: la tonalità della pelle color
cipria tende a “scolorirsi” piuttosto facilmente e anche
la qualità generale del materiale sembra non essere
proprio il massimo, visto che dopo qualche settimana
risultano piuttosto evidenti imperfezioni non proprio
piacevoli alla vista. Sia chiaro, nulla di troppo diver-
so da tanti altri cinturini in pelle, ma in questo caso
abbiamo avuto la chiara impressione di un invecchia-
mento un po’ troppo precoce. Un motivo in più per
cambiare spesso cinturino: grazie al pratico sistema
di “sblocco” nascosto nella porzione posteriore dei
due segmenti, infatti, si può facilmente passare da un
modello ad un altro.
Moto 360 di seconda generazione è certificato IP67 e
quindi è in grado di resistere, seppur in maniera “ridot-
ta”, all’acqua e alla polvere. Nessun problema dunque
nel lavarsi le mani o lavare i piatti con il dispositivo al
polso ma, come specifica a chiare lettere anche Moto-
rola, il prodotto in questione non è fatto per nuotate e
qualsiasi altra cosa che comporti il contatto con acqua
salata; stesso discorso per il cinturino in pelle: più sta
lontano dall’acqua, meglio è.
Lo schermo, se ci si dimentica della “banda nera”, è ottimoCome sul primo Moto 360, anche questa seconda edi-
zione dello smartwatch è caratterizzata da un display
LCD dal formato piuttosto insolito: si tratta di un pan-
nello rotondo “tagliato” in una piccola porzione inferio-
re, con quest’ultima destinata ad ospitare il sensore di
luminosità ambientale utilissimo per la regolazione del-
l’intensità della retroilluminazione di questo Moto 360. Il
“taglio”, seppur piccolo, si nota praticamente in ogni oc-
casione e l’unico modo per nasconderlo è selezionare
un quadrante con fondo nero e che non presenti alcun
elemento nella sua porzione inferiore. Ne consegue
segue a pagina 39
lab
video
MOTO 360 PIACE NELLA FORMA, MA È ANCORA UN PO’ TROPPO CAROMOTOROLA MOTO 360 2GEN
329,00 €
Giunti al momento delle conclusioni è doveroso ricordare il target cui questo dispositivo è rivolto: questa versione di Moto 360 è appunto pensata per un’utenza femminile attenta allo stile e che non disdegna un po’ di buona tecnologia. Si tratta di un segmento di mercato molto particolare che in pochi stanno cercando di esplorare e che Motorola sta provando a far suo soprattutto oltreoceano, dove le possibilità di personalizzazione sono notevolmente superiori grazie al servizio Moto Maker. Da noi, in Europa, Moto 360 da donna è disponibile in quest’unica versione Rose Gold con cinturino in pelle e, di listino, costa 329 euro. Mettendo da parte tutti i discorsi sulle funzionalità smart, basterà a Motorola un bellissimo design per convincere folte schiere di ragazze a spendere tanti soldi per un dispositivo di questo tipo? Diciamo che il prodotto vale, ma un prezzo di listino più contenuto potrebbe senza dubbio aiutare il produttore (e il mercato) a diffondere questa categoria di prodotto.
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACE
Qualità della cassaDisplay LCD sempre ben leggibileBatteria che arriva tranquillamente a sera
Cinturino non all’altezzaPrestazioni non sempre esaltantiPrezzo di listino
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
8 7 8 7 6 77.4
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
l’ovvia limitazione nella personalizzazione: a causa di
ciò si farà fatica a selezionare watchfaces prettamente
analogiche e si tenderà sempre a scegliere quadranti
personalizzati in senso digitale.
La scelta di Motorola ha proprio il sapore di un compro-
messo imprescindibile: meglio privilegiare la funzionali-
tà che l’estetica generale. Il che però suona quasi come
un paradosso perché la versione perfetta per il target
femminile avrebbe potuto azzardare qualcosa in più
sotto il punto di vista del design a fronte di qualche pic-
cola rinuncia sotto il profilo più strettamente funzionale.
In generale, a dire il vero, nelle nostre prove sono state
ben poche le ragazze che hanno notato il fantomatico
taglio del display.
Buono il display che Motorola ha scelto per il suo ulti-
mo smartwatch: si tratta di un display LCD da 35mm di
diametro (non essendo un cerchio perfetto, si riferisce
alla misura “più lunga”) e 360x325 pixel di risoluzione,
con quindi una densità pari a 263 ppi. Gli appassionati si
sono abituati a risoluzioni più impressionanti ma c’è da
dire che nel normale utilizzo quotidiano, considerando
la distanza media a cui si è soliti tenere un orologio da-
gli occhi, è davvero difficile notate i pixel. Occhi meno
allenati, invece, non si porranno neppure il problema.
Buonissimi i colori, neri ben riprodotti (bianchi un po’
meno) e ottima soprattutto la luminosità massima, la
quale permette la lettura anche sotto la forte luce del
sole. Si può scegliere se tenere il display sempre attivo
(con retroilluminazione spenta, Ambient mode) oppure
se accendere il pannello alla rotazione del polso, mo-
dalità quest’ultima che abbiamo trovato piuttosto sco-
moda a causa del non sempre perfetto riconoscimento
del movimento. Meglio tenere il display “always-on” col
la funzionalità Ambient attiva. (la batteria, alla fine, ne
risente poco)
Il display è protetto da un solido vetro Gorilla Glass 3
di Corning il quale garantisce un’ottima protezione
nei confronti di imprevisti di varia natura; nel corso del
periodo di prova il nostro Moto 360 qualche botta l’ha
presa - per quanta attenzione ci si possa mettere, è ine-
vitabile - e ne è uscito sempre come nuovo. Molto pia-
cevole alla vista il taglio a 45 gradi del vetro che si va a
nascondere nella scocca, con il rovescio della medaglia
di una leggibilità ovviamente compromessa per quanto
concerne gli elementi posizionati on-screen nelle por-
zioni più estreme.
Android Wear e poco altro Con qualche rallentamentoRequisito principe per sfruttare al massimo le caratteri-
stiche di Moto 360 è quello che prevede l’abbinamento
con un qualunque dispositivo Android 4.3 o superiore
provvisto di interfaccia Bluetooth; infatti, sebbene già da
qualche tempo Android Wear supporti il collegamento
anche con iOS (da iPhone 5 in poi, con almeno la versio-
ne 8.2), il dispositivo dà il meglio di sé - per ovvi motivi
- stando in casa Android. Se avete un iPhone meglio
guardare altrove, perché spendere diverse centinaia di
euro per un prodotto capace solo di ricevere notifiche
e di permettere rare interazioni con gli smartphone di
Cupertino sarebbe piuttosto insensato.
Fatta questa doverosa premessa, non possiamo non
sottolineare come Android Wear - al momento basato
su Android Marshmellow 6.0.1 - continui a migliorare
ogni giorno che passa e si sposi sempre di più con gli
smartphone equipaggiati con il sistema del robottino
verde. L’hardware del Moto 360 di seconda genera-
zione è quello che abbiamo per diverso tempo visto
in smartphone di fascia media dell’anno passato (SoC
Qualcomm Snapdragon 400 con CPU quad-core da
1,2 GHz, affiancato da una GPU Adreno 305 e 4 GB di
storage fisico) e considerando il lavoro infinitamente più
“soft” che questo deve svolgere sul fronte smartwatch,
sarebbe difficile chiedere di meglio. Semmai avremmo
preferito un pizzico di RAM in più, essendosi dimostra-
to il quantitativo di 512 MB solo sufficiente a spingere
un sistema “base” pur sempre piuttosto esigente. Lo
smartwatch si muove bene in ogni frangente, ma se si
inizia a spingere un po’ con il multitasking - in questo
caso inteso essenzialmente come il passaggio veloce
tra un’app e l’altra - il dispositivo mostra un po’ di lag.
Attenzione dunque a non pretendere troppo da questo
Moto 360, ma va anche detto - a onor del vero - che lo
smartwatch va impiegato principalmente come suppor-
to allo smartphone, ad esempio sfruttando l’ottimo rico-
noscimento vocale e l’interazione diretta - e per questo
non vi deluderà.
Non è un fitness tracker (e non vuole esserlo), buona la batteriaLa personalizzazione Motorola si limita a qualche qua-
drante personalizzato e all’applicazione Moto Body,
attraverso la quale è possibile tenere sotto controllo
passi, calorie bruciate, frequenza cardiaca ed avviare
una semplice attività di monitoraggio della corsa. Se
siete alla ricerca di qualcosa di più avanzato in ambito
fitness meglio scaricare qualche app di terze parti dal
Play Store, ma per il target cui è rivolto questo dispo-
sitivo tutto ciò basta e avanza. La misurazione dei bat-
titi cardiaci pare abbastanza affidabile in condizioni di
“tranquillità” e non sbaglia neppure tanto quando l’atti-
vità fisica si fa più intensa; del resto il rilevatore ottico è
- ovviamente - lo stesso del Moto 360 Sport, e in fase
progettuale non si poteva pensare di andare troppo
al risparmio. Come molti illustri colleghi, questo Moto
360 manca del sensore GPS (ci si affida a quello dello
smartphone) ma la funzione contapassi, confrontata
con altri wearable, è parsa piuttosto affidabile; ci sono
poi accelerometro, giroscopio e un potente motore per
la vibrazione, il quale difficilmente vi farà perdere alcu-
na notifica. Moto 360 in versione femminile non ha am-
bizioni sportive e, sinceramente, va bene così; difficile
che una ragazza scelga questo dispositivo per andare
in palestra o fare un po’ di jogging. Meglio per un’uscita
tra amiche o per una cena elegante.
Per quanto concerne la connettività, Moto 360 è equi-
paggiato con un modulo Bluetooth 4.0 LE pensato per
il collegamento allo smartphone e anche di uno Wi-Fi
802.11 b/g che risulta molto comodo tra le mura dome-
stiche. Se infatti il link via Bluetooth con il cellulare si
perde se ci si sposta a più di 8-9 metri da esso (anche
di meno se ci si mette qualche muro di mezzo), grazie
al Wi-Fi si potrà comunque continuare a sfruttare lo
smartwatch in tutte quelle funzioni che non necessita-
no il costante collegamento con il dispositivo “padre”.
Chiudiamo la nostra analisi su questo Moto 360 di
seconda generazione spendendo qualche dovuta
parola sull’autonomia generale. Il dispositivo è equi-
paggiato con una batteria da 300mAh che secondo
le stime di Motorola sarebbe in grado di garantire al-
meno un giorno di autonomia se utilizzato con display
Ambient attivo. Ebbene, Motorola non sbaglia perché
con un utilizzo normale spesso si arriva con ben più
del 30-35% di carica a sera, valore che cresce - ma
non poi così tanto - se si decide di optare per la moda-
lità Ambient disattivata. Quando la carica scende sot-
to il 15%, di default, si attiva una modalità di risparmio
energetico che “taglia” tutti i servizi non essenziali e
tende ad risparmiare sulla luminosità del display. Per
arrivare a questo punto in un’unica giornata, però, do-
vrete impegnarvi parecchio.
TEST
Moto 360segue Da pagina 38
torna al sommario 40
MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto FAGGIANO
L’ascolto radiofonico non è certo una prerogativa
degli smartphone top di gamma ma finora ci si
era limitati alla classica banda FM, il cui ascolto
in mobilità non è privo di problemi e interferenze. Ora
LG ha introdotto per prima sullo Stylus 2 (299 euro) la
funzione della radio digitale DAB, molto più stabile per
l’ascolto in mobilità, magari mentre si guida una vettura
poco avanzata dal punto di vista tecnologico oppure
mentre si va in treno o sui mezzi pubblici. Il DAB tra l’al-
tro ha il vantaggio non secondario di non costare nulla
e di non generare traffico dati. Tornando ai dati essen-
ziali del nuovo smartphone vanno citati lo schermo HD
IPS da 5,7 pollici, la doppia fotocamera di buona qualità
con sensori da 13 Mpx e 8 Mpx, il processore QuadCo-
re Snapdragon 410 e la ram non proprio esagerata di
1,5 GB; per incrementare la memoria del telefono da
16 GB basta aggiungere una card SD nell’apposito al-
loggiamento accanto alla SIM. La batteria è da 3.000
mAh, è sostituibile e ha autonomia per circa 4 ore in
conversazione e 100 ore in attesa: in pratica è il classico
smartphone che arriva a sera senza troppi problemi. Il
peso è molto ridotto, pari a 145 grammi, che uniti ai soli
7 millimetri di spessore ne fanno un telefono facilmente
“tascabile”.
Lo stilo prima di tuttoCome dice il nome questo smartphone LG si segnala
per la presenza del pennino estraibile, dedicato a chi
ama prendere appunti manualmente, fare schizzi e dise-
gni, attivare funzioni toccando lo schermo senza usare
le dita e altro ancora. La punta in feltro è molto sottile per
TEST Abbiamo provato la nuova versione dello Stylus di LG, uno smartphone con pennino, schermo da 5,7” e ascolto delle radio DAB
LG Stylus 2, l’unico con il DAB: ecco come “suona”Il DAB funziona in modo egregio: non male nemmeno la doppia fotocamera e la possibilità di riprodurre musica FLAC
avere un tratto preciso e nitido.
LG su questo punto ha creato due funzioni molto utili,
la prima è un segnale sonoro e visivo che scatta non
appena la stilo e il telefono si allontanano oltre una certa
distanza; la seconda è l’automatismo che fa apparire tut-
te le icone dei programmi utilizzabili con il pennino non
appena lo si estrae dal suo alloggiamento: utile e facile.
L’ascolto è OK, ma con delle vere cuffieLa nostra prova si è concentrata sull’ascolto del-
la radio DAB e della musica, utilizzando una cuffia
AKG Y50 perché gli auricolari in dotazione non sono
all’altezza del telefono. Ma iniziamo dalle operazioni
di ricerca delle stazioni radio digitali. Per sintoniz-
zare le stazioni DAB disponibili nella propria zona
(qui la nostra guida in merito) basta toccare l’icona
della radio sul display, non prima di avere collegato
delle cuffie o degli auricolari il cui cavo funge da anten-
na. Chi usa per l’ascolto dei dispositivi Bluetooth potrà
attaccare al minijack un qualsiasi spezzone di cavo,
magari quello di vecchi auricolari non più funzionanti.
La ricerca delle stazioni avviene molto rapidamente e
con buona sensibilità, a Milano siamo riusciti a sintoniz-
zare tutte le stazioni disponibili senza alcuna difficoltà,
mantenendole anche in movimento. Volendo si posso-
no selezionare le stazioni preferite.
Oltre all’ascolto delle diverse stazioni è possibile vede-
re sul display tutte le informazioni fornite dalle emittenti
radiofoniche. Ruotando in orizzontale il telefono le indi-
cazioni prendono pieno possesso dello schermo. Oltre
al DAB comunque c’è sempre la solita radio FM per chi
dovesse essere ai margini delle aree di ricezione. Trat-
tandosi di un telefono LG non va trascurata la possibilità
dell’ascolto musicale fino all’alta risoluzione dei migliori
Flac, a patto però di usare cuffie o auricolari di migliore
qualità rispetto a quelli in dotazione. Un ascolto in me-
rito ha messo in luce prestazioni di tutto rispetto, certo
non è la qualità del V10 o il modulo audio del G5, però
l’ascolto è gradevole e permette di notare la differenza
con un MP3 o anche un buon streaming.
Un ottimo smartphone da tenere in considerazioneLG difficilmente sbaglia qualcosa sui propri smartpho-
ne e per fortuna non c’è bisogno di spendere grosse
cifre per avere un suo prodotto. Questo Stylus 2 si se-
gnala per l’ottima qualità dello schermo, per le funzioni
tramite il pennino, per una fotocamera più che suffi-
ciente per l’utente medio, può riprodurre musica Flac
e ha pure il privilegio – al momento esclusivo - di poter
ricevere i segnali radio DAB. Per il prezzo richiesto, che
ormai online è di poco superiore ai 200 euro, non ci
pare si possa pretendere di più, a parte degli auricolari
degni di tale nome.
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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016
di Roberto PEZZALI
Chi segue attentamente le discipline nautiche
conosce molto bene il termine Hydrofoil: dal ki-
tesurf alla vela sono sempre di più i settori dove
l’applicazione di ali alla carena o alla tavole permet-
te letteralmente di volare a pelo d’acqua eliminando
la forza di attrito per ottenere una buona velocità.
Parrot è senza dubbio il numero uno al mondo nel
campo dei droni giocattolo, e quando lo scorso anno
ha lanciato la sua collezione estiva di mini droni ha
scelto di omaggiare l’Hydrofoil creando un drone mo-
toscafo, una carena leggera in polistirolo con quattro
ali stabilizzatrici che, raggiunta la velocità adeguata,
portano lo scafo in planata sul pelo dell’acqua. Lan-
ciato inizialmente a 169 euro, l’Hydrofoil non ha avu-
to il successo sperato, ma con un nuovo prezzo, 139
euro, e una miglior comunicazione Parrot spera di
trasformarlo nel giocattolo estivo preferito per grandi
e piccini. Possibile che un prodotto simile, un super
motoscafo drone, non abbia avuto il successo che
l’azienda sperava? Abbiamo da un po’ di tempo tra
le mani il piccolo drone e in tutto questo tempo ab-
biamo fatto fatica a trovare una condizione adeguata
per poterlo utilizzare, pensiero che forse ha sfiorato
anche molti acquirenti. Quello che Parrot non ha co-
municato benissimo, e ora sta correndo ai ripari, è
che Hydrofoil non è solo un motoscafo da usare sul-
l’acqua ma è anche un normalissimo drone giocattolo
da usare in casa: la base, infatti, si stacca dal drone,
è un accessorio aggiuntivo che permette l’uso in ac-
qua raddoppiando il divertimento. Il piccolo quadri-
cottero, controllabile da smartphone e tablet con la
classica app Free Flight di Parrot, è piccolo e stabile,
decisamente robusto e può essere usato come gli
altri mini-drone sia in casa che all’aperto. Tra i punti
di forza troviamo senza dubbio la facilità di apprendi-
mento e la robustezza, tra i punti deboli la fotocamera
integrata di qualità davvero mediocre e l’autonomia
che è di circa 10 minuti, pochi per divertirsi davvero.
Il raggio di azione è vincolato dall’uso del Bluetooth,
ma è comunque più che sufficiente sia per l’uso ae-
reo che marino. La “barca” che Parrot ha pensato per
TEST Hydrofoil di Parrot è il drone che va anche nell’acqua, ma attenzione dove lo si usa perché l’acqua salata è un vero nemico
A tu per tu con Parrot Hydrofoil, il drone motoscafoLa stagione è giusta per “scatenare” il drone di Parrot: ci abbiamo giocato per un po’ e il divertimento è assicurato
il drone è leggera e
ben costruita, ed es-
sendo la leggerezza
fondamentale insie-
me al galleggiamen-
to, il polistirolo era il
materiale migliore da
usare. Agganciando
il drone sulla barca
e selezionando la
modalità “marina”
siamo pronti a parti-
re: Hydrofoil si muove sull’acqua in dislocamento a
una discreta velocità, è maneggevole e più sempli-
ce da guidare rispetto alla modalità aerea, ma solo
quando andiamo in planata il divertimento aumenta.
Basta dare “manetta” dallo schermo dello smartpho-
ne per aumentare la velocità di crociera e far alzare
Hydrofoil sulle ali, rendendolo ancora più agile nelle
curve e ovviamente più veloce. Non
esiste la marcia indietro, ma Parrot
ha studiato un modo per farlo girare
su se stesso gestendo i singoli roto-
ri. Bello, divertente e molto meglio
di tutti i motoscafi giocattolo che
imbarcano acqua da tutte le parti e
dopo due giorni non funzionano più:
come mai non ha avuto successo
allora? Purtroppo trovare uno spazio
adeguato per usare Hydrofoil non è
affatto semplice. Ci abbiamo provato
al mare, e se una piccola onda è già
problematica il rischio più grande è
l’acqua salata, il peggior nemico di
tutto ciò che ha circuiti ed elettronica. Se si bagna in
acqua dolce non succede nulla, basta farlo asciuga-
re, ma l’acqua salata potrebbe creare problemi seri.
La necessità di avere un posto con acqua piatta e
senza troppa corrente limita l’uso: in un lago si rischia
di perderlo, in un fiume la corrente è troppo forte.
Inoltre, piccoli ostacoli come un rametto, se colpisco-
no l’ala frontale mentre Hydrofoil è in planata, posso-
no far ribaltare il mezzo rendendo difficile il recupero.
Il posto migliore è la piscina, acqua piatta e possibilità
di recupero quando si vuole, ma chi d’estate ha una
piscina tutta sua libera per giocare? Probabilmente le
stesse persone che possono comprarsi un motosca-
fo vero. In ogni caso Hydrofoil è bello e divertente,
ma nel 90% dei casi si userà la sola parte drone, e
anche in questo caso il divertimento è assicurato.
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Parrot HydrofoilIl drone motoscafo in azione
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