MAGAZINE - DDay.it · Samsung: conti mai così bene da due anni Se i conti sono in piena salute il...

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MAGAZINE n.137 / 16 11 LUGLIO 2016 TV, c’è un problema di comunicazione La trasmissione della finale di Champions e delle ultime sette partite degli Europei in 4k in Italia sono stati indubbiamente un successo. Non tanto per il pubblico, ovviamente esiguo visti i requisiti non banali richiesti. È stato un successo averci pensato, averci creduto malgrado fossimo in Italia e essere arrivati fino in fondo, senza intoppi. Di questo RAI e Mediaset, ognuna per la propria parte, fanno bene a vantarsi, insieme alla UEFA, Eutelsat, Tivùsat e gli altri attori che hanno contribuito a far debuttare il 4K così in pompa magna nel nostro Paese e con il coinvolgimento di entrambi i poli televisivi nazionali. Questi esperimenti in 4k – e qui sta la più grande innovazione – sono stati aperti sin da subito al grande pubblico; o almeno a quella parte di esso interessata e attrezzata opportunamente. Di solito, invece, queste primizie restavano confinate ai salot- ti degli addetti ai lavori e ai gruppi chiusi convocati per assistere a una sterile esibizione tecnologica. Invece, addirittura, per tutta la fase finale degli Europei, gli speaker RAI sul canale in SD e in HD non hanno mancato di spiegare a milioni di spetta- tori il fatto che, disponendo di un TV 4k certificato Tivusat, di una CAM con una card Gold di Tivùsat e ovviamente di una parabola puntata su HotBird, si avrebbe potuto godere dello spettacolo in 4k, con una risoluzione quadrupla rispetto al già buon HD. È molto complicato – ha chiosato spontaneamente imbarazzato il telecronista Alberto Rimedio – ma sono convinto che gli interessati hanno capito”. Una specie di messaggio in codice per iniziati. Un successo – dicevamo – che va archiviato e che finisce per mettere in luce con ancora più forza il grande problema di comunicazione che il mondo della tecnologia e della TV in particolare si trova davanti. La tecnologia avanza, volando ben più alta di tutti i decisiori e i manager nazionali; la con- sapevolezza tecnologica degli italiani, invece, è al palo e non basterà la pur lodevole iniziativa RAI con Nino Frassica (“Complimenti per la connessione”) per rimettere il Paese in pari in breve tempo. Chi ha provato a capire se disponeva di tutti i requisiti per vedere le partite in 4K, ha avuto i suoi problemi, e questo perché è oggettivamente complicato. Esistono TV 4K dotati di decocder HEVC che non sono stati in grado di ricevere le trasmissioni solo perché incompatibili con le immagini 4K a 50p ma solo a 30p: vaglielo a spiegare a chi ha comperato, magari solo un anno fa, un TV di questo tipo. Per tacere delle possibili complicazioni legate agli standard HDR, non ancora usati nel broadcasting, e alle mutue incompatibilità tra contenuti e TV. A complicare le cose, arrivano anche gli obblighi di legge e i TV che dal prossimo anno non potranno più essere venduti, senza però che si riesca a capire quali sono quelli buoni e quelli banditi: per fare un po’ di ordine, nelle prossime ore, pubblicheremo l’anagrafe dei TV a norma di legge. Abbiamo un problema, quindi. Non un problema tecnico. Abbiamo un problema di comunicazio- ne: servono standard e certificazioni; servono proposizioni “a pacchetto”; servono categorie e indicazioni chiare. Abbiamo passato 15 anni tra bollini vari attaccati ai TV, anche quando erano superflui e finivano per confondere; ora che ne avremmo bisogno come il pane, latitano. Questo è il tema che proponiamo a chi decide nel mondo TV: ai produttori, ovviamente; ma anche alle emittenti e a chi fa le certificazioni. Bisogna affrontare in un’ottica di sistema questo problema di comunicazione: ce la si può fare, con la collaborazione e il sostegno di tutta la filiera. Spiegare, categorizzare, semplificare e soprattutto proporre tutti una visione unica, con termini e categorie condivise. Partendo magari per scegliere una volta per tutte se dire “4K” o “Ul- traHD”. Anche con queste piccole cose si fa ordine sullo scaffale e nella testa delle persone. Gianfranco GIARDINA Videocamera a 360° Samsung: è il futuro? Crociera sulla nave più tecnologica del mondo A bordo della Harmony of The Seas per scoprire e provare le tecnologie di questa rivoluzionaria città galleggiante 19 Tutte le novità Yamaha due mesi prima dell’IFA Diversi i prodotti presentati: rinnovata la gamma di sintoampli Aventage, nuovi modelli anche per la serie MusicCast Sonos Play:5 Suono “da grande” 34 25 IN PROVA IN QUESTO NUMERO Asus Zenfone Max Tutto sostanza 36 Ratificato lo standard BT.2100, partono le trasmissioni HDR? 09 04 Dallo stadio al TV: dietro le quinte delle riprese 4K Siamo stati a Parigi per vedere come nascono le riprese 4K e come arrivano nelle nostre case, grazie a Rai e Eutelsat Mediaset: le novità del palinsesto per l’autunno 2016 06 Alla scoperta del primo simulatore approvato dalla Marina Militare 18 32

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

TV, c’è un problema di comunicazione La trasmissione della finale di Champions e delle ultime sette partite degli Europei in 4k in Italia sono stati indubbiamente un successo. Non tanto per il pubblico, ovviamente esiguo visti i requisiti non banali richiesti. È stato un successo averci pensato, averci creduto malgrado fossimo in Italia e essere arrivati fino in fondo, senza intoppi. Di questo RAI e Mediaset, ognuna per la propria parte, fanno bene a vantarsi, insieme alla UEFA, Eutelsat, Tivùsat e gli altri attori che hanno contribuito a far debuttare il 4K così in pompa magna nel nostro Paese e con il coinvolgimento di entrambi i poli televisivi nazionali.

Questi esperimenti in 4k – e qui sta la più grande innovazione – sono stati aperti sin da subito al grande pubblico; o almeno a quella parte di esso interessata e attrezzata opportunamente. Di solito, invece, queste primizie restavano confinate ai salot-ti degli addetti ai lavori e ai gruppi chiusi convocati per assistere a una sterile esibizione tecnologica. Invece, addirittura, per tutta la fase finale degli Europei, gli speaker RAI sul canale in SD e in HD non hanno mancato di spiegare a milioni di spetta-tori il fatto che, disponendo di un TV 4k certificato Tivusat, di una CAM con una card Gold di Tivùsat e ovviamente di una parabola puntata su HotBird, si avrebbe potuto godere dello spettacolo in 4k, con una risoluzione quadrupla rispetto al già buon HD. “È molto complicato – ha chiosato spontaneamente imbarazzato il telecronista Alberto Rimedio – ma sono convinto che gli interessati hanno capito”. Una specie di messaggio in codice per iniziati.

Un successo – dicevamo – che va archiviato e che finisce per mettere in luce con ancora più forza il grande problema di comunicazione che il mondo della tecnologia e della TV in particolare si trova davanti. La tecnologia avanza, volando ben più alta di tutti i decisiori e i manager nazionali; la con-sapevolezza tecnologica degli italiani, invece, è al palo e non basterà la pur lodevole iniziativa RAI con Nino Frassica (“Complimenti per la connessione”) per rimettere il Paese in pari in breve tempo. Chi ha provato a capire se disponeva di tutti i requisiti per vedere le partite in 4K, ha avuto i suoi problemi, e questo perché è oggettivamente complicato. Esistono TV 4K dotati di decocder HEVC che non sono stati in grado di ricevere le trasmissioni solo perché incompatibili con le immagini 4K a 50p ma solo a 30p: vaglielo a spiegare a chi ha comperato, magari solo un anno fa, un TV di questo tipo. Per tacere delle possibili complicazioni legate agli standard HDR, non ancora usati nel broadcasting, e alle mutue incompatibilità tra contenuti e TV. A complicare le cose, arrivano anche gli obblighi di legge e i TV che dal prossimo anno non potranno più essere venduti, senza però che si riesca a capire quali sono quelli buoni e quelli banditi: per fare un po’ di ordine, nelle prossime ore, pubblicheremo l’anagrafe dei TV a norma di legge.

Abbiamo un problema, quindi. Non un problema tecnico. Abbiamo un problema di comunicazio-ne: servono standard e certificazioni; servono proposizioni “a pacchetto”; servono categorie e indicazioni chiare. Abbiamo passato 15 anni tra bollini vari attaccati ai TV, anche quando erano superflui e finivano per confondere; ora che ne avremmo bisogno come il pane, latitano. Questo è il tema che proponiamo a chi decide nel mondo TV: ai produttori, ovviamente; ma anche alle emittenti e a chi fa le certificazioni. Bisogna affrontare in un’ottica di sistema questo problema di comunicazione: ce la si può fare, con la collaborazione e il sostegno di tutta la filiera. Spiegare, categorizzare, semplificare e soprattutto proporre tutti una visione unica, con termini e categorie condivise. Partendo magari per scegliere una volta per tutte se dire “4K” o “Ul-traHD”. Anche con queste piccole cose si fa ordine sullo scaffale e nella testa delle persone.

Gianfranco GIARDINA

Videocamera a 360° Samsung: è il futuro?

Crociera sulla nave più tecnologica del mondo A bordo della Harmony of The Seas per scoprire e provare le tecnologie di questa rivoluzionaria città galleggiante

19

Tutte le novità Yamaha due mesi prima dell’IFA Diversi i prodotti presentati: rinnovata la gamma di sintoampli Aventage, nuovi modelli anche per la serie MusicCast

Sonos Play:5 Suono “da grande”

34

25

IN PROVA IN QUESTO NUMERO

Asus Zenfone MaxTutto sostanza

36

Ratificato lo standard BT.2100, partono le trasmissioni HDR? 09

04

Dallo stadio al TV: dietro le quinte delle riprese 4KSiamo stati a Parigi per vedere come nascono le riprese 4K e come arrivano nelle nostre case, grazie a Rai e Eutelsat

Mediaset: le novità del palinsesto per l’autunno 2016 06

Alla scoperta del primo simulatore approvato dalla Marina Militare 18

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Gaetano MERO

Apple iPhone 6S entra a far parte

ufficialmente dell’offerta smar-

tphone di PosteMobile che di fat-

to apre in modo definitivo alla vendita

dei prodotti Designed in Cupertino at-

traverso i propri canali. L’operazione ha

lo scopo di offrire a un target sempre

più esteso ed esigente di clienti nuove

esperienze di utilizzo puntando sulla

solidità di iOS.PosteMobile prevede, in

un prossimo futuro, l’inserimento di al-

tri dispositivi di casa Apple nel proprio

portafoglio prodotti al fine di creare un

ecosistema digitale in ambiente iOS

che consentirà, anche grazie alla pie-

na compatibilità con le app del Gruppo

Poste, la fruizione di servizi e contenuti

di Poste Italiane in mobilità agli utenti.

L’app ufficiale di PosteMobile, ad esem-

pio, grazie all’integrazione con il touch

ID permette di confermare rapidamen-

te alcune operazioni nella sezione self

care 160.

MERCATO PosteMobile ha inserito nella propria offerta lo smartphone iPhone 6S di Apple

PosteMobile venderà alcuni prodotti AppleL’operatore virtuale vuole offrire servizi avanzati ai propri clienti puntando sull’ecosistema iOS

iPhone 6S è già disponibile presso tutti

gli uffici postali ed i corner PosteMobile,

attualmente nella sola versione da

64GB, in abbinamento ad un piano ta-

riffario della serie CREAMI.

È anche possibile acquistare il solo

telefono, senza sottoscrivere alcun

tipo di abbonamento, ratealmente o in

un’unica soluzione con consegna gra-

tuita presso il proprio domicilio.

di Gaetano MERO

T IM ha avviato la sperimentazione

nella città di Palermo della prima

rete 4G “intelligente” d’Europa gra-

zie alla tecnologia CloudRAN di Huawei

in grado di migliorare le prestazioni del-

la rete mobile LTE e di ottimizzare l’uti-

lizzo delle frequenze radio in base alle

esigenze, nelle zone con maggiore ne-

cessità. La CloudRAN è una rete di ac-

cesso wireless che prevede la concen-

trazione delle capacità elaborative in

un sito centrale permettendo il coordi-

namento dei segnali radio e ampliando

di fatto la disponibilità delle prestazioni

dell’LTE Advanced, attraverso la Carrier

Aggregation che raggiunge una velo-

cità di picco di 300 Mbs in download,

oltre a migliorare la gestione delle in-

terferenze. Gli incoraggianti risultati ot-

tenuti in termini di miglioramento delle

prestazioni e della capacità della rete

nei primi test condotti presso i laboratori

TIMLab di Torino, hanno spinto TIM alla

MERCATO Una tecnologia in grado di migliorare le prestazioni e le capacità della rete LTE

TIM sperimenta a Palermo il 4G intelligenteLa sperimentazione anticipa le architetture 5G grazie alla tecnologia CloudRAN di Huawei

sperimentazione “live” della tecnologia

CloudRAN nella città di Palermo. La so-

cietà assicura che l’architettura studiata

da Huawei consente una migliore user

experience durante l’utilizzo dei servizi

broadband e permette di rendere più

efficiente la gestione della rete, crean-

do le condizioni per facilitare l’evoluzio-

ne verso il 5G, la prossima generazione

di reti e servizi mobili.

TIM intende in questo modo gettare le

basi per un’infrastruttura sempre più

veloce e affidabile, in grado di rispon-

dere alla crescente domanda di banda

larga mobile legata al sempre maggiore

utilizzo dei social-network e dei con-

tenuti multimediali attraverso i siti di

streaming.

Commissione Europea 450 milioni per la sicurezza digitaleIl pericolo di attacchi informatici su ampia scala è sempre più concreto. L’Europa si attrezza finanziando una prima tranche di studi per portare a un fronte comune per la sicurezza di Dario RONZONI

La Commissione Europea ha approvato uno stanziamento di 450 milioni di euro per finanziare nuovi progetti sul versante della sicurezza informatica. L’obiettivo è di triplicare entro il 2020 il valore iniziale dello stanziamento, grazie all’apporto di investitori privati. Tra i nuclei di maggiore criticità sono stati individuati la sicurezza delle identità online, il training dei lavora-tori a proposito delle procedure di cybersecurity e lo sviluppo di nuo-ve protezioni per le infrastrutture cloud. “I danni causati da falle nei sistemi di sicurezza online provo-cano ogni anno miliardi di euro di danni al business in Europa e nel mondo”, recita una nota della Com-missione, che aggiunge: “Sono già stati stanziati a oggi oltre 600 milioni di euro per la sicurezza in-formatica, ma è necessario un im-pegno maggiore per fronteggiare le sempre più complesse minacce provenienti da attacchi in rete”.La nuova direttiva su Network e Information Security in discussione al Parlamento europeo, ha come obiettivo la costituzione di un fron-te comune in caso di attacco infor-matico su ampia scala. Va letta in tal senso anche la proposta di una certificazione comunitaria per solu-zioni di cybersicurezza da esten-dere al maggior numero di realtà.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Dario RONZONI

S e ne era già parlato in più di

un’occasione negli ultimi mesi, e

ora i dati ufficiali non fanno che

confermare le prime indiscrezioni: gra-

zie alle vendite delle varie versioni del

nuovo smartphone top di gamma Gala-

xy S7, Samsung ha registrato i più alti

profitti da due anni a questa parte. Non

sono ancora state raggiunte le cifre

registrate nel gennaio 2013, quando il

colosso coreano piazzò un utile netto

di 7,6 miliardi di dollari, ma siamo ormai

vicini. Il secondo trimestre del 2016 ha

fatto registrare un utile di 7 miliardi di

dollari, ben il 17% in più rispetto allo

stesso periodo dello scorso anno.

Samsung rivelerà in dettaglio le singo-

le voci del bilancio non prima della fine

di luglio, ma le anticipazioni di Reuters

individuano già nel comparto mobile

MERCATO Le indiscrezioni degli ultimi mesi trovano conferma dai dati diffusi da Samsung

Samsung: conti mai così bene da due anni Se i conti sono in piena salute il merito va attribuito in gran parte al successo del Galaxy S7

la principale ragione del successo. Le

fonti citate dall’agenzia parlano di un

+54,5% nei profitti della divisione ri-

spetto al 2015. Secondo Yonhap News,

Samsung ha venduto circa 15 milioni

di esemplari di S7 e S7 Edge da aprile

a giugno, con la versione più costosa

addirittura in grado di vendere più del

modello base.

Il debutto del top di gamma, lanciato a

fine marzo, ha profondamente mutato

lo scenario del mercato smartphone

premium, con Apple ora nel ruolo di in-

seguitore, come testimoniato dal primo

calo di vendite nella storia di iPhone

annunciato lo scorso aprile.

MERCATO Connessioni fino a 200 Mb/s e Wi-Fi potenziato

Fastweb e Technicolor insieme Banda ultralarga fino a 200 Mb/s

di Andrea Zuffi

È disponibile per i clienti Fastweb un nuovo modem a banda ultra-larga con

tecnologia VDSL 35B integrata e connettività Wi-Fi multi-stream potenziata.

Nato dalla collaborazione con Technicolor, Fastgate è un modem pensato

per garantire la visione in streaming di video in alta qualità e una nuova esperien-

za di navigazione e download nelle 24 città (che diventeranno 30 entro fine anno)

in cui Fastweb offre collegamenti fino a 200 Mbps e per i clienti che hanno scelto

di attivare l’opzione UltraFibra. Grazie alla partnership con Technicolor, Fastweb

può accelerare il piano di espansione della propria rete che, basandosi sulla tec-

nologia eVdsl, raddoppierà la velocità standard dei collegamenti portandoli da 100

fino a 200 Megabit al secondo, con un netto miglioramento anche per il servizio

VoIP.La rete Fastweb si avvarrà inoltre della tecnologia di rilevamento Technicolor

“AutoWAN” che, ottimizzando la scelta del miglior percorso di rete costituirà una

solida base per lo streaming dei contenuti 4K e di molti altri servizi per la “casa

connessa”. Il modem Fastgate integra inoltre un gateway Technicolor con 4 porte

LAN Gigabit Ethernet e dispone di connettività Wi-Fi ad antenne multiple MIMO

(Multiple Input Multiple

Output) in grado di

rendere ancora più

affidabili e veloci le

trasmissioni wireless.

Fastgate migliora an-

che le performance

di WOW FI, il servizio

di Wi-Fi condiviso ba-

sato sulla community

dei clienti Fastweb.

MERCATO

TIM Special Unlimited Roaming in Europa e USA a 40 euroTIM ha presentato una nuova tariffa in abbonamento destinata ai clienti che pagano con carta di credito. Special Unlimited, questo il nome dell’offerta, ha come caratteristica più importante l’in-clusione del roaming in Europa e Stati Uniti, a un prezzo di 40 euro al mese. Il piano tariffario include SMS e 4 GB di traffico dati, in Italia e all’estero, senza limitazioni gior-naliere. Inoltre, per i primi 6 mesi di sottoscrizione, l’accesso a TIM Music (25 milioni di brani, novità discografiche, classifiche, radio show) è gratuito. Con un’aggiunta di 15 euro mensili, TIM Next Unli-mited aggiunge 2 GB al mese di dati e uno smartphone abbinato, selezionabile tra Samsung Galaxy S7 Edge, iPhone 6s 16GB e 64GB. L’offerta, vincolante per 30 mesi, è attivabile da tutti gli utenti TIM fino al 28 agosto.

Tesla aumenta la produzione ma vende meno Occhi puntati sulla Model 3?Il marchio californiano accelera la produzione, anche in vista del lancio del nuovo modello ma vende meno del previsto. Da qui al prossimo anno saranno mesi cruciali per Elon Musk e soci di Dario RONZONI

Nel secondo trimestre dell’anno Tesla ha consegnato ai propri clienti un numero di vetture infe-riore alle previsioni. Nel periodo preso in esame, il marchio di Elon Musk ha prodotto un totale di 18.345 vetture, un numero di tut-to rispetto, ma le vendite si sono attestate a quota 14.370, ben al di sotto delle 17.000 unità previ-ste dalla stessa azienda. Il dato è stato diffuso durante le vacan-ze del 4 luglio, per non incidere troppo sulle quotazioni in borsa del marchio, in attesa di tempi migliori, che potrebbero arrivare a breve. Tesla è infatti nel mezzo di una febbrile fase produttiva, che precede il lancio della Model 3, la vettura “economica” sulla quale Musk e soci hanno scommesso molto, il cui debutto è fissato per il 2017. I ritmi produttivi di Tesla si sono attestati poco al di sotto del-le 2.000 unità a settimana, ritmo che dovrebbe portare alla produ-zione di 50.000 vetture nella se-conda metà dell’anno. Un numero pari a quello delle Tesla prodotte in tutto il 2015. Se la compagnia dovesse continuare a incremen-tare la produzione (previste 2.200 vetture a settimana nel terzo tri-mestre dell’anno, 2.400 nel quar-to), per gli investitori sarebbe un segnale positivo. Ciononostante, pur con un simile incremento, Te-sla mancherà quasi sicuramente l’obiettivo fissato per il 2016, che prevedeva un totale di 80.000-90.000 unità prodotte.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto PEZZALI

R ai 4K ha trasmesso alcune partire di Euro 2016

in 4K: un evento unico in Europa, reso possibi-

le dalla stretta collaborazione tra Rai e Eutelsat

che ha mandato in orbita il segnale dal suo teleporto di

Rambouillet, alle porte di Parigi. Chi si è rifatto gli occhi

davanti ai primi piani incredibili che la regia ci ha pro-

posto, o alle panoramiche mozzafiato, dove si riusciva

a leggere l’etichetta della bottiglia d’acqua che il tifoso

sugli spalti stava bevendo, non si rende conto proba-

bilmente della incredibile macchina organizzatrice che

ha permesso agli italiani di godere di questa primizia

tecnologica. Ecco perché ci siamo trasferiti per qual-

che giorno a Parigi: dalla ripresa alla visione abbiamo

percorso tutte le tappe del segnale 4K, partendo dagli

stadi per arrivare all’International Broadcasting Center,

centro nevralgico di controllo UEFA dove i segnali ven-

gono poi distribuiti a tutti gli operatori TV del mondo.

Sotto il controllo UEFA 14 videocamere 4K allo stadioSe Rai ha potuto trasmettere 8 partite in 4K, il match

inaugurale e la fase finale con quarti, semifinali e finali

è grazie alla UEFA, che gestisce insieme ad una serie

di partner tecnici la ripresa e la trasmissione di tutte le

partite degli Europei. UEFA propone ai vari operatori

una serie di pacchetti e servizi, dalla ripresa ai contenu-

ti aggiuntivi come le interviste a bordo campo, le gra-

fiche del match, i servizi second screen in streaming e

le immagini dai ritiri ufficiali. Un menu di opzioni ricche,

tra la quali per la prima volta c’era anche la possibilità

di avere il segnale 4K che Rai e pochi altri broadcaster

mondiali hanno comprato. Rai è l’unico operatore che

ha trasmesso gli Europei in 4K su satellite: gli altri ope-

ratori che hanno acquisito i diritti del 4K, come Orange,

hanno distribuito il segnale 4K in streaming.

La ripresa in 4K, così come la regia, sono totalmente

separate dalla normale regia HD: agli ordini del regi-

sta incaricato di seguire il 4K, un tedesco, sono state

utilizzate 14 videocamere in ogni stadio. Oltre alle clas-

siche camere posizionato sopra le porte e in posizione

centrale ci sono anche il “ragno”, ovvero la camera a

ENTERTAINMENT Siamo andati a Parigi, dove la UEFA consegna il segnale 4K ai broadcaster per trasmetterlo in tutto il mondo

Dallo stadio alla TV: ecco come Rai e Eutelsat hanno trasmesso Euro 2016 in 4K sui nostri TVScopriamo come nascono le riprese, come vengono gestite e come, grazie a Eutelsat, arrivano nelle nostre case

La disposizione delle videocamere per il 4K, in verde, rispetto a quelle Full HD, in rosso.

filo per la ripresa aerea ravvicinata, e l’elicottero, per

le riprese globali degli esterni. Quasi tutte le camere

sono camere 4K: UEFA non ci ha confermato la cosa,

ma secondo i tecnici Rai la ripresa dall’elicottero e la

ripresa del ragno sono riprese Full HD upscalate e il

motivo è semplice: ad oggi non esiste un efficace tra-

smettitore radio di segnale 4K, cosa indispensabile per

gestire le camere che non sono collegate mediante

un cavo. Il segnale in uscita dal mixer della regia, posi-

zionato in un van nei pressi dello stadio, viene spedito

all’International Broadcasting Center tramite una rete

in fibre ottiche. Se negli anni passati i segnali dalle va-

rie location venivano inviati tramite satellite, oggi per

ridurre la latenza viene usata una efficiente rete in fibra

fornita da Orange, partner tecnico; per la precisione il

segnale 4K viene distribuito suddiviso in 4 segnali HD-

SDI 1080p@50 da 3 Gbps, con un segnale di backup

per evitare ogni problema. Un ulteriore backup viene

trasmesso anche dallo stadio all’IBC tramite satellite,

da usare però solo in situazione di emergenza.

Il segnale arriva al “router” di Parigi L’International Broadcasting CenterAllestito in circa 3 mesi, l’International Broadcasting

Center è il centro nevralgico UEFA per il controllo di

tutte le attività audio e video degli Europei di calcio.

Siamo all’interno di una enorme struttura ricavata in

due padiglioni del centro espositivo Porte de Versailles

di Parigi, 17.100 mq di superficie con 1100 persone che

ci lavorano giorno e notte per assicurarsi che tutto fun-

zioni per il meglio. Una struttura super sicura e protetta,

tanto che la stessa coppa di Euro 2016 viene custodita

sotto una teca nella hall.

I numeri dell’IBC sono impressionanti: nell’enorme

struttura in legno (verrà poi riciclato per far case in Po-

lonia) ci sono circa 1000 km di cavi, e un responsabile

UEFA ci fa presente che se tutta la fibra ottica usata per

EURO 2016 fosse disposta lungo l’equatore si potreb-

bero fare ben due giri attorno alla terra.

Le due strutture chiave dell’IBC sono la Master Control

Room e la Central Equipment Room: quest’ultima è il

punto di raccolta di tutti i segnali degli stadi e delle va-

rie camere, con i fasci gialli che identificano la fibra ot-

tica che porta i segnali in ingresso e il fascio verde che

invece porta i segnali alla Control Room per il controllo

e la distribuzione. Qui i tecnici controllano che ogni

segnale sia perfetto: c’è una postazione per il controllo

del 4K e una posizione per la gestione dell’audio im-

mersivo, essendo gli europei registrati in Dolby Digital

5.1. All’IBC non c’è la regia, che viene fatta in ogni sta-

dio, ma c’è solo il puro controllo del segnale con il suo

I fasci di cavi gialli sono fibre che arrivano dai vari stadi. I cavi verdi rappresentano il segnale che vie-ne controllato e smistato dall’IBC ai vari operatori.

segue a pagina 05

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

smistamento. Per capire l’enorme numero di schermi

e persone utilizzate per il controllo basta pensare che

da ogni stadio la UEFA invia all’IBC 17 segnali non com-

pressi, uno dei quali è il flusso 4K. Tra i segnali ci sono

il “Live Stadium Feed”, con la partita e gli highligths,

due camere angolari per una panoramica degli stadi,

i segnali delle due panchine, i replay dettagliati, una

camera fissa che copre tutto il campo da usare come

backup e una serie di feed addizionali che includono

segnali richiesti espressamente dai vari broadcaster.

Rai, ad esempio, potrebbe chiedere una camera punta-

ta sempre su Antonio Conte per non lasciarsi sfuggire

nemmeno una espressione.

I segnali vengono poi consegnati ai vari broadcaster in

loco a 12 Gbps: per poter gestire il passaggio dell’enor-

me fascio di cavi e fibra all’IBC sono stati realizzati veri

e propri ponti.

Una curiosità: all’IBC è presente anche tutto il reparto

IT della UEFA che gestisce la struttura informatica e il

ticketing delle partite: che analizza in tempo reale le

informazioni di accesso alle strutture (biglietti venduti,

le persone che sono già entrate allo stadio, la rete wi-fi,

ecc), tutto viene controllato in real time.

Rai smista il segnale: il 4K va RambouilletSe gli scorsi anni Rai aveva allestito un vero e pro-

prio studio in loco, per Euro 2016 si è scelto di tenere

lo studio e la regia per il pre e post partita a Roma.

I tecnici Rai presenti all’International Broadcasting

Center hanno quasi esclusivamente una funzione di

La Master Control Room: sui monitor ogni segnale in arrivo da ogni location degli Europei.

UEFA ha allestito anche una satellite farm, ovvero un posto di trasmissione per inviare alle emittenti che non hanno spazi all’IBC il segnale delle partite.

controllo: il segnale a 12 Gbps consegnato dalla UEFA

viene registrato su una serie di NAS e poi distribuito a

seconda dell’utilizzo.

Il segnale HD, quello utilizzato per Rai 1 e Rai 1 HD,

viene inviato a Roma mentre quello per Rai 4K viene

inviato a Rambouillet. Anche qui la distribuzione av-

viene tramite rete a fibra ottica, ma il segnale deve es-

sere ovviamente compresso: solitamente si utilizzano

codec di distribuzione come il Motion Jpeg o il Jpeg

2000, ma Rai per Euro 2016 ha scelto di servirsi del-

la nuovissima tecnologia di V-Nova, il famoso codec

Perseus che viene usato anche da Sky (che è uno dei

maggiori investitori di V-Nova).

Perseus permette un notevole risparmio di banda, con

un encoding in tempo reale che perde solo un paio di

frame rispetto alla diretta: se il segnale da 12 Gbps

fornito dall’IBC compresso in motion Jpeg occupa 1.2

Gbps, compresso con Perseus si scende a 300 Mbps.

Il segnale HD arriva quindi al Centro Rai di via Teulada

a Roma, viene decodificato da un altro apparato Per-

seus per poi essere arricchito con contributi da studio

e distribuito, mentre il segnale 4K, compresso sempre

con Perseus, viene inviato a Eutelsat tramite due dif-

ferenti nodi sempre sfruttando la fibra ottica.

Logo e telecronaca, poi Eutelsat trasmetteIl segnale 4K a 300 Mbps arriva a Rambouillet su una

coppia di fibre ottiche ridondanti. Rai e Eutelsat si sono

serviti di DBW Communication come partner tecnico,

che ha parcheggiato un van all’interno del teleporto

per gestire il video, l’audio e aggiungere la telecrona-

ca in italiano. All’interno del van troviamo i monitor di

controllo del segnale con gli schermi 4K per valutare la

qualità: siamo davanti ad un segnale a 10 bit con spa-

zio colore REC 709, quindi niente wide color gamut e

niente HDR.

La regia Rai per il controllo dei segnali inviati a Roma e a Eutelsat (4K).

L’encoder Perseus che Rai usa per comprimere il segnale prima di mandarlo a Roma o a Eutelsat.

Al momento quello che passa la UEFA ai broadcaster è

questo, ma è probabile che in via sperimentale le par-

tite vengano anche registrate a piena dinamica nei van

di produzione.

All’interno del camion tecnico i tecnici RAI gestiscono il

cartello grafico che viene mostrato sul canale in attesa

della partita, inseriscono il logo e, prima dell’inizio del

match, inseriscono i contributi che arrivano da Roma

per il pre e post partita (che non sono in 4K ma up-

scalati). Infine viene aggiunta la telecronaca dedicata,

che non può essere quella della versione HD perchè

essendo la regia differente le inquadrature non sono

le stesse. Mentre i telecronisti della versione HD sono

allo stadio, Marco Civoli, il telecronista Rai che fa la

telecronaca della versione 4K delle partite, è a Ram-

bouillet in un piccolo studio allestito nel van. “Con il 4K

è anche più facile fare la telecronaca, si riconoscono

subito i giocatori” ci dice mentre sta preparando la sua

postazione. L’audio viene mixato in due versioni: stereo

e Dolby Digital 5.1, quest’ultimo passato sul canale se-

condario. Tutto è pronto per la trasmissione: il segnale

in uscita dal mixer del van raggiunge gli encoder HEVC

Elemental di proprietà di RAI e viene compresso a

25 Mbps per poi essere trasmesso. “Potevamo andare

più alti con il bitrate - ci dice Cristiano Benzi, ingegne-

re di Eutelsat che ha curato l’intero progetto - ma non

volevamo creare problemi ad alcuni TV e alle CAM.

Inoltre abbiamo visto che da 25 Mbps a 50 Mbps con

l’HEVC il guadagno è davvero ridotto.”

Manca solo il passaggio finale: Eutelsat trasmette il

segnale su Hotbird al canale 210, Rai 4K, dopo aver-

lo criptato con la codifica di TivùSat. Una operazione

questa abbastanza comunque nel teleporto di Ram-

bouillet , uno dei migliori e meglio organizzati teleporti

al mondo per applicazioni di questo tipo (qui il nostro reportage completo) .

Il monitor di controllo del segnale, niente gamma dinamica estesa.

Il monitor di riferimento Sony usato per valutare la qualità delle immagini.

ENTERTAINMENT

La trasmissione in 4K di Euro 2016 segue Da pagina 04

torna al sommario 6

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Gianfranco GIARDINA

L a presentazione dei palinsesti Mediaset per il pros-

simo autunno è stata un appuntamento ghiotto per

capire lo spirito e la strategia del Biscione dopo

l’accordo con Vivendi. E viene da dire che la vendi-

ta al gruppo francese di Premium (che non è ancora

operativa e lo sarà dal prossimo autunno), ha fatto da

cura ricostituente all’energia e alle ambizioni di Media-

set che è apparsa pimpante e rifocalizzata sull’offerta

gratuita e su tutto quanto abbia fatto grande il gruppo

fino a oggi.

Rifocalizzazione sulla TV generalista e sulle produzioni interneI canali tematici in questi anni hanno dimostrato di certo

di poter intaccare l’audience della TV generalista ma,

secondo Piersilvio Berlusconi, la TV generalista conti-

nua a confermare nei numeri il proprio ruolo da pro-

tagonista assoluto del panorama televisivo. E questa

rifocalizzazione sulla TV generalista e sulla “tradizione”

è stato uno dei fil rouge di tutta la presentazione, un at-

teggiamento nuovo, o di ritorno al passato, che segna

una forte discontinuità nella strategia di Mediaset degli

ultimi anni. Secondo Berlusconi, infatti, i dati dicono

che la TV generalista è viva e vegeta, e anzi è l’unica

che è in grado, in un panorama sempre più polveriz-

zato, di garantire ascolti importanti. E, in quest’ambito,

Mediaset, almeno secondo i dati proposti durante la

conferenza stampa di presentazione dei palinsesti, ha

letteralmente stracciato la concorrenza di RAI e com-

pagni. Una presentazione, quella di Mediaset, partico-

larmente aggressiva sul fronte dei confronti numerici

sugli ascolti che è parsa una risposta diretta all’equiva-

lente evento di settimana scorsa in cui RAI non aveva

lesinato qualche “pizzicotto” ai concorrenti privati.

In primavera gli ascolti di Mediaset nel totale giornata

sono arrivati a uno share del 34,9%, contro il 31,4 di RAI,

dati calcolati, però, nella fascia 15-64 anni (sopra i 65

anni, RAI ha numeri imbattibili). Si tratta di un grande

risultato, anche in considerazione del fatto che il target

di mezza età è sicuramente più interessante ai fini pub-

blicitari. Andando poi ad esplodere gli ascolti su tutte le

fasce di età, Mediaset vince a mani basse dappertutto

(salvo che sugli over 65) e in particolare ottiene ottimi

risultati (con oltre il 40% di share) nella fascia 15/24 in

ENTERTAINMENT Nuovo focus sulla musica ma soprattutto sulla TV generalista, ancora in grado di dominare ampiamente il mercato

Mediaset autunno 2016: le novità del palinsestoNasce anche il polo radiofonico (105, Virgin, 101 e Radio Monte Carlo) con il possibile arrivo di Cruciani da Radio 24 Confermata per il futuro (ma non si sa di preciso quando) l’HD su satellite e forse anche nuovi eventi trasmessi in 4K

cui è determinante sicuramente l’ottimo lavoro fatto

con Italia 1 per quel target in particolare e dove RAI toc-

ca il suo punto di maggiore debolezza.

Parallelamente alla rifocalizzazione sulla TV genera-

lista, Mediaset cerca di cambiare passo anche sulle

produzioni interne, spingendole ai massimi livelli ne-

gli ultimi anni: “Abbiamo gli studi completamente im-

pegnati, non abbiamo più un buco libero – confessa

Piersilvio Berlusconi -. Raramente negli ultimi anni ab-

biamo toccato punte di produzioni interne come quelle

del prossimo autunno”. E via a snocciolare numeri, per

esempio sul prime time del prossimo autunno, in cui le

autoproduzioni aumenteranno del 42%, passando da

107 a 152 serate, soprattutto sul fronte dei programmi

in intrattenimento e dei talk show.

Per quanto riguarda le fiction, che nelle ultime stagioni

sono state in maggiore difficoltà, Piersilvio Berlusconi

è onesto: “Riconosco che sul fronte fiction negli ultimi

anni ci siamo indeboliti e paghiamo alcuni disinvesti-

menti; alcune storie che hanno caratterizzato Canale 5

non sono più così vicine al pubblico e quindi ci stiamo

riposizionando su soggetti che tocchino il cuore del-

la gente o temi di impegno civile: ora vedremo i primi

frutti con un mini serial su Papa Francesco, ma il bello

deve ancora venire”. Il riferimento è, tra le alter cose, al

ritorno sullo schermo in qualità di attore di Gianni Mo-

randi, che arriverà nel 2017.

Il nuovo polo radiofonico 10 milioni di ascoltatori ogni giornoLa grande novità della galassia Mediaset, oltre a quella

dell’accordo con Vivendì, è la costituzione di un polo

radiofonico, il più grande in Italia per ascolti e raccolta

pubblicitaria, composto da 105, 101, Virgin Radio come

emittenti di proprietà, con l’aggiunta anche di Radio

Monte Carlo come partner. Con le recenti acquisizioni,

infatti, l’audience del polo radio di Mediaset, arriva a

9,7 milioni nel giorno medio, contro i 9,3 delle emittenti

RAI. La volontà di Mediaset non è solo quella di esten-

dere alla radio il perimetro editoriale del gruppo, ma

anche quella di esplorare tutte le sinergie possibili con

la TV. Un compito questo non semplice e tutto somma-

to inedito, visto che l’unico altro gruppo impegnato su

TV e radio, ovverosia la RAI, non è che sia mai riuscito

a costruire grandi ponti tra i due media. Il primo espe-

rimento in tal senso riguarderà una trasmissione musi-

cale (Your Song, una sorta di contest per determinare

a furor di popolo la canzone degli ultimi 50 anni) che

avrà una declinazione televisiva su Canale 5 e alcune

presenze radiofoniche in via di definizione.

Mediaset intraprende questa avventura, però, con un

piglio molto umile e – a nostro avviso – con il piede

giusto: “Non abbiamo fretta. Fare la radio è una cosa

segue a pagina 07

torna al sommario 7

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

diversa da fare la TV – ci ha detto Piersilvio Berlusconi

– e Mediaset non ha esperienza sul fronte radiofoni-

co. Per questo sono molto contento che potremo far

affidamento sulle capacità e sull’esperienza in que-

sto settore di Alberto Hazan”. Hazan, fondatore del

gruppo Finelco e pioniere delle radio private in Italia,

ha venduto a Mediaset le sue “creature” 105 e Virgin

Radio ma ha trattenuto per sé Radio Monte Carlo, che

comunque lavorerà in sinergia con le emittenti del polo

Mediaset a cui è affidata anche la raccolta pubblicitaria.

Non mancheranno probabilmente più avanti anche le

novità di palinsesto, qui annunciate solo a mezza voce,

come il probabile arrivo da Radio 24 a 105 di Giuseppe

Cruciani, con qualcosa di simile alla Zanzara.

L’accordo con Vivendi va avantiPiersilvio Berlusconi ha commentato anche lo stato

dell’arte dell’accordo con Vivendi: tutto va avanti come

previsto, è stata terminata la due diligence e ora la pra-

tica deve essere vagliata dall’antitrust, che se la ridotta

presenza di Vivendi in Italia (al di là della quota in Tele-

com Italia) non dovrebbe destare sorprese.

Di certo la nuova alleanza dovrebbe dare due frutti im-

portanti: la costituzione di una major per la produzione

di contenuti internazionali e una nuova piattaforma eu-

ropea di Subscription Video On Demand che integrerà

l’attuale Infinity con le altre attività simili di Vivendi e

che dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi. Ovvia-

mente, nelle more del perfezionamento dell’accordo e

del trasferimento delle attività, l’operato di Premium va

avanti (apparentemente) come se nulla fosse, con la

preparazione delle nuove offerte commerciali per la ri-

presa del campionato e della Champions: la campagna

pubblicitaria per la nuova stagione partirà alla chiusura

dei campionati europei in corso.

HD su satellite e 4K “Si farà sicuramente”, non si sa quandoNon è mancata poi l’occasione per alcune domande

su temi meno legati ai contenuti e più alle tecniche di

trasmissione e alla qualità del segnale.

La questione “banda 700” è stata presto archiviata dal-

la consigliera Mediaset e RTI Gina Nieri, di fatto con

una non-risposta: dopo aver ripercorso velocemente la

questione, con la richiesta di cessione della banda 700

dell’Europa nel 2020 e la controrichiesta del Governo

di proroga al 2022, Nieri si è limitata a dire che il pas-

saggio al 2022 è assolutamente necessario, anche per

dare il tempo di adeguarsi alle nuove specifiche tecni-

che. Il che sottointende che Mediaset dà per scontata

la necessità di uno switch off nel 2022 che – insistiamo

nel ripeterlo – in realtà non fa parte delle richieste eu-

ropee quanto più delle esigenze delle emittenti.

Siamo poi andati sul tema alta definizione: Mediaset è

ancora (inspiegabilmente) assente con i propri canali

in HD dalla piattaforma satellitare Tivusat, malgrado

i 3 principali canali siano presenti, pur con qualità al-

talenante, su digitale terrestre: “Noi abbiamo sempre

privilegiato il digitale terrestre – ci risponde Piersilvio

Berlusconi -, perché è il sistema di trasmissione che

raggiunge la maggior parte della popolazione. Su que-

ENTERTAINMENT

Mediaset: le novità del palinsesto segue Da pagina 06

sta piattaforma abbiamo i nostri 3 canali principali in

HD, oltre ai canali Premium; la RAI ha solo due canali.

Ma è chiaro che andremo in HD anche su satellite, tut-

to è destinato ad essere in HD”. Per quanto riguarda il

4K, l’esperimento della finale di Champions League po-

trebbe essere ripetuto nel prossimo futuro, sullo sport

o anche su altri tipi di intrattenimento “ma non dobbia-

mo dimenticarci che il pubblico attrezzato per vedere

questo tipo di segnale – ha concluso Berlusconi – è

per ora numericamente molto limitato”.

Canale 5 Maria de Filippi sempre più potenteLa conferenza è iniziata con una notizia, invero abba-

stanza attesa: Gerry Scotti, che ha presentato la serata,

dopo 31 anni nel gruppo, ha rinnovato ancora il contrat-

to con Mediaset. Piersilvio Berlusconi, in una specie di

“dichiarazione d’amore” nei confronti del conduttore, si

è lasciato andare con un “starai con noi per sempre!”.

Per Gerry Scotti, tra le altre cose, oltre a Caduta Libera

e alla presenza di Tu si que vales, arriverà anche un

nuovo programma: si tratta di una sorta di talent per

bambini dalle abilità straordinarie, non propriamente

qualcosa di mai visto.

La regina della rete ammiraglia, resta comunque la

“magica” Maria de Filippi, in grado di trasformare in

oro ogni cosa che tocca. A partire dal prime time del

sabato, che è suo: si parte appunto con Tu si que va-

les, per poi proseguire nel corso del 2017 con le nuove

stagioni di C’è posta per te e Amici. Ma la presenza

– diretta e indiretta – della De Filippi prosegue con

il coinvolgimento di Fascino, la casa di produzione

posseduta al 50% da Mediaset e a 50% dalla stessa

De Filippi. Fascino produrrà, tra le altre cose, un nuovo

programma chiamato House Party: si tratta di puntate

monografiche in cui ogni volta un artista o un gruppo si

troveranno in una casa e racconteranno se stessi, ov-

viamente a suon di musica. I protagonisti previsti sono,

oltre a una puntata speciale con la De Filippi e Sabrina

Ferilli, i Pooh, Il volo, Alessandra Amoroso con Elisa e

Emma Marrone, Biagio Antonacci. Fascino produrrà

per Canale 5 anche un ritorno di Maurizio Costanzo

alle interviste “one to one” in seconda serata.

In arrivo, sempre su Canale 5, anche il Grande Fratello

VIP, una riedizione dell’ormai consunto format reality

che dovrebbe essere rinvigorito dall’iniezione di per-

sonaggi famosi (o quasi); insomma una via di mezzo

tra il Grande Fratello e l’Isola dei Famosi, che invece va

ancora bene. La conduzione andrà ad Ilary Blasi, che

detronizza Alessa Marcuzzi, da tanti anni alla conduzio-

ne del programma in edizione “standard”.

Torna anche Zelig, per il momento solo con 4 puntate,

dalla portata però super: si tratta di una sorta di rie-

vocazione della storia ventennale del grande format

comico, con tutti i personaggi che hanno fatto la sto-

ria della trasmissione. I conduttori saranno Michelle

Hunziker e Christian De Sica, il che rende – soprattut-

to nel rispetto della chiave rievocativa – molto vistosa

la mancanza di Claudio Bisio. Bisio però è impegnato

contrattualmente con RAI in questo momento, anche

se Alessandro Salem (direttore generale contenuti),

visto l’evento di portata straordinaria, non ha escluso

che il comico possa partecipare in qualità di ospite e

non di conduttore.

Anche la musica avrà uno spazio potenziato su

Canale 5, con una serie di concerti: già registrati quelli

dei Pooh e della Pausini a San Siro. Interessante anche

lo sviluppo della collaborazione con Adriano Celenta-

no: ci sarà spazio per un racconto in graphic novel dal

titolo Adrian, ideato dallo stesso Celentano e che an-

drà ad occupare alcune sere in prima serata.

Tra i programmi di seconda serata, segnaliamo l’arrivo

di Nicola Porro a Matrix, di cui si è parlato molto nelle

scorse settimane dopo il “siluramento” in RAI, e una

nuova trasmissione di Piero Chiambretti (la nota stam-

pa parla di “prima contaminazione tra attualità e spet-

tacolo”, descrizione che però non ci pare così distante

da quello che Chiambretti ha sempre fatto)

Veniamo infine alla Champions: se tutte le partite,

segue a pagina 08

torna al sommario 8

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

come nella scorsa stagione, saranno esclusiva di Pre-

mium, come di consueto su Canale 5 troverà spazio

una partita in chiaro per ogni turno. Stante il palinsesto

previsto, si tratterà della partita del martedì, visto che la

prima serata del mercoledì è occupata da altro, ma non

si escludono cambiamenti dell’ultim’ora.

Italia 1, a tutta gioventùItalia 1 ovviamente cerca di radicare ancora di più il

suo successo tra le giovani famiglie con una scelta

di palinsesto assolutamente consona. Diverse novità,

prima fra le quali l’arrivo in access prime time de La

nuova cultura moderna, un programma di Antonio Ricci

già andato in onda nella prima edizione nelle stagioni

2006-2007 (con la conduzione di Teo Mammuccari) e

qui rivisto completamente: di fatto Ricci farà concorren-

za a sé stesso, visto che il programma sarà nella stessa

fascia oraria di Striscia la notizia. Se verrà confermata,

come fu nel 2006, la presenza del Gabibbo, questo si

troverebbe “bilocato” contemporaneamente su due

canali, mentre la conduzione di Mammuccari sembra

ora in discussione sulla base del rinnovo del contratto,

in scadenza a dicembre.

In arrivo per l’autunno anche un game show basato

sulla musica condotto da Alvin e il grande ritorno alla

conduzione per Simona Ventura, in un programma

(prodotto da Fascino di Maria De Filippi) sul “cambia-

mento”, sia che si tratti di cambiamento estetico, gra-

zie alla chirurgia, che di cambiamento più interiore: il

mood è “voi cosa siete disposti a fare per cambiare?”,

il che la dice lunga su quanto il programma potrebbe

far discutere.

Grande riconferma per Le Iene, che andranno addirittu-

ra a occupare due prime serate a settimana, annuncio

che mette la parola fine a tutte le illazioni sulla frattura

tra Mediaset e Davide Parenti, autore storico della tra-

smissione.

Torna anche Colorado, con la conduzione di Luca e

Paolo. Per quanto riguarda la comicità, arrivano anche

due serate speciali, con gli one man show di Angelo

Pintus e Andrea Pucci.

Prosegue poi il grande impegno di Italia 1 sui serial,

con il lancio di Lethal Weapon (la serie) in contempo-

ranea USA e Supergirl; inoltre le riconferme di CSI (l’ul-

tima stagione), The Flash, Person of Interest, Big Bang

Theory e gli oramai tradizionali Simpson.

Retequattro gioca con i numeriRetequattro “gioca” con i numeri e a Quinta Colonna

(con Del Debbio) e Quarto Grado, affianca due nuovi

programmi: si tratta di La settima porta, un programma

inedito di documentari e approfondimenti, e Il terzo in-

dizio, di fatto uno spin off di Quarto Grado, sperimenta-

to in queste settimane e che approda in prima serata.

Ma di certo il pezzo forte è il ritorno in pianta (più) stabi-

le del Maurizio Costanzo Show in prima serata. Sempre

in prima serata vedremo una trasmissione condotta da

Alfonso Signorini e Rosita Celentano (Una serata bel-

la…! Per te), mentre nel day time, in cui Retequattro è

più forte, arriverà Hello Goodbye, una nuova trasmis-

sione di Marco Berry.

ENTERTAINMENT

Mediaset: le novità del palinsesto segue Da pagina 07

di Franco AQUINI

N ella nuova versione (52) del

browser Chrome, Google integra

l’estensione Google Cast diretta-

mente nel menù. Per proiettare i conte-

nuti verso un televisore tramite la perife-

rica Chromecast non sarà più necessario

installare l’estensione separata. E c’è an-

ENTERTAINMENT Nella nuova versione (52) del browser Chrome, Google integra direttamente nel menù l’estensione Google Cast

D’ora in avanti Google Cast sarà integrato in ChromePer inviare i contenuti a un TV tramite Chromecast non sarà più necessaria l’estensione separata. Novità anche per Hangouts

che una novità che riguarda Hangouts.

È una piccola novità, ma è pur sem-

pre importante: con la versione 52 di

Google Chrome, non sarà più necessa-

rio installare l’estensione Google Cast

per inviare i contenuti dal vostro compu-

ter al Chormecast (o Chromecast Audio).

Google ha infatti deciso di integrare la

funzionalità direttamente all’interno

del menù del browser Chrome, sotto

la voce “Cast”. La funzionalità non è

disponibile per tutti, l’aggiornamento è

in fase di rollout e, come accade nor-

malmente, richiederà qualche giorno

perché si diffonda. Le novità non si li-

mitano all’integrazione delle funzioni di

invio contenuti verso i dispositivi Chro-

me Cast: con Chrome versione 52 sarà

possibile inviare il contenuto di una tab

di Chrome direttamente ai partecipanti

di Hangouts. La funzionalità non riguar-

derà solo Hangouts, ma una serie di non

precisati servizi cloud, tra cui il servizio

di messaggistica di Google. Con l’esten-

sione Google Cast e da ora in poi con

le nuove versioni di Chrome, è possibile

inviare i contenuti visualizzati nel brow-

ser, inclusi video e audio, direttamente

al dispositivo Chromecast collegato al

TV. In questo modo è possibile guardare

i contenuti di YouTube o di Google Play

Film, per fare un esempio, sul TV via Wi-

Fi senza collegare nessun cavo. Chrome

Cast e Chromecast audio sono disponi-

bili a 39€.

torna al sommario 9

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

TV E VIDEO Lo standar BT.2100 raggruppa le specifiche HDR, incluse quelle per i broadcaster

Ratificato lo standard BT.2100 per l’HDRL’arrivo della standardizzazione permette ai broadcaster di iniziare subito le trasmissioni HDR

di Roberto PEZZALI

L’HDR è pronto a decollare, anche in

TV: l’ITU ha infatti ratificato il nuovo

standard Rec.2100, costruito sulla

base del Rec.2020, che definisce le linee

guida e le specifiche per la trasmissione

e la diffusione di contenuti HDR. L’arri-

vo di un nuovo standard con una nuova

sigla non deve però spaventare, perché

per una volta non siamo davanti a qual-

cosa che rende obsoleti TV o decoder. Il

Rec.2100 si limita solamente a raggrup-

pare una serie di principi che già sono

presenti all’interno della maggior parte dei

dispositivi compatibili HDR disponibili oggi

sul mercato. Senza entrare troppo nei

dettagli, anche perché non è necessario,

il Rec.2100 ingloba tutte le specifiche già

definite nel Rec.2020, quindi Wide Color

Gamut e Ultra HD, aggiungendo due op-

zioni per l’HDR, il PQ EOTF (Perceptual

Quantization) e l’HLG. La prima sigla, che

potrebbe suonare molto complessa, de-

scrive in realtà la curva di gamma utiliz-

zata da sistemi HDR come Dolby Vision e

HDR10, quelli in poche parole adottati su

Blu-ray Ultra HD e nello streaming, mentre

la seconda sta per Hybrid Log Gamma, ed

è la curva HDR studiata da BBC e NHK per

gestire i contenuti HDR in ambito broa-

dcasting, quindi trasmissioni Live.

Ed è proprio questo il punto più impor-

tante: l’arrivo della standardizzazione per-

mette ai broadcaster di iniziare subito le

trasmissioni HDR, anche perché la carat-

teristica dell’Hybrid Log Gamma è quella

di poter trasmettere un solo segnale che

viene visto come HDR dai TV compatibili

e come SDR (quindi a dinamica standard)

dai TV di vecchia generazione. Una cosa

fondamentale questa per un broadca-

ster, che potrà iniziare a trasmettere sullo

stesso canale un contenuto allo stesso

tempo HDR e SDR lasciando che sia il

TV a comportarsi di conseguenza. Da se-

gnalare che lo standard ratificato dall’ITU

prevede l’uso dell’HLG con segnali Full

HD, 4K e 8K, e questo vuol dire che se

Mediaset volesse potrebbe trasmettere

film HDR in Full HD su Premium Cinema

HD che sarebbero correttamente mo-

strati a gamma estesa dai TV compatibili.

Sperimentazioni da questo punto di vista

ci sono già state in Italia: Eutelsat infatti ha trasmesso la cerimonia di apertura della Porta Santa in Vaticano proprio in questo standard e molti possessori di TV

HDR hanno potuto vederla: Sony, Pana-

sonic, LG e Samsung infatti integrano già

la gestione dell’HLG dallo scorso anno,

anche se non è mai stato apertamente

dichiarato. In ogni caso, se un TV doves-

se esserne sprovvisto, basterebbe un ag-

giornamento software. Sky ha dichiarato

che dal 2017 inizieranno le trasmissioni

HDR, ed è molto probabile che la scelta

ricada proprio sul forma HLG.

di Roberto PEZZALI

Samsung salta la generazione

OLED, almeno per i TV: in Corea

hanno capito che l’unica soluzione

per salire sul carro dell’OLED sarebbe

scegliere la strada di LG, ovvero OLED

bianco con filtri colore davanti, cosa che

comporterebbe il pagamento di licenze

a LG ma anche una sconfitta tecnologica

di fronte alla rivale di sempre. Dalla “O”,

e passando dalla “P” dei plastic OLED,

quelli flessibili, si va direttamente alla

“Q” per iniziare quella che per Samsung

sarà la generazione QLED, per questo ha

chiesto la registrazione del marchio. I di-

splay QLED saranno l’evoluzione naturale

del Quantum Dots Display che già oggi

Samsung propone sulle sue TV SUHD,

anche se il principio di funzionamento

sarà per certi aspetti più simile a quello

TV E VIDEO Samsung ha registrato il marchio QLED, si profila all’orizzonte una battaglia OLED-QLED

Samsung QLED: primi prototipi in arrivo nel 2017? I QLED verranno utilizzati su una nuova generazione di schermi per smartphone, TV e computer

dell’OLED che a quello di un TV LCD.

Oggi, con i Quantum Display SUHD, Sam-

sung utilizza un filtro di cristalli Quantum

Dots per generare una retroilluminazione

“pura” da usare dietro ad un classico pan-

nello LCD (ecco come funziona un TV Quantum Dots), ma in futuro l’obiettivo

sarà quello di eliminare l’LCD lasciando

solo lo strato di cristalli che funzioneranno

quindi come piccoli pixel. I Quantum Dots

sono cristalli che emettono infatti rosso,

verde e blu a secondo della loro gran-

dezza, e Samsung ha trovato il modo di

“eccitarli” singolarmente per trasformarli

in una inesauribile fonte di luce: rispetto

al materiale organico alla base dell’OLED,

che è comunque deperibile nel tempo, i

cristalli dei display Quantum hanno teori-

camente una vita infinita.

Samsung ha mostrato allo scorso CES

i primi prototipi di TV Quantum Dots Di-

splay spessi solo 5 mm ma sempre ba-

sati su tecnologia LCD, ed è probabile

che questi saranno la base dei TV per il

2017. Il prossimo anno potrebbero però

apparire anche i prototipi dei veri QLED,

con la produzione attesa per il 2018 /

2019. Il QLED Display, se dovesse essere

promettente come durata e resa video,

verrebbe utilizzato anche su smartphone

e schermi da computer, per pensionare

definitivamente il pannello LCD almeno

sui prodotti di fascia alta.

Sony, in arrivo nuovi TV 4K a prezzi più competitiviSony si appresta a lanciare sul mercato nuovi televisori Ultra HD con tagli a partire da 43 pollici e prezzi da 799 sterline, poco meno di 1000 euro

di Giulio MINOTTI

Secondo le ultime indiscrezioni trapelate in Rete, Sony sarebbe pronta a lanciare sul mercato americano ed europeo tre nuo-ve serie di TV Led con pannello 4K. I nuovi prodotti, con deno-minazione nel nostro continen-te XD70, XD75 e XD80, andreb-bero ad espandere l’attuale line-up del costruttore giappo-nese con diversi modelli da 43 a 65 pollici. Scendendo nel detta-glio la serie XD70 sarà compo-sta da un 49” (49XD7005) ed un 55” (55XD7005), mentre nella XD75 sarà presente solo un 65” (65XD7505). In Gran Bretagna su alcuni store online sono già comparsi questi TV con prezzi rispettivamente di 799, 900 e 1699 sterline.La serie XD80 sarà, inve-ce disponibile in Europa nei tagli da 43” (43XD8005B), 49” (49XD8005B) e 55” (55XD8005B). Questi modelli dal design pulito ed elegante potrebbero adottare la piatta-forma Android TV, le varie tec-nologie video di Sony (X-Reality PRO, Motionflow XR) e la con-nessione Wi-Fi. Probabilmen-te ulteriori dettagli su questi prodotti verranno svelati in un evento in programma a Londra a fine Luglio.

www.audiogamma.it

Disegnataper ascoltareI nuovi diffusori CM10 S2 sono indubbiamente belli,grazie alle loro linee pulite ed alle finiture di qualitàsuperiore. Ma come per tutte le realizzazioni Bowers& Wilkins la forma deve seguire la funzione, graziealla doppia cupola dell’unità alti ed alla tecnologiatweeter-on-top non crederete quanto bene lamusica può suonare.

133_bw_CM10_pgp_ddy.qxp:- 8-03-2016 18:01 Pagina 1

torna al sommario 11

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

Anniversary Update: arriva il 2 agosto su PC, tablet e smartphoneIl 2 agosto sarà un giorno importante in casa Microsoft L’Anniversary Update verrà rilasciato per Windows 10 e Windows 10 Mobile

di Mirko SPASIANO

È ufficiale, il prossimo major upda-te di Windows 10 verrà rilasciato il 2 agosto. L’Anniversary Update, oltre che su PC, debutterà lo stes-so giorno anche su smartphone. Il rilascio avverrà quasi sicuramente a scaglioni, con l’hardware di ulti-ma generazione probabilmente agevolato. L’Anniversary Update porterà tante piccole migliorie, ma non sarà “rivoluzionario”. Nello specifico, la grafica del centro no-tifiche di Windows 10 Mobile verrà leggermente rivista, con maggiore possibilità di personalizzazione e notifiche più ricche, con contenuti multimediali più in evidenza. Oltre agli aggiornamenti delle app di si-stema, tra le novità troveremo un nuovo set di emoji, la nuova app universale di Skype (verrà quindi rimossa l’integrazione nell’app Messaggi), un menu di imposta-zioni più ordinato e corredato da icone. Interessante sarà anche il potenziamento di Continuum e la maggiore integrazione con Win-dows 10 su tablet e PC. Al momen-to non è chiaro se i dispositivi di vecchia generazione, nati con Win-dows Phone 8 o 8.1, e non ancora aggiornati a Windows 10 Mobile, potranno effettuare l’upgrade semplicemente ricercando gli ag-giornamenti dalle impostazioni o se occorrerà passare attraverso l’app Upgrade Advisor. Vi ricordia-mo, inoltre, che già ora non tutti i gli smartphone Windows di vec-chia generazione sono aggiorna-bili all’ultima versione del sistema operativo e, con ogni probabilità, le medesime limitazioni si appli-cheranno all’Anniversary Update.

di Gaetano MERO

S i susseguono online le informa-

zioni in merito al Galaxy Note 7, lo

smartphone di Samsung con pen-

nino e funzionalità business che sarà

presentato presumibilmente su mercato

americano tra meno di un mese (o al-

l’IFA, ma presumibilmente un po’ prima).

A pubblicare i nuovi render è l’ormai

famoso Evan Blass il quale già nei gior-ni scorsi ha confermato il nome del di-

spositivo che a quanto pare salterà una

generazione, passando direttamente

alla settima, per consentire a Samsung

di uniformare la numerazione dei propri

device di punta.

Le immagini rese note dal blogger tra-

mite il proprio profilo Twitter @evleaks sembrano essere quelle definitive e mo-

strano fronte e retro del Note 7 in tre co-

lorazioni: Nero, Silver e Celeste. Oltre a

intravedere la S-Pen, è possibile osser-

vare l’ormai consolidato monitor edge,

curvo ai lati, che secondo indiscrezioni

sarà un Super AMOLED da 5,7’’ QHD e

costituirà l’unica versione in commercio.

Nessuno stravolgimento a livello di

design, le linee seguono quelle a cui

il produttore coreano ci ha abituati in

questi anni, il retroscocca presenta un

rivestimento in vetro oltre alla fotoca-

mera principale con doppio flash LED

che potrebbe essere la stessa montata

attualmente dal Samsung S7. Due i tasti

sul lato sinistro, probabilmente dedicati

a volume e fotocamera, ed uno sul lato

destro per accensione/spegnimento e

blocco. Non manca il tasto home fisico

che fungerà anche da lettore di impron-

te. A bordo potremo trovare ben 6 GB

di RAM e 64 GB per lo storage interno

espandibili con micro SD, processore

octa core Exynos 8893 di Samsung,

batteria da 4.000 mAh e porta USB di

tipo C. Il Note 7 avrà inoltre la certifica-

zione di impermeabilità IP68, il prezzo si

aggirerà in base alle stime attorno agli

800 dollari.

MOBILE Pubblicati online alcuni render del Galaxy Note 7che sembrerebbero essere definitivi

Galaxy Note 7, il nuovo gigante SamsungIl phablet dotato di S-Pen sarà lanciato tra meno di un mese, prezzo attorno agli 800 dollari

di Dario RONZONI

I l rumor arriva direttamente da un

approfondimento del Wall Street Journal e di fatto riprende un tema

affrontato più volte: i futuri iPhone 7

abbandoneranno il taglio minimo da

16GB, presente nella lineup Apple fin

dai tempi del 3GS, e proporranno uno

spazio di storage di partenza da 32GB.

Tutto ciò è l’ovvia conseguenza dell’au-

mento progressivo di “peso” delle ap-

plicazioni e dei contenuti multimediali,

ed evidentemente Apple (qualora ciò

venga confermato dopo l’estate) vuole

evitare che la carenza di storage pos-

sa condizionare l’esperienza d’uso dei

propri terminali. Una mossa confermata

dai soliti bene informati, che sarà sicura-

mente apprezzata da chi ormai vedeva

nella memoria entry-level uno spazio

insufficiente, quasi un obbligo a passa-

re ai più capienti modelli da 64GB. La

notizia era già stata anticipata da nume-

MOBILE Apple pare intenzionata ad abbandonare il taglio minimo da 16GB per i nuovi iPhone 7

iPhone 7 partirà da uno storage di 32GBModelli fino a 256GB, scocche più sottili, processore più veloce e una nuova fotocamera

rose fonti asiatiche vicine ai fornitori di

Apple, ma la conferma del Wall Street

Journal non può che dare all’indiscre-

zione una maggiore attendibilità. Due

delle tre opzioni di memoria di iPhone 7

dovrebbero così essere 32GB e 128GB,

mentre altre fonti parlano di 256GB per

i modelli da 5.5 pollici.

Sempre secondo il quotidiano econo-

mico statunitense, l’iPhone 7 manterrà

un design simile a quello del predeces-

sore, per quanto più sottile, non avrà il

jack per le cuffie e offrirà una maggiore

impermeabilità. Altre feature chiacchie-

rate parlano di un processore Apple

A10 più veloce, LTE e Wi-Fi più perfor-

manti e una fotocamera completamente

ridisegnata, forse dual-lens.

torna al sommario 12

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto PEZZALI

C’è spazio per un nuovo brand di

smartphone in Italia? Pensando

agli scaffali pieni di smartpho-

ne di ogni tipo e forma l’idea di porta-

re un nuovo brand di telefonia in Italia

sembrerebbe pura follia. Se a questo

aggiungiamo il fatto che Wileyfox è una

azienda inglese, il piano di lancio del

nuovo smartphone Spark dopo la dra-

stica decisione presa dal popolo inglese

di uscire dall’Unione Europea sembra

ancora più ardito. Eppure i due mana-

ger alla guida della startup, un passato

in Motorola e in Microsoft, credono che

lo spazio per un buon prodotto ci sia

sempre e anche Amazon, che venderà

il prodotto in esclusiva, ha dato pieno

appoggio al progetto dopo che il prece-

dente modello, Swift, lanciato lo scorso

dicembre in Inghilterra, è andato esau-

rito solo in 3 giorni. Nick Muir, il CEO di

Wileyfox, non è molto preoccupato per

la Brexit: “Siamo una azienda inglese ma

ci sentiamo molto europei, crediamo che

la cosa non abbia un grosso impatto su

di noi, anche se ovviamente dobbiamo

stare molto attenti perché lavoriamo con

margini ridottissimi per offrire un prodot-

to di ottimo livello ad un prezzo davvero

basso”. Wileyfox Spark ha comunque le

carte in regola per fare bene, perché se

è vero che il mercato degli smartphone

è saturo è anche vero che la fascia di

prezzo dei 100 euro non sempre riesce

a soddisfare i desideri di chi davvero cer-

ca uno smartphone dove con la minima

spesa ottiene la massima resa. Spark ha

un design piacevole, è sottile il giusto

(8.65 mm) e ha uno schermo arrotondato

ai bordi da 5” che rappresenta un buon

bilanciamento tra gli smartphone troppo

MOBILE A pochi giorni dalla Brexit un nuovo brand inglese cerca l’espansione europea

Da Londra arriva in Italia Wileyfox Spark 119 euro per uno smartphone CyanogengPunta tutto sul rapporto qualità prezzo, con una buona fotocamera e CyanogenMod a bordo

piccoli e quelli invece giganti, ritenuti da

molti troppo ingombranti. Se guardiamo

al prezzo Spark ha tanti lati interessanti,

partendo dal sistema operativo Cyano-

gen 13 basato su Android 6.0 per arriva-

re alla batteria rimovibile da 2200 mAh e

alla doppia SIM.

Lo schermo è un IPS da 1280 x 720, il

processore un Mediatek MT6735 1.3GHz

quad core con 1 GB di RAM e 8 GB di

memoria storage (3.6 liberi per l’utente,

ma è espandibile), ci sono due fotoca-

mere da 8 megapixel e la connettività

è 4G, manca invece l’NFC, questione

di costi. “Crediamo che sia senza riva-

li in termini di design e performance,

con caratteristiche ulteriori che non si

possono trovare in nessun altro appa-

recchio allo stesso prezzo.” ci dice Muir,

ed effettivamente se guardiamo a cosa

offre il mercato oggi possiamo quasi

dargli ragione. La scelta di Cyanogen è

interessante: la versione 13 del sistema

operativo, grazie alle MOD, può conta-

re anche su una profonda integrazione

con i servizi Microsoft. Si può interagire

con Cortana, si possono prendere ap-

punti con One Note mentre si telefona,

Skype è integrato direttamente nel mo-

dulo telefonico e grazie ad Hyperlapse,

altra tecnologia Microsoft, creare video

stabilizzati in TimeLapse è un gioco da

ragazzi. “Abbiamo lavorato tre mesi per

ottimizzare Cyanogen sul nostro hard-

ware, tutto è perfettamente integrato. Vi

assicuro - ci confida il CEO - che nono-

stante il prezzo e il processore il nostro

smartphone grazie al sistema operativo

e alla gestione di memoria e batteria è

molto più scattante di un Android di pari

prezzo e dura molto di più”.

Spark è interessante anche perché chi

lo pre-ordina su Amazon (consegna il

12 luglio) avrà non solo una custodia in

omaggio, ma anche 12 mesi di assicu-

razione sulla rottura dello schermo con

sostituzione rapida. Amazon, insieme

al sito Wileyfox.com, sarà l’unico modo

al momento per comprare il prodotto:

“Stiamo lavorando con altri partner sem-

pre online per non snaturare il nostro

modello di business.

Per il momento non crediamo molto a

operatori e negozi fisici: passando per

quei canali oltre ad alzare i prezzi do-

vremmo pagare parecchio per avere

visibilità. Preferisco risparmiare i 5 mi-

lioni di euro che vogliono gli operatori

e investirli per fare un prodotto migliore.

Arriverà comunque una rete di assisten-

za, anche se la garanzia deve darla il

venditore e Amazon è in assoluto il più

affidabile possibile.” Abbiamo chiesto

a Nick Muir per quale motivo non ha

provato a lanciare il prodotto a 99 euro,

sotto la soglia psicologica del “centone”,

ma i sacrifici da fare erano troppi, sia a

livello di materiali che di dotazione. “Per

tenere i 119 euro abbiamo tolto carica-

tore e cuffie, piuttosto che dare aurico-

lari scadenti che finiscono nel cassetto

abbiamo preferito mettere uno schermo

migliore”. Spark sarà affiancato da due

altri modelli della stessa famiglia, che ar-

riveranno però tra circa un mese: Spark+

avrà 16 GB di storage, 2 GB di RAM e una

camera da 13 megapixel mentre Spark X

oltre a quello che già offre il Plus avrà

uno schermo da 5.5” e una batteria mag-

giorata, 3000 mAh. I prezzi però in que-

sto caso salgono, 149 euro per Spark+ e

169 euro per Spark X, cifre non altissime

ma che portano i prodotti in una fascia di

prezzo ancora più affollata.

Niente Nutella Nougat (torrone) è il nome ufficiale di Android NAndroid N Si chiamerà Nougat ed è l’ennesimo nome legato ai dolci Con la beta 2 arriva finalmente Daydream, l’hub per la realtà virtuale integrata nello smartphone di Franco AQUINI

Google ha annunciato ufficial-mente su Twitter il nome uffi-ciale della prossima versione di Android, finora conosciuto come Android N. Il nome sarà Nougat ed è l’ennesimo nome legato ai dolci. Quest’anno il nome è stato in parte scelto anche dagli uten-ti che hanno potuto partecipare alla scelta del nome definitivo e Google non ha perso l’occa-sione per pubblicare un video legato proprio alla scelta del nome. Android Nougat, in arrivo per l’estate, è stato annunciato a Marzo ed è arrivato alla seconda release beta, mostrando più sta-bilità e introducendo finalmente Daydream, la realtà virtuale di Android. Con Daydream si potrà accedere con qualsiasi smar-tphone abilitato, a patto di ave-re anche uno speciale visore, a un hub virtuale dove saranno presenti applicazioni e giochi in realtà virtuale. Nougat introdurrà inoltre un nuovo sistema di notifiche e un multitasking split-screen. Non ri-mane che attendere la versione definitiva, che non mancheremo di provare a fondo con i nostri approfondimenti.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Emanuele VILLA

Q uando Huawei presentò Matebook al Mobile

World Congress, molte persone si stupirono:

perchè approfittare di un evento del genere

per entrare in un mercato meno ampio rispetto a

quello degli smartphone? Perchè puntare su un pro-

dotto che, di fatto, sarebbe andato a replicare solu-

zioni già viste in casa Microsoft, Lenovo ecc? In real-

tà, i motivi sono chiari: l’azienda di Shenzhen intende

approfittare dell’impennata dei PC 2 in 1 proponendo

un prodotto per lei assolutamente definitivo e capa-

ce non solo di impensierire i dispositivi principali del

settore (Surface in primis), ma di reggere l’urto delle

generazioni future.

Il risultato è Matebook, il prodotto che Huawei ha

presenta ora in Italia a distanza di diversi mesi dal-

l’evento europeo e che posiziona sul nostro mercato

a partire da 999 euro. Il prezzo è oggettivamente im-

portante, ma bisogna contestualizzarlo: nelle inten-

zioni dell’azienda, Matebook non è un tablet ma un

PC in tutto e per tutto, con una configurazione hard-

ware di alto profilo e una serie di accessori pensati

appositamente per permetterne la fruizione come

notebook.

Il “core” dell’apparecchio, ovvero l’unità tablet, offre

un display IPS da 2160 x 1440 pixel, i processori sono

i nuovi Core m (m3/m5/m7) di Intel fino a 3.1 GHz, c’è -

prima volta in un notebook - il sensore fingerprint, c’è

una batteria da 4.430 mAh, 4 GB di RAM, memoria a

stato solido SSD da 128 GB, Wi-Fi ac e via dicendo.

Le configurazioni sono diverse, fino a Core m7, 8 GB

di RAM e 256 GB di SSD.

Insomma, la configurazione è di livello e vi si ag-

giunge la tastiera magnetica con trackpad inclusa

nel prezzo, la penna con sensibilità a 2048 livelli

(anch’essa inclusa nella dotazione di base) e, per

chi vuole estenderne ulteriormente le possibilità, c’è

Matedock, una dock dall’estetica ricercata che ag-

giunge la dotazione di Matebook con 2 prese USB

standard (magari per un mouse e/o una periferica di

archiviazione esterna), una ethernet e una HDMI per

un monitor esterno. Sistema operativo, rigorosamen-

te Windows 10, pronto per l’Anniversary Update.

A tu per tu con Matebook Le premesse sono buoneIn occasione della presentazione italiana, allestita per

far risaltare la versatilità del prodotto, abbiamo avuto

modo di “toccare con mano” Matebook per una mez-

zora, derivandone le prime impressioni.

Pur con tutti i limiti del contesto, Matebook sembra

aver colto nel segno: è un prodotto che come ta-

blet punta tutto su eleganza e leggerezza e come

notebook può far valere potenza e versatilità. Ba-

stano pochi minuti per rendersi conto della qualità

del display: la risoluzione è immensa per un 12’’ e la

resa cromatica è piuttosto accesa, ricordando un po’

(sotto questo profilo) l’impatto dagli Amoled. Lumino-

MOBILE Huawei ha presentato in Italia il Matebook, protagonista al Mobile World Congress. È il nuovo riferimento dei PC 2 in 1?

Nuovo Huawei Matebook, un convinto tuttofare Lo abbiamo avuto a disposizione solo pochi minuti, il primo impatto con Matebook e la sua penna è stato molto piacevole

sità leggermente sotto tono in situazioni di forte luce

ambientale ma nulla di preoccupante, è nella norma.

Sulle prestazioni non possiamo esprimerci, se non

dicendo che la dotazione di base sembra ok anche

per carichi importanti come l’editing grafico e video,

mentre ci esprimiamo volentieri (positivamente) sul

pennino Matepen: abbiamo assistito a una demo di

disegno a mano libera e ammettiamo che sia la sen-

sibilità alla pressione, sia la rapidità di tracciamento

erano molto buone; tra l’altro, cosa che ci era sfug-

gita alla presentazione europea, Matepen ha anche

un puntatore laser integrato pensato per le presen-

tazioni tradizionali e un’autonomia che raggiunge le

100 ore.

La solidità del “tablet” ci parsa più che sufficiente: un

prodotto da 6,9 mm per 640 grammi di peso non può

essere un prodotto indistruttibile, ma la sensazione di

resistenza ai piccoli inconvenienti quotidiani c’è tutta,

mentre a livello estetico non si può veramente dire

nulla sulla cura riposta nella realizzazione del prodot-

to. Le tastiere/custodie sono disponibili in nero, bei-

ge, arancio e marrone e offrono un’esperienza “simil

notebook” nell’uso continuato: i tasti sono piuttosto

grandi, c’è un trackpad e l’escursione è più ampia ri-

spetto a quella delle tastiere classiche per tablet, con

un feedback maggiore e minor rischio di sbagliare.

Ma onestamente riteniamo che chi debba lavorare

con questo dispositivo e voglia veramente sostitui-

re il notebook non possa fare a meno di MateDock,

che Huawei propone a 119 euro. Con Matedock, Ma-

tebook diventa davvero un notebook Windows 10

a tutti gli effetti, con doppia USB cui collegare una

tastiera più ampia, un mouse o un dispositivo di sto-

rage esterno e, magari, visualizzare il tutto su un se-

condo monitor esterno. In questo modo, l’obiettivo

della massima versatilità e del prodotto “tutto in uno”

è veramente raggiunto.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Mirko SPASIANO

Windows 10 Anniversary Upda-

te è ormai dietro l’angolo ed è

già tempo di speculazioni sui

prossimi aggiornamenti del sistema ope-

rativo di casa Redmond e su tutto ciò

che vi è di contorno. I primi rumor vole-

vano che Microsoft tenesse il cosiddetto

Windows 10 Devices Event nella primave-

ra del 2017, nel corso del quale avrebbe

presentato il Surface Pro 5, il Surface

Book 2 e, con ogni probabilità, il fanto-

matico Surface Phone. Il periodo sarebbe

stato dettato da due condizioni: la dispo-

nibilità dei nuovi processori Intel Kaby

Lake, con processo produttivo a 14 nano-

metri, e il rilascio di Windows 10 Redstone

2, il prossimo major update per il sistema

operativo di casa Microsoft. Tuttavia, dalle

indiscrezioni raccolte da Mary Jo Foley,

da sempre ben informata su ciò che av-

viene dalle parti di Redmond, i processori

Kaby Lake non arriveranno su hardware

Surface prima della seconda metà dell’an-

no venturo. Per questa ragione, la com-

pagnia americana avrebbe intenzione di

rinnovare la linea Surface questo autun-

no, probabilmente in ottobre. Dunque, è

MOBILE Microsoft non aspetterà i processori Kaby Lake di Intel per aggiornare la gamma 2 in 1

Microsoft Surface Phone e All-In-One Arriveranno nella seconda metà del 2017Emergono nuovi dettagli sui piani di aggiornamento software e la revisione dell’hardware

molto probabile che tra pochi mesi si terrà

un evento sulla falsa riga del Windows 10

Devices Event dello scorso anno, in cui si

vedranno solo aggiornamenti hardware

modesti, senza grosse sorprese. Paral-

lelamente alla linea Surface, è plausibile

che Microsoft decida di rinnovare an-

che il Band, anche alla luce delle ultime

voci che riportano di scorte di Band 2 in

netto calo. L’anno prossimo, per contro,

sarà decisamente più interessante, con

il rilascio di Redstone 2 e Redstone 3 e

l’arrivo di nuovi membri nella famiglia

Surface. A quanto pare, entrambi questi

update saranno fortemente incentrati sul

mobile, con novità importanti anche per

Continuum, caratteristica principe di Win-

dows 10 Mobile. Contrariamente a quanto

ipotizzato poco tempo fa, forse solo dopo

il rilascio di Redstone 3, previsto su per

giù tra un anno, verranno presentati il

Surface Phone ed il Surface AIO, di cui vi abbiamo già parlato. A questo propo-

sito, possiamo aggiungere qualche parti-

colare. Pare che, in questa fase, Microsoft

stia valutando due prodotti ben distinti: un

All-In-One più tradizionale ed uno mirato

prettamente a Continuum.

Il timeframe prescelto per il nuovo hard-

ware sembra perfetto per la stagione del

back-to-school. Ad ogni modo, tra aggior-

namenti e nuovi Surface, si prospetta un

anno ricco di novità. Allacciate le cinture, si

parte tra meno di un mese con Redstone 1,

meglio noto come Anniversary Update.

arre delle conclusioni.

di Roberto PEZZALI

L a divisione semiconduttori di

Samsung sviluppa memorie con un

livello di qualità che cresce vertigi-

nosamente di anno in anno. Lo dimo-

strano le nuove memorie UFS, un nuovo

formato di memory card, annunciato da

Samsung, che rende in un solo colpo

obsoleti il 90% dei supporti di memoria

portatili disponibili oggi sul mercato e si

candida come successore, per dimen-

sioni e capacità, dell’ormai diffusissima

microSD. Quello che stupisce è la velo-

cità di queste memorie: 530 megabyte

al secondo in lettura e 170 megabyte al

secondo in scrittura, praticamente cin-

que volte meglio della miglior microSD

presente oggi sul mercato. Il nuovo tipo

di card è destinato al mercato foto e

video con un occhio al 4K (5GB di dati

vengono copiati in 10 secondi), ma è

evidente che una card di questo tipo

attira anche i produttori di smartphone

che avrebbero a disposizione una me-

moria esterna più veloce della maggior

parte delle memorie usate oggi nei di-

spositivi.

Samsung ha annunciato la disponibilità

di queste memorie nei tagli da 32 GB,

64 GB, 128 GB e 256 GB, ma purtrop-

po non ha dato indicazioni né di prezzo

né di effettiva commercializzazione del

prodotto. Anche perché c’è un piccolo

problemino da superare: ad oggi non

esistono dispositivi con uno slot compa-

tibile con il nuovo formato, ma il pros-

simo Galaxy Note 7 potrebbe essere il

primo di una lunga serie di prodotti.

I dispositivi che saranno in grado di

leggere e scrivere sulle nuove e velo-

cissime memorie saranno comunque

retrocompatibili anche con le vecchie e

lente microSD.

MOBILE Le nuove card UFS Samsung sono cinque volte più veloci delle migliori memorie microSD

Samsung lancia le card UFS, sostituiranno le microSD Il formato è retrocompatibile con le attuali microSD, ma richiede la presenza di un nuovo slot

Ecco il tavolino da salotto che stavate aspettando Ha Windows 10 e costa solo 5000 euroLa francese Kineti ha presentato La Table, un tavolino da salotto con superficie ricoperta da un pannello Full HD multitouch di Mirko SPASIANO

L’azienda francese Kineti ha svela-to La Table, un vero e proprio PC All-In-One mascherato da tavolino da salotto. L’intera superficie d’ap-poggio è ricoperta da un pannello infrangibile a protezione di un di-splay da 42 pollici che supporta l’input multitouch (fino a 12 punti). È perfino impermeabile, quindi non dovrete neanche avere timore di rovesciare eventuali bevande. A far girare Windows 10 in La Table ci sono un processore Intel Core i5 di ultima generazione, 8 GB di RAM DDR3 ed un SSD da 128 GB. Come mostra questo video La Ta-ble potrebbe incarnare un vero e proprio hub per la smarthome e che integra del software proprie-tario per la condivisione rapida di contenuti multimediali verso il televisore. A questo proposito, l’unica porta USB 3.0 può tornare davvero comoda. Nel video viene mostrata anche la possibilità di utilizzare La Table per le videocon-ferenze, reclinandola all’indietro. Nello stesso video si fa riferimen-to anche ad alcune “applicazioni segrete” che verranno svelate nel tempo. Speriamo solo che la sorpresa sia all’altezza del prezzo: ben 4.997 euro tasse incluse.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Giulio MINOTTI

M olto presto potremo dire addio

ai piccoli Led multicolore degli

attuali smartphone, Samsung sta

infatti sviluppando un evoluto sistema di

notifiche posizionato attorno alla foto-

camera posteriore del nuovo Galaxy J2

(2016). Denominato Smart Glow, potrebbe

anche arrivare sui prossimi top di gamma

del produttore coreano ed include nu-

merose funzioni. Tramite “Priority Alerts”,

sarà possibile assegnare un singolo colo-

re dell’anello luminoso ad ogni chiamata,

email o messaggio proveniente da un de-

terminato contatto. “Usage Alerts”, sarà in

grado, invece, di comunicare informazioni

sullo stato della batteria attraverso parti-

colari combinazioni di colori. Infine Selfie

Assist ci aiuterà nei selfie con la camera

posteriore, illuminando lo Smart Glow

di blu quando la fotocamera rileva il no-

stro volto, con la foto che verrà scattata

nell’arco di due secondi. Quelle appena

elencate sono solo le funzionalità base

dello Smart Glow che verranno inserite

nel Galaxy J2. In futuro le funzioni di que-

sto Led si evolveranno con l’Usage Alerts

MOBILE Foto rubate della scocca dell’iPhone 7 confermano la somiglianza con i precedenti modelli

Smart Glow, notifiche evolute per il Galaxy S8Tra le probabili novita tecniche la fotocamera migliorata, ma sparisce il jack delle cuffie

in grado di fornire informazioni sullo stato

della memoria interna e sull’utilizzo dei

dati e con il Selfie Assist che ci aiuterà a

centrare il volto nell’inquadratura con del-

le indicazioni luminose sullo Smart Glow.

Inoltre sarà possibile avere informazio-

ni meteo, semplicemente scuotendo il

cellulare; una giornata soleggiata sarà,

per esempio, rappresentata da una luce

gialla, mentre l’arrivo della pioggia verrà

indicato in una tonalità blu. Concludiamo

parlando dell’Health ring; secondo gli ul-

timi rumors, i prossimi dispositivi Galaxy

utilizzeranno la fotocamera posteriore, in

combinazione con il flash del telefono per

monitorare la frequenza cardiaca. Questa

funzionalità sarà integrata con il software

dello Smart Glow, sebbene ancora non

sia chiaro il preciso ruolo di questo Led

all’interno di questa funzione.

di Franco AQUINI

I notebook della gamma Asus, dai

Vivobook ai più eleganti Zenbook,

avranno la possibilità di montare un

disco a stato solido. Questa tipologia di

dischi, dai molteplici vantaggi prestazio-

nali e tecnologici, veniva montata fino ad

oggi solo su singoli modelli, solitamente

di fascia molto alta. Ci si è sempre chie-

sti perché i produttori di pc faticassero a

seguire l’esempio di Apple, che al con-

trario li monta su tutta la gamma già da

anni. Asus compie quindi il grande pas-

so, offrendo dischi SSD su tutta la gam-

ma. I dischi SSD sono memorie a stato

solido, senza parti in movimento come i

classici hard disk meccanici. Questo si-

gnifica che sono più leggeri, che si rom-

pono meno facilmente, che hanno una

velocità in lettura/scrittura molto più alta

e che consumano molto meno. I dati del

benchmark Futuremark PCMark parlano

chiaro: i notebook con processore Intel

Core i3 e disco SSD sono risultati 1,7 vol-

te più veloci di quelli con il processore di

fascia alta Intel Core i7 con disco mecca-

nico. Un altro punto a favore dei dischi

a stato solido è il consumo di energia.

Secondo il benchmark Mobile Mark,

comparando una configurazione i7 e di-

sco SSD con una i7 e disco meccanico,

sulla prima configurazione si è ottenuto

una durata della batteria superiore del

37%. Asus monterà, a partire da ora i di-

schi a stato solido su tutta la gamma i

notebook, a patto che possano alloggia-

re un’unità standard da 2,5 pollici. Sono

quindi esclusi i Chromebook e e-reader.

PC Asus annuncia la disponibilità dei velocissimi dischi a stato solido sulla gamma notebook

SSD disponibile su tutti i notebook Asus. FinalmenteGli SSD sono più resistenti, più veloci dei tradizionali hard disk e consumano anche meno

GeForce GTX 1060 Costa poco ed è perfetta per la VRLa nuova GPU NVIDIA può contare su 6GB di memoria GDDR5, clock a 1.7GHz (ma può raggiungere i 2GHz) e su di un prezzo competitivo: 249 dollari tasse escluse di Francesco FIORILLO

NVIDIA ha annunciato l’arrivo di della GPU GTX 1060, destinata ad ampliare la famiglia composta dal-la GTX 1070 e dalla performante GTX 1080. Come l’intera lineup di schede grafiche basate su archi-tettura Pascal, anche la GTX 1060 è stata progettata per essere velo-ce e allo stesso tempo assicurare le migliori performance per watt. Prodotta con il processo FinFET a 16nm, la GTX 1060 offre lo stesso livello di prestazioni della GTX 980 ma si distingue per un’efficienza energetica raddoppiata. Stando sempre alle parole della società americana, la nuova ottimizzazione apporterà grandi benefici anche in ambito VR, con un consumo di appena 120 watt nella fasi più stressanti. La GTX 1060 dispone di 1.280 core CUDA, 6GB di memo-ria GDDR5 a 8Gbps e un clock a 1.7GHz, che può essere facilmente overcloccato a 2GHz. La GTX 1060 supporterà infine la tecnologia prioritaria di Nvidia Simultaneous Multi-Projection (SMP), che permet-te di proiettare senza interruzioni una singola immagine simultanea-mente a entrambi gli occhi. Questo consentirà anche agli utenti della GTX 1060 di giocare a titoli svilup-pati per la realtà virtuale con un più elevato livello di dettaglio, senza sacrificare le performance o il li-vello qualitativo. I partner di Nvidia, tra cui ASUS, EVGA, Gigabyte, MSI, PNY e Zotac, hanno specificato che la nuova scheda sarà disponi-bile a partire dal prossimo 19 luglio, con un prezzo consigliato a partire da $249 (tasse escluse).

torna al sommario 16

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Alvise SALICE

A ciascuno il suo: un analogico

smart per le donne e uno per gli

uomini, con caratteristiche simili.

È la nuova duplice proposta di Casio

per l’estate 2016: Sheen SHB-100 ed

Edifice EQB-600. Dalla neonata colle-

zione Time Ring Series arriva il nuovo

SHB-100, il primo elegante orologio

femminile Casio dotato di specifiche

“smart”: si connette al telefono via

Bluetooth, permette di impostare la

funzione “World Time” fino a 2 metri

di distanza (che visualizza istantanea-

mente l’orario di qualsiasi zona del

pianeta sfruttando il GPS dello smar-

tphone) e può interfacciarsi con l’app

Casio Watch + (Android e iOS).

Tramite quest’ultima, il raffinato analo-

gico si collega a oltre 300 server spar-

si per il pianeta, onde garantire una

costante e precisa sincronizzazione

oraria, in ogni tempo e in ogni luogo.

Nel quadrante secondario, il nuovo

Sheen può mostrare sempre un altro

fuso orario mondiale, quello della città

preferita.

Altre funzionalità “Mobile Link” sfrut-

tabili mediante connessione all’app

Casio Watch +: correzione automatica

dell’ora locale e di quella preferita 4

volte al giorno; funzione “One-Touch

Time Adjustment” per regolare al volo

l’ora locale con la sola pressione di un

tasto, quando ci si trova all’estero; fun-

zione “Phone Finder” per attivare un

allarme sul telefono premendo un pul-

sante dell’orologio, utile per esempio

quando si smarrisce il cellulare in giro

per la casa; rapido switch di quadrante

tra ora locale a mondiale direttamente

dall’app o dall’orologio.

Con una cassa in acciaio bicolore

40,2 x 35 x 10,3 mm e una coppia di

MOBILE Casio Italia ha presentato due interessanti modelli dotati di funzioni intelligenti

Orologi Casio analogici smart, per lui e per leiIl nuovo Sheen SHB-100 è il primo analogico femminile con collegamento allo smartphone Edifice EQB-600 è invece lo smartwatch maschile dotato di un particolare quadrante “3D”

Swarovsky

C r y s t a l

i n c a s t o -

nati nel

quadrante

p r i n c i p a -

le, lo Sheen

SHB-100 è un

segna tempo

decisamente pre-

gevole, alimenta-

to da una batteria

a ricarica solare che

garantisce ben 22 mesi

di attività (in modalità risparmio energe-

tico). Disponibile in 3 modelli a partire

da 299 €.

All’uomo “smart”, invece, Casio propo-

ne l’Edifice EQB-600, che si aggiunge

alla collezione Smartphone-Link. Que-

sto modello maschile condivide alcu-

ne caratteristiche “intelligenti” con lo

Sheen SHB-100: connettività BT con

l’app Casio Watch +, Accurate Time

System per la sincronizzazione oraria

via server internazionali, impostazio-

ne di un secondo fuso orario, allar-

me “phone finder”, ricarica a energia

solare (19 mesi di attività in regime a

risparmio energetico).

A ciò si aggiunge il 3D Global Dial mul-

tidimensionale, un quadrante che si

trasforma in un piccolo globo terrestre

permettendo la visualizzazione delle

ore nel mondo in modo fantasioso e

particolarmente gradevole. L’elemen-

to globulare è caratterizzato da una

finitura cangiante a deposizione pola-

rizzata, che cambia colore a seconda

dell’angolo di visualizzazione. Questo

quadrante tridimensionale ruota gra-

dualmente ogni 24 ore in base all’ora

mondiale (indicata su quello inferiore);

la lancetta posta sul globo 3D, quando

si trova nel semiquadrante superiore

indica che in quel determinato fuso

orario è notte, mentre quando corre

sul versante opposto sottolinea le ore

diurne. L’Edifice EQB-600 è disponibi-

le in due versioni da 300 e 399 €.

GADGET

Hoverboard 500.000 richiami in USA rischio incendi“I consumatori dovrebbero smettere immediatamente di usare questi prodotti” sono queste le parole utilizzate nel comunicato della CPSC, (Consumer Product Safety Commis-sion), la Commissione statunitense che si occupa della tutela dei consu-matori che ha coordinato il richiamo di circa 501.000 howerboard sul territorio americano. Il problema, è noto da tempo è legato alla batteria ricaricabile agli ioni di litio che potrebbe surriscaldarsi, iniziare a fumare e prendere fuoco. Secondo la CPSC, si sarebbero già verificati circa 99 incidenti che hanno causato lesio-ni personali e oltre 2 milioni di dollari di danni. Ad essere coinvolti nel ri-chiamo ci sono aziende molto note nel settore come Swagway che ha dovuto ritirare dal mercato 267.000 modelli X1, oltre all’Hovertrax della Razor e molti altri. Inoltre shop online come Overstock.com stanno richiamando tutti gli hoverboard venduti. Il richiamo è limitato solo agli USA, il consiglio della CPSC è di acquistare solo prodotti certificati da UL (Underwriters Laboratories), una società di certificazione approvata dalla Occupational Safety and Health Administration.

MAGAZINE

Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari, Maria Chiara Candiago,

Alessandra Lojacono, Simona Zucca

EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl

via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154

Per [email protected]

Per la pubblicità[email protected]

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

In arrivo anche una PS4 Slim?Stando alle parole del The Wall Street Journal, non ci sarebbe soltanto l’ormai famosa PS4 hi-end in sviluppo presso Sony, ma anche una revisione hardware di minore entità, una sorta di versione Slim della console. Sempre secondo la fonte sia PlayStation 4 Neo, sia l’edizione Slim, verranno presentate nel corso del Tokyo Game Show 2016 che, lo ricordiamo, accen-derà i suoi riflettori questo settembre.In tal modo il colosso nipponico si affiancherebbe a Microsoft, che ha recentemente presentato la sua Xbox One S e annunciato Project Scorpio. Il futuro di Sony offrirebbe così proposte analoghe, con una PlayStation 4 Slim destinata a soppiantare idealmente la console attuale e una PlayStation 4 Neo capace di garantire il gaming in risoluzione 4K. Nessuna conferma è comunque giunta dalla società giapponese e le informazioni emerse quest’oggi non possono che esser con-siderate come dei semplici rumor.

GAMING Xbox One S arriverà in Italia il prossimo 31 agosto

Giocare in 4K con Xbox One S? Microsoft conferma, si può fare

di Francesco FIORILLO

N el corso della conferenza all’E3 2016, Microsoft ha presentato al mondo la nuo-

va versione di Xbox One, caratterizzata da dimensioni più contenute (il 40% in

meno rispetto al modello originale) e capace di riprodurre video in 4K, sia in

streaming sia tramite il supporto fisico dei Blu-ray Ultra HD. In un secondo momento

il colosso di Redmond, tramite le parole di Mike Ybarra, ha voluto confermare che

la nuova console sarà anche in grado di eseguire i giochi in 4K. Ovviamente, non si

tratta di una visualizzazione nativa in Ultra HD, ma di un semplice upscale del segnale

video. In pratica Xbox One S effettuerà lo stesso procedimento affidato generalmente

allo scaler presente all’interno dei TV 4K, ma in questo modo il rischio di incappare

in problemi di latenza e

input lag dovrebbe esser

scongiurato. Xbox One S

debutterà in Italia il prossi-

mo 31 agosto a un prezzo

di 399€. Tale edizione li-

mitata disporrà di un HDD

da 2TB, mentre le versioni

da 1 TB (349€) e da 500GB

(299€) giungeranno in un

imprecisato futuro.

Paura di essere copiata. Perché Nintendo non ha mostrato NXLa società nipponica ha condiviso i motivi che hanno portato a posticipare la presentazione della nuova Nintendo NX di Francesco FIORILLO

Nel corso di un incontro con gli investitori, Nintendo ha risposto ad alcune domande su mercato smartphone, fenomeno della real-tà virtuale e prossima console do-mestica. È emerso che Nintendo ha deciso di non esporre NX all’E3 2016 per evitare che la grande idea alla base del progetto venis-se captata in anticipo dalla concor-renza. Shigeru Miyamoto (ideatore di saghe del calibro di Mario, Zel-da e Pikmin) è intervenuto sulla faccenda: “Per quanto riguarda NX, c’è un’idea su cui stiamo la-vorando. Il motivo per cui non pos-siamo parlarne al momento e che non vogliamo influenzare le scelte delle altre aziende. Se fosse stata una questione riguardante sempli-ci avanzamenti tecnologici i detta-gli sarebbero venuti fuori”. Il game designer si è poi espresso sulla VR: “Non è quello che mi aspetta-vo. La sfida principale per Ninten-do è sempre quella di innovare, ma allo stesso tempo garantire una notevole comodità al gioca-tore, soprattutto nelle sessioni di gioco prolungate. Vogliamo anche che i genitori si sentano a proprio agio con la nostra tecnologia”. Il presidente Tatsumi Kimishima ha divulgato le previsioni relative al prossimo semestre e ha annun-ciato l’effettivo abbandono del sistema Wii U. Situazione inversa per il settore portatile, pronto a generare ulteriore profitto grazie a Pokémon Sole & Luna.

di Francesco FIORILLO

P oco tempo fa avevamo riportato

la notizia dell’atteso debutto di Pokémon GO, l’interessante pro-

getto sviluppato da Niantic che permet-

te di catturare e far combattere gli ico-

nici mostriciattoli tascabili di Nintendo

grazie a un inedito mix di meccaniche

ludiche touch, realtà aumentata e ri-

cerca nel mondo reale tramite GPS.

Molti sono gli utenti in attesa della sua

uscita, ma le ultime notizie giunte non

potranno far altro che generare un pic-

colo disappunto nell’animo dei tanti al-

lenatori virtuali. John Hanke, CEO della

software house californiana, ha infatti

dichiarato che PoKémon GO non ap-

proderà sui device iOS e Android nella

data annunciata, fissata inizialmente

per il 15 luglio.I motivi di tale ritardo

vanno ricercati nella grande instabi-

lità dei server di gioco che, allo stato

attuale, impedisce a molti giocatori di

eseguire correttamente l’accesso.

“Pensavamo che il gioco sarebbe sta-

to popolare, ma è ovvio che ha colpi-

to nel segno. Fino a quando i server

non gireranno

a dovere per gli

utenti degli Stati

Uniti, Nuova Ze-

landa e Austra-

lia, dove l’app è

già stata lancia-

ta ufficialmente,

le altre regioni

dovranno aspet-

tare. Europa compresa”. Queste le pa-

role di John Hanke che, nonostante

non abbia divulgato alcuna nuova data

d’uscita, si è comunque detto fiducioso

sulla futura stabilità generale del gioco

Nintendo.

GAMING Nintendo al momento non ha ancora comunicato la nuova data di lancio del titolo

Posticipata l’uscita di Pokémon GO in EuropaAlla base del rinvio qualche problema di troppo legato di instabilità dei server del gioco

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Massimiliano ZOCCHI

R ortos Srl e Marina Militare hanno presentato il

frutto della loro collaborazione, iniziata meno di

un anno fa, per realizzare il primo simulatore aero-

navale ufficiale, chiamato Marina Militare - Italian Navy

Sim, e quale location migliore per il lancio definitivo se

non il ponte di un simbolo di italianità nel mondo, ovve-

ro Nave Amerigo Vespucci?

L’azienda - italianissima - con sede in provincia di Ve-

rona ha grande esperienza in simulatori ludici e ha già

un discreto portfolio sui principali store mobile, ed era

desiderosa di portare al grande pubblico l’eccellenza

della Marina Italiana. Dall’altra parte il corpo navale ha

abbracciato il progetto per avvicinare la gente comune

a un mondo spesso solo intravisto, in particolare per

quanto riguarda le attività non militari. Con queste basi

c’è stata subito intesa, per un prodotto che non vuole

essere un simulatore in senso classico, ma una via di

mezzo tra la realtà e il gaming, per far sì che la fetta di

potenziali fruitori sia il più ampia possibile.

Tutto ciò accentuato dal fatto che il substrato preferito

GAMING Rortos e Marina Militare hanno presentato il frutto della loro collaborazione, nello scenario di Nave Amerigo Vespucci

DDay.it sale a bordo della Amerigo Vespucci Testato il simulatore aero-navale della MarinaIl primo simulatore aero-navale per dispositivi mobile che gode dell’ufficiale patrocinio del corpo militare italiano

da Rortos è il mondo mobile (si parte con App Store e

Play Store), il che implica la necessità di trovare il mi-

glior compromesso tra realismo e semplicità dei con-

trolli. Inoltre Marina Militare ha dall’inizio del progetto

evidenziato la volontà di mostrare solo eventi che in

gergo vengono chiamati “dual use”, ovvero non atti-

vità di guerra, ma tutte quelle missioni dove vengono

sfruttati gli asset militari per scopi di protezione civile,

soccorso e logistica di supporto. Fortunatamente an-

che nella realtà sono la maggioranza delle missioni. Il

simulatore è proposto in modalità free-to-play, con la

possibilità di giocare subito, e sbloccare altri scenari

(Catania, La Spezia e Taranto) a 2.99 euro ciascuno,

oppure un mega pacchetto da 6.99 euro. E’ inoltre

accessibile gratuitamente una sezione di rendering

3D, con un lavoro minuzioso di riproduzione di diversi

mezzi in dotazione alla Marina. Possiamo osservare nel

dettaglio Nave Andrea Doria e Cavour CVH 550, cac-

cia Harrier II Plus e F35 B, elicotteri EH101 e AB 212, ol-

tre alla presenza d’onore proprio di Nave Amerigo Ve-

spucci. Anche durante la prova abbiamo avuto modo

di testare l’applicazione su prodotti iOS, in particolare

un iPad Pro, oltre che su un Samsung Galaxy S7. Sono

però allo studio anche altri ecosistemi, in particolare

PC e Mac, e un possibile approdo anche su Xbox One.

Anche gli scenari di gioco sono in continuo aggiorna-

mento, con possibili aggiunte e miglioramenti. Proprio

poche ore prima della presentazione è stata inserita

una sezione per testare le potenzialità del simulatore

tramite visori di realtà virtuale, dai più complessi ai più

semplici come Google Cardboard e suoi cloni. Durante

la conferenza abbiamo anche assistito a un botta e ri-

sposta tra gli sviluppatori e un Ammiraglio della Marina,

esperto sommergibilista, per portare nel gioco anche

questo tipo di esperienza. Si vedrà forse nei prossimi

aggiornamenti. Il gioco si basa come molti altri su Unity

engine, e nella sezione “simulatore” consente di svol-

gere semplici operazioni per prendere confidenza coi

mezzi e i controlli, come decollo o atterraggio, riforni-

mento in volo, manovre in porto. La parte scenario poi

è quella più attiva, in cui diverse missioni concatenate

tra loro vanno portate a termine, con scopi precisi a

seconda del mezzo. Ecco che quindi ci troveremo a

pattugliare i mari per identificare imbarcazioni sospet-

te, volo congiunto con un caccia gemello, oppure recu-

pero naufraghi, anche mediante l’utilizzo di gommoni

militari. Come già detto, sono diverse le missioni che

includono attività di protezione civile, controllo incendi,

recupero dispersi e soccorso feriti. Sia Rortos che Ma-

rina Militare ci tengono a sottolineare che ogni parte

dell’applicazione, dalla grafica, ai menù, ai rendering

poligonali dei mezzi militari, ogni dettaglio, sono stati

realizzati in Italia da programmatori e artisti italiani, e

sperano per questo di portare un pizzico di italianità

anche all’estero, sfruttando proprio l’esperienza pre-

gresssa di Rortos sugli store mobile. Se volete anche

voi provare il primo simulatore ufficiale della Marina lo

trovate su iTunes Store e Play Store.

Il ponte di Nave Amerigo Vespucci allestito per l’occasione.

Un Ufficiale testa la modalità visore. Test su iPad Pro.

torna al sommario 19

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto FAGGIANO

E vento europeo per Yamaha che per la prima vol-

ta ha riunito sotto lo stesso tetto le sue passioni,

musica e motori; un binomio che d’ora in poi farà

parte della nuova politica commerciale e di comuni-

cazione del marchio nipponico. La sede della presen-

tazione è stata a due passi dall’autodromo di Monza,

dove c’è la sede europea dello Yamaha Racing Team

di Rossi e Lorenzo e dove sono esposti alcuni “cimeli”

della recente storia motoristica del team Yamaha.

Dal nostro punto di vista molte novità audio per la

serie MusicCast e tutta la rinnovata serie Aventage.

Esclusiva la possibilità di inserire perfino un pianoforte

della serie Disklavier tra i componenti compatibili con

il MusicCast. Inoltre sono stati presentati in versione

definitiva i modelli WXA-50 e WXC-50 oltre alla serie di home-theater 81 di cui avevamo già parlato.

Con tutte le novità presentate, i prodotti compatibi-

li con MusicCast diventano complessivamente 35.

MusicCast ha fatto bene anche ai conti economici di

Yamaha, che nel dicembre 2015 ha avuto una quota

mercato dei sintoamplificatori HT in Europa del 34,3%

(fonte: GFK) contro un 28,4% nello stesso mese del

2014, dove comunque era sempre leader di mercato.

Disklavier, il pianoforte “autonomo”Yamaha è giustamente famosa per i suoi pianoforti e

tra questi la gamma Disklavier è da molto tempo - dal

1987, per la precisione - una delle più interessanti del

settore, perchè in grado di suonare da solo tramite

servomeccanismi. In pratica degli attuatori muovono

i tasti al posto delle mani del pianista riproducen-

do la melodia desiderata. Applicando il concetto di

MusicCast a questi pianoforti e sfruttando un’apposita

HI-FI E HOME CINEMA Svelate le novità Yamaha in un evento dedicato alla stampa europea presso la sede di Yamaha Motor Racing

Tutte le novità Yamaha, due mesi prima dell’IFA Diversi i prodotti presentati: rinnovata la gamma Aventage, arrivano nuovi modelli anche per la gamma MusicCast

applicazione, sarà possibile riprodurre un brano mu-

sicale facendo eseguire al pianoforte la sua partitura

mentre un componente MusicCast diffonderà gli altri

strumenti ed eventualmente la voce.

Certamente più una curiosità ad uso di alberghi e ri-

storanti, che un effettivo utilizzo di massa considerato

il prezzo del pianoforte, a partire da 17.000 euro. Sicu-

ramente una soluzione che solo un produttore di stru-

menti musicali come Yamaha poteva concepire e rea-

lizzare. Un breve ascolto ha lasciato stupiti i presenti

perchè l’effetto della riproduzione combinata è molto

interessante, soprattutto per la precisa combinazione

delle diverse tracce e per l’ottimale esecuzione del

pianoforte. Le tracce preparate per il Disklavier infatti

sono registrate con la massima fedeltà non solo per

la musica ma anche per la dinamica e l’impostazione

data da un reale pianista e fedelmente riprodotte dai

servomeccanismi.

La rinnovata gamma AventageTutta la serie più prestigiosa dei sintoamplificatori

Yamaha viene rinnovata con la sigla 60 apposta sui

nuovi apparecchi che in gran parte riprendono le ca-

ratteristiche dei modelli precedenti. Si tratta di cinque

modelli – RX-A660, RX-A860, RX-A1060, RX-A2060 e

RX-A3060. Ora tutta la gamma ha almeno 7.2 canali

con potenze che vanno dagli 80 watt/canale del 660

ai 150 watt/canale del 3060.

Le differenze rispetto ai modelli della serie preceden-

te sono minime, qui potrete leggere maggiori dettagli

dalle nostre anticipazioni.

Novità importante il lettore blu-ray BD-A1060, che

non è ancora in grado di riprodurre i dischi 4K ma può

fare l’upscaling video fino all’Ultra HD. Inoltre il letto-

re è anche in grado di riprodurre CD e SACD per chi

utilizza ancora il supporto fisico, nonchè musica Flac

e DSD in alta risoluzione dalla presa USB e tramite

DLNA con WI-FI integrato. Per questo scopo sul retro

troviamo le uscite audio analogiche anche in versione

bilanciata, ideali per il collegamento con i componenti

stereo della serie 2100.

MusicCast, ancora nuovi modelliOltre ai molti componenti home theater RX e Aventage

già compatibili con il MusicCast, Yamaha ha presenta-

to nuovi modelli stereo: il diffusore compatto WX-010,

il nuovo Restio ISX18D di dimensioni (e prezzo) più

contenuti rispetto al primo modello e con radio digita-

le DAB+ e un sintoamplificatore stereo R-N402D che

si affianca al già noto 602 con minore potenza rispet-

to al modello maggiore ma identiche caratteristiche

per le funzioni legate al MusicCast.

segue a pagina 20

torna al sommario 20

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

Ci sono poi anche due sistemi completi Piano Craft,

gli MCR-N470D (599 euro) e 570D che differiscono

tra loro solo per i diffusori, che sono più grandi per il

570. Tra i nuovi prodotti ci è parso molto interessante

il WX-010, un due vie con radiatori passivi laterali, che

va a combattere con i più agguerriti concorrenti ma

a un prezzo più basso (circa 180 euro) e può essere

usato in coppia per ottenere un migliore impatto ste-

reo, la finitura è buona e l’ingombro minimo; restano

da verificare le prestazioni sonore e contiamo di tor-

nare sull’argomento al più presto.

Anche l’R-N402D (499 euro) dovrebbe incontrare il

favore del pubblico in una categoria assai poco affol-

lata di concorrenti, grazie alle complete funzioni ope-

rative per lo streaming e per il multiroom, nonché per

la rassicurante compatibilità con i classici elementi di

un sistema stereo.

Per il Restio si tratta di una prova d’appello in un for-

mato più piccolo (19 cm di lato e 6 di spessore) e facil-

mente collocabile anche a parete, anche se il prezzo

di 299 euro non aiuterà la sua diffusione.

Soundbar: non solo cinemaCi sono anche due nuove soundbar che entrano a

far parte della famiglia MusicCast perché in grado

di cavarsela egregiamente non solo con le colonne

sonore dei film ma anche con la

musica.

Il modello YAS 306 (449 euro) è

in versione con subwoofer inte-

grato e si può collocare anche

a parete quando necessario,

volendo è anche possibile col-

legare un subwoofer esterno

aggiuntivo. La YSP 2700 (999

euro) è invece parte della serie

Sound Projector ed è dotata di

subwoofer separato e collegato

senza fili; il nuovo proiettore so-

noro può riprodurre 7.1 canali e può sfruttare fino a 10

diversi effetti DSP, gli ingressi HDMI sono già pronti

per segnali 4K/60P e HDCP 2.2. Entrambi i nuovi dif-

fusori sono disponibili in versione nera oppure chiara,

entrambi i diffusori saranno disponibili da agosto.

HI-FI E HOME CINEMA

Tutte le novità Yamaha segue Da pagina 19

di Andrea ZUFFI

I nizierà ad operare a fine settembre

il radiotelescopio più grande e più

potente mai costruito sulla terra. Il

progetto cinese del Five-hundred-meter

Aperture Spherical radio Telescope

(FAST), costato la bellezza di 1,5 miliardi

di yuan che al cambio fanno circa

200 milioni di euro, è finalmente entra-

to nelle fasi finali. Il primo problema af-

frontato dal team dei progettisti è stato

quello logistico: ci sono infatti voluti anni

e anni soltanto per trovare un luogo ido-

neo all’installazione di un impianto così

grande. Basti pensare che il “concept”

risale infatti al 1994 ma che il Governo

cinese ha dato il proprio benestare al

sito prescelto soltanto nel 2007. La loca-

lità si trova in un’area della Cine sud-oc-

SCIENZA E FUTURO Sono in dirittura d’arrivo i lavori per la messa in esercizio del radio telescopio più potente al mondo

Ecco il nuovo super radiotelesopio per ascoltare l’universo Si adagia in una conca naturale nella provincia cinese di Guizhou e occupa una superficie pari a ben 30 campi da calcio

cidentale spopolata e lontana da grandi

centri urbani nella provincia di Guizhou,

dove nel 2011 sono ufficialmente inizia-

ti i lavori di posa dei 4450 pannelli che

poggiano su un enorme reticolo di cavi

che fa da telaio alla struttura. Quando gli

attuatori entrano in funzione tutti i pan-

nelli concorrono a formare una parabola

da 500 metri di diametro in grado di ri-

flettere anche i più deboli segnali radio

provenienti da ogni angolo dell’univer-

so. Tra i fattori decisivi per la scelta la

particolare conformazione orografica

della zona, la struttura sorge infatti in

una sorta di conca naturale costituita

da rilievi montuosi che schermano le

delicate apparecchiature del FAST dalle

locali interferenze “terrestri”.

I prossimi mesi saranno dedicati ai test

del sistema che da fine settembre sarà a

disposizione degli astronomi cinesi che

potranno così dedicarsi a studi scientifi-

ci sempre più ambiziosi volti a rilevare

i più deboli segnali provenienti dalle

stelle di neutroni per meglio compren-

dere la natura del nostro universo e, non

ultimo, ascoltare ogni forma di segnale

che possa indicare la presenza di civiltà

extra-terrestri.

torna al sommario 21

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto FAGGIANO

L’ultimo diffusore Bluetooth di Bose

si chiama Speaker Cube ed è di-

verso da tutti gli altri perchè arriva

in scatola di montaggio, dedicato ai bam-

bini dagli 8 anni in su. Il nuovo diffusore

fa parte dell’iniziativa BoseBuild per avvi-

cinare i più giovani al mondo dell’acusti-

ca e per farne conoscere la tecnologia e

la fisica in modo semplice e diretto.

Il kit arriva completo di tutti gli elementi e

si può assemblare in circa un’ora serven-

dosi solo di una forbice e nastro adesivo.

I componenti elettronici sono premontati

in un elemento, mentre l’altoparlante ha

la bobina separata per poterla utilizzare

con gli esperimenti.

Contando sulle piene capacità delle nuo-

ve generazioni di bambini tecnologici, le

istruzioni per il montaggio e gli esperi-

menti si seguono su uno smartphone o

tablet tramite l’applicazione dedicata, al

momento disponibile solo per dispositi-

vi iOS di ultima generazione. Al termine

della costruzione avremo un vero diffu-

sore Bose da 12 cm di lato, con tutta la

tecnologia utilizzata sui normali diffusori

Bose. Il collegamento alla sorgente so-

nora avviene tramite qualsiasi dispositivo

con Bluetooth oppure tramite l’ingresso

minijack. In dotazione anche l’alimenta-

tore e alcune cover per personalizzare i

lati del diffusore cubo.

Come funzione gadget il diffusore inte-

gra delle luci led con colori programma-

bili o anche sincronizzati alla musica. Il

HI-FI E HOME CINEMA Un diffusore Bluetooth facile da costruire per i bambini da 8 anni in su

Da Bose lo speaker in scatola di montaggioOffre interessanti esperimenti sull’acustica e diventa un vero diffusore con giochi luminosi

di Roberto FAGGIANO

L a gamma di prodotti BeoPlay,

il marchio più accessibile di

Bang & Olufsen, si arricchisce di

nuovi prodotti con cadenza “orientale”,

cioè molto ravvicinata, e si va comple-

tando in ogni categoria. L’ultima novi-

tà sono gli auricolari wireless H5 (249

euro), pensati per un ascolto di qualità

ma con il minimo ingombro. Una caratte-

ristica interessante dei nuovi H5 è il fatto

di avere una batteria sdoppiata per ogni

auricolare, in modo da bilanciare il peso

ed evitare accessori aggiuntivi come col-

lari e simili.

L’autonomia della batteria è di 5 ore e

per l’operazione di ricarica si può usare

un apposito supporto- caricatore dove si

collocano i due auricolari. Inoltre una pic-

cola clip magnetica tiene uniti i due auri-

colari quando non sono in uso, in modo

da evitare grovigli di cavi.

Dal punto di vista tecnico gli H5 sfrutta-

no il Bluetooth 4.2 con aptX a bassa la-

tenza (LL) e utilizzano trasduttori da 6,4

mm, il peso è di 18 grammi. La finitura è

disponibile in colore nero oppure rosa

con cavetto coordinato, pregevoli i ma-

teriali impiegati con utilizzo di alluminio,

tessuto e gomma. In dotazione una serie

di adattatori in silicone per tre diverse

misure. Inoltre gli auricolari sono compa-

tibili con l’applicazione Beo App per un

più semplice controllo della riproduzione

musicale e delle telefonate, tramite il mi-

crofono per le conversazioni.

HI-FI E HOME CINEMA Gli H5 della gamma BeoPlay sono auricolari senza fili con Bluetooth e aptX

Ecco H5, è il primo auricolare wireless di BeoPlaySono curati nei materiali e nelle prestazioni, originale la batteria sdoppiata negli auricolari

diffusore di Bose Build si può acquistare

online sul sito di BoseBuld a 149 dollari.

Sennheiser lancia la sfida a QuietComfort con le PXC 550Batteria record, grande comodità e design elegante Sennheiser vuole conquistare l’utenza business, attenta al mercato delle cuffie con cancellazione del rumore. Arrivano a breve, a metà luglio di Michele LEPORI

Dici cancellazione del rumore ed inevitabilmente pensi a Bose, la casa americana si è guadagna-ta negli anni la nomea di prima della classe in questo segmento di mercato, ma da questa parte dell’Atlantico Sennheiser non ha intenzione di restare a guardare ed alla presentazione della Bose-QC35 la casa tedesca risponde con la nuova PXC 550. Sennheiser promette un’autono-mia di 10 ore superiore alla rivale (30 ore contro 20), un comfort dei padiglioni molto maggiore anche per lunghe sessioni di ascolto ed un design compatto ed elegante che non è dovuto scendere a patti con la componentistica. Sul padi-glione di destra, via libera ad un touchpad per il controllo del volu-me, la risposta alle chiamate, e la selezione di uno fra i quattro pre-set audio disponibili. Sulla com-panion app CapTune scaricabile gratuitamente per iOS ed Android - invece - ci sarà la possibilità di at-tivare la modalità Director ed agire in prima persona sul fine tuning. L’arrivo sul mercato delle Sennhei-ser PCX550 è previsto entro metà mese a 389 euro circa.

H65M5500

The technological choice ofUEFA EURO 2016TM

SERIE M5500

torna al sommario 23

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Gianfranco GIARDINA

Adobe ha dato il via ad una serie di aggiornamenti

della sua suite per la creatività. Il tutto all’insegna

dell’accelerazione del processo creativo e dell’ac-

corciamento dei tempi che portano fino al prodotto

finito. Da tempo oramai le applicazioni Adobe (Photo-

shop è la più celebre) non si acquistano più in licenza

perpetua ma sono tariffati in abbonamento annuale: il

canone comprende quindi tutte gli aggiornamenti. Si

perdono però gli eventi di rilascio massivo delle nuove

versioni: questa raffica di aggiornamenti viene chiama-

ta da Adobe con il nome tutt’altro che chiaro “Creative

Cloud 2015.5” ma gli stessi rappresentati di Adobe ci

suggeriscono di denominarlo l’aggiornamento di “giu-

gno 2016”, essendo stato rilasciato negli ultimi giorni del

mese scorso.

Adobe Stock ancora più integratoAdobe nelle scorse release aveva integrato nella pro-

pria suite anche una soluzione di acquisto di fotografie

“royalty free” per la messa a punto dei progetti creativi.

L’utilizzo di foto di questo tipo è diventato oramai molto

frequente e viene fatto da tutti i creativi grazie ai tan-

ti siti che offrono questo tipo di servizio. La soluzione

Adobe Stock nelle scorse versioni non offriva un vero

vantaggio rispetto ai marketplace terzi. ora cambia tutto,

perché l’integrazione di Adobe Stock con le altre appli-

cazioni aumenta sensibilmente. Tanto per fare un esem-

pio, direttamente dall’interno di InDesign si può cercare

nella banca dati di Adobe Stock un’immagine adeguata

al proprio progetto; l’immagine può quindi essere posi-

zionata nell’impaginato in bassa risoluzione; quando il

progetto viene approvato, si può procedere all’acquisto

delle immagini e alla sostituzione delle basse con le alte

con un click, il tutto senza mai uscire da InDesign.An-

che la ricerca delle foto è diventata più sofisticata: ora

si può anche cercare per colore dominante, pizzicando

il colore direttamente dal proprio file. Il risultato è una

serie di immagini cromaticamente perfettamente coor-

dinate con il proprio progetto. Inotre, alla collezione più

ampia ed economica, è stata aggiunta una collezione

di 100mila immagini roylaty free di altissima qualità, se-

lezionate a mano e pensate soprattutto per l’utilizzo in

progetti pubblicitari: si chiama Premium Collection e ha

costi per ogni fotografia più alti.

Migliora lo scontorno in Photoshop Superata la “prova capelli”Tanti piccoli miglioramenti per la nuova versione di Pho-

toshop. Uno dei più interessanti (e che fanno davvero

risparmiare tempo) riguarda lo scontorno automatico

o meglio semi-automatico, una funzione determinante

per esempio per ritagliare i capelli e applicare un nuo-

vo sfondo. Per questa funzione ora Photoshop mette a

disposizione uno strumento ottimizzato che permette

con una serie di raffinamenti successivi e di filtri intel-

ligenti di raggiungere un risultato ottimo di scontorno

automatico anche in condizione, come i capelli mossi

VIDEO CREATIVO Aggiornamento di metà anno per la Creative Cloud di Adobe, con una serie di funzioni molto interessanti

Adobe Creative Cloud: creatività sempre più veloceLe novità introdotte dall’aggiornamento permettono di accelerare ancora di più il processo di creazione grafica e creativa

dal vento, in cui un scontorno tradizionale sarebbe dif-

ficilissimo se non addirittura impossibile. Abbiamo ve-

locemente provato con una foto reale (e non le solite

foto demo sulle quali il risultato è garantito): si tratta di

uno scatto che di certo nasconde molte insidie, ma in

pochissimi minuti siamo arrivati ad un risultato più che

accettabile e che sarebbe stato addirittura perfetto se

ci avessimo dedicato ancora qualche minuto.

Grazie a una serie di visualizzazioni, particolari, filtri e

pennelli, è possibile arrivare in pochi minuti a una ma-

schera di scontorno eccellente.

L’immagine scontornata applicata su uno sfondo diver-

so risulta assolutamente credibile, malgrado i capelli

mossi.

Correzione dei volti: ora è più intelligente

Il filtro “fluidifica” si arricchisce di una nuova modalità in-

telligente: il sistema riconosce i volti e ne identifica tutti

i punti chiave. A questo punto, proprio come fanno altri

tool come Portrait Pro, l’utente può correggere veloce-

mente alcuni tratti somatici, migliorandoli o caricaturiz-

zandoli. La cosa eccezionale è che non c’è bisogno di

tracciare tutti i punti chiave del volto, visto che questi

vengono identificati da Photoshop. Facile ed efficace.

Qui sopra un’immagine a cursori a zero, prima del trat-

tamento.

La stessa immagine dopo aver spostato (invero abba-

stanza a caso) una serie di cursori relativi ai tratti so-

matici.

La ricostruzione contestuale segue a pagina 24

torna al sommario 24

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

è automatica per le immagini ruotate

Avevamo già sperimentato con soddisfazione la capa-

cità del riempimento contestuale di Photoshop, capace

di riempire aree selezionate sulla base del contenuto

adiacente. Questa funzione risulta particolarmente uti-

le, per esempio, quando si ruota un’immagine senza

poterla ritagliare, per riempire gli porzioni vuote che

inevitabilmente si creano. Ora Photoshop svolge la

funzione automaticamente e autonomamente.

L’abbiamo provata con un’immagine che era stata

scattata un po’ storta. Nello strumento ruota e ritaglia,

abbiamo raddrizzato l’immagine senza però ritagliarla

troppo.Raddrizzandola, infatti, restano un po’ di parti

bianche. Ci pensa Photoshop a riempire proseguendo

la trama adiacente. Il risultato finale è eccellente: non

si scorge alcuna imprecisione dell’algoritmo di ricostru-

zione.

Premiere Pro ora con le clip proxy Ideali per il 4KAnche Premiere Pro ha avuto piccoli ma importan-

ti aggiornamenti, spesso nella direzione nella quale

spingono le nuove tecnologie, 4k e VR innanzitutto. A

questo proposito, per esempio, Premiere Pro introdu-

ce la possibilità di un ingest differenziato clip per clip,

permettendo la gestione delle versioni proxy. In pratica,

se montare con clip 4k può diventare troppo pesante,

ora è possibile impostare Premiere perché faccia una

ricodifica automatica di alcune clip al momento del cari-

camento, secondo impostazioni selezionabili. A questo

punto si procede con tutto il montaggio sulle clip proxy,

più leggere; solo in fase di rendering finale ed esporta-

zione, le clip proxy vengono sostituite automaticamente

con quelle 4K, un po’ quello che accadeva anni fa in

prestampa con il sistema OPI e le immagini ad alta col-

legate a quelle a bassa con le quali si impaginava. Que-

sto alleggerisce di molto il lavoro e il carico macchina,

rendendo un editing 4K anche complesso percorribile

anche su una macchina portatile.

Migliorata anche la correzione colore che si può fare

direttamente in Premiere Pro, senza andare in After

Effects o Speed Grade. È poi possibile anche modifi-

VIDEO CREATIVO

Adobe Creative Cloudsegue Da pagina 23

care la visualizzazione in anteprima di una clip VR 360

dal quadro “steso” a una sorta di player 360, cosa che

permette al montatore di avere una chiara visione del

progetto finale mentre lo si allestisce.

Nelle impostazioni di progetto è possibile sce-gliere se lavorare direttamente sulle clip originali o su delle clip proxy.

Nel caso in cui si scelga la clip proxy, si può selezionare formato e codifica dei file ridotti. Il sistema provvederà automaticamente alla codi-fica delle clip proxy e al corretto collegamento nel progetto.

di Dario RONZONI

A circa due anni di distanza dalla re-

lease della X-T1, Fujifilm presenta il

modello destinato a sostituirla: la

X-T2 è la nuova mirrorless del marchio

giapponese, una top di gamma che pro-

mette prestazioni da primato anche in

campi a oggi abbastanza inesplorati da

questo segmento di fotocamere, come la

fotografia sportiva.

FOTOGRAFIA In arrivo a settembre la nuova top di gamma tra le “senza specchio” del marchio giapponese. Prezzo 1729,99 euro

Benvenuta X-T2, la nuova mirrorless da sogno FujifilmMaggiore ergonomia, autofocus migliorato e video in 4K tra le novità più interessanti. Nel parco ottiche ben 22 lenti Fujinon

Attorno al sensore X-Trans CMOS

APS-C III da 24,3 MP prende forma un

leggero corpo in lega di magnesio, re-

sistente a polvere, acqua e temperature

fino a -10°C, ripensato nell’ergonomia

(previsto l’abbinamento con obiettivi dal

peso e dagli ingombri importanti) e dallo

stile retrò, ormai una costante delle pro-

duzione Fujifilm. Addentrandoci nei det-

tagli tecnici, colpisce il rinnovato autofo-

cus, che ora può contare su ben 91 punti

di messa a fuoco rispetto ai “soli” 49 del

modello precedente. Migliorati anche

la messa a fuoco in live view e il mirino

elettronico (2,36 milioni di pixel), scelte

che facilitano la fotografia di soggetti in

movimento. Con la X-T2 arriva la possibi-

lità di girare video in 4K (fino a 30p), ac-

compagnata dalla funzione Simulazione

Pellicola, già proposta in passato per le

riprese fotografiche: grazie alla modalità

Acros il bianco e nero potrà contare ora

su gradazioni più morbide, simili ai risul-

tati ottenuti in analogico.

La X-T2 sarà disponibile a partire da set-

tembre, al prezzo di 1729,99 € per il solo

corpo e a 2.039,99 € in kit con l’obietti-

vo XF18-55. E a proposito di obiettivi, Il

parco ottiche è costituito da ben 22 lenti

Fujinon, tutte ottimizzate per i sensori

APS-C e con stabilizzazione dell’imma-

gine integrata.

torna al sommario 25

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto PEZZALI

T recentosessantuno metri di lunghezza, sessan-

tasei metri di larghezza e duecentoventisette

mila tonnellate di stazza: sono questi i primi in-

credibili numeri di Harmony of The Seas, la nave da

crociera più grande del mondo che questa estate

percorrerà la rotta del Mediterraneo da Barcellona

a Napoli per poi svernare ai Caraibi. Royal Carib-

bean definisce la sua creatura “la nave che guarda

avanti” e non ha tutti i torti, perché non appena ab-

biamo messo piede a bordo ci stiamo resi subito

conto di essere davanti ad una nave che, per or-

ganizzazione e tecnologia, è davvero proiettata al

futuro, una “smart ship”. La Harmony of The Seas

è il fiore all’occhiello della compagnia americana:

appartiene alla classe Oasis, ha soluzioni inge-

gneristiche di altissimo livello per ridurre l’impatto

ambientale (-20% di emissioni rispetto a una nave

di stazza simile) e a bordo ha una serie di soluzio-

ni tecnologiche che mirano a stupire i passeggeri,

come il Bionic Bar, le camere con il Virtual Balcony

e una delle connessioni Wi-Fi più veloci disponibili

su una imbarcazione da crociera.

SCIENZA E FUTURO Siamo saliti a bordo della Harmony of The Seas di Royal Caribbean, la nave da crociera più grande del mondo

Una crociera tra balconi virtuali e barman robotAbbiamo provato le tecnologie di questa rivoluzionaria città galleggiante e siamo rimasti davvero piacevolmente stupiti

Cocktail perfetto con il barman robotÈ il Bionic Bar una delle più grandi attrazioni del

nuovo colosso dei mari, due barman robot guidati

da un computer capaci di realizzare, con perfezione

“digitale”, fino a 1.000 cocktail ogni giorno. Un capo-

lavoro di tecnologia che ha lasciato a bocca aperta

noi e tutti coloro che, armati di tesserino o braccia-

letto RFID, facevano la coda per

un mojito o un cosmopolitan. Il

Bionic Bar è una creazione tutta

italiana, e il lavoro richiesto per

metterlo a punto è enorme: Makr

Shakr’s, l’azienda di Torino che

custodisce tutti i segreti del bar-

man migliore al mondo, impiega

più di 40.000 ore di manodope-

ra per la messa a punto e i test.

Nello stesso tempo, tanto per

fare un esempio, si potrebbero

costruire quasi 300 Lamborghini.

I movimenti dei bracci non sono

affatto casuali: per non apparire

troppo meccanici e bruschi sono

state registrate, utilizzando una

particolare tuta dotata di sensori

analoga a quella usata nei film,

le movenze del ballerino Marco

Pelle del New York Theatre Bal-

let. Il risultato è sorprendente: i

due bracci possono shakerare,

pestare, mescolare gli ingredien-

ti a disposizione per creare una

varietà praticamente infinita di

cocktail e apertitivi. La creazio-

ne del cocktail parte dal tablet

posizionato al tavolo: il cliente,

dopo essersi autenticato con il

classico braccialetto o con la tes-

sera dotata di sensore RFID che

abilita tutti i servizi a bordo, sce-

glie il suo cocktail preferito tra un

elenco di ricette internazionali o

“speciali”. I più arditi lo possono invece creare par-

tendo da zero, miscelando nelle dosi da loro indica-

te a schermo le basi alcoliche, otto bibite, sei succhi,

tre sciroppi e volendo zucchero, menta, lime o limo-

ne. Con circa 15$ a cocktail, tasse e mancia al robot

inclusa, Bionic Bar assicura la perfezione: ogni in-

grediente viene dosato con precisione millimetrica

e ogni movimento viene controllato da un sensore

Kinect nascosto nella parte alta, subito davanti alla

scenografica schiera di circa 180 bottiglie organiz-

zate in modo scientifico. Molte di queste sono ovvia-

mente ripetute, questo perché alcune basi come il

gin o la vodka si consumano molto più rapidamente

delle altre, ma la varietà di materia prima presente

è di eccellente livello, paragonabile a quella dei mi-

gliori cocktail bar. Il risultato pure.

segue a pagina 26

La velocità Wi-Fi che abbiamo raggiunto in navi-gazione: davvero notevole se si calcola il numero di utenti connessi.

torna al sommario 26

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

SCIENZA E FUTURO

Nave da crociera Harmony of the Seassegue Da pagina 25

Un megaschermo HD per la finestra virtualeL’Harmony of the Seas può ospitare fino a un mas-

simo di 6.780 passeggeri, ai quali vanno aggiunti i

circa 2.100 membri dell’equipaggio. Delle 2.747 ca-

bine a disposizione del crocierista, 1.768 delle quali

si affacciano sul mare, ce ne sono 85 con una parti-

colarità davvero curiosa: Royal Caribbean ha, infat-

ti, costruito all’interno una

finestra virtuale che offre

una vista in tempo reale

sull’esterno. Un enorme

televisore HD da 80”, per-

fettamente inserito nella

parete e integrato con il

resto dell’ambiente, riceve

il segnale in tempo reale

dall’esterno e lo trasmette

giorno e notte, per dare

la sensazione di trovarsi a

contatto con il mare. Sia-

mo in realtà dentro una

cabina interna, disponibile

a una fascia di prezzo più

bassa di quelle con il vero

balcone, ma la sensazione

di realismo non è affatto

male. Il segreto è nella

qualità del segnale: per ri-

prendere infatti le immagi-

ni trasmesse alle Virtual Balcony

Room vengono utilizzate video-

camere Red Epic, sensore 5K con

18 step di dinamica per poter cat-

turare senza rumore alba, tramon-

to e bagliore notturno durante le

notti di luna piena. Un progetto

che ha richiesto molto tempo per

essere implementato, anche per-

ché le videocamere non doveva-

no mostrare flare e soprattutto

dovevano resistere agli agenti

atmosferici, soprattutto la temi-

bile acqua salata. Sulla Harmony

of the Seas sono state montate

diverse videocamere utilizzando

un particolare obiettivo che tiene

la camera all’interno e la lente

oltre il vetro protettivo, questo

per evitare riflessi e rifrazioni. Al-

cune sono in plancia, orientate a

prua e sui fianchi: per mantenere

il massimo realismo, infatti, a se-

conda dell’orientamento fisico di

ogni “finestra” viene trasmesso il

video corrispondente.

Wi-Fi super veloce anche in mezzo al mareSe una volta si andava in crociera

per rilassarsi e “sconnettersi” dal

mondo, oggi è davvero difficile ri-

nunciare alla connettività. Sopra-

tutto per chi è un social network

addicted e si trova a bordo di una

delle navi più evolute e avanzate che hanno mai

solcato i nostri mari: come si fa a non condividere

subito su Facebook il video del simulatore di surf o

del barman robot? Servire migliaia di persone con

un collegamento wireless che copre la nave da prua

a poppa, ponte per ponte, non è affatto semplice,

soprattutto se si considerano le paratie e le strutture

metalliche che schermano il segnale all’interno, ma

Royal Caribbean ha montato a bordo della sua am-

miraglia una quantità tale di access point che Voom,

questo il nome della connessione, riesce a soddisfa-

re anche una massa critica di utenti con una velocità

che permette lo streaming HD. Abbiamo ovviamen-

te fatto un paio di test, e la velocità media in svariati

punti della nave è stata di 14 MB/s in download e

di 9 MB/s in upload, una connessione che molti si

sognano a casa e che permette anche di godere di

streaming in HD, tramite ad esempio Netflix. Chi è

abbonato alla piattaforma di streaming video sco-

prirà poi con piacere che, trattandosi di compagnia

americana, anche l’indirizzo di connessione è ame-

ricano: a bordo si accede a tutto il vastissimo catalo-

go di Netflix Usa con molti contenuti in italiano che

da noi, salvo usare una VPN, non sono accessibili.

Per funzionare con una latenza tutto sommato bas-

sa, 160 ms, e una velocità così elevata in ogni con-

dizione VOOM si serve di una tecnologia satellitare

creata dalla O3bmaritime: un satellite geostaziona-

rio segue, infatti, ogni singola nave nel suo percorso

tenendola al centro del fascio di trasmissione, quin-

di non è affatto sbagliato dire che la Harmony of the

Seas ha in cielo un satellite dedicato a lei per fornire

la connettività. La nave comunica istante per istante

al centro di controllo del satellite eventuali varia-

zioni di rotta, con il satellite che automaticamente

correggerà la sua emissione. VOOM, questo il nome

del servizio Internet, non è ovviamente gratis ma il

costo è relativamente contenuto: Surf, il piano da 2

Mbit che permette la navigazione, la lettura di email

e l’accesso ai social costa 12.99$ al giorno per di-

spositivo (ma basta scollegarne uno per collegarne

un’altro) mentre Surf & Stream, il pacchetto veloce

da 15 Mbit, costa 17,99$ al giorno e permette anche

lo streaming HD o il download di grossi file. Sono

previsti anche pacchetti famiglia per più dispositivi

a 8,99$ al giorno e 11,99$ al giorno, ma in questo

modo il prezzo sale. Quando si guarda al costo biso-

gna anche calcolare che solitamente a bordo delle

navi da crociera Internet viene venduto “al minuto”,

e anche in un hotel di alto livello dove non è gratuita

una connessione flat ha un costo analogo.

In plancia: da qui si controlla la regina dei mariLa prima cosa che notiamo quando saliamo in “plan-

cia” è l’assenza di una poltrona per il capitano: John-

ny Faevelen, l’ufficiale americano che comanda la

Harmony of The Seas, è infatti libero di muoversi tra

le varie postazioni, per controllare che tutti lavorino

al meglio. La guida che viene affidata al primo uffi-

Finestra sul mare? No, è un televisore capovolto ma l’effetto è simile

segue a pagina 27

Una panoramica della plancia: il timone? Non serve con i motori Azipod. I controlli dei bow thruster, motori di spinta laterali inseriti a prua. A poppa su usano i motori principali che sono orientabili.

torna al sommario 27

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

SCIENZA E FUTURO

Nave da crociera Harmony of the Seassegue Da pagina 26

ciale e al secondo ufficiale, che siedono sulle due

“poltrone” di controllo con un trackpad a portata

di dito e una serie di monitor per controllare non

ci siano problemi di sorta. La plancia di comando

di questa città galleggiante è divisa in due sezioni:

una zona centrale, per la navigazione, e due zone

gemelle laterali per l’ormeggio. Dalla postazione si

effettuano tutte le manovre di attracco laterale alla

banchina, e ovviamente viene usata la postazione

corrispondente a seconda del lato scelto. Con la car-

ta nautica in un monitor e il radar sull’altro monitor,

per controllare le altre imbarcazioni in rotta, tutto il

lavoro viene fatto agendo sui controlli dei quattro

“bow thruster”, i motori di spinta affogati nello scafo

a prua che servono a spingere la nave lateralmente.

I quattro motori laterali, prodotti da Wartsila, svilup-

pano ciascuno una potenza di 7.300 cavalli per un

totale di 29.500 cavalli: la Harmony of The Seas sa-

rebbe in grado di muoversi lateralmente alla velocità

di circa 8 nodi usando solo questi quattro motori,

ma sarebbe una andatura tutt’altro che stabilizzata.

È invece di 25.1 nodi la velocità massima raggiunta

in andatura, grazie ai tre motori capaci di generare

una spinta totale di 80.500 cavalli. Come sulla mag-

gior parte delle navi moderne anche sulla Harmony

of the Seas sono stati usati motori Azipod costruiti

dalla ABB, motori contenuti in un “pod” all’esterno

dello scafo che non necessitano di timone, potendo

girare loro stessi. I propulsori sono elettrici, e l’ener-

gia viene garantita da sei generatori diesel ognuno

dei quali può generare 92 megawatt di potenza. In

plancia, oltre al controllo della navigazione e delle

comunicazioni, altre due postazioni rivestono un

ruolo fondamentale: la centrale di sicurezza e il con-

trollo della stabilizzazione. “Quando una nave è in

mezzo al mare non possiamo chiamare i pompieri

- ci dice il sottufficiale che ci guida durante la nostra

visita - reagire con tempestività è essenziale”. Dopo

l’acqua il fuoco è il nemico numero uno, e un com-

plesso sistema di controllo copre ogni angolo della

nave pronto a segnalare ogni anomalia. E mentre

un ufficiale vigila per rendere la navigazione sicura

e priva di pericoli, un altro si preoccupa di renderla

confortevole: da un grande pannello di controllo si

gestiscono le due alette stabilizzatrici laterali Blohm

& Voss e si controllano i volumi dei serbatoi di zavor-

ra inseriti in tutto lo scafo. Una curiosità: il pescaggio

della nave più grossa del mondo è di soli 9 metri.

I numeri della nave dei recordCostruita nei cantieri navali STX France di Saint Na-

zaire, la Harmony of The Seas è la terza di tre navi

gemelle che Royal Caribbean ha ordinato al costrut-

tore francese, entrambe però più piccole (una quarta

è in costruzione). Una nave dei record, non solo nei

numeri: è la prima, ad esempio, ad avere un vero par-

co ricavato all’interno della nave, con 56 alberi e due

pareti vegetali irrigate con acqua di mare resa pura

da un processo di desalinizzazione. Per costruire la

nave si è partiti da 181 grandi blocchi ognuno dei quali

Motori Azipod montati sotto una nave: il motore elettrico è esterno e ruota. Sulla Harmony ne vengono usti ben tre di dimensioni ovviamente maggiori.

pesava circa 544 tonnellate, ma la costruzione com-

pleta ha richiesto un assemblaggio stile “lego” di oltre

500.000 moduli prefabbricati, il tutto condito da 240

km di tubi e 5.310 km di cablaggio. Royal Caribbean

non ha badato a spese per questa nave, mettendo

sul tavolo un miliardo di dollari per non scendere a

compromessi e dotarla di ogni comfort possibile, dalle

pareti di arrampicata allo scivolo più grande mai visto

su una nave per arrivare ai teatri, ai due simulatori di

surf e alla palestra con SPA più grande mai costruita

su una nave simile. Il pubblico sembra gradire, anche

perché al momento ogni crociera pianificata nel Medi-

terraneo è esaurita e per farci una vacanza si deve at-

tendere ottobre, ai Caraibi, dove il prezzo minimo sarà

di 1.049 dollari a persona (ma con volo, mance e extra

raddoppia sicuramente). Chi però si accontenta di sa-

lire a bordo per un giorno può farlo quando la nave

approda in uno dei porti italiani, La Spezia, Civitavec-

chia o Napoli: la Harmony of The Seas è un’incredibile

opera di ingegneria navale e merita sicuramente una

visita, anche solo per bere un fantastico cocktail.

un’immagine del bosco con passeggiata del ponte 8: tutte le piante presenti sono assolutamente vere.

Lo scivolo più grande mai montato su una nave: lungo 28 metri, sale fino a 45 metri su livello del mare e richiede 13 secondi in media per scendere.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

Tesla: primo incidente mortale con l’autopilot inseritoA maggio una Model S, con pilota automatico inserito, è finita sotto il rimorchio di un camion Il conducente della Tesla è deceduto La NHTSA indaga di Dario RONZONI

Lo ha rivelato la compagnia di Elon Musk: il 7 maggio è avvenuto in Florida il primo incidente morta-le documentato per una Tesla con autopilot inserito. Joshua Brown, un quarantacinquenne dell’Ohio, è rimasto ucciso a bordo della sua Model S finita sotto il rimor-chio di un camion che procedeva in direzione opposta e che stava svoltando a sinistra. Il sistema di guida automatica non ha rilevato la presenza del rimorchio, parti-colarmente alto e di colore chia-ro, confondendolo col cielo o con un segnale stradale posizionato in alto. I freni non sono stati azio-nati e la vettura ha proseguito il cammino sotto il rimorchio. Ricordando quanto il suo siste-ma di guida autonoma sia in fase di beta testing pubblico e che il conducente debba sempre man-tenere le mani sul volante in caso di necessità, Tesla ha anche sot-tolineato l’assenza di incidenti fatali su un totale di 130 milioni di miglia percorse dai vari modelli in regime di pilota automatico (la media americana è di un in-cidente mortale ogni 94 milioni di miglia, quella mondiale di 60 milioni). L’incidente, sotto investi-gazione da parte della National Highway Traffic Safety Admini-stration (NHTSA), ha sollevato critiche da parte di molti esperti del settore.

di Alvise SALICE

È LG il partner tecnologico scelto

dalla casa tedesca automobilistica

per realizzare un’avveniristica piat-

taforma destinata alle connected car del

futuro, ossia quei veicoli attrezzati per

comunicare tra loro e con infrastrutture

esterne. “Sfruttando le più avanguardisti-

che tecnologie cloud, il prossimo sistema

d’infotainment offrirà ai agli automobilisti

un accesso digitale continuo a innume-

revoli funzioni, dai servizi smarthome a

quelli basati sulla localizzazione GPS” ha

spiegato Matthias Müller, amministratore

delegato di Volkswagen, per il tramite del

suo ufficio stampa.

Una sinergia potenzialmente straordina-

ria quella tra ricercatori tedeschi e tecnici

coreani, che lavoreranno a stretto con-

tatto per integrare l’elettronica di bordo

non solo con i dispositivi portatili, ma

anche con elettrodomestici casalinghi

“smart”. Restando comodamente seduti

nella propria auto, sarà possibile, tramite

comando vocale o touchscreen, verifica-

re il funzionamento degli allarmi di casa,

controllare in presa diretta il sistema di

videosorveglianza, accendere il condi-

zionatore o il riscaldamento, spegnere

quelle luci lasciate accese per sbaglio.

Inoltre, l’automobile connessa vanterà

naturalmente protocolli Vehicle-To-Vehi-

cle (V2V), che permettono di comunicare

con i veicoli nel raggio di un centinaio

di metri, stabilendo potenziali pericoli di

scontro con altri mezzi; nonché Vehicle-

To-Infrastructure (V2I), che consentono

alla centralina dell’auto d’interfacciarsi

con le apparecchiature stradali.

La nuova piattaforma smart installerà nel-

l’auto un centro di notifiche “context-sen-

sitive”, il quale sceglierà intelligentemen-

te le indicazioni da inviare al conducente

per massimizzarne la sicurezza di guida,

evitando di disturbarlo troppo quando

l’eccesso di “bip” e messaggi vari può

risultare più pericoloso che utile.

AUTOMOTIVE Ricercatori tedeschi e tecnici coreani insieme per la connected car del futuro

L’automobile pensata da LG e Volkswagen è (anche) in grado di gestire la tua casa Volkswagen sigla una collaborazione strategica con il colosso coreano dell’elettronica L’obiettivo è una vettura smart che sia in grado di interfacciarsi con l’esterno e con la casa

di Dario RONZONI

L’Internet delle Cose è da qualche

anno un trend che si sta intrufolan-

do in molti campi dell’agire quoti-

diano. A oggi, tuttavia, il mondo dell’au-

tomobile è ancora abbastanza refrattario

all’onda IoT, perlomeno quando si parla di

mass market e produzione in serie. Ali-

baba, colosso del commercio elettronico

cinese, si è portato avanti e ha dato vita a

una partnership col più grande produtto-

re di automobili di Pechino, la statale SAIC

Motor Corp. Il risultato è il SUV RX5, un

veicolo mosso da YunOS, il sistema ope-

rativo proprietario di Alibaba, già utilizzato

da numerosi device per smart home, dai

frigoriferi agli aspirapolvere ai condizio-

natori d’aria. L’obiettivo della joint venture

cinese è la creazione di un ecosistema

AUTOMOTIVE SUV RX5 sarà disponibile da agosto a un prezzo di poco più di 22.000 dollari

SUV IoT di Alibaba disponibile per le prenotazioniIl SUV cinese è il primo esempio concreto di Internet delle Cose applicato all’automotive

di vetture IoT, che pos-

sano condividere dati

e creare una migliore

esperienza di viag-

gio. La RX5 supporta

comandi vocali e stru-

menti di navigazione, e

consentirà al guidatore

di pagare parcheggi,

rifornimenti di carbu-

rante e cibi attraverso

Alipay, il sistema di

pagamento online di Alibaba. Ogni gui-

datore avrà uno specifico ID internet, che

darà la possibilità al sistema della vettura

di ricordare e riconoscere le preferenze

dell’utente per quanto riguarda musica,

temperatura dell’aria, ristoranti e tutte le

altre informazioni raccolte nel database.

Il SUV dispone di tre pannelli LED e di

quattro videocamere posizionabili libera-

mente, ideali per registrare fasi di guida o

per immortalare un selfie. La vettura avrà

un costo di circa 22.230 dollari e sarà di-

sponibile da agosto. I pre-order sono già

aperti. Clicca qui per il video.

torna al sommario 29

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Gaetano MERO

Velocipede Fogliaverde è il curioso

nome di una nuova e-bike, ispirata

alle bici da corsa degli anni Set-

tanta, costruita con materiali di pregio e

con una particolare attenzione nei det-

tagli. La società ha sede a San Gallo, in

Svizzera, e si avvale della collaborazio-

ne dello storico marchio italiano Colum-

bus specializzato nella produzione di

telai. L’idea che ha portato alla nascita

del progetto, spiega il fondatore Peter

W. Grünblatt, è stata quella di realizzare

una bici elettrica elegante, dal design

ricercato che non presentasse i “difet-

ti” estetici di una classica e-bike come

batteria a vista, pesantezza del telaio e

pochi accessori a disposizione.

Ciò è stato possibile grazie all’utilizzo

del motore Zehus Bike +, un sistema

all in one che concentra l’intero mecca-

nismo da 250W, batterie, elettronica e

sensori all’interno del mozzo posteriore

in alluminio cromato. VF fornisce sette

modalità di pedalata assistita, fino ad un

massimo di 25 Km/h, la batteria integra-

ta da 160Wh può essere ricaricata in un

paio d’ore. In alternativa si può selezio-

nare la modalità ibrida che non richiede

ricarica, il motore si attiverà infatti solo

quando necessario, durante le fasi che

richiedono un maggiore sforzo come

una salita, e recupererà energia durante

le fasi di discesa, frenata o pedalata.

Grazie ad una applicazione ad hoc, per

iOS e Android, e al Bluetooth è possibile

avere nel dettaglio le informazioni sulla

velocità raggiunta, la distanza percorsa,

lo stato di carica della batteria diretta-

mente sul proprio smartphone. Sempre

tramite app è possibile attivare il siste-

ma di antifurto che blocca il motore at-

traverso l’inserimento di un codice.

Come dicevamo VF è soprattutto una

bici di alta qualità con finiture e mate-

riali ricercati: sella e manubrio hanno un

rivestimento in pelle, i pedali sono rifiniti

in legno, per i parafanghi è stato utiliz-

zato il bambù mentre per il copricatena

legno di ciliegio. I portapacchi anteriore

e posteriore sono in acciaio cromato

e riportano il trifoglio, il simbolo scelto

dalla casa produttrice.

L’illuminazione è regolata da un mec-

canismo a dinamo molto preciso e che

non grava dunque sulla batteria. Tra

gli altri dettagli osservia-

mo un pratico manico in

pelle che collega nella

parte inferiore i due tubi

del telaio, in modo da

permetterne un più facile

trasporto, i pneumatici

sono in gomma antifora-

tura, infine il meccanismo

di blocco dei pedali è ri-

vestito da una custodia in

pelle marrone in linea con

il resto degli accessori.

Il sottile telaio in acciaio, vera novità per

una e-bike, porta il peso della bici com-

pleta di accessori a 18,7 kg, fra le più

leggere del settore. Le versioni propo-

ste sono due, “Piacevole Corsa” in ben

5 colorazioni perlate e “Specialità Rug-

gine”. Quest’ultima presenta realmente

sul telaio un sottile strato di ruggine

che ne determina anche la colorazione,

l’effetto è stato ottenuto grazie ad un

processo di arrugginimento controllato.

Ogni tubo sottoposto al trattamento è

stato successivamente isolato con un

rivestimento trasparente che ferma la

corrosione a livello superficiale.

Attualmente Velocipede Fogliaverde

è alla ricerca di sostenitori sulla piatta-

forma di crowdfunding Kickstarter con

un obiettivo di circa 270.000 euro. È

possibile già prenotare la propria VF, la

cui consegna è prevista per per aprile

2017, al prezzo di circa 2.950€ (3.200

CHF) per la versione Piacevole Corsa e

di 3.600€ (3.900 CHF) per la Specialità

Ruggine entrambe complete di tutti gli

accessori.

AUTOMOTIVE Velocipede Fogliaverde sarà disponibile da aprile 2017 con prezzi da 3.000 euro

Ecco la bici elettrica con look degli anni ’70Arriva dalla Svizzera Velocipede Fogliaverde, una e-bike ispirata alle bici da corsa anni ’70 Unisce materiali pregiati, come la pelle e il bambù, con la tecnologia della pedalata assistita

BMW, Intel e Mobileye insieme per l’auto a guida autonomaUna partnership porterà a lanciare nel 2021 l’auto senza conducente iNext, erede delle elettriche BMW i3 e i8 di Giulio MINOTTI

Qualche settimana fa il Ceo della BMW aveva annunciato il debut-to della nuova ammiraglia iNext per il 2021. La vettura utilizzerà la propulsione elettrica abbinata a evoluti sistemi di guida autonoma con un design innovativo degli interni e avanzate soluzioni per la connettività. Ora questo progetto fa un balzo avanti con una partner-ship tra BMW, Intel e Mobileye che uniranno le forze per lo sviluppo di una piattaforma di guida autono-ma aperta. “Bmw, Intel e Mobileye sono convinti che la guida auto-noma renderà gli spostamenti più sicuri e facili”, ha dichiarato il grup-po tedesco. “L’obiettivo della col-laborazione è sviluppare soluzioni ‘a prova di futuro’ che non solo consentiranno ai guidatori di non tenere più le mani sul volante, ma che permetteranno di raggiungere il cosiddetto livello “eyes off” ed infine il livello “mind off”, trasfor-mando così il tempo speso in mac-china in un’occasione per svagarsi o lavorare”. Il piano industriale pre-vede lo sviluppo di una piattaforma che supporterà il più evoluto livello di automazione dell’auto, “driver off”, che consentirà una completa autonomia del veicolo senza pilota umano all’interno. Nel breve ter-mine le compagnie procederanno con test drive dimostrativi con un prototipo “altamente automatizza-to”, il prossimo anno la piattaforma verrà estesa a una flotta di veicoli.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Gianfranco GIARDINA

H otpoint, marchio del gruppo Whirlpool, sta intro-

ducendo sul mercato una nuova serie di frigoriferi

dal nome “programmatico”: si tratta di Day1, una

linea che, grazie ad alcuni accorgimenti tecnici, mira a

mantenere la freschezza del primo giorno, soprattutto

per frutta e verdura, e questo per una durata stimata

in 13 giorni. Al di là degli slogan (come viene calcolato

il periodo di 13 giorni?), in questo apparecchio ci sono

diversi accorgimenti tesi a migliorare lo stato di conser-

vazione soprattutto di frutta e verdura, primo incentivo

ad acquistarne di più, consumarne di conseguenza e

quindi mantenere un’alimentazione più corretta.

L’ozono sanifica, anche nel frigoUn primo presidio - già impiegato in modelli precedenti

- è dato dall’emettitore di ozono. L’ozono (la cui for-

mula chimica è O3) ha molte proprietà antibatteriche

e disinfettanti e questo soprattutto se viene usato in

un ambiente contenuto come il vano frigorifero; tanto

è vero che uno degli impieghi principali dell’ozono è

proprio nei purificatori d’aria. Ovviamente nulla a che

vedere con i rischi per l’ambiente derivanti dal buco

nell’ozono, ovvero nella rarefazione nella naturale col-

tre di ozono che circonda la Terra. Hotpoint, per non

spaventare eventuali clienti non pienamente informati

preferisce evitare il termine “ozono” e chiamarlo piut-

tosto ossigeno attivo, dato che si tratta di una molecola

composta da tre atomi di ossigeno. Il frigorifero emet-

te all’interno del vano ozono per un totale di 8 minuti

ogni ora di funzionamento, con tanto di controllo del-

l’apertura della porta, così da sospendere un’eventuale

emissione. L’effetto è molto importante: la carica batte-

rica viene abbattuta del 70% e questo rallenta sensibil-

mente il deperimento degli alimenti; allo stesso modo,

si abbattono quasi a zero gli odori e lo scambio di essi

tra alimenti vicini.

Frutta e verdura amiche e nemiche vicine e lontaneMa se lo scopo è quello di favorire un’alimentazione

sempre più sana e naturale, frutta e verdura sono pro-

tagoniste. Spesso il consumo di questi alimenti viene

limitato dall’impossibilità di fare la spesa con cadenza

giornaliera e nei rischi di cattiva conservazione del

fresco. I frigoriferi Day1 di Hotpoint proprio per questo

SMARTHOME Hotpoint ha lanciato una serie di frigoriferi che hanno lo scopo di migliorare lo stato di conservazione di frutta e verdura

Frigo Hotpoint Day1, tutto fresco come il primo giornoLa freschezza del primo giorno è preservata per 13 giorni grazie a dei presidi, tra cui l’emettitore di ozono e un filtro alla zeolite

offrono un cassetto di frutta e verdura potenziato nel

volume (identificabile nella foto con la scritta Fresh

Crisper) e che - secondo il produttore - garantisce una

migliore conservazione di questi alimenti. Ma un punto

chiave è che frutta e verdura vengano tenute separate

nel frigorifero: infatti alcuni frutti, come le mele, emet-

tono sostanze che accelerano il deperimento della

verdura. Due cassetti separati sono la soluzione nor-

malmente adottata, anche se decisamente rigida. In

questo caso il cassetto è unico e a spostarsi, per creare

due vani disgiunti, è un separatore, così da permettere

di riconfigurare lo spazio a seconda delle necessità. Ma

- cosa più importante - non si tratta di un banale setto

di plastica ma di un vero e proprio filtro alla Zeolite.

Questa sostanza è in grado di catturare e incorporare

l’etilene emesso, per esempio, dalla buccia delle mele,

evitando che vada così a nuocere ad altri alimenti. Ba-

sta poi mettere ogni tanto il filtro al sole per sei ore o

in forno a bassa temperatura per qualche minuto per

rigenerarlo completamente e metterlo ancora in con-

dizione di svolgere il suo ruolo protettivo nei confronti

di frutta e verdura.

Il cassetto dei miracoli peccato sia solo unoC’è poi un altro cassetto, l’ultimo in basso. Si tratta in

realtà di un cassetto multifunzione, decisamente versa-

tile, che serve per almeno tre scopi. Il primo - quello di

default - è il cosiddetto Chill mode: si tratta di un vano

mantenuto a una temperatura prossima allo zero con

un tasso di umidità intorno al 50%, condizioni ideali per

l’ottima conservazione di carne e pesce freschi. Un’al-

tra funzione, dal nome Safe Defrost, è quella che - se

opportunamente attivata - permette di scongelare nel

migliore dei modi una pietanza estratta dal congelato-

re. Infatti, per avere una buona scongelazione, il pro-

cesso deve essere sufficientemente lento, cosa non

certo ottenibile a temperatura ambiente: nel cassetto

Safe Defrost, la scongelazione avviene in maniera con-

trollata con il recupero al massimo di 5 gradi all’ora,

condizione che assicura il miglior risultato sia sul ver-

sante organolettico che nutrizionale. Ma la funzione più

interessante, almeno sulla carta, appare quella Super

Cool+, che si attiva dal pannello frontale del frigo: si

tratta di una modalità “boost” che permette di abbatte-

re la temperatura di una pietanza da 70° fino ai 3° del

frigorifero in metà tempo rispetto a uno convenziona-

le. Un raffreddamento rapido delle pietanze cucinate

permette un abbattimento sensibile della proliferazio-

ne batterica, con la conseguente prolungata conser-

vabilità dell’alimento. Il frigo DAY1 è equipaggiato per

non soffrire l’inserimento di pietanze calde all’interno

del cassetto e per non far divergere la temperatura del

vano principale. Non si tratta di un abbattitore, ovvia-

mente, ma di un vano capace di avvicinarsi a quel tipo

di funzionamento, ottenendone quindi almeno una par-

te dei vantaggi. Il vero limite di questa soluzione è che

il cassetto per queste tre funzioni è solo uno: se si ha

bisogno di raffreddare velocemente una pietanza cal-

da, è necessario estrarre dal cassetto eventuale pesce

e carne in esso conservati.

Sei modelli con tre finiture Il più bello costa 1.500 euroI frigoriferi Day1 di Hotpoint saranno disponibili a breve

in sei versioni: tutti sono combinati (vano frigo superio-

re e congelatore a tre cassetti inferiore), in due altezze

e tre finiture. In tutti i casi, sono state adottate delle

soluzioni che hanno permesso, a parità di dimensioni

esterne, di aumentare considerevolmente il volume

interno: nella versione da 2 metri di altezza, si recupe-

rano oltre 40 litri rispetto ad apparecchi di pari dimen-

sioni. Le finiture prevedono quella in metallo grigio e

maniglia a specchio, quella con i classici maniglioni a

vista e una più classica con finiture bianche e maniglia

integrata nello spessore della porta, quest’ultima con

un po’ meno funzioni del top di gamma. Il prezzo al

pubblico per il modello migliore è di circa 1.500 euro.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto PEZZALI

I selfie? Roba vecchia, arrivano i “roundie”. A scattar-

li sono le nuove fotocamere a 360° che LG, Ricoh e

Samsung stanno proponendo sul mercato, doppia

ottica a 180° per una foto o un video che, per la sua

natura panoramica, non lascia sfuggire nessun detta-

glio. Godibili al massimo con un visore VR, le immagini

e i video a 360° iniziano a comparire su Facebook e

Youtube e possono essere fruiti anche con un norma-

le smartphone grazie al giroscopio integrato o al tou-

ch, indispensabili per orientarsi all’interno dello scatto

o della ripresa. Samsung è stata la prima a credere in

un ecosistema VR low cost, e dopo il visore Gear VR

da accoppiare a un Galaxy S6 o S7 ha lanciato ora la

nuova Gear 360, camera panoramica a 360° capace

di creare contenuti da fruire al meglio con il visore, ma

non solo. Abbiamo tra le mani uno dei primi esemplari

di quella che potrebbe essere la “GoPro” next gen: il

fenomeno action camera si sta sgonfiando, e le came-

re a 360° sono in piena rampa di lancio. Con un listino

di 369 euro la Gear 360 non è affatto un giocattolo, e

il peso non indifferente di questa “sfera” di dimensioni

simili a una palla da tennis lasciano intendere che Sam-

sung ha curato tutto nei minimi dettagli, anche perché

se realizzare una action cam è relativamente semplice,

come dimostrano le decine di cloni cinesi che spuntano

ormai come funghi in ogni angolo, realizzare una buona

camera a 360° non è cosa da tutti. La qualità del sen-

sore e soprattutto della lente rivestono infatti un ruolo

fondamentale per la riuscita dello scatto.

Come funziona una fotocamera a 360°Per realizzare un video o una foto a 360° la videoca-

mera, e la Samsung in prova mette benissimo in luce

la cosa, deve avere due obiettivi a 180° disposti ai due

lati. La forma della Samsung non è affatto casuale: Sam-

sung ha scelto di spingere al massimo il campo ottico e

adottando una sfera evita che il corpo della fotocamera

possa rientrare in qualche modo nella fotografia. I com-

petitor, che sfruttano corpi di forma differente, sono co-

stretti a ridurre leggermente il campo di scatto proprio

per evitare questo problema e, come vedremo a breve,

questo porta ad un piccolo effetto collaterale. Quando

le due fotocamere scattano una foto o riprendono un

TEST Abbiamo provato la Samsung Gear 360, camera panoramica a 360°, il prodotto mancante dell’ecosistema VR di Samsung

A spasso con la videocamera a 360° di SamsungDue ottiche per poter riprendere video a 360° e scattare fotografie panoramiche d’effetto, da godere con il visore VR

video il risultato è quello visibile nello scatto qui sotto:

viene usata solo la parte centrale del sensore perchè

l’ottica fisheye è talmente spinta (più di 180° di angolo)

che le due foto sono due sfere.Le due fotocamere però

non sono sincronizzate, e per il controllo dell’esposizio-

ne viene fatta una valutazione totale con preponderan-

za sul perimetro piuttosto che al centro: le due immagini

a 185° stanno per essere “fuse” in una sola foto pertan-

to è fondamentale che ci sia agli estremi continuità di

luminosità e cromia. Lo scatto che abbiamo realizzato

qui sotto mostra come la camera mantenga l’espo-

sizione ai bordi sacrificando la parte centrale: le auto

sono chiaramente sovraesposte, ma il resto dell’imma-

gine è perfetto e non si vede lo stacco. Vi consigliamo

di ingrandire le foto a tutto schermo, perchè la qualità

della preview non rende molto l’idea della qualità che

ha invece la camera. La qualità di una camera a 360°

non va giudicata inoltre solo per la qualità e la nitidezza

dell’immagine, ma anche per la capacità di nascondere

il punto di fusione delle due foto: qui il processing è fon-

damentale, ma nel caso della Samsung Gear aiutano

anche le due ottiche a 185° che permettono una sovrap-

posizione praticamente perfetta. Altri modelli, infatti,

non solo mettono in mostra una giunzione leggermente

fuori fuoco ma si perde anche qualche dettaglio, questo

perché per scelte progettuali (e di costi) si è deciso di

portare l’angolo di visione di ogni camera a 170° anziché

ad un 180° completo.

Le foto e i video scattati con una camera 360°, oltre

che con lo smartphone e con i visori VR, possono es-

sere fruiti con Facebook e YouTube: le due piattaforme

riconoscono il tipo di contenuto e adeguano il player

di conseguenza.

Il bello e il brutto della fotografia panoramicaVedere una bella foto a 360° è una esperienza unica, e

anche senza il visore si può godere dell’immagine an-

che con uno smartphone e il giroscopio. Un video, poi,

se ben realizzato, offre ancora di più, e come stanno

sperimentando i broadcaster il 360° può dare del vero

valore aggiunto a contenuti che ad oggi sono piuttosto

“piatti”, e ci riferiamo ad esempio alle news del telegior-

nale o ad un documentario.

Il problema vero è riuscire a tramutare una foto o un

video in qualcosa di bello e fatto bene: se scattatrsi un

selfie o fare una foto richiede occhio e istinto, una foto o

un video a 360° richiedono uno sforzo in più sia artistico

che di preparazione. In queste settimane, con la Gear

360 in tasca, abbiamo provato più volte a realizzare foto

d’effetto, ma non sempre è stato semplice. Il risultato

migliore infatti si ottiene quando la camera è posizio-

nata al centro della scena che si vuole fotografare, e

questo richiede un supporto che non sempre esiste. Il

piccolo treppiede fornito con la camera Samsung aiuta,

ma un vero treppiedi per foto di panorami e paesaggi

è decisamente più utile. L’alternativa è tenerla in mano:

si può, ma se la teniamo davanti a noi dobbiamo pre-

vedere la presenza nella foto sia del “faccione” di chi

segue a pagina 33

I NOSTRI SCATTI DI PROVA clicca sulle immagini per l’ingrandimento

lab

video

torna al sommario 33

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

TEST

Samsung Gear 360segue Da pagina 32

sta scattando sia del suo braccio un po’ deformato

che afferra la camera, mentre se la teniamo alta sulla

testa chi poi guarda in basso troverà una sorta di sgor-

bio informe tagliuzzato. Una foto a 360° va pensata, e

va pensata bene: il fotografo è per forza di cose parte

integrante della scena e non può come negli altri casi

nascondersi dietro l’obiettivo. Se il fotografo non vuole

dare poi nell’occhio deve allontanarsi parecchio oppu-

re nascondersi dietro qualcosa, perché nulla sfugge ai

due occhioni della fotocamera. La Gear 360 permette

di realizzare scatti incredibili dal centro di una piazza,

all’interno di un palazzo o nella stanza di un museo, ma

se non vogliamo essere presenti come nella foto qui

sotto siamo costretti a lasciarla posizionata sul treppiedi

e a nasconderci (di corsa) prima di scattare con il timer.

Se fare una foto bella non è semplice, fare un video che

possa essere godibile è ancora più difficile. Anche qui

un treppiedi è d’obbligo, perché la ripresa deve essere

ferma e sempre orientata nello stesso verso altrimenti

chi guarda perde il senso del posizionamento. Volen-

do ci si può muovere tenendo la camera orientata nello

stesso senso, ma non è affatto facile ottenere un video

ben stabilizzato a 360° utilizzando la presa manuale.

Ecco un video che abbiamo fatto.

Gear 360, qualità pazzesca in pochi centimetriLa fotocamera Gear VR di Samsung, come abbiamo

anticipato, è davvero un eccellente prodotto se con-

sideriamo che è comunque un prodotto consumer e

cosa offrono i competitor. Samsung ha curato ogni det-

taglio, anche se qualche scelta fa discutere. La forma è

sferica, con le due ottiche poste in antitesi e il tasto di

scatto nella parte alta, di fianco ad un piccolo display.

Sotto il corpo trova spazio l’aggancio per l’indispensa-

bile treppiedi, mentre sul fianco troviamo i tasti per il

menù e l’accensione oltre allo sportellino sotto il quale

Samsung ha nascosto la batteria removibile, la porta

micro USB per la ricarica e lo slot per le card micro-

SD. La Gear 360 non è impermeabile, e visto il peso

sarebbe anche difficile usarla come action cam senza

un supporto adeguato, tuttavia a breve verrà rilasciata

una custodia protettiva totale con la quale si potrà usare

la camera anche sott’acqua. Resta comunque la prote-

zione IP57, che assicura una resistenza alla polvere di

buon livello. L’autonomia è adeguata: non avendo uno

schermo la Gear 360 non consuma moltissimo, anche

se molto dipende dallo sfruttamento della connettività

wireless. La camera dispone infatti di bluetooth e Wi-fi

per collegarsi allo smartphone e usarlo come display,

ed è proprio questa l’attività che alza (e non di poco) i

consumi. Restando in tema di connettività si va a colpire

quello che è il punto debole, ad oggi, di Gear 360: la

camera funziona solo con smartphone Samsung Galaxy

S6 e Galaxy S7. Una scelta che sembra ovviamente più

commerciale che tecnica: Samsung vuole dare la came-

ra a coloro che possono poi godere dei video e delle

foto con il visore GearVR. Questo non vuol dire che

la camera non funziona se non si ha uno smartphone

Samsung, ma che funziona in modalità “limitata”: non

si possono infatti vedere subito i video e le foto, non si

possono attivare alcune regolazioni all’immagine come

la modalità HDR e per finire, cosa questa non indifferen-

te, non si può aggiornare il firmware quando esce una

nuova versione. Inoltre se scarichiamo le foto della card

avremo immagini nel formato “due sfere” visto sopra,

mentre le immagini da dare in pasto ad un player hanno

un formato diverso, sono infatti state elaborate e il risul-

tato è quello che vediamo qui. In poche parole, senza

un S6 o un S7, l’utente dovrà trovare il modo di converti-

re la foto passando dallo scatto “raw” fatto da due sfere

alla foto già unita e bilanciata. Ci sono diversi software,

ma è una cosa complessa motivo per il quale consiglia-

mo l’acquisto solo a chi ha un Samsung compatibile.

Passando al lato tecnico, ma non c’è moltissimo da dire,

le due fotocamere sono da 15 megapixel con una lente

f/2: utilizzate insieme possono scattare una immagine

da 30 megapixel, ma solo una porzione sarà effettiva-

mente utilizzata. Per i video, invece, la risoluzione è di

3840 x 2160, ma anche qui non ha molto senso parlare

di risoluzione, perché poi quella effettivamente visibile

è inferiore. In ogni caso, sia le foto che i video hanno

una risoluzione superiore a quella dei display degli

smartphone e dei visori VR, quindi è inutile chiedere di

più. La qualità di scatto e di ripresa, come si può vedere

nelle foto che abbiamo realizzato, è eccezionale se si

considera il tipo di prodotto: il prezzo è elevato, certo,

ma un risultato analogo si ottiene solo con prodotti di

ben altro costo. Giusto per completezza è bene dire che

la camera funziona anche con una lente sola, quindi a

180°: in questa modalità ci si riesce a “nascondere”, ma

il risultato perde metà dell’impatto scenico.

Gran prodotto, ottima qualità Ma non è per tuttiLa Gear 360 è un grandissimo prodotto, e la qualità

che riesce a fornire sorprende. Un risultato simile, giu-

sto per fare un paragone, lo si può ottenere con il sup-

porto multi GoPro e 6 camere, con costi ben più alti.

Samsung ha lavorato benissimo, creando un prodotto

facile da usare e di effetto. Se però i selfie hanno avu-

to una diffusione enorme e i filmati fatti con le action

cam pure, per i “roundie” la situazione è ben più com-

plessa: fare un video a 360 non è banale, neppure

nell’editing, e pure una bella foto richiede tempo e

preparazione. Uno scatto ben riuscito, in ogni caso,

lascia tutti di stucco.

di Franco AQUINI

l l Wi-Fi è sempre più utilizzato: cresce

il numero di dispositivi, cresce il nu-

mero delle reti e cresce anche l’uso

della banda, soprattutto grazie ai servizi

di streaming. La Wi-Fi Alliance risponderà

proprio a questi problemi con la prossima

release del protocollo 802.11ac Wave 2.

Una versione 2.0, potremmo azzardare,

dell’802.11ac che promette un miglior

multitasking verso più dispositivi contem-

poraneamente e un miglior uso delle fre-

quenze, compresa quella dei 5GHz.

Una delle caratteristiche anticipate ri-

guarda il MIMO (Multiple Input Multiple

Output), con il quale gli access point Wi-Fi

possono impiegare diverse antenne per

ottimizzare ricezione e trasmissione. In

questa nuova versione, il MIMO si evolve-

rà nel MU-MIMO (Multi-User Multiple Input

Multiple Output). In sostanza, si tratta del

multitasking delle reti. Più dispositivi po-

tranno utilizzare la rete senza che nes-

suno di essi, pur utilizzando applicazioni

che richiedono molta banda, la saturi.

Grazie al MU-MIMO, non capiterà più che

la rete sia lenta a causa del collega del-

l’ufficio accanto che guarda un video su

YouTube. Un’altra novità già nota, riguar-

da l’ampiezza dei canali del Wi-Fi, fino

ad oggi limitata a 80MHz. Con il Wave 2

raddoppierà a 160MHz. Questo, insieme

a un miglior impiego delle connessioni a

5GHz, dovrebbe garantire un numero mi-

nore di interferenze, spesso dovute alla

sovrapposizione di canali. Rimane solo

PC La Wi-Fi alliance annuncia Wave 2, una nuova versione dello standard l’802.11ac. Permetterà un miglior multitasking delle reti

Nuova variante del Wi-Fi “ac”: più dispositivi, più velocitàStudiato appositamente per rispondere ai problemi di sovraffollamento di dispositivi e alla conseguente richiesta di banda

da capire se il nuovo standard sarà dispo-

nibile, almeno per le ultime generazioni di

dispositivi, via aggiornamento software o

se bisognerà comunque sostituire access

point o router Wi-Fi. Per questo, attendia-

mo comunicazioni ufficiali da parte della

Wi-Fi Alliance.Wi-Fi CERTIFIED™ ac

torna al sommario 34

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto FAGGIANO

Sonos ha inventato il multiroom senza fili nel lon-

tano 2002, quando questo concetto era ancora

legato alla stesura di cavi in casa per portare un

segnale audio da un’unica sorgente in tutte le stanze

della casa. Da allora tutto è cambiato e ora appare del

tutto normale collegare un diffusore alla rete domesti-

ca e controllarlo da uno smartphone e tablet. Sonos

ci è arrivata per prima ma la sua filosofia aziendale è

molto diversa da quelle orientali, dove ogni anno biso-

gna per forza cambiare tutta la gamma, ecco perché in

tanti anni la gamma di prodotti Sonos è rimasta molto

limitata: un diffusore piccolo, uno medio, uno grande,

una soundbar, il subwoofer e pochi complementi per

vecchi sistemi stereo, ovvero quello che serve e che

si cambia solo quando c’è davvero qualcosa di nuovo

da dire. Eccoci quindi molto curiosi di ascoltare il nuo-

vo Play:5 di seconda generazione, molto diverso dal

primo non solo nell’aspetto ma anche nella sostanza e

comunque inseribile senza problemi anche in sistemi

Sonos già formati in una abitazione.

Linee fin troppo essenzialiLa linea del nuovo Play:5 è decisamente più moder-

na rispetto alla versione precedente ma non si può

dire susciti entusiasmo, si è badato al sodo con forme

essenziali e materiali plastici. Le linee sono però tutte

arrotondate grazie alla costruzione del guscio in un

unico pezzo, disponibile nella finitura nera o bianca

con griglia metallica sempre nera. Il logo di fabbrica è

piazzato al centro in verticale per attirare l’attenzione

verso i comandi a sfioramento per regolare il volume

posti sul lato superiore. La spia luminosa centrale (con

luminosità regolabile o escludibile tramite app) segnala

accensione, stand-by e modalità di connessione.

Sul retro c’è la presa di rete, l’alimentazione, l’ingres-

so ausiliario minijack e un tasto da usare per la prima

connessione al sistema. Rispetto alla precedente ver-

sione è sparita la seconda presa di rete, utile in caso di

soluzioni stereo con due diffusori oppure per collegare

altri dispositivi in abitazioni dove le prese di rete non

abbondano. Per il collegamento alla rete comunque

c’è anche il Wi-fi integrato e non serve più il modulo

esterno come nei primi modelli Sonos. Continua invece

a mancare il Bluetooth, adottato da altri concorrenti e

che sarebbe stato molto utile per collegamenti tempo-

ranei.

Play:5, un multiroom flessibileIl nuovo Play:5 nasce per la sua primaria funzione di

diffusore multiroom in un sistema con altri componenti

della stessa famiglia, però può essere impiegato anche

in versione stereo per fornire le massime prestazioni

con la musica o addirittura come diffusore surround

quando abbinato alla soundbar PlayBar; soluzione

quest’ultima davvero esagerata soprattutto per il costo

finale del sistema.

TEST La seconda generazione del diffusore multiroom di Sonos è più moderno nella linea e con migliori contenuti tecnologici

Sonos Play:5, il diffusore che va oltre il multiroomLe prestazioni salgono di livello, interessante l’intervento del Trueplay, anche con i diffusori di prima generazione

Ma non finisce qui perché il Play:5 può essere posi-

zionato in orizzontale oppure in verticale. La versione

standard è quella orizzontale per avere un fronte sono-

ro più ampio, quella verticale è da usare eventualmen-

te quando si utilizzano due diffusori in stereofonia, in

modo da occupare meno spazio.

Sei altoparlanti e tanta tecnologiaDietro all’anonima ma non banale griglia nera del pan-

nello frontale si nascondono sei altoparlanti: sulla linea

inferiore ci sono tre midwoofer mentre sulla linea supe-

riore ci sono tre tweeter ognuno posizionato in modo

segue a pagina 35

lab

video

Sonos Play:5MULTIROOM O VERO DIFFUSORE? 579,00 €Il nuovo Play:5 di Sonos nasce come diffusore inserito in un sistema multiroom e svolge egregiamente il suo lavoro, aiutato da un’applicazione completa e semplice da gestire. Però le sue prestazioni gli permettono di confrontarsi non solo con i migliori esponenti della categoria, ma anche con veri sistemi stereo. In questo senso il suo non trascurabile prezzo di listino si ridimensiona e anzi perfino l’eventuale abbinamento con un altro Play:5 in versione stereo avrebbe buoni motivi di vendita. Il sistema Trueplay per l’ottimizzazione della resa sonora purtroppo funziona solo con dispositivi Apple, ma se il diffusore è ben collocato nel giusto ambiente, la sua importanza non è fondamentale per ottenere ottime prestazioni.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonoreCostruzione accurataApplicazione completa

Prezzo elevatoMancanza BluetoothFunzione Trueplay solo con Apple

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 9 8 8 9 88.3

da allargare il fronte sonoro. Il tweeter centrale è fisso

verso il punto d’ascolto mentre gli altri due diffondono

verso i rispettivi lati, ecco perché in caso di utilizzo di

un solo diffusore bisogna mantenere la posizione oriz-

zontale. Per il resto Sonos è piuttosto avara di informa-

zioni ma il peso notevole del diffusore fa pensare a una

solida struttura interna che contiene i sei amplificatori

digitali, uno per ogni altoparlante, e il circuito DSP che

sta dietro al sistema TruePlay.

Un’applicazione completaL’applicazione dedicata al controllo dei diffusori Sonos

è soprattutto studiata per l’utilizzo in multiroom con

molte stanze da gestire e su questo terreno ha pochi

rivali per chiarezza della grafica e gestione della mu-

sica da riprodurre. Sulle impostazioni iniziali invece ri-

sulta macchinosa e anche di difficile accesso al primo

colpo: l’installazione parte dalla necessità di inserire la

password della rete se non si può usare il collegamen-

to via cavo, poi bisognerà impostare i servizi musicali

che si vogliono utilizzare tra i moltissimi disponibili, che

entreranno nel menù principale.

Meno immediate le impostazioni sui singoli diffusori

torna al sommario 35

n.137 / 1611 LUGLIO 2016

come il loudness inserito tra le impostazioni di fabbrica

e l’equalizzatore a due bande. Per le sorgenti musicali,

oltre ai servizi di streaming si può scegliere la musica

archiviata sul dispositivo da cui stiamo controllando il

sistema oppure quella archiviata su server domestici

e PC. Si può anche ascoltare una sorgente analogica

connessa all’ingresso minijack posteriore. Infine, se

stiamo usando un dispositivo Apple compatibile può

scattare la fase della calibrazione Trueplay.

Trueplay, il meglio è solo per AppleLa tecnologia Trueplay è stata introdotta lo scorso

anno da Sonos per ottimizzare la resa sonora dei suoi

diffusori in modo molto semplice da parte dell’utente.

In pratica si utilizza il microfono di un iPhone o di un

iPad per verificare la risposta in frequenza di un am-

biente e applicare una equalizzazione al diffusore per

risolvere eventuali problemi acustici: tanto più il diffu-

sore è sistemato in modo non appropriato oppure il

locale ha difetti acustici, tanto maggiore sarà il miglio-

ramento della resa sonora. Trueplay funziona già con

il diffusore Play:1, con il Play:3 e con il nostro Play:5,

compresa la prima generazione. Purtroppo l’intervento

è possibile solo tramite dispositivi Apple perché sono

gli unici a garantire le stesse prestazioni del microfono,

con i moltissimi prodotti Android è impossibile stabilire

uno standard qualitativo. Comunque in Sonos proba-

bilmente stanno già pensando a una soluzione anche

per chi non ama, o non si può permettere, i prodot-

ti della mela: i progettisti Sonos hanno infatti svelato

che il Play:5 possiede già dei microfoni integrati che

potrebbero essere usati per questo scopo, nonché per

altre applicazioni tecnologiche come i comandi vocali,

ma al momento non sono utilizzati.

Noi intanto ci muniamo di un iPhone 6 e ci apprestiamo

alla misurazione. Abituati ai sistemi di calibrazione dei

sistemi home theater, ci prepariamo a reggere con la

massima stabilità, in religioso silenzio e in posizione im-

mobile il telefono per effettuare la misurazione. Invece

l’app ci prende in contropiede e ci invita (con tanto di

video dimostrativo) a fare un bel giro nella stanza men-

tre il diffusore emette vari test di frequenza. Uniche

raccomandazioni sono quelle di non parlare e di cam-

minare lentamente percorrendo quanto più possibile il

locale in ogni direzione e descrivendo un percorso cir-

colare senza bruschi cambiamenti di direzione; inoltre

bisogna alzare e abbassare il telefono – sempre molto

lentamente - di quanto lo consente il braccio. Eseguia-

mo e otteniamo la migliore regolazione possibile del

sistema, le variazioni però nel nostro caso sono dav-

vero minime, da cercare e trovare solo con un attento

ascolto; in particolare ci è sembrato di cogliere qualche

aggiustamento in gamma bassa, con una lieve attenua-

zione. L’equalizzazione svolta da Trueplay si può anche

eliminare facilmente dal menù e in seguito si può altret-

tanto facilmente ripristinare.

Prestazioni di grande livello con ogni sorgenteL’ascolto del Play:5 inizia subito dopo la facile configu-

razione tramite l’app, però bisogna fare alcune premes-

se. Sonos ha studiato con grande attenzione ogni suo

diffusore e la gamma prevede diversi modelli in modo

da poter fornire le migliori prestazioni in base alle di-

mensioni del locale. Il Play:5 nasce per suonare in locali

piuttosto ampi e dà le sue migliori prestazioni tenendo

il volume su un livello vivace, a basso volume sembra

soffrire e non riesce a dare il suo meglio, non per nul-

la è prevista una modalità stereo per avere il meglio in

assoluto nella riproduzione sonora. Se il locale è pic-

colo meglio puntare sul Play:1, magari in versione ste-

reo come nel nostro test

svolto in passato. Un altro

punto critico è la compa-

tibilità con la musica nel-

le sue diverse modalità

compresse e non: recen-

temente Sonos ha aperto

ai FLAC, ma limitati ai 48

kHz e quindi non può ac-

contentare i più esigenti.

Sia chiaro che i diffusori

Sonos suonano molto

bene anche con la sem-

plice musica in streaming

di Spotify o con i brani di

iTunes, ma come abbia-

mo verificato, potrebbero

suonare ancora meglio.

Ma torniamo all’inizio e usiamo uno smartphone

Android, senza quindi aver inserito la funzione Trueplay.

I risultati sono subito di grande livello, tra i migliori della

categoria anche tenendo conto delle lieve enfasi sui

bassi (ma ricordate di disattivare il loudness dall’ap-

plicazione). Colpisce l’ampiezza della scena ottenuta

con i due tweeter angolati verso l’esterno, ma anche

il medio basso è notevole e le voci sembrano scolpi-

te proprio al centro del diffusore. Come anticipato con

il volume basso non esce la giusta dinamica dei brani

più movimentati e subito si sente l’esigenza di alzare il

livello. Per saggiare il limite delle prestazioni decidiamo

di collegare il nostro lettore CD all’ingresso posteriore,

anche se non è questo il probabile utilizzo del Play:5.

Con questa modalità si raggiunge un altro passo sulle

prestazioni, tanto da far sentire la mancanza del secon-

do diffusore per migliorare l’ampiezza e la profondità

della scena; con un solo diffusore il risultato dipende

molto dalla registrazione e quindi non sempre si ottiene

il massimo. Intanto però ci rendiamo conto che stiamo

testando questo diffusore come un vero diffusore, o per

meglio dire come un intero sistema stereo. Per noi è

un complimento ma stiamo correndo troppo e ci fermia-

mo qui. Ora ritorniamo all’ascolto dopo aver eseguito

l’equalizzazione tramite TruePlay, già descritta prima.

Come anticipato le differenze sono davvero minime

e si nota più che altro un migliore controllo in gamma

medio-bassa mentre sugli acuti non notiamo differen-

ze particolari. Ma il Play:5 sta suonando in un ambiente

acusticamente corretto e la sua posizione è quella otti-

male per l’ascolto, in casi diversi le variazioni sarebbero

state assai maggiori. Avendo a disposizione anche un

Play:5 di prima generazione abbiamo svolto un confron-

to tra i due diffusori e la differenza si sente, soprattutto

in gamma bassa, sulla profondità e con le voci il nuovo

modello ha una marcia in più e permette di ottenere un

suono più grande e più preciso. C’è da dire però che

applicando il Trueplay anche al vecchio modello l’effet-

to è notevole e decisamente più avvertibile rispetto al

nuovo Play:5, con prestazioni che vanno ad avvicinare

di molto quelle del modello di seconda generazione.

Evidentemente la base di partenza era già buona e il

controllo è riuscito a trarne grande vantaggio.

TEST

Sonos Play:5segue Da pagina 34

MAGAZINE

torna al sommario 36

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Franco AQUINI

Asus non è nuova a tentativi di produrre disposi-

tivi fuori dal comune, un po’ come lo smartpho-

ne Zenfone Max che affianca a caratteristiche

non esagerate una super batteria da 5000 mAh. Un

telefono attento più alla sostanza che all’apparen-

za quindi, che promette tanto arrosto e pochissimo

fumo, complice la scelta intelligente di un processore,

lo Snapdragon 410, ottimizzato per i consumi più che

la potenza, ma affiancato al tempo stesso da 2 GB

di RAM che riescono a donare al telefono la giusta

reattività anche con diverse applicazioni aperte. Un

telefono che promette molto, ma che non è adatto a

chi è attento all’estetica e alle dimensioni. Quando ci

si avvicina a Zenfone Max si deve immaginare più un

powerbank che uno smartphone e in effetti Zenfone

Max è anche un powerbank, con tanto di cavo OTG

incluso nella confezione. Basti pensare che questo

smartphone potrebbe caricare completamente, e per

ben due volte, un iPhone 6S. Tuttavia i 10mm di spes-

sore e i 202 grammi di peso si fanno sentire, soprat-

tutto in tasca. Zenfone Max sembra quindi essere in-

dirizzato all’utenza che usa il telefono per lavoro, che

necessita di attraversare zone dove il segnale scar-

seggia e la batteria va giù facilmente, senza correre il

rischio di non arrivare a sera. È il telefono perfetto per

l’utente che ha bisogno di un dispositivo robusto e fa-

cile da usare. Non a caso, il sistema di messa a fuoco

laser del Max può essere usato anche per calcolare le

distanze, a dimostrazione che potrebbe essere uno

smartphone certamente apprezzato da chi lavora in

cantiere.

Un processore parco, la giusta quantità di RAM e risoluzione (solo) HD La formula perfettaIl primo dubbio che viene a chi decide di acquistare

un telefono come lo Zenfone Max, riguarda le presta-

TEST Abbiamo provato il dispositivo di Asus; le caratteristiche tecniche sono modeste ma batteria e fotocamera non sono niente male

Zenfone Max, smartphone per chi vuole sostanzaAsus Zenfone Max è un prodotto poco convenzionale che vanta una batteria da 5000mAh e una fotocamera di qualità

zioni. Lo Snapdragon 410 non è certo il massimo della

vita in quanto a potenza, tuttavia l’uso dello Zenfone

Max è assolutamente piacevole. Durante la prova non

è stato mai necessario preoccuparsi di chiudere le

applicazioni in background. Questo grazie alla scelta

intelligente di dotarlo di un processore con consumi

ridotti, ma anche di 2 GB di RAM, che bastano per te-

nere aperte un po’ di applicazioni senza rallentamen-

ti. In più la risoluzione del display, 1280 x 720, non

costringe la GPU Adreno 306 a grandissimi sforzi. Il

risultato? Nel lavoro di tutti i giorni fatto di navigazio-

ne, messaggi, email e anche qualche gioco impegna-

tivo come Asphalt 8, lo Zenfone Max si è comportato

bene. Certo, nel tornare alla home o nel riprendere le

applicazioni in background qualche lag nelle anima-

zioni salta fuori. Ma nulla che ci faccia pentire della

scelta. Il display, dal canto suo, è forse l’aspetto meno

brillante. Nonostante sia un buon pannello IPS con un

ottimo angolo di visione e buoni colori, ha davvero

una risoluzione troppo bassa per i suoi 5,5 pollici. Nul-

la che faccia gridare allo scandalo, ma certo affian-

candolo a dispositivi con un quantitativo di punti per

pollice superiore ai 300 o peggio ancora ai 400, si

nota senza fatica un certo affioramento di pixel. Passi

la lettura di una email veloce, ma il tentativo di una

lettura più prolungata, nel nostro caso di un ebook, ha

sottoposto la vista a qualche fastidio. Peccato perché,

vista la longevità del dispositivo, viene da portarselo

in treno e leggere per ore senza paura che il display

acceso scarichi la batteria in poco tempo.

La batteria, il non plus ultra tra gli smartphoneIl Max nel nome si riferisce di certo a lei, la grande

protagonista: l’ipertrofica batteria da 5000 mAh è di

certo unica nel panorama degli smartphone, almeno

tra i produttori principali. Come si comporta è facile

aspettarselo e gli “otto giorni rimanenti” col 40% di

carica mostrati dal grafico di Android dopo un giorno

di utilizzo, sono stati quasi da “scompenso cardiaco”.

La realtà però è un’altra: la batteria garantisce due

giorni di utilizzo a chiunque. Anche a chi esagera, ai

malati compulsivi di social network, a chi non passa

un secondo senza una notifica di WhatsApp e persino

a chi gioca. Se ne farete un utilizzo normale, quindi

senza sbloccare lo schermo due volte al secondo,

rischierete di concludere quasi il terzo giorno. Il che

è da primato, sia chiaro. Tuttavia, con un po’ di otti-

mizzazione in più, probabilmente si sarebbe potuto

ottenere ancora qualcosa. Viene da pensare, ad

esempio, al lavoro fatto da Samsung con la batteria

dell’S7, una 3000 mAh con la quale si arriva comoda-

mente oltre le 24 ore di utilizzo con un processore e

un display di fascia alta. Fatte le dovute proporzioni

e tenuto conto del processore modesto, si sarebbe

potuti probabilmente arrivare a concludere il terzo

giorno senza difficoltà. Ma serve veramente? A nostro

avviso no. Sarà l’abitudine, sarà il fatto che attaccarlo

alla corrente durante la notte non è un grande peso,

ma sfidiamo chiunque a non provare il forte deside-

rio di rimetterlo in carica già dopo il primo giorno, o

al massimo al secondo. Chi, con la batteria al 40% a

fine secondo giorno, non lo rimette in carica pur sa-

pendo che arriverebbe alle 14 del giorno successivo?

Probabilmente nessuno, ecco perché questa rincorsa

alla super batteria è abbastanza inutile. Fa comunque

molto piacere uscire di casa per una giornata impe-

gnativa, magari con un paio d’ore di treno e senza

possibilità di ricaricarlo, e non doversi portare dietro il

powerbank. Zenfone Max, da questo punto di vista, è

un ansiolitico potentissimo.

Zen UI, l’interfaccia maltrattata che non ci dispiaceVeniamo alla Zen UI, qui alla versione 2.0 su

Android 5 Lollipop, una personalizzazione di Android

spesso additata come incompleta, piena di software

lab

video

segue a pagina 37

torna al sommario 37

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

TEST

Smartphone Asus Zenfone Maxsegue Da pagina 36

che poi viene usato pochissimo. Ci siamo avvicinati

a questo Zenfone Max con un atteggiamento curioso

e imparziale e il giudizio sull’interfaccia è stato tut-

t’altro che negativo. Cominciamo col dire che è uno

dei pochi sistemi che porta l’esperienza Android ai

massimi livelli, primo perché supporta nativamente

il cavo OTG. Potrete quindi collegarci chiavette USB

e Joypad USB per giocare. Sembra scontato, ma

non lo è affatto. Secondo perché ha un file manager

completo e con un’interfaccia semplice e gradevole

da usare. Ce ne sono tanti sul Play Store ma la sen-

sazione qui è che sia quasi un’applicazione nativa di

Android. Terzo perché tutte le opzioni di persona-

lizzazioni del sistema sono racchiuse in un hub fa-

cilmente raggiungibile tenendo premuto il dito sulla

home, compreso il gestore di temi, che include lo

store dedicato ai temi e alle icone. La maggior parte

non sono granché, è vero, ma è impagabile il fatto

di avere la gestione integrata nel sistema, senza

necessità di installare app e launcher di terze parti.

Quarto perché è possibile spostare le applicazioni

sulla microSD, non tutte ovviamente, senza bisogno

di root o altri “smanettamenti” vari. E questa è dav-

vero una grande funzionalità, nonostante i 16 GB di

storage. Poi ci sono le tonnellate di applicazioni per

l’editing delle foto e dei video, software ben realiz-

zato sul quale pesa moltissimo l’opinione soggetti-

va: c’è chi non ne farebbe mai a meno, chi li ritiene

dei tutto inutili. Ci limitiamo a dire che la presenza

di questo software, peraltro rimovibile, non è affatto

fastidioso. E per quanto riguarda bug e difetti? Ce ne

sono, com’è ovvio per qualsiasi sistema operativo,

ma anche qui nulla di fastidioso o insormontabile.

Fotocamera, niente male per questa fascia di prezzoNonostante si tratti comunque di uno smartphone

di fascia medio/bassa, la fotocamera non è nien-

te male. Quella posteriore, una 13 Megapixel con

apertura f/2.0 e autofocus laser

capace di messa a fuoco in appe-

na 0.03 secondi, garantisce scatti

molto buoni per questa gamma

di dispositivi. Il flash è dual tone

e l’applicazione ricca di dettagli e

controlli. La fotocamera frontale

invece è una 5 Megapixel sempre

con apertura f/2.0 e svolge il lavo-

ro che deve, ovvero qualche selfie

sufficientemente luminoso anche

in condizioni di scarsa luminosità.

Anche in questo caso non ci sen-

tiamo di criticare il lavoro svolto da

Asus sull’applicazione fotocamera.

I controlli ci sono tutti e sono a por-

tata di mano. Sulla destra ci sono i tasti per scattare

foto o riprendere video, mentre il tasto “M” apre la

finestra delle impostazioni manuali. C’è davvero tut-

to quello che serve: ISO, bilanciamento del bianco,

il controllo della stabilizzazione, ecc. Sulla sinistra

trovano posto i tasti per disattivare o attivare il flash,

ruotare la fotocamera e i settaggi dell’applicazione.

Le performance non sono da primo della classe, sia

chiaro, ma in condizioni complicate, come quelle di

cielo luminoso in cui parecchie fotocamere tendono

a sovraesporre, lo Zenfone Max si è comportato co-

munque egregiamente. In questa fascia di prezzo, è

facilissimo trovare di peggio.

Uno smartphone “concreto”Zenfone Max è un telefono che lascia soddisfatti

per funzionalità e concretezza. È un po’ ingombran-

te, l’aspetto un po’ goffo, ma in fondo pesa solo

10 grammi in più di un iPhone 6s Plus (che ha la

stessa diagonale di display) e più o meno le stes-

se dimensioni, eccezion fatta per lo spessore. La

tranquillità di arrivare sempre e comunque al giorno

dopo è impagabile e le caratteristiche tecniche un

po’ sotto tono non pregiudicano l’esperienza d’uso,

sufficiente al lavoro di tutti i giorni. Stupisce poi la

fotocamera: difficile trovarne con queste caratte-

ristiche su questa fascia di prezzo. Già, perché il

prezzo è una delle componenti più stuzzicanti. Non

è difficile trovare lo Zenfone Max in una fascia di

prezzo che va dalle 200 alle 250€ (il listino è di 249

euro). Riassumendo: prestazioni sufficienti, autono-

mia da record, un’interfaccia pulita e funzionale con

una fotocamera superiore alla media del segmen-

to. Dual sim e microSD, a questa fascia di prezzo

rischia di essere il miglior consiglio possibile per

l’amico che viaggia molto.

torna al sommario 38

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di V.R. BARASSI

I l panorama degli smartwatch è in continua espan-

sione e Motorola è stata una delle prime aziende a

credere fortemente in quel che si è dimostrato es-

sere un settore capace di raccogliere ampi consensi,

soprattuttotra chi non può fare a meno di investire

qualche euro (spesso anche troppi) in gadget tecno-

logici. Vuoi per il fascino che da sempre appartiene ad

oggetti come gli orologi, vuoi per il fantastico mix che

ne deriva portando al polso qualche funzione smart, lo

smartwatch è ormai un qualcosa che un tecno-mania-

co non può lasciarsi scappare. Sorge però spontanea

una riflessione: lo smartwatch può essere considerato

un oggetto alla moda? Può un orologio di questo tipo

(perché sempre di orologio si tratta) fare la sua bella

figura al polso di una ragazza? Secondo Motorola tutto

ciò è possibile e la risposta è il Moto 360 di seconda

generazione che abbiamo avuto modo di provare - e,

ovviamente, far provare al giusto target - in queste ul-

time settimane.

Buona qualità dei materiali Con qualche piccola sbavaturaIl primo approccio con Moto 360 2nd gen. in versio-

ne femminile è certamente d’impatto; il prodotto vie-

ne commercializzato con una confezione di vendita

corposa e ben concepita, che lascia ben vedere lo

smartwatch e nasconde sapientemente il “vuoto” pre-

sente all’interno, dove troviamo solamente qualche

manuale e la pratica base di ricarica a induzione. Nes-

sun filo: il cavo USB-microUSB e il relativo caricatore

ve li dovete procurare voi. Aperta la confezione ed

estratto lo smartwatch dal suo alloggiamento si capi-

sce immediatamente di essere dinanzi ad un prodotto

costruito con cura e materiali solidi. La cassa è quasi

interamente realizzata in acciaio inossidabile con la

sola porzione posteriore, quella a contatto con il pol-

so, fatta in plastica, probabilmente per favorire le ope-

razioni di ricarica e/o del sensore di rilevamento dei

battiti cardiaci; molto solido l’unico pulsante presente

sul lato destro del dispositivo - ad ore 2 - sul quale

è ricavato egregiamente il logo Motorola. Il modello

da donna è caratterizzato da una colorazione Rose

TEST Siamo stati in compagnia della nuova generazione dello smartwatch Motorola per diverse settimane. Ecco utilità e limiti

Moto 360, la seconda generazione è anche femminaUn prodotto che può crescere molto e che, nella versione 42mm “rose gold” testata, strizza l’occhio al mondo femminile

Gold (oro rosa) molto piacevole alla vista con finitu-

re lucide e spazzolate che ben si sposano tra loro;

la dimensione della cassa è piuttosto contenuta e si

sposa bene con polsi piccoli: parliamo di 42 millimetri

di diametro per circa 11,4 di spessore, il tutto con un

peso complessivo - da noi misurato - di circa 47 gram-

mi. Tutto sommato, al polso non si fa sentire più di

tanto. Il cinturino di questa versione da 16mm (contro i

22 della variante da uomo) è forse la parte che meno

ci ha convinti di Moto 360: la tonalità della pelle color

cipria tende a “scolorirsi” piuttosto facilmente e anche

la qualità generale del materiale sembra non essere

proprio il massimo, visto che dopo qualche settimana

risultano piuttosto evidenti imperfezioni non proprio

piacevoli alla vista. Sia chiaro, nulla di troppo diver-

so da tanti altri cinturini in pelle, ma in questo caso

abbiamo avuto la chiara impressione di un invecchia-

mento un po’ troppo precoce. Un motivo in più per

cambiare spesso cinturino: grazie al pratico sistema

di “sblocco” nascosto nella porzione posteriore dei

due segmenti, infatti, si può facilmente passare da un

modello ad un altro.

Moto 360 di seconda generazione è certificato IP67 e

quindi è in grado di resistere, seppur in maniera “ridot-

ta”, all’acqua e alla polvere. Nessun problema dunque

nel lavarsi le mani o lavare i piatti con il dispositivo al

polso ma, come specifica a chiare lettere anche Moto-

rola, il prodotto in questione non è fatto per nuotate e

qualsiasi altra cosa che comporti il contatto con acqua

salata; stesso discorso per il cinturino in pelle: più sta

lontano dall’acqua, meglio è.

Lo schermo, se ci si dimentica della “banda nera”, è ottimoCome sul primo Moto 360, anche questa seconda edi-

zione dello smartwatch è caratterizzata da un display

LCD dal formato piuttosto insolito: si tratta di un pan-

nello rotondo “tagliato” in una piccola porzione inferio-

re, con quest’ultima destinata ad ospitare il sensore di

luminosità ambientale utilissimo per la regolazione del-

l’intensità della retroilluminazione di questo Moto 360. Il

“taglio”, seppur piccolo, si nota praticamente in ogni oc-

casione e l’unico modo per nasconderlo è selezionare

un quadrante con fondo nero e che non presenti alcun

elemento nella sua porzione inferiore. Ne consegue

segue a pagina 39

lab

video

MOTO 360 PIACE NELLA FORMA, MA È ANCORA UN PO’ TROPPO CAROMOTOROLA MOTO 360 2GEN

329,00 €

Giunti al momento delle conclusioni è doveroso ricordare il target cui questo dispositivo è rivolto: questa versione di Moto 360 è appunto pensata per un’utenza femminile attenta allo stile e che non disdegna un po’ di buona tecnologia. Si tratta di un segmento di mercato molto particolare che in pochi stanno cercando di esplorare e che Motorola sta provando a far suo soprattutto oltreoceano, dove le possibilità di personalizzazione sono notevolmente superiori grazie al servizio Moto Maker. Da noi, in Europa, Moto 360 da donna è disponibile in quest’unica versione Rose Gold con cinturino in pelle e, di listino, costa 329 euro. Mettendo da parte tutti i discorsi sulle funzionalità smart, basterà a Motorola un bellissimo design per convincere folte schiere di ragazze a spendere tanti soldi per un dispositivo di questo tipo? Diciamo che il prodotto vale, ma un prezzo di listino più contenuto potrebbe senza dubbio aiutare il produttore (e il mercato) a diffondere questa categoria di prodotto.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACE

Qualità della cassaDisplay LCD sempre ben leggibileBatteria che arriva tranquillamente a sera

Cinturino non all’altezzaPrestazioni non sempre esaltantiPrezzo di listino

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 7 8 7 6 77.4

torna al sommario 39

MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

l’ovvia limitazione nella personalizzazione: a causa di

ciò si farà fatica a selezionare watchfaces prettamente

analogiche e si tenderà sempre a scegliere quadranti

personalizzati in senso digitale.

La scelta di Motorola ha proprio il sapore di un compro-

messo imprescindibile: meglio privilegiare la funzionali-

tà che l’estetica generale. Il che però suona quasi come

un paradosso perché la versione perfetta per il target

femminile avrebbe potuto azzardare qualcosa in più

sotto il punto di vista del design a fronte di qualche pic-

cola rinuncia sotto il profilo più strettamente funzionale.

In generale, a dire il vero, nelle nostre prove sono state

ben poche le ragazze che hanno notato il fantomatico

taglio del display.

Buono il display che Motorola ha scelto per il suo ulti-

mo smartwatch: si tratta di un display LCD da 35mm di

diametro (non essendo un cerchio perfetto, si riferisce

alla misura “più lunga”) e 360x325 pixel di risoluzione,

con quindi una densità pari a 263 ppi. Gli appassionati si

sono abituati a risoluzioni più impressionanti ma c’è da

dire che nel normale utilizzo quotidiano, considerando

la distanza media a cui si è soliti tenere un orologio da-

gli occhi, è davvero difficile notate i pixel. Occhi meno

allenati, invece, non si porranno neppure il problema.

Buonissimi i colori, neri ben riprodotti (bianchi un po’

meno) e ottima soprattutto la luminosità massima, la

quale permette la lettura anche sotto la forte luce del

sole. Si può scegliere se tenere il display sempre attivo

(con retroilluminazione spenta, Ambient mode) oppure

se accendere il pannello alla rotazione del polso, mo-

dalità quest’ultima che abbiamo trovato piuttosto sco-

moda a causa del non sempre perfetto riconoscimento

del movimento. Meglio tenere il display “always-on” col

la funzionalità Ambient attiva. (la batteria, alla fine, ne

risente poco)

Il display è protetto da un solido vetro Gorilla Glass 3

di Corning il quale garantisce un’ottima protezione

nei confronti di imprevisti di varia natura; nel corso del

periodo di prova il nostro Moto 360 qualche botta l’ha

presa - per quanta attenzione ci si possa mettere, è ine-

vitabile - e ne è uscito sempre come nuovo. Molto pia-

cevole alla vista il taglio a 45 gradi del vetro che si va a

nascondere nella scocca, con il rovescio della medaglia

di una leggibilità ovviamente compromessa per quanto

concerne gli elementi posizionati on-screen nelle por-

zioni più estreme.

Android Wear e poco altro Con qualche rallentamentoRequisito principe per sfruttare al massimo le caratteri-

stiche di Moto 360 è quello che prevede l’abbinamento

con un qualunque dispositivo Android 4.3 o superiore

provvisto di interfaccia Bluetooth; infatti, sebbene già da

qualche tempo Android Wear supporti il collegamento

anche con iOS (da iPhone 5 in poi, con almeno la versio-

ne 8.2), il dispositivo dà il meglio di sé - per ovvi motivi

- stando in casa Android. Se avete un iPhone meglio

guardare altrove, perché spendere diverse centinaia di

euro per un prodotto capace solo di ricevere notifiche

e di permettere rare interazioni con gli smartphone di

Cupertino sarebbe piuttosto insensato.

Fatta questa doverosa premessa, non possiamo non

sottolineare come Android Wear - al momento basato

su Android Marshmellow 6.0.1 - continui a migliorare

ogni giorno che passa e si sposi sempre di più con gli

smartphone equipaggiati con il sistema del robottino

verde. L’hardware del Moto 360 di seconda genera-

zione è quello che abbiamo per diverso tempo visto

in smartphone di fascia media dell’anno passato (SoC

Qualcomm Snapdragon 400 con CPU quad-core da

1,2 GHz, affiancato da una GPU Adreno 305 e 4 GB di

storage fisico) e considerando il lavoro infinitamente più

“soft” che questo deve svolgere sul fronte smartwatch,

sarebbe difficile chiedere di meglio. Semmai avremmo

preferito un pizzico di RAM in più, essendosi dimostra-

to il quantitativo di 512 MB solo sufficiente a spingere

un sistema “base” pur sempre piuttosto esigente. Lo

smartwatch si muove bene in ogni frangente, ma se si

inizia a spingere un po’ con il multitasking - in questo

caso inteso essenzialmente come il passaggio veloce

tra un’app e l’altra - il dispositivo mostra un po’ di lag.

Attenzione dunque a non pretendere troppo da questo

Moto 360, ma va anche detto - a onor del vero - che lo

smartwatch va impiegato principalmente come suppor-

to allo smartphone, ad esempio sfruttando l’ottimo rico-

noscimento vocale e l’interazione diretta - e per questo

non vi deluderà.

Non è un fitness tracker (e non vuole esserlo), buona la batteriaLa personalizzazione Motorola si limita a qualche qua-

drante personalizzato e all’applicazione Moto Body,

attraverso la quale è possibile tenere sotto controllo

passi, calorie bruciate, frequenza cardiaca ed avviare

una semplice attività di monitoraggio della corsa. Se

siete alla ricerca di qualcosa di più avanzato in ambito

fitness meglio scaricare qualche app di terze parti dal

Play Store, ma per il target cui è rivolto questo dispo-

sitivo tutto ciò basta e avanza. La misurazione dei bat-

titi cardiaci pare abbastanza affidabile in condizioni di

“tranquillità” e non sbaglia neppure tanto quando l’atti-

vità fisica si fa più intensa; del resto il rilevatore ottico è

- ovviamente - lo stesso del Moto 360 Sport, e in fase

progettuale non si poteva pensare di andare troppo

al risparmio. Come molti illustri colleghi, questo Moto

360 manca del sensore GPS (ci si affida a quello dello

smartphone) ma la funzione contapassi, confrontata

con altri wearable, è parsa piuttosto affidabile; ci sono

poi accelerometro, giroscopio e un potente motore per

la vibrazione, il quale difficilmente vi farà perdere alcu-

na notifica. Moto 360 in versione femminile non ha am-

bizioni sportive e, sinceramente, va bene così; difficile

che una ragazza scelga questo dispositivo per andare

in palestra o fare un po’ di jogging. Meglio per un’uscita

tra amiche o per una cena elegante.

Per quanto concerne la connettività, Moto 360 è equi-

paggiato con un modulo Bluetooth 4.0 LE pensato per

il collegamento allo smartphone e anche di uno Wi-Fi

802.11 b/g che risulta molto comodo tra le mura dome-

stiche. Se infatti il link via Bluetooth con il cellulare si

perde se ci si sposta a più di 8-9 metri da esso (anche

di meno se ci si mette qualche muro di mezzo), grazie

al Wi-Fi si potrà comunque continuare a sfruttare lo

smartwatch in tutte quelle funzioni che non necessita-

no il costante collegamento con il dispositivo “padre”.

Chiudiamo la nostra analisi su questo Moto 360 di

seconda generazione spendendo qualche dovuta

parola sull’autonomia generale. Il dispositivo è equi-

paggiato con una batteria da 300mAh che secondo

le stime di Motorola sarebbe in grado di garantire al-

meno un giorno di autonomia se utilizzato con display

Ambient attivo. Ebbene, Motorola non sbaglia perché

con un utilizzo normale spesso si arriva con ben più

del 30-35% di carica a sera, valore che cresce - ma

non poi così tanto - se si decide di optare per la moda-

lità Ambient disattivata. Quando la carica scende sot-

to il 15%, di default, si attiva una modalità di risparmio

energetico che “taglia” tutti i servizi non essenziali e

tende ad risparmiare sulla luminosità del display. Per

arrivare a questo punto in un’unica giornata, però, do-

vrete impegnarvi parecchio.

TEST

Moto 360segue Da pagina 38

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto FAGGIANO

L’ascolto radiofonico non è certo una prerogativa

degli smartphone top di gamma ma finora ci si

era limitati alla classica banda FM, il cui ascolto

in mobilità non è privo di problemi e interferenze. Ora

LG ha introdotto per prima sullo Stylus 2 (299 euro) la

funzione della radio digitale DAB, molto più stabile per

l’ascolto in mobilità, magari mentre si guida una vettura

poco avanzata dal punto di vista tecnologico oppure

mentre si va in treno o sui mezzi pubblici. Il DAB tra l’al-

tro ha il vantaggio non secondario di non costare nulla

e di non generare traffico dati. Tornando ai dati essen-

ziali del nuovo smartphone vanno citati lo schermo HD

IPS da 5,7 pollici, la doppia fotocamera di buona qualità

con sensori da 13 Mpx e 8 Mpx, il processore QuadCo-

re Snapdragon 410 e la ram non proprio esagerata di

1,5 GB; per incrementare la memoria del telefono da

16 GB basta aggiungere una card SD nell’apposito al-

loggiamento accanto alla SIM. La batteria è da 3.000

mAh, è sostituibile e ha autonomia per circa 4 ore in

conversazione e 100 ore in attesa: in pratica è il classico

smartphone che arriva a sera senza troppi problemi. Il

peso è molto ridotto, pari a 145 grammi, che uniti ai soli

7 millimetri di spessore ne fanno un telefono facilmente

“tascabile”.

Lo stilo prima di tuttoCome dice il nome questo smartphone LG si segnala

per la presenza del pennino estraibile, dedicato a chi

ama prendere appunti manualmente, fare schizzi e dise-

gni, attivare funzioni toccando lo schermo senza usare

le dita e altro ancora. La punta in feltro è molto sottile per

TEST Abbiamo provato la nuova versione dello Stylus di LG, uno smartphone con pennino, schermo da 5,7” e ascolto delle radio DAB

LG Stylus 2, l’unico con il DAB: ecco come “suona”Il DAB funziona in modo egregio: non male nemmeno la doppia fotocamera e la possibilità di riprodurre musica FLAC

avere un tratto preciso e nitido.

LG su questo punto ha creato due funzioni molto utili,

la prima è un segnale sonoro e visivo che scatta non

appena la stilo e il telefono si allontanano oltre una certa

distanza; la seconda è l’automatismo che fa apparire tut-

te le icone dei programmi utilizzabili con il pennino non

appena lo si estrae dal suo alloggiamento: utile e facile.

L’ascolto è OK, ma con delle vere cuffieLa nostra prova si è concentrata sull’ascolto del-

la radio DAB e della musica, utilizzando una cuffia

AKG Y50 perché gli auricolari in dotazione non sono

all’altezza del telefono. Ma iniziamo dalle operazioni

di ricerca delle stazioni radio digitali. Per sintoniz-

zare le stazioni DAB disponibili nella propria zona

(qui la nostra guida in merito) basta toccare l’icona

della radio sul display, non prima di avere collegato

delle cuffie o degli auricolari il cui cavo funge da anten-

na. Chi usa per l’ascolto dei dispositivi Bluetooth potrà

attaccare al minijack un qualsiasi spezzone di cavo,

magari quello di vecchi auricolari non più funzionanti.

La ricerca delle stazioni avviene molto rapidamente e

con buona sensibilità, a Milano siamo riusciti a sintoniz-

zare tutte le stazioni disponibili senza alcuna difficoltà,

mantenendole anche in movimento. Volendo si posso-

no selezionare le stazioni preferite.

Oltre all’ascolto delle diverse stazioni è possibile vede-

re sul display tutte le informazioni fornite dalle emittenti

radiofoniche. Ruotando in orizzontale il telefono le indi-

cazioni prendono pieno possesso dello schermo. Oltre

al DAB comunque c’è sempre la solita radio FM per chi

dovesse essere ai margini delle aree di ricezione. Trat-

tandosi di un telefono LG non va trascurata la possibilità

dell’ascolto musicale fino all’alta risoluzione dei migliori

Flac, a patto però di usare cuffie o auricolari di migliore

qualità rispetto a quelli in dotazione. Un ascolto in me-

rito ha messo in luce prestazioni di tutto rispetto, certo

non è la qualità del V10 o il modulo audio del G5, però

l’ascolto è gradevole e permette di notare la differenza

con un MP3 o anche un buon streaming.

Un ottimo smartphone da tenere in considerazioneLG difficilmente sbaglia qualcosa sui propri smartpho-

ne e per fortuna non c’è bisogno di spendere grosse

cifre per avere un suo prodotto. Questo Stylus 2 si se-

gnala per l’ottima qualità dello schermo, per le funzioni

tramite il pennino, per una fotocamera più che suffi-

ciente per l’utente medio, può riprodurre musica Flac

e ha pure il privilegio – al momento esclusivo - di poter

ricevere i segnali radio DAB. Per il prezzo richiesto, che

ormai online è di poco superiore ai 200 euro, non ci

pare si possa pretendere di più, a parte degli auricolari

degni di tale nome.

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MAGAZINEn.137 / 1611 LUGLIO 2016

di Roberto PEZZALI

Chi segue attentamente le discipline nautiche

conosce molto bene il termine Hydrofoil: dal ki-

tesurf alla vela sono sempre di più i settori dove

l’applicazione di ali alla carena o alla tavole permet-

te letteralmente di volare a pelo d’acqua eliminando

la forza di attrito per ottenere una buona velocità.

Parrot è senza dubbio il numero uno al mondo nel

campo dei droni giocattolo, e quando lo scorso anno

ha lanciato la sua collezione estiva di mini droni ha

scelto di omaggiare l’Hydrofoil creando un drone mo-

toscafo, una carena leggera in polistirolo con quattro

ali stabilizzatrici che, raggiunta la velocità adeguata,

portano lo scafo in planata sul pelo dell’acqua. Lan-

ciato inizialmente a 169 euro, l’Hydrofoil non ha avu-

to il successo sperato, ma con un nuovo prezzo, 139

euro, e una miglior comunicazione Parrot spera di

trasformarlo nel giocattolo estivo preferito per grandi

e piccini. Possibile che un prodotto simile, un super

motoscafo drone, non abbia avuto il successo che

l’azienda sperava? Abbiamo da un po’ di tempo tra

le mani il piccolo drone e in tutto questo tempo ab-

biamo fatto fatica a trovare una condizione adeguata

per poterlo utilizzare, pensiero che forse ha sfiorato

anche molti acquirenti. Quello che Parrot non ha co-

municato benissimo, e ora sta correndo ai ripari, è

che Hydrofoil non è solo un motoscafo da usare sul-

l’acqua ma è anche un normalissimo drone giocattolo

da usare in casa: la base, infatti, si stacca dal drone,

è un accessorio aggiuntivo che permette l’uso in ac-

qua raddoppiando il divertimento. Il piccolo quadri-

cottero, controllabile da smartphone e tablet con la

classica app Free Flight di Parrot, è piccolo e stabile,

decisamente robusto e può essere usato come gli

altri mini-drone sia in casa che all’aperto. Tra i punti

di forza troviamo senza dubbio la facilità di apprendi-

mento e la robustezza, tra i punti deboli la fotocamera

integrata di qualità davvero mediocre e l’autonomia

che è di circa 10 minuti, pochi per divertirsi davvero.

Il raggio di azione è vincolato dall’uso del Bluetooth,

ma è comunque più che sufficiente sia per l’uso ae-

reo che marino. La “barca” che Parrot ha pensato per

TEST Hydrofoil di Parrot è il drone che va anche nell’acqua, ma attenzione dove lo si usa perché l’acqua salata è un vero nemico

A tu per tu con Parrot Hydrofoil, il drone motoscafoLa stagione è giusta per “scatenare” il drone di Parrot: ci abbiamo giocato per un po’ e il divertimento è assicurato

il drone è leggera e

ben costruita, ed es-

sendo la leggerezza

fondamentale insie-

me al galleggiamen-

to, il polistirolo era il

materiale migliore da

usare. Agganciando

il drone sulla barca

e selezionando la

modalità “marina”

siamo pronti a parti-

re: Hydrofoil si muove sull’acqua in dislocamento a

una discreta velocità, è maneggevole e più sempli-

ce da guidare rispetto alla modalità aerea, ma solo

quando andiamo in planata il divertimento aumenta.

Basta dare “manetta” dallo schermo dello smartpho-

ne per aumentare la velocità di crociera e far alzare

Hydrofoil sulle ali, rendendolo ancora più agile nelle

curve e ovviamente più veloce. Non

esiste la marcia indietro, ma Parrot

ha studiato un modo per farlo girare

su se stesso gestendo i singoli roto-

ri. Bello, divertente e molto meglio

di tutti i motoscafi giocattolo che

imbarcano acqua da tutte le parti e

dopo due giorni non funzionano più:

come mai non ha avuto successo

allora? Purtroppo trovare uno spazio

adeguato per usare Hydrofoil non è

affatto semplice. Ci abbiamo provato

al mare, e se una piccola onda è già

problematica il rischio più grande è

l’acqua salata, il peggior nemico di

tutto ciò che ha circuiti ed elettronica. Se si bagna in

acqua dolce non succede nulla, basta farlo asciuga-

re, ma l’acqua salata potrebbe creare problemi seri.

La necessità di avere un posto con acqua piatta e

senza troppa corrente limita l’uso: in un lago si rischia

di perderlo, in un fiume la corrente è troppo forte.

Inoltre, piccoli ostacoli come un rametto, se colpisco-

no l’ala frontale mentre Hydrofoil è in planata, posso-

no far ribaltare il mezzo rendendo difficile il recupero.

Il posto migliore è la piscina, acqua piatta e possibilità

di recupero quando si vuole, ma chi d’estate ha una

piscina tutta sua libera per giocare? Probabilmente le

stesse persone che possono comprarsi un motosca-

fo vero. In ogni caso Hydrofoil è bello e divertente,

ma nel 90% dei casi si userà la sola parte drone, e

anche in questo caso il divertimento è assicurato.

lab

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Parrot HydrofoilIl drone motoscafo in azione

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