MAGAZINE - Claudia Privitera · 2016. 4. 9. · Lamborghini Aventador a Venezia? Ci siamo dovuti...

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LAMBORGHINI MAGAZINE BLU SIDERIS EDIZIONE # 2/2014 15 LAMBORGHINI MAGAZINE LAMBORGHINI MAGAZINE 15 EDIZIONE # 2.2014 BLU SIDERIS W E C A N B E H E R O E S EU EUR 75 USA USD 90 JAPAN JPY 10.000

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P U R E : Certamente ci si aspetta qualche sorpresa quando si accede ad uno spazio che mostra un’installazione artistica. Ma sicuramente non ci si aspetta che dal nulla si materializzi una nuvola che sale bianca, pura e aggraziata in alto, indugia un attimo e sparisce pochi secondi più tardi. L’idea della “nuvola indoor” è dell’artista olandese Berndnaut Smilde. La sua fuggevole installazione viene esposta in musei e spazi espositivi in tutto il mondo

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CORDIALI SALUTI

STEPHAN WINKELMANNPRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATOAUTOMOBILI LAMBORGHINI S.P.A.

Cari lettori, come si fa a guidare una Lamborghini Aventador a Venezia? Ci siamo dovuti ingegnare a trovare soluzioni inusitate, ma alla fine ci siamo riusciti: non per nulla Automobili Lamborghini è da sempre sinonimo di innovazione. Il servizio fotografico (a pagina 160) è stato solo un altro momento chiave di un anno ricco di avvenimenti. A marzo c’è stato il lancio della nuova Lamborghini Huracán a cui è seguito, dopo solo sette mesi, un ulteriore ampliamento della nostra gamma di supercar con la Lamborghini Asterion: la nostra prima supersportiva ibrida plug-in. Pur essendo un prototipo da mettere ancora a punto, volevamo dimostrare che guidare una vettura supersportiva e rispettare l’ambiente non sono due cose agli antipodi. Penso che 910 cavalli e un’emissione di soli 98 grammi di CO2 per chilometro parlino da sé. E sono convinto che l’Asterion apra nuove strade pur rimanendo sempre fedele ai valori fondamentali della Lamborghini. Essere dediti all’innovazione richiede una totale flessibilità – ed è questo il traguardo ultimo a cui aspira il nostro nuovo programma Ad Personam. Con esso ogni cliente Lamborghini potrà progettare la propria supercar a seconda del proprio gusto personale. Con Ad Personam avrà dunque Lei stesso il ruolo di innovatore. Giusta-mente Steve Jobs dichiarò: “L’innovazione è ciò che distingue un leader da un seguace”. Qui a Sant’Agata Bolognese siamo da sempre abituati a guardare gli altri nello specchietto retrovisore.

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C U T T I N G E D G E : Nella città cinese di Wuhan verranno eretti a partire dal 2015 i più alti grattacieli del mondo. Le Phoenix Towers si ergeranno per un’altezza di ben 1000 metri. Per quanto riguarda l’aspetto ecologico gli architetti dello studio Chetwoods hanno trovato soluzioni sorprendentemente innovative. Le torri saranno autosufficienti dal punto di vista energetico grazie all’uso dell’energia solare, di celle a combustibile e turbine eoliche. Un enorme giardino pensile e sofisticatissimi canali di ventilazione assicureranno la circo- lazione di aria fresca e pulita all’interno degli edifici

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VISIONARY: Forse un giorno tutti noi useremo degli esoscheletri artificiali. O almeno lo faranno coloro che svolgono lavori pesanti. Il sistema Fortis, sviluppato dall’azienda USA Lockheed Martin, non vi trasformerà in Superman, ma vi darà comunque poteri sovrumani. Permette, infatti, di sollevare e sostenere pesi fino a 16 chilogrammi senza alcuno sforzo. Pesi superiori verranno percepiti come 16 chili più leggeri. È la soluzione perfetta per chi fa uso di attrezzature pesanti per tutta la giornata

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VISIONARI 18 HYPER-CRUISING NEL FUTURO: La concept-car supersportiva ibrida plug-in Lamborghini Asterion

30 ANGELINA JOLIE Ritratto di una superdonna 38 ADESSO SI FA ORDINE! Come Boyan Slat intende ripulire i mari dai rifiuti

46 LA FORMA DEL MONDO Una dichiarazione d’amore per l’esagono 54 IL NUOVO SUPERMEDIUM AUDIOVISIVO Come guarderemo la TV nel futuro

60 MASSIMO BOTTURA Follia a Modena 74 TUTTO COMPRESO Conto alla rovescia per il decollo del turismo spaziale

BLU SIDERIS 84 BLU SIDERIS Il nuovo blu Lamborghini 86 CORSO D’ITALIANO ACCELERATO L’Accademia Lamborghini

90 L’AUTO DA CORSA La Lamborghini Huracàn LP 620-2 ST

86 Sempre al limite: l’Accademia Lamborghini inizia di nuovo a febbraio

60 “Perché nessuno della Lamborghini è mai stato qui?”, ha chiesto il famoso chef Massimo Bottura quando ci ha presentato un menu di undici portate nell’Osteria Francescana. E noi finalmente abbiamo colmato la lacuna

118 L’unica costante a Berlino è il continuo cambiamento. Un ritratto della città più eccitante del mondo

I N D I C E # 1 5

18 Salone dell’auto di Parigi 2014: viene presentata in prima mondiale la concept car Lamborghini Asterion. Siamo stati i primi a dare uno sguar-do a questa supersportiva ibri-da la notte prima che venisse svelata al grande pubblico

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94 TEMPESTA DI NEVE! 13 indispensabili accessori 98 NOTIZIE E NUMERI Il mondo Lamborghini 104 LA RETE LAMBORGHINI Concessionarie

in tutto il mondo 110 MY LAMBORGHINI AND I Antonio Mariotti e la sua Huracán 115 VIAGGIARE IN TOSCANA A 8.250 GIRI/MIN

Una gita fra anime gemelle LEGGENDE 118 CITTÀ DI EROI Esplorare Berlino 128 ZADIE SMITH Famosa suo malgrado

132 IL MIO PICCOLO GIOIELLO La Lamborghini Urraco 136 SIMPLY THE BEST Sette classici senza tempo

144 RINASCITA DI UNA LEGGENDA Il Riva Aquarama Lamborghini 152 UN SUCCESSO ARRIVATO TARDI Pharrell Williams

160 FANTASIA IN BLU L’Aventador Ad Personam a Venezia 178 FAST HERO Una Huracán in divisa

128 Gli scrittori spesso si illudono riguardo al proprio talento, afferma Zadie Smith, una delle autrici di maggior successo del nostro tempo

136 Sette accessori da uomo senza fronzoli. Un elogio della semplicità come segno di qualità

160 Guidare una Aventador a Venezia? Solo a noi possono venire certe idee folli 152

“Non sarei nessuno senza le donne”, ci svela uno dei produttori di musica più quotati del mondo. Pharrell Williams ci ha raccontato questo e altro in un incontro personale

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H UBERT US HAMMFotografo e artista, Monaco di Baviera

Manfred Weber ha incontrato e inter- vistato molti dei più celebri chef al mondo, inclusi Ferran Adriá, Alain Senderens e Alain Ducasse. Perciò fu sorpreso dalla stretta di mano cordiale di Massimo Bottura e dall’atmosfera informale nell’Osteria Francescana. Le foto di Per-Anders Jørgensen sono invece piuttosto impostate. Egli ama la teatralità. Lo stanno a dimostrare il servizio fotografico a pagina 60 e la sua premiata rivista di cucina Fool

MANFRED WEBER-LAMBERDIÈREScrittore, ParigiPER-ANDERS JØRGENSENFotografo, Malmö

Inviammo Julia Roth-haas a New York ad intervistare la scrittrice britannica Zadie Smith che secondo lettori e critici è una delle scrittrici contemporanee più interessanti (Denti bianchi). Questo in-contro doveva avvenire nell’appartamento della Smith nel West Village, ma lei aveva prenotato una babysitter che badasse ai suoi due bambini per poter parlare più tranquilla-mente in un bar. Malgrado anche qui fosse rumorosissimo, ne scaturì una conver-sazione di straordinaria sincerità che ebbe come tema i rischi del successo improvviso e la fortuna discutibile di essere un autore famoso

JULIA ROTHHAASGiornalista, Amburgo

La passione di Marco Coletto per le auto è di antica data. Nato ad un tiro di schioppo dal Museo dell’Automobile di Torino, egli trascor-se la sua infanzia a poca distanza dallo stabilimento Fiat di Mirafiori. Mentre stu-diava da ingegnere automobilistico, scoprì la sua seconda passio-ne, la scrittura, e fece di questa la sua professione. Per gli articoli dedicati alle Lamborghini classiche, si è soffermato su una vera rarità, la Urraco, che Ferruccio Lamborghini definì il “mio piccolo gioiello”

Quando Claudia Anto-nia Merkle chiamò Antonio Mariotti, uno dei primi ad acquistare una Huracán, dovette fare vari tentativi per raggiungerlo. Lui stava guidando attraverso l’Appennino Tosco-Emiliano, non c’era campo telefonico, e lei dovette attendere fin-ché lui non ebbe rag-giunto la cima di un passo a quota 2.000. Ma quando finalmente si parlarono, l’intesa fu spontanea e immediata. In parte questo è dovu-to al fatto che la Merk-le ha vissuto a Milano per 14 anni prima di trasferirsi a Londra e che apprezza pertanto la naturale esuberanza degli italiani. E questa traspare abbondante-mente nella sua inter-vista con un uomo che ama la sua nuova vet-tura più di tutte le pre-cedenti

MARCO COLET TOGiornalista, Milano

Doveva restare tutto “top secret” fino a poco prima di andare in stampa. Sapevamo solo che la Lamborghini stava lanciando un nuovo modello al Salone dell’automobile di Parigi e che questa edizione avrebbe inclu-so un lungo servizio fotografico; ci sarebbe stato poco tempo e poco margine di mano-vra. In altre parole: Ci era subito chiaro chi dovesse fare questo de-licato lavoro: Hubertus Hamm, membro dell’Art Directors Club Germania. Durante uno shooting notturno insieme alla nuova Lamborghini Asterion a Parigi ha dimostrato una volta di più perché è considerato uno dei migliori professionisti nel suo campo

CLAUDIA ANTONIA MERKLEGiornalista, Londra

Erano 15 anni che Tobias Puetzer non metteva piede dentro un’università. Quando salì le scale della Delft University of Techno-logy per incontrare Boyan Slat (sopra a sinistra), avvertì l’eccitazione che scatu-risce dall’energia crea-tiva che permea questi posti. Slat ha assorbito questa energia e l’ha messa a frutto: all’età di 20 anni ha già rac-colto dei fondi per due milioni di dollari che vanno alla sua organiz-zazione The Ocean Cleanup. Con essa Slat punta a ripulire i mari del mondo dai rifiuti di plastica entro il 2020. Per scoprire come intende raggiungere il suo scopo andate a pagina 38

TOBIAS PUETZER(destra) Giornalista, Monaco di Baviera

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Andreas Toelke si tras-ferì da Kassel a Berlino subito dopo la caduta del Muro nel 1989 con la voglia di vivere da vicino questo momento chiave nella storia del suo Paese. Da allora questo “berlinese per vocazione” ha continua-to ad osservare i conti-nui cambiamenti nella capitale tedesca. Le foto di Kirchknopf + Gram-bow sono uniche come la città stessa. Il servizio, dice il duo fotografico, è come un vento fresco che spazza per i quartie-ri della città e che indu-gia negli angoli più reconditi, lì dove nessu-no se lo aspetta

Come si fotografa una Lamborghini Aventador Ad Personam in una città senza strade? Con tanta immaginazione e una chiatta appartenen-te alla più antica com-pagnia di trasporto ma-rittimo di Venezia

ANDREAS TOELKEGiornalista, BerlinoANDREA GRAM-BOW + JOSCHA KIRCHKNOPFFotografi, Berlino

HEIKE BERGERProduttoreDOMINIK HELLERProduttoreANDREAS FESSLERFotografoALEXANDER ULLRICHTecnico digitale, Monaco di Baviera

I M P R E S S U M #15 BLU SIDERIS 02.2014

LAMBORGHINI MAGAZINE è la rivista ufficiale di Automobili Lamborghini S.p.A., a cadenza semestrale.

PUBBLICATO DA Automobili Lamborghini S.p.A. Via Modena 12 | 40019 Sant’Agata Bolognese | Italia | www.lamborghini.com

COMITATO EDITORIALE Stephan Winkelmann | Andrea Puggelli | Matteo Blandi | Danila Balboni | Veronica Di Lorenzo

DIRETTORE RESPONSABILE Stefan Lemle (fr)

CONCEPT E COORDINAMENTO REDAZIONE Andrea Puggelli | Matteo Blandi | Danila Balboni | Veronica Di Lorenzo

COORDINAMENTO PROGETTO Matteo Blandi | Veronica Di Lorenzo

DIRETTORE CREATIVO Juergen Kaffer

REDATTORE RESPONSABILE Claudia Privitera (fr)

DESIGN GRAFICO Veronika Schmidt (fr) | Karin Vollmer (fr)

DIRETTORE FOTOGRAFICO Heike Berger (fr)

GESTIONE EDITORIALE Tobias Puetzer (fr)

DOCUMENTAZIONE Silke Probst (fr)

COORDINAMENTO EDITORIALE Karin Vollmer (fr)

PUBLISHING DIRECTOR Aleksandra Solda-Zaccaro

MANAGING DIRECTOR Soheil Dastyari | Sandra Harzer-Kux

EDIZIONE, PROGETTO, REDAZIONE E REALIZZAZIONEG+J Corporate Editors GmbH | Stubbenhuk 10 | 20459 Hamburg | Germania |Tel.: +49 89 54 34 96 21-10 | Fax: +49 89 54 34 96 21-30www.corporate-editors.com

AUTORI E CONTRIBUTORI Marcel Anders | Camillo Büchelmeier | Alexander Gabriel | Tim Gutke | Michael Kneissler | Anatol Locker | Robert-Jan Metselaar | Geoff Poulton | Andreas Renner | Larissa Schmidt

FOTOGRAFI E DIRITTI DELLE FOTOGRAFIE P. 6-11: Berndnaut Smilde, Chetwood, Lock-heed Martin | P. 12-13: Hubertus Hamm, Per-Anders Jørgensen, Kirchknopf + Grambow, 360° Editorial, Camillo Buechelmeier, Christopher Anderson/Magnum Photos/xxpool, Berger – Fessler – Heller | P. 18-29: Hubertus Hamm, Assistenz: Sebastian Kissel | P. 30-37: Alexei Hay/Trunk Archive (2), Sofia Sanchez and Mauro Mongiello/Trunk Archive (1) | P. 38-45: Ocean Cleanup (3), Zac Noyle/A-Frame (1), Tobias Puetzer (1) | P. 46-53: NASA (1), akg-images (1), Alimdi (1), All Mauri-tius (4), Anzenberger (1), Colourbox (1), Getty Images (1) | P. 54-59: Illustration: Pascal Behning | P. 60-73: Portraits: Per-Anders Jørgensen, Food: Carlo Benvenuto (2), Stefano Grazieri (1), Paolo Terzi (1) | P. 75-79: NASA | P.: 94-97: Heike Berger (1) | P. 98-101: Wolfango Spaccarelli, Corbis | P. 106-107: Thomas Kappes | P. 110-114: Heike Berger | P. 118-127: Kirchknopf + Grambow | P. 128-131: 360° Editorial | P. 136-143: Camillo Büchelmeier | P. 144-151: Raymond de Haan (6), Maurice Volmeyer (2) | P. 152-157: Christopher Anderson/Magnum Photos/xxpool | P. 160-175: Berger – Fessler – Heller

AD SALES GRUNER + JAHR AG & Co KG G+J Electronic Media Sales GmbH | Am Baumwall 11 | D-20459 Hamburg | Jan-Eric Korte | Tel.: +49 40 37 03-5310 | [email protected] | www.gujmedia.de

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DIRITTI Questo magazine e tutti gli articoli, i disegni, le bozze, i progetti e le illustra-zioni di idee ivi contenuti sono protetti da copyright. Tranne nei casi consentiti dalla legge, l’uso degli stessi, inclusa la ristampa, senza il consenso scritto dell’editore è sanzionato dalla legge. I redattori e l’editore non assumono alcuna responsabilità per le immagini e i manoscritti non richiesti ricevuti. Le configurazioni interne delle vetture mostrate nel magazine non sempre corrispondono a quelle disponibili.

EDIZIONE EN 14.000 | DE 2.000 | IT 4.000

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Una notte stellata a Parigi: la Lamborghini Asterion si avvia verso la sala 4

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Il carico prezioso accudito dagli esperti

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L‘arrivo in sala 4. Ancora pochi metri fino al traguardo

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Per raggiungere la perfezione si ha bisogno di tempo

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04:15E‘ fatta: la Lamborghini Asterion è in postazione

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Dati tecnici

ASTERIONLPI 910-4

Potenza 669 KW/910 PSVelocità massima 320 km/hAutonomia in modalità elettrica 50 kmConsumo medio 4,1 l/100 kmEmissioni di CO2: 98 g/km

Gli ultimi ritocchi prima del grande evento. Pronta per la prima mondiale

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l termine veloce come il fulmine potrebbe ben presto assumere un nuovo significato. Il piccolo lampo stilizzato nel logo della Lamborghini Asterion sta ad indicare l’inizio di una nuova era. Un’era in cui vengono superati i confini delle possibilità tecnologiche e dove gli opposti finalmente si ricongiungono: da un lato troviamo le prestazioni tipiche di una Lamborghini, dall’altro un motore ibrido rispet-toso dell’ambiente.

Il nome stesso suggerisce la filosofia che l’ha ispirata. Asterio o Asterione è il nome del minotauro nella mitologia greca: è metà uomo e metà toro, ed è dunque anche il simbolo della perfetta fusione fra intelligenza e potenza. Non poteva esserci simbolo più adeguato per la prima vettura ibrida prodotta dallo stabilimento di Sant’Agata Bolognese.

Già i dati tecnici della Asterion sarebbero bastati per fare scalpore una forte sensazione al momento del lancio al Salone dell’Automobile di Parigi tenutosi in ottobre: Un motore a ben-zina da 610 cavalli, tre motori elettrici da 300 cavalli, un’accelerazione da 0 a 100 km/h in tre secondi, una velocità massima di 320 km/h, un consumo di 4,1 litri per 100 km ed emissioni di CO2 di 98 g/km. Prima d’ora non si era mai vis-to nulla di simile.

“È la più potente Lamborghini mai costruita”, afferma Stephan Winkelmann, CEO di Automobili Lamborghini, in occasione del suo lancio. “Lamborghini ha sempre combinato emozione ed innovazione e ora abbiamo aggiun- to anche la sostenibilità ambientale alla nostra formula”. Il nome intero dell’Asterion, LPI 910-4, dice tutto: LPI significa motore Longitudinale Posteriore Ibrido, 910 indica la potenza in cavalli e 4 indica la trazione integrale.

La speciale architettura ibrida della Asterion permette di collocare tra il motore V10 della Huracán e il cambio a sette rapporti e dop-pia frizione un motorino di avviamento elettrico. Altri due motori elettrici si trovano sull’assale anteriore. Insieme il trio raggiunge una potenza di nientedimeno 300 cavalli. Con una batteria a piena carica, questi motori consentono alla

Asterion un’autonomia elettrica a emissioni zero di 50 km. Cosa altrettanto decisiva: la batteria agli ioni di litio è posizionata nel tunnel centra-le della monoscocca di carbonio, così si ottiene una migliore distribuzione del peso e si protegge la batteria in caso di impatto.

La tecnologia è d’avanguardia, ma anche l’estetica è tutta nuova: la Asterion mostra linee fluenti, forme arrotondate e l’assenza quasi totale di spigoli. Dopotutto la sua potenza non deve saltare all’occhio subito. Anche se il Blue Elektra piuttosto appariscente del prototipo rispecchia molto bene la tecnologia futuristica di questa vettura. Il Responsabile del Centro Stile Lamborghini, Filippo Perini, ha donato alla Asterion l’eleganza sartoriale di una Gran Turismo.

I L R I S U LTAT O : La sua forma è molto più morbida di quella delle sue due sorelle, la Huracán e la Aventador, ma la Asterion porta in sé il medesimo inconfondibile DNA Lamborghini.

Questi tratti genetici sono evidenti anche all’interno della vettura dove il lusso abbonda: i rivestimenti in pelle finissima colore avorio e marrone sono perfettamente abbinati a parti-colari hightech in carbonio, titanio e alluminio per creare un effetto di seducente e insuperata eleganza italiana. Sul cruscotto è integrato un tablet che consente di controllare il GPS, il sistema di intrattenimento e l’impianto di climatizzazione.

AT T R A Z I O N E N EL CO C K P I T: Un’altra caratteristica avvincente è il volante a tre razze con pulsanti per tre modalità di guida: Zero (100% elettrico), I per Ibrido e T (per il solo motore termico).

G EN ER A LE : una vettura semplice, chiara, moderna. Piuttosto che essere una car superspor-tiva dalle caratteristiche estreme si presenta come una vettura spaziosa da guidare tutti i giorni.

La posizione relativamente alta del sedile conferma che l’Asterion è una vettura per viaggiare godendo del massimo comfort: per usare un termine Lamborghini, è la prima hyper-cruiser del mondo.

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Ēuna delle donne più intriganti nell’industria del cinema. Ci sono state molte svolte e cambiamenti nella sua carriera, ma Angelina Jolie è sempre riuscita a trovare la strada giusta - quella sua personalissima. Ma come ci è riuscita? Ritratto di una superdonna

MERA VIGLIO

SAMENTE MUTE VOLE T E S T O : A N D R E A S R E N N E R

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Angelina Jolie è una delle persone più famose del pianeta. I sondaggi di-mostrano che quasi l’85% della popolazione mondiale la conosce – e ques-ta percentuale potrebbe diventare anche più alta ora che è sposata a Brad Pitt.

Secondo riviste come Vogue e Harper’s Bazaar Angelina Jolie, 39 anni, è la donna più sexy del mondo. Forbes l’ha nominata più volte come una delle persone più influenti del pianeta e ha calcolato che è stata l’attrice più pagata nel 2013, con un reddito stimato di 33 milioni di dollari. Nello stesso anno, la celebre madre di sei figli ha ricevuto un Oscar onorario per il suo impegno a favore delle persone svantaggiate. Eppure, per ironia della sorte, quasi rischiò di perdersi nell’anonimato dei sette miliardi di persone che abitano il nostro pianeta e di diventare una semplice nota marginale della Storia.

Da adolescente la Jolie soffriva di una psicosi maniaco-depressiva e si tagliuzzava la pelle per dare sfogo alle sue frustrazioni. A 20 anni aveva già provato quasi tutte le droghe che circolavano a Hollywood e una volta pen-sò anche di assoldare un sicario che l’ammazzasse visto che non aveva il coraggio di farlo da sola.

Oggi la sua vita non potrebbe essere più diversa: è diventata l’emblema della donna di successo moderna, sposata al suo partner di lunga data, Brad Pitt, il quale è anche il padre biologico di tre dei suoi sei figli. Passa il suo tempo sul set, in viaggio verso parti del mondo dissestate dalla guerra o in una delle dimore di famiglia a Los Angeles, New Orleans o tra i vigneti nel Sud della Francia dove la coppia si è sposata con una cerimonia privata in agosto. Questo è il suo terzo matrimonio.

Oltre a recitare e a dirigere film la Jolie si reca in Afghanistan, Iraq o Siria ogni mese nell’ambito della sua campagna contro la violenza sessuale contro le donne e i bambini nelle aree di guerra. “I responsabili di questi crimini pensano di farla franca”, ebbe a dire una volta, “allora noi dobbiamo impegnarci perché questo crimine non resti impunito.”

Quando parla di questo tema, inveendo contro i politici corrotti e incompetenti che permettono queste violenze, i suoi occhi azzurri si illu-minano di passione. Come rappresentante speciale dell’Alto Commissari-ato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), si dichiara frustrata dal fatto che gli sforzi per evitare la guerra, la fame e la tirannia talvolta non sembrano portare da nessuna parte. Si vergogna anche che la sua carriera le abbia impedito di combattere per la causa dei deboli e degli oppressi un po’ prima nella sua vita.

VIVERE IN

DUE MONDI

PARALLELI

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Fu solo nel 2000 infatti, quando la Jolie stava girando Lara Croft: Tomb Raider nella Cambogia devastata dalla guerra, che scoprì la sua vera voca-zione. Visitò campi profughi, incontrò donne che erano state violentate e decise che era ora di agire. Lei lo descrive come un risveglio. Per la prima volta capì il significato delle parole che sua madre le aveva detto quand’era piccola: “Angelina, lascia un’impronta importante su questa Terra”. E non intendeva i film.

La Jolie ha imparato tante cose più avanti nella vita: l’amore, la di-gnità, il perdono, l’importanza della famiglia. I suoi genitori, Jon Voight e Marcheline Bertrand, divorziarono quando lei aveva un anno. Erano en-trambi attori, perciò era predestinata anche lei alla carriera di attrice. Fece il suo debuttò cinematografico nel 1982, recitando assieme a suo padre in Lookin’ to Get Out (Cercando di uscire), ma il suo rapporto con lui rimane teso. Una volta lui la descrisse in pubblico come mentalmente instabile e lei non l’ha mai perdonato.

In realtà furono il padrino e la madrina di battesimo della Jolie, Ma-ximilian Schell e Jacqueline Bisset, che la spinsero a recitare. Schell, che nel frattempo è deceduto, dichiarò: “Il talento le scorre letteralmente nelle vene, è un vero dono naturale.” La Jolie si iscrisse al Lee Strasberg Theatre & Film Institute all’età di 10 anni, ma abbandonò l’impresa due anni dopo e arrivò a considerare seriamente una carriera completamente opposta, quella di impresaria di pompe funebri. Era una bambina sensibile e fu mol-to turbata dalla dissoluzione della famiglia. “Da adolescente, Angie aveva una fissa per gli abiti scuri e i cimiteri”, sostiene suo fratello James Haven. “Ha avuto dei momenti molto bui nella sua vita.”

La Jolie, che ora dice di trovare difficile comprendere quel periodo, non si riconosce più nella visione del mondo che aveva allora ed è contenta di esserne uscita indenne. Si è sbarazzata dalla fase distruttiva come di un vecchio cappotto e non è mai stata così contenta o creativa come ora. Solo alcuni dei suoi tanti tatuaggi stanno a testimoniare quella ricerca esistenzi-ale. Era il periodo in cui portava una fiala con il sangue dell’allora marito Billy Bob Thornton intorno al collo e dava scandalo baciando appassiona-tamente suo fratello James in pubblico. Oggi fa parlare di sé per ragioni molto diverse: per la doppia mastectomia preventiva ad esempio, con la quale ha voluto sensibilizzare il pubblico al problema del cancro al seno, oppure per gli incontri con politici nei quali si impegna per un maggiore sforzo contro i crimini di guerra.

George Clooney disse una volta che Angelina Jolie è

LEI VUOLE

LASCIARE AL MONDO

PIÙ DEI SOLI

FILM

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l’incarnazione di un supereroe. Negli ultimi 10 anni si è trasformata da una tormentata reginetta di Hollywood in una figura di primo piano sulla scena internazionale. La forza per sottoporsi ai suoi estenuanti impegni pubblici e privati la prende da suo marito e dai suoi sei figli, i quali costituiscono a loro volta un autentico “collage”. Il figlio Maddox fu adottato in Cambogia nel 2002, la figlia Zahara in Etiopia nel 2005 e il figlio Pax in Vietnam due anni dopo. La sua figlia biologica Shiloh nacque in Namibia nel 2006 e i gemelli Knox e Vivienne nel 2008. Il “sestetto”, come lei scherzosamente definisce i suoi figli, è diventato il fulcro della sua vita e la maternità l’ha trasformata in un’altra persona.

La Jolie avrebbe potuto scegliere tranquillamente di badare ai suoi figli invece di impegnarsi come attivista in tanti teatri di guerra. Ma lei ha visto troppa sofferenza, troppi bambini affamati e troppa gente che non ha accesso neanche all’acqua. Quando viaggia per conto delle Nazioni Unite spesso porta con sé i bambini, così possono guardare in faccia la realtà e rendersi conto della vita privilegiata che conducono. In Cambogia la Jolie comprò una capanna nel villaggio in mezzo alla giungla dove Maddox era nato: da allora nella zona circostante sono state estratte 49 mine antiuomo. Non è il tipo di posto dove vi aspettereste di trovare una diva di Hollywood e i suoi bambini.

Oggi recitare per lei è più un hobby che una professione. La Jolie dice di essersi presa una pausa dal suo lavoro e partecipa solo ad alcuni progetti che le stanno particolarmente a cuore. Con un Oscar in bacheca e una repu-tazione che fa di lei una delle poche attrici hollywoodiane protagoniste nel mondo dei film d’azione, altrimenti dominato dagli uomini, non deve di-mostrare più niente a nessuno. Il film della Disney Maleficent è stato il suo più grande successo commerciale fino ad oggi e lei è chiaramente un volto e un personaggio più che mai credibile e di grande fascino.

La Jolie attualmente mette in secondo piano la recitazione per con-centrarsi sulla sua nuova carriera di regista. Il suo secondo film, Unbroken, è in uscita a gennaio. Racconta la storia di Louis Zamperini, un atleta che partecipò alle Olimpiadi di Berlino del 1936, prestò servizio come pilota americano nella seconda guerra mondiale e trascorse 47 giorni in mare alla deriva dopo essere stato abbattuto in battaglia. La Jolie voleva dirigere il film perché era affascinata dal forte aspetto umano della vicenda e dal fatto che si concentrasse sul lato sgradevole dell’umanità. Dopotutto Angelina Jolie lo conosce bene il lato sgradevole della vita, sia nella realtà che sullo schermo.

LA JOLIE VUOLE STARE

SEMPRE PIÙ

DIETRO LA MACCHINA

DA PRESA

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E ADESSO?

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SI FA ORDINE!

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BOYAN SLAT VUOL FAR PULIZIA. IN GRANDE STILE. LA SUA ORGANIZZA-ZIONE, THE OCEAN CLEANUP, SI PROPONE DI LIBERARE GLI OCEANI DAI DETRITI PLASTICI. E A QUANTO PARE GLI STA PROPRIO RIUSCENDO. GLI ABBIAMO FATTO UNA VISITA.T E S T O : T O B I A S P U E T Z E R

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L’Università Tecnologica di Delft è l’istituzione più rinomata del suo genere nei Paesi Bassi. Ingegneria edile, Tecnologie marine, Ricerca spaziale: ecco dove si for-gia il futuro e dove i sogni diventano realtà. Ed è proprio l’acronimo DREAM (Dream Realisation of Extremely Advanced Machines) che campeggia a grandi lettere sopra l’ingresso dell’edificio della Stevin I, una struttura minima-lista in cemento. Qui gli studenti trasformano in realtà le loro visioni.

Nell’enorme laboratorio al piano terra un gruppo di studenti sta lavorando ad un modulo sottomarino con pro-pulsione a pedali; un altro armeggia su una moto da corsa con motore al bioetanolo. Al primo piano si trovano gli uf- fici, un tavolo da biliardo poco frequentato, una macchina per il caffè e un pianoforte a coda posto in un angolo. Nei bagni manca la carta igienica. In compenso ci sono dei blocchi note e delle penne attaccati alle pareti. D’altronde, lo diceva già Einstein, quando ci si occupa di scienza, l’ispi-razione può arrivare in qualunque momento!La sede di The Ocean Cleanup occupa trenta metri quadri scarsi e con le sue otto postazioni di lavoro, un tavolo ri-unioni, una poltrona gonfiabile, un lavandino anni ottanta completo di boiler, ha più l’aria di un dormitorio studen-tesco.

Boyan Slat, vent’anni, è al computer, e la sua zazzera di capelli visibile oltre il monitor somiglia ad una pianta da vaso. Con la barba di tre giorni e i lineamenti da elfo, pare un incrocio tra uno skateboarder e Frodo Baggins nel Signore degli Anelli. Malgrado i suoi piedi non siano ex-tra large come quelli di uno hobbit, lo è invece l’orma che Boyan Slat intende lasciare nella storia.Cresciuto a Delft, a sessanta chilometri a sud di Amster-dam, da ragazzino invece di andare dietro alle ragazze Boyan Slat passava i sabato sera a smontare i lettori DVD. È intelligente. È un patito per la tecnologia. Ed è intenzio-nato a migliorare il mondo eliminando i rifiuti plastici da-gli oceani. E tutto sta ad indicare che gli potrebbe riuscire.

D Che rapporto hai con il mare?BOYAN SLAT Vivendo vicino alla costa, il mare ha sempre fatto parte della mia vita. Ma non avevo compreso la va-stità del problema finché sono andato a fare immersioni in Grecia e ho potuto constatare che c’era più plastica in mare che pesci! L’idea di The Ocean Cleanup è però nata inizialmente da un interesse personale per l’aspetto tecnologico piuttosto che ambientale, per cui più che un ecologista mi definirei un inventore. Preso atto del pro-blema, mi sono chiesto perché nessuno s’impegnasse a risolverlo e che forse avrei potuto provarci io.D E pensi di riuscirci?Sì. Il 3 giugno scorso abbiamo pubblicato How the oceans can clean themselves, uno studio di fattibilità di 530 pagine sul potenziale auto-pulente degli oceani compilato da set-tanta tra scienziati e ingegneri di tutto il mondo.D Quindi gli oceani possono provvedere autono-mamente a risolvere il problema?Dobbiamo sfruttare le correnti naturali. Tutte le proposte avanzate per eliminare la plastica dagli oceani si basano sulla tecnica a strascico, un sistema inefficiente, decisa-mente costoso sia in termini economici che energetici, senza contare il problema delle catture accessorie.D Come si differenzia il tuo approccio?I rifiuti sono concentrati in cinque aree gigantesche, la più grande delle quali, conosciuta come l’Isola di plasti-ca del Pacifico, ne contiene circa un terzo. Ed è da lì che intendiamo cominciare, installando un sistema passivo.D Come funziona?Si tratta di uno sbarramento mobile a “V” formato da due bracci di cinquanta chilometri ciascuno, profondi tre metri e ancorati al fondale con delle funi. Grazie alle correnti la plastica viene spinta verso il vertice della “V” dove la concentrazione aumenta fino a mille volte, mentre i pesci e le altre creature marine riescono a superare lo sbarramento nuotandoci sotto. D Come si recupera la plastica dall’acqua?Una piattaforma posta in corrispondenza del vertice ri-succhia i pezzi più piccoli, mentre i più grandi vengono convogliati su un nastro trasportatore, quindi sminuz-zati e raccolti in una cisterna, che una nave provvede a prelevare ogni sei settimane. D E poi che succede alla plastica?Il fatto che sia di qualità elevata ci ha molto sorpresi e ci consente di trasformarla in combustibile o riciclarla con i metodi tradizionali.

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In alto a sinistra: una simulazione grafica delle barriere galleggianti e della piattaforma fissa.In alto a destra: le correnti marine convogliano i detriti plastici verso il fulcro dell’unità.Sopra a sinistra: Boyan Slat fuori dalla palazzina Stevin I dell’Università Tecnologica di Delft dove ha sede la sua organizzazione.Sopra a destra: le cinque aree principali in cui si concentrano i rifiuti plastici.

THE OCEAN CLEANUP Per saperne di più

sull’organizzazione di Boyan Slat e

sulla campagna di finanziamento collettivo, vedi

theoceancleanup.com

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D Due milioni non sono una cifra enorme, specie per un progetto che potrebbe migliorare il mondo. Gli sponsor dovrebbero fare la fila per sostenervi. Ne ave-te trovati tanti?In teoria sì, li avremmo trovati, ma per ora preferiamo rimanere indipendenti. Avremo sicuramente bisogno di sponsor durante la terza fase, quella di implementazione della tecnologia, che costerà circa 300 milioni di dollari. D Che invece sono un sacco di soldi.A prima vista potrebbe sembrare una cifra enorme, ep-pure secondo le Nazioni Unite i rifiuti plastici a livello mondiale producono un costo complessivo pari a circa 13 miliardi di dollari l’anno, per cui 300 milioni sono una bazzecola.D Quanto è efficace la vostra tecnologia? Attualmente la plastica negli oceani ammonta a circa 72,5 milioni di tonnellate. Una sola unità posizionata nell’Isola di plastica del Pacifico potrebbe eliminare circa il 50 per cento dei rifiuti in dieci anni. D E il progetto è economicamente vantaggioso?Recuperare un chilo di rifiuti dal mare ci costa circa sei dollari. Abbiamo avuto un sacco di richieste da parte di aziende interessate a riciclare la plastica per i loro pro-dotti e a pubblicizzare l’operazione. Credo che molti sa-rebbero più che contenti di pagare sei dollari in più del normale per un aspirapolvere se un’etichetta indicasse che il prodotto contiene un chilo di plastica riciclata dal mare. Boyan Slat perde il filo del discorso, fissa un punto lon-tano e si frega le mani sui pantaloni. Ne ha abbastanza di parlare e se ne torna alla scrivania dove trascorre quat-tordici ore al giorno, sette giorni la settimana. La lau-rea in ingegneria aerospaziale e il tempo per socializzare sono in stand-by; riesce a vedere i suoi migliori amici forse una volta ogni sei mesi e non ha tempo di trovarsi una ragazza. “Potrebbe essere il mio prossimo progetto, chissà,” dice con un sorriso malinconico. Già, l’impegno per trasformare un’idea in realtà può rivelarsi un percorso solitario.

Chissà se è contento? Sembra irritato dalla doman-da personale. “Nel 2020, quando sarò su una delle nostre piattaforme nel Pacifico davanti a una distesa di plastica talmente enorme e compatta da non riuscire a vedere l’ac-qua, allora sì che sarò felice. Allora spero che la gente dica di me: ‘È un tipo proprio tosto, ‘sto Boyan Slat!’”

D Sembra troppo semplice per esser vero. Spesso sono proprio le idee più semplici a richiedere maggior tempo per materializzarsi, perché si è convin-ti che un problema complesso richieda una soluzione altrettanto elaborata. Ed è così che ho iniziato anch’io, e mi ci è voluto un anno per capire che la risposta è relativamente semplice.

Boyan Slat cominciò impostando un semplice sito web in cui illustrava la sua idea. A questo punto l’eco del suo concetto fu subito amplificata dalla rete. In seguito Slat presentò The Ocean Cleanup a uno dei convegni TED (Technology, Entertainment, Design) organizzati a Delft alla fine del 2012. Fu allora che iniziò a ricevere oltre 1500 email al giorno. Il progetto ebbe un’enorme riscontro presso i media. Le interviste ricevettero milioni di “like” e furono condivise milioni di volte, scienziati e attivisti ambientali offrirono il proprio sostegno. L’a-desione massiccia in favore del cambiamento ha quindi convinto il giovane ad organizzare una campagna di fi-nanziamento collettivo per avviare il progetto. Il mondo era pronto ad essere rivoluzionato.

Oggi un centinaio di esperti e appassionati in tutto il mondo lavorano insieme per trasformare l’idea di Boyan Slat in realtà. La tecnologia testata nei pressi delle Azzorre utilizzando una barriera di 40 metri invece di quella pre-vista di 100 chilometri si è rivelata decisamente efficace.

D I critici sostengono che la potenza del vento e delle onde non siano stati tenuti sufficientemente da conto. Nonostante l’enorme struttura e l’ancoraggio ad una profondità di 4000 metri a lungo termine il sistema non riuscirebbe a contrastare queste forze.Abbiamo affrontato il problema nello studio di fattibilità. Le barriere sono ancorate al fondale con un sistema − sviluppato internamente e brevettato − di cavi in acciaio con andamento orizzontale e verticale che garantisce una certa libertà di movimento, consentendoci di minimiz-zare le forze che vi agiscono senza ridurre l’efficacia della costruzione.D E poi che succede?La tappa successiva prevede il collaudo della tecnologia in condizioni reali. Il costo sarà di due milioni di dollari. La raccolta di fondi è avvenuta tramite il nostro sito e siamo finalmente riusciti a raggiungere l’intera somma.

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La corrente esagonale sul polo nord di Saturno, chiamata “l‘Esagono”

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Apostroph umkehren
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L’ESAGONO ALL A CONQUISTA DEL MONDO . UN ELOGIO DELLA FORMA GEOMETRICA PIÙ EFFICIEN-TE DE

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Un cristallo di neve al microscopio

Le rocce basaltiche del Giant’s Causeway nell’Irlanda del Nord

Celle di un alveare, costruite per conservare il miele e crescere le larve

La galleria Freyung Passage nel Palais Ferstel di Vienna

Motivi sul pelo di una giraffa somala

Un pallone da calcio vecchio stile in rete

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Il lago salato essiccato Salar de Uyuni in Bolivia

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La Lamborghini Aventador

Dati tecnici

AVENTADOR Coupé LP 700-4

Consumo urbano: 24.7 l/100 kmExtraurbano:10.7 l/100 kmCombinato: 16.0 l/100 kmEmissioni di CO2:370 g/km

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Notiz
Consumo extraurbano
Claudia
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Consumo combinato
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La Lamborghini Aventador

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L’occhio di una falena al microscopio elettronico

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Il riverbero della luce solare catturato da un obiettivo fotografico

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SUPERMEDIUM

LA TELEVISIONE:IL NUOVO

SUPERMEDIUM

LA TV STA CAMBIANDO: È PIÙ INTERATTIVA, PIÙ INDIVIDUALE, PIÙ AD ALTA DEFINIZIONE, PIÙ COINVOLGENTE. E TRA CINQUE ANNI, DOVE SARÀ?

T E S T O : A N A T O L L O C K E R

I L L U S T R A Z I O N I : P A S C A L B E H N I N G

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i torna a casa, ci si allunga sul divano, si accende la TV e subito si viene trasportati in un altro mondo. Ecco l’epitome del relax. Ma sarebbe un po’ come guidare l’auto sempre in pri-ma marcia, perché la televisione sa offrire molto, molto di più dell’intrattenimento passivo. Uno che se ne in-tende è il futurologo Andreas Neef. Nel suo studio intitolato „TV 2020“ Neef, che è anche amministratore delegato di Z_punkt, uno studio di consulenza azien-dale su innovazioni e tendenze di mercato, dimostra come le nuove tecnologie e l’internet stiano trasfor-mando la televisione in un „supermedium“. “Abbiamo un’idea chiara di ciò che è oggi la televisione, eppure il concetto nel suo insieme sta per diventare molto più frammentario,” afferma. “In futuro i confini saranno molto meno netti, perché ci stiamo muovendo verso una nuvola mediale.”

Il secondo schermo: la nuova TV collaborativaPer spiegare meglio il concetto di nuvola mediale, Neef cita una situazione sempre più comune: guardare la TV su schermi multipli. In Europa il 22% dei telespettatori mentre guarda la TV utilizza anche un tablet, uno smartphone o un notebook per avere maggiori notizie sui programmi che sta guardando o per commentarli su Facebook e Twitter.Il trend verso l’uso di due o più schermi viene pronta-mente catturato da molte emittenti. Esse incoraggiano il pubblico a condividere i propri commenti su Google Hangouts e altri social media e a inviare le proprie do-mande alle celebrità presenti in studio. Il coinvolgi-mento degli utenti rende la TV un mezzo più interatti-vo e appassionante perché la comunicazione non è più a senso unico. Anche le società di servizi web stanno testando nuove applicazioni televisive. In un esperimento condotto da Yahoo! viene analizzato l’audio di una tras-missione e tramite un sistema automatico di riconosci-mento vocale vengono inviati una serie di articoli di Wikipedia allo smartphone e al tablet dell’utente, evi-tandogli di effettuare una ricerca durante la visione.

Streaming: il telespettatore attivo Un altro cambiamento epocale secondo Neef riguarda la programmazione. “I palinsesti televisivi odierni ven-gono via via sostituiti da forme di intrattenimento per-sonalizzato - stiamo assistendo ai primi passi in questa direzione. Gli spettatori utilizzano app e smart TV per comporre la propria sequenza di programmi. E ciò cambierà radicalmente tutta l’industria televisiva.” Solo fino a qualche anno fa l’operazione richiedeva l’affitto di un set-top box tanto ingombrante quanto inefficien-te e con poche opzioni operative. Oggi i servizi accessi-bili sono molti ed eterogenei dato che la TV diventa compatibile con l’internet. Gli spettatori saranno quin-di in grado, tramite app, di accedere a migliaia di film semplicemente premendo un pulsante.Un’altra novità è la visione in streaming direttamente da internet. I servizi di programmazione in differita che offrono contenuti online gratuiti in tempo reale sono ad esempio BBC iPlayer. Ci sono poi gestori come Zattoo, FilmOn TV e più recentemente Magine TV che con-sente perfino l’opzione pausa e rewind dei programmi e la visione su supporti come un laptop, un tablet o anche uno smartphone.

La visione intelligente tramite agenti razionali Inutile dire che in questo immenso mare di programmi non è tutto rose e fiori. Se in passato la scelta era piuttos-to ristretta, oggi è pressoché illimitata, con centinaia di canali via cavo, emittenti di nicchia, servizi di program-mazione in differita e di film in streaming, per non parla-re di YouTube che offre ben più di quanto potremmo mai guardare. Ce n’è per tutti i gusti, insomma, il che è un’ottima cosa. Ma come districarsi fra questa massa enorme di materiale?Una soluzione è quella di affidarsi a degli agenti raziona-li cioè ad un software intelligente che monitora la naviga-zione in rete. Basta fare una ricerca online sugli hotel del-le Bahamas ed ecco pronta una programmazione TV su quell’area che va fino alla data della partenza. È un po’ come avere un maggiordomo che vi conosce a menadito e con discrezione soddisfa ogni vostra esigenza. E se segui-te regolarmente dei tornei golfistici online, l’agente vi suggerirà programmi legati al golf, proprio come fa Google filtrando preventivamente i risultati di ricerca.

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Videogiochi: il futuro è interattivoIn genere quando si pensa alla TV interattiva ci si im-magina di votare quale sviluppo avrà la trama di una serie TV o di utilizzare una app per fare acquisti dal divano di casa. Eppure si può interagire con il proprio apparecchio televisivo in un modo molto più coinvol-gente. Neef afferma che “i videogiochi possono rivelarsi avvincenti come un thriller. Sono una presenza consoli-data e in futuro avranno un ruolo anche più decisivo, perché per le nuove generazioni rappresentano la vera alternativa alla TV.”Tecnologie e grafiche adottate nei videogiochi hanno un livello di qualità talmente elevato e sono talmente realistiche da avere come protagonisti attori hollywoo-diani in carne e ossa. Nel prossimo capitolo di Call of Duty Kevin Spacey interpreta un cattivo che ricorda Frank Underwood, il suo personaggio amante degli in-trighi in House of Cards − Gli intrighi del potere. Le riprese sono state piuttosto impegnative, perché oltre a dover indossare una tuta “MoCap”, i cui sensori regi-strano i movimenti, la digitalizzazione delle espressioni facciali dell’attore ha richiesto ore di lavoro in teatro di posa per realizzare poi solo qualche minuto di film.Attori come Mark Hamill, Malcolm McDowell, Vin Diesel, Daniel Craig, Ellen Page e Willem Dafoe sono anch’essi alle prese con questo nuovissimo medium e aiutano a scrivere un nuovo capitolo nella storia della televisione interattiva. E questo è solo l’inizio: c‘è anco-ra un enorme potenziale da sfruttare per quanto riguar-da l’avvicinamento tra videogiochi e televisione. Le dirette TV che mostrano eventi di gaming online pos-sono rivelarsi un enorme successo: ben 32 milioni di spettatori hanno assistito allo scontro finale multigio-catore di League of Legends facente parte del campio-nato mondiale di e-sports.

Scordatevi il telecomando. Ora si gesticola Il telecomando non è che un cimelio del secolo scorso. Con l’ampliamento dell’offerta (YouTube è in grado di caricare 100 minuti di video al minuto) una scatola per cambiare canale diventa obsoleta.L’azienda sudcoreana LG sta già producendo monitor intelligenti che all’accensione mostrano una cernita dei canali più seguiti dall’utente, Philips ha incorporato

una piccola tastiera sul retro del telecomando che ne consente l’utilizzo mentre si guarda la TV e Panasonic propone un touchpad per usare la TV come un tablet. Alcuni apparecchi televisivi Samsung sono già a co-mando gestuale e danno la possibiltà di scorrere un elenco di canali. Oppure, se questo dovesse sembrare troppo stancante, si può direttamente usare il proprio smartphone. Le app elimineranno presto ogni sforzo, integrando la funzione di telecomando e guida ai pro-grammi TV ricordandoci anche di non perderci i nostri preferiti.

UHD: risoluzione ottimale e più dettagli Ma non sono solo i software e l’internet a cambiare: anche l’hardware continua a migliorare. Se per sette anni l’alta definizione ha rappresentato lo standard di riferimento per le TV, ora assistiamo all’arrivo degli schermi UHD (ultra-high definition), un sistema mu-nito di un numero di pixel da quattro fino a otto volte maggiore rispetto ai modelli tablet e smartphone di alta qualità. E ciò segnerà un ulteriore passo in avanti.La visione su uno schermo UHD è vicina alla realtà. Essa mostra la stessa limpidezza, nitidezza e ricchezza di dettagli – è come una finestra sul mondo. Le espres-sioni facciali degli attori non necessitano di alcuno zoom da parte della telecamera. E nelle scene con tanta folla è perfino possibile distinguere singoli volti. La UHD offre così tanti vantaggi che gli esperti sono convinti che si tratti del nuovo standard, anche se non se ne parlerà prima del 2016.Perché questo ritardo? Semplicemente perché, salvo qualche elegante demo la programmazione è al mo-mento insufficiente. Le cose però stanno cambiando: Netflix ha in previsione una versione UHD di House of Cards − Gli intrighi del potere, YouTube già offre un canale ad alta risoluzione, e se si desidera fare delle ri-prese in UHD è disponibile una telecamera professio-nale Sony ad hoc.

Via agli ologrammiTutti gli apparecchi TV condividono lo stesso proble-ma: quando sono spenti si tramutano in uno sgradevole rettangolo nero. Nei prossimi cinque anni saranno i di-odi organici a emissione luminosa

LA TV RAPPRESENTA ANCORA IL FOCOLARE INTORNO A CUI SI RIUNISCE LA FAMIGLIA

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(OLED) a cambiare le cose. Gli OLED rappresentano il prossimo passo nell’evoluzione della tecnologia TV. Essi ricorrono a materiali organici elettroluminescenti per creare colori luminosi e naturali. Un altro vantaggio è che la tecnologia OLED è ultrasottile, per cui “si po-tranno costruire schermi TV enormi che aderiscono alla parete come una carta da parati,” spiega Neef. L’azienda britannica NDS ha costruito un prototipo di TV con uno schermo OLED di 3,6 x 1,4 metri che può esser diviso a seconda delle necessità dell’utente che potrà allo stesso tempo guardare la TV, navigare in rete, accedere alle app dei social media o alla telefonia video. E quando la TV è spenta sullo schermo compaiono un dipinto o un’immagine della parete retrostante. Al mo-mento è l’unico esemplare del suo genere.Un’altra innovazione decisamente interessante è anch’essa solo disponibile a livello di prototipo. Samsung, Haier e Philips stanno ideando un apparec-chio TV con schermo a cornice ultrapiatta e con una trasparenza pari a circa il 40%, con pixel OLED protet-ti da un pannello in vetro che a TV spenta restano tras-parenti per illuminarsi quando è in uso. Inoltre la TV si potrà così vedere da entrambi i lati, e la trasparenza sarà a regolazione progressiva.Buone notizie per gli interior designer che potranno adottare pannelli OLED come pareti divisorie tra am-bienti o come punti luce. Neef ne è particolarmente en-tusiasta: “Queste nuove tecnologie apriranno la strada a tutta una serie di nuove applicazioni, per cui la TV po-trà fungere da finestra di giorno e la sera diventare un terminale mediale.” La medesima tecnologia potrà anche essere applicata a vetrine di negozi, occhiali, lap-top e smartphone. Lo svantaggio degli OLED è il loro costo elevato e il colore che degrada col tempo. Ma dopotutto siamo agli inizi.Chissà, gli apparecchi televisivi potrebbero anche spa-rire del tutto dalle nostre case. Gli scienziati dell’Università di Washington stanno sperimentando una lente a contatto elettronica in grado di proiettare delle immagini televisive direttamente sull’occhio, ma sono alle prese con alcuni inconvenienti, come il fatto che la lente è in plastica non porosa, per cui si può in-dossare solo per qualche minuto. Alcuni ricercatori hanno già risolto il problema di come potenziare la len-te: è sufficiente che chi la indossa rimanga entro una distanza di un metro da una presa di corrente. Ci vorrà del tempo prima di riuscire ad utilizzare questa lente per guardare la TV, e il prodotto è ben lontano dalla

produzione su scala industriale, ma ciò non ne diminu-isce il fascino.

Qualcosa di cui parlareLa televisione ha appena iniziato a mostrare le proprie potenzialità. Chissà se tra cinque anni continueremo ad accendere un apparecchio per fuggire la realtà come facciamo oggi. Secondo Neef sì, perché “la TV rappre-senta ancora il focolare intorno a cui si riunisce la fa-miglia.” Però se ognuno segue i propri programmi sul proprio schermo, chiaramente la televisione non sarà più un collante domestico. “Il focolare continuerà a re-stare acceso ancora per parecchio tempo. Sarà pure che non guarderemo più insieme i quiz televisivi, ma alla fin fine avremo ancora tutti bisogno di aver qualcosa di cui parlare quando siamo insieme. E questo è quel che fin’ora ci offre la televisione tradizionale.” Esistono dunque ancora alcune costanti nel mondo della TV che è in continua evoluzione . Almeno per il momento.

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È UNA FESTA LA VITA:VIVIAMOLA INSIEME!F E L L I N I , 8 1 / 2

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È tra i primi tre top chef del mondo ed è un tipo veramente originale. Ci sono parecchi parallelismi con il grande Federico Fellini. Eccolo a voi - si alzi il sipario!

Massimo Bottura:

FOLLIA A MODENA8 1/2

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MI DISPIACE. LE MIE SCARPE.F E L L I N I , 8 1 / 2

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LEVATI IL CAPPELLO.MEGLIO?Sì, FORSE.F E L L I N I ‘ S 8 1 / 2F E L L I N I , 8 1 / 2

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ORA LASCIALO SOLO. È STANCO.F E L L I N I , 8 1 / 2

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T E S T O : M A N F R E D W E B E R F O T O : P E R - A N D E R S J Ø R G E N S E N

Massimo Bottura è il re nel regno dei sapori e degli odori. Il proprie-tario dell’Osteria Francescana a Modena appartiene ai migliori chef del mondo. Il personaggio eccentrico vuole regalare dei sogni con le proprie creazioni - e noi ci siamo fatti sedurre dal maestro.

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Più che il nastro d’acqua di un fiume che si snoda tranquillo, la carriera del più grande chef-artista d’Italia ricorda piuttosto le rapide, la discesa rompicol-lo di un percorso di rafting, tra affluenti e rivoli, insidie e occasionali secche, che mettono a dura prova anche gli spiriti più avventurosi dell’innovazione gastronomi-ca. Le tre stelle Michelin e il far parte del trio di chef migliori al mondo non sono stati traguardi facili da raggiungere per Massimo Bottura.

Ma è in un recente servizio fotografico realizzato per una rivista che lo chef ha interpretato il ruolo più insolito di tutti. Con indosso un abito e un cappello a tesa larga e brandendo una frusta, Bottura si è unito al suo staff per ricreare alcune delle scene dell’8½ fellinia-no, vestendo i panni del protagonista, il demotivato re-gista Guido Anselmi, che affronta il suo blocco creativo rifugiandosi nei sogni a occhi aperti. Come nel film gli scatti sono un collage di immagini surreali, una commis- tione fra fantasia e realtà.

Da giovane Bottura adorava 8½, non tanto per lo sconsolato protagonista, interpretato magistralmente da Marcello Mastroianni, quanto per l’abilità visionaria del regista nel trasformare una crisi individuale in un classico del cinema. Facendo poco sfoggio di modestia Bottura considera anche se stesso un visionario - e come Fellini afferma: “Voglio condividere i miei sogni.” Lo fa ridefinendo i sapori e gli aromi nell’Osteria Fran-cescana, il suo ristorante di Modena che a prima vista non sembra il tipo di locale che riservi delle sorprese gastronomiche. Ma la Natura è stata generosa con que-sto territorio, le cui radici culinarie affondano in una storia bimillenaria e che vanta glorie della tradizione gastronomica italiana come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena o le prelibate ciliegie locali.

Con ingredienti simili non sembra ci sia molto spazio per miglioramenti. Ma Bottura non la pensa così. “Le vecchie ricette sono impregnate di nostalgia. Ma sono appetibili? Sono preparate in modo sano? No!” Bottura intende trasportare il meglio della cucina

di tutti i giorni nel ventunesimo secolo salvando per le generazioni future tutto ciò che la tradizione offre di meglio e scartando il resto.

Bottura ha dato avvio alla sua riforma gastronomica con una delle specialità più antiche e ve-nerate d’Italia: i tortellini in brodo. “Ovvio che se la carne del ripieno è cotta per ore perde tutte le sue pro-prietà ed è da buttare.” Nacquero così i suoi “sei tortel-lini inglobati nel loro brodo” il cui solo nome bastò a indignare alcuni dei buongustai locali. Usando l’agar-agar, un legante naturale, aggiunse due strati solidi di brodo a questo piatto neoclassico, facendo arrostire le ossa nel rosmarino per estrarne l’essenza del gusto in forma liquida e farcire poi i tortellini con le migliori carni di pollo, maiale e vitello. Ma all’esplosione di sa-pore ottenuta dal piatto seguì uno tsunami di polemi-che per l’oltraggio che Bottura aveva osato recare a que-sto piatto tradizionale alterandone la ricetta.

Un amico gli disse che aveva esagerato, ma Bottu-ra invece si godette con rilassato distacco quella che per lui non era altro che una tempesta in un bicchier d’ac-qua. “La provocazione fa parte del mestiere,” dice con un sorriso. “L’ho imparato dall’arte contemporanea.” Eccola, la grande ossessione che lo accompagna sin dall’incontro, a New York, con Lara, sua moglie, laure-ata in storia dell’arte. Ed ecco che oggi opere d’arte di varia natura si ritrovano in ogni angolo del ristorante.

Segno che quando a Bottura interessa qualcosa non esistono mezze misure, non importa che si tratti di cucina o di arte. “Con i miei tortellini avevo semplice-mente aperto il vaso di Pandora,” ricorda. “Volevo crea-re un dialogo tra cibo e arte. Nel 1997 il mio artista preferito, Maurizio Cattelan, ruppe tutte le regole siste-mando all’interno del padiglione italiano alla Biennale di Venezia un’opera realizzata con centinaia di piccioni impagliati che osservavano dall’alto le opere d’arte del-le precedenti generazioni di artisti. Ribellandomi alla tradizione, anch’io mi sentivo un po’

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come quei piccioni.” Da allora Bottura cerca sempre di fare di ogni piatto un’opera d’arte.

Bottura è un collezionista appassionato ed ecletti-co, tra i suoi acquisti figura anche una scultura di Jake e Dinos Chapman, una bambola con un naso a forma di attributo sessuale maschile, dal titolo Fuckface. Sebbene Bottura la volesse sistemare nel ristorante, è poi finita nella camera da letto della coppia. Appena la figlia di tre anni la vide per la prima volta osservò: “Che brutto Pinocchio!” Ride. È chiaro da chi abbia imparato a dire sempre ciò che pensa.

Maurizio Cattelan, Mario Schifano, Matthew Barney e Peter Halley sono le punte di diamante della sua collezione che raggiun-ge un valore di alcuni milioni di euro. Comprende tra le altre cose anche una scultura trompe-l’œil in bronzo dell’artista britannico Gavin Turk che raffigura un sac-co dell’immondizia. Inizialmente era stato collocato all’esterno del ristorante creando una certa confusione fra i passanti che credevano fosse vero. Ora si trova nell’ingresso. “Sono opere come questa che ci fanno ri-flettere sulla nostra quotidianità,” afferma Bottura.

Il menu è pieno di sorprese. In uno dei piatti, chiamato “Oops, mi è caduta la crostatina”, la tartellet-ta è presentata capovolta e rotta su una composizione che comprende, tra gli altri, limoni, bergamotto, cap-peri, pepe e origano - in omaggio ai 150 anni di Unità d’Italia. Bottura destruttura le ricette tradizionali per ricomporle in modo innovativo. C’è un croccante di foie gras e Aceto Balsamico che viene servito su di un bastoncino come un lecca-lecca, inoltre “Le cinque stagionature del Parmigiano,” che consiste in una salsa leggera realizzata con un formaggio di 18 mesi, una spuma con uno di 24 mesi, un demi-soufflé con uno di 30 mesi, un’“aria” con un Parmigiano di 36 mesi e una galletta con uno di 40 mesi. Ed ecco che il Parmigiano acquista una dimensione tutta nuova.

Oggi Bottura crea piatti davvero entusiasmanti,

ma nei primi anni da chef nella conservatrice Modena tirava tutta un’altra aria. “In Italia si può criticare tut-to, salvo tre cose: il papa, la squadra di calcio locale, e la cucina della mamma. Io sono per la tradizione, ma senza nostalgia.” E queste ultime parole sono il suo mantra.

Nato come il più giovane di cinque figli, crescere non è stato una passeggiata per Bottura. A volte i fra-telli lo rincorrevano per tutta la casa e lui si rifugiava sotto il tavolo della cucina, dove sbocconcellava i rita-gli di pasta dei tortellini caduti a terra. “Così ho sco-perto il vero sapore della pasta ed è stato un sogno!”

Il padre di Bottura non dava peso né a queste sue precoci esplorazioni gastronomiche, né ai suoi interes-si sportivi, che lo avrebbero quasi portato a giocare da professionista nel Modena, se il genitore non fosse in-tervenuto insistendo perché intraprendesse la carriera di avvocato. Per qualche tempo il giovane Bottura ob-bedì. “Ma non faceva per me,” spiega. Allora lavorò per un po’ per l’azienda di prodotti petroliferi di fami-glia, ma anche questa occupazione non durò troppo a lungo.

Fu proprio grazie ai con-tinui contrasti famigliari che Bottura finì in cucina. Nel 1988, contro il volere paterno, rilevò per pochi sol-di un bar mal illuminato e frequentato perlopiù da ca-mionisti. La Trattoria del Campazzo non era certo il posto per uno chef ambizioso quanto inesperto, e i clienti iniziarono presto a lamentarsi che i prezzi erano troppo alti per le porzioni di cibo che si ritrovavano nel piatto. L’introduzione nel menu di ostriche, rucola e aceto balsamico fu la proverbiale goccia che fece tra-boccare il vaso. Bastò perché i clienti disertassero il lo-cale. Proprio come Anselmi, il depresso regista felli-niano, Bottura ne aveva abbastanza. Per lo stress pesava ormai solo sessanta chili. Mollò tutto e partì per gli Stati Uniti dove rimase per un po’ prima di tornare a casa e rimettersi in gioco.

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Rientrato in Italia, le cose iniziarono improvvisamente ad andare per il verso giusto, grazie a un incontro fortuito con lo chef di fama mondiale Alain Ducasse, che si ritrovò nella sua tratto-ria durante un tour di degustazione di Aceto Balsami-co. A fine pranzo Ducasse andò dritto in cucina e offrì a Bottura un posto di chef nel suo ristorante tristellato a Montecarlo.

L’esperienza risvegliò in lui il gusto per la vita e gli diede le basi necessarie per quella che fino ad allora era stata una cucina perlopiù intuitiva. All’improvviso chiamava a tutte le ore del giorno e della notte fami-gliari e amici per renderli partecipi delle sue idee. “Tro-vo ispirazione ovunque: in una forma di Parmigiano, un quadro di Robert Longo, la musica di Lou Reed o una frase di Kerouac.” I destinatari delle moltissime te-lefonate di Bottura in quel periodo non si contano.

Pur sostenendo di avere le ossa fatte di Parmigia-no e le vene in cui scorre Aceto Balsamico, Bottura ini-ziò comunque ad allontanarsi da alcune delle tradizioni gastronomiche più futili. Sua madre, che per prima aveva fatto nascere in lui la passione per il cibo, non era convinta, e quando lui le presentò con orgoglio la sua versione di una ricetta di tortellini il commento secco di lei fu: “Buonissimi, ma i miei sono migliori.” Se vo-leva poteva essere spietata.

Per Bottura il modo migliore per conservare le tradizioni è di aggiornarle. “Vent’anni fa, d’altronde, anche il motore delle Lamborghini era diverso. Perché mai possiamo riprogettare un motore per renderlo più moderno ma non la cucina tradizionale?” Fu nel 1995 che mise in pratica questo principio aprendo l’Osteria Francescana. Il locale aveva sempre bisogno di soldi, e ogni tanto i suoceri gli davano una mano investendo su di lui. Nonostante le difficoltà, Bottura continuò a sfor-nare idee innovative, per quanto fosse difficile farle di-gerire alla clientela locale decisamente ultra-conserva-trice in materia di cultura gastronomica. Bottura parla del periodo tra il 1995 e il 2001 come

I L PA L C O S C E N I C O D I B O T T U R A

Appena 45 sono i posti a sedere nell’Osteria Francescana. Le portate sono delle opere d’arte altamente complesse. Ad esempio „Camouflage: una lepre nascosta nell’erba“ (a sini-stra), „Vitello psichedelico“ (sotto) oppure „Sud“, una composizione dolce di gelato all’olio d’oliva, capperi selvatici, gelatina di caffè e spuma di mandorle (in basso).

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dei suoi “anni difficili” in cui fu anche costretto a ven-dere la sua amata moto per tenere in piedi il ristorante. Le cose non promettevano niente di buono e dopotut-to, che senso ha fare il profeta se nessuno ti segue?

Fu allora che ebbe un altro colpo di fortuna. Fer-ran Adrià, il decano della cucina d’avanguardia e l’in-ventore della gastronomia molecolare, considerato uno dei più grandi chef del mondo, sapeva cosa significava vivere alla giornata essendo stato costretto per anni ad andare ad elemosinare un prestito in banca per riuscire a pagare i suoi dipendenti. L’incontro, del tutto fortui-to, risale al 2000 quando Adrià si ritrovò nel ristorante di Bottura e lo invitò a trascorrere un periodo di tempo da lui. “Per me fu la svolta,” afferma Bottura, “ma la cosa più importante non era tanto imparare le tecniche, quanto rendermi conto che volevo azzerare tutto e ri-cominciare.”

L’ambizione c’era, e Bottura aveva le carte in re-gola. Se il conservatore Ducasse gli aveva fornito soli-de basi, Adrià, guru dell’avanguardia gastronomica, gli diede la possibilità di distinguersi. Sei fra i primi dieci chef sulla lista dei 50 ristoranti migliori del mondo sti-lata dalla rivista Restaurant si erano guadagnati le stel-lette sul campo con Adrià. Invece che imitare i suoi mentori, Bottura decise di farsi strada passo dopo pas-so cucinando i cibi locali con l’eleganza di Ducasse e il senso dell’avventura di Adrià.

Con la nomina a miglior chef del mondo da par-te dell’International Academy of Gastronomy nel 2011 e il riconoscimento della terza stella Michelin nel 2012, Bottura oggi si è guadagnato un posto nell’olim-po della gastronomia. Il suo ristorante è il numero tre nella lista dei migliori 50 - una cosa non da poco per un uomo che si era prefisso di cambiare il mondo. Ep-pure, contrariamente alla maggior parte degli chef tri-stellati, Massimo Bottura conserva un lato assoluta-mente tradizionale. È in cucina ogni giorno, accoglie i clienti illustrando loro il menu, e la versione che con-segna alle signore non riporta i prezzi. Proprio come nei bei tempi passati.

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PER TUTTI

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itale

, fino

a u

n’al

titud

ine

di c

irca

100

chilo

met

ri.

Vole

ndo

atte

rrar

e su

lla S

SI,

post

a a

400

chilo

met

ri da

lla T

erra

, si d

ovrà

prim

a se

guire

un

cors

o di

add

estra

-m

ento

co

mpl

eto

per

astro

naut

i e

volar

e in

siem

e all

’equi

pagg

io d

i un

razz

o So

yuz

russ

o.

QUAN

TO D

URA

L’ESC

URSIO

NE

SPAZ

IALE?

Que

lla o

ffert

a da V

irgin

Gal

actic

e XC

OR

non

è ch

e un

assa

ggio

, per

cui

l’es

perie

nza

di g

alle

ggia

men

to n

ello

sp

azio

sub

orbi

tale

in a

ssen

za d

i gra

vità

dur

a da

i sei

ai

sette

min

uti,

prim

a ch

e si

ripre

nda

la v

ia d

el r

itorn

o a

Terr

a. In

tutto

il vo

lo d

ura c

irca u

n’ora

. Se s

i visi

ta la

SSI

, in

vece

, il r

appo

rto

qual

ità/p

rezz

o ca

mbi

a, vi

sto

che

il so

ggio

rno

spaz

iale

dur

a al

men

o di

eci g

iorn

i.

QUAN

TO È

SICUR

O IL V

IAGGIO

?“N

on è

che n

on si

corr

ano

risch

i,” aff

erm

a l’ex

astro

naut

a M

auriz

io C

heli.

“Non

biso

gna

dim

entic

are

che

al d

ecol

-lo

il p

rope

llent

e de

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zo c

onsis

te in

cin

que

mili

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i lit

ri di

azot

o liq

uido

.” E

ppur

e, so

ttolin

ea, l

a Soy

uz ru

ssa

utili

zzat

a per

il tr

aspo

rto

degl

i ast

rona

uti a

lla S

SI è

con-

sider

ato

il ve

livol

o pi

ù sic

uro

mai

cost

ruito

, per

cui è

“un

risch

io ch

e val

e la p

ena c

orre

re.”

Che

li è c

onvi

nto

che l

e as

trona

vi p

rivat

e sa

rann

o de

cisa

men

te s

icur

e e

che,

di

fatto

, i ri

tard

i nel

var

o de

i pro

gram

mi d

i tur

ismo

spaz

i-al

e sia

no u

n se

gnal

e po

sitiv

o, ch

e de

nota

la se

rietà

del

le

prop

oste

. “D

’altro

nde,

” pro

segu

e Che

li, “b

asta

pen

sare

a qu

ali s

areb

bero

le c

onse

guen

ze in

cas

o di

inci

dent

e: le

az

iend

e co

invo

lte p

erde

rebb

ero

mili

ardi

, e i

loro

pro

get-

ti sa

rebb

ero

rinvi

ati p

er u

n te

mpo

inde

finito

. Qua

nto

a m

e, no

n av

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ubbi

: par

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dom

ani!”

D Dalla T

erra

allo

spa-

zio

anda

ta e

rito

rno

in a

ppen

a un

’ora.

Al

mom

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sono

due

le so

ciet

à ch

e di

chia

-ra

no d

i ess

ere q

uasi

pron

te a

lanc

iare

tu-

risti

nello

spaz

io: l

a prim

a dov

rebb

e ess

e-re

ope

rativ

a en

tro la

fine

di q

uest

’anno

e

la s

econ

da a

ll’in

izio

del

201

6. S

empr

e ch

e i te

mpi

veng

ano

rispe

ttati

e che

tutte

le

pro

blem

atic

he t

ecni

che

e fin

anzi

arie

ve

ngan

o ap

pian

ate,

sem

bra

che

il m

odo

in c

ui fa

rem

o va

canz

a st

ia p

er su

bire

una

riv

oluz

ione

epo

cale

: si

trat

ta n

ient

e di

m

eno

che

del

supe

ram

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dei

con

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terr

estr

i e g

ravi

tazi

onal

i.U

n te

mpo

solo

gli

astro

naut

i di p

rofe

ssi-

one

pote

vano

am

bire

ai

viag

gi s

pazi

ali.

La s

volta

è a

vven

uta

nel

2001

, qua

ndo

l’ind

ustr

iale

st

atun

itens

e D

enni

s T

ito

vers

ò 20

mili

oni d

i dol

lari

per

aggi

udi-

cars

i il p

rimo

bigl

ietto

per

lo sp

azio

, dov

e rim

ase p

er se

i gio

rni in

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e all’e

quip

aggi

o de

lla S

tazi

one

Spaz

iale

Int

erna

zion

ale

(SSI

), ap

rend

o la

stra

da al

la n

uova

era d

el

turis

mo

spaz

iale

.D

a allo

ra, l

a sto

ria d

el se

ttore

ha v

isto

al-

tern

arsi

inge

gner

i ec

cent

rici

e av

vent

u-rie

ri m

iliar

dari,

tut

ti al

la r

icer

ca d

i un

vi

aggi

o es

clus

ivo.

E s

ono

stat

e m

olte

le

azie

nde

che

hann

o ac

colto

la sfi

da, a

llet-

tate

in p

arte

dai

10

mili

oni d

i dol

lari

del

Prem

io A

nsar

i X p

rom

essi

al p

rimo

pro-

getto

che

riu

sciss

e a

tras

port

are

tre p

er-

sone

a u

n’al

titud

ine

di o

ltre

100

chilo

-m

etri

per

due

volte

in

due

setti

man

e ut

ilizz

ando

lo st

esso

veliv

olo.

A vi

ncer

e il

prem

io n

el 2

004

fu S

cale

d C

ompo

sites

, po

i inc

orpo

rata

nel

la V

irgin

Gal

actic

di

Ric

hard

Bra

nson

.N

onos

tant

e gl

i ini

zi p

ositi

vi e

l’ap

ertu

ra,

nel 2

011,

di S

pace

port

Am

eric

a, la

prim

a st

ruttu

ra p

rivat

a di

que

sto

gene

re re

aliz

-za

ta in

Nuo

vo M

essic

o, se

mbr

ava

che

il tu

rism

o sp

azia

le fa

cess

e fa

tica

a de

colla

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. Ora

per

ò pa

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he le

cose

stia

no c

am-

bian

do.

Perc

iò se

ave

te se

mpr

e so

gnat

o di

oss

er-

vare

la T

erra

dal

lo s

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o, ec

co q

ualc

he

rispo

sta

ad a

lcun

e do

man

de c

entr

ali.

L A M B O R G H I N I • • 1 5

Claudia
Notiz
QUESTA statt QUESTO
Claudia
Notiz
Schriftgröße in den zwei Spalten gleich?
Page 71: MAGAZINE - Claudia Privitera · 2016. 4. 9. · Lamborghini Aventador a Venezia? Ci siamo dovuti ingegnare a trovare soluzioni inusitate, ma alla fine ci siamo riusciti: non per nulla

CHI M

I POR

TA NE

LLO SP

AZIO?

Benc

hé la

sce

lta s

ia a

mpi

a, m

olti

vetto

ri no

n so

no in

gr

ado

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ante

nere

qua

nto

prom

etto

no p

er m

anca

nza

di fo

ndi.

Il la

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del

prim

o vo

lo p

asse

gger

i com

mer

cia-

le d

i Virg

in G

alac

tic, p

revi

sto

per l

o sc

orso

ann

o, è

ora

stat

o rin

viat

o al

la fi

ne d

el 2

014,

con

dec

ollo

da

Spac

e-po

rt A

mer

ica.

Dal

la m

età

del 2

016,

XC

OR

Spa

ce E

x-pe

ditio

ns, c

onco

rren

te st

atun

itens

e di

Virg

in, h

a in

pro

-gr

amm

a l’a

ttuaz

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quat

tro v

oli

gior

nalie

ri da

lla

stes

sa b

ase.

La s

ola

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nda

ad a

ver

già

effet

tuat

o vo

li tu

ristic

i è

inve

ce S

pace

Adv

entu

res,

lega

ta a

ll’ag

enzi

a sp

azia

le ru

ssa,

che

oper

a da

l 200

1 co

n de

stin

azio

ne S

SI.

Oltr

e a

Den

nis T

ito s

ono

salit

i già

a b

ordo

altr

i set

te

pass

egge

ri pa

gant

i. N

el 2

015

sarà

la vo

lta d

ella

cant

ante

br

itann

ica

Sara

h Br

ight

man

.

FINO A

CHE A

LTEZZA

SI SA

LE?

Dip

ende

da

l ve

ttore

. V

irgin

G

alac

tic

impi

ega

un’as

trona

ve-a

ppog

gio

chia

mat

a W

hite

Kni

ghtT

wo,

da

cui,

a un

’alte

zza

di 1

5.00

0 m

etri,

avv

iene

il l

anci

o di

un

a na

vetta

spa

zial

e –

la S

pace

Ship

Two

– ch

e in

izia

l’a

sces

a a

un’al

titud

ine

di p

oco

supe

riore

ai 1

00 c

hilo

-

met

ri, co

mun

emen

te co

nsid

erat

o il l

imite

del

l’atm

osfe

ra

terr

estre

. La

nave

tta s

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ale

di X

CO

R, d

enom

inat

a Ly

nx M

ark

II, s

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lia p

iù a

un je

t che

dec

olla

da t

erra

pe

r ra

ggiu

nger

e in

ass

etto

qua

si ve

rtic

ale

lo s

pazi

o su

borb

itale

, fino

a u

n’al

titud

ine

di c

irca

100

chilo

met

ri.

Vole

ndo

atte

rrar

e su

lla S

SI,

post

a a

400

chilo

met

ri da

lla T

erra

, si d

ovrà

prim

a se

guire

un

cors

o di

add

estra

-m

ento

co

mpl

eto

per

astro

naut

i e

volar

e in

siem

e all

’equi

pagg

io d

i un

razz

o So

yuz

russ

o.

QUAN

TO D

URA

L’ESC

URSIO

NE

SPAZ

IALE?

Que

lla o

ffert

a da V

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Gal

actic

e XC

OR

non

è ch

e un

assa

ggio

, per

cui

l’es

perie

nza

di g

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ggia

men

to n

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azio

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orbi

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ssen

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i gra

vità

dur

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i sei

ai

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min

uti,

prim

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ripre

nda

la v

ia d

el r

itorn

o a

Terr

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tutto

il vo

lo d

ura c

irca u

n’ora

. Se s

i visi

ta la

SSI

, in

vece

, il r

appo

rto

qual

ità/p

rezz

o ca

mbi

a, vi

sto

che

il so

ggio

rno

spaz

iale

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o di

eci g

iorn

i.

QUAN

TO È

SICUR

O IL V

IAGGIO

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on è

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corr

ano

risch

i,” aff

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a l’ex

astro

naut

a M

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heli.

“Non

biso

gna

dim

entic

are

che

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-lo

il p

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llent

e de

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te in

cin

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mili

oni d

i lit

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ttolin

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rto

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rona

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lla S

SI è

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il ve

livol

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ù sic

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mai

cost

ruito

, per

cui è

“un

risch

io ch

e val

e la p

ena c

orre

re.”

Che

li è c

onvi

nto

che l

e as

trona

vi p

rivat

e sa

rann

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cisa

men

te s

icur

e e

che,

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i nel

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i pro

gram

mi d

i tur

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spaz

i-al

e sia

no u

n se

gnal

e po

sitiv

o, ch

e de

nota

la se

rietà

del

le

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oste

. “D

’altro

nde,

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segu

e Che

li, “b

asta

pen

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ali s

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ardi

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get-

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rebb

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mpo

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finito

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nto

a m

e, no

n av

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ubbi

: par

tirei

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ani!”

Dal

la T

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spa-

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ta e

rito

rno

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ppen

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’ora.

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mom

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tu-

risti

nello

spaz

io: l

a prim

a dov

rebb

e ess

e-re

ope

rativ

a en

tro la

fine

di q

uest

’anno

e

la s

econ

da a

ll’in

izio

del

201

6. S

empr

e ch

e i te

mpi

veng

ano

rispe

ttati

e che

tutte

le

pro

blem

atic

he t

ecni

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e fin

anzi

arie

ve

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il m

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one

pote

vano

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bire

ai

viag

gi s

pazi

ali.

La s

volta

è a

vven

uta

nel

2001

, qua

ndo

l’ind

ustr

iale

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atun

itens

e D

enni

s T

ito

vers

ò 20

mili

oni d

i dol

lari

per

aggi

udi-

cars

i il p

rimo

bigl

ietto

per

lo sp

azio

, dov

e rim

ase p

er se

i gio

rni in

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e all’e

quip

aggi

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lla S

tazi

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Spaz

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zion

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(SSI

), ap

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turis

mo

spaz

iale

.D

a allo

ra, l

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ria d

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ttore

ha v

isto

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tern

arsi

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vent

u-rie

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iliar

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tut

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i un

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clus

ivo.

E s

ono

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e m

olte

le

azie

nde

che

hann

o ac

colto

la sfi

da, a

llet-

tate

in p

arte

dai

10

mili

oni d

i dol

lari

del

Prem

io A

nsar

i X p

rom

essi

al p

rimo

pro-

getto

che

riu

sciss

e a

tras

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tre p

er-

sone

a u

n’al

titud

ine

di o

ltre

100

chilo

-m

etri

per

due

volte

in

due

setti

man

e ut

ilizz

ando

lo st

esso

veliv

olo.

A vi

ncer

e il

prem

io n

el 2

004

fu S

cale

d C

ompo

sites

, po

i inc

orpo

rata

nel

la V

irgin

Gal

actic

di

Ric

hard

Bra

nson

.N

onos

tant

e gl

i ini

zi p

ositi

vi e

l’ap

ertu

ra,

nel 2

011,

di S

pace

port

Am

eric

a, la

prim

a st

ruttu

ra p

rivat

a di

que

sto

gene

re re

aliz

-za

ta in

Nuo

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essic

o, se

mbr

ava

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il tu

rism

o sp

azia

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e fa

tica

a de

colla

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. Ora

per

ò pa

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he le

cose

stia

no c

am-

bian

do.

Perc

iò se

ave

te se

mpr

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vare

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erra

dal

lo s

pazi

o, ec

co q

ualc

he

rispo

sta

ad a

lcun

e do

man

de c

entr

ali.

7 7 • •

Claudia
Notiz
Ist die Schrift in der unteren Spalte größer als oben??
Page 72: MAGAZINE - Claudia Privitera · 2016. 4. 9. · Lamborghini Aventador a Venezia? Ci siamo dovuti ingegnare a trovare soluzioni inusitate, ma alla fine ci siamo riusciti: non per nulla

COSA

SI PR

OVA A

STAR

E LAS

SÙ?

Imm

ensit

à. Is

olam

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. Lib

ertà

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o al

cuni

dei

term

ini

usat

i con

mag

gior

fre

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agli

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naut

i. C

osì n

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rian

Binn

ie, p

ilota

col

laud

ator

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Virg

in G

alac

-tic

: “N

on si

può

viv

ere

un’es

perie

nza

del g

ener

e so

lo a

t-tra

vers

o le

imm

agin

i in

una

rivist

a. G

uard

are

la T

erra

da

llo s

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o e

prov

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l’ass

enza

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ità è

sem

plic

e-m

ente

... in

desc

rivib

ile!”

E CO

M’È T

ROVA

RSI A

GRA

VITÀ

ZERO

?C

hi s

cegl

ie la

pro

post

a XC

OR

dov

rà u

sare

la fa

ntas

ia,

perc

hé c

ome

co-p

ilota

del

Lyn

x M

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II d

ovrà

rim

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re le

gato

al s

edile

per

l’in

tero

vol

o. C

on la

Spa

ceSh

ip

Two

di V

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Gal

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si p

otrà

inve

ce sg

anci

are

la c

in-

tura

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sic

urez

za

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uove

rsi

per

qual

che

min

uto

all’i

nter

no d

ella

cab

ina.

Gli

ospi

ti de

lla S

SI, i

nvec

e si

godr

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una

vera

e pr

opria

avve

ntur

a spa

zial

e dat

o ch

e vi

vran

no q

ualc

he g

iorn

o da

ast

rona

uta.

COSA

SI VE

DE DA

LLO SP

AZIO?

“Il m

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to p

iù in

cred

ibile

è q

uand

o l’a

zzur

ro d

el c

ielo

di

vent

a ne

ro a

ssol

uto

e l’u

nive

rso

ti si

apre

dav

anti

agli

occh

i,” a

fferm

a M

auriz

io C

heli,

seco

ndo

il qu

ale

il pa

n-or

ama

più

spet

taco

lare

gua

rdan

do la

Ter

ra so

no i

dese

r-ti

afric

ani i

n tu

tte le

loro

sfum

atur

e, la

gra

nde

barr

iera

co

ralli

na au

stra

liana

, le i

sole

dei

Car

aibi

e il

term

inat

ore,

la li

nea

di se

para

zion

e tra

gio

rno

e no

tte c

he a

vanz

a in

-es

orab

ile lu

ngo

la s

uper

ficie

ter

rest

re. “

La s

ottil

e lin

ea

azzu

rra d

ell’a

tmos

fera

terr

estre

, il c

ontra

sto

tra l’

azzu

rro

e il

nero

, l’im

men

sità

dello

spaz

io: t

utto

fa se

ntire

insig

-ni

fican

ti.” T

utte

le p

erso

ne c

he h

anno

fatto

que

sta

espe

-rie

nza,

affer

ma

Che

li, c

onsid

eran

o la

Ter

ra e

la su

a fra

-gi

lità

con

occh

i div

ersi.

E CO

SA S

UCCE

DE IN

CAS

O DI

MALE

SSER

E?Be

’, in

tant

o no

n ci

si g

uada

gner

à la

sim

patia

deg

li al

tri

escu

rsio

nist

i spa

zial

i. Su

que

sto

non

ci p

iove

! Il c

orpo

um

ano

è so

ttopo

sto

a fo

rze

grav

itazi

onal

i es

trem

e in

fa

se d

i dec

ollo

, di a

ccel

eraz

ione

– p

ari a

qua

ttro

volte

la

velo

cità

del

suon

o –

e di

rien

tro su

lla T

erra

. E c

ome

se

non

bast

asse

in c

aso

di n

ause

a ce

ntra

re il

sacc

hetto

non

è

una

cosa

da

nien

te! S

e ne

lla tr

anqu

illità

rela

tiva

dello

sp

azio

la ch

inet

osi,

o na

usea

da m

ovim

ento

, rap

pres

enta

un

pro

blem

a tra

scur

abile

, in

asse

nza

di g

ravi

tà le

cos

e ca

mbi

ano.

Il co

nsig

lio è

di t

ener

e il

sacc

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ben

ade

-re

nte a

lla b

occa

e sig

illar

lo im

med

iata

men

te d

opo

l’uso

!

A BOR

DO CI

SONO

SERV

IZI

SANIT

ARI?

Le

nave

tte sp

azia

li co

mm

erci

ali n

on h

anno

il b

agno

. La

SSI p

ossie

de u

n W

C, a

nche

se u

sarlo

non

è se

mpl

iciss

i-m

o. G

li as

trona

uti d

evon

o fre

quen

tare

un

cors

o ad

hoc

. “I

l pro

blem

a pr

inci

pale

è ce

ntra

re u

n fo

ro d

i dim

ensio

ni

piut

tost

o co

nten

ute,

” spi

ega

Ulri

ch W

alte

r, do

cent

e di

te

cnol

ogia

spaz

iale

, che

ha

visit

ato

la S

SI n

el 1

993.

“Ci

si sie

de su

di u

n se

dile

che

rico

rda

quel

lo d

i un

tratto

re,

con

un fo

ro c

entra

le d

el d

iam

etro

di u

n pu

gno

e si

de-

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fiss

are

due

cing

hie

imbo

ttite

alle

cos

ce p

er e

vita

re

di le

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Le

deie

zion

i ven

gono

risu

cchi

ate

in u

n se

r-ba

toio

di r

acco

lta si

mile

a qu

elli

in d

otaz

ione

sugl

i aer

ei.

DI Q

UANT

E PER

SONE

SI

COMP

ONE I

L GRU

PPO

DI ES

CURS

IONIST

I SPA

ZIALI?

Ogn

i vol

o V

irgin

Gal

actic

sarà

com

post

o da

due

pilo

ti e

sei

pass

egge

ri. L

’offer

ta X

CO

R p

reve

de u

n’esp

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nza

più

escl

usiv

a: l’e

quip

aggi

o sa

rà fo

rmat

o da

due

sole

per

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ne. “

Ciò

dar

à m

odo

al c

lient

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ese

guire

alcu

ne m

a-no

vre

di v

olo,

ad e

sem

pio

la ro

tazi

one,

sotto

la su

perv

i-sio

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el p

ilota

,” so

ttolin

ea H

enni

ng R

icha

rd H

altin

ner,

resp

onsa

bile

del

le p

reno

tazi

oni p

er X

CO

R.

CHI P

OTRA

NNO

ESSE

RE G

LI

ALTR

I PAS

SEGG

ERI?

Sotto

scriv

endo

la p

ropo

sta

di V

irgin

Gal

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si p

otrà

co

ndiv

ider

e l’e

sper

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a co

n vi

aggi

ator

i illu

stri.

Tra

le

cele

brità

più

in v

ista

che

sem

bra

abbi

ano

acqu

istat

o un

bi

glie

tto p

er i

voli

inau

gura

li fig

uran

o an

che

Kat

y Pe

rry,

Lady

Gag

a, To

m H

anks

, Ash

ton

Kut

cher

, Bra

d Pi

tt,

Ang

elin

a Jo

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Leo

nard

o D

iCap

rio. N

el p

eggi

or d

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casi

ci si

ritro

verà

sedu

ti ac

cant

o a

Paris

Hilt

on o

Just

in

Bieb

er.

SARÀ

POSS

IBILE

SCATT

ARE D

EL-LE

FOTO

?Pe

r ra

gion

i di p

eso

e di

sic

urez

za, g

li eff

etti

pers

onal

i so

no b

andi

ti da

i vol

i Virg

in G

alac

tic e

XC

OR

. Gra

zie

alle

tele

cam

ere

inst

alla

te a

bor

do p

otre

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omun

que

ri-ce

vere

mol

te b

ellis

sime

foto

con

le q

uali

far

colp

o su

i vo

stri

amic

i su

Face

book

una

vol

ta ri

entra

ti a

casa

!

SONO

PRE

VISTI

ANCH

E VO

LI SU

LLA LU

NA?

Un’a

ltra

soci

età

chia

mat

a Sp

ace

Adv

entu

res

ha in

pro

-gr

amm

a di

por

tare

i tu

risti

spaz

iali

a un

a di

stan

za d

i 10

0 ch

ilom

etri

dalla

Lun

a, ut

ilizz

ando

un

vetto

re sp

azi-

ale

russ

o pe

r effe

ttuar

e un

’orbi

ta c

ompl

eta.

La m

issio

ne

prev

ista n

on p

rima d

el 2

017

vi al

legg

erirà

del

la b

elle

zza

di 1

50 m

ilion

i di d

olla

ri!

COM’

È IL R

IENTR

O A TE

RRA?

Spac

eShi

pTw

o e

Lynx

Mar

k II

rien

trera

nno

sulla

Ter

ra

sem

plic

emen

te p

lana

ndo

dallo

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io su

borb

itale

. “Sa

un’es

perie

nza

grad

evol

e, pe

rché

la v

eloc

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on e

cces

si-va

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te e

leva

ta d

i que

sti v

eliv

oli g

aran

tisce

una

friz

io-

ne m

inim

a,” s

pieg

a M

auriz

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heli.

Sec

ondo

lui s

ono

inve

ce i

turis

ti sp

azia

li di

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tro d

alla

SSI

sul m

odul

o di

at

terr

aggi

o So

yuz q

uelli

che g

odra

nno

di u

no sp

etta

colo

in

cred

ibile

. “A

con

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con

l’at

mos

fera

, l’in

tera

ast

rona

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vie

ne a

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ta d

a fia

mm

e m

ultic

olor

i che

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bisc

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gli o

blò

per q

ualc

he is

tant

e. È

dav

vero

un

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sur-

real

e, ch

e no

n di

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tiche

rò m

ai.”

E QUA

NTO C

OSTE

RÀ IL

TUTTO

?Il

cost

o di

una

capa

tina n

ello

spaz

io co

n V

irgin

Gal

actic

è

di 2

50.0

00 d

olla

ri. L

a sa

lita

subo

rbita

le a

i 110

chi

lo-

met

ri pr

evist

a da

l pr

ogra

mm

a XC

OR

è u

n aff

are

da

100.

000

dolla

ri, m

entre

il c

osto

di u

n so

ggio

rno

pres

so

la S

SI c

orris

pond

e al

lo s

tipen

dio

annu

ale

di L

ione

l M

essi,

oss

ia 5

0 m

ilion

i di d

olla

ri.

Trat

tand

osi d

i un

prog

etto

in d

iven

ire, i

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uro

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uris-

mo

spaz

iale

è di

fficil

e da

pre

vede

re. M

a alc

uni e

sper

ti af

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rman

o ch

e en

tro u

na v

entin

a di

ann

i una

gita

di u

n gi

orno

fuor

i atm

osfe

ra n

on co

sterà

più

di 5

.000

dol

lari.

L A M B O R G H I N I • • 1 5

Page 73: MAGAZINE - Claudia Privitera · 2016. 4. 9. · Lamborghini Aventador a Venezia? Ci siamo dovuti ingegnare a trovare soluzioni inusitate, ma alla fine ci siamo riusciti: non per nulla

COSA

SI PR

OVA A

STAR

E LAS

SÙ?

Imm

ensit

à. Is

olam

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. Lib

ertà

. Ecc

o al

cuni

dei

term

ini

usat

i con

mag

gior

fre

quen

za d

agli

astro

naut

i. C

osì n

e pa

rla B

rian

Binn

ie, p

ilota

col

laud

ator

e di

Virg

in G

alac

-tic

: “N

on si

può

viv

ere

un’es

perie

nza

del g

ener

e so

lo a

t-tra

vers

o le

imm

agin

i in

una

rivist

a. G

uard

are

la T

erra

da

llo s

pazi

o e

prov

are

l’ass

enza

di

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ità è

sem

plic

e-m

ente

... in

desc

rivib

ile!”

E CO

M’È T

ROVA

RSI A

GRA

VITÀ

ZERO

?C

hi s

cegl

ie la

pro

post

a XC

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dov

rà u

sare

la fa

ntas

ia,

perc

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ome

co-p

ilota

del

Lyn

x M

ark

II d

ovrà

rim

ane-

re le

gato

al s

edile

per

l’in

tero

vol

o. C

on la

Spa

ceSh

ip

Two

di V

irgin

Gal

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si p

otrà

inve

ce sg

anci

are

la c

in-

tura

di

sic

urez

za

e m

uove

rsi

per

qual

che

min

uto

all’i

nter

no d

ella

cab

ina.

Gli

ospi

ti de

lla S

SI, i

nvec

e si

godr

anno

una

vera

e pr

opria

avve

ntur

a spa

zial

e dat

o ch

e vi

vran

no q

ualc

he g

iorn

o da

ast

rona

uta.

COSA

SI VE

DE DA

LLO SP

AZIO?

“Il m

omen

to p

iù in

cred

ibile

è q

uand

o l’a

zzur

ro d

el c

ielo

di

vent

a ne

ro a

ssol

uto

e l’u

nive

rso

ti si

apre

dav

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agli

occh

i,” a

fferm

a M

auriz

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seco

ndo

il qu

ale

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n-or

ama

più

spet

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lare

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no i

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r-ti

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n tu

tte le

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sfum

atur

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gra

nde

barr

iera

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ralli

na au

stra

liana

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sole

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Car

aibi

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term

inat

ore,

la li

nea

di se

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zion

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rno

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uper

ficie

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La s

ottil

e lin

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azzu

rra d

ell’a

tmos

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azzu

rro

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nero

, l’im

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sità

dello

spaz

io: t

utto

fa se

ntire

insig

-ni

fican

ti.” T

utte

le p

erso

ne c

he h

anno

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sta

espe

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nza,

affer

ma

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onsid

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la su

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lità

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i div

ersi.

E CO

SA S

UCCE

DE IN

CAS

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MALE

SSER

E?Be

’, in

tant

o no

n ci

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gner

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patia

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rsio

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ci p

iove

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orpo

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ttopo

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onal

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trem

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i dec

ollo

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ccel

eraz

ione

– p

ari a

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ttro

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la

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cità

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suon

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rien

tro su

lla T

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ome

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non

bast

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ause

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ntra

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sacc

hetto

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nien

te! S

e ne

lla tr

anqu

illità

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tiva

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azio

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osi,

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usea

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ovim

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blem

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nza

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mbi

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Il co

nsig

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di t

ener

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sacc

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ben

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-re

nte a

lla b

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e sig

illar

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iata

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te d

opo

l’uso

!

A BOR

DO CI

SONO

SERV

IZI

SANIT

ARI?

Le

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agno

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l pro

blem

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inci

pale

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ntra

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n fo

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i dim

ensio

ni

piut

tost

o co

nten

ute,

” spi

ega

Ulri

ch W

alte

r, do

cent

e di

te

cnol

ogia

spaz

iale

, che

ha

visit

ato

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SI n

el 1

993.

“Ci

si sie

de su

di u

n se

dile

che

rico

rda

quel

lo d

i un

tratto

re,

con

un fo

ro c

entra

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gno

e si

de-

vono

fiss

are

due

cing

hie

imbo

ttite

alle

cos

ce p

er e

vita

re

di le

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re.”

Le

deie

zion

i ven

gono

risu

cchi

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n se

r-ba

toio

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lta si

mile

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elli

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sugl

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ei.

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SI

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ONE I

L GRU

PPO

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CURS

IONIST

I SPA

ZIALI?

Ogn

i vol

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due

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n’esp

erie

nza

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escl

usiv

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quip

aggi

o sa

rà fo

rmat

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due

sole

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Ciò

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lient

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ese

guire

alcu

ne m

a-no

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di v

olo,

ad e

sem

pio

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tazi

one,

sotto

la su

perv

i-sio

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el p

ilota

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enni

ng R

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resp

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OTRA

NNO

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scriv

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n vi

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stri.

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brità

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glie

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Kat

y Pe

rry,

Lady

Gag

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anks

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Kut

cher

, Bra

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tt,

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a Jo

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Leo

nard

o D

iCap

rio. N

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eggi

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ei

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ci si

ritro

verà

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ti ac

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Just

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Bieb

er.

SARÀ

POSS

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e di

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urez

za, g

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pers

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ti da

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alac

tic e

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OR

. Gra

zie

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tele

cam

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te a

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do p

otre

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omun

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ri-ce

vere

mol

te b

ellis

sime

foto

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le q

uali

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colp

o su

i vo

stri

amic

i su

Face

book

una

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ta ri

entra

ti a

casa

!

SONO

PRE

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ANCH

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res

ha in

pro

-gr

amm

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tare

i tu

risti

spaz

iali

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a di

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za d

i 10

0 ch

ilom

etri

dalla

Lun

a, ut

ilizz

ando

un

vetto

re sp

azi-

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russ

o pe

r effe

ttuar

e un

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ta c

ompl

eta.

La m

issio

ne

prev

ista n

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rima d

el 2

017

vi al

legg

erirà

del

la b

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zza

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50 m

ilion

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ri!

COM’

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IENTR

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RRA?

Spac

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pTw

o e

Lynx

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trera

nno

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Ter

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sem

plic

emen

te p

lana

ndo

dallo

spaz

io su

borb

itale

. “Sa

un’es

perie

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“Guardare la Terra dallo spazio e provare l’assenza di gravità è semplicemente... indescrivibile!”

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B L U S I D E R I S

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T E S T O : C L A U D I A P R I V I T E R A

È UN BLU INTENSO E BRILLANTE CHE RICHIAMA LA PROFONDITÀ DELL’UNIVERSO: È IL

IL NUOVO COLORE LAMBORGHINI FA PARTE DELLA GAMMA CROMATICA DEL PROGRAMMA AD PERSONAM

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eonardo da Vinci sapeva quanto il blu fosse un colore difficile da definire, e lo descriveva come una tonalità metafisica, una miscela tra la luce del giorno e il nero delle tenebre che avvolgono il mondo. Quando la luce si affievo-lisce, ecco emergere il blu: all’imbrunire, nelle ombre, al confine tra luce e buio.

E dato che l’oscurità evoca l’eternità, il blu è strettamente legato all’idea di ampi spazi, di assoluto, di libertà. Tutti concetti, questi, presenti anche nel DNA Lamborghi-ni. Ma quale delle innumerevoli sfumature di blu meglio comunica l’idea di profondità e di spazio infinito? La divisione marketing e il Centro Stile Lamborghini hanno unito le forze per trovare un colore che interpretasse proprio questo pensiero di infinito.

Il risultato è il Blu Sideris, una colorazione intensa che all’ombra acquista sfumature violacee e a contatto con la luce si illumina come un cielo stellato. Un colore che esprime tutta l’immensità e l’assolutezza dello spazio. E il suo nome, infatti, non lascia dubbi: in latino, sidereus significa “siderale, astrale”. “Blu stellato”, è così che lo definisce Vittorio Gabba, responsabile del programma di personalizzazione Ad Personam Lamborghini.

Riuscire ad ottenere questo effetto ha richiesto tutta l’esperienza e la creatività del reparto colore.

Per trasmettere questa profondità e complessità cromatica sono necessari tre pas-saggi di colore: prima un delicato azzurro pallido, poi una tonalità più scura, con una punta di rosso, e da ultimo uno strato trasparente. “L’effetto glitterato viene ottenuto dai nostri tecnici del colore mescolando sotto la seconda mano delle particelle incolori di va-rie dimensioni che riflettono la luce, il cosiddetto glitter. E lui che conferisce alla tinta brillantezza e tridimensionalità.” Molte donne conoscono bene questo effetto. Per dare più glamour e volume a molti prodotti di bellezza anche le case cosmetiche usano parti-celle di glitter.

Non sorprende dunque che il Blu Sideris trovi consensi sia presso il pubblico mas-chile che femminile. “Nonostante la tinta sia stata inserita nel programma Ad Personam solo di recente, la risposta è stata unanimemente entusiastica, malgrado devii dalle colo-razioni accese solitamente adottate dalla Casa, come il verde brillante e l’arancio. Abbia-mo però scelto questa tonalità più discreta per il lancio del nostro nuovo programma di personalizzazione proprio perché è marcata ma raffinata e quindi più apprezzata da un target più maturo.”

Il Blu Sideris è disponibile in esclusiva per i clienti che decidono di customizzare la propria vettura. Uno spazio appositamente attrezzato nel quale scegliere ogni dettaglio, dal colore delle cuciture dei sedili, al logo sul poggiatesta.

Gabba tuttavia suggerisce una certa moderazione nell’abbinare il Blu Sideris ad al-tre tinte. “Carrozzeria e interni devono essere ben assortiti. Questa tonalità di blu viene esaltata al meglio da una selleria dai colori naturali - una tinta crema per esempio. O anche un colore Marrone Mattonella, che poi è la tonalità cognac della pelle toscana.” Per tornare alle parole di Leonardo: “La semplicità è la più grande sofisticatezza.”

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Claudia
Notiz
Esiste uno spazio
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CORSO D’ITALIANO ACCELERATOT E S T O : T O B I A S P U E T Z E R

Non importa che sia sulla neve o sull’asfalto, i partecipanti al programma Lamborghini Accademia non solo imparano a guidare una supercar in modo da sfruttarne al massimo le capacità, ma anche ad apprezzare lo stile di vita italiano.

Guida al limite: d’estate l’Accademia Lamborghini si svolge su una delle più spettacolari piste da corsa del mondo. D’inverno si tiene invece sui laghi ghiacciati in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone.

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Salire su una Lamborghini è di per sé uno spet-tacolo. Guidare un’auto supersportiva alla massima velocità pur mantenendone il totale

controllo è invece, per rimanere nella metafora, un’espe-rienza degna degli Oscar.

Ed è questo lo scopo dell’Accademia Lamborghini. “I partecipanti imparano a capire fino a dove pos-sono spingere sé stessi e le vetture”, afferma il coordi-natore eventi Squadra Corse, Paul Troublé. “E non c’è luogo migliore per farlo dei circuiti automobilistici più spet-tacolari al mondo. Siamo ancora in fase di pianificazione, ma sappiamo che il programma 2015 prevederà alcune delle piste più importanti degli USA, dell’Asia e dell’Australia, e naturalmente Imola, la nostra pista di casa.”

L’Accademia invernale inizia nel febbraio 2015. Se per voi essere in paradiso vuol dire guidare una Lamborghini su un lago ghiacciato o attraversare le gelide lande siberiane, allora questo programma farà proprio al caso vostro.

Non si tratta infatti solo di acquisire tecniche di guida avanzate e di provare l’ebbrezza della guida in condizioni estreme. “Il programma offre da un lato un corso di guida professionale”, sostiene la responsabile eventi Squadra Corse, Elena Boninsegni. “Ma permette anche di acquisire una conoscenza dettagliata del DNA Lamborghini e dello stile di vita italiano. Ed è proprio questo che lo rende unico.”

Un team di piloti collaudatori, tecnici e altri esperti di Sant’Agata Bolognese si sposta da un evento all’al-tro, persino il cibo viene fatto arrivare in aereo dall’Ita-lia. Ciascun corso dell’Accademia, ovunque abbia luogo, celebra il mondo Lamborghini in pieno stile italiano. È un’occasione per entrare in contatto personale con pro-fessionisti del ramo. In poche parole: non si tratta solo di imparare ad affrontare bene le curve e a frenare cor-rettamente. Per ulteriori informazioni e per conoscere i prezzi e le date visi- tate il sito squadracorse. lamborghini.com

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IL PROGRAMMA DELL’ACCADEMIA

NON È SOLO UN CORSO DI GUIDA PROFESSIONALE.

È LA CELEBRAZIONE DEL MONDO

LAMBORGHINI IN PIENO STILE

ITALIANO.

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L‘ AUTO DA CORSA

R A F F R E D D A M E N T O O T T I M I Z Z AT OPur non essendo evidente a prima vista, la parte frontale è stata leggermente modificata, incrementando il flusso d’aria verso il nuovo impianto di raffreddamento sotto il cofano.

T E N U TA D I S T R A DA P E R F E T TAI nuovi pneumatici hanno una dimensione di ben 305/660-18 nell’asse anteriore e di 315/680-18 nell’asse posteriore.

P I Ù LE G G E R AL’uso dell’alluminio e del carbonio rende tutte le Lamborghini leggere e performanti – ma per quanto riguarda la Huracán Super Trofeo i nostri tecnici hanno fatto miracoli. Infatti, la vettura è 152 chilogrammi più leggera della versione su strada – il Roll Cage, per esempio, pesa solo 43 chilogrammi. La Huracán LP 620-2 ST ha un peso a secco di soli 1.270 chi-logrammi. Con una distribuzione di 42-58 percento tra gli assali anteriore e posteriore.

LAMBORGHINI BLANCPAIN SUPER TROFEO: LA HURACÁN LP 620-2 ST SOSTITUISCE LA GALLARDO LP 570-4. FACCIAMO IL CHECK-UP.

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Notiz
Ganz sicher: BLANCPAIN drin lassen??
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T R A S M I S S I O N EUna delle caratteristiche più significative della Lamborghini Huracán Super Trofeo è l’introduzione della trazione posteriore, come nelle altre vetture nelle classi GT.

DISTRIBUZIONE DELL’ EFFETTO AERODINAMICOLa nuova ala posteriore può essere regolata in dieci posizioni diverse aumentando o diminuendo l’effetto aerodinamico e quindi l’aderenza della vettura al suolo.

F U E L TA N KAnche il serbatoio della vettura standard è stato sostituito con un serbatoio creato ad hoc per la vettu-ra racing che ha una capienza di 120 litri complessivi e che rispecchia tutte le normative di sicurezza im-poste dalla FIA.

M A S S I M A P O T E N Z AIl cuore pulsante della LP 620-2 ST è il motore V10 a iniezione diretta, lo stesso utilizzato nella vettura su strada. Tutta-via un’unità di controllo Motec ne ha incrementato la potenza di 10 CV, por-tandolo a 620 CV e fornendo così un rapporto potenza-peso di 2,05 kg/CV.

I VA L O R I I N T E R I O R IIl cruscotto e la plancia, così come i sedili, il volante e la consolle centrale, sono rivestiti in Alcantara Nero Ade, mate-riale che garantisce una ridu-zione dei pesi più efficace.L’alcantara garantisce una maggiore riduzione dei pesi rispetto ad altri materiali.

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Avete mai pensato di portare la vostra Huracán con voi a sciare? E perché no? Con accessori come questi farete un figurone non solo su strada, ma anche sulle piste da sci.

P I S TA !

[1] Firun | Affrontate la discesa con nonchalance con queste tradizionali slitte in legno create dall’azienda svizzera Firun. Sono fatte a mano e straordinariamente belle e confortevoli. E hanno una “tenuta di pista” eccezionale! Circa $1.500, firun.ch

[2] Backside Float 30 | Sciare fuori pista vi espone maggiormente alle valanghe. Il K2 Backside Float 30 non le fermerà, ma vi farà sentire più protetti. L’airbag si gonfia in una frazione di secondo, mantenendovi il più vicino possibile alla superficie e segnalando la vostra posizione ai soccorritori. Circa $770 (30 litri), k2skis.com

[3] R-Power Full Suspension IQ | Ecco il prossimo trend sulle piste: tecnologia ammortizzante con pistone ad olio integrato per sci: attenua gli urti e vi consente di girare in maniera estremamente agevole. Le barre di amplificazione di potenza al carbonio collocate sul lato anteriore aumentano le capacità dinamiche e l’agilità degli sci. Circa $1.300, blizzard-ski.com

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[4] Sacca portasci | Questa sacca può contenere due paia di sci con le rispettive racchette. Abbina un elegante design e utili caratteristiche quali un sistema di ventilazione integrato e rinforzi in aree dove gli sci sono più soggetti a sfregamento. Circa $410, bogner.com

[5] Lamborghini Bull LXIII | Il 63 in numeri romani sulla manica richiama l’anno in cui fu fondata la Lamborghini, mentre il toro sul torace è un’affermazione orgogliosa dell’identità del marchio. Questa polo in piqué di puro cotone è disponibile in tre colori e si abbina perfettamente ad un completo doposci. Prezzi e ulteriori informazioni: lamborghinistore.com

[6] Concept One | Questo bellissimo casco vi farà sentire molto più protetti sulle piste. La calotta in policarbonato è rinforzata da una lamina in carbonio lavorata e lucidata a mano che fa del Concept One un casco estremamente robusto e leggero e rende ogni esemplare un pezzo unico. Circa $620, indigosnow.com

[7] Pullover Lamborghini in cashmere | Questa classica maglia con scollo a V aggiunge subito un tocco di classe sia in una baita di montagna che in un ristorante a 3 stelle e vi tiene caldi facendovi sentire a vostro agio anche quando la colonnina di mercurio crolla all’improvviso. Prezzi e ulteriori informazioni: lamborghinistore.com

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[8] Juice Pack Pro | Questa custodia outdoor antiurto e waterproof trasforma il vostro smartphone in un dispositivo GPS professionale paragonabile a quelli utilizzati dall’esercito USA. È l’accessorio perfetto per le avventure fuori pista. La batteria integrata assicura un 150% di potenza aggiuntiva. Circa $140, mophie.com

[9] Blocca sci | Se chiudete a chiave la vostra Lamborghini, la vostra moto e la vostra bicicletta – perché lasciare invece gli sci davanti alla porta e incrociare le dita che nessuno ve li porti via? Proteggeteli invece con un lucchetto Bogner, rilassatevi e gustatevi un bicchierino di vin brûlé. Circa $45, bogner.com

[10] The Dash | Il nuovo auricolare Bluetooth wireless di Bragi ha tutte le funzionalità e le caratteristiche che potreste desiderare. Funge anche da lettore MP3, misura la vostra velocità, l’altitudine e la vostra posizione e monitora il battito cardiaco e altri dati di fitness. E per di più è anche idrorepellente. Sciare non sarà mai più come prima. Circa $280, bragi.com

BEN EQUIPAGGIATI DALLA CRESTA FINO A VALLE

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[11] Trench Lamborghini | Il trench sta vivendo un grande revival quest’inverno e Lamborghini ha infuso nuova vita a questo classico impermeabile blu marino monopetto, con dettagli quali un discreto logo Lamborghini sul braccio sinistro e un comodo taschino perfetto per un telefonino. Dettagli e prezzi: lamborghinistore.com

[12] Secret Spot | Le tavole da snowboard Pogo sono costruite nella città tedesca di Löwenstein e utilizzano una varietà di legni molto flessibili e di alta qualità. La Secret Spot è studiata appositamente per la neve profonda e la sua forma particolare e il peso contenuto la rendono estremamente manovrabile anche a basse velocità. Circa $1.500, pogo.biz

[13] Snowstrike Variotronic | Le prime maschere da sci con lenti “intelligenti” a cristalli liquidi. Sono dotate di un sensore di luce che permette di variare automaticamente la gradazione di colore delle lenti (più chiaro o più scuro) in una frazione di secondo. Circa $500, uvex.de

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N O T I Z I E || N U M E R I # 1 5

#I 40 ANNI DELLA COUNTACHQuando un contadino vide la Lamborghini Countach per la prima volta esclamò: “Countach!” Nel dialetto piemontese locale questo

è ciò che si dice nel vedere una donna molto attraente, insomma è l’equivalente verbale di un fischio di ammirazio- ne. Per questo motivo la Countach è una tra le poche supersportive Lamborghini a non por-

tare il nome di un toro da corrida. Basata inizialmente su uno scarno bozzetto di Marcello Gandini, la Countach LP400 suscitò talmente tanta

ammirazione ai Motor Show di Parigi e Ginevra del 1971 da indurre Ferruccio Lamborghini a produrrla in serie senza esitazione. Il resto è storia dell’auto-mobile: le prime Countach con motori da

375 CV furono conse-gnate all’inizio del 1974. Lamborghini aveva messo su strada la più veloce e rombante auto sportiva del mondo.

B U O N C O M P L E A N N O !

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Eigentlich im Heft immer "al Salone dell'automobile di Parigi e Ginevra"
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#1.350 CAVALLI“ V O R R E I C H E L E A U T O G A L L E G G I A S S E R O ”

Insomma non le bastava guidare “solo” una Lam-borghini?GINO GARGIULO Veramente io vorrei che le auto galleggiassero, ma visto che non lo fanno mi costruisco la mia versione nautica. Un’Aventador acquatica, se vogliamo.D Come le è venuta l’idea?Penso che l’Aventador Roadster Anniversary Edition sia un’opera d’arte, una delle auto più belle mai costru-ite. E la prima volta che la vidi mi resi subito conto che volevo costruire un motoscafo che rendesse omaggio alla sua bellezza e alla sua potenza.D E c’è riuscito.Era il mio sogno. Ci vollero 18 mesi per costruirlo e lo presentai al pubblico al Miami International Boat Show nel febbraio 2014. È un autentico gioiello in Giallo Maggio vivido con due motori Mercury Racing da 1.350 CV e una velocità massima di 190 km/h.D Cosa si prova a guidarlo?È fantastico! Proprio come una Lamborghini – veloce e confortevole. Supera grandi onde come fossero dossi artificiali nel parcheggio di un supermercato.D Che cosa le piace in particolare di questo motoscafo?I costruttori, Marine Technology Inc., hanno fatto meraviglie per quanto riguarda il ponte. È unico. Le luci anteriori e posteriori sono anch’esse strabilianti – hanno questo aspetto assolutamente cattivo.

“Guido con le ginocchia. Altrimenti come farei a mettermi il rossetto e a parlare al telefono?”SHARON STONE,ATTRICE AMERICANA

#16PAROLE:

D Dev’essere costato non poco. Che ne pensa sua moglie della sua ossessione per i motori?A dire la verità gliel’ho detto solo a cose fatte. La prima volta che lo vide fu al boat show di Miami. Feci confezionare un giubbotto di salvataggio con il suo nome stampato sopra e lo trovò così carino da non riuscire a prendersela con me.D Sembra che la tema un po’…(Ride) Sì, è cintura nera di taekwondo e judo, perciò devo stare sempre all’erta.

Quest’estate il Presiden-te e Amministratore delegato di Automobili Lamborghini, Stephan Winkelmann, è stato insignito del più alto riconoscimento per servizi resi alla Repub-blica Italiana. È stato nominato Cavaliere di Gran Croce dal presiden-te Giorgio Napolitano.

#1 GRAN CROCEN O M I N A A C A V A L I E R E

Winkelmann era già stato nominato Grande Ufficiale di Gran Croce nel 2010. “Questo è un onore non solo per me, ma per l’intera Lamborghini”, ha dichiarato. “L’Italia può essere fiera dei suoi prodotti e delle sue straordinarie aziende.”

Gino Gargiulo, 47 anni, non ama fare le cose a metà: nel 2013 acquistò una Lamborghini Aventador Roadster Anniversary Edition e si fece costruire un motoscafo che vi si abbinasse. Dovevamo assolutamente incontrarlo.

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La Lamborghini usa già molte più plastiche rinforzate con fibra di carbonio (CFRP) di ogni altra casa automobilistica e si accinge a intraprendere un ulteriore passo in questa direzione. Insieme ad altre 12 aziende leader internazionali del settore sta partecipando a un progetto chiamato Newspec, che mira a produrre fibre di carbonio in maniera più economica, utilizzando materiali quali il bioetanolo e il polietilene rigenerato. “Siamo molto lieti di partecipare al progetto Newspec”, afferma Maurizio Reggiani, membro del Board Lamborghini per la Ricerca e Sviluppo. “Stiamo mettendo a disposizione le nostre strutture e i nostri studi per migliorare le prestazioni e l’efficienza delle nostre vetture e ridurre al tempo stesso l’impatto negativo della produzione di CFRP su larga scala.”

#13 PER IL FUTUROL A „ C A R B O N I O C O N N E C T I O N “

#1,6 milioni di dollari: è questo il prezzo record battuto all’asta per una Lamborghini Countach LP400 ‘Periscopio’ del 1975 al Festival of Speed di Goodwood in Inghilterra quest’anno. È ovvio: il 2014 è l’anniversario della Countach.

#1,6

L A F A B B R I C A D E I S O G N I

Se non avete avuto anco-ra l’occasione di guidare la Lamborghini Huracán LP 610-4 ora potete farlo seduti comodamente sul vostro divano. L’auto fa parte del nuovo gioco per Xbox, Forza Horizon 2.Di che si tratta?Di vincere delle corse. Avete un’ampia scelta di vetture esclusive: fuori- strada estremi, limousine truccate e auto super-sportive come la Huracán, tutte riprodu- zioni fedeli dei modelli originali.Che cosa si prova?Se avete mai guidato una Lamborghini attraverso un campo accidentato o una densa foresta, sarete completamente a vostro agio con Forza Horizon 2. Potete percorrere le

strade del meridione eu-ropeo riprodotte con im-pressionante realismo nel gioco, ma il divertimento è assicurato solo a metà. Spingetevi invece fuori strada e vedrete che spasso!Contro chi si gareggia? Possono formare un club automobilistico e gareg-giare fra loro fino a 1.000 giocatori. Il gioco si avvale di ‘drivatar’, così le vetture dei vostri amici si conformano al loro particolare stile di guida anche quando questi sono offline.Forza Horizon 2 per Xbox 360 e Xbox One. A partire da €49,99

#1 CONTRO 1.000L A H U R A C Á N D I V E N T A D I G I T A L E

#1 SCELTA

A

Quando si chiese a un campione di studenti dell’ultimo anno e a neolaureati di prestigiose università italiane di indicare i datori di lavoro più attraenti, la Lamborghini si classificò

zione della Lamborghini, ha dichiarato: “Lavorare per la Lamborghini vuol dire contribuire alla creazione di un prodotto unico al mondo e altamente ricercato in un ambiente professionale oltremodo stimolante.” Al secondo e al terzo posto fra i datori di lavori più attraenti secondo questa indagine si sono classificati, rispettivamente, Vodafone e la Ferrari.

come prima della lista. Questo fu l’esito del sondaggio Employer of Choice 2013 condotto dalla Fondazione Em-blema. Umberto Tossini, responsabile Risorse Umane e Organizza-

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Il professor Bodo W. Lambertz è l ’ideatore della linea di abbigliamento sportivo high-tech di successo X-Bionic nomina-ta come ‘Most Innovative Brand’ per sei anni di seguito nel contesto dei prestigiosi Plus X Awards in Germania. I primi pro-dotti della linea sviluppati in collaborazione con la Lamborghini stanno ora per essere lanciati con il marchio X-BIONIC® per Automobili Lamborghini.

La tecnologia del futuro: Lamborghini e X-Bionic cooperano per creare una linea di abbigliamento sportivo.

#PRESTAZIONI AL 100%R A F F R E D D A M E N T O I N T E L L I G E N T E

D Cosa accomuna la sua azienda e Lamborghini?PROF. LAMBERTZ Entrambe cercano di garantire prestazioni al top. Ad esempio il cuore pulsante della Lamborghini è il motore, e gli individui sono il motore del loro sport. In entrambe le situazioni una tecnologia di raffreddamento intelligente può assicurare perfor-mance eccezionali.D Cosa vuol dire questo in pratica?Per decenni abbiamo dato per scontato che il sudore dovesse essere tenuto lontano dalla pelle. Ma se è così, perché allora la nostra evoluzione ci ha costretto a per-spirare? La risposta è semplice: perché il sudore è il re-frigerante naturale del corpo umano.D Allora come ha messo a frutto questo sapere?Ho sviluppato indumenti che si servono del sudore per raffreddare il corpo invece di assorbirlo e disperderlo. Alcuni studi hanno dimostrato che in condizioni estreme il corpo umano usa fino al 97% della sua energia per termoregolarsi lasciando solo il 3% alla performance fisica. Sono dati più che eloquenti.

D E in che modo X-Bionic migliora questo rapporto?Noi ricorriamo ad una modalità di compressione parziale brevettata che esercita una certa pressione uti-lizzando canali integrati, avvalendosi anche di aree non soggette a compressione sui lati. In questo modo il cor-po può continuare a raffreddarsi attraverso la pelle mantenendo al contempo una buona capacità di com-pressione. Ricerche condotte dall’Università di Verona hanno dimostrato che questa innovazione può ridurre l’aumento della temperatura corporea interna del 50%.D Ci dica la verità: i suoi indumenti possono trasformare un atleta modesto in un atleta vincente?Be’, il plurivincitore del titolo di Ironman, il triatleta Timo Bracht, si è imposto nella Challenge Roth in Germania indossando capi X-Bionic. Tanti concorrenti non sono nemmeno arrivati al traguardo sconfitti dal calore estremo. Bracht ha indossato un completo sporti-vo chiuso e non ha avuto problemi con le alte tempera-ture, il che dimostra che i nostri capi di abbigliamento possono fare la differenza in situazioni estreme. Assicu-rano dei vantaggi, ma non vi trasformano in Superman.

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V olete una Lamborghini nei colori della vostra squadra di calcio del cuore o che si abbini al verde del vostro costume da bagno preferito? Con Ad Personam le possibilità sono pressoché illimitate. Vittorio Gabba, respon-sabile del nuovo programma, sostiene che: “Ad

Personam mira a personalizzare la produzione delle auto sportive in base ai desideri specifici dei clienti. In futuro quando ordinate una Lamborghini questa uscirà dallo stabilimento di Sant’Agata Bolognese proprio come l’avete sognata.” I clienti ora possono ordinare una nuova vettura presso la sede centrale della Lamborghini o presso le 126 concessionarie sparse per il mondo e scegliere un ampio numero di opzioni personalizzate per l’interno e l’esterno dell’auto. “Per quanto riguarda la scelta del colore,

le possibilità sono infinite”, sostiene Gabba. “Se mostrate un campione del colore desiderato al vostro concession-ario, questo verrà spedito a noi qui in Italia e le parti ver-ranno verniciate con il colore o i colori che volete.” Po-tete far cucire le vostre iniziali sui rivestimenti in pelle o far dipingere a mano il vostro emblema sul paraurti. Ad Personam vi consente di personalizzare l’intera vettura, a condizione che il risultato rispetti gli elevati standard qualitativi e i valori del brand Lamborghini. “Realizzia-mo al meglio i desideri dei clienti e vogliamo che restino soddisfatti delle loro scelte nel tempo”, sostiene Gabba. Alla fine la cliente in questione fu persuasa ad optare per una tonalità più sobria e ad abbinare più armo-niosamente i colori esterni con quelli interni.

IL NUOVO PROGRAMMA AD PERSONAM OFFRE AI CLIENTI UNA VASTA GAMMA DI OPZIONI PERSONALIZZABILI RENDENDO OGNI LAMBORGHINI UNA CREAZIONE UNICA

P I Ù S C E L T A

T E S T O : T O B I A S P U E T Z E R

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AMERICA

Lamborghini Atlanta 7865 Roswell Road US-Atlanta, GA 30350 Tel +1 404 483 1212

Lamborghini Bellevue 1882 136th Place NE US-Bellevue, WA 98005 Tel +1 425 646 3111

Lamborghini Beverly Hills 125 S. Robertson Blvd. US-Beverly Hills, CA 90211 Tel +1 818 990 3210

Lamborghini Boston 531 Boston Post Road US-Wayland, MA 01778 Tel +1 508 401 2800

Lamborghini Carolinas 1310 West Wendover Avenue US-Greensboro, NC 27408 Tel +1 336 544 0870

Lamborghini Dallas 601 S. Central Expressway US-Richardson, TX 75080 Tel +1 972 381 4001

Lamborghini Denver 125 Alter Street US-Broomfield, CO 80020 Tel +1 303 469 1801

Lamborghini Downers Grove 330 Ogden Av US-Downers Grove, IL 606515 Tel +1 312 981 0071

Lamborghini Gold Coast 834 Rush Street US-Chicago, IL 60611 Tel +1 630 327 6909

Lamborghini Hawaii 720 Kapiolani Blvd. US-Honolulu, HW 96813 Tel +1 808 585 6623

Lamborghini Houston 13921 North Freeway 45 US-Houston, TX 77090 Tel +1 281 248 8400

Lamborghini Las Vegas 7740 Eastgate Road US-Henderson, NV 89011 Tel +1 702 982 4600

Lamborghini Long Island 115 South Service Road US-Jericho, NY 11753 Tel +1 516 367 9600

Lamborghini Manhattan 270 11th Avenue US-Manhattan, NY 10001 Tel +1 212 594 6200

Lamborghini Miami 14800 Biscayne Blvd. US-North Miami Beach, FL 33181 Tel +1 305 947 1000

Lamborghini Newport Beach 1425 Baker Street US-Costa Mesa, CA 92626 Tel +1 714 881 4609

Lamborghini Los Angeles 21326 Ventura Blvd. US-Woodland Hills, CA 91303 Tel +1 818 584 6401

Lamborghini Los Gatos 66 East Main Street US-Los Gatos, CA 95030 Tel +1 561 655 7774

Lamborghini North Scottsdale 7171 E Chauncey Lane US-Phoenix, AZ 85054 Tel +1 480 538 4200

Lamborghini Ohio 6335 Perimeter Loop Road US-Dublin, OH 43017 Tel +1 937 642 9000

Lamborghini Orlando 895 North Ronald Reagan Blvd. US-Longwood, FL 32750 Tel +1 407 339 3443

Lamborghini Palm Beach 2345 Okeechobee Blvd. US-West Palm Beach, FL 33409 Tel +1 561 370 7953

Lamborghini Palmyra 100 Route 73 & Front Street US-Palmyra, NJ 08065 Tel +1 856 829 8200

Lamborghini San Diego 7440 La Jolla Blvd. US-San Diego, CA 92037 Tel +1 858 454 1800

Lamborghini San Francisco 999 Van Ness Avenue US-San Francisco, CA 94109 Tel +1 561 655 7774

Lamborghini Sarasoto 5145 Clark Road US-Sarasoto, FL 34233 Tel +1 941 923 2700

Lamborghini St. Louis Nine Arnage Blvd. US-Chesterfield, MO 63005 Tel +1 314 409 7519

Lamborghini Troy 1755 D Maplelawn Drive US-Troy, MI 48084 Tel +1 248 519 9800

Lamborghini Washington 45255 Towlern Place US-Dulles, VA 20166 Tel +1 703 478 3606

Lamborghini Montreal 4550 Metropolitan Est CAN-QC H1S 3A8 St. Leonard Tel +1 514 735 0555

Lamborghini Toronto 101 AutoVoughan Drive CAN-ON L6A 0C5 Maple Tel +1 416 530 1880

Lamborghini Vancouver 1720 2nd Avenue West CAN-BC V6J 1H6 Vancouver Tel +1 604 738 3911

Lamborghini Mexico City Ave. Insurgentes Sur, n° 1608 Col Credito Costructor MEX-Mexico City, CP 03940 Tel +52 222 248 9110

Lamborghini Monterrey Ave. Calzada del Valle MEX-San Pedro Garza Garcia, 66260 Tel +52 222 248 9110

SOUTH AMERICA

Lamborghini São Paulo Ave Europa, 110 Jardim Europa BR-São Paulo, SP 01449-000 Tel +55 11 3081 4303

EUROPE Lamborghini Vienna Liesinger Flurgasse 14–18 A-1230 Vienna Tel +43 186 610 3560

Lamborghini Leusden Zuiderinslag 6 NL-Leusden, BP 3833 Tel +31 334 949 238

Lamborghini Brussels Leuvensesteenweg 373 B-1932 Sint-Stevens-Woluwe Tel +32 253 652 33 Tel +32 253 650 99

Lamborghini Copenhagen Banevingen 6 DK-2200 Copenhagen Tel +45 432 883 41

Lamborghini Tallinn Mustamae Tee 6 EST-10621 Tallinn Tel +37 250 400 45

Lamborghini Cannes 440 Avenue du Campon F-6110 Le Cannet Tel +33 966 606 8776

Lamborghini Lyon 2 Chemin des Cuers F-69570 Dardilly Tel +33 472 291 221

Lamborghini Mulhouse Avenue Pierre Pflimlin F-68390 Sausheim Tel +33 389 314 314

Lamborghini Paris Ouest 15 Bis, Boulevard Gouvion St Cyr F-75017 Paris Tel +33 144 293 700

Lamborghini Düsseldorf Rather Strasse 78-80 D-40476 Düsseldorf Tel +49 211 944 6151

Lamborghini Frankfurt Orber Str. 4A D-60386 Frankfurt a. Main Tel + 49 694 269 406 10

Lamborghini Hamburg Merkurring 2 D-22143 Hamburg Tel +49 405 700 3032

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Lamborghini Baku Flame Towers mall, Parlament Avenue no 78 AZ-1014 Baku Tel +994 124 043 006

Lamborghini Munich Albrechtstrasse 16 D-80636 Munich Tel +49 895 203 90

Lamborghini Nuremberg Nopitschstrasse 3 D-90441 Nuremberg Tel +49 911 423 6167

Lamborghini Stuttgart Meilenwerk Graf Zeppelin Platz 1 D-71034 Boeblingen Tel +49 703 120 551 23

Lamborghini Bucuresti Bulevardul Pipera, Nr. 1/x RO-077190 Ilfov / Voluntari Tel + 40 214 090 477

Lamborghini Warszawa Wybrzeze Kosciuszkowskie 45 PL-Warszawa 00347 Tel +48 225 324 200

Lamborghini Birmingham 2 Wingfoot Way, Fort Parkway UK-B 24 9 HF, Birmingham Tel +44 131 475 5500

Lamborghini Edinburgh 8 Whitehill Road, Fort Kin-naird UK-EH 15 3HR, Edinburgh Tel +44 131 475 5000

Lamborghini Leicester Watermead Business Park UK-LE 7 1 PF, Syston Leicester Tel +44 116 264 4200

Lamborghini London Melton Court 27 Old Brompton Road UK-SW 7 3TD, South Kensington Tel +44 207 245 1122

Lamborghini Manchester Town Hall Square, Edward St. UK-SK1 3NQ , Stockport - Cheshire Tel +44 207 589 1472

Lamborghini Pangbourne Station Road, Berkshire UK-RG 8 7AN, Pangbourne Tel +44 020 724 511 22

Lamborghini Sevenoaks 92 London Road UK-TN13 1BA, Sevenoaks - Kent Tel +44 122 387 5600

Lamborghini Athens 197 Tricoupi Avenue GR-14564 Athens-Kifissia Tel +30 210 620 4802

Lamborghini Bergamo Via Piemonte, 16 I-24052 Azzano San Paolo (BG) Tel +39 035 459 6239

Lamborghini Bologna Via Santa Chiara, 2 I-40136 Bologna Tel +39 51 340 753

Lamborghini Napoli Via Pisciarelli, 2 I-80078 Pozzuoli (NA) Tel +39 335 444 665

Lamborghini Lisboa Av. António Augusto Aguiar, 3 – Loja B P-1050-010, Lisbon Tel +35 126 340 7207

Lamborghini Moscow Kutuzovsky, d.12/a RU-121248 Moscow Tel +7 495 500 5001

Lamborghini Madrid Via de Las Dos Castillas 9 E-28224 Pozuelo De Alarcon (Madrid) Tel +34 914 639 985

Lamborghini Geneva Route St. Julien 184 CH-1228 Plan Les Quates, Geneva Tel +41 324 664 447

Lamborghini Lugano Via San Gottardo, 27 CH-6593 Cadenazzo Tel +41 918 502 023

Lamborghini Porrentruy Voyeboeufs 1A CH-2900 Porrentruy Tel +41 324 664 447

Lamborghini St. Gallen Zuercher Strasse 202 CH-9014 St. Gallen Tel +41 712 742 222

Lamborghini Zurich Katherine-Stinson-Strasse 2 CH-8152 Glattbrugg Tel +41 432 114 443

Lamborghini Kiev Lesi Ukrainky Boulevard 23-B UA-01133 Kiev Tel +38 044 502 5588

Lamborghini Istanbul Muallim Naci Cad. No. 26 TR-34347 Ortakoy-Istanbul Tel +90 262 676 9102

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Lamborghini Kuwait Pipsi Road 80, Shuwaikh Industrial Area KWT-1113022 Shuwaikh Tel +96 561 367 70

Lamborghini Beirut Achrafieh, Rue Corniche du Fleuve RL-11002806 Beirut, Lebanon Tel +96 116 136 70

Lamborghini Muscat Muttrah OM-114 Muscat Tel +96 856 14 82

Lamborghini Doha Al Muftah Plaza - Al Rayyan Road Q-Doha, Tel +97 444 114 411

Lamborghini Al-Khobar Prince Sultan Bin Abdul Aziz Street SA-Al-Khobar 31952 Tel +96 613 814 4443

Lamborghini Jeddah Prince Mohammed Bin Abdul Aziz Street (Tahlia Street) SA-21352 Jeddah Tel +96 612 606 7323

Lamborghini Riyadh King Abdulaziz Street, SA-Riyadh 11361 Tel +96 611 217 3838

Lamborghini Bahrain Building 1477, Road 2630, West Al Eker, Sitra BRN-Bahrain Tel +97 313 666 999

Lamborghini Abu Dhabi Nation Towers, Corniche Road UAE-Abu Dhabi, United Arab Emirates Tel +97 142 952 225

Lamborghni Dubai Business Avenue Building, Sheikh Rashid Road UAE-Dubai, United Arab Emirates Tel +97 142 952 225

Lamborghini Cape Town 10 Hospital Street Harbour Edge Building ZA-8001 Cape Town Western Cape Tel +27 113 616 500

Lamborghini Johannesburg Corner William Nicol Dr & Bryanston Dr ZA-2191 Bryanston- Johannesburg Tel +27 113 616 500

AFRICA & MIDDLE EAST

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ASIA Lamborghini Beijing N° 6 Jin Bao Street, Dong Cheng District, Beijing CN-100005 Beijing Tel +86 001 186 106 518 7768

Lamborghini Changsha 1/F Shanglinyuan, No. 481 Fu-rong South Road, Tianxin Dis-trict CN-410000 Changsha Tel +86 073 189 913 777

Lamborghini Chengdu N° 2 Xinyuan 1st Road Singapore Industrial Park High-Tech District CN-361001 Chengdu Tel +86 592 522 5888

Lamborghini Chongqing 99 JinYu Avenue, Yubei district CN-40112 Chongqing Tel +86 236 730 8177

Lamborghini Dalian 12-B2, Xing Hai Square, Sha He Kou District CN-116023 Dalian Tel +86 411 084 992 568

Lamborghini Guangzhou 4-101 Aether Square 986 Jie Fang Bei Road CN-510030, Guangzhou Tel +86 020 866 601 11

Lamborghini Hangzhou N° 272 Nanshan Road Shangcheng District CN-310002 Hangzhou Tel +86 057 187 074 999

Lamborghini Kunming N° 1280, Dianchi Rd, Yunnan CN-650000 Kunming Tel +86 087 164 322 688

Lamborghini Macao Rua dos Pescadores nº 424 Edf. Hantec R/C-P MAC-Macao Tel +86 852 664 962 18

Lamborghini Nanjing N° 132 Zhongshan Road Xuanwu District CN-210015 Nanjing Tel +86 021 638 685 58

Lamborghini Qingdao G/F, Crowne Plaza Hotel, 76 Xiang Gang Zhong Lu, Shinan District, Shandong CN-266071 Qingdao, Shandong Tel +86 532 668 860 18

Lamborghini Shanghai N° 327, Yan An Road (W) CN-200040 Shanghai Tel +86 216 248 9966

Lamborghini Shanghai Central No. 1 Shop, No. 2 Building, Enterprise World, N° 210 Hu Bin Road, Lu Wan District CN-200001 Shanghai Tel +86 021 638 685 58

Lamborghini Shenzhen 1st Floor, Fortune Building, Junction of Fuhua San Road and Jiantian Road, Futian CBD CN-518000 Shenzhen Tel +85 224 439 923

Lamborghini Taiyuan Ground floor, Mingsheng Inter-national Building, Qinxian North Street, Xiaodian District, Taiyuan City, Shanxi Province  CN-030006 Taiyuan Tel +86 351 568 2888

Lamborghini Wenzhou Zone A Level 1 Heng Long Business Center N° 238 Che Zhan Road CN-325000 Wenzhou Tel +86 577 289 399 99

Lamborghini Wuhan Panlong Automobile City Panlong Econ. Development Zone, Huangpi District CN-430312 Wuhan Tel +86 027 618 893 33

Lamborghini Xiamen Wyndham Xiamen Hotel, Lu Jiang Dao Road No. 12 CN-361006 Xiamen Tel +86 059 252 258 88

Lamborghini Xi’An F-IF-08 Qin Dynasty International Plaza Cien West Road CN-710061 Xi’an Tel +86 298 555 7678

Lamborghini Hong Kong Ground Floor, 181 Glouchester Road, Wanchai HK-Hong Kong Tel +85 228 922 899

Lamborghini Delhi A - 43 Mohan Cooperative In-dustrial Estate Mathura Road IND-110044 Delhi Tel +91 129 426 9000

Lamborghini Mumbai Ground Floor Rajan House Appassaheb Marathe Marg (Next to century bazar) IND-400025 Prabhadhevi Mumbai Tel +91 226 612 3832

Lamborghini Aoyama 2-15-17, Minami-Aoyama, Minato-ku J-Tokyo Tel +81 357 301 612

Lamborghini Azabu 5-2-32 Minami-Azabu Minato-ku J-106-0047 Tokyo Tel +81 357 893 377

Lamborghini Fukuoka 4 - 34 - 4 Harada, Higashi-Ku, Fukuoka-shi J-812 0063 Fukuoka Tel +81 895 271 600

Lamborghini Nagoya 1-502, Fukiage, Chikusa-ku J-464-0856 Nagoya-shi, Aichi-ken Tel +81 795 942 000

Lamborghini Osaka 4-3-37 Minami Tsukaguchi-cho, Amagasaki-shi J-661 0012 Hyogo Tel +81 764 941 500

Lamborghini Seoul 1008-2 Daechi-Dong Gagnam-Gu KOR-135 851 Seoul Tel +82 230 152 400

Lamborghini Kuala Lumpur N° 12 Jalan Juruhebah U1/50 Temasya Industrial Park, Glenmarie MAL-40150 Shan Alam, Selangor Tel +60 355 670 888

Lamborghini Manila Corner of 28th Street andr 11th Avenue Bonifacio City RP-1634 Taguig City Tel +63 281 928 98

Lamborghini Singapore 30 Teban Gardens Crescent SGP-608927 Singapore Tel +65 973 491 18

Lamborghini Bangkok 991 Siam Paragon Department Store Building, 2nd floor, Room 2-08B, Rama 1 Road THA-10 330 Patumwan Bangkok Tel +66 237 944 221 14

Lamborghini Hanoi Ground Floor - Interserco Trade Center -2 Ton That Thuyet, Nam Tu Liem District VN-Hanoi Tel +84 436 439 999

Lamborghini Jakarta Jalan TB Simatupang No. 18 IND-12430 Jakarta Tel +65 973 491 18

Lamborghini Taipei 1F., no. 35 Sec. 1 Tiding Blvd., Neihu District TWN-Taipei 114, Taiwan Tel +88 622 658 1133

AUSTRALIA Lamborghini Brisbane 632 Wickham Street, Fortitude Valley AUS-Brisbane, QLD 4006 Tel +61 738 530 068

Lamborghini Melbourne 787 High Street AUS-Armadale Victoria, 3143 Tel +61 392 707 000 / 0061

Lamborghini Perth 354 Scarborough Beach Road, Osborne Park AUS-Perth, 6017 Tel +61 892 315 999

Lamborghini Sydney 563 Parramatta Road AUS-Sydney, NSW 2040 Tel +61 295 090 666

Lamborghini Auckland 120 Great North Road NZ-Auckland City Tel +64 421 857 785

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I L G U I D A T O R E . . .N O M E : Antonio MariottiE T À : 55 anniP R O F E S S I O N E : ImprenditoreL U O G O D I R E S I D E N Z A : Cascina presso Pisa

. . . E L A S U A L A M B O R G H I N IM O D E L L O : HuracánA N N O D I C O S T R U Z I O N E : 2014

C O L O R E : Verde MantisP O T E N Z A : 610 PSN U M E R O D I S E R I E : A021448BG14G L I E X T R A : Tutte le dotazioni di puntaD A T A D ’ A C Q U I S T O : 10 luglio 2014

MY LAMBORGHINI AND T E S T O : C L A U D I A A N T O N I A M E R K L E

F O T O : H E I K E B E R G E R

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Giulio deve aspettare ancora

due anni prima di mettersi

alla guida della Huracán. Il

figlio di Antonio Mariotti infatti ha

solo sedici anni.

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La Huracán LP 610-4 dal colore Verde Mantis appartiene a Antonio Mariotti ed è stata una delle prime ad essere con-segnate. L’imprenditore italiano di Cascina presso Pisa è un patito di auto-mobili. Lo stesso va detto per sua moglie Joulieta che - appena compratala - si è messa al volante della Lamborghini. Naturalmente con delle scarpe dal tacco alto.

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Questa è la Sua prima Lamborghini? Sì. Nella mia vita ho guidato quasi tutte le auto possibili, persino una Fiat 500 Abarth, ma questa Huracán Verde Mantis è la mia prima Lamborghini.Perché proprio la nuova Huracán? Quando incontri la donna dei tuoi sogni, non riesci a spiegarti cosa stia succedendo esattamente. Sai soltanto una cosa: è lei! Con la Huracán è stato più o meno così.Cosa si prova a essere uno dei primi proprietari di questo modello? È quasi come se dalla sera alla mattina fossi diventato Brad Pitt. Recentemente due ragazze si sono fermate davanti alla mia auto, mi hanno dato la loro macchina fotografica e mi hanno chiesto se potevo far loro qualche foto. Da allora mi succede di continuo!Perché questo colore? Credo che il Verde Mantis, per la sua eccentricità, sia perfetto. È quasi ipnotica ed è così luminosa che quando sono in un parcheggio riesco a riconoscerla anche al buio da 500 metri di distanza.Cosa significa per Lei una Lamborghini? Sono inebriato. Potrei affermare che ci sono anni luce tra la mia Lamborghini e le altre automobili sportive. Clark Kent è Superman, la mia Lamborghini è Supercar!Lei è italiano, il fatto di guidare un simile gioiello prodotto in Italia la rende particolarmente orgoglioso? Senza dubbio! Sentire la perfezione assoluta, anche nei più piccoli dettagli, provoca in me un’euforia incontenibile.Cosa rende la Huracán così inequivocabilmente italiana? La sua impetuosità. La sua potenza.Come si è sentito quando ha acquistato quest’automobile? Ero eccitato come un adolescente, non riuscivo nemmeno a dormire.Cosa ha detto Sua moglie quando ha visto la Sua Lamborghini per la prima volta? Non molto. È semplicemente salita e ha cominciato a guidarla. Io le ho soltanto chiesto se per caso non sarebbe meglio togliere i tacchi alti. Cosa ama di più della Sua auto? L’odore della pelle. Ha il profumo inconfondibile delle Lamborghini. Potrei riconoscere la mia auto anche bendato.Cosa Le piace di meno? Al momento sono ancora nella fase dell’innamoramento, quindi mi piace praticamente tutto!Quale è stato il Suo primo viaggio con quest’auto? Insieme a mia moglie e mio figlio ho ritirato la Huracán dalla concessionaria Lamborghini di Bergamo. Da lì abbiamo percorso 300 chilometri verso casa nella direzione di Pisa. Già alla stazione di servizio in autostrada intorno a noi si è creata una folla di persone.Come reagiscono le donne quando scende dalla Sua auto? Guardano con particolare attenzione. Cosa Le hanno detto i Suoi amici? Uno dei miei amici ha una concessionaria Porsche. Lui e i suoi meccanici hanno esaminato la mia Huracán ai raggi x, controllando anche il più piccolo dettaglio, e ne sono rimasti molto colpiti.Ha già raggiunto la velocità massima? No, non ancora, devo rispettare i limiti di velocità italiani, ma presto guiderò verso Monaco di Baviera. Sono già eccitato all’idea di percorrere le autostrade tedesche.Viene multato più spesso per eccesso di velocità? In effetti ultimamente la Polizia mi ferma più spesso, ma non perché corro; direi piuttosto che mi fermano per curiosità. Tutti vogliono vedere la mia automobile.La strada più bella percorsa finora? Stavo viaggiando nei pressi dell’Abetone, che si trova nell’ Appennino Tosco-Emiliano. Queste strette strade di montagna si snodano fino a circa 2.000 metri di altitudine. Nelle curve la Lamborghini procede spedita e sicura, come se avesse delle ventose sulle gomme.Usa la Sua Lamborghini anche per andare a comprare il pane? Ma è ovvio! Una Lamborghini non è pretenziosa, è un’auto che uso sempre, anche se devo andare velocemente al forno dietro l’angolo.Che importanza hanno le auto nella Sua vita? Le auto sono la mia vera passione! Vado a tutte le più importanti corse automobilistiche, colleziono tutte le riviste internazionali. Tutta la nostra famiglia subisce il fascino delle automobili. Ho ereditato questa passione da mio padre; probabilmente la prima parola che ho pronunciato è stata “auto” e non “mamma”!

“My Lamborghini & I”’ – a domanda risponde: A N T O N I O M A R I O T T I

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Il Tour è stato pensato per auto veloci, ma è cominciato in totale relax e piacevolezza. Venerdì un internazionale e variegato gruppo di proprietari e appassionati di Lamborghini è giunto alla spicciolata nella tenuta dell’ele-gante Hotel Fonteverde SPA, nel borgo medievale di San Casciano dei Bagni. Qui, sullo sfondo di scenografiche colline toscane, gli ospiti hanno degustato prelibatezze locali e sono stati informati sul programma che li avrebbe attesi nei giorni successivi. Il giorno dopo, accolto da un sole splendente, il con-voglio di Aventador, Huracán, Gallardo e tante altre vetture Lamborghini, si è avviato per un percorso emozionante nel cuore della Toscana.Passando da Pienza e dai vigneti della Cantina La Braccesca, il convoglio ha poi proseguito lungo un percorso ondeggiante verso le terme romane di Bagno Vignoni. La giornata si è conclusa con la cena nel primo monastero costruito da San Francesco nel XIII secolo. La domenica è iniziata di prima mattina con destinazione Buoncovento, prima di procedere verso l’Emilia-Romagna. Durante la guida, i tratti più spettacolari sono stati offerti dalla via Cassia, che è anche parte del leggendario percorso delle Mille Miglia, e dai Passi della Futa e della Raticosa, prima dell’arrivo a Varignana.Il lunedì il gruppo si è trasferito nella Terra dei Motori, sede di Automobili Lamborghini. Lì una sorpresa speciale attendeva tutti i partecipanti: una visita allo stabilimento CFK, dove si costruisce la monoscocca in carbonio della Aventador. Non sono infine mancati gli argomenti di conversazione sul Tour appena concluso, durante il pranzo tenuto nel magnifico Palazzo Albergati, un gioiello di architettura barocca del Seicento. Un luogo dove la tradizione incontra la modernità, nel più classico stile di Automobili Lamborghini.Già non vediamo l’ora che venga presentato il tour per il 2015.

Il titolo la dice lunga, ‘Tour della Toscana a 8.250 giri/min’: Paesaggi straordinari, stile di vita italiano e tanto feeling con le proprie Lamborghini

WEEKEND IN TOSCANA CON LAMBORGHINI

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CITTÀ DI

EROI

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“Heroes” di David Bowie sintetizza perfettamente la cultura berlinese. Alla fine degli anni settanta, l’ar-

tista visse qui per tre anni e qui registrò tre album: Low, Heroes e Lodger. Intesi inizialmente come LP sperimentali divennero presto tra i suoi dischi di mag-gior successo.

Berlino favorisce la creatività. È come un immen-so laboratorio, il risultato di una storia che l’ha ripetu-tamente forzata a reinventarsi. In soli 100 anni Berlino ha vissuto la Repubblica di Weimar, il Terzo Reich, i bombardamenti, la separazione e la riunificazione. No-nostante una popolazione che sfiora i 3 milioni e mez-zo, per i suoi abitanti è ancora un paesone a un passo dalla tracimazione demografica. Il Kiez, il “vicinato”, è il centro intorno a cui ruota la loro esistenza, e più che di Berlino si considerano residenti dei singoli quartieri: Schöneberg, Friedrichshain, Neukölln... Il Kiez è un porto sicuro, un luogo dove fermarsi a riprendere fiato in mezzo al vortice inarrestabile del cambiamento.

Ogni quartiere ama sottolineare la propria indi-vidualità, e ognuno di essi nel quarto di secolo seguito alla riunificazione ne ha avvertito profondamente le ri-percussioni. Berlin-Mitte, la zona centrale, è univer-salmente riconosciuta come melting pot creativo. Oggi è famoso per lo stile e la forza innovativa, è un cen-tro per gli amanti della moda e dell’arte contempora-

nea, ma al tempo della caduta del Muro era uno dei Kiez più monotoni e apatici. Questo enorme afflusso di talenti creativi dalle varie forme espressive ha rida-to slancio a Berlin-Mitte trasformandolo in una fucina creativa per persone come il performance artist Käthe Be, che a metà degli anni novanta visse per settimane sotto gli occhi di tutti nella vetrina di un negozio du-rante i lavori di ristrutturazione al suo appartamento all’Hackesche Höfe, una celebre infilata di cortili in stile secessionista. Oggi il luogo che aveva ospitato la sua “esibizione” è occupato da uno Starbucks, mentre l’Hackesche Höfe, restaurato, è un’attrazione turistica.

Da allora l’effetto contagiante della creatività si è esteso ai Kiez confinanti e i berlinesi si sono abituati al continuo flusso turistico: nel 2013 Berlino contava 11,6 milioni di presenze solo tra i visitatori stranieri. Re-centemente ho visto una signora anziana sulla Alexan-derplatz che tentava di comunicare in inglese con una coppia di turisti australiani smarritisi. La sua difficoltà era evidente, eppure era determinata ad aiutarli. E no-nostante questi si stessero innervosendo per la comu-nicazione non proprio fluida, la donna non accennava a mollare.

Questo è il nuovo volto di Berlino: gli abitanti, scontrosi per reputazione, spesso si rivelano decisa-mente gentili, e anche questo fa parte del fascino della città: i berlinesi sono “veraci”. Se altrove toccare temi

BERLINO È LA CAPITALE, BERLINO È LA STORIA. BERLINO È IL PASSATO E IL FUTURO DI PIETRA, CEMENTO E ASFALTO. TRE MILIONI DI PERSONE FANNO DI QUESTA CITTÀ IL LUOGO PIÙ ECCITANTE DEL MONDO. MA COM'È VIVERCI? FACCIAMO UN SOPRALUOGO TRA ARTISTI, PERSONE DI TALENTO E GENTE DEL KIEZ.

T E S T O : A N D R E A S T O E L K E

F O T O : K I R C H K N O P F + G R A M B O W

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FUTURO FATTO DI PIETRA ..
Claudia
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SOPRALLUOGO mit zwei L
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come politica, religione o denaro è un tabu, a Berli-no più la conversazione si infervora, più la gente si apre. Per questo molti berlinesi non si troverebbero a proprio agio in mezzo alla superficialità pacchiana di Hollywood. Purtroppo, però, lo stereotipo del berli-nese senza peli sulla lingua del passato è sempre più difficile da scovare.

Prima che il Muro fosse abbattuto, Prenzlauer Berg era un’area quasi demi-litarizzata, abitata da poeti, intellettuali

e dissidenti. La prima riga dell’inno nazionale dell’ex DDR − Auferstanden aus Ruinen und dem Morgen zu-gewandt (risorti dalle rovine e rivolti al futuro) – qui è più vera che in qualunque altro luogo. Oggi gli edifici storici sono stati riconvertiti in eleganti attici grazie a un recupero non invasivo, e i vecchi locali per la vendi-ta illegale di bevande alcoliche hanno lasciato il posto a raffinati ristoranti italiani.

Un giorno, mentre stava facendo due passi, una scrittrice si imbatté in un appartamento la cui porta aperta rivelava ambienti perfettamente attrezzati e ar-redati nel tipico stile della DDR. Vi si trasferì imme-diatamente. Molto tempo più tardi i proprietari rien-trarono da Stoccarda, dove si erano ormai trasferiti, e sottoscrissero con lei un contratto d’affitto. Ebbene sì, a Berlino esistono anche le storie a lieto fine. Oggi l’an-gusto bagno dell’appartamento è stato sostituito e i pa-vimenti in parquet sono magnifici. A Prenzlauer Berg si è assistito ad un notevole afflusso di professionisti affermati e la gente del luogo si lamenta del continuo processo di gentrificazione rifiutando di vederne gli aspetti positivi.

Al numero civico 140 della Torstraße è stato istaurato uno dei primi condomini di proprietà privata della zona Mitte, con tanto di piscina sul tetto e ser-vizio di portineria. Qui hanno messo su casa persona-lità come il regista Wim Wenders, la cantante Vicky Leandros e Donald Schneider, direttore creativo del marchio di moda H&M. Per i residenti di lunga data dell’area questo edificio e gli attuali proprietari rappre-sentano tutto ciò che nella zona non va bene. Eppure la presenza di molti bambini − e genitori − particolar-mente ambiziosi ha migliorato sensibilmente il livel-lo di qualità della scuola elementare del quartiere, che non aveva certo fama di fucina di geni.

L’organicità non è mai stata una caratteristica pro-pria di Berlino. Neukölln, ad esempio, fu inizialmente

un quartiere abitato dai funzionari di corte prussiani, che lo abbandonarono per seguire l’imperatore quan-do questi lasciò Berlino. Le loro case furono in seguito occupate dal proletariato. Successivamente una marea di lavoratori stranieri vi si trasferì dalla vicina area di Kreuzberg. Sembra che il multiculturalismo fosse ben rodato anche prima della riunificazione, e ancora oggi funziona meglio di quanto ci si potrebbe aspettare.

Neukölln è il quartiere più povero di Berlino, ep-pure sta vivendo un’espansione rapida quanto partico-lare. C’è già una galleria d’arte tra il negozio turco di abiti da sposa e Spätkauf, un emporio aperto quasi 24 ore al giorno dove si può acquistare di tutto. E que-sta tendenza ha anche un lato contraddittorio che fa sorridere. All’epoca del Muro di Berlino, Kreuzberg era tenuto in vita dagli esponenti più strenui della con-

trocultura punk e squatter; oggi sono le stesse persone che si oppongono con maggiore fermezza all’evoluzio-ne dell’area. La cosa non sembra invece riguardare la Paul- Lincke-Ufer, la via che costeggia il Landwehr-kanal a Kreuzberg, lungo la quale si trovano gli edi-fici storici sopravvissuti ai bombardamenti. SO36, il leggendario locale dove si sono esibiti tra gli altri i Sex Pistols e Patti Smith, ora ospita serate revival per ri-cordare i suoi giorni di gloria. La scena musicale si è infatti da qualche tempo trasferita altrove, nei club come il Berghain, il Watergate e, fino a poco tempo fa, il Cookies, templi contemporanei del sound berlinese.

Un’altra istituzione berlinese è la Love Parade che aveva esordito come festival sperimentale nel 1989 lungo il Kurfürstendamm con musica elettronica e po-che centinaia di persone. Nell’edizione

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“BERLINO È CONDANNATA PER SEMPRE A DIVENTARE

E MAI A ESSERE.” FU IL CRITICO D’ARTE E

GIORNALISTA KARL SCHEFFLER A DESCRIVERLA COSÌ

NEL 1931, E LA SUA OSSERVAZIONE È TUTTORA

VALIDA.

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tenuta al Tiergarten anni fa raggiunse invece il milione e mezzo di partecipanti prima di chiudere definitiva-mente nel 2010.

Comunque la techno tedesca nata nei club under-ground di Berlino è ancora viva e si può continuare ad ascoltarla in città. Ma l’unificazione seguita alla caduta del Muro ha lasciato il posto ad una diversità estrema, soprattutto sulla scena musicale: alla Ballhaus Rixdorf si balla il line dancing, per il tango si va alla Clärchens Ballhaus e in estate il Club der Visionäre propone hou-se e rock tutta la notte su un pontile sul canale.

Un tempo, quasi l’intera sponda della Sprea in centro città, dove ha inizio il canale, era un unico, enorme party. La

East Side Gallery è un percorso all’aperto che si snoda

lungo una sezione del Muro lunga 1,3 km − che in origine ne misurava 155 – e ospita opere di artisti da tutto il mondo. E se in una serata d’estate si va allo Strandbad Mitte, il ristorante a tema acquatico di fron-te alla Museumsinsel, ci si può godere la sensazione di rilassatezza che distingue Berlino da molte altre capi-tali del mondo. Qui persone si radunano spontanea-mente in riva al fiume e ballano il tango con perfetti sconosciuti. “Berlino è condannata per sempre a diven-tare e mai a essere.” Fu il critico d’arte e giornalista Karl Scheffler a descriverla così nel 1931, e la sua os-servazione è tuttora valida. Berlino è una città sem-pre giovane che non intende invecchiare: è un enor-me esperimento che attrae giovani creativi da tutto il mondo. Vanta oltre 330 gallerie d’arte e fino a qualche tempo fa più artisti stanziali di qualunque altra città

al mondo. Gli atelier hanno prezzi accessibili e i sussi-di comunali sono abbastanza generosi. Berlino capisce l’arte e ciò grazie ad una persona. Dopo la caduta del Muro la responsabile per l’edilizia residenziale, Jutta Weitz, decise di assegnare oltre 2000 spazi commer-ciali e industriali vuoti di Berlin-Mitte, assicurandone così la trasformazione in studi e gallerie d’arte. “Le re-strizioni per le attività artistiche erano molto limitate e comunque a nessuno interessava applicarle,” dice.

Fu sempre Jutta Weitz ad innescare l’ascesa ful-minante di Berlino come metropoli d’arte internazio-nale, ed è sempre grazie a lei se il Gallery Weekend − un enorme evento open-house − attrae oggi un nu-mero tale di visitatori da richiedere la chiusura al traf-fico della Auguststraße e se un gruppo di collezionisti americani affitta periodicamente interi piani dell’Ho-tel de Rome per le proprie campagne acquisti. Senza Jutta Weitz non esisterebbe neppure il Kunst-Werke, il primo centro per l’arte contemporanea in quella che un tempo era Berlino Est. Il suo fondatore, Klaus Bie-senbach, è ora direttore del PS1 di New York, un’isti-tuzione affiliata al MoMA.

La città è un polo d’attrazione per artisti e vanta una lista più che apprezzabile di superstar, come il danese-islandese Olafur Eliasson, noto per le sue cascate artificiali sull’Hudson al largo di Manhattan e autore di The Weather Project, l ’installazione che ricreava la luce del sole e che riscosse un enorme successo alla Tate Modern. Le sue esposizioni richia-mano regolarmente un numero enorme di visitatori. Lo studio di Eliasson al Prenzlauer Berg è una rein-terpretazione della Factory warholiana. Qui risiedono chef de cuisine che pubblicano libri di cucina, qui si svolgono seminari per gli studenti dell’artista (che è anche docente presso la vicina Università delle Belle Arti di Berlino) e qui nel prossimo futuro verrà ospita-to anche un museo dell’illuminazione.

Uno dei primi collezionisti che negli anni aveva seguito il lavoro di Eliasson è un altro immigrato di lusso, Christian Boros, di origini polacche. Nel bunker riconvertito di 3000 metri quadri e 80 stanze al n. 20 di Reinhardtstraße c’è spazio sia per mostre temporanee che per il suo attico sul tetto dell’edificio. Alla doman-da cos’è che lo spinge a fare il collezionista d’arte, ri-sponde: “Dall’arte possiamo imparare. Possiamo essere gli autori della nostra vita.” E ciò vale certamente per i berlinesi che vivono in una città che li incita a innovarsi e a realizzare se stessi E lo si vede ovunque per le strade

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della città. Berlino potrà anche non avere un suo stile distintivo, ma i berlinesi lo hanno sicuramente.

Tutto il mondo invidia lo street style di Berlino. È infatti questa una delle ragioni per cui la magna-te dell’editoria Angelika Taschen si è trasferita qui da Los Angeles. Insieme all’ex marito hanno pubblicato oltre 150 volumi sull’arte, l’architettura e il design. Un suo recente volume si intitola La berlinese. Guida all ’al-ternative chic. Ma è davvero possibile condensare una realtà tanto complessa in un libro?

“Berlino è un enorme laboratorio che non ha uguali al mondo,” afferma l’autrice-editrice. “Borse di juta abbinate ad una mise da sera, le scarpe con il tacco al parka: non esiste un solo filo conduttore se si esclu-de l’assenza totale di marchi e si punta invece su un raffinato understatement.” Mentre parla nel sottofondo si sente sferragliare la S-Bahn, la ferrovia veloce urba-na. Ad una zona esclusiva come Dahlem o Grunewald, Angelika Taschen ha preferito un vecchio apparta-mento al Prenzlauer Berg. D’accordo, è stato rinnovato dalla star dell’architettura David Adjaye e oggi ha un ingresso dalle pareti nere e con i pavimenti grigio luci-do, che danno una nuova identità ad un vecchio edifi-cio pur rispettandone il carattere.

Il che ci offre lo spunto per parlare di come Ber-lino si pone rispetto alla propria storia. Una risposta qualificata alla domanda la dà il lavoro dell’architetto David Chipperfield le cui sapienti ristrutturazioni del Bode-Museum sulla Museumsinsel e della CFA Gal-lery che gli sta di fronte sono considerati una pietra miliare sia per la città che per il professionista. “Spesso i tedeschi si riconciliano con la propria storia semplice-mente obliterandola,” afferma.

Nonostante questo approccio critico, Chipper-field è certamente un germanofilo, e sono molti i ber-linesi che gli darebbero ragione. Forse l’esempio più calzante di questo assunto è la demolizione nel 2008 del Palast der Republik, l’ex parlamento della DDR in fondo al viale Unter den Linden. L’architettura non era delle più eclatanti e il vastissimo numero di lampadari gli avevano guadagnato il nome di Erichs Lampenla-den, il negozio di lampadine di Erich Honecker. “Ma tra vent’anni la gente sarà dispiaciuta di non averlo più,” aggiunge Chipperfield. Al suo posto sorgerà una versione “disneyzzata” dello Stadtschloss, il palazzo imperiale del XV secolo. Almeno a Berlino ovest esiste tuttora un vero castello: Charlottenburg con i suoi ma-gnifici giardini barocchi.

L’atmosfera che si respira nella parte oc-cidentale della città è diversa da quel-la orientale. Sulla Kurfürstendamm ad

esempio si trovano ancora molti negozi esclusivi, pro-prio come decenni fa. Il Paris Bar è un’istituzione da quando il famoso artista del Novecento Martin Kip-penberger saldava i debiti con le sue tele che tuttora decorano le pareti. La zona circostante sta rinascendo comprese la stazione ferroviaria Bahnhof Zoo e la Ge-dächtniskirche mentre la Bikini Haus, un palazzo degli anni Cinquanta che ospitava negozi e uffici, così chia-mato per la sua architettura “a due pezzi”, ha appena riaperto i battenti. Due passi più in là il Waldorf Asto-ria attira i turisti più sensibili al lusso internazionale. E i giorni del centro commerciale scalcinato accanto alla Bahnhof Zoo sono contati: Berlino è un cantiere a cielo aperto – ovunque si ristruttura e si ricostruisce.

Per trovare qualche isola di tranquillità bisogna spostarsi molto più ad ovest, al Grunewald. Questo idilliaco bosco è il polmone verde dove i berlinesi stres-sati possono rinfrancarsi. I parchi e gli spazi aperti della città hanno un’estensione pari al centro di Pari-gi e i quartieri verdi come Tiergarten, Friedrichshain e il nuovo parco che occupa in parte l’area dove sor-geva l’aeroporto Tempelhof hanno delle superfici che raramente si trovano altrove. Qui veramente si ha la sen- sazione di avere realmente un contatto con la natura. Dalle finestre dei suoi appartamenti nel Palazzo Bellevue il presidente può osservare i berlinesi al parco impegnati a fare grigliate di carne. E i visitatori del Reichstag pos-sono osservare da vicino i deputati del Parlamento: grazie alla cupola in vetro progettata da Sir Norman Foster i berlinesi sono gli unici al mondo a poter assistere alle sedute della Camera dal tetto. La cupola come simbolo di democrazia, insomma, nel più puro stile berlinese.

La città esercita anche un’attrazione irresistibile per le celebrità che si incontrano spesso da queste parti. Il ristorante italiano preferito da Brad Pitt è Al Conta-dino Sotto Le Stelle. Tom Cruise frequenta Borchardts con le sue inimitabili Schnitzel. Kylie Minogue preferi-sce il Grill Royal e Demi Moore il Bocca di Bacco. Per lo shopping prediligono il Quartier 206, KaDeWe o The Corner dove possono muoversi indisturbati a meno che non ci sia qualche paparazzo nei paraggi. Il tipico berlinese non si scomporrebbe più di tanto neanche se George Clooney occupasse il posto accanto in autobus. Ecco perché Berlino si sente a proprio agio con gli eroi: è perché qui lo sono quasi tutti.

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ZADIESMITH

LA DEFINISCONO UNA DELLE PIÙ GRANDI SCRITTRICI DEL SUO TEMPO. ANCHE SE LEI FA DI TUTTO PER NON APPARIRE COSÌ.

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Il successo l’ha colta di sorpresa, e Zadie Smith con-fessa di esserne tuttora frastornata. Denti bianchi, il suo romanzo d’esordio, risale all’epoca della lau-rea in letteratura inglese a Cambridge. Il volume, che racconta la saga di tre famiglie alle prese con le contraddizioni della Londra multiculturale, rimase

per mesi nella classifica dei libri più venduti ed è stato tradotto in oltre venti lingue. I supplementi settimanali dei quotidiani accolsero Zadie Smith come una vera e propria rockstar letteraria e The Guardian la descrisse come portavoce ideale per le tematiche razziali, gio-vanili e femminili. “Non riesco a capacitarmi all’idea che mi leggano in tutto il mondo, e mi è difficile im-maginare che sia così perché è un fatto totalmente es-traneo alla mia vita quotidiana.”

Se ciò può in parte essere interpretato come falsa modestia, è pur vero che i suoi primi successi non l’avevano resa particolarmente felice. Per parecchio tempo l’idea di dover soddisfare tutti – lettori, critici, e soprattutto se stessa – era diventata un peso, e ogni vol-ta che usciva un suo nuovo libro un numero sempre maggiore di persone pretendeva di più da lei. Oggi, per fortuna, le aspettative degli altri non la interessano più.

A 38 anni vive con il marito un poeta nordirlandese, e due figli in un’anonima abitazione del West Village destinata ai docenti della vicina New York University, dove insegna letteratura. La sua vita è molto simile a quella di qualunque altro genitore con bambini piccoli, per cui si fa aiutare da una babysitter per qualche ora al giorno per poter lavorare senza essere disturbata.

Discute con il marito su chi debba pulire casa e si intrattiene con altri genitori ai giardini, ma evitando l’argomento dell’educazione dei figli. Negli ultimi sette

anni è diventata mamma due volte (“Non sono una per-sona molto fisica, quindi è bello, per cambiare, fare qualcosa di ‘fisico’!”), ha perso il padre (“le sue ceneri sono proprio sulla mia scrivania, anche se non per un motivo preciso”), e insieme alla famiglia ha traslocato prima a Roma e poi a New York. E nonostante la sua vita caotica è persino riuscita a scrivere NW, il suo più recente romanzo.

“Non è che gli scrittori siano persone particolar-mente dotate, ma hanno la capacità di concentrarsi sul proprio lavoro,” afferma. Il che in parte spiega perché i suoi libri sono così belli. Ma c’è da dire che l’autrice ha anche dalla sua un talento di brillante osservatrice. È come un’anziana saggia, che ha dedicato l’intera esisten-za alle diverse sfaccettature dell’umanità, osservando, raccogliendo e ordinando per poi rendere i protagonisti delle sue storie quanto più possibile completi e credibili.

La rivista Interview l’ha inserita nell’elenco delle persone da salvare se finisse il mondo, e questo è il genere di cose che forse più la imbarazza. Da persona lucida e razionale l’autrice considera la scrittura come un esercizio di risoluzione dei problemi. Il che non è necessariamente una cosa per cui vada pazza: “Meglio una bella fetta di torta.” Non vuole attirare su di sé l’attenzione e preferi-rebbe di gran lunga essere una voce tra le tante. Addirit-tura teme che la scrittura le impigrisca il cervello.

“Scrivere è noioso,” spiega. “Si passano le giornate a lavorare sempre sullo stesso progetto e sugli stessi problemi, su qualcosa che non esiste e che fa perdere il contatto con ciò che succede intorno a sé. E questo può essere pericoloso.” Forse ciò spiega il gran numero di saggi scritti da Zadie Smith negli ultimi anni per il New Yorker, il New York Times e altri quotidiani e pe-

T E S T O : J U L I A R O T H H A A S

C̀ È UNA COSA CHE LA ACCOMPAGNA DA SEMPRE: IL SUCCESSO

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Claudia
Notiz
C'È : ist der erste Apostroph richtig??
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riodici: si scrivono più rapidamente. Zadie Smith in essi affronta un’ampia varietà di tematiche e riesce sem-pre a scovare un argomento interessante: cadaveri (e il fatto che se ne vedano sempre più di rado nell’odierna cultura occidentale), il film The Social Network, la con-segna a domicilio di generi alimentari, Joni Mitchell, lo humour inglese, il fallimento...

Afferma che saper scrivere bene è più una ques-tione di carattere che di abilità. “Non si può fare granché affidamento su quanto gli scrittori dicono rispetto alle qualità dei propri libri, visto che per la maggior parte si illudono sul proprio talento.” E questa è la ragione per cui, secondo l’autrice, la letteratura imperfetta ha spesso una bellezza e un’umanità proprie.

Quanto al suo lavoro, è tutt’altro che imperfetto. Mostra un’immediatezza che è il risultato di corretture, sfrondature e di ciò che lei chiama “bandire la lingua inerte.” Ognuno dei protagonisti di NW ‒ che narra la storia di due donne e due uomini trentenni che, pur partendo dallo stesso punto, prendono vie totalmente diverse ‒ si esprime in un idioma tutto personale.

Frasi e dialoghi sono frammentari, e includono i particolari vezzi stilistici dell’autrice, per esempio poe-sie, stralci di conversazione ed elenchi. Come due delle sue precedenti opere letterarie, anche questo romanzo è ambientato nella zona nord-ovest di Londra, che per Zadie Smith è un microcosmo di molte città europee e americane. Si assiste a tutto: “immigrazione, borghe- sizzazione, il collasso della bolla ‘dot com’ e di quella immobiliare e la coesistenza di gruppi sociali ed etnici diversi e con una diversa visione del mondo.”

Né il fallimento né la mediocrità fanno per Zadie Smith. Quando ancora studiava, la sera arrotondava come cantante jazz, ma dice di aver perso il suo senso musicale da allora. Non intende tornare a esibirsi per-ché detesta essere seconda in ciò che fa, specie quando si tratta di musica.

Lei e i suoi due fratelli minori sono cresciuti in un quartiere popolare nella zona nord-ovest di Londra. Quando aveva quattordici anni decise di cambiare il suo nome di battesimo da Sadie a Zadie perché le pare-va più accattivante. Sua madre, di origine giamaicana, si era trasferita in Inghilterra per fare la modella, ma poi finì per lavorare come operatrice socio-assistenziale, mentre il padre inglese, fotografo, era molto più vecchio della moglie. Il matrimonio non fu particolarmente fe-lice (“Non mi sono mai illusa che i miei si piacessero, né

tantomeno che si amassero”) e dopo dodici anni i geni-tori si separarono.

La sola cosa che accomunava tutti i membri della famiglia erano i libri. Leggevano tutti molto, e la madre di Zadie Smith portava a casa quanti più libri poteva trasportare quando faceva una sosta in libreria. “Anche se la scelta era piuttosto arbitraria, i miei genitori ac-quistavano molti libri, fondamentalmente perché pen-savano che ci avrebbero giovato.”

E così fu: la futura scrittrice voleva imparare, e fin da piccola si rivelò decisamente predisposta. È stata la prima della sua famiglia a frequentare l’università, dove ha trascorso molto tempo nelle biblioteche, ha pubbli-cato una serie di racconti brevi e firmato il suo primo contratto per un libro. Poco dopo la laurea, che le piacesse o no, era famosa.

L’ha inorgoglita il fatto che il New York Times ab-bia annoverato il suo ultimo romanzo tra i dieci più im-portanti dell’anno? “Per fortuna tutto il battage pubblici-

tario sta scemando e il fatto di invecchiare mi rende meno interessante agli occhi di una cultura incentrata su un pubblico giovane. Ora la mia vita è molto più serena.”

Zadie Smith prevede di finire il suo prossimo lav-oro più rapidamente rispetto all’ultimo. “Sarà solo un racconto,” dice, ma non ci crederanno in molti, visto che non essere la migliore non fa parte del suo vocab-olario. Per nostra fortuna.

VEDE L’UMANITÀ CON GLI OCCHI DI UNA VECCHIA SAGGIA

Zadie Smith, 38 anni, figlia di una giamaicana e di un inglese, vive con il marito e due figli a New York.

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„IL MIO PICCOLO GIOIELLO“

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Questo era l’appellativo che Ferruccio Lamborghini dava alla Urraco, la vettura che debuttò al Salone dell’automobile di Torino nel 1970. La macchina sportiva univa in maniera inimitabile apparenti opposti: Era sportiva, ma anche una famigliare. E inoltre era anche sorprendentemente economica.

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ianca e nera è la colorazione del mantello “urraco” dei tori da combattimento, così come candida e oscura è l’anima della Urraco. Oggi come allora è il mezzo ide-

ale per chi vuole muovere i primi passi nel magico mondo Lamborghini. Sportiva ma comoda, esclusiva ma accessibile, yin e yang: protagonista negli anni set-tanta ma anche vittima di questo difficile decennio, se-gnato dalla crisi petrolifera e da numerosi problemi in azienda.

Ferruccio - che la usava come auto personale - la chiamava “il mio piccolo gioiello”, l’ingegnere Paolo Stanzani ha detto di lei “Penso che sia il progetto più tecnicamente avanzato sul quale io abbia mai lavorato”. E stiamo parlando dell’uomo che si è occupato dello sviluppo di due miti del Toro come la Miura e la Countach.

Il progetto della Urraco prende forma alla fine degli anni sessanta quando la Lamborghini - per incremen-tare i volumi di produzione e i profitti - decide di rea-lizzare una sportiva più compatta, più abbordabile e più economica da costruire.

Per il design ci si affida a Bertone e più pre- cisamente a Marcello Gandini, il quale realizza tre prototipi da sottoporre al giudizio della dirigenza di Sant’Agata: il primo - contraddistinto da un frontale sexy ma anche da proporzioni poco armoniose - viene bocciato e anche il secondo studio, caratterizzato da forme più regolari ma anche troppo aggressive, non viene approvato.

La terza “concept” della Lamborghini Urraco vie-ne annunciata con un comunicato stampa il 27 ottobre

1970 e debutta il giorno seguente al Salone di Torino. Il nome ufficiale è P 250: “P” come posteriore (la trazio-ne) mentre “250” è riferito alla cilindrata del motore, un 2.5 V8 da 220 CV.

La scelta di montare il propulsore in posizione centrale-trasversale consente di ottenere un abitacolo in grado di accogliere quattro persone (due adulti e due bambini) e un bagagliaio posteriore di 285 litri, adatto quindi alle esigenze di una coppia.

Il debutto ufficiale in listino risale al 1970 ma a causa di alcuni problemi tecnici in fase di test e aziendali, culminati con la cessione del 51% della Lamborghini all’imprenditore svizzero Georges-Henri Rossetti, bisogna aspettare altri due anni prima di far partire la produzione.

La Lamborghini Urraco “definitiva” è identica nel design esterno alla concept mostrata due anni prima in

Italia: ha un frontale tradizionale con fari a scomparsa mentre nella zona posteriore spiccano vistose “venezia-ne” verniciate in nero opaco (non proposte in Francia a causa di alcune regole locali) che hanno il compito di coprire il motore. La modifica più rilevante negli inter-ni riguarda invece la strumentazione, inizialmente pen-sata al centro per risparmiare sui costi di produzione degli esemplari con guida a destra e successivamente spostata davanti al guidatore per garantirgli una mi-gliore visibilità.

Due le versioni al lancio: la “normale” costa 6.500.000 di lire (mezzo milione in più della rivale diret-ta, la Porsche 911 S) mentre per la più ricca S (alzacri-stalli elettrici e interni in pelle di serie) ce ne vogliono 7.050.000. Cifre nettamente inferiori a quelle necessa-

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Il tachimetro e il contagiri erano posizio-nati rispet- tivamente all’estrema sinistra e all’estrema destra del cruscotto.

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rie per portarsi a casa le altre proposte Lamborghini in listino all’epoca: la Jarama (9 milioni) e la Espada (9 milioni e mezzo).

Nel 1973 la stampa specializzata ha modo di te-stare per la prima volta la Urraco e il prestigioso men-sile italiano Quattroruote, per differenziarsi dalla mas-sa, decide di affidarsi ad un tester d’eccezione, ad un uomo con doti di guida superiori rispetto a quelle dei giornalisti: un certo Emerson Fittipaldi, campione del mondo F1 in carica. Il pilota brasiliano apprezza il comfort (“La sicurezza di marcia alle alte velocità è ve-ramente notevole: non ricordo di aver provato vetture da oltre 200 km/h così sicure e così stabili”) mentre gradirebbe un motore con “più cavalli tra i 5.500 e i 7.500 giri”.

La richiesta di Emerson (e di tanti altri clienti del Toro) viene esaudita dalla Lamborghini nel 1974 con il

lancio della P300: dotata di un propulsore 3.0 V8 da 265 CV, sbarca in listino nel 1975 ad un prezzo di 13.715.000 di lire (715.000 più della P250 S e 65.000 lire più della concorrente Ferrari 308 GT4) e offre pre-stazioni entusiasmanti: 260 km/h di velocità massima e 6,5 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari.

Sempre nel 1974 - anno in cui Ferruccio cede il restante 49% della Lamborghini ad un altro elvetico, René Leimer - vengono svelate altre due versioni meno “cattive”: la “base” P200 (motore 2.0 da 182 CV e prez-zo inferiore ai dieci milioni di lire nel 1975) nasce come risposta al fisco italiano che penalizza le auto da oltre due litri di cilindrata mentre la P111 - destinata agli USA - monta il propulsore 2.5 depotenziato a 180 CV per rispettare le normative antiinquinamento. In più

propone voluminosi paraurti neri (per le norme sulla sicurezza) e la stessa strumentazione della P300.

Gli ultimi anni della Urraco non sono dei più se-reni: nel 1975 Stanzani abbandona l’azienda in seguito a contrasti con la nuova dirigenza svizzera, che si trova oltretutto a corto di soldi. Nel 1979 escono dalla catena di montaggio le ultime due Urraco. In totale furono 795 gli esemplari prodotti - 32 più della Miura, che fu più cara ed ebbe una carriera più breve: sono verniciate in argento e hanno la guida a destra.

Per un decennio la Lamborghini Urraco ha rap-presentato per gli automobilisti il sogno di una sporti-va relativamente accessibile. Il cliente tipo? Europeo, amante dell’understatement e alla ricerca di un mezzo grintoso ma poco appariscente. Non molti, quindi, i VIP che hanno preferito lei alle V12: tra questi il mu-sicista britannico Keith Emerson (Emerson, Lake &

Palmer), proprietario di una S bianca.Oggi è abbastanza facile trovarla - soprattutto in

Italia - e le sue quotazioni oscillano tra i 20.000 (P200) e i 30.000 euro (P300). Più difficile è entrare in posses-so di esemplari sani: sono pochi, infatti, i precedenti proprietari che negli scorsi anni hanno effettuato una manutenzione regolare.

Chi conosce davvero la Urraco la rispetta e chi l’ha posseduta la ricorda con affetto. Ha fatto battere molti cuori, ha sedotto ed è stata abbandonata. La defi-nizione migliore su di lei arriva dallo storico collauda-tore Lamborghini Valentino Balboni: „Per molte perso-ne la Urraco è la Lamborghini dimenticata”. Cerchiamo di ricordarcela più spesso allora, se lo merita.

Le “veneziane” della Urraco riprendono quelle della concept car Alfa Romeo Carabo, anch ’essa disegnata da Marcello Gandini.

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LE COSE MIGLIORI DELLA VITA SONO SPESSO LE PIÙ SEMPLICI - E NON SONO OTTIMIZZABILI. ABBIAMO CHIESTO A DEGLI INTENDITORI COME SI RICONOSCE IL PERFETTO STILE DI UN GENTLEMAN

F O T O : C A M I L L O B U E C H E L M E I E R S T Y L I N G : A L E X A N D E R G A B R I E L

SIMPLYTHEBEST

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L A C A M I C I A

“Ho un assortimen-to di camicie da fare invidia a una maz-zetta Pantone, eppure non farei fatica a mollarle tutte per la camicia bianca alla Don Draper della serie Mad Men, che prati-camente ogni uomo d’affari indossava fino alla fine degli anni sessanta. Nulla è più elegante di una camicia candida perfettamente ina-midata, in tessuto pregiato e di taglio perfetto, e nulla che faccia meglio risal-tare un’abbronzatu-ra o un abito scuro. E si può sempre ag-giungere una nota di colore con una cravatta o dei ge-melli, ma è quel toc-co di bianco a ravvi-vare qualunque indumento o acces-sorio senza stonare. Mia nonna ripeteva sempre che un gentleman dovrebbe indossare una cami-cia bianca anche la notte. Come darle torto?”

G L E N N O ’ B R I E NS t y l e g u r u

LE COSE MIGLIORI DELLA VITA SONO SPESSO LE PIÙ SEMPLICI - E NON SONO OTTIMIZZABILI. ABBIAMO CHIESTO A DEGLI INTENDITORI COME SI RICONOSCE IL PERFETTO STILE DI UN GENTLEMAN

[ Camicia Berluti ]

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L A B O R S A

“La scelta di questo accessorio è dettata dal luogo dove si vive. A Los Angeles ci si sposta sempre in auto, quindi non la si porta affatto. A New York, invece, gli uomini cammi-nano parecchio, per cui devono avere tutto con sé. Perso-nalmente punto su una semplice tracol-la nera: è pratica e va con tutto. In caso si debba partecipare a una riunione di lavoro importante, meglio evitare lo zainetto o una normale valigetta portadocumenti e puntare su una ventiquattrore. Con quella non si può sbagliare.”

J O H N V A R V A T O S

[ Ventiquattrore Burberry ]

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L ’ O R O L O G I O

“L’uomo non porta gioielli. I gemelli possono essere l’uni-ca concessione, ma forse è l’orologio il solo accessorio pre-zioso che un uomo possa indossare. Nelle sue varie de-clinazioni l’orologio racconta qualcosa di chi lo ha al polso. È un mezzo espressivo per affermare il pro-prio gusto e il pro-prio stile. Personal-mente prediligo i modelli da pilota, ma mi piacciono tipi diversi di orologi, e non necessariamente solo quelli costosi. È piuttosto il loro design ad attrarmi, particolarmente nei modelli da aviatore e subacquei, perché hanno una precisa funzione. Apprezzo l’efficienza delle complicazioni, vero e proprio concentra-to di tecnologia e precisione. E poi sono decisamente sportivi, robusti e funzionali. Anche se non sono un appas-sionato di immersio-ni, il fascino e l’affi-dabilità di questi strumenti da polso sono innegabili.”

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[ Fifty Fathoms di Blancpain ]

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I L D R I N K “Certo, si possono anche ordinare quelle bevande dolci, colorate e appicci cose servite con l’ombrellino, ma un gentleman drinker non lo do-vrebbe fare. Il mio drink preferito è senza dubbio l’Old Fashioned, il capostipite di tutti i cocktail, citato per la prima volta nel 1806 dalla rivista newyorkese The Balance. La ricetta originale prevede una spruzzata di an-gostura, una zollet-ta di zucchero, acqua, qualche cu-betto di ghiaccio e bourbon. Si tratta di un cocktail base la cui sorprendente semplicità consente una serie infinita di varianti che fanno dell’Old Fashioned un drink sempre diverso. Invece del bourbon si possono usare il mezcal, il sake o il gin. D’in-verno lo prediligo con un single malt torbato.”

K L A U S S T . R A I N E RM a n a g e r d e l l a G o l d e n e B a r a M o n a c o d i B a v i e r a

[ Old Fashioned con bourbon Woodford Reserve ]

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L A S C A R P A

“Molti americani sono convinti che una scarpa elegante debba necessaria-mente essere nera. Io, come gran parte degli italiani, le indosso pochissimo di quel colore, al massimo per occa-sioni formali come un matrimonio o un funerale. Invece preferisco il mar-rone che va con tut-to. Il bello delle cal-zature in questa tonalità sono le sfu-mature, che rive-lano un dettaglio della propria per-sonalità. Basta calzarle per pre-sentarsi al mondo come qualcuno che ha carattere e un certo gusto per il di-vertimento.”

D O M E N I C O V A C C A

[ Scarpa Oxford Gucci ]

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L ’ A B I T O

“La regola base? È chi lo indossa a vestire l’abito e non viceversa, quindi meglio orientarsi su un modello che fac-cia sentire a proprio agio. L’eleganza classica vale più del-le mode transitorie, che ‘datano’ tanto l’abito quanto l’uo-mo che lo indossa: un due bottoni è più classico del tre bot-toni o del mono bot-tone, così come un abito monopetto è molto più versatile di un doppiopetto, perché lo si può in-dossare per occasio-ni sia formali che informali, abbinan-do la giacca ad altri capi. Per me la scel-ta ideale perché adatto a ogni circo-stanza è un abito blu scuro monopet-to a due bottoni e dal taglio asciutto ma dalla vestibilità morbida.”

G I O R G I O A R M A N I

[ Abito Jil Sander ]

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I L P R O F U M O

“L’uomo ‘al naturale’ mi sta benissimo, ma se indossa un profu-mo, questo non deve risultare invasivo. In poche parole: le persone dalla parte opposta dell’ufficio non devono essere in grado di sentire il vostro odore.”

P A U L S M I T H

S i r i n g r a z i a M r P o r t e r . c o m

[ Eau Sauvage di Christian Dior ]

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RINASCITA DI

UNA LEGGENDA

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Nel 1968, Ferruccio Lamborghini ordinò un Riva Aquarama con due motori Lamborghini V12. Dopo esser stato venduto a una facoltosa famiglia ita-liana nel 1989, l ’Aquarama scomparve dalla circola-zione fino a quando un uomo d ’affari olandese si imbatté in questo moto-scafo e se lo portò in Olanda per restaurarlo e riportarlo alla gloria originaria.

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’odore è quello tipico di un classico moto-scafo in legno: un misto di lubrificanti, ben-zina e legno d’epoca. Questo Riva Aquara-ma, un tempo di proprietà di Ferruccio

Lamborghini, sembra però nuovo di zecca: il legno, le cro-mature, i rivestimenti, il cruscotto e i due motori V12 sono in condizioni eccezionali. Questo Aquarama è uno dei motoscafi veloci più belli mai costruiti, un’icona di dimen-sioni mitiche.

Il Riva Lamborghini è stato restaurato da Sandro Zani di Riva-World con sede a Uithoorn, in Olanda. “L’at-tuale proprietario mi telefonò nell’estate del 2010”, ci rac-conta Zani, mentre toglie con un panno una ditata dal vo-lante. “Mi disse: ‘non indovinerà mai che cosa sto pensando di comprare’. Buona parte degli esperti di motoscafi Riva sapevano dell’esistenza di questa imbarcazione di Ferruccio Lamborghini, ma nessuno, neanche Carlo Riva, sapeva esattamente che fine avesse fatto. Si scoprì che la barca si trovava in Italia e il prezzo di vendita era esorbitante. Tut-tavia, persuademmo il nostro cliente che per un Aquarama tanto speciale il prezzo era ragionevole. Iniziammo così il tipico gioco italiano del gatto e del topo col venditore.”

“In Italia, è tutta questione di alchimia interperso-nale. Non basta semplicemente mettere un’offerta sul ta-volo”, spiega Zani che è per metà italiano. “Volammo così in Italia quattro volte per negoziare il prezzo. La persona che acquistò la barca da Ferruccio era morta nel 2002, e dovemmo quindi trattare con i figli. Come succede in questi casi in Italia, li abbiamo dovuti portare fuori a cena”, ci spiega cercando di celare un sorriso. “Pochissimi sapevano che la barca era là, ma il Museo Ferruccio Lamborghini lo era venuto a sapere ed era anch’esso de-terminato a non lasciarsela sfuggire.”

Il proprietario odierno aveva ricevuto una “soffiata”.Senza questa informazione Zani probabilmente non avrebbe mai trovato il motoscafo, in quanto non era uscito alcun an-nuncio e non era mai stato messo ufficialmente sul mercato. “Era nascosto sotto un vecchio telone in un angolo dimenti-cato di un cantiere da diporto vicino a Punta Ala in Toscana e non era stato messo in acqua da almeno dieci anni. La ca-rena era parzialmente marcita e un lato era seriamente dan-neggiato. A parte questi problemi, il motoscafo era pressoché nelle condizioni originali”, ci spiega Zani. “Gli accessori, le attrezzature e i rivestimenti erano originali, e guardando den-tro la prua trovammo i documenti di registrazione originali, il manuale Riva, un contratto di vendita fra Ferruccio Lamborghini e il secondo proprietario scritto a mano, le car-te nautiche di Ferruccio e un set di utensili”.

Il design dell’ “Aquarama Lamborghini” è eterno e le sue prestazioni sono impressionanti

anche a con-fronto con gli standard mo-derni. La carena di legno è estre-mamente rigida,

taglia le acque increspate con grande facilità e vira come un moderno moto-scafo veloce.

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T E S T O : R O B B E R T - J A N M E T S E L A A R

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Sebbene l’Aquarama sem-bri nuovo di zec-ca, buona parte di esso è origina-le. E questo sta a dimostrare l’alta qualità del lavoro di restauro. Lo stesso vale per la Lamborghini 350 GT sullo sfondo.

Ferruccio Lamborghini (a sinistra) e Carlo Riva, erano entrambi uomini che esi-gevano altissimi livelli di qualità e Riva lavorò giorno e notte per rispettare la difficilissima data di consegna imposta da Ferruccio.

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Dopo lunghe trattative, l’Aquarama fu venduto al com-pratore olandese, ma non mancarono alcuni contrattempi. I venditori, una facoltosa famiglia di Bologna, dovevano ai proprietari del cantiere una somma ingente per le spese di rimessaggio dell’imbarcazione e volevano che fosse il nuo-vo proprietario a pagarle. “Furono sorpresi quando il com-pratore olandese si rifiutò di farlo”, ci spiega Zani, “e così alla fine pagarono il loro debito e il compratore accettò di portare a termine l’acquisto. Il motoscafo fu immediata-mente trasportato nei Paesi Bassi”.

Nascosti sotto un pesante portello si trovano due spettacolari V12, verniciati nel famoso blu Riva con 12 carburatori doppi Weber in perfette condizioni e un lucci-cante impianto di scarico tutto costruito a mano. Giriamo entrambe le chiavi di accensione in senso orario e premia-mo il pulsante di avviamento destro. Il motore da 4,0 litri a dritta si ridesta emettendo un profondo e gutturale rug-gito. Poiché lo scarico si riempie d’acqua, il rombo diventa più intenso, molto diverso dal borbottio cupo di un nor-male motore Riva V8. La versione da 12 cilindri è più si-lenziosa, ma il suono ha un timbro più potente.

Premendo il pulsante di avviamento, il rombo passa in modalità stereo. Al minimo, i motori girano a circa 1.000 giri/min. È dunque possibile navigare ed eseguire manovre a bassa velocità mettendoli in marcia in avanti. Sull’altro lato del volante si trova una grossa leva che con-trolla il gas e che va spostata verso l’alto per avanzare e verso il basso per retrocedere. Procediamo comodamente a una velocità di tre nodi utilizzando solo le eliche.

Non è possibile guidare un rumoroso Riva attraver-so un affollato lago senza attirare l’attenzione e dopo poco notiamo infatti numerose persone che girano intorno per dare un’occhiata da vicino. “Quando arrivò nei Paesi Bassi, lo tenemmo in rimessa per otto mesi”, ci spiega Zani ri-prendendo il suo racconto. “Il proprietario voleva riflettere con calma su come affrontare il restauro dell’imbarcazio-ne. Sei mesi più tardi riuscimmo a procurarci un motore Lamborghini V12 originale in America e decidemmo di restaurare completamente il motoscafo e riportarlo inte-ramente allo stato originale”.

Prima di tutto Zani e il suo cliente visitarono il Mu-seo Ferruccio Lamborghini a Dosso per esaminare i mo-tori originali. “Sfortunatamente i motori non erano in vendita e il museo non era per niente contento che il mo-toscafo di Ferruccio gli fosse stato soffiato da sotto il naso”. Tuttavia, poiché Zani non poteva portare a termine un restauro perfetto senza il supporto del museo, il nuovo proprietario decise di costruire un bel modello in scala del

motoscafo tutto fatto a mano per rompere il ghiaccio. “Dopo questo gesto, ci trattarono da amici e fu sicuramen-te d’aiuto anche il fatto che parlo fluentemente l’italiano”.

“Fabio Lamborghini, il manager del museo, è stato di enorme aiuto”, ricorda Zani, e si sono incontrati con lui varie volte. Inizialmente venne loro consentito solo di fo-tografare il motore e prendere alcune misure, ma più tardi il museo consentì a Zani prima di smontare alcuni gruppi del motore e, alla fine, di prenderlo in prestito, studiarlo e produrre una versione ottimizzata dei vari componenti. “Senza l’assistenza di Fabio sarebbe stato molto più diffi-cile portare a termine il progetto”.

Nel corso delle sue ricerche sulla storia dell’imbar-cazione, Zani scoprì che Ferruccio era stato estremamente esigente e che anche Carlo Riva aveva applicato standard di qualità altrettanto elevati. “Ferruccio ordinò l’Aquara-ma nel maggio del 1968 e voleva utilizzarlo già ad agosto: una richiesta assurda. L’ultima volta che ho parlato con Carlo Riva, mi disse che lavorò giorno e notte per portare a termine l’imbarcazione e che Ferruccio visitò regolar-mente il cantiere per controllare l’andamento dei lavori. Il motoscafo fu trasportato in Italia alla fine di luglio e Fer-ruccio lo provò insieme a Carlo”.

Contrariamente a quanto affermano alcune fonti, Ferruccio utilizzava sempre motori V12. “Ovviamente, ci furono alcuni problemi tecnici iniziali come è inevitabile quando si montano due grossi motori da corsa su un mo-toscafo, ma i tecnici della Lamborghini furono in grado di risolverli abbastanza rapidamente”, spiega Zani. “Ne par-lai a lungo con Lino Morosini, responsabile del reparto motori presso Riva, che aveva lavorato a lungo al progetto. Mi diede alcune informazioni molto preziose, ad esempio sull’impianto di raffreddamento. Si ricordava ancora la lunghezza esatta dello scambiatore di calore dopo 45 anni dalla sua costruzione. L’avevo già misurato prima di parla-re con lui e gli confermai ciò che già sospettavo, vale a dire che i due motori Lamborghini avevano bisogno di molto raffreddamento. La prima volta che gli parlai, mi mostrò alcune foto del motoscafo e mi disse: ‘Sandro, mi hai fatto sentire 35 anni più giovane. Dobbiamo andare in Olanda a vederlo’. Gli promisi quindi che, ultimati i lavori, avrem-mo fatto un giro insieme sul Lago d’Iseo. Sfortunatamen-te, però, Lino è morto l’anno scorso”.

Quando Ferruccio vendette il motoscafo, rimontò i motori Riva originali ed è per questo che uno dei mo-tori Lamborghini è ora esposto nel museo di famiglia. L’altro motore fu parzialmente smontato, riverniciato e rimontato su una vettura. I componenti

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IL RUMORE È ASSORDANTE MA ANCHE IRRESISTIBILE

smontati del motoscafo sono conservati nel magazzino di famiglia.

“Una volta, durante una visita al museo, incontrai uno dei tecnici che aveva lavorato per la famiglia da quando ave-va 17 anni e che sapeva esattamente cosa stavo cercando”, ci racconta Zani”. “Grazie a lui, presi in prestito varie parti originali dal magazzino e ne feci una copia in Olanda. Riu-scimmo dunque ad ottenere un’immagine sempre più chia-ra di com’era l’imbarcazione con il supporto di varie fonti”.

Copiare parti del motore, come ad esempio la spe-ciale pompa dell’acqua, la flangia del cambio e l’impianto di scarico raffreddato ad acqua, non è stata la sfida mag-giore per Zani. “Cominciammo a cercare due motori per vetture Lamborghini V12 originali da 4,0 litri. Ne trovai uno in America e l’altro presso un’azienda tedesca. Cer-cammo poi qualcuno che fosse in grado di adattarli per uso marino, e un mio conoscente mi mise in contatto con l’azienda americana Carobu Engineering. La differenza principale rispetto ai motori originali è che i nostri sono completamente ottimizzati per l’uso marino. In effetti, i V12 originali erano rimasti motori per auto dotate di cambio. Eravamo in contatto regolare con un tecnico di Phoenix chiamato Bob Wallace, che ci aiutò a raggiungere una potenza e una coppia sufficienti a bassi regimi. Era stato il collaudatore principale di Lamborghini per molti anni e aveva fatto molti esperimenti con vetture e motori”.

Carobu utilizzò la curva di potenza di un motore V8 Riva come base per la ricostruzione. L’alesaggio e la corsa vennero aumentati per mantenere bassi i giri ed entrambi i motori vennero forniti di nuovi pistoni e un nuovo albe-ro a camme. Tutti i carburatori originali Weber sono stati restaurati e tarati per bassi regimi, e Zani costruì egli stes-

so tutto l’impianto di raffreddamento, la trasmissione e i supporti del motore.

Ritornando sul lago, vediamo un treno ad alta veloci-tà sfrecciare lontano. Abbiamo ormai superato le boe gialle e possiamo finalmente tirare la manetta. Spingo la leva del gas delicatamente in avanti con la mano sinistra; i cavi sono antiquati e pesanti, e l’accelerazione è dunque imprevedibi-le. Il pesante rombo dei motori si trasforma improvvisa-mente in un feroce ululato e spingo quindi entrambe le leve in avanti, per lanciare i motori verso 5.000 giri/min.

Il rumore è assordante ma anche irresistibile. Intan-to sfrecciamo sul lago a 40 nodi. “Questa è più o meno la velocità di un normale Aquarama con due motori Riva V8 da 220 CV”, ci grida Zani. “Ma il nostro Aquarama ne fa 48 di nodi, ed è dunque il più veloce del mondo”. Il suo design è eterno e le sue prestazioni sono impressionanti anche per gli standard moderni. La carena di legno è estremamente rigida, taglia le acque increspate con grande facilità e vira come un moderno motoscafo veloce.

Una volta diminuita la potenza, la carena affonda nuovamente nell’acqua e ci sediamo sullo schienale del se-dile di comando a contemplare l’interno immacolato. “Tut-te le parti sono originali e sono state tutte accuratamente restaurate”, dichiara con orgoglio Zani. “Ho smontato la bussola e tutti gli indicatori e la strumentazione VDO del cruscotto fino all’ultima vite. Le cromature, gli interruttori, le leve del gas, il volante e buona parte dei componenti dell’interno sono originali, sebbene il pavimento di plastica e le coperture dei cuscini e dei sedili siano nuovi. Abbiamo inoltre dovuto sostituire molte parti in legno”.

A parte i due motori V12, si tratta fondamental-mente dell’Aquarama originale. La sola differenza esterna è il corrimano sul bordo del prendisole che è leggermente più basso del normale, in quanto i motori Lamborghini sono più corti dei motori Riva V8 standard.

La costruzione dei motori ha richiesto moltissimo tempo, come del resto la verniciatura dello scafo. “All’ini-zio abbiamo levigato il legno grezzo, usando una lima spe-ciale per eliminare tutte le ovvie irregolarità, dopodiché abbiamo prima usato carta vetrata grossa e successiva-mente carta molto fine per ottenere una finitura che fosse la più liscia possibile. Abbiamo lavorato con estrema cura”, spiega Zani. “Successivamente il legno è stato trattato con mordente e abbiamo applicato la prima mano di vernice, carteggiando leggermente ogni mano di vernice prima di applicare quella successiva. In totale abbiamo applicato 24 mani di vernice: questo speciale motoscafo Riva Aquara-ma durerà dunque facilmente altri 40 anni”

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Restaurato fino all’ultima vite: i due motori Lamborghini sono ottimizzati per l’uso marittimo.

La barca raggiunge così una velocità di 48 nodi.

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T E S T O : M A R C E L A N D E R S

TARDIARRIVATO

SUCCESSOUN

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È UNO DEI PRODUTTORI DI MUSICA DI MAGGIOR SUCCESSO AL MONDO E ORA CE L’HA FATTA ANCHE COME CANTANTE. HAPPY HA RAGGIUNTO IL PRIMO POSTO IN CLASSIFICA IN 175 PAESI, MA PHARRELL WILLIAMS HA ATTESO QUASI 20 ANNI PER SALIRE ALLA RIBALTA.

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uest’uomo avrebbe successo anche se suonasse un pettine con della carta velina. Ogni cosa nella carriera di Pharrell Williams produttore, musicista e remixer ne è la conferma: ha con-quistato sette Grammy e innumerevoli altri premi per il suo lavoro con Daft Punk, Robin Thicke, Miley Cyrus, Gwen Stefani, Justin Timberlake, Madonna e Shakira, nonché per il suo brano Happy. D’accordo, sarà un cliché, ma Williams è davvero una leggenda vivente. Ecco perché questo quarantunenne padre di famiglia origi-nario di Virginia Beach non sbaglia mai un colpo. E con i suoi jeans a vita bassa, la felpa gialla, le scarpe da ginnastica e il goffo cappello bombastico somiglia al suo grande mito, il pioniere della musica punk e hip-hop, Malcolm McLaren.

D G I R L è uno degli album di maggior successo di quest’anno. Cosa c’è dietro il titolo? Vuole essere un omaggio alle donne di questo mondo?PHARRELL WILLIAMS Assolutamente sì. Volevo dare vita ad un album che mostrasse tutta la riconoscenza che provo per le fantastiche donne che mi hanno dato supporto nel corso degli anni. Perciò amo dire che le donne sono i leader nella mia vita: sono loro che hanno fatto di me quel che sono. E sono loro che mi controllano a loro piacimento.

D Allora non ricoprono solo il ruolo di musa, ma sono piuttosto un’ossessione?Ah sì, decisamente. Io le amo.

D Si dice che ci sono più donne che uomini che la-vorano per Lei.Be‘, ho dieci dipendenti e otto di loro sono donne. Per me lavorano meglio e sono persone veramente eccezionali con cui lavorare. Sanno darmi ottimi consigli perché mi conoscono benissimo. E hanno un profumo più buono di quello degli uomini. E poi non devo stare a sentire tutte quelle stronzate sul sesso e sullo sport dalla mattina alla sera. Lo sport

Qnon mi interessa per niente. Con le donne si fanno conversazioni più interessanti.

D Che ne pensa Sua moglie di questo?Lei non si fa problemi. Mi conosce bene e stiamo insieme da una vita, dunque sa che cosa mi passa per la testa e sa che non ha motivo di preoccuparsi.

D Le sarebbe piaciuto essere nato donna?Perché no? Credo che sarei stato una vera bellezza [ride]. E sono certo che mi sarei fatto strada su questa Terra anche in un corpo da donna. Perché non sono uno che si accontenta, ma cerco sempre di fare qualcosa di diverso e di meglio. Qualcosa che mi distingua da ciò che fanno tutti gli altri.

D Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare... Come ha fatto a realizzare la Sua visione?Prima di tutto rendendomi conto che la musica pop può senz’altro essere un po’ bizzarra e sopra le righe – basta che dia buone sensazioni. Basta che ti dis-tragga dalla realtà di tutti i giorni e ti renda felice. Anche se solo per il tempo di una canzone.

D Com’è la Sua vita di ogni giorno? Pharrell Wil-liams è un padre e un marito modello?Credo di sì. E per una semplice ragione: perché è impor-tante per me. Passo così tanto tempo in giro, devo presen-ziare a tante riunioni, ho così tanti voli da prendere e iti-nerari da seguire che ho bisogno del sostegno della mia famiglia, delle persone che amo e che sono sempre lì per me, e queste sono mia moglie Helen e mio figlio.

D Che ha un nome piuttosto insolito…Sicuro, si chiama Rocket Man. Rocket Man Williams.

D Come Le è venuto in mente?Amo i supereroi. Come Superman, Spiderman, Bat-man e tutti i personaggi Marvel. Ma nessuno di loro mi “suonava” bene in combinazione con Williams. E allora dovetti inventarmi un mio supereroe persona-le e lo chiamai Rocket Man. Il che gli si addice a meraviglia: lui infatti è alquanto vivace. Un diavo-letto di cinque anni che non si ferma mai.

D Gli piace la Sua musica?Pensa che sia bella. O almeno questo è quello che mi dice. E non si stanca mai di sentire

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Claudia
Notiz
Be' (Akzent anders)
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Happy: la ama e non perde l’occasione per ballare quando l’ascolta, perciò direi che è una buona cavia. Se piace a lui, forse piacerà ad altra gente.

D Lei ritiene che la Sua musica sia una risposta alla cultura nera di adesso improntata alla “rabbia” e al nichilismo?Decisamente sì perché penso che il mondo possa esse-re anche bello. Non tutto deve essere per forza una val-le di lacrime. È molto importante godersi la vita per-ché altrimenti è finita. E incupirsi e fare i nichilisti non serve a niente e non ti fa andare avanti nella vita: caso mai aggrava e ingigantisce i problemi che hai.

D Happy è arrivato al primo posto in classifica in 175 Paesi nel mondo. Cosa si prova?È pazzesco! Non so che dire. È un vero e proprio shock. Qualcosa che non avrei mai immaginato, mai.

D Specialmente perché ci ha messo 20 anni ad ar-rivare dov’è adesso…Sì, ho avuto uno sviluppo lento. Ma in questi ultimi due anni i confini fra i generi si sono praticamente dissolti. Non esiste più una demarcazione netta fra rap, rock e pop: È diventata un’unica cosa e la gente è più aperta a questo. L’accettano con naturalezza. Intendiamoci, ov-viamente ho avuto anch’io le mie difficoltà ai tempi quando ognuno restava confinato nel proprio orticello.

D E che cosa La spinge a collaborare con un artista? Come decide se accettare un lavoro di produzione?Ci deve essere spazio per consentirmi di fare qualco-sa, di dare il mio contributo a una canzone e spin-gerla verso una nuova direzione e portarla su un al-tro piano. Ma a volte gli artisti sono così bravi da non avere assolutamente bisogno di me.

D Chi è in cima alla sua lista personale di artisti con cui vorrebbe lavorare?Prince. Sarebbe un sogno che diventa realtà per me. L’ho anche incontrato un paio di volte, ma lui non ha bisogno di me, semplicemente perché ha tanto talento di suo. Non saprei proprio come migliorare la sua produzione musicale, davvero.

D Qualcun’altro?Non mi dispiacerebbe lavorare con gli U2 o i Metal-lica. Quella sarebbe una bella sfida. Farei volentieri

più rock, che è poi quello che ascolto quando sto per conto mio. E anche la musica country.

D Musica country? Sta scherzando?Perché no? Prenda il brano 4x4 che ho scritto per Miley Cyrus: per me era un pezzo dal sapore decisa-mente country, ed è un sound che mi piace.

D Allora la potremmo vedere lavorare con Dolly Parton o Kris Kristofferson?Potrei passare facilmente al genere country. Il fatto è che non ho ancora stabilito contatti in quel mondo. Magari mi tocca chiamare Miley e farmi presentare alla zia Dolly. Potrebbe essere divertente.

D E che fine ha fatto il Pharrell batterista? È ancora vivo?Sì, assolutamente. Molto vivo. Ho sempre voluto suo- nare la batteria in una band. Ma non mi è mai capi-tato, ed è un vero peccato. Non lo farei per soldi o per attirare l’attenzione o roba del genere. Insomma, se conosce una band che ha bisogno di un batterista, mi avverta subito.

D Oltre alla musica, ormai si occupa di moda e di mobili, sculture, gioielli e creazioni multimediali. Qual sarà la prossima mossa?Case prefabbricate.

D Cosa?È il mio sogno. E ci sto lavorando da un paio d’anni.

D Che aspetto avranno?Be‘, in realtà la domanda vera dovrebbe essere: “Che sen-sazione daranno?” Che sensazione dà quella canzone? Quando indossa quei vestiti, che cosa prova? Penso che negli ultimi 20 anni abbiamo passato tanto tempo a con-centrarci sull’aspetto estetico delle cose e ora la domanda dovrebbe essere: “Che cosa si prova?” Questa è l’idea che sta dietro a tutto ciò che faccio.

D Allora saranno case “felici”?Decisamente! Allegre e che sollevano il morale. Non voglio opere d’arte o cose astratte e fredde. L’unica cosa che conta è che facciano stare bene, ed è questo il mio traguardo. Non voglio la funzionalità, non vo-glio il minimalismo, voglio solo qualcosa che spri-gioni felicità e che la trasmetta a chiunque la abiti.

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Claudia
Notiz
Be' ist richtig
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“L’UNICA COSA CHE CONTA È IL SENTIMENTO.”

D Be‘, tanto di cappello e in bocca al lupo. Musicis-ta, produttore, architetto, designer… C’è qualcosa che non sa fare?Ci sono naturalmente cose di cui non ho la più pal-lida idea. Sono solo un essere umano. Ad esempio, non mi azzarderei mai a far da mangiare – finirei probabilmente col mettere a fuoco l’intera cucina.

D È davvero così negato?Sì. Non so come usare un forno o su quanti gradi regolarlo, e questo è uno dei motivi per cui mi piac-ciono i Toaster Strudel. Non puoi sbagliare con loro: li metti nel tostapane e aspetti finché non sono pronti. È cucina essenziale per uomini, e a volte quel cibo mi rende veramente felice.

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Claudia
Notiz
Akzent: Be'
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FANTASIA IN BLU

Bellezze a confronto: la Lamborghini Aventador Ad Personam a Venezia

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F O T O : B E R G E R – F E S S L E R – H E L L E R

Bellezze a confronto: la Lamborghini Aventador Ad Personam a Venezia

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UNICA IN OGNI SENSO: AD PERSONAM SIGNIFICA INDIVIDUALITÀ NELLA SUA FORMA PIÙ PURA

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IL CARATTERE DI UNA CITTÀ È COME L’ANIMA DI UN’AUTO: SOLO QUELLE VERAMENTE SPECIALI RESTANO IMPRESSE PER SEMPRE NELLA MEMORIA

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L’ARTISTA IMPRIME UNICITÁ CON LA SUA CIFRA PERSONALISSIMA. QUESTO VALE SIA PER GLI ARCHITETTI CHE PER I COSTRUTTORI DI AUTO

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Claudia
Notiz
Akzent: UNICITÀ
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ANCHE IL DETTAGLIO PIÙ MINUTO PUÒ ESPRIMERE CARISMA. MA È LA FORMA NELLA SUA INTEREZZA CHE CONFERISCE PERSONALITÀ

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E la nave va: il solo modo per raggiungere il Ponte di Rialto con il nostro prezioso carico è su di una chiatta. Ma per Venezia - questo e altro.

Ulteriori informazioni sul nuovo programma di personalizzazione Ad Personam a pagina 84.

Dati tecnici

AVENTADOR Coupé LP 700-4

Consumo urbano: 24,7 l/100 kmConsumo extraurbano:10,7 l/100 kmConsumo combinato: 16,0 l/100 kmEmissioni di CO2:370 g/km

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Portafucile, ricetrasmittente a due vie, sistema di monitoraggio video, comparto frigobox per il trasporto di organi per trapianti, defibrillatore. Non c’è che dire: è una dotazione molto speciale. Si tratta dell’allestimen-to esclusivo della Huracán LP 610-4 Polizia, che non è né una concept car né un’operazione di marketing, ma rientra nella lunga tradizione di colla- borazione tra la Lamborghini e la Polizia di Stato. Due Gallardo sono in servizio a Roma e a Bologna dal 2004, e lo scorso maggio il comando centrale della polizia romana ha preso in consegna una Huracán con la livrea bianco-azzurra “Blu Polizia”. La speciale versione a 619 cavalli sarà impiegata per le emergenze mediche e come veicolo da inseguimento in autostrada. Con una velocità massima di 325 km all’ora, cercare di tenerle testa può rivelarsi un’idea poco intelligente.

LAMBORGHINI POLIZIA UNA HURACÁN IN DIVISA

F A S TH E R O

Dati tecnici

HURACÁN LP 610-4Consumo urbano: 17,8 l/100 kmConsumo extraurbano:9,4 l/100 kmConsumo combinato:12,5 l/100 kmEmissioni di CO2:290 g/km

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