Madonna assisa in trono con il Divin Pargolo - Parrocchia di · PDF fileTonino Bello, Vescovo...

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mensile della comunità di Salò ANNO LXV - n. 5 Maggio 2016 In coperna: Madonna assisa in trono con il Divin Pargolo Zenone Veronese (Verona, 1484 – Salò, 1554) - Tempera e foglia d’oro a missione. Il dipinto è pervaso di un’atmosfera inma, quasi domesca, messa in evidenza dall’ambien- te: una terrazza con un alto parapeo coperto da un drappo di velluto blu, al di là del quale si intravedono le fronde di un albero e alcune candide nuvolee. Il sedile marmoreo, dotato di predella, è decorato con due cornucopie dorate avvolte in foglie d’acanto. Sono di effeo i contras cromaci dell’abito della Vergine. Il risvolto giallo del mantello si snoda come una serpenna, dal collo fino ai piedi. Il rosso e il blu della veste e del manto si rincorrono sulle ginocchia, sulle braccia, sul seno della Madonna.Gli esper affermano traarsi di una delle prime opere di Zenone, composta mentre era impegnato nell’esecuzione del Compianto del Duomo (1513) e nella doratura degli altari di S. Caterina e S. Giuseppe (1515).

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mensiledella

comunitàdi Salò

ANNO LXV - n. 5 Maggio 2016

In copertina: Madonna assisa in trono con il Divin PargoloZenone Veronese (Verona, 1484 – Salò, 1554) - Tempera e foglia d’oro a missione.

Il dipinto è pervaso di un’atmosfera intima, quasi domestica, messa in evidenza dall’ambien-te: una terrazza con un alto parapetto coperto da un drappo di velluto blu, al di là del quale si intravedono le fronde di un albero e alcune candide nuvolette. Il sedile marmoreo, dotato di predella, è decorato con due cornucopie dorate avvolte in foglie d’acanto. Sono di effetto i contrasti cromatici dell’abito della Vergine. Il risvolto giallo del mantello si snoda come una serpentina, dal collo fino ai piedi. Il rosso e il blu della veste e del manto si rincorrono sulle ginocchia, sulle braccia, sul seno della Madonna.Gli esperti affermano trattarsi di una delle prime opere di Zenone, composta mentre era impegnato nell’esecuzione del Compianto del Duomo (1513) e nella doratura degli altari di S. Caterina e S. Giuseppe (1515).

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2 Vita di parrocchia a cura della Redazione

HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Bottura Simone Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE:

Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

S. Rosario di Maggio per tutti** Prima settimana 2 - 6 maggio alle ore 20,30 (da lunedì a venerdì) nella chiesa di S. Benedetto. ** Seconda settimana 9 - 13 maggio alle ore 20,30 (da lunedì a venerdì) nella chiesa delle Rive. ** Terza settimana 16 - 20 maggio alle ore 20,30 (da lunedì a venerdì) nella chiesa di S. Giuseppe. ** Quarta settimana Venerdì 27 maggio alle ore 20,30 Santo Rosario recitato in Oratorio. ** Quinta settimana Lunedì 30 maggio alle ore 20,30 Santo Rosario recitato nella chiesa delle Suore Ancelle.** Il 31 maggio alle ore 21.00, partendo dalla chiesa di Renzano, reciteremo il Santo Rosario in pellegrinaggio fino al Santuario Madonna del Rio.NOTA: Ogni Venerdì i RAGAZZI pregano in ORATORIO

Giornate Eucaristiche Parrocchiali Lunedì 23 maggio a S. Bernardino: ore 9,00 Lodi e S. Messa alla Visitazione: ore 16,30 Esposizione - adorazione ore 18,30 Vespri e S. Messa

Martedì 24 maggio Suore Elisabettine: ore 16,30 Esposizione - adorazione ore 18,30 Vespri e S. Messa

Mercoledì 25 maggio Suore Ancelle: ore 16,30 Esposizione - adorazione ore 18,30 Vespri e S. Messa

Giovedì 26 maggio a S. Bernardino: ore 16,30 Esposizione e adorazione ore 20,30 S. MESSA con processione da S. Bernardino fino al Duomo

NOTA: Ognuno si organizzi per un «momento di Adorazione eucaristica personale»

nei momenti programmati!

Tappe della vita Sono tornati alla casa del Padre:Personi Mauro, anni 57Dini Liliana ved. Gargano, anni 92Seminario Maria ved. Quarena, anni 93Podavini Faustino, anni 88Apollonio Andreina ved. Turla, anni 89Salodini Angela ved. Turina, anni 92 --------------------------------------------------------------- 21 giugno 1937 12 maggio 2104

Nel secondo anniversario della morte di

ADRIANO TAROLLIi familiari e gli anici lo ricordano con immutato affetto. Una Santa Messa in suffragio sarà celebrata giovedì 12 maggio alle ore 9,00 nella Chiesa di S. Bernardino.

Marco PersoniSe ne è andato con rapidità e… non in silenzio. Il suo stile di vita e di rapporto, oltre che la sua gio-vanile età (58 anni), l’avevano legato a tanti amici. Angelo, Alfredo, Marco, Mauro, Nicola e tanti al-tri, della Fossa o del venerdì e sabato sera, l’han-no ancora ben impresso negli occhi e nel cuore. Il suo stile di fare il commercialista non mandava in crisi il legame da «ragazzo di paese» con gli al-

tri, anzi lo intensificava. L’hanno salutato in tan-ti e lo ricordano ancora con simpatia, stima e af-fetto. Amava tanto il suo Salò e quotidianamente intensificava il suo rap-porto di affetto a tutto e a tutti.

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3La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

La terra e il cielo, anche se sono stati e sono sem-pre uno accanto all’altro, non si sono mai me-

scolati e fusi: dalla terra è sempre esistita la tensione per arrivare là in alto e il desiderio di conoscere quel qualcosa che sta là e oltre. Anche per la nostra vita spirituale e ascetica c’è sem-pre stata ricerca e tensione… perché da là siamo par-titi e là ritorneremo!

I nostri antichi, i nostri vecchi, i saggi, i santi… hanno vissuto questa tensione e hanno an-che scritto in merito. Il problema coinvolge anche noi, presto o tardi…S. Agostino dopo aver militato in tutte le scuole filosofiche del suo tempo (dal ma-terialismo al mani-cheismo, all’aristoteli-smo, allo scetticismo, al platonismo), trovò

piena risposta al suo cuore inquieto nella fede cri-stiana, di cui divenne uno dei più grandi Padri. Il modo migliore per ricordarlo è riportare due sue riflessioni: La prima è uno stimolo a cercare e vivere la verità, che è anzitutto dentro di noi: “Non uscire fuori. Ri-entra in te stesso. Nell’intimo dell’uomo abita la veri-tà. E se ti trovi mutevole, trascendi te stesso!” La seconda riflessione è un invito a non sottovalutare la nostra inquietudine, che è desiderio di vera pace interiore: “O Signore, ci hai creati per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te!”Il cielo deve penetrare in noi… e noi dobbiamo non smettere di SOGNARE il cielo … o in direzione del cie-lo: quella è la nostra casa!Il nostro Papa Francesco in una delle sue omelie a Santa Marta dice che la seconda creazione di Dio è ancora più “meravigliosa” della prima, perché “quan-

do il Signore ‘rifà’ il mondo rovinato dal peccato”, lo ‘rifà’ in Gesù Cristo. In que-sto rinnovare tutto, Dio manifesta la sua immensa gioia, perché si realizzerà il Lui in me e il Io in Lui. Ce l’ha detto e ribadito in conti-

nuità nell’Evangelii Gaudium e nell’A-moris Laetitia… e lo ripete con insistenza soprattutto ai giova-ni: NON LASCIATEVI DERUBARE DELLA SPERANZA.Poche parole di due grandi uomini pos-sono illuminarci su

questo «cammino». Mons. Tonino Bello, Vescovo di Molfetta (morto nel 1993) “Il mio sogno è portare il sorriso, il coraggio e la speranza a tutti coloro che in-contro”. Steve Jobs, fondatore dell’impero informati-co dell’Apple, che si diceva: «Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni matti-na allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi? »… e ai giovani appena laureati a Stanford (USA) urlava quanto aveva sempre detto a se stesso: “Non soffocate la Speranza e SOGNATE!…Siate affa-mati, siate folli”. Che c’è da cambiare? Dobbiamo guardare e tendere al cielo, trasformando con grinta e Fede la nostra ter-ra, l’uomo che incontro e che mi incontra.

CIELI NUOVI… terra nuova…

Se un giorno tornerò alla vita la mia casa non avrà chiavi:

sempre aperta, come il mare, il sole e l’aria.

Che entrino la notte e il giorno, la pioggia azzurra, la sera, il pane rosso dell’aurora;

la luna, mia dolce amante.

Che l’amicizia non trattenga il passo sulla soglia, né la rondine il volo,

né l’amore le labbra. Nessuno.

La mia casa e il mio cuore mai chiusi: che passino

gli uccelli, gli amici, e il sole e l’aria.

(da: Ditemi com’è un albero di Marcos Ana)

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4 Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

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Amoris laetitia, un amore dallo sguardo pastorale Un documento per comunicare il tenero e intenso abbraccio della Chiesa alle famiglie, in particolare a quelle ferite, per le quali occorre accoglienza, accompagnamento costante e pre-ghiera per la conversione: questo e molto altro è Amoris lae-titia, l’esortazione apostolica post sinodale di papa Francesco, che raccoglie i risultati dei due Sinodi sulla famiglia celebrati nel 2014 e nel 2015.Dopo la presentazione ufficiale avvenuta a Roma l’8 aprile, la Santa Sede ha chiesto che ogni singola diocesi mettesse in campo un’analoga iniziativa. Brescia l’ha vissuta il 12 aprile, con il vescovo Monari, il cancelliere mons. Marco Alba, don Giorgio Comini, direttore dell’Ufficio famiglia e la coppia di coniugi Rita e Mirco Pizzoli. Ampi settori dell’opinione pubbli-ca si aspettavano novità soprattutto in tema di riammissione alla comunione dei cattolici divorziati che hanno contratto un nuovo matrimonio civile. A questo proposito mons. Marco Alba ha commentato che nel documento non si trovano in-terventi magistrali che risolvono in via definitiva la questione. Si presenta invece un nuovo approccio pastorale verso situa-zioni matrimoniali irregolari. Il Papa chiede attenzione alle di-verse situazioni concrete che sperimentano la sofferenza. Un approccio che chiede grande pazienza, perchè il documento sinodale non ha la pretesa di avere soluzioni univoche da pro-porre. Questo modus operandi potrebbe generare confusio-ne e qualche rischio, per questo servono discernimento e un cammino diocesano di riflessione.

Incontro a LesboDa un lato l’Europa alza muri di fil di ferro, chiude le frontiere, rispedisce i rifugiati alla Turchia; dall’altro lato parte l’offensi-va umanitaria dei leader delle Chiese cristiane. Papa France-sco, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e sua Beatitudine Hieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia si sono dati appuntamento il 14 aprile a Lesbo, l’isola del mar Egeo, da mesi diventata meta obbligata di migliaia di rifugiati in fuga dai Paesi in guerra dal bacino del Mediter-raneo e dalla regione del Medio Oriente. Le chiese cristiane europee hanno deciso ancora una volta di mettere da parte rivalità antiche, dissensi dottrinali e lontananze durate secoli, di fronte al dramma umanitario di migliaia di uomini, donne

e bambini che disperatamente cercano di raggiungere l’Euro-pa. Papa Francesco, durante la visita al campo di Moria, dove vivono circa 2500/3000 profughi, dà una lettura di questo incontro: come uomini di fede “desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità. Dio ha creato il genere umano perché for-mi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperien-za quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità. Ma sappiamo anche che queste crisi possono far emergere il meglio di noi. Lo avete visto in voi stessi e nel popolo greco, che ha genero-samente risposto ai vostri bisogni pur in mezzo alle sue stesse difficoltà”. I tre capi delle Chiese cristiane hanno firmato una dichiarazione congiunta sulla situazione dei profughi, che si conclude con un appello accorato: “Esortiamo la comunità internazionale a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere, ad ogni livello, politiche inclusive che si estendano a tutte le comunità religiose. La terribile situazio-ne di tutti coloro che sono colpiti dall’attuale crisi umanitaria, compresi tantissimi nostri fratelli e sorelle cristiani, richiede la nostra costante preghiera.”

Vangelo di Marco, lettura sempliceA partire dal 2012 il nostro vescovo Luciano ha avviato un cammino con i sacerdoti della diocesi per la conoscenza e l’approfondimento dei quattro testi evangelici, partendo dal Vangelo di Marco. Quelle proposte dal vescovo Monari sono state lezioni che hanno appassionato chi ha avuto modo di se-guirle. Lezioni “semplici”, come le ha definite lui stesso apren-do il ciclo di lezioni sui Vangeli. Lo stile, la capacità espressiva di mons. Monari, in grado di tradurre in parole comprensibili e accessibili a chiunque anche i concetti più impegnativi han-no convinto l’Opera Diocesana San Francesco di Sales, editore de “Il Sale”, a inserire nella collana anche queste lezioni che il Vescovo di Brescia negli anni ha dedicato ai Vangeli. Lezioni semplici, dunque, ma non banali e scontate, in grado di dire qualcosa di nuovo e originale a chi con il racconto evangelico ha una consuetudine quotidiana, ma anche a quelle persone che con il Vangelo hanno un rapporto saltuario, discontinuo.

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5In ascolto della Parolaa cura di Oswald

L’Eucaristia è il cuore della vita della Chiesa. Quale grande mistero av-

volge il Corpo e il Sangue di Cristo che ci sono donati nell’Eucaristia? È più forte del semplice ricordo di Cristo… È mistero del-la presenza del Signore. Esso affonda le sue radici nell’ultima cena ed è dono che la Chiesa primitiva raccolse e ha fatto giun-gere fino a noi. Oggi, domenica 29 maggio, contempliamo la presenza sacramentale di Gesù nell’Eucaristia. Il dono che Egli ha fatto di se stesso nei segni del pane e del vino richiama l’Ultima Cena, anticipo del sacrificio sulla croce. L’Eucaristia sia per noi il pane di vita per il nostro cammino.Nella prima lettura, tratta dal libro della Genesi (14, 18-20), ci viene presentata la fi-gura misteriosa di Melchisedek, re pagano di Salem e sacerdote del Dio altissimo che, offrendo pane e vino, benedice Abramo, padre dei credenti che è reduce dalla spe-dizione punitiva contro i quattro re: il gesto è solo un segno di collaborazione. Tuttavia, essendo Melchisedek anche sa-cerdote, il gesto può essere anche un rito di ringraziamento per la vittoria, tanto è vero che nel versetto 19 viene conservato il testo d’una benedizione: … e benedisse Abram con queste parole. “Sia benedet-to Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici”. E (Abramo) diede a lui la decima di tutto.Nella seconda lettura, ricavata dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (11, 23-26) ci viene detto che celebrare l’Euca-ristia, per san Paolo, è entrare nella corren-te della “Tradizione”. Ci viene presentato il racconto della istituzione dell’Eucaristia, già diffusa nelle comunità cristiane… Ogni volta infatti che mangiate questo pane e

bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finchè egli venga. La santa “tradizione” dell’Eucaristia è collegata da Paolo al Cristo stesso ed è presentata fedel-mente anche dall’apostolo. Nella formula del pane eucaristico viene marcato l’aspet-to del sacrificio e della redenzione: “Que-sto è il mio corpo, che è per voi; fate que-sto in memoria di me”. L’efficacia di questa donazione è legata al concetto biblico di “memoriale”. Esso è sì, legame col passato, cioè col sacrificio di Cristo, sorgente di ogni salvezza, ma è presenza attuale: “ Fate que-sto in memoria di me”. La formula del calice eucaristico è centrata sul tema della “nuova alleanza”. Cristo sta-bilisce una vera alleanza, non più col san-gue versato sul popolo come al Sinai (Es 24) ma col suo sangue strumento perfetto di comunione tra Dio e la creatura. Ma è

anche una “nuova alleanza” nello Spirito e nell’interiorità e non più nell’esteriorità di riti e di leggi. Non per nulla, da questa alleanza, nasce la Chiesa, corpo di Cristo.Dal Vangelo, secondo Luca (9, 11-17), veniamo a conoscenza di come “…Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”. La moltiplicazione dei pani ha subìto in Luca, come negli altri evangelisti, una re-visione allusiva eucaristica. Infatti, al di là degli echi antico-testamentari riguardanti il tema del banchetto messianico e della sazietà da esso offerta all’umanità intera, è significativa la sottolineatura data ai ver-bi dell’azione di Gesù: “Prese i pani; levati gli occhi al cielo; li benedisse; li spezzò; e li diede. È evidente anche, per Luca, l’allu-sione all’apparizione di Emmaus: “prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”.

“CORPUS DOMINI”, con questa espressione latina che significa “Il Corpo del Signore”, si indica la festa eucaristica celebrata attualmen-te dopo la domenica successiva a quella della SS.ma Trinità. L’origine di questa festa, nata in Occidente, è legata alla devozione all’ostia san-ta, anche in risposta agli errori del teologo francese del sec. XI, Beren-gario di Tours, che negava la pre-senza reale di Cristo nell’Eucaristia, affermando solo la presenza spiri-tuale. La festa fu estesa a tutta la Chiesa da Urbano IV (1264). Dopo la riforma del concilio Vaticano II, la festa viene denominata “Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo”.

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Gesù prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedi-zione, li spezzò e li dava ai discepoli.

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6 Caritas e Vita Missionaria

Esistono tanti tipi di storie, storie bel-le, brutte, che ti incuriosiscono e che passano inosservate. Poi ci sono sto-rie diverse, di quelle che anche solo ascoltarle ti mettono in circolo mille emozioni diverse. E qui, dove mi tro-vo da cinque mesi, di queste storie ce ne sono tante. Pacotì è il nome di questo Paradiso terrestre, un collegio che ospita cir-ca duecentosessanta, tra bambini e bambine, che vengono segnalati dai servizi sociali per le gravi situazioni famigliari in cui si trovano. Il motore di tutto questo sono Lieta e Angelo, due italiani, ormai qui da quasi qua-rant’anni che con il loro fantastico lavoro trasmettono a questi bambini, con un amore immenso, e soprattut-to con una Fede davvero sentita, le regole, l’educazione e l’impegno che sempre poi dovrà accompagnarli du-rante tutto il loro cammino, di scuo-la, di lavoro, ma soprattutto di vita. In questo collegio i bambini rimango-no dal lunedi al sabato mattina, nel weekend tornano dalle loro famiglie. Durante la settimana vanno a scuo-la, svolgono diverse attività nel dopo scuola, con la possibilità di cono-scere molte nuove cose, fare cono-scenze ed esperienze che li forma-no sotto tanti diversi punti di vista. Qui il mondo funziona in un modo un po’ diverso da come l’ho sempre vis-suto io a casa, sono partita da cinque mesi e ancora mi stupisco della sem-plicità con cui viene affrontata ogni cosa o problema, la fretta direi che non è proprio di casa. Per chi non è abi-tuato all’inizio è difficile convivere con persone così diverse, ma basta qual-

che giorno e non te ne andresti più. Ho passato lontana da casa anche le festività più importanti, come il Natale e la Pasqua, ma devo dirlo, le ho vis-sute con un’intensità maggiore rispet-to a sempre. È vero, anche quella ha fatto la sua parte sicuramente, ma penso che quando si è circondati da persone che si comportano in modo spontaneo, che si interessano di te senza secondi fini, senza volere nulla in cambio, ti senti un po’ a casa an-che a 10.000 km di distanza: Cambi completamente la vita da tutte quelle cose che il più delle volte ti strappa-no dalla realtà. Ho imparato a vedere molte cose con occhi diversi, mi sono stupita anche delle cose più semplici, come un abbraccio, una parola, ve-dere i bambini correre in ogni dove a piedi nudi. Mi sono commossa guardando le azioni più comuni, come uno scam-bio della pace durante una Messa in Portoghese, all’inizio per metà non capita, ho provato emozioni che mai avrei immaginato. Ma soprattutto mi sono fatta tante nuove doman-de e ho iniziato a chiedere PER-CHÈ. Una cosa che da noi purtrop-po manca, soprattutto tra gli adulti. A fine di questo periodo di Servizio Ci-vile, che terminerà a settembre, avrò imparato sicuramente tanto, perchè qui niente ti attraversa per caso, tutto ti resta dentro. Sarà un’esperienza, un bagaglio che porterò con me per tutta la vita, in ogni cosa che farò e che vedrò ci saranno gli occhi di que-sti bambini, i loro sorrisi e ogni piccolo angolo di questo Paradiso. Marta

Un’esperienza indescrivibile

Gli insegnamenti di Papa Francesco sull’elemosina

Ho partecipato al pellegrinaggio organizzato dalla nostra Diocesi in occasione della udienza straordinaria di Papa Francesco, avvenuta sabato 9 aprile in piazza S. Pietro. Mi pare che l’intervento del Papa interpelli in modo sor-prendente noi volontari Caritas, pertanto riporto di segui-to i passi più significativi che possono essere oggetto del nostro ripensamento. “Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci permette di scoprire un aspetto essenziale della misericordia: l’elemosina”. “Ci sono pagine importanti nell’antico testamento, dove Dio esige un’attenzione particolare per i poveri che, di volta in volta, sono: i nullatenenti, gli stranieri, gli orfani e le vedove”. “Insieme all’obbligo di ricordarsi di loro, viene data anche un’indicazione preziosa: dai generosamente e, mentre doni, il tuo cuore non si rattristi (Dt 15,10). Ciò significa che la carità richiede, anzitutto, un atteggiamen-to di gioia interiore. Offrire misericordia non può essere un peso o una noia da cui liberarci in fretta. Gesù ci ha lasciato un insegnamento insostituibile in proposito. Anzi-tutto ci chiede di non fare l’elemosina per essere lodati e ammirati dagli uomini per la nostra generosità”.“Non è l’apparenza che conta, ma la capacità di fermarsi per guardare in faccia la persona che chiede aiuto. Ognu-no di noi può domandarsi: io sono capace di fermarmi, guardare in faccia, guardare negli occhi, la persona che mi sta chiedendo aiuto? Non dobbiamo identificare quin-di l’elemosina con la semplice moneta offerta in fretta, senza guardare la persona e senza fermarsi a parlare per capire di cosa abbia veramente bisogno. Allo stesso tempo, dobbiamo distinguere tra i poveri e le varie forme di accattonaggio che non rendono un buon servizio ai veri poveri”.Ora mi resta il compito di valutare se noi volontari, la no-stra Caritas, siamo in sintonia con gli insegnamenti del Papa, della Chiesa. Di sicuro le nostre attenzioni vanno verso i soggetti ri-chiamati: nullatenenti, stranieri, orfani e vedove. Ogni giorno abbiamo contatti con queste persone, cui diamo “l’elemosina” in pacchi viveri, vestiario, contributi per il pagamento di affitti arretrati, bollette, rette scuola.Mi sembra anche che la nostra attività sia svolta con se-renità, con gioia ed allegria nei nostri rapporti, leggerezza e apertura mentale verso quelli che aiutiamo. Ciò non si-gnifica che siamo superficiali e che non siamo all’altezza di vedere se qualche assistito magari se ne approfitta: con delicatezza, ma nello stesso tempo con fermezza, indaghiamo e, dove occorre, interveniamo a rimettere le situazioni nei giusti confini. Altrettanto sicuro sono del fat-to che la nostra opera non è fatta per essere lodati, anzi in certe occasioni portiamo a casa anche qualche bron-tolio per aver fatto notare a qualcuno di non pretendere l’impossibile e di comportarsi in modo educato.Sul punto che riguarda l’attenzione a chi chiede aiuto, il “guardare negli occhi”, il “fermarsi a parlare” abbiamo qualche lacuna perché in alcuni momenti l’assillo della “distribuzione” non ci dà la possibilità di ampliare il rap-porto e di portarlo sul piano umano della conoscenza e della comprensione. Dopo i grandi passi compiuti sul piano dell’approvvigionamento degli alimenti, ampliando la platea dei nostri “fornitori”: Agea, Banco Alimentare, Magazzino ottavo giorno, Alpini, ci ripromettiamo di impe-gnarci anche in questo ultimo compito della “vicinanza” che, siamo sicuri,è oltretutto il più importante. Sergio Scioli – Caritas zonale

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7Santo del mesea cura di Luisa Madureri

San Pio torna a casaFebbario 2016: è l’Anno Santo indetto da Papa Francesco e la salma di Padre Pio, in una teca di cristallo, lascia l’abi-tuale dimora a San Giovanni Rotondo. La venerazione è prima a Roma, poi a Pietralcina, suo paese di nascita; la pre-visione del santo si avvera: «Tornerò non da vivo, ma tra molti anni», dice il frate poco prima di morire. E tutti sono entusiasti, commossi: «Lui è nostro, ha respirato questa aria, ha im-parato a vivere qui». Ci sono ghirlande, bandiere, palloncini colorati lungo la via che percorre la salma sino alla chiesetta dell’Olmo, costruita nel luogo dove pa-dre Pio riceve le prime stimmate, dove ci sono le pietre su cui si siede per pregare e meditare: «sono il seggiolone di padre Pio», spiega il padre guardiano del con-vento. Sono tre giorni di festa intensa, di incon-tri di preghiera, di recite continue del ro-sario: «Perché proprio qui, a Pietralcina, è cominciato il cammino di San Pio al seguito di Cristo sulla via del Calvario», dicono i frati cappuccini. Poi il ritorno a San Giovanni Rotondo, dove, prima di ri-entrare nella chiesa di San Pio, le reliquie rimangono due giorni alla “Casa della Sofferenza”, il grande ospedale voluto dal Santo ed inaugurato nel 1956, creato con le generose offerte dei tanti devo-ti di padre Pio, che in questa occasione dice: «È la preghiera, questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo».

Una straordinaria vitaFrancesco Forgione nasce a Pietralcina, piccolo paese agricolo vicino a Beneven-to, il 25 maggio 1887. I genitori, Grazio e Maria, sono umili contadini, molto catto-lici: la preghiera, il rosario quotidiano, la devozione a S. Francesco d’Assisi, l’umil-tà, accompagnano le giornate di lavoro. Lavora presto nei campi e solo dopo i dodici anni inizia a studiare: ma recupera in fretta, sotto la guida di un sacerdote che vede in lui grandi qualità cristiane. Il desiderio di diventare sacerdote gli vie-ne dalle conversazioni con un frate del convento che spesso giunge a Pietralcina per raccogliere offerte: è una decisione sicura e tranquilla. L’ultima notte trascorsa a casa, è il gen-naio 1903, ha una visione – e sempre ne ha nella sua vita - in cui Dio e Maria lo in-coraggiano e gli assicurano la loro predi-lezione. Scrive padre Agostino: «Quando l’ebbi studente in teologia, conobbi pa-

dre Pio nel 1907. Era buono, obbedien-te, studioso, sebbene malaticcio…. Per il continuo pianto che faceva meditando sulla Passione di Cristo, fra Pio si amma-lò negli occhi». Soffre di “infiniti affanni” fisici per tutta la vita, ma mai si lascia condizionare da questi nel suo magnifico cammino verso la santità. Nel 1907 professa i voti so-lenni e nel 1910 è ordinato sacerdote: è in questo periodo che compaiono nelle sue mani le stimmate e, da alcuni anni, subisce, con grande gioia, quasi ogni set-timana la coronazione di spine e la fla-

gellazione. Comincia anche ad emanare un persistente ed ineffabile profumo: «Chi diceva di sentire profumo di rose, chi di violette, di gelsomino, di incenso, di giglio, di lavanda»: e questo per tutta la vita. Nel 1916 giunge a San Giovanni Rotondo e vi rimane sino alla morte, il 23 settem-bre 1968. La fama delle stimmate si spar-ge in Italia, nel mondo e nel convento di San Giovanni iniziano a giungere in pel-legrinaggio fedeli, per ottenere grazie, per vederlo, per avere da lui una parola di conforto, per confessarsi: diventa, nel-la devozione dei fedeli di tutto il mondo, uno dei santi più amati del novecento. La sua è una straordinaria avventura di tau-maturgo e di apostolo del confessionale. Trascorre nel confessionale quattordici-sedici ore al giorno, in ascolto dei pec-cati, per ricondurre le anime a Dio. La sua celletta, la numero 5, ha un cartello con la celebre frase di San Bernardino: «Maria è tutta la ragione della mia spe-

ranza». Una volta gli chiedono: «Esiste una scorciatoia per il Paradiso?» «Si – risponde – è la Madonna. Essa è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori eterni». Egli invita sempre i fe-deli a pregare il Rosario ed a vivere imi-tando la Madonna nella virtù quotidiana: l’umiltà, la pazienza, il silenzio, la purez-za, la carità. «Vorrei avere una voce così forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna».

L’Angelo CustodeNel gennaio 1990 Padre Pio è procla-mato Venerabile, nel maggio è Beato e il 16 giugno 2002 è proclamato Santo in piazza San Pietro da Papa Giovanni Paolo II come San Pio di Pietralcina. C’è molta empatia fra padre Pio e don Karol Wojty-la ed è nota la numerosa corrispondenza epistolare fra loro. Il futuro Papa chiede a padre Pio di pregare per la sua ami-ca Wanda Poltawska molto malata, poi miracolosamente guarita ed altre volte chiede di intercedere per lui. Subito dopo la guerra, don Wojtyla va in pellegrinag-gio a San Giovanni Rotondo per incon-trare il frate. «Qui – scrive un giornalista presente – don Karol celebrò la messa e si confessò dal padre, che poi salutò as-sieme ad altri fedeli».Di ritorno dal viaggio, il professore Enri-co Medi, scienziato di grande fede, mol-to devoto di padre Pio, che accompagna Wojtyla da Roma, «raccontò che, appena padre Pio lo vide, lo guardò negli occhi e gli disse: “Tu sarai papa, ma vi sarà sangue e violenza”». E il giovane sacer-dote commenta con Medi: «Professore, padre Pio ha scherzato: io sono polacco, non potrò mai diventare Papa». San Pio è davvero tutto: è chiaroveggente, opera miracoli e guarigioni, ha il dono della bi-locazione, vede apparizioni, è capace di una profonda introspezione dell’anima. E soprattutto ci affascina per la profonda dolcezza con cui parla del nostro Angelo Custode: «Non dimenticate mai l’angelo custode che sempre è con voi, non la-sciandovi mai: ineffabile bontà di questo nostro buon angelo!». E ancora: «La not-te, al chiudersi degli occhi, vedo abbas-sarsi il velo ed aprirmisi il paradiso; ed allietato da questa visione dormo in un sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta calma sulla fronte, aspettando che il mio piccolo compagno della mia infanzia, il mio Angelo Custo-de, venga a svegliarmi e così sciogliere insieme le lodi mattutine al diletto dei nostri cuori».

San Pio da Pietralcina

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8Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

In.d’E 2016: PERDIQUA - L’AMORE SI FA STRADA

Il nostro tempo si caratterizza sempre più per la grande mobi-lità nella quale noi tutti siamo profondamente immersi. Oggi si viaggia molto e molti viaggiano, anche perché risulta sem-pre più facile viaggiare. Si viaggia in diversi modi e per diversi motivi. È un’esperienza non priva di ambivalenze e ambiguità: c’è il turista, ci sono coloro che viaggiano per studio o per la-voro, coloro che sono costretti a scappare per la guerra e la fame, ma ci sono anche i pendolari, i vagabondi e i pellegrini. Tutta la storia della salvezza è costellata di grandi viaggi: di partenze e di arrivi, di cammini e di mete, di percorsi e di stra-de. Sono sempre un’esperienza di vita complessiva, tanto fisi-ca e materiale, quanto interiore e spirituale. Sono esperienza sintetica in grado di coinvolgere l’uomo nella sua totalità e integralità. Lo stesso Gesù, nella sua vita, ha viaggiato molto. Non è andato molto lontano ma ha percorso molti chilometri. Ha fatto della strada la sua casa e ha reso il cammino il luogo dell’incontro con la salvezza, dando al viaggiare una valenza profondamente teologica. Lui stesso ha detto di essere la via (cfr. Gv 14,3-6). Tutta la vita di Gesù è stata un grande viaggio verso Gerusalemme, luogo del compimento della volontà del Padre. Anche noi durante l’In.d’E vorremmo metterci in viaggio, non solo riflettere sul cammino. Vorremmo in questa estate ritor-nare ad imparare il modo cristiano di viaggiare, che è quello di decidere di lasciare qualcosa per partire, senza aspettare di conoscere con esattezza la meta, ma senza stancarsi di cercar-la, avendo l’umiltà di farci indicare una direzione che diviene il senso che sostiene la fatica. L’amore di Dio si è già fatto strada in molti modi e ultimamente, nella pienezza dei tempi, si è fatto strada per noi in Gesù. Per questo, anche noi, vorremmo continuare nel cammino della storia ad essere «amore che si fa strada»… buon In.d’E a tutti!

Gruppo famiglie: parola d’ordine condivisione!!!

È passato più di un anno da quando don Gianluca ci ha “pescato” proponendoci di riunirci nel Gruppo Famiglie. Piano piano, titubanti ci siamo incontrati ed uniti in un gruppo, alcuni di noi già in rappor-to di amicizia anche attraverso i nostri figli. Fin dal primo incontro abbiamo partecipato con entu-siasmo: i temi trattati erano interessanti e legati alla famiglia. Aprirci al dialogo e mettere a nudo le nostre difficoltà non è stato facile. Con l’aiuto del coordinatore, visto che le preoccupazioni, le ti-tubanze erano di tutti noi, raggiunta la necessaria confidenza abbiamo proseguito nel cammino. Che cosa accomuna famiglie totalmente diverse, con lavori, esperienze, età diverse?Sicuramente la voglia di stare meglio nell’affronta-re insieme i problemi di coppia, i problemi dei figli, le difficoltà che abbiamo nel vivere la quotidianità.Abbiamo scoperto che per vivere ogni giorno da “cristiano” vero e insegnare ai nostri figli questi valori c’era bisogno della preghiera e del credere nell’amore di Dio.Dio ci vuole bene: Dio è amore. Dio ama tutti. È Lui che si avvicina per primo e ci solleva dalle difficoltà della vita. La nostra vita è spesso, direi sempre, di corsa: tutti a portare a termine la nostra attività lavorativa. Fermarsi a volte un attimo, guardarsi dentro, pensare che siamo creatura di Dio, questo è ciò che è accaduto nel gruppo. Quello che ci ac-comuna è la voglia di condividere la gioia di stare insieme e di far entrare Gesù nelle nostre famiglie.Come? Con piccoli gesti quotidiani di gratitudine per ogni cosa bella che la vita ci dona, col perdo-narsi quando si sbaglia, col dono di un sorriso. Ap-partenere a un Gruppo Famiglia ci ha dato la di-mensione reale di cosa significhi far parte di una comunità cristiana. Questo nasce proprio dall’interazione con gli altri nel confronto di pensieri, di problematiche vissute, a volte felici talvolta dolorose.Abbiamo superato la difficoltà nell’esporre espe-rienze che ogni famiglia vive all’interno del proprio nucleo, difficoltà che non rimangono nostre ma in qualche modo vengono condivise. E questo ci fa capire di non essere soli e nel capire meglio le vite degli altri capiamo un po’ di più anche le nostre, non soltanto come individui ma anche come coppie e genitori.Nel Gruppo Famiglie la parola chiave è proprio condivisione: ciò significa capirsi, stimarsi, non giudicare e non avere paura di ciò che siamo.Con la preghiera e col pensiero della presenza di Dio vogliamo portarci nel cuore un pezzettino degli altri.

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9Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Dopo aver preparato e consumato una cena in condivisione ci siamo

messi al lavoro partendo, come al soli-to, dal testo che ci propone una rifles-sione sulla lettera ai Galati (5, 1.13-14) e leggendo un brano tratto dal discor-so del Santo Padre Emerito Benedetto XVI durante la visita al Pontificio Semi-nario Romano Maggiore di venerdì, 20 febbraio 2009. “Ci chiediamo stasera: che cos’è la li-bertà? Come possiamo essere liberi? San Paolo ci aiuta a capire questa re-altà complicata che è la libertà inse-rendo questo concetto in un contesto di visioni antropologiche e teologiche fondamentali. Dice: “Questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la ca-rità siate al servizio gli uni degli altri”.

Il Rettore ci ha già detto che “carne” non è il corpo, ma “carne” - nel lin-guaggio di San Paolo - è espressione della assolutizzazione dell’io, dell’io che vuole essere tutto e prendere per sé tutto. L’io assoluto, che non dipen-de da niente e da nessuno, sembra possedere realmente, in definitiva, la libertà. Sono libero se non dipendo da nessuno, se posso fare tutto quello che voglio. Ma proprio questa asso-lutizzazione dell’io è “carne”, cioè è degradazione dell’uomo, non è con-quista della libertà: il libertinismo non è libertà, è piuttosto il fallimento della libertà. E Paolo osa proporre un para-dosso forte: “Mediante la carità, siate al servizio” (in greco: douléuete); cioè la libertà si realizza paradossalmente nel servire; diventiamo liberi, se di-

ventiamo servi gli uni degli altri. Ci siamo interrogati se per noi la liber-tà e fare il bene di Dio e se riusciamo ad educare al valore del vero bene o se ci concentriamo sulle regole. Nel confronto è emerso che educando ai principi il bene viene in automatico, non dobbiamo usare le regole come paravento ma dobbiamo seguire i comandamenti che Gesù ci ha lascia-ti che vanno oltre i comandamenti di Mosè. Le regole servono come binario ma siamo liberi di stare all’interno dei binari oppure di uscire l’importante è avere chiaro l’obbiettivo finale, ovvero ama il prossimo tuo come te stesso.Sant’Agostino dice “Dilige et fac quod vis- Ama e fa ciò che vuoi”. Noi amia-mo il Signore quando la nostra volontà e conforme alla Sua.

Incontro del Gruppo Famiglie - 9 aprile 2016

In diversi articoli precedenti ho citato le parole “essere presente” ma ho capito che quasi tutti non ne compren-

diamo il significato: ovvero è difficilissimo “esserlo”.Avevo già parlato di un libro del monaco benedettino An-selm Grun in cui affronta l’argomento del tempo. Ora, leg-gendone un altro dello stesso autore: “Alla ricerca dell’equi-librio interiore” ritrovo lo stesso argomento descritto con più intensità. Riporto subito due sue frasi per introdurre, poi, una spiegazione approfondita di cosa significhi vivere nel qui e ora.“Il tempo sacro è quello che mi appartiene completamen-te. Non può essere disturbato da nessuno. In questo tempo sacro io sono completamente presso di me. Qui sono in con-tatto con me stesso, con lo spazio sano e sacro che è in me” e ancora: “Vivere immersi completamente nel presente è un presupposto importante della felicità.”Grun indica che vivere in presenza vuol dire vivere nel tem-

po sacro, dove la nostra vita diventa autentica visione della realtà e rivelazione del significato di libertà.Riporto, ora, descrizioni, trovate nelle mie varie letture, di quale sia la differenza tra la vera presenza e il credere di es-serlo.Solitamente mentre facciamo qualcosa o parliamo con qual-cuno il nostro pensiero e la nostra attenzione sono rivolti al-trove, oppure ascoltiamo la persona, ma ne siamo assorbiti e non ci ricordiamo di noi stessi contemporaneamente. Non lo facciamo volontariamente è la mente che si appropria di spazio e del tempo e ci trasporta letteralmente in tutte le va-rie incombenze o problemi che dobbiamo risolvere. Questa è la prima cosa su cui portare l’attenzione. La presenza, il ri-cordo di sé, consiste nell’osservazione del momento presen-te. Istante dopo istante noi dobbiamo osservarci in quello che stiamo facendo o ascoltando. Gli esempi sono infiniti e ne riporto solo alcuni, tipo quando cammini, quando ti lavi, i lavori di casa, parlare con qualcuno, ma si deve cominciare anche con i più semplici come quando si attraversa una por-ta e, nel farlo, te ne rendi conto: sto attraversando la porta. Questo lavoro su di sé, credete, è difficilissimo, ma se si co-mincia a capire la differenza tra l’essere e il non essere pre-senti e la cosa diventa chiara, possono avvenire dei cambia-menti positivi nella nostra vita.La consapevolezza avviene attraverso l’essere presenti nel qui e ora, nel cercare di vedere noi nell’azione che stiamo compiendo, nello studiarci in tutte le nostre manifestazioni quotidiane. Come ripeto è un lavoro lungo e difficile, che dura anni e anni ma vi assicuro che vale la pena di cercare di capirne il significato profondo e come dice Grun “sacro”. Daniela C.

Significato di qui e ora: PRESENZA

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10 Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Domenica 17 aprile si è svolto l’incontro zonale per genitori, padrini / madrine dei ragazzi che il prossimo 15 maggio

riceveranno i Sacramenti dell’Eucarestia e della Cresima. Con il mandato di essere sempre testimoni di Cristo nella nostra vita riportiamo alcune testimonianze della giornata.Domenica 17 aprile noi ragazzi del gruppo San Giovanni Pia-marta abbiamo partecipato al pellegrinaggio zonale dal Mona-stero della Visitazione al santuario del Carmine a San Felice, in preparazione alla Cresima. Eravamo con nostri genitori e con i padrini che ci accompagneranno a ricevere il Sacramento della Cresima. La giornata non era delle migliori, ma il tempo ha ret-to e non abbiamo preso acqua! Il cammino ci ha portato attra-verso le colline della Val Tenesi, durante alcune soste Don Pierlu-igi ci spiegava l’importanza dei doni dello Spirito Santo. Arrivati a destinazione, siamo passati per la porta Santa del Santuario e abbiamo partecipato alla S. Messa durante la quale il sacer-dote ci ha ricordato che Dio è come un pastore e ci conosce uno ad uno. Eravamo un gruppo numeroso, siamo stati molto en-tusiasti ma anche attenti. Abbiamo mangiato tutti insieme, e dopo pranzo noi ragazzi abbiamo giocato in un giardino grazie all’ospitalità delle suore, e all’organizzazione delle nostre cate-chiste e di Guglielmo. Nel frattempo i genitori con i padrini e le madrine partecipavano ad un incontro sul ruolo dei genitori e degli educatori e sull’importanza della loro presenza accanto ai ragazzi nel loro cammino di fede. È stato molto interessante e mi è piaciuto essere accompagnata dal mio padrino e spero che sia stato così per tutti! Grazie agli organizzatori! Anna con il padrino Stefano

Quando iniziammo il percorso 5 anni fa, Antonella, la nostra “guida”, ci chiese: “Come vi sembrano questi incontri? Che cosa vi aspettate?”Risposi: “Un’occasione da cogliere per riavvicinarsi alla Chiesa, alla comunità”. Ecco, penso che proprio con quest’ultima parola si possa riassumere la giornata di ritiro al Monastero della Ma-donna del Carmine: “COMUNITÀ”. Tutti insieme in un piacevole pellegrinaggio fra vigneti ed uliveti; una funzione religiosa vera-mente “Partecipata”, proprio con la P maiuscola, fra canti con battimani ed una emozionante catena umana alla recita del Pa-dre Nostro; un pranzo conviviale fra “bella gente”, allietato da simpatici “scambi” d’assaggi; un incontro pomeridiano sicura-mente impegnativo ma pieno di riflessioni e…. provocazioni. Si! Mi è piaciuto. Le parole del Priore e del genitore nel pomeriggio hanno poi sicuramente lasciato il segno: l’essere cristiani oggi, come lo viviamo da genitori e come educhiamo “nella fede” i nostri figli. Questo è difficile, molto difficile. Ciò che ci hanno detto non ha sicuramente risolto il problema; magari ci ha fatto venire ancora più dubbi, ma di sicuro ci ha fatto pensare! Ed ora io mi chiedo: “Ne sarò capace? Sono un buon esempio cristiano per i miei figli?” Non so, ma posso solo dire che voglio provarci, anzi che tutti noi vogliamo provarci! Giuseppe, un genitore L’augurio che rivolgiamo a questi ragazzi è proprio quello di diventare veri testimoni di Cristo e di riconoscerlo sempre nella loro vita. La fede è ciò che rende l’uomo soddisfatto, completo e lieto. Le catechiste

Pellegrinaggio zonale del 17 - 04 - 2016

Venerdì 20 maggio 2016, dalle 9.00 alle 15.00 in Piazza San Bernardino,

disponibili anche le due cartoline dedicate

Salò, 20 maggio 2016 - Poste Italiane celebra il Giubileo Straordinario della Misericordia della Chiesa Giubilare di San Bernardino di Salò con uno spe-ciale annullo filatelico.Venerdì 20 maggio 2016 dalle 9.00 alle 15.00 in Piazza San Bernardino, presso la Chiesa di San Bernardino, sarà possibile ottenere l’annullo spe-ciale sulle due cartoline filateliche, edite da Poste Italiane in tiratura limi-tata di 500 esemplari per ognuno dei due soggetti e raccolte in cofanetto.

La prima cartolina propone l’immagi-ne della Chiesa terremotata nel 1901, accostata all’attuale facciata, l’altra una veduta dell’interno della Chiesa e un dettaglio del trittico di Zenone Ve-ronese ivi custodito. Il timbro di forma tonda riproduce la facciata della Chie-sa. Per l’affrancatura delle cartoline saranno utilizzati i quattro francobolli celebrativi del Giubileo Straordinario della Misericordia, emessi il 7 dicem-bre scorso. Sarà inoltre disponibile un’ampia scelta di francobolli, insie-

me ai tradizionali prodotti filatelici di Poste Italiane: folder, pubblicazioni e tessere filateliche, cartoline, libri e raccoglitori per collezionisti.L’annullo speciale, dopo l’utilizzo nella giornata del 20 maggio 2016, sarà depositato presso lo Sportel-lo Filatelico dell’ufficio postale di Brescia Centro per i sessanta giorni successivi, per soddisfare le richie-ste dei collezionisti, per poi essere depositato presso il Museo Storico della Comunicazione di Roma.

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11Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

D urante la Route invernale noi del noviziato ci siamo recati a Brescia a fare servizio ai senzatetto in stazione. Dopo

questa esperienza, che ci ha rivelato un mondo vicino a noi ma spesso ignorato, abbiamo deciso di approfondire l’argomento immigrazione. Vi siete mai chiesti cosa spinga una persona a lasciare il suo paese, abbandonare la sua famiglia e affrontare un viaggio che metterà a rischio la sua vita?Noi si. Così abbiamo deciso di informarci di più e confrontarci con questa realtà, facendo ricerche sulle principali guerre del mondo, con le loro motivazioni e sui principali flussi immigratori. Dopodiché, durante la route di Pasqua, abbiamo conosciuto questa realtà nel nostro piccolo: incontrando un gruppo di ragazzi immigrati alloggiati all’albergo “La sorgente” a San Felice. Con loro abbiamo giocato e ci siamo fatti raccontare le loro (a volte drammatiche) storie.Ci siamo accorti che non è necessario andare molto lontano per vedere come questa situazione ci tocchi da vicino e, come noi con un piccolo sforzo, possiamo contribuire a rendere migliore. Se ogni persona nel suo piccolo si impegnasse a fare qualcosa per queste persone, sarebbe molto più semplice gestire quello che da molti è considerato un “problema”. Per comprendere meglio le opinioni della gente siamo andati al mercato per intervistare i passanti con queste domande:

- Considera l’immigrazione un problema? Se si perché?

- Cosa ne pensa a riguardo?- Pensa che l’Italia e l’Unione Europea stiano

agendo adeguatamente?- Ha mai conosciuto immigrati e la loro storia?- Se scoppiasse una guerra in Italia dove andrebbe

e cosa si porterebbe appresso?- Se fosse un politico cosa farebbe?

Ad alcune domande le risposte che abbiamo ricevute erano controverse mentre ad altre le risposte erano quasi unanimi. La maggior parte delle persone considera l’immigrazione un

problema, questo non tanto per le persone che si recano nel nostro paese ma perché non ci sono le strutture e l’organizzazione adeguata per accoglierli. Sono state fatte notevoli considerazioni a riguardo, in particolare che l’immigrazione è un fenomeno che c’è sempre stato e che noi Italiani, a nostra volta, tempo fa siamo stati emigrati. La maggior parte delle persone intervistate non crede che nè l’Italia nè l’Europa stiano agendo adeguatamente ma che l’Italia si stia comportando meglio di altri stati Europei che hanno chiuso le frontiere. Se quasi tutte le persone a cui abbiamo posto queste domande conosce storie di immigrati o anche loro direttamente, perché talvolta pare che ci sia un’ignoranza generale? O semplicemente si finge di non sapere, come se nulla fosse?Ognuno di noi dovrebbe riflettere su come ci si debba sentire a lasciare il proprio paese e immedesimarsi in queste persone che molto probabilmente, se hanno affrontato questi viaggi lunghi (a volte di anni) ed estremamente rischiosi, non aveva alternative migliori. Il noviziato del Gruppo Scout Salò

Semplici domande per capire meglio l’immigrazione

Domenica 3 aprile nell’aula magna dell’O-ratorio il gruppo degli adolescenti ha messo in scena uno spettacolo intitolato “Sempre e comunque”.Con questi due avverbi un padre, dopo che una sua “figliola prodiga” fa ritorno a casa, riafferma il suo amore che da sem-pre e per sempre ha per tutte e quattro i suoi figli protagonisti, insieme a lui, della “piece” teatrale. Questa rielaborazione della parabola del “padre misericordioso” è un progetto

suggerito dall’anno giubilare che stiamo vivendo sul cui tema, la misericordia, è stata incentrata la catechesi dei ragazzi. E com’è andata?Considerando che gli attori poco prima di entrare in scena stavano ancora cercando di imparare la loro parte a memoria; e che il gruppo addetto ai canti non se la sentiva di garantire l’esecuzione di una delle tre canzoni (la più tosta perché in inglese) e che il balletto finale program-mato contava sulla presenza di soli due

ballerini sui sei o sette previsti, tutto è andato comunque bene come sempre. Perché poi alla fine: gli attori hanno re-citato tutti benissimo; la ostica canzone inglese è riuscita quasi meglio delle altre due italiane e un collaudato balletto, ri-pescato da qualche In.d’E, ha concluso al-legramente e degnamente lo spettacolo. Che la “Divina misericordia”, ricorrenza celebrata proprio in quella domenica, ci abbia dato un aiutino? Antonella

Sempre e comunque

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12 Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

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Esperti in umanitàUna ricerca del CNR

sulla personalità dei sacerdotiQualche anno fa, soprattutto in ambito anglosassone, nu-merose ricerche avevano evidenziato come la religiosità giochi un ruolo positivo sulla psicologia umana. Chi crede, infatti, avrebbe una aspettativa di vita più lunga, minori disturbi depressivi e una ridotta dipendenza dal fumo e dall’alcol. In tempi più recenti alcuni studiosi hanno ipotiz-zato che questa propensione all’equilibrio psicofisico sia in parte legata anche all’aspetto caratteriale della persona.I primi studi effettuati su gruppi di credenti laici hanno con-fermato questa ipotesi. Un’indagine riferita ai ministri del-la Chiesa, tuttavia, non era stata compiuta. Un gruppo di studiosi italiani ha colmato la lacuna, ponendo in evidenza aspetti peculiari dei sacerdoti che mai erano stati portati alla luce. Ora siamo in grado di conoscere – se ce ne fosse bisogno – il volto più personale dei nostri preti, evidenzian-te (in generale) la presenza di una vita realizzata.Sono stati complessivamente coinvolti 200 presbiteri ita-liani, insieme a 300 praticanti e 200 “indifferenti”. I risulta-ti dell’indagine, curata dall’Istituto di bioimmagini e fisio-logia del CNR di Catanzaro, sono stati pubblicati sulla rivi-

sta internazionale Personality and individual Differences.I fattori presi in esame sono stati cinque: la stabilità emo-tiva, l’estroversione, l’amicalità, l’apertura mentale e la co-scienziosità. Si tratta di cinque dimensioni in cui i sacerdoti spiccano. Afferma il responsabile del gruppo di ricerca: ”La coscienziosità che indica affidabilità, puntualità e capacità di auto-organizzarsi, un tratto già considerato uno dei pila-stri del profilo del credente, si conferma alta nei fedeli laici e risulta alta anche nel sacerdote”.Per quanto riguarda l’amicalità – cioè la capacità di esse-re empatici, modesti, sensibili, altruisti e fiduciosi - “prima poco studiata nei ministri del culto in genere, è emerso che tutte le persone credenti hanno un elevato punteggio, ma risulta significativamente maggiore nei sacerdoti rispetto ai laici”. Guardando all’affettività e all’estroversione, si nota chiaramente nei sacerdoti “la bassa impulsività e lo scarso desiderio di andare alla ricerca di nuove sensazioni”. Guar-dando, infine, l’aspetto dell’apertura mentale, il CNR ha scoperto che “sia i fedeli laici, sia i sacerdoti mostrano una chiara tendenza ad approfondire ciò che è già conosciuto, piuttosto che esplorare nuovi ambiti di conoscenza. Per ciò che attiene ai valori, (i sacerdoti) tendono ad affidarsi a un’autorità riconosciuta all’interno della comunità”.Chi frequenta la propria parrocchia ben conosce la perso-nalità dei sacerdoti che la animano. La ricerca del CNR ci aiuta a definire un ritratto più “scientifico”: sono più orga-nizzati, socievoli, disponibili, modesti ed estroversi di chi non è consacrato. Inoltre, essi hanno una stabilità emotiva di gran lunga superiore alla media dei laici, siano essi cre-denti o non credenti.Ciò significa, in definitiva, che donarsi completamente al Signore è sinonimo di un benessere psicofisico veramente invidiabile.

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13Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

DOMANDA: chi può andare in pensione nel 2016?Risposta: * Requisiti di vecchi aiaVale solo per chi ha maturato 20 anni di contributi versati.Lavoro dipendente pubblico: donne 66 anni e 7 mesi uomini 66 anni e 7 mesi Lavoro dipendente privato : donne 65 anni e 7 mesi uomini 66 anni e 7 mesiLavoro autonomo : donne 66 anni e 1 mese uomini 66 anni e 7 mesi* Pensione anticipata** le donne, se hanno maturato 41 anni e 10 mesi di contributi versati;**gli uomini, se hanno maturato 42 anni e 10 mesi di contributi versati.In tal caso, però, c’è una penalizzazione: l’importo della pensio-ne viene tagliato del 2% per ciascun anno di anticipo rispetto ai requisiti di vecchiaia. La cosiddetta “Opzione Donna”, però, con-sentirà di andare in pensione alle donne che maturano i requisi-ti necessari (57 anni d’età / 58 per le lavoratrici autonome e 35 di contribuzione) entro il 31 dicembre 2015, scegliendo l’applica-zione del solo metodo contributivo per il calcolo della pensione. * Pensionamento flessibile È possibile ritirarsi da lavoro anche dopo aver maturato i requi-siti di vecchiaia, fino all’età di 70 anni. In tal caso l’importo della pensione aumenta. * Part-time incentivato a fini pensionistici Al compimento dei 63 anni e 7 mesi i lavoratori privati possono chiedere all’azienda di ridurre l’orario di lavoro al 50 per cento. A partire dal regime con orario part-time, in pratica, il reddito rag-giunge il 65% mentre la contribuzione figurativa integrale viene versata dallo Stato.* Adeguamento alla speranza di vitaA partire dal 2013, i requisiti anagrafici vengono adeguati in base all’eventuale aumento della speranza di vita, come viene rilevato dall’Istat. Tale adeguamento avviene inizialmente ogni tre anni e poi, dopo il 2019, ogni due anni. * EccezioniPossono andare in pensione a 64 anni: i lavoratori del settore privato con 35 anni di contribuzione e con i requisiti di anzianità con il sistema delle “quote” maturati entro il 31 /12/ 2012 (i nati nel 1950-52); le lavoratrici del settore privato con 60 anni d’età e 20 anni di contributi entro il 31 /12/ 2012.

DOMANDA: sono un inquilino di un alloggio comunale e ho sentito dire che posso aver diritto a un bonus. Di che si tratta?

Risposta: si tratta di un “bonus fiscale” (presentando il mod. 730) dell’importo di Euro 900 o 450, che viene riconosciuto per gli anni 2015/2016/2017 agli inquilini “ALER” e “alloggi comunali”, con un reddito (del solo intestatario del contratto di affitto) rispettivamen-te inferiore a euro 15.943,71 o compreso fra questo importo e euro 30.987,41. Possono farne richiesta: - chi lavorava nel 2015 ma nel 2016 è in cassa integrazione o in mobilità; - chi lavorava nel 2015 ed ora è di-soccupato ma ha il CUD 2016; - chi percepisce la pensione minima. Non ne possono far richiesta: - chi ha solo l’assegno di invalidità o di accompagnamento; - chi è senza reddito ora e non ne ha avuto nel 2015; - chi percepisce la pensione sociale. Gli interessati si presentino ai CAAF con: CU 2016, dichiarazione ALER o del Comune di Salò, con-tratto di affitto, carta d’identità. Si riceverà il contributo in busta paga o con la pensione.

DOMANDA: fino a quando si può presentare il mod. 730/2016? Risposta: la scadenza per la presentazione del mod. 730 è il 7 Luglio 2016 mentre il mod. Unico va spedito entro il 30 Giugno tramite le Poste o entro il 30 Settembre se inviato telematica-mente. Se devi fare solo la scelta del 5%°, compila la scheda for-nita insieme al CU (Certificazione Unica) dal tuo datore di lavoro o dall’ente pensionistico, inseriscila in una normale busta per corrispondenza scrivendo: “Scelta per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef”, nome, cognome, codice fiscale e consegna-la in ufficio postale.

DOMANDA: poiché in famiglia non ho la TV, come faccio ad evitare di pagare il canone per il 2016?

Risposta: l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato il modello che po-trà essere utilizzato sia da chi non possiede la TV sia da chi inten-de segnalare che il canone per il nucleo familiare è già intestato ad un soggetto diverso dall’intestatario della bolletta elettrica. Il modello si potrà inviare personalmente on-line (Fisconline), rivolgendosi a un CAAF o per posta all’Ag. delle Entrate – Uff. di Torino, 1 - abbonamenti TV - Casella postale 22 – 10121 Torino. In ogni caso deve essere inoltrato per raccomandata entro il 30 aprile, o per via telematica entro il 30 maggio. L’autocertificazio-ne ha validità solo per un anno e può essere presentata anche da un erede.

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14 Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Da san Benedetto a san Rocco

Quel canto striduloChi tra di noi ha più anni ricorderà certamente lo zinzilulare delle rondini quando, bambini, ci si accontentava di sedersi ad osservare quell’andare, venire e rivenire radente alla case di questi uccelli spericolati che ti facevano girare la testa, che si alzavano e si abbassavano segnando così che il tempo cambiava. “Le vüla bàsse, el vhé a piöer”, si diceva, perché quando arriva la pioggia cambia la pressione atmosferica e gli insetti si abbassano, così le rondini per cibarsene le seguono.E ti toccava di ascoltare quel canto ripetitivo e insistente, lo zinzilulare appunto, un continuo da mattina a sera e poi a guardarle per capire se erano rondoni (quelli tutti neri con gli occhi un po’ più grandi e con le zampe come artigli) o se erano balestrucci, quelli con la livrea bianca, oppure se erano dei topini quelli più piccolini e graziosi. Poi si faceva a gara per vedere la prima rondine a Marzo che segnava l’arrivo della Primavera, per poi salutarle a fine Agosto quando, ferme in fila sui cavi elettrici si raggruppavano per aspettare le condizioni meteorologiche favorevoli e intraprendere il viaggio di ritorno. Che nostalgia! E adesso? Mah!? Ci sono, non ci sono, arrivano, non arrivano. Quest’anno sono arrivate ma in forte ritardo, tanto che si pensava fossero già estinte, invece poche, sempre di meno ogni anno che passa, ma alla fine sono arrivate.Si stima che negli ultimo 10 anni la popolazione europea delle rondini sia calata del 40% con un picco in Olanda dove sono diminuite addirittura dell’80% e del resto è possibile verificare il forte calo di persona senza bisogno di particolari studi.Le cause? Molteplici, di qua e di là del Mediterraneo. In Africa la vita delle rondini è messa in pericolo dal consumo di suolo che toglie loro l’habitat naturale e dai cambiamenti climatici che sconvolgono i ritmi stagionali, mentre in Europa dall’uso di insetticidi e pesticidi che riducono la presenza degli insetti di cui le rondini si cibano. E poi l’agricoltura, non avete fatto caso che tutti i campi hanno la stessa coltura, se non è Mais è Soia, altrimenti Medica o Grano, sono spariti i fossi, le siepi di Biancospino, quelle di Rosa canina e sono scomparsi anche i prati stabili termofili. Insomma abbiamo azzerato la biodiversità a favore dell’agricoltura intensiva dove nemmeno Lepri e Fagiani riescono più a sopravvivere perché non trovano di che nutrirsi.Così si sono drasticamente ridotte le Lucciole e anche gli insetti che vivono in quegli ambienti sono quasi scomparsi, venendo così a mancare di che cibarsi un po’ per tutti, insetti, fauna e avifauna stanziale da caccia, interrompendo in questo modo il ciclo della catena alimentare.Si deve poi aggiungere che tutti gli anni le rondini tornano al vecchio nido, quello sotto il portico, dentro la stalla o nell’androne del palazzo, ma anno dopo anno i nidi sono diventati sempre di meno, distrutti dall’uomo perché le rondini, con il loro andirivieni, sporcano e per il nostro stile di vita non è più tollerabile.E se non si può ancora dire che le rondini sono a rischio di

estinzione, il forte calo demografico consente di affermare che sono una specie in declino e come sempre, quando accadono situazioni come queste, il danno non si limita a quella singola specie, perché le rondini sono un indicatore biologico di qualità ambientale e la loro presenza significa ambiente sano, aria buona, giusto equilibrio tra attività umane e mondo naturale, mentre la loro assenza dimostra l’esatto contrario.

Dalla teoria alla praticaSi pensi che per ciascun pasto dei propri pulcini la Rondine deve portare al nido almeno 100 piccoli insetti al giorno, oppure 15-20 di quelli più grossi, come mosche e zanzare, ed è stato anche accertato che durante il periodo riproduttivo la Rondine cattura una media di 6.000 insetti al giorno. Se si pensa poi che in media ogni covata è di 4-5 rondinotti, si fa presto a dedurre che deve catturare 150.000 insetti ogni stagione. Per tante ragioni di questi tempi la dieta della rondine è costituita per il 90% da mosche e zanzare e fatti i dovuti ragionamenti, ammesso che ce ne sia bisogno, si deduce che le rondini sono preziose e che rappresentano dei veri e propri insetticidi naturali. È del tutto evidente che il nostro stile di vita stride al contatto con le esigenze di questi uccelli tanto graziosi quanto utili, ed ecco allora che sono nate tante iniziative da parte delle istituzioni, come il Corpo Forestale dello Stato unitamente ad alcune associazioni, rivolte per lo più alle scuole e alla sensibilizzazione dei nostri ragazzi su questo tema, ma non è sufficiente.E se è vero che con la Teoria si sa tutto e non funziona mai niente e che con un po’ di Pratica poi tutto funziona e nessuno sa il perché, alcuni comuni lombardi e piemontesi stanno valutando la possibilità di inserire agevolazioni per chi ristruttura stalle e vecchi cascinali se si impegna a rispettare i periodi riproduttivi delle rondini e salvaguardare le covate. In cambio riduzioni sugli oneri e agevolazioni per i vecchi palazzi che proteggono e mantengono i nidi, un po’ alla stregua del bonus per chi ristruttura, tanto per fare un paragone. E pensare che basterebbe così poco per evitare la caduta del guano, una mensola sotto il nido e via, mentre se il nido è stato tolto per rifare il tetto ne esistono di già pronti da pochi euro. E tanto per usare lo stesso metodo che utilizzavano i nostri vecchi per ricordare il passare del tempo e delle stagioni, e si diceva che a S. Benedetto la Rondine è sotto il tetto (21/3) e a S. Rocco la fa el fagotto (16/8), noi auspichiamo che in tante per S. Nicola di Bari passino i mari (6/12) e che fra un anno se non son tornate per l’Annunziata, che sian per strada e non sian malate.

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15Scuola paritaria cattolica

a cura della Scuola “E. Medi”

L’ Istituto Enrico Medi rimane aperto sino al 15 luglio, offrendo la possibilità di frequentare di-

verse attività con i propri docenti. In primo luogo, per gli studenti del liceo, che a giugno non avessero rag-giunto gli obiettivi, sono attivi i corsi in preparazione alle prove di recupero del debito, indirizzati principal-mente alle abilità nello scritto. Le prove potranno es-sere affrontate già in luglio, così da consentire, a chi avesse lacune facilmente colmabili, di godersi piena-mente il resto dell’estate; per gli altri, questo intenso lavoro di revisione, svolto con i docenti della scuola, renderà più facile e fruttuoso il successivo periodo di studio ed esercizio personale. Varia e stimolante la proposta per gli alunni della Se-condaria di Primo grado: innanzitutto, i compiti delle vacanze. Invece di eliminarli (cosa che sarebbe sicu-ramente gradita dagli studenti, ma certo poco sag-gia), l’Istituto invita i ragazzi a svolgerli a scuola, tra il 13 giugno e il 15 luglio. In questo modo sono sempre i docenti che possono seguire il lavoro, guidando gli alunni ed intervenendo, dove necessario, con eser-

cizi mirati al recupero di eventuali lacune, oppure a stimolare le potenzialità specifiche di ogni studente. Così il lavoro procede con quella percentuale di “per-sonalizzazione” che spesso costituisce un utile sti-molo allo studio. E il 15 luglio gran parte dei compiti sono completati!Ci sono poi i campus in lingua straniera, attivi già da qualche anno e sempre molto graditi sia dai ragaz-zi sia dalle famiglie; quest’anno le opportunità sono due.La prima è il campus in lingua inglese, nel quale gli studenti dovranno svolgere attività diverse (dalla cultura alla lettura, dallo sport al gioco, e alla pausa pranzo…) esclusivamente utilizzando la lingua ingle-se, con una docente madrelingua e docenti di lingua inglese.La seconda opportunità è un campus con due do-centi madrelingua: una tedesca, l’altra spagnola. La struttura è simile a quella del campus in inglese, ma il fatto che le lingue utilizzate siano meno conosciu-te, generalmente, dagli studenti, le rende in qualche modo per loro più interessanti, più divertenti: e l’u-tilizzo quotidiano, in situazioni diverse e stimolanti, si rivela sempre utile e proficuo. I ragazzi hanno una grande capacità di cogliere simili occasioni, e laddo-ve lo studio della grammatica della lingua straniera non riesce, riesce invece l’intuito comunicativo e la voglia di esprimersi degli studenti, che riescono così ad apprendere i processi comunicativi delle lingue straniere.È innegabile che si tratti di un utile esercizio per pre-pararsi alle nuove modalità di studio previste per le scuole superiori, nelle quali è previsto che alcune ma-terie del curricolo siano obbligatoriamente svolte in una lingua straniera, non necessariamente l’inglese. E, dopo questa full immersion nelle lingue stranie-re, via! pronti a partire per le vacanze, dove mettere magari alla prova, e sfoggiare, le nuove competenze linguistiche appena costruite…

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16 Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

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LAND OF MINE - Sotto la sabbia -

La legge dei vincitoriPer la Sezione Cineforum verrà presentato al Cristal in data 17 maggio “LAND OF MINE – Sotto la sabbia”. Mine sta per mina e il film del regista Martin Zandvliet narra la storia dello “sminamento” delle spiagge del-la Danimarca dopo la fine del secondo conflitto mondiale. L’esercito di Hitler, in previsione dello sbarco degli Alleati, aveva infatti posizionato sotto la sabbia delle spiagge della Danimarca circa un milione e mezzo di mine anti uomo (alcune fonti parlano di due milioni), un numero di mine pari all’intero ammontare di detti ordigni disseminati in tutti i teatri di guerra in Europa.Alla fine del conflitto, nel 1945, gli Alleati vincitori, hanno pensato di im-piegare nell’opera di sminamento i prigionieri di guerra tedeschi.L’operazione di sminamento si svolse durante l’estate del 1945 nel perio-do che va da maggio ad ottobre. Il tutto comportò una serie di morti per esplosione delle mine, fatto questo che negò ai prigionieri di guerra la possibilità del ritorno alle proprie case,

Il confine tra giustizia e vendettaPurtroppo, in molti casi non si trattava di prigionieri provenienti dal cor-po artificieri con esperienza nel settore dello sminamento, ma di giovani soldati, di età dai tredici anni in poi, reclutati negli ultimi mesi se non negli ultimi giorni di fine del regime e quindi totalmente privi di adde-stramento. Nella loro opera erano quindi sicuramente votati alla morte.Il film narra la storia di quattordici giovani prigionieri obbligati a perlu-strare la spiaggia danese palmo a palmo sdraiati per terra e a sondare la sabbia con un bastoncino alla ricerca della mina sperando di non esplo-dere con essa con il compito di recuperare e rendere inerti 45.000 mine.Quattordici giovani vite costrette ad espiare le colpe di un regime che ha disprezzato le vite di intere popolazioni.Vi è sempre presente durante lo svolgimento del film il comportamento sadico e di disprezzo del comandante della pattuglia, il sergente dell’e-sercito danese Rasmussen (la Danimarca aveva subito l’occupazione na-zista) il quale dirige ogni giorno la squadra dei quattordici tedeschi lungo la spiaggia come se si trattasse di una operazione di routine e non di operazione a rischio sopravvivenza.Inevitabilmente ogni tanto una mina esplode e la pattuglia comincia ad assottigliarsi. Anche le sicurezze nel comportamento del sergente Ra-smussen cominciano a vacillare, sottoposte ad un processo interiore, ed assumono connotati di umanità nei confronti dei giovani prigionieri fino a far compiere al ruvido sergente un atto di pietà in violazione del rigido codice militare. In fondo al tunnel si scorge sempre la luce.

Lamberto Dondio

CineforumMartedì 3 maggio

Non è un documentario che documenta, quanto piuttosto un film che disvela. Disvela una realtà cui ormai siamo, purtroppo, assuefatti.

Fuocoammare di Gianfranco Rosi

-----------------------------------------------------------Martedì 10 maggio

Un film diverso dalla filmografia dei due fratelli, ma per questo motivo non meno godibile. “Ave, Cesare!” mette molta carne al fuoco e spesso sembra imminente il rischio di bruciarsi.

Ave, Cesare! di Ethan e Joel Coen

------------------------------------------------------------Martedì 17 maggio

Film di guerra senza la guerra, un’opera che riflette sulle cicatrici che i conflitti lasciano sull’anima prima che sulla pelle.

Land of mine - sotto la sabbia -

di Martin Zandvliet------------------------------------------------------------

Anteprima Sabato 7 - Domenica 8

Lunedì 9 maggioTilly Dunnage, affascinante e talentuosa sarta e creatrice di moda, dopo anni trascorsi in di-versi atelier di moda parigini, torna in Australia per stare accanto a Molly, l’eccentrica madre. The Dressmaker

il diavolo è tornato di Jocelyn Moorhouse

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17Capire la Liturgiaa cura di Rosa Pollini

N ella vita della Chiesa Maria, da sempre presente, è stata voluta

per essere l’espressione vivente della maternità di Dio; e la sua forza spirituale, come quella di ogni donna, si unisce con la consapevolezza che Dio le affida, in un modo speciale, l’uomo.Nel cenacolo è presente ed esercita con equilibrio e in silenzio le sue funzioni di madre della Chiesa. Si può affermare che Ella è un centro e una forza d’attrazione per il piccolo gruppo riunito in preghie-ra. Nel cenacolo la comunità ecclesiale è riunita in preghiera per attendere la ve-nuta del consolatore promesso: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi” (At 1,5-8).Oggi, come ai primi tempi, la Chiesa è sostenuta “tra le tentazioni e le tribola-zioni del cammino dalla forza della grazia di Dio, promessale dal Signore” (LG 9), e la Vergine Maria è la presenza della gioia di Dio nella comunità. La costituzione li-turgica Sacrosantum Concilium, ha ridato alla liturgia una visione storico-salvifica e sacramentale strettamente legata al mi-stero di Cristo e della Chiesa, e ancorata alla Rivelazione, come storia della salvez-za che ha il suo preludio nelle mirabili ge-sta divine operate nel popolo dell’Antica Alleanza, il centro e il suo cardine nel mi-stero pasquale di Cristo e il suo naturale prolungamento nel mirabile sacramento della Chiesa (SC 5).La liturgia diventa così il momento, il luo-go privilegiato dove si attua e si attinge la forza per annunciare il mistero della redenzione, dove si compie, si manifesta e si edifica la Chiesa tempio del Signore (SC 2). Celebrazione di Cristo e dei suoi misteri la liturgia diventa anche cele-brazione di Maria sua madre e partner nell’opera della redenzione. Facendo

memoria del suo sposo e Signore, “la Santa Chiesa, nella liturgia, venera con particolare amore Maria SS.ma Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’o-pera della salvezza del Figlio Suo. In Ma-ria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione ed in lei contempla con gioia, come in un’immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di es-sere” (SC 103).Maria, anche se in forma subordinata a Dio, diviene “oggetto” del memoriale liturgico della Chiesa, segno del popolo

di Dio, radunato nel nome del Padre, Fi-glio e Spirito Santo, e viene inserita nella liturgia, perché facilita la penetrazione nel mistero stesso di Cristo. Non è il ter-mine ultimo delle nostre liturgie, ma lo strumento attraverso il quale riusciamo ad amare e conoscere il Cristo. Come la presenza reale di Cristo è dovuta all’azio-ne dello Spirito Santo e si compie nello Spirito Santo, così anche la stessa pre-senza reale di Maria è una presenza spiri-tuale. Una presenza, in altre parole, resa possibile nello Spirito Santo. Solo che la presenza di Cristo è una presenza sostan-

ziale, mentre la presenza di Maria è una presenza carismatica. Maria, dal punto di vista ecclesiologico, è definita dal Con-cilio l’Avvocata, l’Ausiliatrice, la Soccorri-trice, titoli che in qualche modo eviden-ziano l’incidenza che la Vergine ha nell’o-pera di ricostruzione della stessa Chiesa. Nella liturgia, la Beata Vergine occupa un posto di grande rilievo. Lo attestano le liturgie d’oriente e d’occidente, che de-dicano ampio spazio al suo ricordo nelle diverse espressioni di preghiera.La presenza di Maria emerge special-mente nel rilievo di cui godono nel corso dell’Anno liturgico le festività mariane, che si sono andate via via moltiplican-do fino a coprire, in alcuni riti orientali, notevoli spazi celebrativi. I nuovi te-sti liturgici mariani o quelli tradizionali eventualmente ritoccati, poi, sono più sensibili al dato biblico e si collocano all’interno di una teologia mariana che si muove in quelle tre dimensioni che sono caratteristiche anche della liturgia: la dimensione trinitaria, con particolare attenzione ai rapporti Cristo-Maria e Spi-rito Santo-Maria;la dimensione ecclesiale, così feconda nella tipologia Maria-Chiesa, per la rifles-sione teologica sul preciso ruolo di Maria e della Chiesa nella liturgia; e finalmente la dimensione antropologica, la quale si preoccupa di far emergere un’immagine di Maria che sia pienamente fedele, oltre che ai dati biblici, anche alla sensibilità odierna della Chiesa. Così, certi testi della liturgia rinnovata, che talvolta sono ispirati a fonti antiche, sono ricchi di alta teologia e di nobile espressione. Maria appare come mo-dello di una celebrazione liturgica che sa tradursi in impegno di vita evangelica, ti-pico del vero discepolo del Signore.

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18 Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

Giulio Cesare Monteverdi Maestro di Cappella del Duomo di Salò

I due fratelli MonteverdiDue sono i musicisti che portano il cognome MONTEVERDI: Claudio Monteverdi (Cremona 1567- Venezia 1643) e Giulio Cesare Monte-verdi (Cremona 1573 – probabilmente Salò 1630) figli di Baldassar-re Monteverdi e di Maddalena ZignaniIl primo è il celebre innovatore della tradizione musicale ed è uni-versalmente conosciuto per aver contribuito alla trasformazione della musica da rinascimentale a barocca. I suoi capolavori sono sempre eseguiti anche ai giorni nostri ovunque vi sia un programma di concerti che contempli l’esecuzione di brani del tardo Rinasci-mento e del primo Barocco. Giulio Cesare Monteverdi è il fratello del “grande”. È indubbiamente meno conosciuto di Claudio ma sia-mo sempre in presenza di un notevole musicista che ha dato un suo contributo alla produzione musicale dell’epoca. Noi lo vogliamo ricordare in quanto ha trascorso un periodo della sua esistenza a Salò e forse fu colto dalla morte per peste proprio mentre vi era presente.

A Mantova e a CastelleoneIndubbiamente Giulio Monteverdi è stato un grande organista ed ha vissuto in un periodo in cui i bravi organisti erano numero-si tanto che le Chiese di prestigio affidavano l’incarico di organi-sta titolare per concorso ed i concorsi presentavano sempre un buon numero di candidati.Egli diventa organista nel 1600 nel Duomo di Mantova ma vi ri-mane poco in quanto viene assunto in qualità di musico presso la corte dei Gonzaga. In questo ambiente, avendo uno stipendio sicuro, ha modo di dedicarsi alla composizione musicale scriven-do alcuni brani ed una sua opera “Il rapimento di Proserpina” su libretto di Ercole Marigliani. Essa viene rappresentata per la prima volta in data 29 ottobre 1611 al Teatro Comunale di Casa-le Monferrato ma purtroppo lo spartito di tale opera è andato perso. Alla fine del 1615 viene assunto come organista nella par-rochiale di Castelleone (provincia di Cremona) ove rimane fino al 1622. Durante il periodo di soggiorno a Castelleone scrive la sua opera più importante “Delli Affetti Musici”.

A SalòMa veniamo ora al periodo salodiano. Nel 1622 viene bandito un concorso per organista e maestro di cappella del Duomo di Salò.

Lo stipendio non subiva variazioni rispetto a quello dei prede-cessori (si trattava probabilmente di circa 70 scudi annui) e non veniva concesso l’uso gratuito dell’abitazione.Giulio Monteverdi non vinse il concorso di organista ma quello di maestro di cappella. La decisione fu di 36 voti favorevoli e 20 contrari. L’incarico di organista titolare venne conferito a Gio-vanni Battista Tonnolini.Il fatto di doversi pagare il canone di alloggio della locazione non pose il Monteverdi in una situazione economica appetibile. Nel 1625 il contratto viene rinnovato e questa volta i voti favorevoli furono 36 e soli 6 contrari e successivamente anche nel 1628.Il Dizionario Enciclopedico degli Italiani edito da Treccani rife-risce che durante il periodo di permanenza a Salò, Giulio Mon-teverdi venne più volte invitato dalla Comunità di Castelleone a riprendere il posto di organista nella parrocchiale al posto di Giovanni Battista Pasino, una prima volta nel luglio 1624 e una seconda volta nell’ottobre 1625. A seguito della prima chiamata egli avrebbe valutato la possibi-lità del rientro visto che il trattamento economico sarebbe stato migliore di quello che percepiva a Salò, ma non gli fu possibile lasciare l’incarico per opposizione del Consiglio. Circa la seconda chiamata la risposta dovette essere negativa. Durante il periodo 1630-1631 anche Salò dovette subire gli effetti della peste e pro-babilmente Giulio Monteverdi fu una delle numerose vittime.Il Dizionario Treccani precisa che l’unico documento al riguardo è una scrittura notarile redatta in data 18 gennaio 1635 in cui il fratello Claudio, essendo a lui pervenuta notizia della morte del fratello in quel di Salò durante gli anni in cui il morbo imperver-sava vuol far valere i suoi diritti di erede non essendo in presenza di testamento.

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

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19I documenti della Chiesaa cura di don Pierluigi Tomasoni

Non è facile riassumere in poche righe l’articolato testo della Esorta-zione post-sinodale AMORIS LETITIA di Papa Francesco, sia per la sua estensione – si compone di ben 325 paragrafi – sia per la ricchezza del contenuto; il Pontefice consapevole di questo chiede a tutti di leggere con calma, senza fretta, il documento che raccoglie la rifles-sione di ben due sinodi dei Vescovi dedicati alla famiglia. Il vocabolario di alcuni termini chiave ci sono di aiuto nell’accostare alcuni contenuti essenziali. L’intento è quello di suscitare la curiosità per un approfondimento personale. Oltre al testo cartaceo reperi-bile in libreria, è possibile scaricare gratuitamente l’Esortazione dal sito del Vaticano (www.vatican.va).

AMORE, uno sguardo lucido sulla coppia e sulla famiglia.Papa Francesco innanzitutto parla dell’amore nel matrimonio me-ditando l’inno all’amore di San Paolo (1 Cor 13, 4-7) nel IV capitolo: «Non potremo incoraggiare un cammino di fedeltà e di reciproca donazione se non stimoliamo la crescita, il consolidamento e l’appro-fondimento dell’amore coniugale e familiare. In effetti, la grazia del sacramento del matrimonio è destinata prima di tutto a perfeziona-re l’amore dei coniugi» (n. 89).

ACCOMPAGNARE, al fianco dei più fragili.Per Papa Francesco accompagnare e sostenere non sono solo temi privilegiati del suo insegnamento, ma soprattutto atteggiamenti che devono qualificare l’agire della Chiesa e del Cristiano:«La Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e

speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta» (n. 291).

UOMO E DONNA, l’elogio della coppia.Alla luce dell’insegnamento della Parola di Dio, l’Esortazione Apo-stolica, fa l’elogio della differenza tra uomo e donna e dà una rispo-sta alle inquietudini di fronte alla ideologia del gender:«Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-cultu-rale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare» (n. 56). E Papa Francesco ricorda che «apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere se stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente» (n. 285).

PROCREAZIONE, decisione di coscienza.Papa Francesco, inserendosi e assumendo l’insegnamento dei suoi Predecessori afferma:«L’Enciclica Humanae vitae e l’Esortazione apostolica Familiaris con-sortio devono essere riscoperte al fine di ridestare la disponibilità a procreare in contrasto con una mentalità spesso ostile alla vita… La scelta responsabile della genitorialità presuppone la formazione della coscienza, che è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità. Quanto più gli sposi cercano di ascoltare nella loro coscienza Dio e i suoi coman-damenti, e si fanno accompagnare spiritualmente, tanto più la loro decisione sarà intimamente libera da un arbitrio soggettivo e dall’a-deguamento ai modi di comportarsi del loro ambiente» (n. 222).

SACRAMENTO, favorire l’integrazione.L’Esortazione post sinodale insiste in maniera generale sull’accom-pagnamento caso per caso. Ogni situazione esige di essere consi-derata: «È meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, per-ché questo non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell’esistenza concreta di un essere umano» (n. 304).

DISCERNIMENTO, uscire dalla legalità fine a se stessa.«Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete, come quelle che abbiamo sopra menzionato, è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. E’ possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari» (n. 300).

OMOSESSUALITÀ, rispetto della dignità di ogni persona, chiarezza riguardo la famiglia.«Nel corso del dibattito sulla dignità e la missione della famiglia, i Padri sinodali hanno osservato che “circa i progetti di equiparazio-ne al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure re-mote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”; ed è inaccettabile “che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condi-zionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso”» (251).

AMORIS LETITIAla gioia dell’amore

LETTERA APERTAReverendo Parroco, sta giungendo al termine del suo lungo e fatti-vo mandato parrocchiale. Noi salodiani le siamo molto riconoscenti per come, nell’emergenza terremoto, ha saputo gestire e superare le ferite lasciate nelle tredici chiese parrocchiali e… come ci ha ultimamente mostra-to il Duomo illuminato. Grazie! Una piccola richiesta:… la chiesina del cimitero non le chiede “Aiuto!” con quel-le crepe nel soffitto? Prima di passare il testimone non riesce a fare ancora un colpo? Grazie! Lettera firmataGentile lettore, con questo piccolo appunto mi punge sul cuore. Da alcuni mesi sto cercando di risolvere questa sua ri-chiesta, che ogni mese (il secondo martedì del mese), quando vado a celebrare la Messa in suffragio per tutti i nostri defunti, mi si presenta sotto gli occhi. Speria-mo di riuscirci… e lei sia gratificato, ma la difficoltà è che, per intervenire con la ditta di restauro, devo avere l’O.K. del Comune, che è proprietario dell’edificio. So che è stata conclusa la pratica per il placet della Soprin-tendenza… spero che si possa realizzare tutto a tempo breve. So che varie persone hanno già raggranellato una buona cifra (circa 10.000 euro). Con una piccola aggiunta da parte della Parrocchia e del Comune, spe-ro, si arriverà… al dunque!

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20 Accade a Salòa cura di Simone Bottura

Porta a porta, partenza sprint

La differenziata vola con il porta a porta. Nel primo pe-riodo di attivazione del nuovo sistema si registrano dati più che soddisfacenti, con la quota di rifiuti differenziati che supera addirittura il 70%. Dato che va al di là delle più rosee aspettative e che è ben al di sopra dell’obietti-vo del 65% richiesto dalla legge. Ricordiamo che prima dell’introduzione del porta a porta a Salò la porzione di rifiuti differenziati si assestava al 30,7%. Da segnalare infine che per tutto il periodo primaverile ed estivo, nel weekend e nei giorni festivi, si muoverà agile e silenzioso tra il lungolago e il centro il «T-Riciclo» di Garda Uno, un triciclo a pedali servoassistito, alimen-tato da un pannello fotovoltaico posizionato sulla coper-tura, che contribuirà alla pulizia del centro. Il mezzo è dotato anche di un “igienizzatore” per eventuali residui di feci canine o per rimediare al problema dei cestini maleodoranti. Alla guida ci sarà una giovane operatrice che parla ben cinque lingue e che dunque potrà dare in-formazioni non solo ai residenti, ma anche ai tanti stra-nieri che frequentano Salò.

Da Giotto a De Chirico, i tesori nascosti

È stata inaugurata il 13 aprile, al MuSa, la mostra «Da Giotto a De Chirico. I tesori nascosti», curata da Vittorio Sgarbi e promossa da Regione Lombardia. In esposizio-ne 180 capolavori dell’arte italiana dalla fine del Due-cento all’inizio del Novecento. In sede di presentazione, il curatore ha tenuto il suo show: «Io sono Napoleone», dice. E in un certo senso ha ragione. Come Bonaparte fece incetta di tesori d’arte nelle na-zioni vinte, così ha fatto Sgarbi per allestire la mostra salodiana: «Ho fatto incetta di opere segregate, impos-sibili da vedere, chiuse a chiave nei caveau di collezioni private e fondazioni bancarie». Per il sindaco Giampiero Cipani questa mostra rappre-senta «la prima tappa di un percorso che avevamo deli-neato con l’apertura del MuSa, un museo capace di va-lorizzare la storia e la tradizione culturale di Salò e che sostiene la nostra ambizione di porci come una piccola città d’arte capace di confrontarsi con Mantova, Verona, Cremona». Il biglietto d’ingresso è fissato a 16 euro; 14 i ridotti; 12 per le scolaresche. Tutte le info sul sito mu-seodisalo.it.

Mauro Maccarini presidente degli albergatoriNuovo direttivo per il Carg, il consorzio alberghi di Gar-done Riviera e Salò. L’assemblea ordinaria dei soci ha rinnovato le cariche per il triennio 2016-2019. La pre-sidenza è affidata a Mauro Maccarini (Hotel Eden, Salò) che subentra a Corrado Molignoni (Duomo, Salò), che resta comunque nel Cda come consigliere. Alla vicepre-sidenza Gianmario Cipani (Villa Florida, Gardone Riviera) subentra a Silvia Dalla Bona (Savoy Palace e Villa Sofia, Gardone), anche lei confermata nel ruolo di consigliere. Tra le novità va segnata la presenza nel Cda di un rappre-sentante dei bed & breakfast: si tratta di Alberto Bertella del b&b Big Sur di Gardone. Completano il consiglio Filippo Bassetti (Vigna, Salò), Fiorangela Ceni (Lepanto, Salò), Marco Novelli (Panora-mica, Salò), Betty Pellegrini (Locanda Agli Angeli, Gardo-ne), Paolo Piva (Villa Capri, Gardone), Pamela Pizzi (Bel-levue, Gardone), Nicoletta Rossi (Laurin, Salò) e Davide Sari (Monte Baldo, Gardone).

Salò città “cardioprotetta”Sta per trovare attuazione un percorso volto a prevenire i casi di arresto cardiaco grazie alla dotazione di «Dae», defibril-latori automatici esterni, presso tutti gli impianti sportivi pubblici. Il Comune ha provveduto ad una mappatura di tutte le palestre, gli impianti e le associazioni sportive, commissionando ai Volontari del Garda l’installazione di 9 defibrillatori esterni Aed Plus. Il Gruppo si occuperà dell’installazione dei defibrillatori e dei corsi di addestramento per i referenti delle associazioni. Queste le strutture dove saranno collocati i defibrillatori: le palestre dell’istituto Battisti, del Fermi, delle medie D’Annunzio, delle elementari di via Montessori e del Complesso Gasparo, il palazzetto “Gnes” a Barbarano, il centro sociale “I Pini” (due collocazioni sono ancora da stabilire).

Avviato il piano delle asfaltature

Ha preso il via a metà aprile il piano delle asfaltature. Occhio dunque ai divieti di transito e sosta (con rimozio-ne) imposti dall’ordinanza della Polizia Locale, in vigore fino al 15 maggio. Ecco cosa prevede. Chiusura al traffico veicolare e divieto di sosta con rimozione dalle 7 alle 19 nelle seguenti vie: Giovanni da Ulma, Pietro da Salò (dal civico 57 a via Leonesio), Gratarolo, Rotingo, Cattaneo, Odorici, Santa Maria Maddalena, Ronchetti, Cavagnina (dal civico 1 al civico 8), Spiaggia d’Oro (incrocio via Mu-lino Vecchio). È invece previsto un senso unico alternato regolato da moviere, con divieto di sosta con rimozione, nel medesi-mo periodo e nei medesimi orari, lungo le vie Zette, San Benedetto, Papa Giovanni XXIII, Bettoni, Zane, Brunati, Landi, Umberto I, Burago e De Gasperi. La ditta appalta-trice, la Bios Asfalti di Bedizzole, si occuperà di avvertire i cittadini residenti nelle zone interessate e di garantire il transito dei mezzi di soccorso.

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Alla sera del terzo giornoa cura di Bruno Marelli

Disturbate il

manovratoreCapita a volte di essere sorpresi che le cose accadano davvero e i nostri sogni si realizzino. Più volte da questa pagi-na ho chiesto una maggiore attenzione della gente al bene comune, una nostra maggiore partecipazione alle scelte che ci riguardano. Per questo oggi posso scrivere che insieme stiamo facendo suc-cedere qualcosa di bello.

Capita proprio in questi giorni che un gruppo di cittadini attenti al bene del-la città abbiano iniziato una raccolta di firme per chiedere al Sindaco una as-semblea pubblica sul tema del possibi-le rifacimento di Piazza Fossa e altre 2 piazze attigue. In effetti di questa opera pubblica non si sa molto, a parte qual-che chiacchiera che gira in paese. Ora stiamo a vedere cosa succede, per-chè ci potrebbero essere degli sviluppi interessanti, nella questione di merito, certo, ma anche in un quadro più gene-rale. Perchè da segnali come questi po-trebbe finalmente nascere il metanoei-te, il cambio di mentalità che convinca la maggioranza dei cittadini, ed il Sindaco in primis, che il governo della città non è un piacevole privilegio che viene dele-gato, una volta per sempre, con il risul-tato delle elezioni, ma è un processo di continuo confronto con la gente, perché essa sola detiene e conserva il diritto a governare e decidere sul futuro della propria città. Accolgo quindi con gioia questo segno di democrazia, che contrasta con la mo-desta partecipazione all’ultimo referen-dum a Salò, dove ha votato solo il 28,4% degli elettori.In tutti i comuni il Sindaco è il Primo Cit-tadino e si fa carico di realizzare una po-litica che rappresenti la gente che lo ha eletto. Gli altri, dal secondo fino all’ultimo cit-tadino, devono vigilare e chiedere di essere ascoltati; poi, quando è necessa-rio, devono trovare la forza di interveni-re per rimettere a posto le cose. Come ricorderete a Villa è già successo, sulla proposta del campetto di calcio dove ora c’è un parco. Allora sembrava un inci-dente di percorso; oggi potrebbe essere un nuovo inizio di governo comune.

Ancora una volta gli ameri-cani l’hanno fatta grossa. La rivista Fortune ha pubblicato la lista delle 50 persone più influenti al mondo e dentro ci ha messo un solo italiano. Il Presidente del Consiglio, di-rete voi, oppure il Presidente della Repubblica, un impren-ditore, un cardinale o un cal-ciatore? Se pensate ad una personalità di questo tipo, ad un nome famoso, state sbagliando di grosso.Sarete allora stupiti di sapere che l’italiano che in America è considerato il più influente si chiama Domenico Lucano. Mai sentito nominare?Per forza; non credo sia mai andato a sedersi sulla pol-trona di un talk show, nè è mai stato intervistato da un giornale nazionale. E cosa fa di così importante questo nostro connazionale? Fa il sindaco in un piccolo paese di 1.800 anime nel profondo sud del paese.Il piccolo Comune di Riace, da quando Lucano è sindaco, ha dato ospitalità ad oltre

6.000 immigrati. Riace era un paese dove i giovani sono tutti emigrati ed era diventa-to negli anni un paese di vec-chi, con un terribile destino di lento declino. Tutto è iniziato anni fa, nel 1998, quando 250 migran-ti curdi sono sbarcati con un battello sulla spiaggia di Riace. Da allora i migranti sono arrivati a migliaia e, tra l’altro, hanno avviato anche una serie di attività artigia-nali ed imprenditoriali che hanno determinato la rivi-talizzazione di quel piccolo paese.A sostenere lo sforzo econo-mico dell’accoglienza ci sono i contributi dello Stato che qui sono consegnati diretta-mente ai migranti e non ser-vono ad arricchire gli specu-latori delle emergenze.Infine una piccola ma signi-ficativa nota di colore. Sulla porta del Comune c’è un car-tello in tre lingue che dice:“Orari d’Ufficio - Gli ospiti sono benvenuti nei seguenti orari - SEMPRE”.

Un Signor Sindaco

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22 Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

Morire tra le ondeQuante speranze annegate nel mare! Quanta diffidenza,

incertezza, difficoltà nei paesi ospitanti! È molto facile, in questi tempi difficili, ritornare con gli eventi che la let-teratura ci ha offerto! Siamo nel mito (che tutti conoscia-mo, capitanato da Enea). La flotta è scampata all’ennesima tempesta violenta al punto tale da non riuscire a capire su quale spiaggia si fosse mai finiti. Enea allora sale sulla colli-na e guarda il mare ormai calmo per trovare traccia dei suoi compagni spazzati via dalla burrasca. È caratteristica stori-co-mitologica del mediterraneo aver fatto navigare speran-ze, negate spesso agli uomini senza meta, alla ricerca di un altrove. Sono barconi a vela, di legno il cui fasciame è te-

nuto insieme da chiodi e corda. Sono barconi ca-richi di uomini accalca-ti, ammassati, affamati dopo aver passato mille peripezie e, per questo, in mare anche quan-do in mare non si deve andare. I marinai veri sanno quando è adatto il tempo per navigare; quando volge al colmo l’estate spossante, que-sto è il tempo adatto perché i venti sono re-golari e il mare sicuro.“Ecco perché è giusto

che tu spinga in mare la nave veloce e affidata ai venti. Ri-poni soprattutto il tuo carico e affrettati poi per tornare a casa. Non aspettare il vino nuovo, le piogge d’autunno”.Enea dall’alto della collina percepisce un’altra sciagura. Non sa più nulla dei suoi uomini e ne immagina la fine nell’acqua del cimitero millenario e liquido del Mediterraneo, senza tombe, senza lapidi; chi è sopravvissuto ha i piedi a terra e su questa terra sconosciuta ha trovato cibo, acqua e soprat-tutto salvezza. Ma le meta di Enea non è qui: la fine della sua strada è nel Lazio. Molti sono i pensieri che occupano il cuore del profugo che così si rivolge ai suoi: «compagni, davvero da tempo non siamo nuovi a sventure e pure a queste un Dio porrà fine. Voi la rabbia di Scilla, gli scogli conosceste dal cupo rimbombo, voi dalle rupi del Ciclope aveste esperienza. Prendete coraggio e lasciate il timone incerto. Forse anche questo un giorno gioverà ricordare fra disperate vicende, fra in numerosi rischi tendiamo al Lazio dove una vita tranquilla i fati ci additano: colà è scritto che il regno di Troia rinasca. Saldi restate e serbate voi stessi a eventi migliori ».Virgilio (libro I° Eneide) racconta la storia del suo tem-po riportando fatti più antichi. E questa storia si ripete da allora e da prima su ogni confine di terra o rive di fiumi, laghi, mari. Al di qua del confine è la diffidenza, al di là del confine è la sofferenza, superare e declinare entrambe è civiltà.

Adesso che il tempo sembra tutto mio

Adesso che il tempo sembra tutto mioe nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,adesso che posso rimanere a guardarecome si scioglie una nuvola e come si scolora,come cammina un gatto per il tettonel lusso immenso di un’esplorazione,adesso che ogni giorno mi aspettala sconfinata lunghezza di una nottedove non c’è richiamo e non c’è più ragionedi spogliarsi in fretta per riposare dentrol’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,adesso che il mattino non ha mai principioe silenzioso mi lascia ai miei progettia tutte le cadenze della voce,adesso vorrei improvvisamente la prigione. (P. Cavalli – Poesie 1974-1992)

Il bene è un’impresaSempre stimolante per me la lettura delle pagine di Claudio Magris le cui pubblicazioni seguo con interesse da tanti anni. Uno dei più recenti articoli (22 aprile 2016) si sofferma sulla pratica del volontariato, un’«attitudine complessa che coniuga i meccanismi del mercato del capitalismo moderato con i valori etici del No profit».Si tratta di una realtà viva (anche nelle nostre contrade) sulla quale l’autore si sofferma in un lungo cordiale colloquio con un alto responsabile industriale europeo: S. Balbinot, sulla organizzazione dei tanti che uniscono i loro sforzi per migliorare la vita dei troppi deboli della nostra quotidianità, ultimamente in aumento, verso i quali anche qui a Salò sono vive da anni iniziative lodevoli.Nel colloquio (che non trascura il fatto che spesso nelle nostre contrade domina lo spreco, la leggerezza e l’impreparazione, anche quando sono guidati da buone intenzioni, domina un concetto fondamentale: lo slancio personale animato da particolare sensibilità culturale e religiosa che può anche costare impegni economici non facili perché la “difficile impresa” (molto diffusa nei nostri paesi) deve essere affrontata non solo con le buone intenzioni e le forti idealità, ma anche con tutti gli adeguati, difficili strumenti (che possono economicamente pesare) ma che concretamente hanno un grande valore. «Fare il bene è cosa dura che pone talora dinnanzi a scelte durissime». Ci sono associazioni importanti che rivelano non solo grande umanità, ma una creatività, un’originalità che provocano un’ammirazione non diversa da quella che suscita un’opera d’arte.

Il profugo di tutti i profughiEnea eroe della guerra di Troia

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23Altre note...a cura di Giancarlo Giacomuzzi

M i sento in colpa e l’ammetto, ma mi soffermo poco sul-le pagine politiche ed economiche dei giornali, trovo

in esse notizie confuse, contraddittorie, costruite per ingan-nare il povero cittadino sulla verità, ed allora vado preferi-bilmente a leggere quelle dedicate alla cultura e allo spetta-colo, una abitudine talmente inveterata che ormai mi viene spontanea. Ma che il nostro Paese sia nei guai è sotto gli occhi di tutti e quindi anche dei miei. Avverto nella nostra classe dirigente occasioni perdute, de-cisioni non prese, anche poca voglia di lavorare, politici che di rimedi non ne sanno trovare per migliorare soprattutto le due voci in Agenda più importanti che coinvolgono giovani

e vecchi, mi riferisco alle voci Lavoro e Pensioni. Gli anziani, dimenticati da un Governo convinto che le loro esigenze di-minuiscano con l’età, i giovani, sempre più disoccupati con davanti a loro un futuro sempre più incerto, nonostante si affannino a studiare le lingue, a partecipare a master, ad ac-quisire patenti nazionali e internazionali con il risultato di dover accettare, per sopravvivere, lavoretti saltuari lontani dagli studi compiuti. Dicono ora che sono troppi, dimenti-cando che solo pochi anni fa ne auspicavano un aumento per stare al passo con l’Europa, un Europa ridotta ormai ad una Cappuccetto Rosso sempre nel pericolo di essere azzan-nata dal lupo.

Una crisi la nostra che dura da tempo ed ha ormai colpi-to quasi tutte le fasce sociali senza distinzione di gene-

re e di età, con i giovani che si aggirano confusi alla ricerca di una loro strada e di una famiglia da far crescere con di-gnità e accanto a loro uno stuolo di disoccupati, cassainte-grati, esodati, mobilitati etc. etc. Molte cose sono cambiate: un tempo non lontano il nostro paese non conosceva rivali nel prodotto lavorato, oggi Paesi emergenti ci contendono i mercati offrendo prodotti competitivi in termini di costi ma non di qualità e il povero compra sempre il prodotto che costa meno, un tempo il nostro Paese offriva lavoro, oggi le nostre menti migliori devono emigrare per vedere rico-

nosciuti meriti e competenze o passano giorni, settimane, mesi e anni fra il blaterare dei potenti e lo sconforto genera-le. Sul versante Pensioni la situazione non è migliore, lo ha spiegato il Presidente del nostro Istituto di Previdenza con una schiettezza forse un po’ brutale che solo gli economisti possono permettersi, perché non obbligati ai minuetti e ai vari distinguo della politica. Ha detto che se non ci sarà un cambiamento radicale nella nostra economia, i trentenni di oggi che hanno trovato e conservato un lavoro con regolari versamenti previdenziali, dovranno lavorare anche fino ai 75 anni di età con una pensione molto inferiore di chi è nato quarant’anni prima di loro. Siamo infatti in testa agli altri pa-esi nella voce “Costo delle pensioni” perchè il nostro famige-rato PIL, (differenza fra quello che produciamo e quello che spendiamo) è basso, produciamo poco rispetto alla spesa dello Stato che, a detta voce, è altissima. Un disastro tutto italiano cominciato quando il nostro pae-se, per ragioni politiche di voto, ha permesso per alcuni de-cenni ad almeno due persone su quattro di lasciare il lavoro prima degli allora fatidici 60 anni appesantendo così l’intero sistema e portandolo al risultato di oggi. Per le soluzioni ci vorrebbe uno Stato diverso dal nostro, ma dobbiamo accon-tentarci di quello che abbiamo. Io, che sono niente, ho capi-to che più basse sono le pensioni, meno si consuma, più bas-si sono i consumi, meno si produce, ma per cortesia… non parliamo male dei giovani ha detto Moni Ovadia, scrittore e cantastorie, chi parla male dei giovani parla male di se stes-so, la mela non cade mai lontano dall’albero da cui è nata.

Per il disegno una spiritosa fila di questuanti un lavoro, per la musica la effervescente Rhapsody in Blue per pia-

no e orchestra di George Gershwin (1898/1937), una specie di caleidoscopio musicale di quel vasto crogiuolo di razze e costumi che si chiama America e il suo Concerto in Fa per piano/orchestra con quel suo ritmo trascinante nel quale confluiscono clarinetti, corni, tromboni, viole e violoncelli; chi non ricorda l’interpretazione di Oscar Levant nel film “Un americano a Parigi”. Al posto della poesia una mia annota-zione scherzosa e del tutto personale.

I Giovani e il lavoro, i Vecchi e le pensioni

Noia, vizio e bisognosi allontanan col lavoro,pur che questi sia continuoe al reale fabbisognodia decoro.La Pensione è un’altra cosa.meritata pur che siase vien data è frantumata,resta un sogno, un’utopia.

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Informazioni utili

SS. MESSE

DUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

Chiesa di S. BENEDETTO

• Festive: ore 7.30

Chiesa di S. BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

Chiesa di S. GIUSEPPE

• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30 (esclusi: giovedì e sabato)

Chiesa di S. GIOVANNI

Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CHIESA - CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

CHIESA MONASTERODELLA VISITAZIONE

• Festive e feriali: ore 8.00

IL DUOMO - n. 5 Maggio 2016

Anno LXV - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 3/5/2016 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

MAGGIOMartedì 10 Congregazione presbiteri a Maderno ore 16,00 S. Messa al Cimitero

Mercoledì 11 ore 20,30 a Roè Volciano per la zona pastorale Liturgia viva (d. Ovidio)

Giovedì 12 ore 10,00 in Cattedrale: Messa del Vescovo per le Scuole paritarie

Sabato 14 ore 20,30 nella Chiesa di S.BERNARDINO veglia zonale di Pentecoste

Domenica 15 ore 9,30 PRIME COMUNIONI e CRESIMELunedì 16 dal 16 al 20 – ore 20,30 S. Rosario recitato nella Chiesa di San Giuseppe

Mercoledì 18 ore 20,30 a Roè Volciano per la zona pastorale Liturgia viva (d. Ovidio)

Venerdì 20 Festa liturgica di S.Bernardino - Annullo Filatelico

Sabato 21 ore 20,00 incontro gruppo A famiglie in Oratorio

Domenica 22 ICFR 2 gruppo S. Angela – in Duomo ore 9,30 S. Messa poi incontro in Oratorio con pranzo

Lunedì 23 GIORNATE EUCARISTICHE S. Bernardino: ore 9,00 Lodi e S. Messa Visitazione: ore 16,30 Esposizione – ore 18,30 S. Messa

Martedì 24 GIORNATE EUCARISTICHE S. Bernardino: ore 9,00 Lodi e S. Messa Sr. Elisabettine: ore 16,30 Esposizione – ore 18,30 S. Messa ore 20,30 in canonica redazione de “Il Duomo”

Mercoledì 25 GIORNATE EUCARISTICHE S. Bernardino: ore 9,00 Lodi e S. Messa Chiesa Suore Ancelle: ore 16,30 Esposizione – ore 18,30 S. Messa ore 20,30 a Roè Volciano per la zona pastorale Liturgia viva (d. Ovidio) ore 21,00 in Oratorio: Scuola di Comunità C. L.

Giovedì 26 GIORNATE EUCARISTICHE S. Bernardino: ore 9,00 Lodi e S. Messa S. Bernardino: ore 16,30 Esposizione e Adorazione ore 20,30 S. Messa con processione da S. Bernardino fino al Duomo

Venerdì 27 ore 20,30 S. Rosario recitato nella Chiesa dell’Oratorio Domenica 29 FESTA DELL’ORATORIO ore 16,00 Battesimi comunitari

Lunedì 30 ore 20,30 S. Rosario recitato nella Chiesa delle Suore Ancelle

Martedì 31 ore 21,00 S. Rosario a Renzano con processione fino alla Madonna del Rio

GIUGNOGiovedì 2 ore 16,30 in S. Bernardino: Esposizione e Adorazione ore 18,30 S. Messa per i benefattori della parrocchia

Venerdì 3 Primo venerdì del mese viene recata in casa la SS. Comunioni agli ammalati

Martedì 7 Congregazione presbiteri a Roè Volciano (6)

Domenica 12 PELLEGRINAGGIO ZONALE alla porta santa della CATTEDRALE