M.A.D.E. Marciana Albergo Diffuso Educazione

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M.A.D.E. significa Marciana Albergo Diffuso Educazione ed è un progetto di riqualificazione urbana per realtà in metamorfosi fondato sull’educazione. Educare, nel suo significato etimologico e-ducere, condurre fuori: M.A.D.E. conduce la scuola fuori dagli spazi che le sono urbanisticamente assegnati e la porta negli spazi pubblici di Marciana. Con Ivana Surdic.

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  • 2A cura di

    Matteo Fioravanti ArchitettoDonatella Caruso ArchitettoMargherita Bagiacchi Architetto

    Firenze - Marciana (LI) Settembre 2011 - Ottobre 2012

  • 3LALBER-GO DIF-FUSO NEL CO-MUNE DI MARCIA-NA2/ M.A.D.E.

  • 4

  • 5progEtti Di rigEnErAzionE urbAnA pEr rEAlt in MEtAMorfosi

    Due volumi dedicati ai borghi di Poggio e Marciana che sorgono nel vasto territorio del Comune di Marciana, Isola dElba (LI), raccolgono studi e approfondimenti progettuali svolti tra il Settembre 2011 e lOttobre 2012 sul tema della rilancio e della valorizzazione dei luoghi secondo strategie innovative. Lapproccio al lavoro proviene dallambito della pianificazione debole. A partire dalla consapevolezza delle forze in campo e dalla non linearit dei processi conoscitivi del territorio, si evidenziano quelle azioni ed esperienze che accolgono modelli sperimentali di approccio, ascolto e trasformazione, con particolare riguardo allo spazio pubblico.Si attua un processo di rigenerazione e promozione della cultura del luogo stando attenti alle virt civiche che esso offre. Si propone cos una gestione degli interventi di recupero e riqualificazione dei diversi elementi costitutivi del patrimonio sia a scala urbana che territoriale. Lo studio parte da una fase di analisi, condivisa per i due centri, che ha cercato di leggere le criticit e le potenzialit inespresse dei luoghi, per poi individuare nellidea di ricettivit diffusa uno strumento pienamente attuale e compatibile con il contesto elbano per la riqualificazione dei piccoli borghi. Lanalisi e una possibile declinazione elbana del modello dellalbergo diffuso, costituiscono infatti il fulcro dellindagine. Trattasi di una fase preliminare di progettazione di sviluppo locale di realt in metamorfosi.Dellalbergo diffuso si cercato di cogliere non solo la potenzialit di struttura alberghiera, ma anche la capacit di promozione di progetti di pubblico interesse (dal recupero urbanistico-architettonico dei centri allimplementazione dei servizi, fino alla valorizzazione delle specificit del luogo) che prevedono il coinvolgimento di risorse materiali e immateriali.

  • 6il sEconDo voluME: MArciAnA pAEsE

    Il secondo volume approfondisce il caso di Marciana paese.Un tempo tra i principali centri abitati dellisola, Marciana stata incapace di reinventare una propria identit forte allinterno della realt elbana degli ultimi decenni caratterizzata dalle profonde trasformazioni legate alla massiccia riconversione delleconomia verso un turismo balneare.In questo contesto unamministrazione comunale attenta ha deciso di coinvolgere ed incentivare l associazionismo ed studiare assieme sistemi di riabilitazione che offrano a Marciana la possibilit di iniziare un percorso di metamorfosi verso una nuova identit. A Marciana paese, a differenza di Poggio, non si pu parlare di stato di abbandono. Il borgo ospita, oltre ad una serie di rilevanti edifici storici che riescono ancora ad attrarre quei pochi turisti che seguono itinerari storico-culturali, anche tutte le sedi istituzionali e servizi primari: comune, scuole, poste, farmacia, alimentari.

    il progEtto: M.A.D.E.

    Il nome dato al progetto gioca sullassonanza con lespressione che indica il luogo di produzione delle merci ed esprime il concetto di un progetto di metamorfosi fortemente legato alla conoscenza e alla valorizzazione del territorio.M.A.D.E. significa Marciana Albergo Diffuso Educazione ed un progetto di riqualificazione urbana per realt in metamorfosi che vuole unire alla tutela del paesaggio la creazione di interni urbani contemporanei e nuovi spazi pubblici. M.A.D.E. un progetto di architettura che si rivolge a spazi diversi per genesi e consistenza: spazi per la ricettivit, spazi per leducazione, spazi pubblici, interpretando la ricettivit come occasione per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. In questo quadro la pratica architettonica a volume zero non e sospensione operativa ma in primis agire per approfondire la conoscenza del territorio, non solo a livello morfologico ma anche e soprattutto nel suo sistema di relazioni tra sfera pubblica e privata (il territorio come spazio di relazione). Solo questa conoscenza

  • 7pu svelare la disponibilit di spazi che, come organi di sviluppo, si prestano alla metamorfosi.M.A.D.E. fonda il processo di trasformazione sulleducazione:Educare ad una nuova forma di turismo, responsabile rivolta ad unutenza interessata al reale contatto con il territorio per abitarlo in maniera diversa, ad una nuova forma di gestione dellospitalit mista pubblico privata e ad un nuovo valore dsuo dello spazio pubblico.Educare, nel suo significato etimologico e-ducere, condurre fuori (in particolare luomo dai difetti originali della rozza natura). E se fosse la stessa scuola ad uscire fuori? M.A.D.E. conduce la scuola fuori dagli spazi che le sono urbanisticamente assegnati e la porta negli spazi pubblici di Marciana. Educare come portare fuori i saperi e rendere la conoscenza un processo sempre attivo e aperto alla contaminazione. La cultura, la conoscenza e la loro trasmissione come elementi capaci di valorizzare lo spazio pubblico e di esprimerne la vocazione allo scambio e allinte(g)razione. Una scuola in ultima analisi liberata dalla questione tipologica e aperta a quella topologica.

    EspEriEnzE pilotA

    Premesso che, come Albergo Poggio Diffuso e M.A.D.E. dimostrano, sono possibili diverse tipologie di albergo diffuso in relazione al contesto nel quale intervengono, lo studio condotto ritiene che nel Comune di Marciana potrebbero svilupparsi esperienze pilota per lisola dElba e per la Regione Toscana, soprattutto in questo preciso momento in cui ancora non si dispone di una normativa di riferimento.Il caso di un Comune con due centri sembra infatti offrire unoccasione significativa per la contemporanea sperimentazione di un modello declinato nei due borghi con diverse accezioni.Il campo di studio si allargherebbe cos da permettere anche una possibile evoluzione della normativa esistente nelle altre regioni, di tipo prescrittivo e esclusivamente ricettivo, verso una normativa pi adeguata al contesto toscano e allattuale periodo storico in cui turismo e gestione del territorio potrebbero confrontarsi.

  • 8AttivAzionE Di lAborAtori

    Per leggere e pianificare realt come Poggio e Marciana necessario guardare a molteplici aspetti sociali e programmatici che si sviluppano sul territorio e determinano vantaggi competitivi che le sole regole del mercato non potrebbero concretizzare.Si ritiene fortemente auspcabile lattivazione di laboratori di studio, confronto e conoscenza per aumentare la capacit di visione e di azione dello sviluppo locale attraverso la collaborazione fra gli attori e la creazione di reti di interpreti stabili nel tempo.I paesi diventerebbero di nuovo un luogo oggetto dellattivit umana, ospitando laboratori capaci di indagare processi di rigenerazione studiati per poggio e marciana assieme ad esperienze attivate in altre realt analoghe.Degli esercizi di pianificazione concorrente necessari per aprire il territorio verso una evoluzione dinamica urbana insieme culturale, sociale e produttiva.

    costituzionE DEllAD

    Lattivazione di un albergo diffuso richiede varie fasi di analisi della realt locale, preliminari alla definizione dei momenti pi specificatamente attinenti alla progettazione.Ipotesi di percorso per la costituzione dellalbergo diffuso:

    - indagine preliminare;

    - necessit di una pre-fattibilit (occorre prevedere la redditivit dellalbergo diffuso, valutando investimenti iniziali necessari, costi e ricavi attesi dalla gestione);

    - lancio dellidea per la sensibilizzazione e formazione dei potenziali soggetti coinvolti (enti locali per la programmazione - gestori di esercizi pubblici - commercianti, produttori agricoli e artigiani - associazioni locali - proprietari degli alloggi - residenti);

    - condivisione di finalit e motivazioni (momenti di approfondimento con la comunit sui temi quali: scenario generale

  • 9del turismo, i numeri dellalbergo diffuso, confronto con esperienze simili, risultati attesi, criticit dei luoghi);

    - costituzione di forme associative (contenitori giuridici per i proprietari di alloggi, di servizi, );- commissione tecnica che gestisca la fase di impostazione-avvio dellalbergo diffuso, un incubatore dellalbergo diffuso, a cui partecipino anche professionalit esterne e qualificate costituzione del soggetto gestore unitario (come fase finale del percorso fin qui descritto e come punto di partenza della gestione ordinaria dellalbergo diffuso).

    gEstionE: gEstionE iMprEnDitoriAlE E unitAriA

    Per gestione unitaria di una struttura turistica si intende la gestione che fa capo a un unico soggetto per la fornitura sia dei servizi principali, quelli relativi allalloggio, sia degli ulteriori servizi forniti. La gestione si considera unitaria anche qualora la fornitura dei servizi diversi da quello di alloggio sia affidata ad altro gestore, purch lo stesso sia in possesso della regolare autorizzazione, ove prevista, e sia stipulata unapposita convenzione che regoli i rapporti con il fornitore dei servizi di alloggio, in capo al quale resta la responsabilit di garantire la coerenza della gestione dellattivit complessiva e dei servizi al livello di classificazione ottenuto dalla struttura ricettiva (cfr. Legge regionaLe 16/04 deL 28 LugLio 2004, regione emiLia romagna).

    ringrAziAMEnti

    Anna Bulgaresi, Sindaco del Comune di Marciana.Isola Etica, Marciana Aurea, associazioni culturali di Marciana.Carlo Eugeni, fiduciario condotta Slow Food allIsola dElba.Carlo Gallelli, Manfredi Mannucci, Costanza Santini e Ivana Surdic, laureandi.Pierfilippo Checchi e Pasquale Persico, professori.Le esperienze di Co/Auletta, Aste e Nodi, G.A.P. Guilmi Art Project.

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  • 11

    M.A.D.E.MARCIA-NAALBERGODIFFUSOEDUCA-ZIONE

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    ANALISI

    BORGHI IN ITALIA

    MARCIANA

    Italia paese di borghi

    Cenni storici

    Metamorfosi

    Le condizioni attuali,

    il disagio insediativo

    Comuni fino a 5.000 abitanti

    Inquadramento

    Storia

    Dati quantitativicartografia ctrMappe tematiche

    Evoluzione demograficacenni sullo sviluppo turisticosviluppo urbano

    viabilit territorialeviabilit localeluoghi dinteresserisorse naturali

    8

    10

    36

    M.A.D.E.MARCIA-NAALBERGODIFFUSOEDUCA-ZIONE

  • 13

    BIBLIO-GRAFIA

    sTRATeGIe dI RIABILITAZIONe

    Pubblicazioni

    Riviste e articoli

    Siti

    Urbino: una citt laboratorio -Urbino

    Universit dialettale -Badolato

    Co/auletta -Auletta

    Porta le tue idee in vacanza - Torre Orsaia

    Waldkindergarten - St.Gallen, Svizzera

    Casale Il Sughero -Vibonati, Salerno

    Kstendorf -Zlatibor, Serbia

    Sviluppo della sostenibilit

    Sviluppo del turismo

    Educazione

    volume zero

    turismo di quarta generazioneAD albergo diffuso

    turismo educativo

    Definizionecaratteristiche

    120

    276

    METODO

    CAsI sTUdIO

    76

    78

    PROGETTO

    M.A.d.e.Programma/indice

    Azioni

    Attori

    Censimento

    Schede

    Quadro dinsieme

    Schema organizzativo generale

    Spazi educazione

    il borgo come struttura

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    140

    Alloggi

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    ANALISI

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    ANALISI

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    borgo [br-go] s.m. (pl. -ghi)

    Centro abitato di grandezza media e di una certa importanza, caratterizzato da uneconomia prevalentemente commerciale e con una periferia a carattere agricolo. Nei secoli passati questa denominazione era spesso riservata ai paesi di importanza che possedevano un mercato ed una fortificazione. Per la presenza di queste strutture il borgo si differenziava dal villaggio.

    Borghi in Italia

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  • Vista di santo stefano di sessanio (2012)

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    Il territorio italiano ha tra le sue peculiarit quella di essere costellato da un numero altissimo di piccoli borghi che da molti anni stanno subendo il fenomeno dello spopolamento. Ci comporta labbandono di questi luoghi con la conseguente perdita di territori che sono risorse importantissime sia dal punto di vista culturale che turistico. I numeri sono molti alti si parla di 5.308 paesi abbandonati.I paesi fantasma rappresentano il 72% di tutti i comuni italiani, uno spaccato

    Borghi in Italia

    Italia paese di borghi

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    5.308

    72%

    paesi abbandonati

    popolazione italiana vive in un borgo

    paesi fantasma

    1/5

  • Vis

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    LiV

    er

    i (2

    012)

    20

    nel secondo dopoguerra, negli anni della ricostruzione, quando migliaia e migliaia di persone abbandonarono le proprie case in montagna o in campagna per recarsi in citt alla ricerca di nuove fortune. La vita doveva ricominciare e lunico modo per trovare lavoro e sicurezza economica era quello di trovare un impiego sicuro nei grandi centri urbani. Il fenomeno provoc, come deteriore effetto collaterale, la scomparsa di gran parte dei mestieri legati allartigianato.

    dItalia in cui vive circa un quinto della popolazione nazionale, pi o meno dieci milioni di persone. Questi piccoli paesi rappresentano la memoria storica di unItalia che ormai non c pi. Lurbanizzazione e lo sviluppo economico hanno fatto in modo che lattenzione degli italiani si spostasse sempre pi nelle grandi citt, abbandonando in una specie di dimenticatoio sociale un grandissimo numero di piccoli paesi, che sono rimasti per lo pi abbandonati. Il fenomeno ha avuto inizio

    Borghi in ItaliaAN

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    Dei 5838 paesi fantasma, sono 2831 i comuni che rischiano di scomparire, veri e propri centri a rischio estinzione. Questi ultimi ricoprono una superficie di circa centomila chilometri quadrati. Il fenomeno dei paesi fantasma interessa molto il Centro-Sud e le zone appenniniche. I piccoli centri alpini si sono salvati grazie allindustria del turismo, quelli del nord invece hanno continuato a sopravvivere grazie alla vicinanza alle grandi citt industrializzate e, fatto non secondario, grazie a infrastrutture tale da consentire agli abitanti di raggiungere le citt in poco tempo e in modo piuttosto confortevole. Al Centro-Sud la situazione invece molto diversa. Migliaia di paesini si sono spopolati.

    La situazione pi pesante si

    registra in Basilicata dove ben 97 centri sono a rischio estinzione , nelle parti montuose della Sicilia e della Sardegna, nelle aree interne di Marche e Toscana e su tutto larco dellAppennino Meridionale, dallAbruzzo alla Calabria, passando per il Molise.(Il Tempo, 25-07-2005)

    Di fronte a questo quadro generalizzato importante pensare a delle strategie che consentano di fornire nuove prospettive e nuove speranze a coloro che vivono allinterno delle aree a rischio spopolamento. Il progetto si propone di attivare un processo di rivitalizzazione del tessuto socioeconomico dellarea locale per mezzo dellopportuna valorizzazione del patrimonio artistico, ambientale e culturale localmente sedimentato.

    Borghi in ItaliaAN

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    2.831

    100mila

    comuni che rischiano di scomparire

    Kmq

    > centro-sud> zone appenniniche

    i pi interessati

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    Borghi in Italia

    Il territorio italiano costel-lato di piccoli borghi che rap-presentano quellItalia minore, a volte pi sconosciuta e na-scosta, rimasta ai margini delle grandi trasformazioni urbane e dei principali flussi turistici e commerciali e per questo con legami ancora fortissimi al proprio passato.

    Tipologia di insediamento assai diffusa e favorita dalla to-pografia del territorio, il borgo nasce come citt fortificata, edificata per questioni di dife-sa su alture e spesso circondata da mura urbiche e torri per il

    Cenni storici

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  • anonimo, Veduta deL fronte di terra di portoferraio (XVii sec)

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    controllo. Si tratta di forme di insediamento che risalgono allepoca tardo antica, allorch condizioni politiche e sociali instabili obbligavano a vivere uno stato di allerta conti-nuo. Lo stile di vita imposto dallepoca storica era basato sulla sussistenza nella costan-te minaccia rappresentata dai problemi legati a carenza di cibo, malattie, epidemie, incursioni e guerre improv-vise. Gli insediamenti erano strutturati di conseguenzain modo da agevolare la vita in queste condizioni, chiudendo i villaggi nelle mura e lascian-

    do nellimmediato intorno i campi, le coltivazioni, la vita rurale. Peculiare dei borghi era lalta concentrazione delle costru-zioni per sfruttare al massimo la morfologia del sito e ren-dere lagglomerato compatto dunque difendibile. I borghi nascevano infatti come centri di dimensioni contenute, densi, chiusi, con vie strette e ripide che dovevano lasciare spazio solo a carri o cavalli. Extra mnia si trovavano i campi per la coltivazione e per lallevamento, presso i quali risiedeva quella parte della

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    Borghi in Italia

    popolazione dedita allagricol-tura e alla pastorizia.

    La realt del borgo permette-va uno stile di vita essenziale. Allinterno della fortificazione si teneva il mercato e la con-vivenza tra uomini avveniva a stretto contatto. Gli scambi con lesterno si svilgevano in primis sotto forma di com-merci. Chi coltivava, porta nel borgo i prodotti dei campi e il bestiame per venderli o scam-biarli con altra merce, cos i pescatori i frutti della pesca, eccetera. Si trattava di sistemi economici fragili, in balia dei

    fenomeni meteorologici, delle piene e delle aridit , ma anche delle mutevoli condizioni politiche.Le attivit artigianali si svolge-vano nelle botteghe e talvolta le lavorazioni si riversavano per strada, ad animare la vita del borgo. Ogni borgo presentava attivit particolari che derivano dal luogo e dalle risorse che pu offrire. Dalla specificit di queste attivit si pu ripartire per pensare ad una rinascita dei borghi.Entro le mura risiedevano i signori dellaristocrazia locale

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  • prossimit e Variet deLLe morfoLogie dei nucLei urbani di marciana e poggio in una foto aerea recente (Via bing.maps, 2012)

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    che rispondevano spesso ad unautorit pi alta, fisi-camente lontana e distante dalle dinamniche interne del borgo. Da un borgo allaltro, anche lontano pochi chilo-metri, cambiavano spesso usi e costumi. I componenti di altre comunit, anche vicine, potevano essere considera-ti estranei, confermando la realt estremamente chiusa del borgo.

  • 28

    Crisi e abban-dono

    Borghi in Italia

    Per vari motivi gli antichi bor-ghi in Italia stanno subendo il fenomeno dello spopolamento e dellabbandono.La crisi iniziale risale alla fine della seconda guerra mondiale, quando la popolazione emigra-va verso i grandi centri urbani dove poteva trovare maggiori possibilit di lavoro e benes-sere. Lisolamento infatti, che in passato era una necessit di sopravvivenza, diventa sempre pi un ostacolo nella vita di questi paesi, che rimangono lontani dai progressi tecnolo-gici, industriali, commerciali che sta affrontando la societ. La stessa situazione di abban-dono caratterizza oggi questi centri che sono privi di scambi con il mondo esterno. Lacces-sibilit a questi insediamenti difficile e faticosa, spesso sono mal collegati o non ci sono mezzi di trasporto pubblici. Lavvento degli anni Cinquan-ta, con il dopoguerra, coincide con una profonda variazione del rapporto tra popolazione e territorio. In particolare si verificano tre dinamiche demografiche: - un diffuso e prepotente eso-do rurale;

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  • poggioreaLe (tp)

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    - un grande processo di ridi-stribuzione regionale della popolazione;- un generale processo di urba-nizzazione concentrata. Sno gli anni in cui lItalia affronta la rivoluzione indu-striale e dello sviluppo dei tra-sporti. Le nuove infrastrutture ferroviarie sono una spinta iniziale allabbandono dei cen-tri isolati per il trasferimento in zone metropolitane, eco-nomicamente pi fertili. Lo sviluppo della rete ferroviaria costituisce infatti un avam-posto alla nascita dei nuovi e grandi centri urbani, agli

    esordi del boom economico. Ci che accade in questi anni una sorta di duplicazione degli insediamenti; parte della popolazione inizia a spostarsi, e parte rimane nei villaggi.Negli anni 60 e 70, con il vero e proprio boom economico, le cose si evolvono definiti-vamente nella direzione di urbanizzazione e di abbando-no dei piccoli nuclei rurali.

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    Disagio insedia-tivo

    Per analizzare lattuale condizione dei borghi in Italia, in assenza di una vera e propria trattatistica a riguardo, sono stati utilizzati studi e ricerche affettuate da enti o universit.In particolare, la maggior parte dei dati contenuti in questo capitolo sono tratti da uno studio realizzato per conto di Legambiente e Confcommercio dal gruppo Serico-Cresme e dal titolo Litalia del disagio insediativo.Lo studio tramite lanalisi ed il confronto di numerosi indicatori significativi nei campi delleconomia e delle dinamiche sociali stila un rapporto sullo stato di salute di unampia fetta dei comuni italiani.Lo studio conia lespressione disagio insediativo per categorizzare quei comuni che presentino evidenti fattori di criticit economico-sociali. In particolare si afferma che:- le condizioni strutturali che portano al disagio non sono date solo da una debolezza insediativa della popolazione residente (calo

    Borghi in ItaliaAN

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  • 31

    delle nascite, aumento della popolazione anziana, ecc.) ma anche da condizionievidenti di depauperamento delle potenzialit produttive e di depotenziamento dei propri talenti, con indici soprattutto economici che mettono in luce una condizione di debolezza strutturale di queste aree;- vi una debolezza intrinseca rappresentata anche dallo scarso appeal che queste stesse aree, poco vitali dal

    punto di vista produttivo, esercitano sullesterno e dunque sulla capacit di attrarre e accogliere nuovi cittadini, nuovi abitanti, nuove famiglie ed imprese;- sono territori che non riescono a promuovere una propria identit turistica, nonostante una dotazione del sistema dellofferta che supera ampiamente la domanda generata.In questo quadro generale emerge anche laccentuazione

    Comuni Italiani

    COMUNI CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN

    DISAGIO INSEDIATIVO

    42%

  • 32

    dimensione media dei comuni coinvolti da fenomeni di disagio insediativo. Vale a dire che in dieci anni si allargato non solo il numero di comuni coinvolti, e relativo territorio e popolazione interessata, ma aumentando la dimensione media cresciuta la soglia critica al di sotto della quale si realizzano e si evidenziano le condizioni del disagio insediativo.Il che equivale a dire che il disagio insediativo non pi solo un fenomeno circoscritto a territori marginali o marginalizzati

    del divario Nord-Sud e una sorta di radicalizzazione delle differenze non tanto tra montagna, collina, pianura e citt, quanto allinterno delle medesime categorie, ovvero tra montagna ricca e montagna impoverita, tra collina valorizzata e collina dimenticata, tra citt al passo con i cambiamenti imposti dalleconomia della globalizzazione e citt in forte ritardo.ll dato pi rilevante nel confronto 1996/2006 che in un decennio aumentata in modo consistente la

    Borghi in ItaliaAN

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    SI

    SUPERFICIE TERRITORIALE

    COPERTA DAI COMUNI CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN DISAGIO

    INSEDIATIVO

    37%

  • 33

    di piccola dimensione, ma si allarga e si estende a territori di pi ampie dimensioni. Ci si deve, come si vedr nel prosieguo dellindagine, indubbiamente ad un allargamento e ad una diffusione maggiore delle condizioni di precariet legate al depauperamento territoriale dovuto alla diminuzione dei servizi alle persone e alle imprese, oltre a fenomeni di aggravamento di negative condizioni strutturali della popolazione, come ad esempio un elevato indice di vecchiaia e un

    basso valore della natalit e dellimmigrazione.Le analisi prodotte hanno consentito di individuare che il 95,4% dei comuni in disagio insediativo, ben 3.408 su 3.558 totali, hanno meno di 10.000 abitanti, evidenziando come tale valore possa essere considerato una soglia dimensionale critica.

    I comuni in disagio abitativo con meno di 10.000 abitanti rappresentano:- il 42,1% dei comuni italiani;- il 49% di tutti i comuni italiani con popolazione

    Com

    un

    i Italia

    ni fino a 10.000 abitanti

    COMUNI CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN

    DISAGIO INSEDIATIVO

    50%

  • 34

    residente fino a 10.000 abitanti (il che significa che circa la met dei comuni italiani con popolazione fino a 10.000 abitanti si colloca nellarea del disagio);- il 37,4% della superficie territoriale italiana;- il 10,4% della popolazione italiana, quota che sale all11,9% per gli over 65, una percentualesuperiore del 15% alla media italiana;- il 4,6% degli stranieri residenti, un valore percentuale inferiore alla met di quello della

    popolazione, a testimonianza della limitata accoglienza che questi comuni esprimono, ovvero della difficolt di queste aree di accogliere immigrati anche stranieri, i quali preferiscono altre aree pi favorevoli dal punto di vista lavorativo;- il 7,9% del reddito totale prodotto in Italia, pari ad una redditivit media inferiore del 24% rispetto al totale nazionale. In tali comuni, dal punto di vista dello stato sociale:- presente un tasso migratorio del 23% inferiore

    Borghi in ItaliaAN

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    POPOLAZIONE CHE VIVE IN COMUNI CON

    MENO DI 10.000 ABITANTI IN DISAGIO

    INSEDIATIVO

    10%

    Popol

    azione Italiana

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    alla media nazionale, il che evidenzia una limitata vitalit insediativa data da minori spostamenti e movimenti della popolazione;- si evidenzia una diminuzione consistente degli alunni che frequentano le scuole materne, passati in sette anni dal 15,3% del totale nazionale al 9,6%;- le entrate totali sono pari al 10,3% del totale nazionale, un valore omogeneo a quello della popolazione, ma le entrate tributarie sono pari solo al 5,7% del totale nazionale, segno di un ingente

    peso dei trasferimenti;mentre dal punto di vista del sistema economico:- si riscontrano 23 milioni di presenze turistiche ufficiali, pari al 6,8% del totale nazionale, un valore molto inferiore all8,7% della ricettivit alberghiera media nazionale, al 14,9% di quella extralberghiera e addirittura al 27,7% della disponibilit ricettiva nelle abitazioni per vacanza, a testimonianza di una difficolt di promozione del territorio a fini turistici;- sono presenti 610mila unit locali produttive, pari

    POPOLAZIONEOVER 65

    +15% MEDIA NAZIONALE

    12%P

    op. C

    omun

    i fino

    a 10.000 ab. in disagio abitativo

  • 36

    al 10,1% del totale nazionale (in linea con la quota della popolazione) ma nelle quali occupato solamente il 4,7% degli addetti, il che evidenzia una capacit occupazionale pari alla met della media nazionale;- sono presenti 136mila unit locali al commercio, pari al 7,8% del totale nazionale, alle quali corrispondono il 3,7% degli addetti nazionali al commercio, il che evidenzia una debole presenza del sistema del commercio e dei negozi di prossimit;- sono presenti il 24,3% delle

    partite Iva nelle imprese in agricoltura, un dato questo che evidenzia la forte dipendenza dal sistema produttivo primario per queste aree;

    Tutti questi indicatori evidenziano un sistema articolato e diffuso di disagio insediativo, che mette in luce come lItalia sia un territorio fortemente differenziato, allinterno del quale convivono ambiti socioeconomici in grave crisi, insieme ad altrettanti ambiti territoriali nei quali si in

    Borghi in ItaliaAN

    ALI

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    STRANIERIRESIDENTI

    50% MEDIA NAZIONALE

    4%P

    op. C

    omun

    i fino

    a 10.000 ab. in disagio abitativo

  • 37

    grado di utilizzare a pieno i propri talenti, producendo ricchezza e garantendo dunque un futuro alle famiglie e ai residenti.La presenza cos ampia e diffusa di un sistema di comuni in disagio insediativo ulteriormente rafforzata dalla lettura dei dati relativi solo ai comuni con meno di 5.000 abitanti. Questo approfondimento stato prodotto al fine di evidenziare la componente pi debole del disagio. Infatti se la media nazionale della popolazione per comune si aggira intorno

    ai 7.250 abitanti, quella relativa alla popolazione media nei comuni del disagio insediativo pari a 2.500 abitanti. In sostanza il valore di 5.000 abitanti si inserisce come livello intermedio tra una soglia limite al di sotto della quale si possono creare con pi facilit le condizioni del disagio.

    QUOTA DEL REDDITO TOTALE, PRODOTTO DAGLI ABITANTI CHE VIVONO IN COMUNI

    CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN DISAGIO

    INSEDIATIVO

    8%Red

    dito

    totale prodotto in Italia

  • 38

    Comu-ni con meno di 5.000abitanti

    Un approfondimento dellanalisi ai comuni con meno di 5.000 abitanti conferma quanto affermato. Sono infatti 3.145 i comuni con meno di 5.000 abitanti con presenza di disagio insediativo, ovvero il 38,8% dei comuni italiani e l88,4% dei comuni con meno di 10.000 abitanti. Laspetto dimensionale dunque profondamente connesso con larea del disagio.

    In questi comuni:- risiede il 7,4% della popolazione;

    Borghi in ItaliaAN

    ALI

    SI

  • 39

    - a fronte del 7% della popolazione sotto i 14 anni di et presente il 9% del totale nazionale degli over 65, un valore superiore di oltre il 20% alla media italiana;- risiede solo il 3,5% dei residenti stranieri;- si esprime un reddito che influisce a livello nazionale solo per il 5,8%, con una redditivit media delle zone a disagio inferiore del 22% rispetto al totale Italia;- in diminuzione la percentuale di studenti che frequentano la scuola dellobbligo, pari al 6% della

    popolazione nazionale a fronte dell8% di soli 7 anni prima;- si rileva una presenza pari allo 0,8% dei letti negli istituti di cura pubblici e privati;- si localizza il 17,5% delle pensioni di invalidit italiane e il 15,9% degli importi;- si realizza solo il 4,3% delle entrate tributarie a fronte di un valore omogeneo al peso demografico per le entrate totali (8,3%); evidenziano ancora una volta lingente peso dei trasferimenti;- si riscontrano 19 milioni di

    Comuni Italiani

    COMUNI CON MENO DI 5.000 ABITANTI IN

    DISAGIO INSEDIATIVO

    38%

  • 40

    presenze turistiche ufficiali, il 5,6% del totale nazionale; tra le forme extralberghiere sono funzionanti il 17,5% degli agriturismo italiani e il 21% della disponibilit ricettiva nelle abitazioni per vacanza nazionale; ci sottolinea la scarsa utilizzazione patrimoniale;- sono presenti 445mila unit locali (il 7,3% del totale nazionale) ma occupato solamente il 3,6% degli addetti; un indice che evidenzia una minore capacit occupazionale rispetto alla media nazionale;- sono presenti solamente 90mila unit locali al

    commercio, pari al 5,2% del totale nazionale ma solo il 2,4% degli addetti nazionali, evidenziando una netta rarefazione occupazionale e dellofferta;- sono registrati 2,83 milioni di contribuenti, un valore in linea con il peso demografico, che apportano il 5,1% dellammontare della contribuzione, mettendo in evidenza una differenza media rispetto al totale nazionale del 32%.- si esprimono depositi bancari pari solo all1,9% del totale nazionale, con una propensione al deposito ridotto dei due terzi rispetto

    Com

    un

    i Italia

    ni fino a 10.000 abitanti

    COMUNI CON MENO DI 5.000 ABITANTI IN

    DISAGIO INSEDIATIVO

    88%

    Borghi in ItaliaAN

    ALI

    SI

  • 41

    al reddito prodotto, ed un tasso di incidenza degli impieghi bancari che non supera lo 0,7%.

    POPOLAZIONE CHE VIVE IN COMUNI CON

    MENO DI 5.000 ABITANTI IN DISAGIO

    INSEDIATIVO

    7%

    Popol

    azione Italiana

  • 42

    Marciana

    Il toponimo deriverebbe dal nome personale romano Marcius, ma altre ipotesi lo fanno derivare pi verosimilmente dallaggettivo marcidus, in relazione a caratteristiche ambientali o agricole sulla base di altri simili toponimi della zona.

    Vis

    ta

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    ar

    cia

    na

    (201

    2)

  • 43

  • 44

    Inqua-dramen-to

    Lisola dElba o, semplicemente, Elba unisola situata tra il mar Ligure e il mar Tirreno, posta a circa 10 chilometri dalla costa. la pi grande delle isole dellArcipelago Toscano, e la terza pi grande dItalia (223 km). LElba, assieme alle altre isole dellarcipelago (Pianosa, Capraia, Gorgona, Montecristo, Giglio e Giannutri) fa parte del Parco Nazionale dellArcipelago Toscano.

    Lisola divisa in otto

    Marciana

    A

    NA

    LISI

  • POGGIOMARCIANA

    45

    comuni, tutti afferenti alla provincia di Livorno: Portoferraio, Campo nellElba, Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Rio Marina e Rio nellElba, per un totale di circa trentamila abitanti, che aumentano notevolmente durante lestate.Il centro di Poggio situato nellentroterra occidentale dell isola dElba all interno del territorio comunale di Marciana.

  • 46

    Il comune di Marciana uno dei quattro comuni di antica fondazione dellisola e in passato ne ha rappresentato il comprensorio territoriale pi vasto, estendendosi su tutta la parte occidentale.Successivamente i confini comunali sono andati via via riducendosi a seguito della nascita dei comuni di Marciana Marina nel 1884 e di Campo nellElba nel 1894 e anche per la cessione di parte del suo suo territorio al comune di Portoferraio nel 1951.

    Poggio e Marcia-na

    Marciana

    A

    NA

    LISI

  • 47

    Attualmente Marciana rappresenta il terzo comune elbano per estensione e lultimo comune dellisola per densit abitativa, con un valore di 48 abitanti per kmq (ben lontano dal valore del vicino comune di marciana marina che ha un indice di densit abitativa pari a 318 abitanti per kmq).

    Nonostante la bassa densit di abitanti nel territorio comunale, specialmente nella fascia costiera occidentale sono presenti un gran numero di piccoli centri abitati

    e frazioni che nei centri di Marciana e di Poggio trovano importanti punti di riferimento.

  • Marciana

    A

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    48

    Inqua-dramen-toDati quantita-tivi

  • 49

    ABITANTI

    ALTITUdINe

    COORdINATe GeOGRAFICHe

    CLAssIFICAZIONe sIsMICA

    CLAssIFICAZIONe CLIMATICA dI MARCIANA

    Zona sismica 4

    Zona con pericolosit sismica molto bassa. la zona meno pericolosa dove le possibilit di danni sismici sono basse.

    Zona climatica D

    Periodo di accensione degli impianti termici: dal 1 novembre al 15 aprile (12 ore giornaliere), salvo ampliamenti disposti dal Sindaco.

    Gradi-giorno 1.546

    Il grado-giorno (GG) di una localit lunit di misura che stima il fabbisogno energetico necessario per mantenere un clima confortevole nelle abitazioni.

    Rappresenta la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, degli incrementi medi giornalieri di temperatura necessari per raggiungere la soglia di 20 C. Pi alto il valore del GG e maggiore la necessit di tenere acceso limpianto termico.

    375 m s.l.m.(min 0 - max 1.018)

    sistema sessagesimale42 47 25,44 N10 10 10,56 E

    sistema decimale42,7904 N10,1696 E

    371 (2011)

  • 50

    Inqua-dramen-tocartografiac.t.r. 1:2.500

    Marciana

    A

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    LISI

  • 51

  • RIO MARINA

    PORTOAZZURO

    PORTOFERRAIO

    CAPOLIVERI

    MARINA DI CAMPO

    MARCIANA MARINA

    POGGIOMARCIANA

    SP26

    SP33

    SP32SP24SP34

    SP25

    SP30

    SP26

    CAVO

    Piombi

    no

    Piombino

    Pian

    osa

    Piombino

    Marciana

    A

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    viabilit territoriale

    Inqua-dramen-toMappe

  • RIO MARINA

    PORTOAZZURO

    PORTOFERRAIO

    CAPOLIVERI

    MARINA DI CAMPO

    MARCIANA MARINA

    POGGIOMARCIANA

    SP26

    SP33

    SP32SP24SP34

    SP25

    SP30

    SP26

    CAVO

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    Piombino

    Pian

    osa

    Piombino

    53

  • CAI N.3 - MADONNA DEL MONTE

    MARCIANA MARINA

    SP25 POGGIO

    SP25 POMONTE

    Marciana Marina

    CAI N.1 - SAN CERBONE - MONTE CAPANNE

    54

    viabilit locale

    Inqua-dramen-toMappe tematiche

    parcheggi

    fermata autobus

    strada

    sentiero

    Area pedonale

    Marciana

    A

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    LISI

    A

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    LISI

  • CAI N.3 - MADONNA DEL MONTE

    MARCIANA MARINA

    SP25 POGGIO

    SP25 POMONTE

    Marciana Marina

    CAI N.1 - SAN CERBONE - MONTE CAPANNE

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  • 56

    viabilit locale

    Marciana

    A

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    LISI

  • 57

    parcheggio sud

    fermata autobus

    sp 25 per s.andrea

    parcheggio nord

    parcheggio sud

  • luoghi di interesse

    Area pedonale

    Attivita commerciale

    servizi

    58

    luoghi dinteresse e spazi pubblici

    Inqua-dramen-toMappe tematiche

    Casa del Parco

    Fortezza Pisana

    Cappella di S.Francesco

    Marciana

    A

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    LISI

    Municipio

    Scuola materna e media

    Banca

  • 59

    Chiesa di Santa Caterina

    Chiesa di San Sebastiano e Fabiano

    Porta S.Agabito e chiesa S.Agabito

    Cappella S.Liborio

    Museo archeologico

    Chiesa di S.Croce

    Zecca di Marciana

    Cabinovia

    Ambulatorio

    Le Poste

  • Marciana

    60

    luoghi dinteresse e spazi pubblici

    A

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    LISI

    piazza deL cantone

    fortezza pisana

  • 61

    casa deL parco

    chiesa di santa caterinamuseo archeoLogicopiazza deL cantone

    cappeLLa di san LiVoriofortezza pisana

  • CAI n.3 Madonna del M

    onte

    CAI n.1 Sa

    n Cerbone

    - Monte C

    apanne

    Marciana

    A

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    LISI

    62

    risorse naturali

    Inqua-dramen-toMappe tematiche

    Aree coltivate

    sentieri

    bosco ( castagni, lecci)

  • CAI n.3 Madonna del M

    onte

    CAI n.1 Sa

    n Cerbone

    - Monte C

    apanne

    63

  • 64

    risorse naturali

    Marciana

    A

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    LISI

    giardino botanico

    unione tra Verde spontaneo e priVato Lungo Le strade deL borgo

  • 65

    boschi intorno a marciana

    unione tra Verde spontaneo e priVato Lungo Le strade deL borgo imbocco aL cai n.1

  • 66

    Cenni storici

    La storia del territorio di Marciana indissolubilmente legata alla storia di tutta lElba e raggiunge il suo massimo sviluppo in epoca rinascimentale, con il Principato di Piombino. Per la sua posizione geografica lElba ha da sempre costituito un ponte naturale tra la Corsica e Piombino occupando un ruolo strategico nella storia dellarea tirrenica. Conosciuta gi dagli antichi greci sotto il nome di Aethalia (fuligginosa) lisola dElba ha avuto una storia travagliata di conquiste (Etruschi, Romani e pi tardi Pisani, Genovesi e Turchi) ed incursioni saracene, quasi sempre legata alle sue floride risorse minerarie e al controllo delle rotte militari e commerciali. Abitata prima dagli Etruschi e poi dai Romani, si ritiene che il nucleo pi antico di Marciana risalga al 35 a.C. Dopo la caduta dellImpero e con linizio delle invasioni le testimonianze si fanno rare. Passata nel VI secolo sotto lincerto Bizantino, lElba soggetta ad invasioni, saccheggi e distruzioni fino allarrivo dei Franchi. Marciana svogle in questo frangente un ruolo importante nella vita del Principato di Piombino, al tempodella

    Marciana

    A

    NA

    LISI

  • cartografia storica deLLeLba ai tempi di cosmopoLis

    67

    reggenza dalla famiglia Appiani. Donna Paola Colonna, moglie di Gherardo Appiani, il personaggio storico di maggior spicco di quella famiglia, a cui si deve la trasformazione di una comunit contadina come quella Marciana in uno dei pi importanti centri dellElba. Marciana viene infatti scelta dagli Appiani come luogo di rappresentanza dei loro interessi nel versante occidentale in vit della sicurezza delle fortificazioni esistenti, per lampia visuale che permetteva di controllare da Marciana un buon tratto di

    mare del canale di Piombino e per lormai consolidata amministrazione di questo centro gi dai tempi della dominazione pisana. Amata dal popolo marcianese per la sua saggezza e per la sua abilit politica, a Donna Paola Colonna si devono le opere e i fatti pi importanti avvenuti a Marciana in epoca rinascimentale: la creazione di una zecca per battere moneta, il rafforzamento della fortezza pisana e ledificazione di Casa Appiani. Morta Donna Paola nel 1445, Riccardo Orsini proclamato signore di Piombino e dellElba.

  • 68

    Numerose sono le sue gesta luio attribuite per difendere le coste elbane dagli assalti degli Spagnoli e dei pirati tunisini, spesso a costo di notevoli elargizioni. A lui succede Jacopo IV dal 1474 al 1510. Capace amministratore e buon condottiero sa destreggiarsi tra le grandi potenze europee e le pi importanti famiglie italiane del tempo, ottenendo spesso favori e riuscendo a conservare il controllo del suo piccolo stato. Jacopo riesce inoltre a incrementare il commercio e il lavoro, dando impulso ai vari mestieri, concedendo franchigie ed esenzioni, migliorando il benessere delle popolazioni e riuscendo a

    difendere lElba sebbene non possiedaa al tempo ingenti somme di denaro e sufficienti forze militari. La storia dellElba legata alle sorti di realt lontane. A Firenze si ristabilisce la dinastia dei Medici con Cosimo, mentre pi lontano esplode la guerra tra limperatore Carlo V e Francesco I, re di Francia con alleati gli arabi di Solimano. In questo frangente lElba rimane sotto il dominio degli Appiani, tranne Cosmopoli, la potente fortezza portuale dellodierna Portoferraio fatta costruire da Cosimo de Medici, visibile segno delle mire espansionistiche del fiorentino.

  • 69

    Nel 1603 la costruzione della fortezza di Forte Longone da parte degli Spagnoli di Filippo III apre un fronte di conflitto tra il nuovo granduca Ferdinando, i Francesi e gli Spagnoli. Agli inizi del XVIII secolo la crisi dinastica del regno di Spagna complica lo scenario dei conflitti. LElba costantemente contesa tra la dominazione del Granducato di Toscana e il Principato di Piombino che, scomparsi gli Appiani, passa prima ai Ludovisi e poi ai Boncompagni. Verso la met del 700 Portoferraio diviene possedimento di Ferdinando II di Asburgo, imperatore dAustria. Durante il periodo della rivoluzione

    francese lisola ambita dai francesi e dagli inglesi e nel 1801 lintera Toscana e tutta lElba diventano possesso francese e dellimperatore Bonaparte, che lesilio avrebbe legato indissolubilemente a questisola. Con la Restaurazione lElba torna ad essere parte integrante del Granducato lorenese fino al marzo 1860, anno dellannessione alla monarchia di Vittorio Emanuele II, re dItalia. La storia recente del Comune di Marciana segnata dalla scissione di Marciana Marina, divenuta nel 1951 comune autonomo.

  • 70

    I dati sullevoluzione demografica di Poggio sono analoghi a quelli del comune di appartenenza di Marciana e sono chiaramente indicativi della progressiva perdita di abitanti che con fasi alterne prosegue fin dalla fine del secolo scorso.I primi dati presi in esame sono quelli risalenti al primo censimento italiano del 1861 che dimostrano come il comune di Marciana e la sua frazione di Poggio fossero una importante realt dal punto di vista degli abitanti nel contesto dellIsola dElba superando nel complesso i 2.000 abitanti.Successivamente a causa di diversi fattori la popolazione inizi a diminuire in maniera pressoch costante fini agli inizi del 900.

    Storia

    Evoluzione demografica

    Marciana

    A

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  • 71

  • 72

    LIsola dElba ha una fondamentale ed evidente caratterizzazione turisticadella propria economia. Loccupazione turistica (intesa nel settore alberghi, ristoranti e pubblici esercizi) costituisce infatti il 29,8% del totale, una percentuale circa cinque volte maggiore della media regionale.Le ragioni di una specializzazione cos marcata sono rintracciabili nello sviluppo delleconomia elbana nel corso del 900.Leconomia elbana nel corso dei primi decenni del

    Storia

    cenni sullo svi-luppo turistico

    Marciana

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  • 73

    Novecento aveva conosciuto momenti di forte crisi a causa del progressivo deupauperamento dei suoi principali settori produttivi. La coltivazione della vite fu messa in ginocchio da una devastante epidemia di Filossera, le saline cessarono le loro attivit e le attivit della cantieristica navale entrarono in crisi quandolapplicazione della macchina a vapore sui bastimenti soppiant la vela. Leconomia elbana punt tutto sullo sfruttamento del minerale ferroso e

    sullindustria siderurgica. Portoferraio, con i suoni altiforni, costruiti tra il 1900-02, divenne un centro industriale di importanza nazionale.Nel 1947, per, gli stabilimenti siderurgici, che durante la seconda guerra mondiale erano stati danneggiati dai bombardamenti furono ritenuti anti-economici e ne f decretato lo smantellamento. Negli anni successivi alla seconda guerra quindi lisola vive un momento di profonda

  • 74

    Marciana

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  • 75

  • 76

    depressione economica che accellera in maniera lo sviluppo delleconomia del turismo.Un studio effettuato dallo Studio BBPR nel 1939 e pubblicato sul n. 4 del 1941 della rivista Lalbergo italiano fotografa le condizioni di partenza di questo sviluppo, evidenziando lalto potenziale turistico inespresso dellisola. Un paragone tra lElba e due altre isole mete gi affermate di turismo, come Capri e Brioni, mette in luce che a fronte di una analoga condizione naturalistica e climatologica che pongono lisola dElba in una condizione di eccellenza, questa dispone

    di poche camere e necessita di attrezzature turistiche adeguate.

    I flussi turistici cominciano ad interessarsi allElba nel decennio 1950-1960 e a concretizzatrsi nei decenni seguenti, in modo pi o meno vistoso nelle varie zone.Il borgo di Marciana si apre modestamente ai turisti intorno agli anni 60 e i flussi proseguono negli anni successivi in forma sempre scarsamente incisiva, sia per quanto riguarda le trasformazioni strutturali del paese, sia come benefici economici reali. A oggi a Marciana esiste un solo piccolo albergo con ristorante

    Marciana

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    Vista di marciana marina - 1940

  • 77

    e alcuni bar-ristoro.Il fenomeno pi consistente verificatosi in paese sotto la spinta del turismo stata la ristrutturazione di molte abitazioni, che dalla loro condizione di scarsa utilizzazione da parte dei molti marcianesi, che in genere possedevano anche una residenza in campagna, sono state acquistate dai turisti e ristrutturate quale loro residenza stagionale. Si calcola che il 70% di abitazioni siano passate a questa nuova destinazione. Tra queste si annovera anche la storica casa Appiani.La stagionalit dellaffluenza turistica fa s che a Marciana si ripeta ciclicamente la

    dualit del paese semivuoto dei periodi invernali, al quale per il paese era abituato da tempo per tutto larco dellanno, e del paese vivace per il buon numero di presenze nei mesi estivi. In estate si calcola che tra stranieri e italiani, ma con grande presenza di questultimi, si trovino in paese almeno circa 800 persone, oltre i residenti fissi, parte dei quali trovano un alloggio anche in case daffitto, oltre nellunico non grande albergo situato nel settore di espansione nord-ovest dellabitato.

    Vista di marciana marina - 2012Vista di marciana marina - 1940

  • 78

    Storia

    sviluppo urbano

    La forma urbana di Marciana risente della morfologia del terreno su cui sorge. Il nucleo esprime un legame molto forte con la topogra-fia nella stretta analogia fra conformazione territoriale e organizzazione urbana. Marciana dimostra tutte le ca-ratteristiche dimpianto tipi-che di un paese daltura forti-ficato, in cui sono ancora leg-gibili elementi e accorgimenti atti a favorire la vigilanza e la difesa, come si addiceva a agli antichi insediamenti.La struttura del borgo assume nella sua estensione la carat-teristica forma di una freccia. Entro la maglia di Marciana si

    Marciana

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  • 79

    pu leggere un triangolo, con uno dei vertici coincidenti nel polo delle due chiese.Confrontando la situazione attuale con quella che risulta nella mappa del Vecchio Ca-tasto, datata 1841, si possono individuare alcune significa-tive trasformazioni a livello di edifici e strade. Da tale analisi risulta che il costruito si mantenuto piuttosto stabile, consolidando lim-pianto planimetrico origianrio (sfuggono, per ovvie ragioni, eventuali variazioni in altezza che possono aver cambiato la volumetria degli edifici). In generale tra gli interventi sul patrimonio edilizio si an-

    noverano poche nuove costru-zioni, alcune ristrutturazioni di vecchi edifici e alcune de-moliizoni. La viabilit conserva ancora i suoi tracciati tradizionali. La strada principale che lambisce lantico nucleo nella sua parte a valle svogle ancora lantica funzione di limite dellabi-tato. Solo le pi importanti mulattiere che si diramavano dal paese hanno perso il loro ruolo tradizionale.

  • Marciana

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    sviluppo urbano

  • 81

    cartografia attuale nella quale sono stati velati edifci gi presenti nel vec-chio catasto

  • Marciana

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    Storieracconti degli abitanti

    io e mia compagna non siamo di qua.Abbiamo aperto questo piccolo laboratorio di cuoio, ma preferisco lavorare per strada.si sta bene qui, tranquillo e il mare non molto lontano.

    non saprei consigliarvi un posto buono per andare a mangiare. io non vado fuori a pranzo spesso. Dicono che losteria del noce sia il posto migliore qui a Marciana. senn ci sono altri ristoranti gi nella piazza. la rosticceria red Devil fa degli ottimi polli arrosto.

  • 83

    sto andando alla fonte che si trova in fondo a questa strada. se volete bere un p dacqua buona seguitemi. l acqua non molto fredda, va fatta scorrere, ma la migliore. ci sono pure altre due, vicino la strada provinciale. Ma sono pi lontane. Marciana piena di fonti.

    per la pausa pranzo lalimentari chiude e si torna a mangiare a casa.

    ... piano piano con questi bastoni per tutte queste scale...

    mica sono agile come una volta...

    arrivederci !

  • 84

    METODO

  • 85

    METODO

  • Casi studio

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    Vibonati

    Urbino: una citt laboratorio -Urbino

    Universit dialettale -Badolato

    Co/auletta -Auletta

    Porta le tue idee in vacanza -Torre Orsaia

    Waldkindergarten - St.Gallen, Svizzera

    Casale Il Sughero - Vibonati

    Kstendorf -Zlatibor, Serbia

    st.gaLLen

  • 87

    urbino

    badoLato

    auLetta

    zLatibor

    st.gaLLen torre orsaia

  • 88

    urbino, pesaro-urbino (pu)

    Urbinocitt labora-torio

    Casi studio

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  • 89

    Vis

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    rb

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  • 90

    Urbino rappresenta nel per-corso di Giancarlo De Carlo uno dei laboratori pi impor-tanti dove sperimentare, ten-tare le vie del progetto. Due Piani Regolatori Generali, uno concluso nel 1964 e laltro a distanza di trentanni nel 1994, molte architetture, la costru-zione della citt universitaria, la sperimentazione collettiva su questo manufatto portata avanti attraverso il laboratorio ILAUD costruiscono un qua-dro di azioni che rappresenta la sintesi delle riflessioni, delle contraddizioni, delle difficolt e degli obiettivi raggiunti dal

    progetto moderno in Italia. Nel 1951 Carlo Bo, rettore di quella che era al tempo la Libera Universit di Urbino, oggi struttura statale, chiama De Carlo a progettarne la sede centrale, nel 1958 larchitetto genovese viene incaricato del Piano Regolatore Generale della citt e nel 1962 del pro-getto dei Collegi. linizio di un sodalizio con la citt e con Bo che si protrarr per diversi decenni. Carlo Bo definisce De Carlo un rivelatore prima ancora che un costruttore. Il progetto moderno, per una realt come quella urbinate,

    Casi studio

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    TO

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  • 91

    caratterizzata prettamente da segni storici nellurbano e nel territorio, si traduce in scoper-ta piuttosto che invenzione. Gli interventi progettati e rea-lizzati tendono ad abbattere la dicotomia tra conservazione e innovazione: lavorare sullesi-stente o sullex-novo, alla scala territoriale o a precisare il dispositivo architettonico sempre esercizio di analisi dellesistente che porta al di-svelamento delle logiche che governano le parti, al disvela-mento della struttura data che va proseguita con il linguaggio dello spirito del tempo, ovvero

    della modernit.Arrivando a Urbino si im-mersi in un progetto di De Carlo, anche se poco ricono-scibile; il territorio, il suo dise-gno, il continuum che questo definisce con larchitettura sono il senso profondo di que-sta terra ma anche loggetto delle attenzioni dellarchitet-to. Tre progetti - Il quartiere La Pineta, Ca Romanino e I collegi universitari - declinano tre diversi atteggiamenti che concorrono a restituire la vo-lont di De Carlo di partecipa-re al disegno urbinate, di dialo-gare con i capisaldi territoriali,

  • 92

    di definire un confronto con la terra attraverso la definizione di differenti sezioni, di piegare il progetto moderno a resti-tuire il paesaggio ondivago delle colline marchigiane o il paesaggio della variazione con-tinua proprio della citt. Dai collegi, in forma di citt, si pu finalmente arrivare al Mercatale e qui capire Urbi-no: questo nodo di accesso su cui si sono sedimentati diversi strati della storia e su cui campeggia la facciata con i torricini del Laurana il progetto in cui si ribalta il cannocchiale e si pu guardare

    il territorio dalla citt. Lope-razione Mercatale essa stessa un palinsesto di architetture ritrovate, recuperate, innesta-te dallarchitetto genovese che nel suo primo piano regolatore investiva questo luogo del ruolo di porta monumentale in dialogo con la porta moderna progettata (ma non realizzata) a Lavagine. Il centro storico rappresenta la seconda tappa di questo viaggio ed esso stesso, nel suo ritorno a nuova vita, opera di De Carlo. Qui possibile visitare i diversi interventi per le sedi universitarie (Facolt di

    Casi studio

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  • 93

    Legge e Facolt di Magistero) dove modernit e storia convi-vono potenziandosi a vicenda in un connubio che sembra nato con la citt stessa e con il suo palazzo in forma di citt. macchina architettonica nata a stabilire il dialogo perenne con il paesaggio. A cura di sara Marini

  • 94

    badolato,catanzaro (cz)

    Univer-sitdialet-tale

    Casi studio

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    Il progetto Badolato borgo universitario del giornalista Domenico Lanciano (autore di Badolato paese in vendi-ta) risale a dodici anni fa, nel dicembre 2000, quando gi si stava esaurendo pure la spinta provocata dalla benemerita accoglienza ai profughi curdi della nave Ararat. Infatti, dal 1986 al 1999 due erano state le vicende che avezvano con-tribuito a mettere sotto i ri-flettori anche internazionali il bellissimo borgo, ormai semi-spopolato e bisognoso di rivi-talizzazione: Badolato paese in vendita (1986-88) e Badolato paese solidale (1997-2000).Ci voleva unaltra idea per salvare definitivamente uno dei paesi darte pi belli e caratteristici di tutto il Me-diterraneo, simbolo di tutti i piccoli paesi italiani ed europei a rischio estinzione: trasformare Badolato in borgo universitario. Cos lindomito Lanciano prepara proposte su proposte per fare diventare il proprio amatissimo paese, gi definito la Spoleto del mare, in una piccola Camerino o in una accattivante Urbino o in una effervescente Cassino, tutti borghi con una sede uni-

    versitaria capace di attrarre docenti e studenti da ogni par-te dItalia e persino dallestero. Leconomia che ne derivata ha trasformato in meglio quei territori periferici e montani. Oggi sono realt invidiabili.Lultima proposta, quella di una Universit Dialettale, ha trovato giorni fa la positiva considerazione del prof. Mario Caligiuri, assessore alla cultura della Regione Calabria, il qua-le vuole saperne di pi ed ha chiesto un progetto pi com-pleto e dettagliato a Domeni-co Lanciano. Ma in cosa consiste questa Universit dialettale? Lo chiediamo allo stesso Dome-nico Lanciano. In Italia (e penso nel mondo) non esiste ancora una vera e propria Universit dialettale. Esisto-no dipartimenti di linguistica o glottologia allinterno delle facolt umanistiche, ma non c un centro che sintetizzi questa importante disciplina che interessa tutti i popoli del mondo. Come potrebbe realizzarsi concretamente in Badola-to? Badolato borgo, si sa, purtroppo un paese ancora semi-spopolato, nonostante gli

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    effetti mediatici del paese in vendita e del paese solidale abbiano contribuito in questi ultimi 25 anni ad arginare il fe-nomeno autodistruttivo.Quindi, ci sono tantissime abi-tazioni vuote che potrebbero accogliere docenti e studenti in modo residenziale. Ci sono pure palazzi di propriet co-munale dove sarebbe possibile collocare la sede universita-ria vera e propria (si pensi alledificio scolastico nuovo, al palazzo del barone Gallelli al Mancuso, al palazzo del baro-ne Paparo e al palazzo Menniti sul corso). Nel caso servissero

    ci sono pure alcune propriet ecclesiastiche adesso quasi del tutto inutilizzate.E con quali soldi si realizzereb-be tutto ci? LONU e, in par-ticolare, lUNESCO (agenzia dellONU per la cultura) e la stessa Comunit Europea sono assai sensibili alla salvezza e allo studio dei dialetti, perci non mancher il loro appoggio concreto, sia economico che tecnico-organizativo. Quando si parte? Spero presto! Quindi, adesso limportante organizzarsi e partire prima possibile anche se nel nostro piccolo.

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    Auletta,salerno (sA)

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    Can auletta feed itself?

    Il progetto racconta una visione coerente basata sul sostegno e lespansione della vocazione agricola del territo-rio, predisponendo soprattut-to strumenti di formazione e suggerendo sinergie culturali per lespansione della filiera. La proposta si caratterizza per una alta compatibilit con le risorse locali e con i dispo-sitivi di sviluppo predisposti in questo senso. La proposta carente dal punto di vista della proposizione di soluzioni locali concrete, in particolare

    rispetto alla tematica del parco a ruderi, cos come dal punto di vista della predisposizione (progettante) di un apparato visivo e progettuale idoneo alla trasmissione del progetto. La proposta interpreta in ma-niera sensibile ed innovativa una duplice tendenza: da un lato la traiettoria di svilup-po intrapresa da fondazione MIDA per il recupero della tradizione agricola del territo-rio, come motore fondamen-tale di identit e dunque svi-luppo, dallaltra una traiettoria pi generale che vede queste tematiche come strategiche

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    per lagenda dello sviluppo locale italiana. Sensibilit e innovazione si traducono nella metodologia e negli strumenti predisposti dai progettisti: la formazione (complessa ed articolata, posizionata a vari livelli) come cardine di una trasmissione di sapere tradi-zionale e dunque locale come risorsa e vantaggio competiti-vo per le generazioni a venire; un fare produttivo che non prescinde dallessere eminen-temente culturale e dunque sociale.. Non solo, lattenzione a processi produttivi naturali e sincroni con ritmi e qualit del

    territorio dimostrano ulteriore consapevolezza e pregnaza di unidea di sviluppo locale che non cede in nessun momento alle oggi comuni lusinghe della retorica ambientale o sosteni-bile. laura sghedoni

    Marta lucchetti

    co/Aulettale tue idee abitano qui

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    torre orsaia,salerno (sA)

    Porta le tue ideein va-canza

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    Il Comune di Torre Orsaia situato alle estreme propaggini meridionali della Provincia di Salerno, allinterno del territorio del Parco Nazionale del Cilento. Il territorio comunale si estende su una superficie di 23,8 Kmq. Gli abitanti sono 2.557 (dati Istat 1998), divisi fra il capoluogo e le frazioni Castel Ruggero, Cerreto e Torre Orsaia Scalo. Torre Orsaia un centro agricolo adagiato su alcune colline digradanti verso il mare tra uliveti secolari. Il territorio costituito principalmente da calcari e da dolomie, la vegetazione composta da macchia mediterranea, residui boschi di querce e di olivi, questi ultimi utilizzati per la produzione di olio. Il clima mite, tipicamente mediterraneo con estati calde e asciutte, inverni non particolarmente freddi; le piogge sono concentrate prevalentemente nei periodi autunnale e primaverile. Lidrografia di superficie povera data la natura dei terreni: lunico fiume di una certa

    rilevanza il Bussento lungo il cui corso si osservano interessanti fenomeni carsici. Si incontrano poi numerosi torrenti dal corso breve e precipitoso e che incidono profondamente il territorio.A Torre Orsaia nel cuore del Cilento uniniziativa volta a promuovere nuove idee. Ottanta studenti da tutta Italia verrano ospitati in cambio del loro sapere. Promuovendo cos sviluppo e offrendo la possibilit di individuare e risolvere i problemi del territorio e potenziare le capacit gi presenti. Porta le tue idee in vacanza, saperi in cambi di ospitalit si svolger, infatti, attraverso una settimana di confronti collettivi, sopralluoghi, briefing, assemblee pubbliche e lezioni sotto le stelle, per immaginare uno sviluppo possibile.Tema delledizione di questo anno sar lo spazio pubblico contemporaneo; i giovani verranno seguiti da tutor e docenti universitari, in un percorso collegato e a stretto contatto con la popolazione.Lagenzia informale locale

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    di sviluppo Aste e Nodi, che organizza levento, si pone lo scopo di creare un nuovo modello di vacanza, dove la conoscenza diventa il tema fondamentale e di massimizzare la capacit dellentroterra cilentano di incremetare e favorirne la diffusione, coniugando il tutto con unopportunit di crescere per i giovani architetti, sociologi, urbanisti e studenti in generale in un ambiente stimolante e ricco di confronti.Il progetto nasce intorno a due concetti fondamentali:

    da un lato il riconoscimento del valore immateriale della conoscenza e la necessit che questo sia alla base della costruzione di una societ diversa e migliore; dallaltro lidea che lo studio di un territorio non debba e non possa prevedere punti di vista privilegiati.Questi due concetti si traducono in un workshop completamente gratuito per i suoi partecipanti che vengono ospitati dalla comunit locale alla quale offrono in cambio le loro idee per lo sviluppo del

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    paese. Il workshop non vuole essere, tuttavia esclusivamente un momento di studio, ma anche promotore di un approccio diverso al territorio integrando saperi esperti e saperi diffusi, facendo del continuo scambio tra partecipanti e comunit locale il principale strumento di analisi di comprensione.Alla popolazione stanziale che abita sempre a Torre Orsaia si affiancano dei cittadini nomadi che per ragioni di studio o di lavoro sono costretti a vivere lontano da

    Torre Orsaia e a ritornarci soltanto nelle vacanze o nei week end. Gli spazi pubblici progettati pensando alla permanenza, pensati per chi li vive quotidianamente, per un utenza stanziale, sono inadeguati a queste nuove forme di abitare.Ma come trasformeremo questi luoghi?Possiamo trasformarli immaginando nuovi muri, ridisegnando pavimentazioni, piantando alberi ma possiamo anche trasformarli vivendoli in maniera nuova, attraversandoli con

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    i nostri corpi, giocandoci e utilizzandoli in modo inconsueto. Il nostro obiettivo quello di immaginare un modo diverso di vivere questi spazi, di individuare nuovi scenari di trasformazione materiale e immateriale che rispondano alle esigenze sia dei cittadini stanziali che di quelli nomadi e che siano immaginati per accogliere linatteso.

    AstE e noDiAgenzia informale di sviluppo

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    st.gallen,svizzera

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    Waldkinder-garten

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    La forma limite di scuola in territorio aperto quella che non prevede alcun tipo di edificio, nessuna dimora che protegga lutenza dagli agenti atmosferici, nessuna costru-zione in grado di ospitare le attivit educative, ma, citando i giovani designer tedeschi DING3000, soltanto madre natura come miglior designer in circolazione: la scuola nel bosco. (7) Una forma di scuola questa che nasce grazie a teorie pedagogiche sostenute da ri-cerche condotte su quella che

    definita la teoria igienica, presenti soprattutto nei paesi quali Svizzera, Germania, ma anche qualche caso in Italia, in cui una didattica estrema-mente schierata con la pratica raggiunge un consenso esteso, e vi sono cos i presupposti per rendere concrete delle espe-rienze che cercano di spingersi oltre la consuetudine.Giardino, non luogo chiuso come una scuola. L idea pre-cisa, quasi un metodo Montes-sori applicato all estremo: il primo impatto dei bimbi con una realt di gruppo pu es-

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    sere vissuto meglio se si passa tempo in mezzo alla natura, giocando a contare maggiolini o farfalle, scoiattoli o merli, anzich divertendosi con automobiline in latta, trenini in legno, e ogni balocco che il bambino ha e usa gi a casa.Un esempio importante il Waldkindergarten St. Gallen (8), 75 mila abitanti nel Nord Est della Svizzera, ad una deci-na di minuti di tram dal centro di San Gallo portano a due passi dal bosco, che si svolge allaperto dalle 9 del matti-no alle 4 di pomeriggio. Una

    scuola materna, partita con 20 bambini, che raddoppiando gli iscritti, riuscita da tre anni ad aprire anche una sezione di scuola elementare, che arriva fino alle prime tre classi.E nella radura si fa tutto: si gioca, si cucina e si mangia. Con qualsiasi temperatura, sole, pioggia e neve. Unico avvertimento: indossare tutine termiche impermeabili e scar-poncini da montagna. Locali chiusi non ce ne sono. Esiste solo un piccolo gazebo in legno dove, sulla sinistra, sono sistemati dei tavoli da disegno

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    per gli allievi pi grandi e, sulla destra, spunta una libreria.Una scuola senza aule, corri-doi e mense. E senza giochi costruiti in fabbrica pronta a sviluppare una particolare sensibilit per lambiente e a quanto si pu imparare dalla natura. Tutti i bambini ma-neggiano in libert piccole lame o seghe in miniatura e, in otto anni nessuno si mai fatto male, assicurano gli insegnanti , Il segreto responsabilizzarli e fare prendere loro coscienza delle cose. fondamentale dare loro fiducia e non trasmettere

    paure e ansie inutili. Senza imporre tempi e modalit, una giornata tipo nel bosco tutta-via scandita da appuntamenti regolari: comincia con un girotondo, al mattino, seguito da attivit diverse a seconda dellet. Poi, prima di tornare a giocare, tutti a fare merenda e, alla fine, si ascolta una favola. Il pranzo viene cucinato e preparato allaperto anche con laiuto dei bambini. Al pome-riggio restano solo i grandi e si seguono, ad esempio, lezioni di matematica contando le ghiande o di biologia osservan-do un insetto o un uccellino.

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    Studi commissionati dallam-ministrazione della scuola pubblica hanno dimostrato che i piccoli che frequentano questi asili non incontrano al-cun problema alle elementari, quando devono stare seduti in unaula per molte ore. Lattivi-t dellasilo si sviluppa attor-no a tre cardini educativi: la pedagogia dei boschi, il gioco con materiali che si trovano in natura e lautoapprendimento. La prima, in Germania rico-nosciuta e studiata anche dal mondo accademico e mette al centro della crescita del bam-bino il rapporto sensoriale con

    la natura, che diventa cos un ambiente familiare e, insieme, una fucina di scoperte. Il fatto di costruire da soli giochi o in-ventarli a partire, per esempio, da una foglia, costituisce una potente molla per la creativi-t. Al bambino viene lasciato il tempo per sperimentare e giocare in totale autonomia: 6 insegnanti pi 2 assistenti e una praticante esercitano un controllo invisibile ma saldissi-mo. Rispondono con un tono di voce sempre calmo e dolce, ma non danno mai ai piccoli la soluzione alle difficolt che eventualmente incontrano.

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    Casale Il Sughero

    vibonati,salerno (sA)

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    Casale Il Sughero un edificio ristrutturato e ricavato dal un vecchio stazzo (iazzo in dialetto cilentano), utilizzando principi di bioarchitettura, dotato di approvvigionamenti energetici sostenibili e puliti e realizzato con materiali tradi-zionali di recupero. Casale Il Sughero una piccola fattoria che ospita nel terreno di pertinenza le coltivazioni essenziali per un auto-sostentamento come un frutteto di frutti antichi, aiuo-le destinate ad un orto sinergi-co ed a tentativi di agricoltura biologica naturale e integrata

    col territorio.Casale Il Sughero vuole proporsi, seguendo le paro-le delleconomista Pasquale Persico, come un punto-rete/osservatorio nella citt diffusa del Parco del Cilento, la Citt del Parco, mirando a proporre laboratori seminariali ed even-ti culturali.Casale Il Sughero nella sua de-stinazione ricettiva si prefigge lobiettivo di offrire un servi-zio culturale e di tutoraggio naturalistico/escursionistico e artistico/antropologico sul territorio creando diversifi-cazione nellofferta e alzando

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    il target del turista medio che frequenta il Cilento.Ai nostri ospiti sar offerta una colazione caratterizzata da prodotti tipici della tradizione della dieta mediterranea con pane fatto con grani anti-chi, olio locale extravergine certificato, confetture biologi-che di produzione proprie e di aziende locali e prodotti della ruralit vibonatese e lucana.Abbiamo deciso di chiamarci Casale Il Sughero in quanto nel nostro terreno ci sono di-verse e belle querce da sughe-ro che offrono un materiale preziosissimo che la natura ci

    ha fornito: il sughero. Il sughero al contempo anche metafora di se stesso, di quella porosit che prevede un passaggio e uno scambio non solo di liquidi e di aria ma anche di persone e di idee, di sensazioni e di ricordi. una membrana osmotica che scambia emozioni e cono-scenze in entrambi i sensi, da parte di chi permane e abita un luogo che conosce verso il viaggiatore che vuole cono-scere le tradizioni e la cultura del territorio e degli uomini che incontra e anche vicever-sa, predisponendosi cio ad

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    accogliere del viaggiatore non soltanto la sua presenza fisica ma sapendo sapendo farlo in maniera partecipata e attenta a tutto ci che lospite pu in-segnarci con la sua esperienza. Questo lauspicio per il futu-ro, in linea anche con il conte-sto di porosit mediterranea che permea la nostra terra di Magna Graecia.

    Ancor prima di un luogo di incontro e di riflessione Casale Il Sughero vuole essere una dimora per noi che labbiamo rimesso in piedi donandogli nuovo splendore, il luogo dove viverci e giocarci la nostra scommessa di una decrescita felice. Il nostro obiettivo quello di un tentativo di ricon-versione dalla citt (coi suoi modelli, lavori e valori) alla campagna. La ratio quella di uneconomia domestica di sostentamento e non di accu-mulo, lunica economia soste-nibile davvero oggigiorno. Per questo abbiamo deciso di co-minciare a produrci da soli (e in rete di mutua collaborazio-ne col territorio) i beni primari necessari al sostentamento e soprattutto al riscatto della libert individuale e collettiva

    fin troppo spesso tenuta in scacco dal sistema produttivo dominante. Un riscatto di anime e di corpi, di cibo e di idee. Intendiamo perseguire questo obiettivo creando di-versificazione nella produzio-ne, puntando alle variet locali in orticoltura, frutticoltura e piccolo allevamento al fine di recuperare specificit autocto-ne ed aiutare la biodiversit. Lidea generale quella di proporre in futuro, seguendo il pensiero dellinsigne biologo e farmacista cilentano Nico-la di Novella, un esempio di territorialit cilentano/lucana contraddistinta da piccole produzioni di nicchia ma di alta qualit, tentando di chiu-dere le filiere produttive locali al fine di restituire dignit e credibilit alle nostre terre.Se questo modello di decre-scita virtuosa sar accolto e fatto proprio da sempre pi nuclei familiari e se crescer di scala in termini sociali, forse si potranno gettare le basi per quella rivoluzione antropo-logica in Italia di cui tanto parlava Pier Paolo Pasolini negli anni Settanta e si potreb-be al contempo redimere per sempre lo spirito dannato di

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    quel mondo contadino narrato da Carlo Levi e da Ernesto De Martino. Si dovrebbe riconoscere pari dignit alla provincia come alla citt, senza subalternit delluna rispetto allaltra, vera dignit ai mestieri umili del contadino e del pastore, anzi ripartire da l, dalla provincia, altrimenti non ci sar mai svi-luppo vero, antropologico, nel nostro meridione. A maggior ragione oggi che il sistema di sviluppo consumistico-industriale metropolitano ha fallito.Il futuro, a nostro parere,

    non pi nelle citt, ma nella provincia. Ma non in una provincia che segue ed emula malamente lo stile di vita e il discorso metropolitano, periferia infinita e ridotta soltanto a intermondo atopico tra una citt ed unaltra (come purtroppo si avviano ad essere anche i piccoli centri cilentani) ma una provincia che sappia guardare a se stessa come ico-na e al contempo possibilit di uno sviluppo diverso, altro, nel senso di alternativo a quello ancora imperante ma che gi comincia a scricchiolare da pi parti.

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    Tutti coloro che intendo-no visitare i nostri luoghi in maniera, arrogante, non-soste-nibile, che interpretano il loro soggiorno o il loro passaggio in maniera consumistica e distruttiva, coloro che inten-dono fruire del territorio in maniera invadente e dannosa favorendo un turismo vacan-ziero di massa superficiale e improntato al mordi e fuggi possono rivolgersi altrove... Riteniamo che tale profilo di utente stagionale abbia gi fatto troppi danni e che contribuisca ancora a snatu-rare il territorio e il tessuto sociale che lo vive ed abita, sovrappopolandolo destate e dimenticandolo dinverno, modificando cio la natura dei luoghi e delle relazioni socio-economiche dei suoi abitanti. Londa lunga delle citt che considerano le campagne e le zone rurali come alter-ego va-canziero delle metropoli man-ca loro di rispetto e calpesta la loro dignit considerandoli come vie di fuga agostane da esperire e da sfruttare occa-sionalmente ma allo stesso modo consumistico delle citt durante il resto dellanno.

    Lospite/viaggiatore (cos intendiamo chiamare chi passa di qui, preferendo abbando-nare il termine turista) che si desidera accogliere al Casale Il Sughero sar colui che vorr partecipare ai nostri laboratori o vedere il nostro territorio per conoscere le bellezze anzitutto artistiche e culturali, scoprire le bellezze dellen-troterra agricolo e montuoso prima di godere anche della costa e del mare magno-greco che ci circonda e col quale siamo in continuo dialogo, che pu essere vissuto in maniera inedita e affascinante se vi affi-derete a noi. Il viaggiatore che decide di essere nostro ospite vorremmo che sia: - rispettoso di s e degli altri, degli animali e delle piante, delle tradizioni locali e della biodiversit; - motivato e mosso da curio-sit antropologica verso il territorio ed i suoi abitanti; generoso nello stimolarci per permetterci di crescere e di migliorare, conferendo un valore aggiunto al luogo quando fisicamente sar ormai lontano; - attento al risparmio idrico ed

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    energetico: la casa si alimenta con fonti rinnovabili e facil-mente esauribili, pertanto ci si dovr attenere ad un rigoroso utilizzo delle acque, della cor-rente elettrica e degli scarichi da utilizzare solo ed esclusi-vamente per rifiuti organici e nullaltro poich il sistema di depurazione naturale e inte-grata delle acque reflue tanto prezioso quanto delicato. In definitiva vorremmo che chi decida di trascorrere del tempo in Cilento in nostra compagnia sappia e voglia mettersi in gioco cos come

    abbiamo deciso di fare noi.

    Laboratori in programmaDialoghi tra filosofia e psica-nalisiLetture di paesaggioLe letture allaria aperta Workshop di fotografia filo-soficaSunny news project (progetto linguistico, creativo e multi-mediale)La scuola in fattoria

    casale il sughero

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    Ksten-dorf

    zlatibor,serbia

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  • Mecavnik, collina di Mokra Gora, nel distretto di Zlatibor, che oggi ospita il suo etno-villaggio Kstendorf, chiama-to anche Drvengrad, ovvero Citt di legno. Famoso per le caratteristiche case in legno, Kstendorf sia un museo a cielo aperto, visitabile da chiunque, sia un villaggio turistico-hotel (di categoria 4 stelle) in stile etnico, aperto tutto lanno. Basta scegliere labitazione o la camera pi in linea con i propri gusti ed esigenze, effettuare una pre-notazione e godersi la bellezza e la tranquillit del posto, sia

    destate, sia dinverno.Lidea di Kusturica era quella di costruire una citt a misura duomo, in cui i turisti potes-sero godere dello svago neces-sario a rendere la loro perma-nenza piacevole e originale: una piscina coperta, un cinema (intitolato a Stanley Kubrick), una sauna, una palestra, un campo da basket/calcetto, una sala biliardo e cos via. Insieme a un bellissimo e caratteristico bar (Caffe Club Prokleta Avlija), a un lussuoso ristorante (New Restaurant) e a una sala da t. Il regista ha cos spiegato le

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  • motivazioni che lhanno spinto a fondare Kstendorf: Lasciai la mia citt, Sarajevo, durante la guerra. Ecco perch ho voluto costruire un villaggio che fosse mio. Porta il nome tedesco Kstendorf. Organiz-zer seminari per gente che vuole imparare a fare cinema, concerti, a lavorare con la cera-mica, con la pittura. L andr a vivere e l verranno a trovarmi tutti coloro che avranno piace-re di incontrarmi. Ci saranno ovviamente altre abitazioni e lavoreranno con me anche altre persone. Il mio sogno di costruire un posto allaper-

    to dove la diversit culturale possa contrapporsi alla globa-lizzazione.Dal 2008, il villaggio ospita levento annuale Kstendorf Film and Music Festival, du-rante il quale competono film e musica provenienti da tutto il mondo. Il Festival noto per lassenza di un red carpet e dei fasti tipici del mondo cinema-tografico. Ledizione del 2010 ha visto la presenza dellattore hollywoodiano Johnny Depp a cui, dentro il villaggio, stata dedicata una statua.

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  • Strategiediriabilitazione

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    Santa Caterina dAles-sandria (287 - Alessandria dEgitto, 305) vergine e martire, venerata come santa dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e, in generale, da tutte le Chiese Cristiane che accettano la venerazione dei Santi.Patrono di : sarte, studenti, filosofi, mu-gnai, ceramisti, cartai

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  • provando ad immaginare il quin-dicesimo censimento degli italiani come una gigantesca fotografia aerea, forse il primo colpo doc-chio, il pi evidente, che rispetto al 2002 c un aumento molto consistente degli edifici censiti: oggi sono 14 milioni e rotti, lundici per cento in pi in soli dieci anni. nello stesso periodo la popolazione cresciuta solo del 2,5 per cento: siamo 59 milioni e mezzo. Anche se le statistiche sono una lingua che chiede di essere tradotta con molta circospezione, questi due dati incrociati, sembrano dare ragione a chi denuncia una cementificazio-ne indiscriminata e immotivata (o

    motivata solo dalla speculazione) del nostro territorio. gli edifici sono aumentati di una percentuale quattro volte pi grande rispetto allaumento degli umani. E nel paese dei mille borghi abbando-nati, dei centri storici svuotati, della superfetazione delle villette a schiera che vanno a smarginare e confondere il confine tra citt e campagna, i dati del nuovo censimento aiutano a capire che la gestione del territorio una delle questioni pi gravi e irrisolte.(Michele serra, tra baracche e cemento lautoritratto della nuova italia, 28 aprile 2012, la repub-blica)

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    Sviluppo della sosteni-bilitvolume zero

    Strategie di riabili-tazioneME

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    Larticolo di Michele Serra pubblicato su La Repubblica mostra come il tema della crescita edilizia inostacola-ta sia ormai una questione entrata a far parte dellopi-nione pubblica. La risposta che i comuni italiani stanno apportando a questo proble-ma la tutela del paesaggio attraverso piani urbanistici che vietano la costruzione di nuove cubature, incoraggiando una crescita a volume zero. Da qui dovrebbero scaturire interventi progettuali volti alla ristrutturazione dellesistente, evitando ogni ulteriore consu-

    mo di suolo vergine.Il nuovo atteggiamento sembra manifestare, per, una volont di sospensione dellat-tivit edilizia in attesa di nuove decisioni e di una ripresa equi-librata della crescita demogra-fica e insediativa o di nuove interpretazioni progettuali.Il volume zero rappresenta in effetti un arresto nellattivit edilizia, ma la conseguenza ultima di questa strategia la ridefinizione dei temi proget-tuali. Sar sempre pi impro-babile costruire nuovi quar-tieri despansione di villette a schiera, ma in alternativa si

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    concretizzeranno idee pro-gettuali che apparentemente sembrano solo iniziative anti-conformiste.

    Lalbergo diffuso un perfetto esempio di tale evoluzione delle strategie progettuali: da programma di gestione di spa-zi e di attivit si trasforma in un vero progetto di architettu-ra che mira alla valorizzazione del paesaggio esistente attra-verso il recupero ed il coinvol-gimento degli utenti. Il progetto dellalbergo diffuso delinea ottimamente le nuove esigenze del progetto di archi-

    tettura. Se da una parte c la forma dellambiente costruito, il contesto e la storia del bor-go, dallaltra c una necessita di rivitalizzarlo che non pu prescindere dalle funzioni che devono essere inserite e dal programma che fa da cornice al progetto.

    Non si pu pensare di ripopo-lare un piccolo borgo riportan-do gli abitanti, si pu invece riempire di abitanti tempo-ranei e nomadi, i nuovi turisti che cercano si insediano ed entrano in contatto con la vita del borgo.

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    turismo di quarta generazione

    Sviluppo del turismo

    Nel Manuale dellAlbergo Diffuso, Giancarlo DallAra definisce quattro classi di turismo compresenti nei profi-li di domanda attuale, ma che si sono sviluppati secondo un preciso ordine cronologico.

    Turismo di primagenerazioneSi tratta dei primi turisti che potevano permettersi una vacanza dopo la seconda guerra mondiale. Limportante era latto di andare in vacanza piuttosto che la struttura turi-stica o il luogo.

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    Turismo di seconda generazione quello che si sviluppa negli anni 60. Il turista vuole ritro-vare in vacanza le comodit che ha a casa. Nascono le loca-lit turistiche che hanno come modello le grandi citt.

    Turismo di terzagenerazioneSi sviluppa tra gli anno 80 e gli anni 90. Sono turisti che si autorganizzano, diffidano di ci che finto e prediligono il contatto con la natura ed il confronto con un contesto

    storico-ambientale.

    Turismo di quartagenerazioneSi tratta del turismo slow, il turismo filantropico e della conoscenza. un turismo emozionale che alla ricerca di novit ed innovazione, per ogni viaggio si sperimenta una meta ed una modalit nuova. Questa generazione carat-terizzata da un desiderio di comunit e di condivisione, dalla necessit di espandere una rete di relazioni per capire i luoghi e viverli da vicino.

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    Strategie di riabili-tazioneME

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    couch surfingCouch Surfing un progetto che nasce nel 2003 ad opera del programmatore statuni-tense Casey Fenton con la finalit di mettere in comuni-cazione persone disponibili a scambiarsi ospitalit.Couch Surfing un servizio gratuito, la societ dichiara di sostenersi tramite libere dona-zioni e di non ricevere introiti da aziende o sponsor, stata infatti registrata come struttu-ra senza fini di lucro. CouchSurfing un neolo-

    turismo di quarta generazione

    Sviluppo del turismo

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    gismo riferito alla pratica di passare da casa di un amico a un altro, dormendo in qualsiasi spazio libero disponibile, pavimento o divano, in genere trovate alcuni giorni prima di passare alla casa successiva.Principio guida : A CouchSurfing Internatio-nal, prevediamo un mondo dove tutti possono esplorare e creare connessioni significati-ve con le persone ei luoghi che incontrano. Costruire connes-sioni significative tra le culture ci permette di rispondere alla diversit con curiosit, apprez-

    zamento e rispetto. Lap-prezzamento della diversit diffonde tolleranza e crea una comunit globale.

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    bed sharing Offro 2 metri quadri, cerco 2 metri quadri. Questo bed sharing, una forma di ospita-lit alternativa proposta da esterni alla cittadinanza di Milano e ai turisti in visita alla citt.Nato nel 2007 durante laset-timana del Salone Interna-zionale del Mobile di Milano, bed sharing un progetto di ospitalit alternativa che crea nuove oppurtinit di scambio e incontro.Una piattaforma per la do-

    manda e lofferta dospitalit, soprattutto in occasione dei grandi eventi che durante lanno si susseguono in citt, bed sharing desidera propor-si come possibilit recettiva alternativa alle non sempre accessibili e introvabili camere dalbergo.

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    EAsAGli studenti di architettura EuropeanArchitecture Stu-dents Assembly (EASA) un incontro indipendente di stu-denti di architettura, un festi-val di due settimane per circa 500 studenti di architettura provenienti da oltre 42 paesi e oltre 240 scuole di architet-tura di tutta Europa ospitato ogni anno in una citt diversa dEuropa. I partecipanti assi-stono a lezioni organizzate dai pensatori leader nei settori re-lativi allarchitettura, al design,

    branding, urbanistica e altro ancora. Essi possono anche partecipare a dibattiti e gli eventi destinati a migliorare limpatto del tema e le espe-rienze della manifestazione.

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    Lalbergo diffuso unimpresa ricettiva alberghiera situata in un unico centro abitato, formata da pi stabili vicini fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi di standard alberghiero a tutti gli ospiti. Un po casa e un po albergo, per chi non ama i soggiorni in hotel; questa in poche parole la nuova forma di ospitalit che prende il nome di Albergo

    AD albergo diffuso Definizione

    Svilup