M. Marchetto, Parvenza e realtà dell'inizio. Intorno alle Età del mondo di Schelling

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Monica Marchetto

PARVENZA E REALTA DELL'INIZIO:INTORNO A LE ETA DEL MONDO DI SCHELLING

Nel 1812, mentre gii lavora al progetto delle E zi del mondo,Schell ing, proprio per rispondere all 'accusa di aver saputo con-cepire I'Assoluto soltanto come fondamento - cheJacobi gli ave-va mosso dalle pagine del suo Le cose diaine e la lmo ri;aelazione del1811 -, nel Denkmaldedicato appunto all'opera del suo detratto-re, delinea con particolare luciditi. il senso dell'imprescinditrilitidel fondamento per pensare fino in fondo I'Assoluto nella pie-nezzz del suo essere Liberti. PerJacobi, I 'unica alternativa, di-nanzi alla quale si troverebbe il pensare, sarebbe quella che divi-de coloro che "fanno scaturire, e gradatamente svolgere, il piriperfetto dal piri imperfetto", da quelli che invece "affermano es-'serci all'inizio il pii perfetto, e con esso e da esso avere princi-pio ogni cosa"I; e ciod, quella che consiste nel dover decidere se"all'inizio era il fatto e non la volonti, oppure la volonti da cuiderivd come sua consegwer'zz- il fatto"2. In realti, ancor primache la modalit i della risoluzione dell 'alternativa, quel che aSchelling preme sottolineare € il fatto che lo stesso presentarsidell'alternativa € privo di senso. E ciod, non si tratta di dover de-cidere se concepire come inizio soltantola natura (come produt-tiviti assoluta, che, senza scopo n6 consapevolezza, dal suo fon-

I F.H. Jacobi, Le cose ditine e la loro riaelazione, in ld,eaLi.smo e realismo, a curadi N. Bobbio, F. De Silva, Torino 1948, pp. 252-253..Sull'intera polemica cfr. C.Ciancio, Il d.ialogo polemico tra Schelling eJacobi, Edizioni di "Filosofia', Torinor975.

2 lbid., p. zbz.

Ciomale d.i Metaftsica - Nuova Serie - XXIV (2002), pp. 365-384.

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do abissale d capace di un produrre, che in realti. d solo un mu-tare eternamente se stessa), o se viceversa assumere come inizioun'intelligenza che vuole e agisce con sapienza, Ttrr Dio creatore.Invero, I 'alternativa "se questo Assoluto sia un fondamento ouna causa"3, d semplicemente insussistente: "qui non c'e assoluta-mente nessuna alternativa, I'Assoluto d tanto fondamento (Gru.nd)quanto causa (Ursache), e come entrambi deve essere pensato"a.

Non solo che Dio stesso come Dio v ivente presupponga unfondamento dal quale egli si svilupperebbe non i contradd,ittoriorispetto all ' idea di Dio come cat!.sa sui, poich€ non equivale adire che Egli sia solo effetto, solo un'anima del tutto, tant'd chebasta porre "che questo fondamento sia di nuovo Dio stesso, manon come cosciente e in te l l igente, e quest 'orrore fd i un Diocome sola anima c le l tu t to] quantomeno scompar i r i "s . In p i r i , ein un senso molto pii pregnante, d necessario concepire in Lui,se e un essere morale e perch6 d tale, una Natura, come cid ched Lui stesso ma non come se stesso: "poich6 tuttavia anche l'esse-re morale, proprio per essere come tale, e per distinguersi cometale (in cid appunto consiste I'Atto della Personaliti), deve (mufi)trovare in s6. un inizio di s6, che non sia morale"6.

La personalid d un atto di distinzione da s6: d I 'atto con cuicid che d indifferenza di soggetto e oggetto esce dalla propria in-differenza, diuide da s6 l'oggettivo ma solo per riappropriarseneed essere cosi elevato all 'atto di s6 e di cid che d. Se si mole pen-sare realmente I'Assoluto come essere morale (e la realti di que-sto pensar lo coinc ide per Schel l ing col pensar lo come esserepersonale), si deve riuscire a pensare quell'inizio di s6 che lo ri-guarda, come quel tirarsi in si e dividersi da s6 contraendo in s6il proprio essere, con cui comincia l 'atto d.el ricostituirsi, avendoguadagnato da un lato lo spessore del sa dell'individualiti, e dal-I 'altro lato, la trasparenza dell 'essere com,esC, del non essere pir)in indistinzione col proprio essere, ma di averlo portato in pienaluce nell 'atto di differirlo da s6 per riattribuirselo.

3 lbid., p. 264.* F.WJ. Schel l ing, Denkmal der Schr i f t uon d,en g| t t l ichen Dingen u.s.w., in

Schel l ings Werhe, Beck, Mirnchen 1927-1959 (d 'ora in poi : S.W. segui to dapart iz ione e pag.) , VI I I 71.

5 lbid,., s.w. vlrr 62.6 lbid.. s.w. \'III 66.

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Parvenza e realtd, dell'inizio

L'errore del moderno teismo d allora proprio nel non riusci-re a pensare in Dio una reale dupliciti, e cioe una forza oppostaal principio affermativo, consistente nella potenza della l imita-zione e dell 'auto-negazione: "ogni coscienza € concentrazione, draccoglimento, e riprendersi, attirare se stessi. Questa forza ne-gante che ritorna in s6 di un essere d la vera forza della Persona-lit i in esso, la forza dell ' ipseiti, dell 'egoiti)"7.

..Da questo tirarsi in s6 e portarsi nel l imite, che d la Natura,I 'Essente riceve laforza di iniziare e di rivelarsi:

la potenza [del Bene] E impensabile senza qualcosa contro cuiessa B potenza. Il Bene stesso esige allora qualcosa contro cui essopossa esternarsi, e che in questo senso necessariamente - se nonproprio i l male, perd - d tl non Bene. Solo per i l fatto che tra-sforma e mitip;a questo in s6 non Bene, che Io converte in Bene,esso rivela se stesso come il Bene.in-s6, si mostra come forza delBene8.

Certo € perd anche che "questo non Bene d un Bene sicura-mente non reale, ma tuttavia possibile, qualcosa di trasformabilein Bene, poich6 cont iene i l Bene secondo la possib i l i t i "e ; dun-que, I'inizio d non uno, nxancanza, wrt non-essere, ma quella forzadi negarsi a s6, insistendo in questa negazione, controla quale sol-tanto I'essente pu6 sviluppare per s6 laforza di rivelarsi come s6.

E a l lora d ev idente che non c 'd nessuna a l ternat iva. e che.I'Assoluto va pensato tanto come fondamento quanto come cau-sa: "Dio fa di s€ fondamento (Gn"rnd,) ", si l imita, contrae in s6 i lsuo essere, "ma egli contemporaneamente si trasforma in fonda-mento di se sless4 poich6 solo in quanto as-soggetta quel lato delsuo essere (i l non-intell igente) al piri elevato, con questo, l iberodal mondo, oltre (i lber) i l mondo - secondo l 'espressione diJa-cobi - vive come causa (Ursache)".r0' la liberti dall'essere, la liber-ti dal l imite dell 'essere in s6 la l iberti che d, non d da qualcheparte oltre I 'essere, ma nell 'atto dell 'oltrepassamento di questo.

E proprio per i l fatto di aver disconosciuto quella originariaforza di negazione che la fi losofia moderna, secondo Schell ing,d riuscita a concepire Dio solo come un \, 'uoto infinito:

7 lbid., s.w.vrrr 74.8 lbid., S.w. VIII 75 (corsivo mio).e lbid.

to lbid., s.w. VIII 7r.

5 0 1

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Essa definisce Dio I 'essere pii i l l imitato (ens i l l imitatissimum),senza riflettere sul fatto che I'impossibiliti" di ogni limite esternonon esclude che in Dio stesso possa esserci un principio per i lquale egli si rinchiude in s6, in certo qual modo si fa per se stes-so f in i to (oggetro) | l .

Pii che non escluderlo, anzi, lo esige fortemente, poich6 "unessere, per poter agire l iberamente, deve ( muJl prirna esiste-re" l2, nel senso che la necessi t i . d quel l 'e lemento pr imo preva-lendo sul quale la liberti si rivela rale. Se perd la liberti d quell'es-sere liber(r che essa rivela come il proprio essere, nell'atto di vince-re in lei la forza di essere e limitarsi e isolarsi, cid significa ancheche la l iberti € rivelazione e non chiusura, o, detto altrimenti,che la l iberti d stata pensata soltanto nella sua natura: "senzaalcun intervento da parte sua, Dio d gid di per sb (uon sich) en-trambi, quell'essenza e questa forza" t3. Doaendo la liberti non es-sere in s€ la l iberti che d, deue esserci un principio di autolimita-zione, I 'essere in lei, come cid arginando il quale la l iberti ar-gina il suo essere in s6 libera, venendo all'atto di s6 come libera.Nel dovere (miissen) l4 s' incrociano due necessiti che gravanosulla liberti: il dover essere in s6 per non dovere essere in s6. Maallora questo significa che di Dio stiamo pensando solo la natu-ra15, e nel la sua natura, Egl i d entrambi i pr inc ip i : quel lo del

t t F.WJ.Schel l ing, Le etd del rnondo, a cura di C. Tatasciore, Guida, Napol il99l (da ora in poi : Ed.M, p. 54 (cors ivo mio). Del resro, p i i vol te r ie laboraroda Schel l ing, s i d tenura presenre la redazione del lBl5, quel la pubbl icata dalfiglio nell'ed. fondamentale F.wJ uon schetlings stimmtliche werke, cotta, stxtt-gart-Augsburg l856-l86l, e quindi presenre negli Seheilings Werhe,Beck,Mirn-chen 1927-1959, curat i da M. Schroter . I l confronto con Ie precedent i redazio-ni, edite a cura di M. schroter (Die weltalter. Fragmente in den urfassungen aon1811 und. l813,Beck, Munchen 1946) esula dagl i scopi del presente lavoro; peresso si rinvia ad es. a X. Tilliette, Schelling: une phitosophie en d,eaenir, Vrin, paris

1970 , pp .58 l - 638 .t2 EdM, p. 5 l ;S.W. VI I I 209.t3 lb id. , p. 52; s.w. VI I I 2 l l .ta C[r . supra, nota I l .15 D. Korsch sottolinea a proposito come sia proprio I'avere compreso come

la l ibert i cosi concepi ta non s ia del tut to l ibera, a spingere schel l ing nel le .Etz id 'e l mond'o a inser i re i l pr inc ip io af fermat ivo t ra i pr incip i d,e l la natura di Dio:" in d ieser 'Konstrukt ion wirrden of fenbartes und Autor der of fenbarung un-weiger l ich auseieinanderfa l len. Mirssen also selbstsein und of fenbarseink6n-nen mite inander bestehen, so k6nnen s ie beide nur der Notwendigkei t in Gottzugerechnet werden" (Der Grund, der Freiheit, Kaiser, Mirnchen 1980, p. 144).

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Pantenza e realld, dell'iniziu

darsi e quello del chiudersi; e per6, poich6 uno e lo stesso d cidche 6 entrambi quei principi, Egli € anche l'uniti che li riguardaessenzia lmente. Ci6 non s igni f ica che I ' ideale come ta le s ia i lreale o viceversa: "tutto questo d senz'altro impossibile, [...] Mad ben possib i le che una sola e medesima cosa, uguale a x, s iatanto i l Si quanto i l No, amore e collera, dolcezza e severit i"16.Certo € che il vero problema relativamente a questo x, clte E tan-to i l Si quanto i l No, si pone a proposito del suo esistere real-mente, perchd se volesse farlo nel medesimo senso, tanto comeil si quanto come il no, cid gli sarebbe impossibile; e perd, "i l

principio di contraddizione, rettamente inteso, afferma soltantoche una stessa cosa non pud essere, corne tale, qwello che d e i lsuo contrario. Cid non impedisce, perd, che i l medesimo, che dA, possa essere, come al t ro, non A [ . . . ] " '7 .Tut to questo s igni f icaallora che , se quell 'uniti inesprimibile di chiusura e apertura,della loro opposizione e della loro unita, volesse esistere, ne se-guirebbe che "divenendo entrambe ['apertura e la chiusura]realmente.wn tutt'uno (beide wirklich eins werden) o I'una o I'altradebba trasformarsi in qualcosa di relativamente non-essente einattivo"l8; la loro uniti dovrebbe diventare non-essente rispettoal loro essere essenti come opposti; essi dovrebbero diventarenon-essenti come opposti, r ispetto.all 'essere essente dell 'uniti.Cosi perd la natura, che i l 'wniti indivisibile dei suoi principi ecome tale vorrebbe esistere, se chiedesse per s6 I 'esistenza, tro-vandosi a non poter essere e ssente in un suo aspetto se non me-diante i l non esserlo negli altri, dal momento che "nessuno pers6 esaur i rebbe I ' in tero concet to del l 'essenza necessar ia (del ladiv in i t i ) "1e, ex- is tendo, s i t roverebbe nel la contraddiz ione d i

16 EdM, p. 5b; S.w. VI I I 214.t 7 l b i d . , p . 56 ; S .W. V I I I 214 . R i spe t t o a ques to r en ta t i vo d i ev i t a re l a

contraddiz ione A. Lanfranconi d ice: "Das aber heiBt letzt l ich, dass der Wider-spruch nur dann vermieden werden kann, wenn er gleichzeitig torausgesetzt wird:Das 'x ' kann 'A ' und 'n icht-A'

widerspruchsfre i nur dann sein, wenn es dies alsverschiedene's, mi th in a ls 'A und Nicht- A ' , is t . Al le in der Widerspruch selbstvermag deshalb den Widerspruch aufzuheben" (Knsls. Eine Lektiire d.er'Weltal-ter" - Texte F.WJ. Schellings, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Canstatt 1992,p. 204). E di fat to i l pr inc ip io d i non-contraddiz ione sembra essere quel l 'auto-togl imento del la contraddiz ione, che non la togl ie in radice.

rB E(tM, p. 56; s.w. \'III 2lb.ts lbid., p. 59; s.w. \aIII 218.

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voler esistere e non poter esistere come s6. Invero qui perd nonsi tratta nemmeno di volere o non voler esistere: "cid che s<_rnoquei tre, d la natura necessaria, d l'essenza (das Wesen) a cui nond concesso di non essere, I 'essenza che deve (*uJt) assolutamen-te essere"20. L'essenza di Dio € allora, in questo suo essere, spin-ta via da s6 verso la sua realt)., in cui perd essa non arriva a esi-stere come s6, perch6 B ogni volta essente solo come un aspettodi s6; per questo, eqsa si ripropone ogni volta d,i.etro, come quel-I'uniti indivisa che, essendo rimasta altra dal suo esistere, chied.eper s6 ancora esistenza; d la contraddizione che, spinta oltre s6verso s6, proprio per essere realmente sE, deue contraddirsi. e concid respingersi da s6.2r

Ora perd, s i sa che la contraddiz ione d I 'un ica cosa che co-stringa ad anclare avanti: "se la prima natura fosse stata in accor-do con s6, essa perdurerebbe; c i sarebbe sempre e solo I 'uno,sel lza veni re mai a l due, un 'eterna immobi l i t i senza progres-so"22. E, quella contraddizione tra i l d.over essere come I'esser-uno dei tre principi e i l non poter essere ogni volta se non comeuno solo d i ess i , che spinge la natura a una decis ione, la de-cisione di separare quello dei tre principi da porre per primocome essente; decisione questa che, poich6 la natura d necessiti,non pud dipendere che dalla "natura particolare (die besond,ereNatur) di ognuno dei principi"23. Si tratta allora di capire qudl dquesta natura peculiare dell ' inizio di cui si va in cerca: poich6"un essere non pud negarsi (sich aem,einen), senza divenire, in tal

20 rbidem.2l E interessante notare come Hegel , nel cap. del la "Logica" dedicato al la

"Essenza come r i f lessione in le i s tessa", par l i d i un movimento s imi le a propo-si to del la r i f lessione ponente, per cui i l negat ivo togl iendo i l negat ivo s i r i fer i -sce a s6 negandosi , ma propr io perche nega s6, nega di s6 i l suo essere condi-z ione perch6 nel suo auto-r i fer i rs i sorga I ' immediatezza, e con c id pone quel-I'immediatezza come altro da lui, prirna: "L'immediatezza sorge in generale sol-tanto come r i torno, ed d quel negat ivo, che d la parvenza del cominciamento(der schein des Anfangs), che si nega dal ritorno. Il ritorno del|essenza d cosi ilsuo respirlgersi da s€ stessa" (G.wF. Hegel, scienza d.ella logica, trad. di A. Moni,Laterza, Roma-Bari 1994, p. 446; WdL, in Werke in zwanzig Btind,en, a cura di E.Moldenhauer e K.M. Michel , Suhrkamp Ver lag, Frankfurr a.M. 1969, 6, p.27).A questo proposito cfr. D. Henrich, Heget im Kontext, Suhrkamp Verlag, Frank-f u r t a .M . 1971 , pp . l l 7 e ss .

22 EdM, p. 6o; s.w. \'III 219.23 lbid., p. 6r; s.w. VIII 220.

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Patenza e realtd d,ell'inizio

modo, interno rispetto a se stesso, quindi oggetto del suo pro-prio volere e del suo desiderio (Objekt seines eignen Wollens und Be-gehrens)"24,1'irtizio di ogni cosa e appunto quel negarsi a se s/essiche d il proprio sprofondare in s6 ed essere soltanto s6, "il fonda-mento del l 'egoi t i "25.

"Ma - continua Schell ing - soltanto nel volere (im Wollen) sitrova anche, in generale, la forza di un inizio. Infatti cid che dvoluto, [ . . .1 propr io in quanto d voluto, v iene posto come nonessente"26. Poich6 c id che d d i per s6 essente non pud provaredesider io d i s6, e perd vuole essere, a l lora i l fondamento del -I 'egoi t i , questo negars i a s6 in cui v iene a mancare come s6,come relazione a s6 e alle altre cose, 6 la ragione stessa per cuiviene ad avere bisogno di s6, come quello nella cui forma si tro-va ad essere stato negato: "Propr io perch6 d essente in forza d ise stesso (aon sich selbst),1'essente non ha ragione (Grund) di de-siderare di essere. Ma essere negato e contro la sua natura (seinerNatur)"27. Certamente: questo di per se essente e l ibero d tuttotranne che la quiete dell ' indifferer: 'za e del non essere interessa-to a nulla, perch6 non B indifferente n6 al volere e all 'afferma-zione di s6, per cui si nega a s6, n6 all 'essere negato, per cui vie-ne in atto; tuttavia, il vero luogo aporetico d proprio quel negar-si a s6 che pretende di fare inizio. Questo negarsi innanzituttonon d un fare il l'uoto di s6, n6 apprestare un semplice mancare:cid che fa da inizio non deve essere un mancare, ma un negarsiattivamente, quel tenersi e tenere nella mancanza I'essente, dacui solo questo trae I 'energia di imporsi come s6:

Il punto iniziale di un movimento (terminus a quo) non d mai unpunto di partenza vuoto e inattivo, ma d una negazione del mo-vimento, e il movimento che nasce realmente (wirklich) E un su-peramento (eine Obenuindung) di questa negazione. [...] Il puntogeometrico d I ' inizio (Anfang) della l inea, non perch6 d essostesso esteso, ma perch6 E Ia negazione (Verneinzng) di ogniestensione28.

21 lbid., p. 64; S.w. VIII 223.25 lbidem, S.W. VIII 224.26 lbidem.27 lbid., p. 67; s.w. vtrt z27.28 lbid., p. 65; S.W. Vl l I 224. i , questo uno dei punti r ispetto ai qual i

Schell ing d maggiormente cri t ico r iguardo al cominciamento hegeliano, che sipresenterebbe ai suoi occhi, invece che come negazione att iva, come "un sem-

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Cid che perd qui conta veramente d che questo, che per sua na-tura potrebbe iniziare, "non si riconosce (erkennt sich nicht) comeinizio, ed ha, insieme con gli altri principi, la stessa pretesa di es-sere l 'essente"2s. i , la sua natura d i in iz io quel la per cui "nonpud cedere; se potesse (htinnte) farlo, tutto tornerebbe indie-tro"30. Ma, proprio perchd di tanto viene posro come essente perpr imo dal la natura, d i quanto ins is te nel vo ler essere essentecome in iz io, es-c ludendo c id cui dovrebbe dare in iz io, e perd"con quanto maggiore forza at t i ra nel la profondi t i I 'essenza,tanto pii questa resiste"3r, accade che proprio I'inizio si trovi tra-vagliato "nel suo stesso seno (in ihr selbst)"32 dalla contraddizioneper cui, per il uoler essere in atto come inizio es-cludendo I'altro das6 e I ' iniziato da lui, causa in modo tanto maggiore I 'essere inat to del l 'essenza che esclude.

Poich6 li, dove I 'essente ponga di s6 i l suo semplice non-esse-re ancora, non fa vero inizio, ma d gii in cid iniziante, trascinatoverso la realti che deve riguadagnare, coinvolto in essa, quelloche si cerca d in-vece un negarsi a s6 pii radicale, i l punto delnegarsi a s6 che non cede, che si t iene nell 'atto di questo negar-s i , e cosi costr inge a vero pro-cedere. Ora perd, I ' in iz io, presonella natura e secondo la sua natura, d quello che, se col suo essereessente com.e inizio escludendo I'iniziato da lui (l'essenza), sembra,viceversa e in contraddizione a s6, costringere questo stesso a veni-re a sua volta in atto, lo fa solo perchd d al fondo quella contrad-dizione che 6 la natura; questa, proprio perchd si fonde con s6contraddicendosi nel dominio esclusivo dell ' inizio, deve negarsi

plice minus, un difetto, un vuoto che d riempito" (F.WJ. Schelling, Lezioni rno-naehesi sul laf i losof ia moderna, a cura di G. Durante, Sansoni , F i renze 1950, p.162). Sul le cr i t iche di Schel l ing al le pr ime categor ie d,e l la Logica hegel iana cfr .c. Tuozzolo, Schelling e il cominciam.ento hegeliano. pref. di X. Tilliette, La cittidel sole, Napol i 1995, pp. 23-75. E perd opportuno sotro l ineare come Hegelde scr iva i l coincidere, a l l imi te e nel l imi te, del cessare di una cosa e del suoin iz iare pressoch6 negl i s tessi te rmini schel l inghiani : "cosi i l punto non d sol-tanto l imi te (Crenze) del la l inea, nel senso che questa, nel punto, non f .acciache cessare (nur h i i r t . . . auJ), esia invece come esserci , fuor i del punto. [ . . . ] Manel punto la l inea comincia anche ( f t ingt auch. . . an); i l punto E i l suo assolutocominciamerito" (G.W.F. Hegel, Scienza detla logica, cit., p. 127; Wd.L, p. l1g).

2e EdM, p. 69; S.W. \aIII 229.3rt 16;4., p. 85; S.W. Vlll 245.3t lbidem.32 lbidem.

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Pantenza e realtd. d,ell'inizio J t 3

da esso e venire ad esistere come l'iniziato, ma solo per porre dinuovo con cid solo la necessiti di ritornare a essere inizio.

Gii nelle Lezioni di Stoccarda Schelling awertiva che "Il diffici-le, la croce di ogni f i losofia, sta appunto nell ' indagare I 'essenzadel non-essente"33. E proprio questo la vera sfida del pensare:I ' in iz io d i ogni svolg imento; essa d l 'un ica vera sf ida, perch6"l'inizio della coscienza in lui [nell'Assoluto] d costituito dal fattoche egli si separa da s6, oppone s6 a se stesso"34, e ciod dal fattoche qualcosa d i lu i contraendosi in s6 s i t i ra v ia, cost- i tuendosi incid cominciamento del percorso di riappropriazione con cui eglilo riattira a s6.

Quel punto in cui si deve raccogliere tutta la forza perch6I'essente cominci, e che d i l suo raccogliersi come laforza stessadi cominciare "non d un nulla, bensi soltanto i l non-soggettivo, i lnon-essente, e quindi proprio percid I 'essere stesso"35. Come po-trebbe essere nulla, se il suo senso d di essere la chiusura, in cuisi produce quella resistenza che accende nell 'essente la forza diaprire, trasfigurare e rivelarsi, e che 't iene' in questa resistenza,perch6 solo cosi'il processo va avanti inesauribilmente e perd an-che avendo "sostegno, fondamento, consistenza"so? E di fatto aquesto d destinato: "i l suo originario rapporto con I 'essente dquello di mero sostrato, di cid che di per s6 non d, che d soltan-to per servire come base al vero eSsente. Ma pure € a sua volta.,in se stesso, un essente"37.

Ora, vero d che I'uomo "d libero da Dio perchd ha una radiceindipendente nella natura, [ed] B l ibero dalla natura perch6 inlui si d destato il divino"38, e percid pud costituire quel punto incui culmina la riappropriazione del proprio essere da parte diDio, perch6 a tal punto questa in lui giunge, da riuscire a trarrefuori dall'essere la pienezza del soggettivo; ma d anche vero chenell'uomo traspare la tentazione connessa all'inizio. In lui, nuovoinizio, si di la possibil i t i - se lo vuole - di non realizzare i l de-

o' F.WJ. Schelling, Lezioni d.i Stoccarda, trad. di L. Pareyson, in Scritti sulla

fiIosofa, la religione, la libertd., a cura di L. Pareyson, Mursia, Milano 1974, p. 155(d'ora in poi: ZdS).

34 lbid., p. lb3.35 lbid., p. 155.36 lbid., p. lb7.37 lb id . , pp .155-156.38 lbid., p. t7z.

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stino dell ' inizio. E infatti, questo, che non d rispetto all 'essentesemplicemente i l suo non essere ancora (perch6, se fosse soloquesto, a't iciperebbe l 'essente in s6 e sarebbe gii. trascinato inesso' e percid non farebbe che tornare indietro), ma d invece ilpotere del negarsi tenendosi in questa negazione, e ciod i l pote_re di non transitare, questo stesso pud essere assolutizzato dal-I 'uomo, e in lui perseguire un essere pers6, un attuare s6 comequel potere di non transitare, che invece doveva servire a dareu' 'punto

fermo' all'andare avanti: "Il male infatti non d appult-to altro che il relativamente non-essente che si erige a essente eallontana cosi i l vero essente"3e. Questo essere essente dell ' inizio,che tras-pare nell'uomo come tentazione, d cid che, se I'uomo sidecide per esso, lo costringe a una vita di angoscia e di partenza,nel tentativo - avendo perso i l punto cli vera uniti - cl i recupera-re i' altro modo una qualche stabilitd"a'. Ed esso d anche cid chealla fine ne causa la morte:

la necessiti della morte presuppone la coesistenza di due princi-pi assolutamerite incompatibil i [...]: ad esempio, essente . ,ro.r_essente l lon sono incompatibil i perch6 sono I'uno per l,altro; c'Einvece incompatibil i t i quando il non-essente vuble essere unessente e ridurre i l vero essente a un non-essente4l.

E difatti, anche nelle ,E'fzi del mond,o, il non-essente che d essen_te ed es-clude I'essente, pone soltanto la necessiti" del suo finire edel sostituirsi dell'altro a lui, ma anche quella del suo stesso tor-naread essere essente al posto di quello. I l mancare a s6 pone lanecessiti" del suo stesso passare, chiedendo il procedere innanzi,ma rinnova cosi soltanto e incessantemente solo i l mancare e i lprocedere:

una generazione viene, un'altra va; con grande fatica la naturaforma proprieti., vedute, opere e talenti, fino ad un apice, perpoi abbandonare tutto cid ad un oblio secolare, e co., ,rn .rrouo

3s lbid., p. L7Z.at) Cfr. LdS, pp. 173.175; e anche cfr. F.WJ. Schelling, Ricerchefitosofiche sul_

l'essenza della libertd, urnana e gli oggetti che ai sono connessi dove dell'inizio eccita-to dall'uomo ad attuarsi si dice che *non essendo esso stesso, prende a prestitoI'apparenza (Schein) del vero essere' (trad. di s. Drago Del Boca, in scritti suttafilosofia, la religione, la libertd,, cit., p. llB; S.W. \,TI 890).

4t Lds, p. 184.

Page 12: M. Marchetto, Parvenza e realtà dell'inizio. Intorno alle Età del mondo di Schelling

Parztenza e realtd, dell'inizio 375

slancio, magari sotto un'altra forma, ritornare ancora alla stessaaltezza42.

E solo il passare che non passa, I'essere sempre futuro inchioda-

to a s6 dalla sua necessiti e percid sempre anche irrimediabil-

mente presente: "grazie a quel continuo ritorno all ' inizio e al-

l 'eterno ricominciamento, essa [a natura di Dio] si fa sostanza

in senso autentico (i.d quod substat), cid che permane sempre"43,

nel senso che sussiste il suo mancare, il suo essere "un'incessante

ricerca, un'eterna brama, mai appagata, di essere"44.

Se E cosi, resta ancora tutto da fare e da pensare un inizio rea-

le, perch6

vero (zuirklich) inizio non E quello che inizia sempre di nuovo(d,er nicht immer uieder anfringt) ma quello che persiste (behant).Vero inizio d cid che d fondamento (Grund,) di una progressionecontinua (eines stetigen Fortschreitens), non di un movimento ctreva alternativamente avanti e indietroa5.

E percid, I ' incoativit i dell ' inizio deve tramontare, I ' intera con-

traddizione della natura, il passare che non passa devono passa-re, o - meglio - farsi passato.

Questa necessiti, pertanto, pud cessare solo se tutti [i principi],allo stesso modo, rinunciano a essere I 'essente; se infatti uno diessi E I'essente, allora anche gli altri, per la loro natura, devonotendere ad esserlo. Non appena cessa questa necessiti, diventapossibile una separazione di quei principi, e ciod che ognuno siponga nella sua potenza; si crea spazio (es zuird, Raum)46.

Quello che occorre dunque B che la natura tutta vada a fondo,

che vada a fondo I'essenza nel suo dover esistere e quell 'essere

42 EdM, p. 71; s.w. \ ' I I I 231.43 lbid., p. 70; S.w. VIII 230.44 lbid., p. 71; S.W. \TII 232. Questa E del resto I'accusa che Schelling muo-

ve a Hegel a proposito del l 'atto del creare che, a suo awiso, i l pensatore diStoccarda avrebbe concepito soltanto come un negarsi ed iniziare I ' iniziato,che perd costituisce soltanto per I'Assoluto il suo stesso affermarsi, per cui "egli

f l 'Assoluto che si de-cide a creare] € i l Dio che fa sempre soltanto cid che hafatto, e che non pud creare nul la di nuovo. La sua vita d una ronda di f igure(Kreislaufl , perchE egl i continuamente si esteriorizza per r i tornare di nuovo as6, e sempre riiorna a s€ soltanto per esterioiizzarsi di nuovo' (Lezioni rnonache-si sulla storia d,ella filosofia moderna, cit., p. 189; S.W. X 160).

45 EdM, p. 69; s.w. VIII 229.46 EdM, p. 72; S.w. \'III 233.

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376 Monica Marchetto

essente per s6 dell ' inizio, che di tanto necessita i l suo finire nel-I 'altro, di quanto articola in cid stesso la necessiti per s6 di tor-nare ad essere e a chiedere nuovo svolgimento, col risultato cheI' inizio da un lato d gii da sempre transitato nel suo essere ini-ziante, e I ' iniziato da lui, i l nuovo, e in-vece, dall 'altro lato, in-chiodato dentro all'essere-sempre-nuovo dello stesso inizio (per-ch6, cosi concepito, l ' inizio non pud non chiedere lo svolgimen-to, ma in questo stesso anche non fa che rinnovare la sua forzadi chiedere - per sd inizib- altro svolgimento, e cosi via ail'infinito).

Quel che d necessario insomma d che si verifichi cid che costi-tuisce "i l mistero proprio dell 'essere divino crre, in se stesso priuodi ogni essere (in sich selbst ermangetnd), si copre esteriormentedell 'essente infinito, e che, mentre d per s6 nulla (sel&sr fur sichn, ichts) , d dunque un a l t ro (c iod l 'essente in f in i to) , '47. E c iod Enecessar io che I ' in iz io vada a fondo, e s i facc ia sogget to; cheesso, rlon volendo nulla per s6 - neanche se stesso inizio -, di-venti materia di realizzazionea8 di altro. Solo cosi, del resto, cidche prima escludendolo finiva con I 'esigere I 'altro escluso, di-venta termi'e di una relazione che, mentre unisce I 'uno e I 'al-tro, consegna anche ognuno definit ivamente a s6.

Ora perd, questo as-soggettamento pud accadere solo in rela-zione a qualcosa di superiore, e questo deve essere un elemento"libero da ogni natura (Naturlose)"ae perch6 altrimenti qui nonsarebbe di nessun aiuto. E difatti, cid che appare dinanzi alla na-tura d nulla, nel senso che non d determinato a nulla, non desi-dera divenire attivo, n6 aspira a una qualche realti": I "quelia vo-lonti che, bastando a se stessa, non ha nulla che possa volere"50.Questa non d pii la l iberti come cid che d,eae non essere in s6. eche, nel prevalere sull 'essere come su cid in cui si trova negata,eleva all 'atto s6, rivelando di s6 i l suo essere voronti che si fafondamento nell 'affermare s6 in quanto fondamento5l; e non lo

nt F.WJ.Schell ing, Der Monotheisrnus, S.W. XII 5g.48 sul concetto di soggetto ad esempio cfr. F.wJ. schelling, Der Monotheismus,

cit . , S.W. XII 52-55.4e EdM, p. 76; S.W. VIII 236.50 lbid., p..75; s.w. VIII 235.5rJ.-F. courtine precisa a proposito d.era aorontd. d,elfond.amento come il ge-

nit ivo "d qui al tempo stesso soggett ivo e oggett ivo. cid che nel la volonti vuolee i l fondamento, e cid che la volonti vuore d se stessa, in quanto d fondamen-to" (schelling e il compimento tlella metafisica. in saggz su schelling, Rusconi, Milano

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Partenza e realtd. dell'inizto 377

d pii non perch6 viceversa avrebbe rinunciato a realizzarsi, rr.aperch6, cosi concepita, sfugge all 'alternativa di volere e di nonvolere52.

Inoltre, poich6 "ogni cosa rimane in quiete solo in quanto hatrovato nella volonti che non vuole nulla la sua vera essenza. ilsostegno (Hak) e i l fondamento della sua stabil it i . (Bestand)"51,

essa nella sua purezza si presenta come "la vera meta (das eigent-l i .che Zie l ) "54del le cose, e perc id, d 'a l t ra par te, s i presenta nonpii come un passare che non passa, e solo in cid sussiste e fa sus-sistere, ma come quel ben pii autentico sussistere che riguardacid che basta a s6 ed d assoluta indifferenza a ogni cosa.

Che "grazie a quel principio superiore, la contraddizione si ri-solva, o I 'essenza cieca, che lotta con se stessa, possa essere l ibe-rata dal la necessi t i . "55 d ipe nc le dal la l iber t i assoluta, ma in unmodo per cui questa "senza a lcun movimento (g iacch6 esso dancora lo stesso volere puro), quasi per magia, [...] desta in essal'anelito alla l iberti"56. La l iberti, restando in s6 e nella sua in-differenza, non trasforma la natura nel suo essere, ma la inducea trasformarsi: "avendo cosi assunto volontariamente (freiwillig)quel rapporto organico Qenes organische Verhtiltnis) ed essendo di-venuta capace di entrare in relazione col principio supremo, siabbassa e si trasforma realmente in essere per la pura diviniti."57.La l iber t i le s i presenta come i l suo vero f ine, e la induce a sco-pr i re in s6 la sua potenza d i l iber t iss, per cui essa va a fondocome quell 'esser-uno che era e che voleva essere essente, e si farispetto al Supremo "suo immediato soggetto, divenendo per luiessere persistente (beharrl ichen Sehn) e base permanente"se, se-condo un divenire passato, che non d accaduto ad un certo pun-to, ma era gii da tutta l 'eterniti, n6 cesseri. di accadere, perch6

1998, p . 208) .52 Su questo significato forte dell'indifferenza, che non ha nulla dell'umana

incapaciti di scegliere, cfr.J.-F. Courtine, Schelling e il compimento della metafisi-ca, in Saggi su Schelling, cit., pp. 220 e ss.

53 lbid., s.w. VIII 235.54 lbid., ibidem.55 lbid., p. 79; S.w. VIII 239.56 lbid., s.w. \TII 239.57 lbid., p. 92; s.w. \'IJ 253.58 Su ci6 cfr. A. Lanfranconi, Knsis, ci t . , p. 334.5s EdM, p. 8l; S.W. VIII z4l.

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378 Monica Marchetto

invece continua ad awenire eternamente. Ecco I'inizio che insistein se stesso, che non torna, che continua ad andare a fondo: 6 i lpassato, i l passato eterno di Dio, la natura che si t ira via comel'esser-uno che volendo esistere per s6 scandisce un tempo soloapparente, e nell ' istanle de-cisivo in cui si assoggetta all 'eterno,is ti tuisce la correlazion e e s tatic a dell' aut enti, ca t ernp or alit d,, p o ne n-do lo scarto vitale che il Presente d, come lo stare d,i contro (Gegen-wart) da un lato all 'uniti inviolabile ma inesprimibile che ia na-tura era, e dall'altro all'e ssere a venire di cid che essa sarzi. solola liberti della natura pu6 giungere a prefigurare questo scarto,ma appunto essa riesce solo a prefigurarlo, a porlo come possibile.

In questo scarto che d il tempo, la liberti eterna diviene pre-sente a se stessa e cosciente di s6, mentre mai di per s6 avrebbepotuto essere cosciente, perch6 "un esser-cosciente eterno e im-pensabile, oppure equivarrebbe all 'assenza di coscienza"60. Ed dqui infatti che si fa evidente in tutta la sua aporeticiti il nodo te-matico della questione: non ci sarebbe BewuJ\tsein dell 'eternosenza quel f luire del tempo, che si costituisce come il suo stessodispiegarsi; ma quando e se il Banuftsein si configura, allora quelche si mostra, e che cosi guadagna nel tempo e come tempo cap-

parenza", d proprio l'eternarnenlevivente, dunque il non tempo.Piri precisamente, all'eterna liberti diaiene presente il suo esse-

re la liberti che d, e assoluta come €, perch6 "pur essendo infeittic id che in se stesso non d n6 essente n6 non-essente, esso pudtuttavia comportarsi rispetto a ogni altro'come I'essente"6t; cssaciod scopre di s6 il suo non doversi affermare contro |essere incui sarebbe negata, e piuttosto i l suo essere essente al di ld diogni affermazione, nel diventare essere da parte di un altro inrelazione a lei. E perd, essa anche viene a conoscere di s6 la pos-sibiliti, che essa ha, di andare a colmare rearmente e soaranarnentequello scarto che la l iberti della natura le ha apprestato.

Ma, mentre la l iberti d consegnata a s6, anche la natura che

' 60 lb id. , p. 100; S.W. \TI I 262.J.-F. Court ine commenra infat t i : . ,Solo cosi _

in funzione del la tensione e del d istanziamento che sono propr i del d ivenire -l 'essere cosciente, i l Beuuftsein s i lascia determinare come coscienza eterna-mente v ivente. [ . . . ] La coscienza d essenzia lmente temporal izzazione, i l presen-te d presente vivente" (Dal Dio in d.iaenire all'essere a aenire, in saggz su Schelling,c i t . , p . 240 ) .

6t EdM, p. 79; s.w. VIII 239.

Page 16: M. Marchetto, Parvenza e realtà dell'inizio. Intorno alle Età del mondo di Schelling

Pa|enza e realtd, dell'inizio 379

va a fondo "non per questo d in s6 meno vivente o meno essen-te, al contrario: solo trasformandosi in essere rispetto al Supre-mo, la natura eterna viene sollevata ad una vita vera, beata e or-dinata"62, trasformandosi cosi in essere dawero persistente. Colrinunciare ad essere essente per s6, e afizi con quel contrapporsiaquesto ch'e era i l suo essere, in cui si dischiude la temporalit icome "i l senso autenticamente positivo della contraddizione"63,la natura non e negata; anzi, nell 'amare i l futuro a venire ne driamata e confermata proprio come s6, come quell'essersi negataa tutto ma anche a s6 come questa privazione che d, per cui essafa sltazio in s6 ma non per slall'essere futuro. E, come questo spa-zio - per s€ inconcepibile -, essa allora d esigita da ogni futuroche voglia essere vero noaum64.

Xopa65 d i verg inale, inv inc ib i le purezza, che non s i d i formama di luogo alle forme, non transita in esse e se le riceve, nonlo fa per s6; "abisso di passato"66, in cui ci si spalancano dinanzile profonditi inconcepibili di "un inizio pii remoto dell'inizio"67,la natura, nel suo as-soggettarsi e fare spazio ad-viene o, meglio,di luogo ad un ad-venire, che € I ' intero di tutto quello che pudessere; ma, proprio affinch6 l 'essere iniziato dell ' inizio sia sem-pre altro e sempre per s6 nuovo inizio, I ' inizio si distingue dalsuo essere iniziante e, per s6, si t iene nelle sue inaccessibil i abis-sal i t i .

Se la natura tutta, passando eternamente ed eternamente es-sendo passata, d anche confermata come insuperabile e portan-

62 lb id. , p. 81, S.w. 241.63 A. Lanfranconi, Knsis, cit., p. 208.64 Su questo M. Cacciar i sost iene ad esempio: " i l F ig l io d Er l iser del Padre

non perch€ el imini la d ist inz ione, ma al l 'opposto, propr io in quanto la r icono-sce pienamente; Er l i isungindica I 'opera del la ' fe l ice 'd ist inz ione ( I i isen), del l 'ar-t icolare che non separa, del l 'armonizzazione del d ist into, che subentra ad ognimera, immediata 'natura',

ad ogni indifferenziata tenebra" (Dell'inizio, Adelphi,M i l ano 1990 , p . 494 ) .

65 t proprio Schelling che, nelle Ricerche filosofiche sull'essenza della libertd,urnana, tentando di pensare dentro i l fondamento, lo fa a l l ' in terno di quel'nome'

cui Platone nel Timeo aveva consegnato quel l 'aorgico del pensare chepercid d materia: 1<opc (cfr. Ricerche,in Scritti sullafilosofi.a, lareligione, la libertd.,c i t . , pp. 97-98).

66 EdM, p.83; S.w. 243.67J. Derrida, Kh6ra,in II segreto d,elnome, a cura di G. Dalmasso e F. Garrita-

no , Jaca Book , M i l ano 1997 , p . 85 .

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380 Monica Marchetto

te, nel suo passare, nel passare del suo voler essere essente cheaccade, o, meglio, che d voluto da essa dinanzi al suo 'vero fine',anche "ogni principio viene a conoscere i l posto che gli convie-ne", perch6 "d solo nel supremo che si trova la misura"68; percid"quell'essenza ciecamente necessaria, che tendeva a essere l'IJno(das Eins), e che tuttavia non poteva esserlo, viene abbassata aTutto (AID"6s. L'inizio, i l principio di chiusura che prima, essen-do lui come essente, es-cludeva I 'altro da s6, e perd cosi non fa-ceva che t ramontare, ponendo necessar iamente I 'a l t ro s tesso,"basta che si riconosca come semplice potenza dell'essenza e fac-cia cosi spazio a quello opposto (A2), perch6 questo possa soc-correrlo e l iberarlo dalla contraddizione"T0, e cid nel senso che,facendo spazio all 'altro, questo riconosce la sua potenza "comestro necessario antecedente (Prius), come suo primo fondamentoe suo pr imo sostegno, e la ama come sua condiz ione, per cosidire come il vaso in cui si riversa"Tl. I l rapporto di equivalenza,che significava solo es-clusione reciproca, diventa cosi un rappor-to di concatenazione necessaria, I 'essere I 'uno fuori dell 'altroche, consegnando ognuno a s6, consegna anche ognuno all'esse-re da parte del tutto un tutto organico.

Che la natura si as-soggetti rispetto alla liberti eterna fa si chela liberti eterna si manifesti e diventi presente a s6 in quello ched, "ma da cid non consegue che da questo momento la divinit idiventi capace o addirittura sia costrettaa manifestarsi o a.rive-stirsi dell 'essere: se cosi fosse, essa non sarebbe la l iberti eter-na"72. Rispetto a una liberti, che, prevalendo sul suo fondamen-to, afferma il suo essere libera, la liberd secondo se stessa rima-ne come I'indifferente rispetto al suo divenire essente, perch6 inverit i d solo I 'altro che si comporta verso di lei come essere.

"E i l problema di sempre, quello di sapere ciod, come la puradivinit i in sd n6 essente n6 non-essente possa essere essente"73.

Se I'Assoluto d indiffererrza assoluta, non si capisce infatti

68 EdM, p. Bo; s.w. 240.6e lb id. , p .8 l ;s .W. vt r r242.70 lbid., p. 85; s.w. VIII 246.7t lbid., p. 86; s.w. vrtr247.72 lbid., p. 135; s.w. vIrI 298.73 lbid., p. 94; S.w. VIII 255.

Page 18: M. Marchetto, Parvenza e realtà dell'inizio. Intorno alle Età del mondo di Schelling

Palenza e realtd d.ell'inizio

come possa rivelarsi: da un lato, non 6 una soluzione quella di

pensare a "una qualche specie di movimento in Dio stesso"74,

perch6 anzi c id s igni f icherebbe pensare a l l 'Assoluto non p i t )come assoluta indifferenza. ma come la sua stessa manifestazio-

ne; dall 'altro lato, pare perd incomprensibile

in che modo quel che prima era puramente e totalmente assor-b i t o i n s6 , i n un momen to success i vo o i n un a t t o success i vo(giacch6 non si pud pensare diversamente), senza un fondamen-to (Gund,) n6 una causa scatenante, ma da s6, possa uscire da sestesso75.

La pura indifferenza o e tale, e allora non si capisce come simanifesti; o si manifesta, e non c'e pii alcuna indifferenza, per-ch6 "cid che € libero lo d appunto per il fatto che non deve (muf

nicht) necessariamente rivelarsi"76, e ciod per i l fatto che non dper sua natura la sua mani festaz ione. E propr io qui , in questaaporia, che la natura sembra rivelare i l suo vero senso: essa sa-rebbe cid che, facendosi essere rispetto a qualcosa, che di; per sinon potrebbe mai identificarsi con la sua sola potenza di relazio-ne (perch6 cosi facendo sarebbe il Si, e non l'equilibrio tra il Sie il No), costituisce I'altro in relazione a cui qwello si rivela a s6,restando in s6 indifferente, e quindi costituirebbe cid che fa siche "la pura eterniti. r imanga litrera nei confronti dell 'essere"77.

E perd, quanto tut to questo non bast i lo s i legge nel fa t toche, quando infatti si tratta di chiarire donde venga quell 'altro,Schell ing spiega che d I ' indifferenza che lo pone in virt i dellasua purezza, proprio perchd "quell 'Essere non pud essere cometale, ma neppure pu6 rimanere in questa astrazione"Ts. L'indif-feretrza, cio€, B certo indifferente verso [utto, verso la chiusuracome verso I 'apertura, ma talmente poco d indifferente versoI'essere questa indifferenza, che sembra chiudersi in essa, e chie-dere a quella natura (che doveva salvaguardarne I'indifferenza,

costituendosi per essa come 1l Grund - che quella non potevaavere in s6 - della sua rivelazione a s6) di salvarla dalla sua chiu-sura nella propria indifferenza.

74 lbid.; s.w. VIII 256.zs lbid.; s.w. VIII 255.76 lbid., p. 142; s.w. VIII 306.77 lbid., p. 144; s.w. vIII 308.78 lbid., p. 96; S.w. VIII 258.

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382 Monica Marchetto

Pensata in fondo, I'indiffere'za deve risultare talmente indif-ferente da comprenderela natura come la possibil i t i anche delproprio nulla come indifferenza. E proprio questo plausibilmen-te quello che Schell ing intende quando, d.ovendo parlare nonpin di rivelazione a s6 dell'Assoluto, ma di quell'effettivo entrarenella storia, che d ci6 che costituisce meraviglia (wunrter)7s nelmistero dell 'essere divino, precisa, in relazione all 'eterna l ibertiche d I 'Assoluto, che Egli ' ise mai fosse reale (wirklich), avrebbesoltanto in se stesso (nur in sich selbst) i l fondamento e I ' iniziodella sua realti"s(). E allora, la natura non d i l fondamento cheI'Assoluto come indiffere\za non pud essere di per s6 e avere ins6; essa d in-vece quella possibiliti che d in Lui, rispetto a cwi soloLui p.od de-cidersi in modo abissale, rivelando in questo stessotrrtto l ' essere i r-r differe n te a s6 clell ' i nd iffe r e n7.a.

Pertanto, se l'eterna liberti si de-cide a rivelarsi, non d diffici-le concepire i l modo i ' cu i lo pud fare: B logico che, essendoI'assoluto equil ibrio tra i l Si e i l No, "era impossibile che essa ve-nisse ad agire come l 'eterno No, senza agire anche come I'eter-no Si, e viceversa"8r; e perd, poich6 da un lato d .. impossibile

cheuna sola e medesima cosa sia essente come Si e come No"82, madall 'altro lato, "qui [...] d in questione il supremo s6 della divini-ti"" e quindi no' ci si pud attendere che la contrad.dizione sia su-perata col "divenire [dell 'eterna l iberti] I 'Essere rispetto a qual-cos'altro"83, allora l 'unica risoluzione che si offre al pensare ,iquella "in virti del concetro (Begriffl di tempi diversi"8a. L'Asso_luto, non potendo essere essente contemporaneamente comeognuno dei suoi aspetti, e non potendo d'altra parte ricaderenella contraddizione di essere essente in uno di essi senza esser-lo anche negli altri, si de-cide a essere essente come ogn'no ecome tutti, ma in tempi diversi, realizzando cosi quella correlazio-ne es-tatica della temporaliti che la natura gli aveva prefigurarocome possibile, e quindi come in lei ancora tutta inviluppata inse stessa. Dei tempi ognuno si pone cosi realmente per s6 e fuori

7e Cfr. F.WJ. Schelling, Der Monotheismus, cit., S.W. XII 91.80 EdM, p. l4l ; S.w. VIII 305.8t lbid., p. tz7; s.w. VIII 3oo-301.82 lbidem.83 lbid., p. 139; s.w. vIrI 302-309.8a lbidem.

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Patenza e realtd. d,ell'inizio

dell'altro, come l'essente del suo tempo, e perd anche organica-mente connesso al tutto.

Ora, tutto cid pud essere certamente portato fino al concetto;come anche "B certamente impossibile avere dubbi su cid checostituire I'inizio"85, perch6 porre il Si come inizio, owero comecid che deve essere superato, sarebbe di fatto per l'eterna liberticome non usci re dal la propr ia indi f ferenza, e quindi i l pr imonon pu6 essere logicamente che. i l No. Chel'eterna l iberti perdsi sia rivelata, questo d inconcepibile e imprevedibile, perch6 "la

decisione in tal senso potd avere la sua origine solo nella supre-ma liberti"86.

Ripercorrere i sentieri di questa abissaliti d I'unico modo perentrare nella storia: "coloro che non avevano compreso questoinizio, non potevano trovare I ' ingresso in qtlesta storia"87.

85 lbidem.86 lbid., p. lz7; s.w. vIIt 3oo.87 lbid., p. 142; s.w vIIr 3os.

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BIBLIOTECA DEL GIORNALE DI METAT"ISICADiretta da Nunzio Incardona

N. 1 (NBERVWNDUNG DELLA METAFISICA?N.2 METAFISICA ED ERMENEUTICAN.3 METAFISICA E DIALETTICAN. 4 G. MASI, L'UNT-EQUNOCITADELLESSERE IN AHISTOTEINN. 5 A. CRESCINI, LENIGMA DELLESSERE" fntuoduzione a u,na rne-

lafisica integraleN: 6 METAFISICA E PRINCIPIO TEOLOGICON. 7 A. CRESCINI, IL RITORNO DELLESSERE

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