M G QUANTAVITA, IN QUELLA 500 · za in vita non solo della macchinetta-amica, ma anche di chi...

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Q uando abbiamo pensato di fare un viaggio da Napoli a Milano su una vecchia Fiat 500 senza passare per l’autostrada, ma utilizzando solo le strade statali, come si faceva una cinquantina d’anni fa, avevamo la convinzione di inizia- re una piccola ma emozionante avventura. Eravamo certi che il “macinino” avrebbe diver- tito e fatto so- gnare nuova- mente i lettori. Come una volta. Ma mai avrem- mo immaginato che la redazione avreb- be ricevuto così tante let- tere, un riscontro così entusiasta di questa nostra iniziativa. A dire il vero, il giorno della partenza, a Napoli, io e il mio compli- ce – nonché vittima dell’avventura – il foto- grafo e disegnatore Antonio Molino, com- prendemmo subito che saremmo stati cir- condati da una sorta di simpatia collettiva e nazional-popolare fino all’arrivo a Mila- no. E così è stato. Ogni incontro con un altro possessore della macchinina “che fece l’Italia” ha in- staurato una momentanea complicità tra sconosciuti. E, soprattutto, ogni possesso- re della 500, con la più totale naturalezza, immediatamente, ha sentito il bisogno di raccontare una storia personale, da far co- noscere a tutti, quasi che quella vicenda an- tica costituisse la prova provata dell’esisten- QUANTA VITA, IN QUELLA 500 Tanti episodi e molte foto: così avete ricostruito un pezzo di storia sociale del nostro Paese [I LETTORI RACCONTANO] 1˚ PREMIO: Massimo Mora di Arona (No) Massimo Mora nasce ad Arona, località Acquara, via Piave 4, in provincia di Novara, il 29 dicembre 1947 e fin da giovane (7 anni) si diletta a scrivere temi scolastici fan- tasiosi e dissacranti. Nei suoi 60 anni di vita fa molta stra- da e infatti ora è residente ad Arona, ma al numero 52. Le sue opere migliori e più famose sono le poesie scritte in oc- casioni dei compleanni delle sue figlie e anche per quelli delle compagne di scuola. Altre opere minori, ma non per questo meno preziose letterariamente, sono state scritte per la moglie gelosa di un amico, per un secondo viaggio di nozze di altri amici, eccetera. Si laurea in Ingegneria e svolge la deprecata attività di libero professionista, ma con passione e dedizione, occupandosi a tempo perso di lette- ratura (poesie per compleanni). “LEI È RAFFAELLA” Lei è Raffaella, classe 1947, ventenne dei mitici anni Ses- santa, studentessa modello, non bigiava neppure alle lezio- ni di scuola guida, impiegata modello, con i primi soldini del sudato lavoro, con il consenso di papino compera la pri- ma automobile: una Fiat 500 con portiere controvento, usa- ta ma in ottimo stato, un gioiello che le permette di muover- si autonomamente e quindi portarmi con lei, visto che io, suo fidanzato, ero senza automobile. Ma gli anni Sessanta avevano qualcosa che oggi si è perso: le gimcane, e quale macchina era più adatta a queste competizioni della Fiat 500? E Raffaella era fantastica, lei, esile biondina provin- ciale su Fiat 500 martellava sonoramente presuntuosi figli di papà su Mini, Wolkswagen, e sì, anche qualche Porsche, che in quei percorsi tortuosi e strettissimi si perdevano, o, nei casi di corse di regolarità, volevano strafare e arrivava- no troppo presto. Una volta partecipammo a una gara di re- golarità che si svolgeva abbastanza lontano, ma era una oc- casione per una gita e poi vi partecipavano anche nomi alti- sonanti dei tempi, vinse la sua categoria e tornammo con in premio un orologio d’oro: era una ragazza spe- ciale, da sposare subito, lei e la sua auto. Ha due grandi amori, il sottoscritto e la sua Fiat 500, e li tiene tuttora ambedue, uno in casa e l’altro, gelosamente e religiosamente accudito, nell’autorimessa. Ora, a 40 anni di distanza, ci piace alcune volte rituffarci in quel passato me- raviglioso e quale migliore modo che non risen- tire il suono del mitico bicilindrico, cambiare con le doppiette, che ora non sanno fare nep- pure i piloti di Formula 1, ribaltare il tettuc- cio, vedere gli sguardi di ammirazione (e di invi- dia) dei passanti, ma ci sorge sempre una domanda: vi- sto che oggi ci entriamo a fatica in due, come facevano allora a starci in quattro? CLUB 3 CLUB 3 Massimo Tarantino ROMA Felice Renzo PIETRAMELARA (CE) Marcella Brusaferro Maccanti FIRENZE Vittorina Barosso MONTAFIA (AT) Angelo Ciani MADONNA DELL’ALBERO (RA) APRILE 2008 APRILE 2008 Rosa Giannone Pitino MODICA (AG) 13 12 Maddalena Losio PONTENURE (PC) DI MANUEL GANDIN

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Page 1: M G QUANTAVITA, IN QUELLA 500 · za in vita non solo della macchinetta-amica, ma anche di chi l’ha guidata. E, per incanto, viaggiando, abbiamo sì ripercorsounpezzettodistoriasociale,ri-

Quando abbiamo pensato di fare unviaggio da Napoli a Milano su unavecchia Fiat 500 senza passare per

l’autostrada, ma utilizzando solo le stradestatali, come si faceva una cinquantinad’anni fa, avevamo la convinzione di inizia-re una piccola ma emozionante avventura.

Eravamo certi che il“ m a c i n i n o ”avrebbe diver-tito e fatto so-gnare nuova-

mente i lettori.Come una volta.Ma mai avrem-

mo immaginatoche la redazione avreb-

be ricevuto così tante let-

tere, un riscontro così entusiasta di questanostra iniziativa. A dire il vero, il giornodella partenza, a Napoli, io e il mio compli-ce – nonché vittima dell’avventura – il foto-grafo e disegnatore Antonio Molino, com-prendemmo subito che saremmo stati cir-condati da una sorta di simpatia collettivae nazional-popolare fino all’arrivo a Mila-no. E così è stato.

Ogni incontro con un altro possessoredella macchinina “che fece l’Italia” ha in-staurato una momentanea complicità trasconosciuti. E, soprattutto, ogni possesso-re della 500, con la più totale naturalezza,immediatamente, ha sentito il bisogno diraccontare una storia personale, da far co-noscere a tutti, quasi che quella vicenda an-tica costituisse la prova provata dell’esisten-

QUANTA VITA, IN QUELLA 500Tanti episodi e molte foto: così avete ricostruito un pezzo di storia sociale del nostro Paese

[I LETTORI RACCONTANO]

1˚ PREMIO:Massimo Mora di Arona (No)

� Massimo Mora nasce ad Arona, località Acquara, viaPiave 4, in provincia di Novara, il 29 dicembre 1947 e finda giovane (7 anni) si diletta a scrivere temi scolastici fan-tasiosi e dissacranti. Nei suoi 60 anni di vita fa molta stra-da e infatti ora è residente ad Arona, ma al numero 52. Lesue opere migliori e più famose sono le poesie scritte in oc-casioni dei compleanni delle sue figlie e anche per quellidelle compagne di scuola. Altre opere minori, ma non perquesto meno preziose letterariamente, sono state scritteper la moglie gelosa di un amico, per un secondo viaggiodi nozze di altri amici, eccetera. Si laurea in Ingegneria esvolge la deprecata attività di libero professionista, ma conpassione e dedizione, occupandosi a tempo perso di lette-ratura (poesie per compleanni).

“LEI È RAFFAELLA”Lei è Raffaella, classe 1947, ventenne dei mitici anni Ses-

santa, studentessa modello, non bigiava neppure alle lezio-ni di scuola guida, impiegata modello, con i primi soldinidel sudato lavoro, con il consenso di papino compera la pri-ma automobile: una Fiat 500 con portiere controvento, usa-ta ma in ottimo stato, un gioiello che le permette di muover-si autonomamente e quindi portarmi con lei, visto che io,suo fidanzato, ero senza automobile. Ma gli anni Sessantaavevano qualcosa che oggi si è perso: le gimcane, e qualemacchina era più adatta a queste competizioni della Fiat500? E Raffaella era fantastica, lei, esile biondina provin-ciale su Fiat 500 martellava sonoramente presuntuosi figlidi papà su Mini, Wolkswagen, e sì, anche qualche Porsche,che in quei percorsi tortuosi e strettissimi si perdevano, o,nei casi di corse di regolarità, volevano strafare e arrivava-no troppo presto. Una volta partecipammo a una gara di re-golarità che si svolgeva abbastanza lontano, ma era una oc-casione per una gita e poi vi partecipavano anche nomi alti-

sonanti dei tempi, vinse la sua categoria e tornammocon in premio un orologio d’oro: era una ragazza spe-ciale, da sposare subito, lei e la sua auto.

Ha due grandi amori, il sottoscritto e la suaFiat 500, e li tiene tuttora ambedue, uno in casa el’altro, gelosamente e religiosamente accudito,nell’autorimessa. Ora, a 40 anni di distanza, cipiace alcune volte rituffarci in quel passato me-raviglioso e quale migliore modo che non risen-tire il suono del mitico bicilindrico, cambiarecon le doppiette, che ora non sanno fare nep-pure i piloti di Formula 1, ribaltare il tettuc-

cio, vedere gli sguardi di ammirazione (e di invi-dia) dei passanti, ma ci sorge sempre una domanda: vi-sto che oggi ci entriamo a fatica in due, come facevanoallora a starci in quattro? �

CLUB3CLUB3

MassimoTarantinoROMA

Felice RenzoPIETRAMELARA(CE)

Marcella BrusaferroMaccanti FIRENZE

VittorinaBarosso

MONTAFIA (AT)

Angelo CianiMADONNA DELL’ALBERO (RA)

APRILE 2008APRILE 2008

Rosa GiannonePitino

MODICA (AG)

1312

MaddalenaLosioPONTENURE(PC)

DI MANUEL GANDIN

Page 2: M G QUANTAVITA, IN QUELLA 500 · za in vita non solo della macchinetta-amica, ma anche di chi l’ha guidata. E, per incanto, viaggiando, abbiamo sì ripercorsounpezzettodistoriasociale,ri-

za in vita non solo della macchinetta-amica,ma anche di chi l’ha guidata.

E, per incanto, viaggiando, abbiamo sìripercorso un pezzetto di storia sociale, ri-facendo quello che i nostri padri facevanoallora, ma abbiamo anche anticipato mo-menti di cronaca nazionale che di lì a pocosarebbero diventati notizia dei nostri gior-ni. La 500 ci ha portati, infatti, in mezzo aiterribili chilometri di immondizie accatasta-te ai lati delle strade dei paesi fuori da Na-poli, un dolente prologo di quello che sareb-be esploso più tardi, qualche mese dopo. Eci ha anche fatto vedere come si può ricon-quistare pezzi d’Italia smarrita, abbandona-ta, grazie ad autostrade che sono diventatemuri invalicabili, giusto qualche mese pri-ma che gruppi decisi a diventare semprepiù numerosi facessero sentire le loro vociper un turismo più “lento”, nella natura, dagustare pienamente, consapevole del fattoche piccolo è bello.

Piccola è bella, sì, proprio come la 500che i nostri lettori hanno voluto lodarenei loro racconti con amore e spontanei-tà. Abbiamo ricevuto lettere e storie le piùdisparate e anche molte foto (alcune dellequali sono pubblicate in queste pagine) eabbiamo capito che quella macchinetta dalrumore infernale non è stata solo un’utilita-ria di successo per il marchio Italia, testimo-ne attiva di un boom economico che mai

CLUB3

[I LETTORI RACCONTANO]

CLUB3 APRILE 2008

Rosetta CoronaCARBONIA (CA)

Francesca Tavani RiggioPELLARO (RC)

APRILE 2008

15

Flavia PisaFIRENZE

14

2˚ PREMIO:Maddalena Losio di Pontenure (Pc)

� Sono Maddalena Losio: sono nata il 4 agosto 1941. So-no un’insegnante in pensione. Sono stata sposata con Al-fonso per 34 anni: dal 1968 al 2002, quando un tumore al-la testa me lo ha portato via. Ho due figli maschi e, dall’an-no scorso, ho anche due adorabili nuore. Non mi bastanomai il tempo e i soldi per fare tutto quello che vorrei. Ado-ro leggere e mi piace scrivere soprattutto poesie.

“DAL MIO DIARIO”«Alfonsoooo, penso proprio che nostro figlio stia per na-

scere, presto!». «O Dio, metto la valigia iN macchi-

na, speriamo non nevichi! Vieni, scendi le scale adagio,vieni...». La macchina: una piccola 500 vecchia di due an-ni, di color “azzurro-petrolio” come mi avevano dettoquando l’avevamo comprata... a rate. «Va più forte, que-sto bimbo ha fretta di nascere...». «Eh sì, cerco di accelera-re, ma questa strada è piena di buche e devo fare lo slalomper evitarle! Mancano ancora 15 chilometri... ce la fai?».

La strada: trenta chilometri di curve, di asfalto sconnes-so per arrivare dalla montagna all’ospedale più vicino...Ma la nostra 500, quel giorno, sembrava una Ferrari nellemani del mio agitatissimo marito. Ecco: l’ospedale, le in-fermiere, l’ostetrica, il dottore e, dopo un quarto d’ora, ilmio primo capolavoro: mio figlio urlante e agitato quantosuo padre...

Brava la nostra 500: ce l’abbiamo fatta! Fiat 500: au-to della mia gioventù, del mio amore, della mia fe-licità. �

3˚ PREMIO:Valeria Prone di Rosta (To)

� Mi chiamo Valeria Prone, sono nata a Torino il 18 dicem-bre 1948, abito a Rosta (To). Sono sposata da 37 anni con Al-fredo Valle, anziano Fiat, così come mio suocero, mia cognatae mio fratello. Ho tre figli di 35, 31 e 28 anni e ho insegnatoper 38 anni nella scuola elementare di Avigliana, Rivoli e Ro-sta. Amo la musica, faccio parte di un coro, amo la lettura e iviaggi. Possiedo tuttora una Fiat 500 azzurra, revisionata e ri-verniciata, perfettamente funzionante, targata TOB15199 del1969. Intendo iscriverla quanto prima possibile al registro del-le auto storiche.

“OGNI MATTINAIL TELEFONO”

Ogni mattina il telefono poteva, anzi, doveva squillare, tra leotto e le otto e trenta; voleva dire che finalmente avrei iniziato lamia carriera di supplente elementare. Nell’estate del 1968, dopoil diploma magistrale, avevo preso la patente, esercitandomi unpo’ con mio fratello e la sua mitica 500 bianca. A settembre luipartì per il servizio militare e mi lasciò le chiavi della sua macchi-na tra mille raccomandazioni e altrettanti scongiuri.

Il 5 ottobre mi telefonarono per un mese di supplenza nellascuola speciale di montagna “Casa Alpina di Mompellato”, a po-chi chilometri dal colle del Lys. Però, che fortuna! Avevo fatto do-manda in cinque circoli e quella era proprio la sede più distante escomoda da raggiungere; in quegli orari, poi, era impossibile arri-varvi con mezzi pubblici e non mi restava che usare la 500.

Per i primi giorni non potevo far altro che guardare ben benela strada, tutta curve, tornanti, salite e discese, per non dire veri epropri strapiombi, almeno così mi sembravano allora; pur parten-do solo da Avigliana, per me era come andare in Tibet e il ritornoera anche peggio! Per la prima volta guidavo da sola per tanti chi-lometri, iniziavo un lavoro nuovo e dovevo ancora capire se quel-la era veramente la strada che intendevo percorrere nella vita.

Lassù tutto era speciale; la scuola, i bambini, l’aria, l’acqua, lastrada, il paesaggio e naturalmente anche la mia 500. Piano pia-no acquistai sicurezza e riuscii anche a guardarmi intorno mentresalivo al mattino; un autunno particolarmente mite mi offrivaogni giorno boschi meravigliosi, accesi di luci e colori sempre piùintensi e macchie di sole e ombra mi venivano incontro sempre di-verse. Quante doppiette, quanti colpi di clacson, quanti sbuffi equante frenate, ma lei, la 500, sempre docile e generosa, mi porta-va fin lassù, a misurarmi con ragazzini vispi e irrequieti che mette-vano a dura prova la mia totale inesperienza educativa.

Da allora ho insegnato per 37 anni, ho cambiato tante scuole,tante macchine, ho fatto tanti viaggi e visto tanti Paesi meravi-gliosi, ma dieci anni fa ho comprato per seicentomila lire una 500azzurra e, addobbata per l’occasione, ho portato in chiesa per ilsuo matrimonio uno dei miei figli. Se il mio nipotino Giovannitrova la mia macchina aperta in cortile, vuole guidarla per finta equando mi chiede di sedermi vicino a lui e dove voglio andare, glirispondo sempre: «Andiamo a Mompellato», anche se lui non saperché, mi sorride e mi porta. �

Page 3: M G QUANTAVITA, IN QUELLA 500 · za in vita non solo della macchinetta-amica, ma anche di chi l’ha guidata. E, per incanto, viaggiando, abbiamo sì ripercorsounpezzettodistoriasociale,ri-

più avremmo rivissu-to, ma soprattuttoha costituito una spe-cie di seconda casa de-

gli italiani. Una casa inmovimento, piena di vi-

ta. Tutta da raccontaree da mostrare.Chi ha posseduto que-

sta piccola, mitica, automo-bile, ha scoperto paesi e cit-

tà; si è innamorato e ha corteg-giato; l’ha portata al proprio

matrimonio e poi anche in viag-gio di nozze; ci ha fatto salire i figli; ha

guidato per andare al lavoro e per goderedelle ferie; ha litigato, baciato, pianto e sor-riso. Insomma, ha vissuto. Ha vissuto con.Con la 500. E si è sentito protagonista al pa-ri di lei, la sbuffante macchinetta costretta

anche a torture che oggi sembrano impro-ponibili. Chi mai andrebbe, in tre, dall’Um-bria ad Amsterdam su un’auto del genere,come ci raccontò quel benzinaio quando vi-de me e il mio fotografo discutere su quantichilometri avremmo fatto in un giorno so-lo? E chi, partendo da Ravenna, si ferme-rebbe a Barcellona, come ci racconta un let-tore? E chi chiamerebbe, oggi, un’auto “lamia bambina”? Nessuno; siamo più smali-ziati, meno ingenui, forse più insolenti e in-cattiviti, di certo poco propensi a lasciarciandare. Ma quando si tratta della 500, ci sisente più liberi di dire e fare, e sale imme-diato uno strano orgoglio, quello di chi di-ce io ce l’avevo e, subito dopo, si mette araccontare uno dei mille episodi vissuti suquella buffa ma importante macchinina.

Un esempio che vale sta proprio nellenote biografiche dei tre vincitori. Le han-

[I LETTORI RACCONTANO]

CLUB3

APRILE 2008

16

«Dove andiamo,mamma?» «Andiamo

al mare». Era unamagia la partenza,mia madre sapeva

rendere tutto perfettoMartina Recanatini

Camerano (An)

Fu la nostra primamacchina, era utile

e divertente. Siscorrazzava per Roma

allora non ancoracaotica di traffico

Titti CasartelliSelvazzano Dentro (Pd)

Mio nipote si è sposatoil 18 maggio e mi hachiesto come regalodi dargli la mia 500

per uscire dallachiesa con la sposa

Virginia De CherchiGenova

Si parte in mezzo alnevischio. Per superarei cumuli di neve sullastrada, usiamo la 500

come spazzaneveGiovanni Longo

Casale Bruzio (Cs)La uso per andare a

fare le mie spese, allaS. Messa e al cimiteroa trovare mio maritoche con amore l’haguidata tanti anni

Celestina LippaCastel Goffredo (Mn)

ILLUSTRAZIONEANTONIOMOLINO

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no scritte loro e rap-presentano la vogliadegli italiani di rac-contare se stessi e la lo-

ro piccola storia perso-nale, perché ogni storia

è importante. Così, conun sorriso nostalgico e di-

vertito, le “vite degli italianipoco illustri” sono quelle

che i nostri lettori hanno rac-contato con le loro note bio-

grafiche e con le loro vicendelegate al ricordo di quell’auto-

mobile che li ha accompagnati per unlungo tratto di vita, più che per un lungopezzo di strada. Perché per quanto sia diffi-cile da credere, se non lo si è vissuto, forsela 500 è stata davvero l’unica auto che piùche guidarci sulla strada, ci ha accompagna-ti nel corso del tempo. Magari, anche aiu-tandoci a crescere. �

[I LETTORI RACCONTANO]

CLUB3APRILE 2008

BeppeBaschieriNOVARA

QUI FINISCEL’AVVENTURA...

� Magari lenta, un po’ più rumorosadel dovuto, con qualche guasto per via.Ma questa del Premio “La mia 500” èstata una bellissima corsa. Se propriodovessi trovarle un difetto, eccolo: ègià finita. Grazie però per l’entusiasmo,per la voglia di esserci, testimoniataanche dalle fotografie che ci aveteinviato e che in parte pubblichiamo inqueste pagine. In molti ci avetetelefonato, tutti mostrando di avercompreso lo spirito del Premio, noncompetitivo ma (questo sì, e molto)evocativo. A tutti i narratori, come atutti i poeti del Premio di Poesia,anch’esso appena concluso, invieremoun attestato di partecipazione. Un“diploma” che per tutti, vincitori e no,sarà di merito: per aver condiviso conla comunità dei lettori di Club3 unpatrimonio di emozioni e ricordi per cuinon c’è premio che basti. Grazie a tuttia nome di tutti. Fulvio Scaglione

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Il colore è lo stesso, come anche

lo spirito d’avventura. Una, però,

vola, l’altra fa sognare ancora...