L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

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L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO MONTALTO DI CASTRO, 5 APRILE 2011

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Rapporto SOS Impresa: L'Usura a Viterbo e nel Lazio. (2010/ 2011) Montalto di Castro, 5 aprile, 2011.

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L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

MONTALTO DI CASTRO, 5 APRILE 2011

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UN QUADRO D’INSIEME

La crisi economica che si trascina ormai da diverso tempo, il calo dei consumi, la perdita d’acquisto di salari

e stipendi, l’impoverimento della classe media, cui bisogna aggiungere dissesti e scandali finanziari ed

emergenze non previste, espongono nostro Paese in una situazione simile a quella del biennio 90-92. Anni

di congiuntura economica negativa e di una caduta verticale di fiducia nelle Istituzioni, e in cui il fenomeno

dell’usura emerse come un dramma sociale diffuso.

E’ nei forti periodi di crisi, infatti, che il bisogno impellente di denaro liquido trova nel mercato usuraio uno

sbocco, un’apparente soluzione per tanti che non intravedono altre vie d’uscita a situazioni che diventano,

giorno dopo giorno, sempre più difficili da gestire.

La crisi è seria, molto seria, minimizzarla o nasconderla non ha senso. Sono diversi gli indicatori economici e

le fonti che ne confermano la gravità. Queste, in modo pressoché unanime, rendono l’immagine di un’Italia

in affanno con famiglie ed imprese sempre più indebitate e con sempre minori strumenti per gestire

l’indebitamento.

Ormai, da qualche anno, il ricorso al credito al consumo, virtuoso e produttore di crescita economica se

finalizzato all’acquisto di beni durevoli e/o di lusso, è finalizzato alla copertura di spese di gestione

familiare. Sintomo evidente della perdita di un potere di acquisto di redditi e salari: una sostanziale

mancanza di liquidità per le spese correnti.

Secondo il bollettino economico della Banca d’Italia del Lazio:

Nella prima metà del 2009 la congiuntura per l’economia laziale ha mostrato un’elevata variabilità; nel

primo trimestre si è approfondita la caduta dell’attività economica iniziata nell’anno precedente, mentre nel

secondo trimestre è prevalsa una fase di lieve recupero degli ordinativi, che si mantengono su valori

storicamente bassi. Nel primo semestre dell’anno le esportazioni laziali si sono notevolmente ridotte, con

cali più ampi della media per i settori della chimica, della gomma e plastica, del tessile e dell’abbigliamento.

È diminuito il numero di occupati nella regione e il tasso di disoccupazione è aumentato; la contrazione

dell’attività produttiva si è riflessa nel forte aumento degli interventi di Cassa integrazione guadagni. I

prestiti bancari alla clientela residente nella regione alla fine del primo semestre del 2009 hanno mostrato

complessivamente una diminuzione; si è ridotto il credito alle società finanziarie e hanno decelerato i

finanziamenti alle imprese e alle famiglie. I flussi di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti sono lievemente

aumentati. È diminuito il ritmo di crescita dei depositi bancari; si è tuttavia incrementata la componente dei

conti correnti, per una maggiore propensione verso attività più liquide.1

Ancora più precise le analisi della Camera di Commercio di Viterbo che, a pagina 10 del Rapporto Polos

2008, scrive:

1 Banca D’Italia, Economie regionali. L’economia del Lazio nel primo semestre 2009,Novembre 2009

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(…) Tuttavia, il sistema creditizio italiano non rischia il fallimento, anzi, nell’ambito delle economie

occidentali è quello dimostratosi più solido. Non solo, anche l’economia del nostro Paese si è dimostrata

meno esposta alle fluttuazioni congiunturali.

La provincia di Viterbo, per il modello di sviluppo perseguito, accentua tale caratteristica, mostrando una

dinamica in cui, per il momento, l’incidenza della crisi sembra rimarcare le difficoltà strutturali e gli squilibri

socio economici già emersi nel corso delle scorse edizioni degli Osservatori economici e che sono i seguenti:

• La contenuta capacità competitiva

• La difficoltà di creazione della ricchezza

• L’innovazione ancora poco marcata

• La terziarizzazione di tipo tradizionale

• L’importanza delle filiere produttive tradizionali

• La rilevanza del mercato locale

• Le difficoltà del mercato del lavoro

• I deficit infrastrutturali

(…) Volendo verificare la durata dell’impatto della crisi in provincia, i due terzi degli imprenditori locali

(66,9%) sostengono che essa manifesterà il picco nel 2009, con particolare riferimento al II semestre

(36,4%), riducendo l’effetto stagionale dell’agricoltura, del turismo e del commercio natalizio sulla crescita

del sistema economico. Il 24,1% delle imprese afferma che la crisi dispiegherà gli effetti più seri nel 2010.2

In altri termini, la crisi del sistema finanziario internazionale che, come ben sappiamo, viene da lontano, ha

ripercussioni negative sull’economia reale, sia, come logica conseguenza, sui circuiti creditizi e sui sistemi

bancari delle economie più avanzate. Sebbene il modello bancario italiano abbia mostrato una maggiore

tenuta rispetto a quello delle altre economie occidentali, non sono mancate difficoltà e punti di criticità che

hanno abbassato il clima di fiducia tra banche, da una parte, ed imprese e famiglie, dall’altra.3

La Tuscia non rappresenta un’eccezione. Anche nel territorio della provincia di Viterbo imprese e famiglie

hanno denunciato di aver registrato un peggioramento delle condizioni di accesso al credito. «Sono

soprattutto le imprese appartenenti al commercio a rilevare tale difficoltà (41,3%), mentre meno esposte

sembrano essere le imprese degli altri servizi (turismo, trasporti, terziario avanzato, servizi alle famiglie:

29,7%). Distinguendo il campione per classe dimensionale, poi, sono soprattutto le imprese maggiori

(almeno 50 addetti) a mostrare un’incidenza percentuale superiore (46,7%). Questo perché le imprese più

grandi sono, nella maggior parte dei casi, più implicate nei circuiti economici internazionali e, quindi,

maggiormente esposte alla difficile congiuntura mondiale. Ciò, evidentemente, funge da deterrente

2 Camera di Commercio di Viterbo, Polos 2008. 9° Rapporto sull’Economia della Tuscia Viterbese3 Tra gli effetti non dimentichiamo l’irrigidimento del sistema creditizio provocato dal protocollo di Basilea 2

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riguardo il livello di fiducia nelle banche sull’attività economica dell’azienda. Analogamente, nella

ripartizione del campione di imprese, sono soprattutto le Società più strutturate, quali le società per azioni,

a riscontrare un maggior irrigidimento in tal senso. Meno esposte sono, invece, le società di persone e,

soprattutto, le cooperative (20,0%), la cui capacità finanziaria è notoriamente orientata più sul lavoro che

sulle attività patrimoniali (i cui valori si sono sensibilmente ridotti negli ultimi mesi)»4.

Sostanzialmente, quasi tutti gli indicatori della qualità della vita evidenziano un segno negativo in tutto il

territorio del Lazio. Le province del Lazio (escludendo quella di Rieti) scendono di posizione nella

graduatoria stipulata annualmente dal Sole 24 Ore. La Tuscia, posizionandosi al terzo posto (59°) nella

graduatoria regionale, preceduta da Roma (8°) e da Rieti (55°), sale rispetto all’anno precedente di 5

posizioni. In particolare, in relazione alla classifica generale, migliore è la posizione relativa alla categoria

affari e lavoro (61°) per l’alta concentrazione delle imprese per 1.000 ab. (7°) la bassa incidenza di fallimenti

(38°). Pesano negativamente, nel settore affari e lavoro, il basso valore in percentuale delle persone

occupate tra i 25 e 34 anni (62°) ma, soprattutto, il rapporto in percentuale tra le persone in cerca di lavoro

e la forza lavoro (78°). Nella classifica finale, il basso tenore di vita contribuisce a far scendere l’indicatore

della qualità della vita. Le variabili che pesano positivamente sono il costo di insediamento residenziale (per

mq) e la ripartizione della spesa. Pesano negativamente il basso livello del Pil pro-capite (68°), i livello dei

depositi bancari (75°) e l’indice dei prezzi al consumo, che analizza il costo vita. In particolare è l’indice Foi a

posizionarsi in fondo alla graduatoria nazionale (101° su un totale di 103 province).

Ma vi sono due elementi importanti che denunciano l’effetto della crisi economica: l'aumento dei fallimenti

e dei protesti, che sono termometro di una situazione più complessiva di fragilità del sistema delle imprese

e sono tra i sintomi più comuni del rischio usura.

Nel corso del 2008 noi abbiamo visto raddoppiato il numero dei fallimenti. A Viterbo, secondo i dati forniti

da Cribis.it sulle rilevazioni effettuate dalla Camera di Commercio, si è passati dalle 18 imprese che avevano

dichiarato fallimento nel 2007 a 31 aziende nel giro di dodici mesi con un incremento totale del 72,2%.

A farne le spese maggiori sono state le micro-imprese prive di brand appartenenti al settore dell'edilizia,

subito seguite dal manifatturiero. Dati allarmanti se si considera che nel 2007 i fallimenti si fermavano a

quota 6.202 in tutta la penisola registrando un notevole calo rispetto ai circa 10mila del 2006. Per quanto

riguarda Viterbo la situazione non è ancora del tutto negativa se si paragona a quella di altre province

italiane che hanno raggiunto picchi davvero elevati di procedimenti fallimentari. Tutte le statistiche

sembrano quindi sottolineare ancora una volta che gli effetti della crisi economico-finanziaria

continueranno a pesare sul sistema produttivo nazionale.

Per ora le piccole aziende sono quelle che ne soffrono di più e la situazione della provincia di Viterbo

sembra confermarlo.

4Camera di Commercio di Viterbo, cit.

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L’USURA: UN DRAMMA SOCIALE

Come è noto il Rapporto annuale di Sos Impresa analizza, in modo dettagliato, l’evolversi dei fenomeni

criminali sulle attività economiche e, in particolar modo, il racket e l’usura. Concentrando l’attenzione sul

giro d’affari dei reati che incidono più direttamente sulla vita delle imprese, vale a dire su quello che il

Rapporto Le mani della criminalità sulle imprese definisce il ramo commerciale della Mafia Spa, ci troviamo

di fronte ad un consolidamento del fatturato, sebbene segnato da importanti scostamenti.

Il settore maggiormente in crescita è quello dell’usura che, nel 2009, ha registrato un vero boom. Questo

reato segnala una crescita degli imprenditori colpiti, della media del capitale prestato e degli interessi

restituiti, dei tassi applicati, facendo lievitare i commercianti colpiti ad oltre 200.000 con un giro d’affari che

oscilla intorno ai 20 miliardi di euro.

Di segno diverso il racket delle estorsioni dove risulta sostanzialmente invariato il numero dei commercianti

taglieggiati con una lieve contrazione dovuta al calo degli esercizi commerciali e all’aumento di quelli di

proprietà mafiosa.

Anche le attività di “rilevazione sul campo” confermano i dati del Rapporto e altre autorevoli fonti citate in

precedenza. Secondo i dirigenti dei Consorzi fidi nell’ultimo biennio sono aumentate le richieste di credito

d’esercizio a fronte di quelli per investimenti. Segnale evidente della difficoltà crescente per piccole

imprese a far quadrare i conti.

La nostra rete di Sportelli di ascolto e aiuto, presente nella Regione, segnala con sempre maggiore

frequenza una situazione di forte disagio che coinvolge sempre di più imprese e classi sociali una volta

TipologiaDenaro

movimentato dalle mafie

Denaromovimentato

Costi per icommercianti

Commercianticolpiti

Usura 15 mld 40 mld 20 mld 200.000Racket 9 mld 9 mld 5,5 mld 160.000

Furti e rapine 1,2 mld 8 mld 2,5 mld 90.000Truffe 4,6 mld5 4,6 mld 4,6 mld 500.000

Contrabbando 1,2 mld 1,5 mld 0,2 ml 15.000Contraffazione e Pirateria 6,5 mld 8 mld 2,3 mld

Abusivismo 2 mld 10 mld 1,3 mldAgromafia 7,5 mld 7,5 mld

Appalti e forniture pubbliche

1,2 mld 1,2 mld 0,3 mld

Appalti e forniture private (Edilizia)

5,3 mld 5,3 mld 0,8

Giochi e scommesse 2,5 mld 3 mldTOTALE 56,1 mld 98,1mld 37,5 mld

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ritenute immuni da rischi di sovra indebitamento, quali impiegati, liberi professionisti, piccoli imprenditori,

l’espressione di quel ceto medio che, fino a pochi anni fa, era privo di problemi economici e non poteva

considerarsi povero.

L’usura, quindi, confermandosi come fenomeno sociale diffuso, mantiene il proprio zoccolo duro tra le

famiglie povere e le microimprese, ma ha ampliato il bacino di interventi. In senso figurato potremmo

paragonare il fenomeno usuraio ad un tumore del tessuto sociale ed economico, quando questo vede

indeboliti i propri anticorpi le metastasi si propagano velocemente e lo distruggono.

Nel triennio 2006-2009 sono state 165.000 le attività commerciali e 50.000 gli alberghi e i pubblici esercizi

costretti alla chiusura. Di queste un robusto 40% deve la sua cessazione all’aggravarsi di problemi finanziari,

a un forte indebitamento, all’usura. Non tutti, però, chiudono definitivamente. Due commercianti sui tre

tentano di intraprendere un’altra attività cambiando ragione sociale, ovvero intestando l’attività ai figli, alla

moglie, o a qualche parente stretto. Il fenomeno colpisce in larga parte persone mature, intorno ai

cinquant’anni, che hanno sempre fatto i commercianti e che hanno oggettive difficoltà a riconvertirsi nel

mercato del lavoro e, quindi, tentano di tutto per evitare il protesto di un assegno, il fallimento della loro

attività. Solitamente sono commercianti che operano nel dettaglio tradizionale: alimentaristi, fruttivendoli,

gestori di negozi di abbigliamento e calzature, fiorai, mobilieri, quelli che oggi pagano più di ogni altro il

prezzo della crisi. Non deve, quindi, stupire che in questa situazione ci si rivolga agli usurai anche per aprire

bottega.

Anche il fenomeno dell'usura di giornata, che Sos Impresa ha denunciato pochi mesi fa, è frutto della crisi.

Un prestito usuraio che si conclude nell'arco di una giornata: la mattina si prende, la sera si restituisce, è il

caso di dirlo, con gli interessi! L'incredibile fenomeno riguarda piccoli commercianti, ma anche titolari di

attività di media dimensione che, per resistere alla crisi, per mantenere aperto l'esercizio e pagare i

fornitori, si rivolgono agli usurai. Questi alla mattina prestano i soldi (mediamente mille euro) e la sera

passano a ritirare il capitale maggiorato di un 10%. Un fenomeno va collegato alla difficile situazione in cui

si dibattono le Pmi e non solo.

Come abbiamo visto, tutti gli ultimi studi di settore, compresi quelli della Banca d’Italia, confermano

l’indebitamento delle famiglie, oscillante mediamente intorno ai 22mila euro. Un trend, purtroppo, in

continua ascesa cui è strettamente legato il rischio di incappare nel credito illegale.

L’usura, come abbiamo visto, si sta insinuando in tutti gli strati sociali, rendendo particolarmente rischiosa

l’attività della piccola impresa commerciale al dettaglio, dell’artigianato di vicinato, dei ceti più poveri, ma

anche di quei soggetti una volta ritenuti immuni da questa piaga.

In queste aree, accanto all’usura strettamente intesa, emerge, infatti, un’area vasta di sovra-indebitamento

che colpisce soprattutto le famiglie. E’ inevitabile che, come in ogni mercato, con il crescere della domanda

si sviluppi anche l’offerta. Un’offerta ormai diversificata. L'usura di giornata ne è una prova. Così accanto a

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figure classiche di usurai di quartiere si muove un nuovo mondo che va dalle società di servizi e mediazione

finanziaria, ormai presenti in ogni città, a reti strutturate e professionalizzate, fino a giungere

a soggetti legati ad organizzazioni criminali.

L'usura di mafia ha trovato forza anche per il modificarsi del mercato del prestito a strozzo.

Si segnalano, a questo riguardo, due aspetti importanti: cresce innanzitutto da parte delle vittime l'entità

del capitale richiesto. Si tratta di somme cospicue che il prestatore di quartiere non è in grado di soddisfare,

mentre l'usuraio del clan, spesso il ragioniere che gestisce la liquidità che deriva dal traffico di droga e delle

scommesse, nel giro di poche ore può soddisfare anche le richieste più impegnative. In secondo luogo,

paradossalmente, aumentano le sofferenze anche per i prestatori a nero, e solo gruppi particolarmente

attrezzati, dotati di un’organizzazione e di un carisma criminale importante, sono in grado di riscuotere con

certezza le rate usurarie scadute.

L’usuraio mafioso può accontentarsi anche d’interessi modesti, soprattutto se la famiglia è interessata ad

entrare in compartecipazione con l’azienda del debitore. Per alcuni l’obiettivo è la moltiplicazione del

denaro, per altri quello di impossessarsi delle aziende delle vittime, altri ancora puntano alla spoliazione dei

patrimoni. Un quadro, quindi, variegato nel quale vecchio e nuovo si mescolano e s’intrecciano.

Ciò che più preoccupa, dai dati in nostro possesso e dall’ascolto delle vittime che si rivolgono ai nostri

sportelli di aiuto, è la presenza sempre più aggressiva di cosche e clan mafiosi e camorristici nel mercato

dell’usura e, soprattutto, la quasi totale assenza di misure di prevenzione patrimoniale, accompagnato ad

un crollo in verticale delle denunce.

Nell’arco di dieci anni, la criminalità che aveva una presenza marginale nel mercato usuraio, ha acquisito

amplissime quote e sempre più numerosi sono i clan e le cosche che compaiono nelle cronache giudiziarie.

L’ingresso della criminalità organizzata (soprattutto della ‘ndrangheta) nell’attività usuraia ha favorito la

trasformazione della stessa in una grande holding economico criminale. Questo reato strutturalmente

legato alla vita dell’impresa e al sistema economico ha spalancato le porte dei grandi circuiti finanziari, ha

dato consapevolezza che l’attività di riciclaggio poteva essere non solo un costo, com’era stato in passato,

ma anche una nuova risorsa. Ha consentito alla Mafia Spa di stare più dentro le imprese e affinare il suo

core business.

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Attività anno 2009

Nel 2009 Sos Impresa è entrata in contatto con 1021 utenti di questi 211 sono stati presi in carico e

assistiti. La stragrande maggioranza dei contatti è avvenuta telefonicamente attraverso il numero verde,

ma importanti sono stati i contatti personali o per posta elettronica. Dal 24 aprile 2009 è stato attivato il

numero verde 800900767 con il quale la stragrande maggioranza degli utenti ha contattato gli operatori

dello “Sportello”.

Di seguito il numero delle chiamate e la durata delle stesse.

BT ITALIA S.P.A.

800900767

Mese

Numero

Chiamat

e

Durata

Chiamate in

Minuti

note

2009/04 11 32,62 dal giorno 24

2009/05 43 45,78

2009/06 39 103,9

2009/07 183 618,57

2009/08 80 273,82

2009/09 130 410,83

2009/10 121 384,88

2009/11 88 326,82

2009/12 86 213,28

Totale 770 2.377,88

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Le tabelle che seguono, inoltre, danno un quadro esaustivo della tipologia degli utenti dello sportello, della

provenienza e dell’attività.

TIPOLOGIA DEI CONTATTI

NUMERO

CONTATTI

TIPOLOGIA % SU TOTALE

276 Informazioni generiche 27%

245 Informazioni e chiarimenti su rapporti bancari 24%

143 Segnalazioni e richieste d’intervento su situazioni di

sovraindebitamento

14%

51 Segnalazioni e richieste su altri reati (Truffe- Estorsioni etc.) 5%

306 Informazioni e richieste legate all’usura 30%

I 306 contatti con richieste e informazioni riferibili al fenomeno dell’usura possono essere distinti in:

Nella Provincia di Viterbo SOS Impresa nel 2010 ha assistito 17 persone, 16 imprenditori ed un

dipendente. 9 uomini e 8 donne

104 Informazioni generiche sulla Legge 108/96 34%

64 Richiesta informazioni ed assistenza per Istanze di richiesta al

Fondo di Solidarietà

21%

61 Richieste varie di assistenza legale 20%

52 Richieste varie di assistenza finanziaria e commerciale 17%

25 Denunce di usura Assistenza e tutoraggio 8%

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PROVENIENZA DEGLI ASSISTITI

Dei 211 assisti 191 (pari al 91%) risiedono nel Lazio e 20 (pari al 9%) provengono da altre regioni.

Tra quelli residenti nel Lazio: 111 (59%) risiedono a Roma, 37 (19%) nella provincia di Roma, 20 (10%) a

Viterbo, 11 (6%) a Frosinone, 10 a Latina (5%) , 2 (1%) a Rieti.

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Le regioni di provenienza di quelli non residenti nel Lazio sono: 4 Umbria, 4 Calabria, 3 Sicilia, 3 Campania,

2 Veneto, 1 Toscana, 1 Abruzzo, 1 Puglia, 1 Lombardia.

PROFESSIONE DEGLI ASSISTITI

Dai contatti stabiliti, ma soprattutto, dalle persone ascoltate è stato possibile tracciare un identikit

professionale degli utenti che si sono rivolti allo sportello che, nella quasi totalità, si è rivelata essere quella

del piccolo imprenditore.

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IL MERCATO DELL’USURA

Stimare il mercato dell'usura è quanto mai difficile. Si tratta infatti di un fenomeno fortemente sommerso,

su cui si possono indicare solo ordini di grandezza, incrociando diversi criteri: numero delle denunce,

operazioni delle forze dell'ordine, esame dei registri contabili sequestrati, la cifra media dell'erogato dal

Fondo di Solidarietà per le vittime dell'usura, informazioni confidenziali da parte delle vittime. Anche

l'esperienza è utile per la quantificazione del mercato usuraio. Partiamo da una semplice notizia: I militari

del Nucleo PT della Guardia di Finanza di Pesaro, nel corso di una complessa ed articolata attività

investigativa, hanno proceduto al sequestro, nelle città di Rimini, Riccione, Gabicce Mare, Pesaro e Napoli, di

beni stimati per 20 milioni di euro. Le indagini, coordinate inizialmente dalla Procura della Repubblica di

Pesaro ed in seguito da quella di Rimini, hanno consentito di raccogliere numerosi elementi a carico di un

soggetto residente in Romagna, responsabile, in concorso con due professionisti, del reato di usura (Asca, 4

marzo 2011)

Da un punto di vista meramente statistico ci troviamo di fronte a una persona che, in concorso con altri, è

indagata per il reato di usura.

Una lettura più attenta, costruita sulla base di un’esperienza decennale di ascolto e di aiuto alle vittime di

usura, ci consente invece una lettura completamente diversa.

E' mai possibile che questo signore si sia costruito un patrimonio di due noti alberghi, un coffee-bar, otto

società a Gabicce Mare, oltre a conti correnti, titoli, depositi di risparmio, somme di denaro, cassette di

sicurezza, polizze assicurative, libretti di deposito presso cinque istituti bancari, estorcendo venti milioni di

euro ad un singolo usurato?

Certamente lo strozzino doveva avere un giro molto più ampio, infatti scopriamo che l’uomo è un pericoloso

pluripregiudicato napoletano, cinquantenne, domiciliato a Rimini e con precedenti per omicidio, rapina e

associazione a delinquere in contatto con pericolosi clan camorristici, e che nessuna delle vittime, ha sporto

denuncia.

Ma quante possono essere le vittime di una simile organizzazione? Tenuto conto che, dalle nostre ricerche,

la quota d’interessi pagati, al netto del capitale versato, risulta oscillare mediamente tra i sessanta e i

novantamila euro, si comprende come questo soggetto gestisse, in un arco di tempo di tre anni (il tempo

minimo della durata di un rapporto usurario) non meno di trecento clienti.

A questo punto è giusto porsi un'altra domanda: è credibile che una sola persona potesse gestire trecento

rapporti usurari quasi contemporaneamente? Vale a dire procurarsi i debitori, gestire la contabilità (con le

vittime, la banca, altri prestatori), fare il recupero crediti etc., visto che tutte le vittime, quando giungono

alla denuncia, raccontano dell'asfissiante pressione dell'usuraio per saldare le rate e di come si

presentassero sempre in due a minacciare e recuperare i crediti? In conclusione il fatto descritto dalla

notizia giornalistica, se ha uno scarso significato statistico, svela uno spaccato che, una lettura superficiale,

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avrebbe lasciato sommerso, dandoci un quadro delle relazioni usuraie, del giro di soldi, delle vittime

coinvolte, in due località balneari della costiera marchigiana e romagnola. Ed è bene aggiungere che quasi

mai i sequestri colpiscono la totalità dei beni procurati illecitamente e occultati fra prestanome e segreto

bancario.

Sulla base di queste informazioni possiamo presumere che il numero dei commercianti coinvolti in rapporti

usurari è sensibilmente aumentato, in quest'ultimo biennio, e oggi possono essere stimati in non meno di

200.000. Inoltre poiché ciascuno, s’indebita con più strozzini le posizioni debitorie possono essere

ragionevolmente stimate in oltre 600.000, ma ciò che è più preoccupante è che in almeno 70.000 casi sono

con associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all’usura. Gli interessi sono, ormai stabilizzati

oltre il 10% mensile, ma, come detto, cresce il capitale richiesto e gli interessi restituiti.

Nel complesso il tributo pagato dai commercianti ogni anno, a causa di questa lievitazione, si aggira in non

meno di venti miliardi di euro.

Nel Lazio sono 28.000 gli imprenditori coinvolti. E nella provincia di Viterbo?

Nel lontano 1996 il dottor Franco Pacifici, pm presso la Pretura stimava in oltre 1.000 le vittime dell’usura a

Viterbo. La stima era emersa dopo un’operazione antiusura svolta nel capoluogo della Tuscia che aveva

portato all’arresto una commerciante di frutta e verdura nel popoloso quartiere Pilastro.

Oggi la situazione si è ulteriormente aggravata e possiamo stimare in più di 1.400 le persone invischiate

in patti usurari per un giro di affari complessivo per capitale ed interessi di 7 milioni di euro l’anno.

RegioniCommercianti

coinvolti

% sul totale

attivi

Giro d’affari in

ml.

Campania 32000 32,00% 2,8

Lazio 28000 34,80% 3,3

Sicilia 25000 29,20% 2,5

Puglia 17500 19.2% 1,5

Lombardia 16500 12,50% 2

Calabria 13000 34,00% 1,1

Piemonte 9500 11,2% 1,1

Emilia Romagna 8500 8,6% 0,95

Toscana 8000 10,6% 0,9

Abruzzo 6500 25,2% 0,5

Liguria 5700 12% 0,6

Altre 29800 2,.75

TOTALE 200000 19,2% 20

Fonte: Rielaborazione Sos Impresa su dati ISTAT

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LE DENUNCE

Di fronte allora alle nostre stime, certamente per difetto, il numero delle denunce appare veramente

risibile. Dal 1996, anno di emanazione della Legge 108, ad oggi, e tranne qualche segnale in

controtendenza, assistiamo ad un calo sistematico e apparentemente inarrestabile del numero delle

denunce, anche se è doveroso segnalare che, dal 2004, il metodo di rilevazione statistica del Ministro

dell’Interno è cambiato e, quindi, diventa più difficoltosa un’automatica comparazione con gli anni

precedenti.

Nel 2009 il numero delle denunce non si differenzia dagli anni precedenti. Significativo è invece il caso del

Lazio nel quale si registra un notevole incremento sul 2008 (+91%), ma i numeri sono talmente bassi da

rendere insignificante qualsiasi serio raffronto statistico. La tendenza dei primi sei mesi del 2010 va

segnare un calo deciso con appena 138 reati (11 nel Lazio) e 736 persone denunciate.

DENUNCE PER USURA –2007-2009

2007 2008 2009 2010

Viterbo

Lazio 41 31 57 11

Italia 382 375 372 138

Fonte: CED Mistero dell’Interno, dati SDI.

Se le denunce diminuiscono significativo è l’aumento delle persone denunciate che segna, non già una

maggiore capacità investigativa che si mantiene su standard elevati, ma omogenei, quanto una maggiore

presenza del denaro circolante, dell’allargamento del giro usuraio e soprattutto che l'usura diventa un reato

sempre più associativo. Più che le denunce, un’analisi delle operazioni antiusura svolte dalle forze

dell'ordine nel 2009 ci rappresenta un fenomeno diffuso su tutto il territorio regionale. 753 persone

denunciate nel periodo gennaio-giugno ed è presumibile che alla fine dell'anno segnaleremo un piccolo

incremento.

Inoltre appare evidente come l'usura sia un reato crocevia di altri delitti, cui si accompagna normalmente

l'estorsione in primo luogo, ma anche le truffe, la gestione di bische clandestine e comunque del gioco

d'azzardo, la prostituzione e lo smercio di stupefacenti.

Page 18: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

OPERAZIONE ANTIUSURA

Regione2008 2009 2010

OperazioniArrestati

IndagatiOperazioni

Arrestati

IndagatiOperazioni

Arrestati

Indagati

Abruzzo 14 34 14 75 12 33

Basilicata 1 4 1 1 0 0

Calabria 11 74 13 82 14 38

Campania 38 227 44 228 46 192

Emilia Romagna 4 37 3 3 6 32

Lazio 21 65 19 127 28 154

Viterbo 4 17 2 3 2 15

Liguria 11 17 3 5 7 32

Lombardia 15 131 17 52 19 89

Marche 1 2 1 1 4 9

Molise 2 2 0 0 4 12

Piemonte 11 49 4 5 8 8

Puglia 11 80 27 78 23 195

Sardegna 5 21 4 14 3 17

Sicilia 22 85 34 209 18 79

Toscana 14 67 12 40 15 50

Triveneto 5 20 5 17 7 11

Umbria 0 0 1 1 0 1

Valle D’Aosta 0 0 0 0 0 0

Totale 186 914 202 938 214 952

Il rischio usura nelle province del Lazio

Il numero delle denunce e dei procedimenti penali danno solo un quadro indicativo della presenza

dell’usura in un determinato territorio. La propensione alla denuncia, tra l’altro, è un elemento sottoposto

a numerose variabili, a cominciare dalla gravità della minaccia percepita da parte delle vittime, dalla

presenza di Associazioni e Fondazioni antiusura e dalla rete di aiuto organizzata da società civile ed

istituzioni locali, che nel Lazio è particolarmente presente, con importanti iniziative svolte dalla Regione e

dagli altri enti, Comune e Provincia di Roma in particolare.

Page 19: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

Essa però non è in grado di fornire indicazioni sul concreto “rischio usura” e tanto meno sullo spessore

criminale delle reti usuraie presenti. Ciò che deve interrogare i decisori pubblici non è l’usura in quanto tale,

in gran parte fenomeno fisiologico, ma le sue relazioni, vale a dire i circuiti nei quali essa si insinua, le

distorsione che crea nella comunità degli affari, i rischi di criminalità per il territorio, le ricadute sociali. Per

dare un quadro più preciso di queste dinamiche abbiamo, nel corso degli anni studiato e perfezionato un

modello che, attraverso tre indicatori, consente di avere una visione più precisa della presenza del

“fenomeno usura” nelle nostre province, valutandone la vulnerabilità finanziaria e stimando, al contempo,

la pericolosità delle organizzazioni usuraie presenti. Il risultato di questi parametri, riconsiderati in

progressione, è stato chiamato Quoziente Rischio Usura (QRU) determinato sulla base di tre indicatori:

- un indice statistico-penale, IPSi

- un indice economico-finanziario, IEFii

- un indice criminologico, IPSiii

La classificazione finale da un quadro del “rischio usura” sul territorio e soprattutto della pericolosità

sociale delle reti usuraie presenti.

Nella Regione colpisce la presenza di Rieti al primo posto, ma ciò è dato dal numero di denunce che

sebbene limitato, ma rapportato alla popolazione residente da un coefficiente numerico alto. Il dato

è in parte distorto, ma significativo del tendenziale “rischio” usura presente nella Provincia che non

deve essere assolutamente sottovalutato.

Per le altre province la graduatoria non si discosta dall’esperienza empirica. Quattro Province su

cinque sono ben oltre il livello di rischi nazionale.

Viterbo si colloca appena sotto la media nazionale in una percentuale di “rischio medio”.

Secondo le segnalazioni giunte al nostro Sportello tre le aree maggiormente a rischio: il

comprensorio di Tarquinia quello di Civita Castellana e la città di Viterbo.

CITTA’ ISP ISP+IEF QRUiv

Rischio Molto Alto

1. Pescara 25,81 27,02 27,57

2. Messina 22,34 22,59 24,49

3. Siracusa 22,77 22,56 22,56

7. Rieti 17,40 17,77 17,77

14. Latina 11,11 12,04 12,44 Rischio Alto

15. Roma 10,72 11,60 12,10

32. Frosinone 6,78 7,61 7,81 Rischio Medio Alto

ITALIA 4,95

55. Viterbo 2,75 2,63 2,63 Rischio Medio

Page 20: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

ESTORSIONI E USURA NEL VITERBESE

IL CONTRASTO DELLE FORZE DELL’ORDINE

Il Lazio è una delle regioni più colpite dal fenomeno usuraio. Roma, infatti, è da decenni il luogo per

eccellenza dell’usura, una pratica che può essere fatta risalire agli inizi della sua stessa storia. Nella Capitale

si riescono a trovare tutte le fenomenologie fino ad oggi note del sistema: dal singolo usuraio (in gergo

cravattaro), pensionato o libero professionista, alle bande di quartiere, dalla criminalità organizzata alle

finanziarie, apparentemente legali. Le vecchie reti usuraie, ripetutamente smantellate dalle forze

dell’ordine, si ricompongono in fretta ed anche nelle inchieste più recenti compaiono figure note agli

inquirenti. Un dato è certo: le organizzazioni usuraie, negli ultimi tempi, sono diventate sempre più

aggressive e violente ed hanno ampliato il loro raggio d’azione, in tutta la Regione.

Nella provincia viterbese, l'usura ha il volto tranquillo del vicino di casa, del fornitore abituale, del

professionista. Per queste ragioni è più difficilela denuncia perchè l'attività usuraia è mascherata da

normali contratti di commercializzazioni, corredate da tanto di fatture ebolle di accompagnamento. Inoltre i

“prestatori a nero” sono persone “in vista” nelle città, per cui la denuncia è sempre vista con sospetto. Ciò

non toglie che esperienza, anche giudiziaria, non ha messo in risalto la presenza di soggetti altamente

pericolosi come gruppi nomadi o come quello di un possibile giro di racket fra la comunità rumena di

Viterbo. A far suonare il "campanello di allarme" è stata la richiesta di 5 mila euro fatta ai gestori di un

negozio di specialità rumene in via Polidori.

Hanno riguardato il territorio viterbese l’operazione Fire, del febbraio 2008, con la quale è stato arrestato

Consiglio Di Guglielmi, alias Claudio Casamonica ed è stata sventata la penetrazione del clan nomade dei

Casamonica nella Tuscia. L’indagine sul racket delle estorsione ed usura ha avuto origine nel settembre

2007, quando il nucleo investigativo del reparto operativo dei Carabinieri di Viterbo fece eseguire i rilievi

tecnici e i preliminari accertamenti presso la concessionaria di auto Lem, la ditta Centro Gomme Viterbesi e

l'azienda ittica Agrifish, dove erano state posizionate delle taniche colme di benzina, come avvertimento di

matrice estorsiva. Nel corso dell'operazione, sono state eseguite venticinque perquisizioni domiciliari anche

a carico di altre persone collegate all’arrestato. L’operazione ha portato alla luce quattro casi di estorsione

ed uno di usura, basati sulla forza di intimidazione, derivante dall'appartenenza al Clan Casamonica.

L’attività criminale era diretta da Claudio Casamonica, che stava tentando, con gli altri complici, di infiltrarsi

nel tessuto economico viterbese.

Anche l’operazione Jackal porta all’arresto di esponenti del clan Casamonica con l'accusa di estorsione,

usura, rapina e truffa. Le indagini, partite nel febbraio 2008 dopo la denuncia di un imprenditore, vittima

degli usurai, che aveva chiesto 30mila euro e nell'arco di pochi mesi si era ritrovato costretto a pagarne

200mila. Il gioco è andato avanti finché la vittima ha trovato il coraggio di fare il nome dei suoi aguzzini,

Page 21: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

dopo aver scoperto che alcuni di loro erano già coinvolti in un fascicolo aperto dalla Procura della

Repubblica di Viterbo. Dall'inchiesta coordinata dalla Dda di Roma è emerso che i Casamonica avevano più

volte minacciato di morte l'imprenditore e i suoi familiari, anche con l'uso di armi: «O finisci di pagare il

debito o la tua vita finisce qui». Pedinamenti, armi e taniche di benzina erano i metodi con i quali i

malviventi convincevano i malcapitati a pagare, in silenzio. In un'occasione sono arrivati perfino a rubare

un'auto a uno dei debitori come «caparra». Quindici sarebbero al momento i commercianti finiti negli

ingranaggi di tassi insostenibili e sproporzionati.

Nel marzo 2009, l’operazione Money Bags, porta all’arresto di otto persone, (cinque uomini e tre donne),

decine di perquisizioni, il sequestro di una lussuosa villa quadrifamiliare e di due autovetture. I reati

contestati sono di riciclaggio di denaro proveniente da traffici di droga, usura ed estorsione.

Le indagini, partite da un grosso traffico di cocaina sull’asse Spagna – Italia stroncato dal Gico della Guardia

di finanza di Milano nel 2005, sono state condotte sugli investimenti eseguiti nella Capitale da imprenditori

emissari dei narcotrafficanti, mettendo in luce come il denaro venisse riciclato sia attraverso l’acquisto di

beni immobili sia attraverso la concessione di prestiti a tassi usurari. Le indagini del Gico si sono

successivamente intersecate con quelle del Nucleo investigativo dei carabinieri viterbesi, che stavano

indagando su fenomeni di infiltrazione di una nota cosca romana nella Tuscia. I soggetti arrestati, infatti,

riciclavano somme di denaro per acquisti di immobili di gran pregio ubicati nella Capitale , anche attraverso

la partecipazione ad aste giudiziarie.

Nel 2010 si sono svolte due importanti operazioni. Nell'aprile dell'anno scorsol'operazione Ghost Check ha

messo in risalto un'organizzazione usuraia con ramificazioni nel territorio nazionale e base nella provincia di

Caserta. Diversi i reati contestati oltre l'usura a cominciare dalla ricettazione e dai furti, 200 le vittime

accertate, atra le quali anche alcuni residenti del paesi dei Monti Cimini.

A dicembre l'operazione Stop usura ha portato all'arresto 13 persone. Una vera e propria organizzazione

flessibile, una rete di persone che prestavano individualmente, ma pronte a scambiarsi informazioni e

clienti. Diverse le vittime acceratate, soprattutto commercianti e piccoli imprenditori che condividevano lo

stesso ambiente, ma anche anziani e casalinghe.

Nel viterbese si registra anche una vittoria del fronte antiusura. Il 23 settembre scorso, in attuazione di un

provvedimento del giudice dell’esecuzione del tribunale di Viterbo, una donna vittima di usura unitamente

a tutta la sua famiglia, è potuto rientrare in possesso dell'abitazione da cui era stata sfrattata a seguito di

una vicenda ancora al vaglio della magistratura penale. In particolare il giudice ha ritenuto che la vittima,

assistita dall’avvocato Giacomo Barelli del foro di Viterbo, legale di Sos Impresa, avesse diritto a vedersi

riconosciuti i benefici di cui all’art. 20 della legge nr. 44 /1999 per le vittime dell’usura, ottenendo quindi la

sospensione della procedura esecutiva che l’aveva addirittura costretta a lasciare l’abitazione in cui viveva,

lasciando lei e la sua famiglia per oltre due mesi senza casa.

Page 22: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

Una vittoria per Sos Impresa e per tutte le vittime, fatta di faticanti ricorsi, reclami, procedimenti penali, ma

che è il segnale che non solo chi denuncia tali reati non viene lasciato solo, ma, che già adesso, ci sono gli

strumenti normativi, necessariamente da migliorare, per tutelare le persone colpite da tale fenomeno

Page 23: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

L’attività delloL’attività dellosportello di aiutosportello di aiuto

alle vittime dell’usura e del racketalle vittime dell’usura e del racketSos Impresa Roma-LazioSos Impresa Roma-Lazio

Numero verdeNumero verde

800 900 767

Page 24: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

Sos Impresa per la sua attività utilizza anche il contributo della Regione Lazio e per tale motivo non si è mai

discostata dai criteri fondamentali di scelta delle persone prese in carico. In particolare:

- l’obbligo della denuncia per le vittime che si rivolgono allo Sportello di aiuto;

- la gratuità dell’assistenza che si esplicita nell’attività di “volontariato” dei professionisti e degli

operatori coinvolti.

Le motivazioni di tali scelte sono semplici: non può ottenersi nessun serio risultato se le persone vittime di

usura non recidono definitivamente, attraverso la denuncia, il cordone ombelicale che li lega agli usurai. Su

questo punto non possono esistere equivoci ed il “contratto di aiuto” è molto chiaro in proposito:

l’Associazione aiuta la vittima solo dopo la denuncia dell’usuraio.

Le azioni attuate sono state cofinanziate dalla Regione Lazio nell’ambito della Legge Regionale 23/01 ed

un’apposita convenzione con Unionfidi Lazio.

COME FUNZIONA LO SPORTELLO

Dopo un primo contatto telefonico in cui l’utente deve fornire le generalità e spiegare i motivi che lo hanno

spinto a rivolgersi allo “Sportello di aiuto”, si attiva una prima fase di “ascolto”.

Sulla base delle esigenze poste, l’utente verrà indirizzato ad uno dei due settori di intervento: prevenzione e

solidarietà.

A quel punto l’utente diventerà un assistito e, a seconda dei casi, i coordinatori fisseranno un incontro con

l’intera equipe nella sede dell’ambulatorio o nello studio di uno dei consulenti.

L’intera equipe, costituita da un avvocato penalista, un avvocato civilista, un esperto bancario, un

commercialista, uno psicologo ed i coordinatori del gruppo, si riunisce di norma una volta alla settimana

per esaminare ogni singolo intervento.

L’intervento dello “Sportello di aiuto” si articola su tre piani di intervento ed è diretto soprattutto ad

un’opera di sostegno, consulenza e accompagno dell’assistito.

ATTIVITÀ SVOLTA A FAVORE DELLE VITTIME SEGUITE DALLO SPORTELLO

Nei confronti delle persone assistite lo “Sportello di aiuto” ha erogato i seguenti servizi:

Assistenza Legale

Assistenza commerciale e finanziaria

Attività di Tutor (assistenza legale, commerciale e finanziarie)

ASSISTENZA LEGALE (PENALE E CIVILE)

Page 25: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

L’assistenza legale è volta ad affrontare i problemi di natura giuridica che gravano sull’utente, questa va da

un semplice parere orale ad una vera e propria assistenza e rappresentanza in giudizio.

In questa fase i protagonisti sono gli avvocati penalisti e civilisti. Il primo passo è la denuncia penale, che

spezza definitivamente il legame con l’usuraio, impedendo il rischio di una ricaduta della vittima, che viene

assistita lungo tutto l’iter processuale.

Le vicende giudiziarie che coinvolgono gli utenti sono le più varie ed è quindi molto diversificato

l’intervento richiesto agli operatori dello sportello:

procedimenti penali (costituzione di parte civile della P.O. nel processo a carico dell’usuraio);

cause civili (procedure esecutive per il recupero del credito contro l’utente, procedure fallimentari);

questioni extra-giudiziale (trattative con i creditori, il più delle volte società finanziarie, per evitare

più onerose e gravose procedure esecutive).

I legali accertano la validità delle accuse e aiutano a ricostruire la storia dell’usura per l’acquisizione delle

prove. Compito dell’avvocato civilista, esperto in procedure fallimentari, è la tutela dei diritti dell’assistito,

valorizzando in particolare quelli che derivano dalla condizione di vittima di usura (16 casi).

ASSISTENZA COMMERCIALE E FINANZIARIA

Sovente l’utente dello sportello presenta notevoli difficoltà finanziarie e manifesta la necessità di una

supporto tecnico nella gestione della propria contabilità, sia questa personale/familiare o d’impresa.

L’intervento dei nostri operatori è finalizzato, in questi casi, al superamento delle situazioni di sovra-

indebitamento e ad un aiuto per migliorare le gestione economica delle disponibilità finanziarie

dell’assistito.

Si procede ad una valutazione dello situazione debitoria, sia personale, sia aziendale, dell’assistito. Si

valutano le residue potenzialità economiche e si imposta un piano economico-finanziario di risanamento in

grado di onorare i debiti legittimi contratti con le banche o finanziarie e per permettere all’assistito la

ripresa della propria attività e il reinserimento nel tessuto economico-produttivo.

Inoltre, l’operatore fornisce un indispensabile aiuto, coadiuvando gli altri operatori nell’assistenza legale, in

tutte quelle ipotesi, non infrequenti, nelle quali è richiesta una consulenza economica da utilizzarsi in sede

processuale (civile e/o penale) o in una trattativa extra-giudiziale.

ATTIVITÀ DI TUTOR (ASSISTENZA LEGALE, COMMERCIALE E FINANZIARIA)

Le persone vittime di usura, ma anche quelle fortemente indebitate, perdono qualsiasi credibilità nei

confronti dei creditori, non possono esercitare un’attività di mediazione, non possono concludere

transazioni, più in generale non sono in grado di gestire la loro situazione debitoria e le tante pendenze

Page 26: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

aperte, anche quando, grazie all’intervento delle Istituzioni e dello stesso Sportello, la vittima dispone di

risorse finanziarie.

In questi casi lo Sportello assume il ruolo di garante nei confronti dei terzi e svolge un’attività di tutoraggio.

In tal modo si attua una vera e propria “presa in carico complessiva”, non solo quindi legale e/o economica

finanziaria, ma anche psicologica e di assistenza e consulenza in tutti i passaggi necessari al reinserimento

nella vita economica e sociale (5 casi).

Gli assisiti “presi in carico” sono quelli con cui è stato possibile stabilire un rapporto fiduciario forte che ha

portato , nel 90% dei casi, ad un esito positivo delle richieste e di una parte delle esigenze poste.

Purtroppo, sia l’equipe dello sportello, sia Sos Impresa nazionale, hanno avuto svariati incontri con altre

persone, quasi tutti piccoli imprenditori, in cui il “contratto di aiuto” non si è potuto consolidare per il

persistente rifiuto da parte della vittima di denunciare l’usuraio.

Inoltre, lo sportello indirizza verso i Confidi con cui è convenzionato quelle imprese che richiedono

finanziamenti sia per credito di esercizio, sia per investimenti e ricapitolizzazioni (9 casi).

Infine, laddove l’utente risponda ai requisiti previsti dalla legge 108/96 e/o 44/99 gli operatori forniscono la

propria assistenza nella redazione delle domande di accesso al Fondo antiracket ed antiusura e,

successivamente, lungo tutto l’iter procedurale per l’erogazione dei benefici previsti dalla legge.

Indispensabili, in questi casi, si rivelano sia l’assistenza legale, sia quella commerciale-finanziaria (11 casi).

Numerose, nell’ultimo periodo, le richieste di consulenza provenienti anche da esperti e volontari di altre

associazioni, segno della grande esperienza acquisita nel tempo e della capacità di gestire anche le

situazioni più difficili. Quest’ultima attività è curata in particolar modo da Lino Busà, Presidente di Sos

Impresa nazionale già componente del Comitato di Solidarietà e delle Vittime dell’estorsione e dell’usura.

Page 27: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

SPORTELLO DI AIUTO SOS IMPRESA ROMA E LAZIO

NUMERO VERDE: 800 900 767

i Questo Indicatore prende in considerazione il numero delle denunce e dei procedimenti penali esaminati su un largo lasso di tempo, suddividendoli per provincia e rapportandoli al numero della popolazione residente, al fine di ricavare un coefficiente numerico unitario da confrontare tra le diverse realtà.ii L’indice economico-finanziario è ottenuto attraverso la combinazione di tre parametri: procedimenti esecutivi immobiliari iscritti, (ossia le vendite da eseguire che si aggiungono in quel periodo), fallimenti e protesti. Si tratta di dati che descrivono le sofferenze di famiglie ed imprese e consentono di apprezzare il livello di fragilità e vulnerabilità finanziaria delle province esaminateiii

Sono state monitorate oltre 100 operazioni antiusura nel 2007 e informazioni ricavate sono state classificate secondo

Fausto BernardiniPresidente

(ex vittima/volontario)

Gabriella SensiAssistente sportello

(ex vittima/volontaria)

Avv. Maria Cristina Rosa(area legale)

Avv. Giacomo Barelli(area legale)

Avv. Silvia Brizzi(area legale)

Dott. Massimo Giordano(area commerciale-

finanziaria)

Dott.ssa Sara Pace(Assistenza Psicologica)

Dott. Lino Busà(Presidente Sos Impresa

Nazionale)

Dott.ssa Bianca La Rocca(Area comunicazione)

Page 28: L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

criteri valutativi utili per conoscere ed approfondire il rilievo, la qualità, la pervasività e la caratura criminale dei singoli fatti.A tal fine si sono individuati cinque tipologie di prestatori tra attività in nero e usura strutturata:

a) Singolo/Prestito esoso da finanziaria b) Gruppo su luogo di lavoro/Prestito fra commercianti e con fornitoric) Rete familiare/Gruppo malavitoso locale d) Rete usuraia professionalizzata/ Associazine a delinquere di nomadie) Associazione di tipo mafioso

A ciascuno di questi archetipi è stato assegnato un coefficiente numerico che tiene conto del numero delle persone coinvolte, dei tassi di interesse praticati, dell'entità dei sequestri patrimoniali, del giro d'affari stimato. Il coefficiente è stato parametrato alla popolazione residente, per ricavarne il livello di minaccia per i singoli debitori, le famiglie, le imprese. iv Il QRU è dato dal combinato successivo degli indici ISP, IEF, IPS