lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21...

8
. 1 / 8 Data Pagina Foglio 09-2019 14/21 l u rd - Lèmi F i UME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume alla testa dei suoi Legionari. A meno di un anno dalla fine della Grande Guerra, una parte degli italiani tornava - di fatto o idealmente - al fronte, per definire i confini della Nazione contro le prepotenze di ex nemici ed ex alleati. Ma l'impresa fiumana non fu solo un fatto militare: in pochi mesi nella città istriana si scrissero molte pagine della storia del diritto, del costume e della cultura del XX secolo di Emanuele Mastrangelo nattuale e impolitica. Ma bella, romantica, entusiasmante. Cento anni fa, il 12 settembre del 1919, Gabriele D'Annunzio, alla testa di alcuni reparti ammutinati del Regio Esercito, fece l'«Impresa», come sarà chiamata rievocando tutto l'epos della «chanson de geste» medievale. Marciò sulla città istriana di Fiume liberandola dallbccupazione anglo-franco-americana nel tentativo di annetterla all'Italia. chi invece ha voluto denominare quell'azione come «avventura», sottolineandone così l'aspetto avventato, incosciente, perfino pericoloso. Per quattordici mesi Fiume, la 141 STORIA IN RETE «Città di Vita», divenne il centro di un ribollire caotico che sembrava dovesse riunire ogni estremo e ogni contrario: fu la fucina dove nacquero stili, motti e parole dbrdine del Fascismo - oltre che l'idea di una «marcia su Roma» - ma anche dove i rivoluzionari si incontrarono per poi separarsi e confluire alcuni sotto le bandiere Mussolini, altri sotto quelle dell'antifascismo. A Fiume si ritrovarono i nazionalisti più accesi e contempora- neamente coloro che gridavano alla li- berazione dei popoli oppressi. Si cele- brarono i riti e i miti di una vita peren- nemente in uniforme militare e il caos Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. 005674 Mensile

Transcript of lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21...

Page 1: lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21 FiUME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume

.

1 / 8

Data

Pagina

Foglio

09-201914/21lurd-Lèmi

FiUME1UN POETA AL SERVIZIODELLA NAZIONEGiusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiumealla testa dei suoi Legionari. A meno di un annodalla fine della Grande Guerra, una parte degli italianitornava - di fatto o idealmente - al fronte, perdefinire i confini della Nazione contro le prepotenzedi ex nemici ed ex alleati. Ma l'impresa fiumana nonfu solo un fatto militare: in pochi mesi nella cittàistriana si scrissero molte pagine della storia deldiritto, del costume e della cultura del XX secolo

di Emanuele Mastrangelo

nattuale e impolitica. Ma bella,romantica, entusiasmante. Centoanni fa, il 12 settembre del 1919,Gabriele D'Annunzio, alla testadi alcuni reparti ammutinati delRegio Esercito, fece l'«Impresa»,

come sarà chiamata rievocando tutto l'eposdella «chanson de geste» medievale. Marciòsulla città istriana di Fiume liberandoladallbccupazione anglo-franco-americananel tentativo di annetterla all'Italia. Cé chiinvece ha voluto denominare quell'azionecome «avventura», sottolineandone cosìl'aspetto avventato, incosciente, perfinopericoloso. Per quattordici mesi Fiume, la

141 STORIA IN RETE

«Città di Vita», divenne il centro di unribollire caotico che sembrava dovesseriunire ogni estremo e ogni contrario: fula fucina dove nacquero stili, motti eparole dbrdine del Fascismo - oltre chel'idea di una «marcia su Roma» - maanche dove i rivoluzionari si incontraronoper poi separarsi e confluire alcuni sottole bandiere dì Mussolini, altri sotto quelledell'antifascismo. A Fiume si ritrovaronoi nazionalisti più accesi e contempora-neamente coloro che gridavano alla li-berazione dei popoli oppressi. Si cele-brarono i riti e i miti di una vita peren-nemente in uniforme militare e il caos

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

005674

Mensile

Page 2: lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21 FiUME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume

2 / 8

Data

Pagina

Foglio

09-201914/21lurd-Lèmi

dionisiaco della cocaina e del sesso li-bertino. Molti hanno parlato di un «Ses-santotto ante litteram». Altri di una espe-rienza prefascìsta. Alcuni vi hanno vistoperfino i semi della futura Costituzionerepubblicana. [;Impresa di Fiume fu tuttoquesto. Una bolgia di contraddizioniunite sotto la personalità vulcanica diGabriele DAnnunzio.

Alla fine della Grande Guerra la città diFiume, estremo lembo dell'italianità, cer-niera fra l'Istria e la Dalmazia, avevaespresso la volontà di essere unita allamadrepatria, secondo il principio del-l'autodeterminazione dei popoli propu-gnato dal presidente USA Woodrow Wil-

D'Annunzio a Fiume circondatodagli Arditi. Le truppe d'assalto ebberoun ruolo di primo piano nell'Impresa

di Fiume, tanto operativamentequanto nella creazione di miti e riti

che poi passeranno al Fascismo.In alto, il gonfalone della Reggenza,

coi colori italiani e fiumaní e in campoporpora il simbolo (di ispirazione

nietzeschiana) del Serpente Uroboro,le sette stelle dell'Orsa Maggiore

e il motto «Quis contro nos?», trattodalla lettera di San Paolo ai Romani:

«Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?»

STORIA IN RETE I15

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

005674

Mensile

Page 3: lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21 FiUME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume

3 / 8

Data

Pagina

Foglio

09-201914/21

COPERTINA

Imprese memorabili

• Castua

oRubeBi •-.

zCantrida - i /

///~~///y~-~. `~ //•..io~

~PàrrodlFmme. . %ü~/~y~: • iiry ~

f 'G'o1 o del CamaroCarnaro

'-lan

ovaia

Grobnico°~

son. La maggioranza della popolazioneera infatti italiana e la città era un «liberocomune» del Regno d'Ungheria, con l'ita-liano come lingua ufficiale fin dal 1700.Ma le clausole del Trattato di Londra,con le quali l'Italia era entrata in guerranel 1915 [vedi «Storia in Rete» n. 29 e lospeciale «1915. L'Italia va alla guerra»

oTersatoSusac

di lasciare uno sbocco al mare ad Austriae Ungheria ridimensionate, e su un maretutto italiano; ora invece si proponeva lasua annessione a una nazione di 14milioni di abitanti, che vantava pretesesull'intera costa orientale dellAdriatico eaddirittura su Trieste, Gorizia e il Friuliorientale, fmo al Tagliamento. Per cosa

In quell'estate 1919, le trattative di pace in corsoa Versailles vedevano l'Italia sola contro la coalizionedi Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, concordinel tentativo di ridimensionare le pretese di Romae favorire il neonato Regno serbo-croato-sloveno

NdR], prevedevano la sua cessione a unoStato croato o il mantenimento dellostatus quo all'interno di un'Impero dAu-stria-Ungheria ridimensionato. In quel-l'estate 1919, le trattative di pace in corsoa Versailles vedevano l'Italia sola controla coalizione di Francia, Gran Bretagna eStati Uniti, concordi nel tentativo di ridi-mensionare le pretese di Roma e favorireil neonato Regno serbo-croato-sloveno,ibrida creatura con cui Parigi e Londraintendevano controbilanciare ogni velleitàitaliana di proiettarsi verso i Balcani.Fiume alla Jugoslavia rappresentava unafrustata in faccia all'Italia, sotto ognipunto di vista. Si invocava il Patto diLondra, dimenticando che la rinunciaitaliana a quella città era prevista nell'ottica

16 I STORIA IN RETE

aveva combattuto, dunque l'Italia? Di-struggere a prezzo di sofferenze immaniuna minaccia secolare solo per vederlasostituita da un'altra, a base etnica slavaanziché germanica? A oltraggiare le preteseitaliane, inoltre, c'era il fatto che le con-trastanti tesi del Patto di Londra e dell'«au-todeterminazione» wilsoniana venivanoapplicate sempre ai danni di Roma: perl'Istria orientale e la Dalmazia si consi-deravano le tesi sulla composizione etnica(maggioranza di popolazione slava, dun-que attribuzione alla Jugoslavia); perFiume invece - dove la popolazione erain maggioranza italiana e aveva espressovoti di unione all'Italia «autodetermi-nandosi» - doveva valere la lettera delPatto, ancorché le premesse, come visto

La città di Fiume, sul golfo del Carnaro(indicato da Dante come estremoconfine est dell'Italia) era findal 1 779 un «Corpus Separatum»del Regno d'Ungheria, con un regimedi autonomia amministrativa. Cittàa maggioranza italiana, nel 1919proclamò l'annessione allaMadrepatria, ma gli Alleati insistetteroper cederla alla Jugoslavia oppureper imporle un regime di «Città libera».Gli accordi bilaterali di Rapallo fraRoma e Belgrado del 192o sancironoquest'ultima soluzione, con l'aggiuntadi una striscia di terra che ne garantisseil collegamento con l'Italia. Nel 1924,poi, il governo Mussolini riuscìa ottenere l'annessione all'Italia, macon la cessione di parte dell'entroterrae il riconoscimento della sovranitàjugoslava su Porto Baross, già concessanegli accordi di Rapallo del 192o

sopra, non fossero più quelle di partenza.ossia l'assegnazione a una nazione piccolae inoffensiva per l'Italia.

Così, nell'aprile 1919 i rappresentantiitaliani lasciavano sdegnati le trattative diVersailles. Un gesto tanto teatrale quantoavventato, che lasciò mano libera agli «al-leati» di favorire in ogni modo gli jugoslavi:Wilson in particolare si accanì perchél'Italia rinunciasse all'entroterra istrianofino al confine naturale dello spartiacque,ovvero la linea montuosa che separa ifiumi che si gettano nell'Adriatico da quelliche confluiscono nel Danubio (ritenutodai vertici dell'Esercito fondamentale perla difesa orientale del paese) e l'intera Dal-mazia (il cui possesso era caldeggiato dallaMarina, sempre per motivi strategici).Due città a maggioranza italiana, Fiume eZara, sarebbero rimaste sotto il dominiostraniero. Nelle altre città della Dalmazia,storicamente latine, si sarebbe consolidatoil dominio slavo, suggellando così defini-tivamente la prima pulizia etnica ai dannidegli italiani, portata avanti dagli asburgicigià nel corso dell'Ottocento.

Nella primavera del 1919, dunque, dal-l'esaltazione della vittoria sull'Austria-Un-gheria si passò alla delusione per la pataccache gli «alleati» ci stavano rifilando. GabrieleD'Annunzio, poeta-soldato e artefice digran parte dello sforzo interventista quattroanni prima, di nuovo infiammava glianimi con comizi in cui si gridava alla

Settembre 2019

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

005674

Mensile

Page 4: lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21 FiUME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume

4 / 8

Data

Pagina

Foglio

09-201914/21

«Vittoria mutilata». Ex combattenti epatrioti si sentivano defraudati dei lorodiritti sanguinosamente conquistati armiin pugno dalle feluche di una diplomaziatruffaldina e prepotente. La tensione salialle stelle. Il 29 giugno 1919 scoppiaronodei tumulti a Fiume, dove le truppe d'oc-cupazione francesi, emulando il gesto diDrouet che aveva scatenato i Vespri Sicilianinel 1282, insolentirono delle donne fiumanestrappando loro le coccarde tricolori cheavevano cucite sui vestiti I ftumani insorseroe scorse il sangue: un italiano e novefrancesi persero la vita in sei giorni discontri che presero significativamente ilnome di «Vespri Fiumani». Il solco eraoramai insanabile. I patrioti fiumani, fraquesti Giovanni Host-Venturi (1892-198o),capo della Legione Fiumana, chiesero aD'Annunzio di assumere la guida dellaloro resistenza contro la tracotante occu-pazione anglo-franco-americana, che nelfrattempo era riuscita perfino a ottenereda Roma - al governo c'era il rinunciatarioFrancesco Saverio Nitti - l'allontanamentodei Granatieri di Sardegna della guarnigioneitaliana dalla città, il 25 agosto.

Questa umiliazione scosse gli animi.Fra gli ufficiali dei «soldati lunghi» nacque

Un gruppo di artiglieri a Fiume.In breve tempo il numero degliammutinati del Regio Esercitoche si unì ai legionari di D'Annunziocrebbe in maniera preoccupanteper il governo di Roma e i militari

Settembre 2019

una cospirazione segreta, come ai tempidel Risorgimento, e ai fatti quello fu forsel'ultimo atto risorgimentale dell'Italiatanto nello spirito che nei metodi daCarboneria. Sette ufficiali dei granatieriscrissero a D'Annunzio informandoloche l'ammutinamento era pronto e s'at-tendeva solo una guida. II 7 settembre ilVate si mosse. Una febbre lo bloccò fino

Imprese memorabili

«Vespri fiumani», preferirono ritirarsiper non rischiare un massacro.

Iniziava così quell'anno straordinario cheavrebbe visto la cittadina di Fiume alcentro della politica italiana e mondiale.A Roma, il pavido governo di FrancescoSaverio Nitti manifestò immediata ostilitàall'impresa dannunziana. Nitti incaricò il

Fra gli ufficiali dei Granatieri di Sardegnanacque una cospirazione segreta, come ai tempidel Risorgimento, e ai fatti quello fu forse l'ultimoatto risorgimentale dell'Italia tanto nello spirito

che nei metodi da Carboneria

all'i t successivo, quando raggiunse Ronchi,a nord di Trieste, dove i congiurati l'at-tendevano. In breve il gruppo di ammu-tinati si gonfiò e divenne un fiume inpiena. Perfino i reparti di bersaglieriinviati con il compito di fermare la som-mossa si unirono invece a essa. La colonna- forse ben duemilacinquecento uomini- entrò a Fiume il 12 settembre, fra lafolla in delirio. I reparti franco-anglo-americani, vista anche la malaparata dei

generale Pietro Badoglio di stringere d'as-sedio la città, sperando che la carenza dìviveri costringesse gli ammutinati alla resao i fiumani a rivoltarsi contro di essi. Pertutta risposta, quella che oggi chiameremmola «società civile» si mosse per aiutare ipatrioti a Fiume. A Milano, il direttore del«Popolo d'Italia» Mussolini lanciò unasottoscrizione che raccolse poco meno ditre milioni di lire (quasi quattro milioni emezzo di euro), mentre interi reparti del-

STORIA IN RETE 117

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

005674

Mensile

Page 5: lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21 FiUME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume

5 / 8

Data

Pagina

Foglio

09-201914/21

uguaturá ll

Imprese memorabili

l'Esercito e navi della Marina si ammuti-navano per raggiungere Fiume. Ebbri difervore patriottico e della risposta delpopolo, i legionari fiumani alzarono ban-diera pirata: iniziarono ad assaltare navinell'Adriatico e convogli militari in Istriaper procurarsi armi e rifornimenti, mentrecontinuava l'afflusso di piccole navi dellaRegia Marina che si erano ammutinavanoper aderire alla causa fiumana. D'Annunziosi recò personalmente a Zara per incitareanche la città dalmata a resistere alla pa-ventata cessione alla Jugoslavia. Davanti aquesta temerarietà e alla simpatia chel'impresa godeva presso l'opinione pubblicaitaliana, Nitti dovette abbassare i toni ecercare una conciliazione, anche per lepressioni da parte statunitense, semprepiù ultimative nei toni: il 13 novembre ilpresidente Wilson propose a Roma unaccordo sulla base della cessione dell'intera

18 I STORIA IN RETE

Dalmazia a Belgrado (salva una garanziasull'autonomia interna per Zara) e la crea-zione di uno «Stato libero» cuscinetto suiterritori delle Alpi Giulie e con sbocco almare a Fiume. La città - a maggioranzaitaliana - si sarebbe così trovata in unostaterello a maggioranza etnica slava. Chela proposta americana nascondesse il pro-posito di una futura cessione di tutto ilterritorio al Regno serbo-croato-slovenoera fra le righe della proposta-ultimatuma Roma: al punto due veniva proposto unplebiscito senza differenziazione regionaleall'interno dello «Stato libero» entro cinqueanni. Gli italiani sarebbero stati così ine-vitabilmente minoranza. Nello stesso puntoinoltre si sosteneva che le infrastruttureferroviarie e portuali di Fiume sarebberostate amministrate nell'interesse degli «Statiche se ne servono come sbocco naturale»,quindi di Austria e Regno jugoslavo. Era

insomma una polpetta avvelenata, troppoperfino per un Nitti. Davanti alle minaccewilsoniane di tagliare aiuti e finanziamentiall'Italia, il governo di Roma cercò di bar-camenarsi: nel dicembre 1919 Nitti proposedi costituire Fiume «città libera», comeMemel o Danzica sul Baltico, ma - rispettoal diktat wilsoniano - garantendo per lasua italianità e lavorando per una futuraannessione. La popolazione fiumana avreb-be probabilmente accolto con favore questasoluzione ma le frange più radicali dei le-gionari dannunziani riuscirono a far fallireun plebiscito con metodi da squadristi IIVate prese in pugno la situazione e respinsele offerte di Roma, decretando il murocontro muro. Così per altri otto mesiFiume visse sotto assedio, ribollendo. Adagosto 192o per l'ennesima volta D'An-nunzio ruppe gli indugi con un improvvisocolpo di teatro, fedele al suo motto «cosafatta capo ha»: a Fiume venne dichiaratala Reggenza italiana del Carnaro, con ilpatente intento di rendere la città unoStato indipendente finché l'Italia nonl'avesse annessa. Intanto il sindacalistarivoluzionario Alceste De Ambris (1874-

1934) scriveva una costituzione che - ri-maneggiata da D'Annunzio - venne pro-mulgata l'8 settembre 1920: era l'esplosivaCarta del Camaro,p in cui si univa pa-triottismo e Socialismo, si proclamavanon solo «l'uso sociale della proprietàprivata» che poi diverrà elemento dellaCostituzione del 1948 ma anche lo Statocorporativo, che invece sarà la stella polaredel regime fascista.

Fiume divenne così la Mecca di personalitàdi ogni calibro, desiderose di mettersi alservizio di una rivoluzione: Marinetti e ifuturisti (con cui D'Annunzio quasi subito

Uno schizzo del ministero degli Esteriallegato alla proposta wilsonianadi uno «Stato Libero» di Fiume (1919).L'Italia avrebbe rinunciato alle estremeAlpi Giulie sudorientali, a Fiumee alle isole di Veglia e Cherso. Fiumesi sarebbe però così trovata a esserefra i pochi centri di italianitàin un territorio a maggioranza slavo,destinato con il plebiscito previsto entrocinque anni, dunque, a finire nell'orbitajugoslava oppure direttamente annessodal Regno dei Serbi-Croati-Sloveni

Settembre 2019

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

005674

Mensile

Page 6: lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21 FiUME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume

6 / 8

Data

Pagina

Foglio

09-201914/21

CI PERTINA

Imprese memorabili

I protagonisti dell'Impresa: sindacalisti, squadristi, aviatori folli...

Alceste de Ambris (1874-1934),socialista, sindacalista rivoluzionario,interventista, nel 1919 partecipò allastesura del programma di Sansepolcrodei Fasci di Combattimento. A Fiumefu l'autore della Carta del Carnaro.Dopo la fine della Reggenza divenneantifascista e scelse l'esilio in Francia.Mussolini avrebbe tuttavia auspicatoun suo rientro in Italia

litigò sulla questione repubblica/monarchia,facendoli espellere dalla città); GuglielmoMarconi giunse in porto con il panfiloElettra, ufficialmente come mediatore perconto del governo di Roma, ma subitoabbracciò la causa fiumana consentendoal Vate di utilizzare gli impianti radio dellasua nave per lanciare un proclama almondo il 22 settembre 1920.11 giapponeseI3anilàchi Shimoi [vedi pp. 24 -25 NdR],che D'Annunzio chiamava «fratello an-corché non di sangue», iniziò a fare laspola fra la città e rltalia per portare am-bacr-rrie e lettere, approfittando della sim-patia che godeva fra le truppe italiane.Perfino imprenditori e banchieri visitaronola «Città di Vita» per portare contributifinanziari e diplomatici alla causa dan-nunziana. Anche Mussolini si recò aFiume, in un improvviso viaggio aereo, il7 ottobre 1920. Ufficialmente era un in-contro fra due rivoluzionari, col giovanegiornalista che omaggiava il Comandante,ma il realtà Mussolini cercò di dissuadereD'Annunzio dal compiere altri colpi ditesta, che avrebbero pregiudicato la situa-zione con le elezioni di novembre alle

Settembre 2019

Giovanni Host-Venturi (1892-1980),irredentista fiumano, pluridecoratodurante la Grande Guerra, fu poianimatore della resistenza di Fiumeall'occupazione anglo-francoamericanae fra coloro che invocarono l'interventodi D'Annunzio. Aderì quindi al Fascismointransigente e di sinistra. Nel dopoguerraemigrò in Argentina, avvicinandosiall'esperienza peronista

porte. Per tutta risposta il 3 novembreGuido Keller volò su Roma lasciandocadere una rosa bianca sul Vaticano, inomaggio a San Francesco, sette rose rosse

Guido Keller (1892-1929), aviatoree artista, tre volte medaglia d'Argento,a Fiume fu uno dei principali agitatoridella Reggenza. Capo dell'UfficioColpi di Mano, compì imprese arditee scanzonate, come il furto di un maialein aereo e il raid su Roma per bombardareil Parlamento con un pitale. Aderì poial Fascismo partecipando alla Marciasu Roma, ma mori povero e dimenticato

Forze Annate e della nazione. Continueerano infatti le defezioni verso Fiume diuomini e navi (tanto da costituire unproblema per la Reggenza, che doveva

Guglielmo Marconi giunse con il panfilo Elettra,ufficialmente come mediatore per conto del governo

di Roma, ma subito abbracciò la causa fiumanaconsentendo al Vate di utilizzare gli impianti radiodella sua nave per lanciare un proclama al mondo

sul Quirinale, in omaggio alla Regina e alpopolo italiano, e un... pitale pieno dirape su Montecitorio.

A Roma l'impresa di Fiume era vistacon profonda preoccupazione. Peri freddiministeri della capitale e per i comandimilitari di stretta tradizione sabauda ivantaggi patriottici di tutto quell'ardoreneo-garibaldino erano drasticamente sur-dassati dall'essenza della vicenda: si trattavadi ammutinamento. Un bubbone che ri-schiava di infettare l'intero corpo delle

trovare poi le risorse per mantenere questivolontari) e ogni giorno erano più forti levoci che D'Annunzio si preparava a «varcareil Rubicone», puntando contro Roma perrealizzare un colpo di Stata Una prospettivache avrebbe spaccato l'Esercito (dove giàalcuni reparti si erano ammutinati adAncona nel giugno 1920, rifiutandosid'essere inviati in Albania, atto che tuttaviavenne pubblicamente riprovato da D'An-nunzio), spinto i carabinieri e le guardieregie a reagire violentemente e provocatoimprevedibili reazioni nel fronte socialista,

STORIA IN RETE 119

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

005674

Mensile

Page 7: lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21 FiUME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume

7 / 8

Data

Pagina

Foglio

09-201914/21

Imprese memorabili

ASSOCIbZIONE CUBATi-t 411~ITdda~Pii

che proprio a settembre del 1920 avevainiziato lbccupazione delle fabbriche e lacreazione di reparti paramilitari armati.D'Annunzio, insomma, poteva essere ilcerino fatto cadere su un pavimento co-sparso di benzina.

Il1 5 giugno 192o all'irresoluto governodi Nitti - caduto l'1 i maggio precedentefra i gridi di giubilo di Fiume, dove erastato battezzato da D'Annunzio «Sua In-decenza Cagoja» - successi- (dopo unbrevissimo «Nitti II») il quinto mandatoa Giovanni Giolitti. Il vecchio piemontese

7 [£:!ON

furono riaperte le trattative con il Regnoserbo-croato-sloveno e a Rapallo, il 12novembre 192o, Roma e Belgrado giun-sero a un accordo sui confini: l'Italia ri-nunciava alla Dalmazia (tranne Zara),all'occupazione dell'Albania, alle isoleorientali del Golfo del Carnaro (Veglia eArbe) e a Fiume, che sarebbe divenutacittà libera, perdendo tuttavia a favoredella vicina Susak il Porto Baross e ilDelta del fiume Eneo. In cambio avrebbeottenuto il confine allo spartiacque giulio,la città di Zara e la contiguità territorialecon Fiume, che sarebbe rimasta nei confini

Continue erano le defezioni verso Fiume di navie uomini, tanto da costituire un problemaper la Reggenza, che doveva trovare le risorse permantenere i volontari, e ogni giorno erano più fortile voci che D'Annunzio preparava un colpo di Stato

era uomo di tutt'altra pasta rispetto alsuo debole predecessore e sebbene si tro-vasse a dover gestire una crisi senza pre-cedenti nella storia italiana, Giolitti decisedi prendere il toro per le corna. Signifi-cativamente Sergio Romano nel suo «Va-demecum di storia dell'Italia unita» (Riz-zoli) ha descritto l'improvvisa svolta gio-littiana come un «tagliare bruscamenteil nodo della crisi», impiegando la stessaimmagine del Nodo Gordiano affrontatoa colpi di spada tanto cara al decisionismoromantico e irrazionale di D'Annunzio:

20 STORIA IN RETE

asburgici, quindi una piccola città-statoa maggioranza etnica italiana.

Rispetto al diktat di Wilson si trattavadi un notevole progresso. Tuttavia D'An-nunzio, contro ogni consiglio dei suoipiù stretti collaboratori, fra cui lo stessoAlceste De Ambris, decise di respingerel'ordine di Roma di smobilitare. Ma Gio-litti non era Nitti. Come sullAspromontenel 1863, se i fiumani - come i garibaldini- non avessero ascoltato la voce dellaragion di Stato, avrebbero dovuto ascol-

Settembre -192o. La risonanzainternazionale dell'Impresa di Fiumetestimoniata dalle celebrazioni fragli italoamericani: a New York il celebretenore Enrico Caruso canta inni patriotticidurante un'iniziativa dell'AssociazioneCombattenti italiana in onoredell'anniversario della Marcia di Ronchi

tare quella delle fucilate. Anzi, delle can-nonate. Da Roma arrivò l'ultimatum:sgombrare Fiume entro il 24 dicembre.Alla vigilia di Natale del 1920, il Nataledi Sangue, constatata la pertinacia diD'Annunzio, veníle ordinato alle truppedel Regio Esercito di avanzare su Fiumee sgomberare i Legionari. La reazionedi questi fu violenta e quarantaquattropersone - 22 legionari, 17 regolari ecinque civili - rimasero sul terreno. Nelgolfo del Carnaro, la corazzata AndreaDoria bombardò il quartier generale diD'Annunzio con due colpi da 152 mm.I proiettili centrarono il Palazzo del Co-mando e i calcinacci ferirono leggermenteil Poeta-Soldato.1128, D'Annunzio compìun ultimo atto guascone: annunciò cheavrebbe personalmente premiato «il glo-rioso» artigliere del Doria per la precisionedel tiro. Poi dichiarò la resa.

I documenti degli archivi di Esercito eMarina mostrano quanto doloroso siastato per i regolari adempire agli ordini diRoma. Per quanto i comandi delle ForzeArmate potessero vedere di cattivo occhioogni forma di garibaldinismo («tumore»venne definita l'esperienza fiumana daparte dell'ammiraglio Giovanni Sechi, mi-nistro della Regia Marina), sgomberare iLegionari da Fiume era pur sempre unatto di guerra fratricida Un indizio diquanto la pericolosità di Fiume per l'ordinecostituito fosse molto più che una semplicepercezione degli ufficiali superiori regolaripuò essere data dallo sproporzionato nu-mero di dispersi (che quindi potevano farsospettare numerose defezioni) che de-nunciava il bollettino di Enrico Caviglia,comandante delle operazioni, del 28 di-cembre 1920: cinque caduti, 112 feriti e209 quelli mancanti all'appello.

Fiume venne mestamente sgomberatadai Legionari. Gli accordi con Belgrado

Settembre 2019

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

005674

Mensile

Page 8: lurd-Lèmi 'DWD 3DJLQD )RJOLR FiUME1€¦ · 1 / 8 'DWD 3DJLQD)RJOLR 09-2019 lurd-Lèmi 14/21 FiUME1 UN POETA AL SERVIZIO DELLA NAZIONE Giusto cento anni fa D'Annunzio entrava a Fiume

8 / 8

Data

Pagina

Foglio

09-201914/21

~11r_►7~r FIUME D'flLIA

L ~-,.,t~~~~̀~}~4\

;I~

i

COSA PATTACAPO HA-&

Uno dei motti dell'Impresadi Fiume, ripreso da Dante, assieme

all'immagine del Nodo Gordianotagliato dalla spada di Alessandro

Magno, simbolo di risolutezza

prevedevano la sua costituzione a CittàLibera, unita all'Italia da una stretta fettucciadi terra con due stt ade e una ferrovia. Perqualche mese Fiume venne così governatadagli autonomisti di Riccardo Zanella

(1875-1959), inizialmente patriota e filo-dannunziano, che poi però aveva aderitoalla causa autonomista. La città però nonebbe vita facile. Gli annessionisti di Host-Venturi - confluiti nel Fascismo - venneroben piego ai ferri corti con gli autonomisti,e i loro metodi rivoluzionari e violenti eb-bero il sopravvento, giungendo perfino aoccupare Porto Baross, che negli accordidi Rapallo sarebbe dovuto divenire un

Dicembre 1920. D'Annunzio inchinatosulle bare deí caduti nel «Nataledi Sangue». Di lì a pochi giornii Legionari avrebbero lasciato Fiume

o'., •..i.

t_ w ye

4"N

sobborgo della croata Susak. Fiume vennecosì commissariati, come poi sarebbe ac-caduto a vari comuni italiani davanti al-lbffensiva squadrista del 1922 propedeuticaalla Marcia su Roma. Con la fine del-l'esperienza fiumana infatti una buonaparte dei Legionari confluì nel Fascismo.D'Annunzio, invece, accettò suo malgradoil dorato esilio nella villa di GardoneRiviera, rinunciando di fatto a mettersi ditraverso all'ascesa di Mussolini Altri espo-nenti del fiumanesimo, invece, aderironoalle tesi antifasciste, primi fra tutti AlcesteDe Ambris e Mario Magri (1897-1944),

[1111MUILUI

Imprese memorabili

erano minoranza malvista, non andòmolto meglio: durante il Regime furonosilenziati, anche grazie alla svolta impressada Mussolini nel 1924 che con un accordootteneva l'annessione di Fiume all'Italiain cambio di parte del suo retroterra edello sgombero di Porto Baross.

Un'ultima fiammata gli autonomisti diZanella - che durante il Regime s'era rifu-giato a Belgrado - la cercarono nell'im-mediato secondo dopoguerra. Zanellacercò di presentare lo Stato Libero diFiume come una «vittima» del Fascismo

Le forze di Tito avevano le idee ben chiare su qualedovesse essere la sorte degli italiani della Venezia

Giulia. Lo stesso giorno dell invasione di Fiumeinfatti iniziarono gli arresti e le esecuzioni sommarie.

Almeno seicento fiumani vennero liquidati

che più volte cercò di spingere D'Annunzioa capeggiare una fronda antifascista. Magrifinì poi al confino di polizia e durante laSeconda guerra mondiale aderì alla Re-sistenza romana, venendo fucilato alleFosse Ardeatine. I sindacati di ispirazionefiumana - riuniti in una «Unione spiritualedannunziana» - parteciparono alla «se-cessione dellAventino» del 1924 decisadai partiti antifascisti in seguito al rapimentoe all'uccisione di Matteotti. Con la svoltaautoritaria del governo Mussolini nel1925 finirono nel mirino della polizia evennero neutralizzati. Agli autonomistifiumani, che nel periodo della Reggenza

Settembre 2019

e chiese ai vincitori del conflitto la sua ri-costituzione. Un tentativo patetico: le forzearmate di Tito che il 3 maggio 1945avevano invaso la Città di Vita avevano leidee ben chiare su quale dovesse essere lasorte della Venezia Giulia. Lo stesso giornodell'invasione infatti iniziarono gli arrestie le esecuzioni sommarie. Almeno seicentofiumani vennero liquidati dalla poliziapolitica: fra questi il senatore RiccardoGigante, uno dei protagonisti del nazio-nalismo fiumano, ma anche gran partedel partito autonomista. Tutti gli altriscelsero la via dell'esilio. Gli italiani, chenel 1919 erano almeno 5o mila, oggi sonoridotti a poco più di duemila. Meno deldue percento della popolazione di Fiume,una città che gli stessi italiani di oggi -spesso e volentieri del tutto ignari dellastoria di quei luoghi - chiamano semprepiù spesso con il nome che gli jugoslavivollero imporle, traducendo letteralmenteil termine «fiume»: «Thjeka». Questa igno-ranza messa a confronto con lo spessoredella vicenda fiumana dimostra perfetta-mente la veloce evaporazione della co-scienza storica di un popolo.

Emanuele MastrangelorYJastrüng210@sÍoriót1ílrete. cOIYI

STORIA IN RETE 121

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

005674

Mensile