LUOGHI E VOLTI SENZA TEMPO -...

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CIRCOLO CULTURALE TerraNostraCon la collaborazione di: Circolo Culturale “Poeti Terrazzani” ORGANIZZA LUOGHI E VOLTI SENZA TEMPO I POETI MINERBESI incontrano i POETI TERRAZZANI Con Nella Dall’agNello Voce recitante: Brunetta De Gasperi Accompagnamento musicale di Filippo Falamischia Domenica 29 Aprile 2012 ore 16,45 Teatro San Lorenzo Minerbe VR Seguirà un momento conviviale

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CIRCOLO CULTURALE “TerraNostra”

Con la collaborazione di: Circolo Culturale “Poeti Terrazzani”

ORGANIZZA

LUOGHI E VOLTI SENZA TEMPO

I POETI MINERBESI incontrano i POETI TERRAZZANI

Con Nella Dall’agNello

Voce recitante: Brunetta De Gasperi

Accompagnamento musicale di Filippo Falamischia

Domenica 29 Aprile 2012 ore 16,45

Teatro San Lorenzo Minerbe VR Seguirà un momento conviviale

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CIRCOLO CULTURALE “TerraNostra”

Con la collaborazione di: Circolo Culturale “Poeti Terrazzani”

LUOGHI E VOLTI SENZA TEMPO

Dedicato a Terrazzo

Sembra che ovunque volgiamo lo sguardo, la realtà ci restituisca immagini di desolazione … il sorriso è talvolta

lacerato dallo strazio che colpisce l’umanità preoccupata esclusivamente per la decrescita del PIL; e noi corriamo,

fin dal primo mattino, scossi dai frastuoni della nostra giornata, che temiamo di perdere. Abbiamo fretta di vivere,

abbiamo fretta di consumare ore. Stiamo correndo con la mente e ci perdiamo il cielo imbiancato da nuvole feline.

Guardiamo distrattamente i ciottoli delle strade, i volti dei passanti e le vetrine imbellettate.

Stiamo correndo troppo, sta correndo troppo il tempo.

Eppure poi, se abbandonati in noi, ritroviamo immagini, avvertiamo quel silenzio che una volta risuonava di vita.

Sono i luoghi e i volti senza tempo. Volti di donne , volti di vecchi, di ragazzi. È il volto del bambino per terra

che guarda in alto verso il padre, è il volto di mia madre che mi prende in braccio e mi copre sotto la grande

sciarpa nera per portarmi, in una sera d’inverno, a trovare la nonna. È il volto della mia vecchia casa, miscuglio

indefinibile di colore, luce, profumi, voci. È il profumo di canestri in fiore della mia via di ghiaia biancastra, lungo

un canale dall’acqua cristallina. Sono le mani di mio padre, nodose, incallite, dure dalla fatica di tutta una vita di

lavoro, che riposano nelle mie. Ecco che allora il ricordo sazia più di tutta la realtà, e ha una certezza che nessuna

realtà possiede, perché un volto, un luogo della vita che sia ricordato, è già entrato nell’eternità.

Ornella Princivalle

Minerbe, 29-4-2012 Presidente del Circolo Culturale “TerraNostra”

Ogni poeta è un sacerdote e sopporta pene indicibili per regalare la propria parola agli altri.

‘E’ un improbo recupero di forze per avvertire un pò di eternità’.

La gente cerca di amalgamarlo col volgo, di confonderlo con il pantano,

di farlo morire di asfissia tra polvere e reati,

e il poeta muore veramente, vinto dalla stanchezza

e dalla preghiera che non riesce più a risorgere.

Mai piu’?

Alda Merini, L’anima innamorata

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Campagna di primavera

Nel giardino di casa mia

Sotto la pergola tutto scorre come il turbine,

rapina semi di polvere

Angiòli bianchi e rosa dai pruni scompagina,

come capelli di fanciulla

Conduce in cielo e nessuno se ne cura

Dalle finestre s'insinuano discreti, frammenti

d'infinito riscaldano la terra

L’anima s’immerge e medita le orme,

deve riposano le memorie

che scrivono segni nel tempo

Tocchi di accordi suona nel silenzio la cetra,

per chi sa comprendere

E la poesie si leva i calzari

prima di salire alla luce del Sole

Le sfumature della vita si rincorrono ridenti,

rammentano meraviglie passate

Sotto terra fermentano voci antiche

Rinnovare le vie d’aria, d’acqua e di terra,

fecondare la vecchia morte, donare buoni sapori

Con occhi da bambine guardate l'aratro,

sposta la pietra “Lazzaro svegliati! Vieni fuori! "

Poi accadono cose, come un cammino

dove si addensano domande

Progetti di vita nuova elevano

la terra a sublimi vette d’amore

Sergio Polo

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Campagna d’inverno

L’umanità vuole costruire un futuro,

invano cerca le proprie ossa,

nascoste dagli antenati

sotto frutti marci e foglie marce

Le hanno rapite i liberi cani dal vecchio

filare di pioppi, fuggente lungo l’arido fosso

Verso l’orizzonte dipinto di nulla

protende rami vuoti

Trapelano misteriosi fruscii nel silenzio irreale

Dalle crepe rugose colme di ricordi

nel crepuscolo, si risvegliano bruscamente

e palpitano piccole passioni

Un gelido vento strappa brandelli di vita,

mette a nudo segreti desideri

Come boccioli di fiori passiti prima

di donarsi, sono già sepolti nella nebbia

Non trovano i passi giusti per conoscersi

e perdono i colori per via

Così termina il futuro prima del presente

Un cielo smorto, ansioso d’apparire solare,

si riflette sulla terra triste

Piange sporcando i mortali rimasti fuori

dalla grotta lucente

Sono al gelo, nessuno li riscalda

Nessuno se ne cura

Hanno sprecato l’amore

Nel tempo lacerato da una stella cadente

sulla neve, tanta gente cerca la speranza

di un seme di pane

Chissà dov’è finita tutta l’altra gente

Non vedo volto di donna in questi giorni

troppo brevi

Il grigiore non sorride alle ore tediose,

lunghe da passare fino in fondo

Sergio Polo

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Oltre la vita

Fermarmi qui nelle memorie,

in limpidi mattini

dalle grandi luci effuse,

ritrovare il brillare degli occhi,

il sapore dei desideri

nell’abbraccio infinito dei sensi;

attimi che duravano oltre

il piacere della carne.

Fermarmi qui nelle memorie,

al giungere della notte

assaporare germogli di parole

ritrovare i compromessi:

preludio al piacere

di catturare l’immenso

appeso a un sospiro

che non finiva se non

al giungere di un altro sole,

in un altro giorno.

Fermarmi qui

averti accanto nelle memorie

per non far cenere dei ricordi

con l’illusione di farli vivere

oltre la vita.

Franco Carlo Lorenzetto

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Nell’onda della solitudine

Allorquando il girasole china la corolla

il sole ormai rivela al mondo

la voglia di tramonto e il tempo

pigramente celebra l’evento

sopra l’oro di distese di frumento;

intanto che la luna si risveglia

l’azzurro si mescola all’argento.

Rintocchi di campane rimbalzano sui tetti

stormi d’inchiostro

arano rapidi il grigio del cielo

dal cenobio dei grilli giunge

uni corde il canto e l’anima

s’affaccia al davanzale della sera

sospesa nella luce incerta dell’ora.

È pena nella pena e turba

il lugubre notturno della civetta;

s’adagiano quiete le ombre

sul morbido cuscino d’ogni cosa.

È l’ora della corsa folle del pensiero

che sale in superficie e si rivela

all’ultima ragione dei ricordi

che scelgono il blu della notte

e vanno motivati d’emozione

aggrappati alla rete del languore.

Torna a nutrire l’erba del silenzio

passaggi grevi e vuoti abituali

nell’onda devastante della solitudine.

Franco Carlo Lorenzetto

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La mama in bicicleta

La mama mia, son sicura,

va in bicicleta de qua e de la

nel blù infinito che la ciapà

ormai tanto tanto tempo fa.

Fra nugole d’oro e angioli

d'argento gira in gran luce

par el firmamento.

No’ pol essar diverso.

L’ era abituà in tera qua

a ‘nar sempre co’ sto mezo

tanto facile da usar.

On fioleto sol careghin

n’altro sol sentarin, ’na sporta

in pingolon, vegnea dai noni

a torse farina e salamin.

Gh’era la bruta guera e

gera guera anca par ela.

Cara mama, adesso te speto

che te vegni incontro a mi

col to bel soriso e, te prego,

tome su ne la to bicicleta.

Pi’ presto farò rivar con ti

dal Signore Gesù nostro

fra i angeli e i santi che

in coro ne cantarà tante

bele canzon de felicità.

Licia Pesente

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ln motonave sull’Adriatico

Salpa la motonave sull’Adriatico e va ......

Lascia una lunga scia in tante sfumature:

una ferita si apre nella fresca acqua che

spumeggia ;,forte rumoreggia intorno.

Bianche goccioline, rubate alle nuvolette

leggere del cielo, scintillano ai nostri occhi

curiosi.

Tenui colori si baciano,giocano al luccichio

dei raggi del sole.

S’intrecciano, si lasciano, si prendono.

Si confonde il verde delle ormai lontane pinete

con il muschiato delle alghe smosse

nelle profondità marine.

Girano intorno i golosi gabbiani.

Gridano i bimbi alle novità della navigazione.

Nell’aria si spandono le antiche canzoni

della solare Romagna .

Arrivano al cuore i ricordi di giorni passati;

Sulle labbra il sorriso è gioia ! e, intanto ......

la motonave va ..,..,. .

A Prua sventola la bandiera italiana!

LICIA PESENTE_ Lido degli Estensi --

Luglio 2011

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Te trovarò

Te trovarò là distante,

longo on sentiero de on bosco pien de pini,

dove in fondo ‘na cascata te ciàma, a scoltare el so frussìo.

Te trovarò in zima a ‘na montagna,

i passi più alti i jera tuti tui,

sempre a scalare .......

Te trovarò a lèzare on giornale in te on bar,

a spetarme par tore on cafè .......

Te trovarò in bicicleta a contare i chilometri

che te ghe fato. ..

e farghene sempre de più.

Le stele te farà ciaro la note la de là .......

Te si ‘ndà avanti ti solo ......

Ma son sicura che te trovarò.

Franca Bovolon

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Dove finisce l’arcobaleno

Dove finisce l’arcobaleno

ci sarà un luogo, o fratello,

dove il mondo potrà cantare,

canzoni di ogni sorta,

e noi canteremo insieme,

negri e bianchi fratelli, una canzone

E sarà un canto pieno di tristezza,

non ne sappiamo il motivo

difficile da imparare.

Ma noi lo impareremo tutti insieme.

Non esiste un motivo che sia negro,

non esiste un motivo che sia bianco.

C'è musica soltanto

e canteremo musica, fratello...

dove finisce l’arcobaleno...

Franca Bovolon

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RISOLUZIONE

Respiro

tra pietra e cemento

uno scorcio di cielo

sui tetti e le cupole dell‘indifferenza

Ascolto

il sordo boato che tutto avvolge

e sale

oltre i ruderi di Porta Nord

Affondo

in elettriche vie

pulsanti di sagome nel flash back,

lungo i viali della stazione

affastellati di rifiuti,

e clochards,

e rispetta il tuo ambiente

Ai treni,

mentre la voce percuote

ai treni,

me ne scappo,

e non c'è uomo che guardi uomo.

MASSIMO PANZIERA

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CANTO Dl LlBERTA’

ll blues dell’anima

ripetuto all’infinito

mi porta cadenzato sui passi della memoria

sull’onda di arabeschi musicali

pregni di voci

e sospiri

e grida

Giù nella strada,

giù nella strada corro

a cercare il sogno

con un fucile in mano,

con un fucile in mano canterò la morte dell’amore tradito,

perduto tra i vicoli della noia

e le catene del corpo.

MASSIMO PANZIERA

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PREDILIGO RICORDARE

Quando papà e mamma

alla domenica ci portavano

a passeggiare in collina,

a primavera il bosco si vestiva a festa:

primule, viole, bucaneve

e in quei luoghi incantati

io e le sorelle giocavamo a Biancaneve;

come castello c'era un rudere diroccato

che l`edera di verde aveva colorato,

da sentinella dell`immaginario maniero

c'era un gufetto dal ciuffetto nero.

L'anguana fungeva da strega cattiva,

scoiattoli e furetti erano i sette nanetti,

mentre il povero principe innamorato

era un ranocchio di verde maculato.

Questa è l`infanzia da ricordare

per I'affetto avuto,

che non si può dimenticare.

PARLADORE MITES

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Volti e luoghi senza tempo

Il deserto è un luogo senza tempo

e il fiume Nilo che cullò Mosè

scorre lento, lento.

l volti dei famosi faraoni

di quel luogo eran padroni,

pure la sfinge e le piramidi

incuriosiscono tutto il mondo

e finchè l’uomo vivrà

potrà godere di quella

misteriosa beltà.

PARLADORE MITES

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PATRIMONIO DI UN UOMO

Varie son le tappe della vita

collegate come una catena,

s'aggiungono sempre maglie nuove

alla prima che regge la sequenza.

Così nella vicenda d'ogni uomo

un viso, uno sguardo eloquente,

un giovanile ridente riso,

sprigiona l'improvvisa scintilla

che, volando dalla pupilla al cuore,

accende duraturo un fuoco ardente

vincitore delle trame del tempo.

Nello scrigno segreto custodito

amor non muta, nè si perde, nè muore,

ferma, prodigio, il correr delle ore,

ogni giorno resta come il primo.

Stampata a fuoco nella mente

una vecchia foto senza età,

la pittura viva non scolora,

non teme il gelo·e l'umidità:

un paesetto dalle piccole cose,

sempre uguale, immobìle nel tempo,

passante avido che al polvere avvolge,

mescolando passato col presente,

mai potrà cancellare col suo vento

quel mondo d'amore, tempo senza tempo.

SPERANZA GHINI

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PATRIMONIO DELL'UMANITA'

Ha usato l'uomo genio e mani

inventando per sopravvivere,

ha lasciato tracce del suo andare,

testimonianze di opere ardite.

Castelli, piramidi, tombe, campanili,

obelischi, città turrite, monumenti,

il grande patrimonio all’umanità

è un tesoro al sole senza tempo,

tappe e segni della nostra civiltà

e orgogliosi siam di tali eventi.

Come ricordo degli avi di famiglia

restano in dote le bellezze antiche

frutti del lungo cammino umano

fatto di successi, fatiche e sacrifici,

ma sempre avanza, tracciando nuove vie.

Affreschi, dipinti nelle chiese,

Madonne,croci, documenti rari,

statue, volti immortalati un dì,

scolpendo con passione il marmo vivo,

han fermato l'attimo fuggente

nelle lacrime, il dolore, un sorrise.

A uomini, sempre, d'ogni generazione,

comunicano col linguaggio dell‘arte,

sentimenti universali d'ogni stagione,

ammirazione, bellezza e santità,

pietà, dolore e commozione, nati

da quel raro soffio eterno

che colse, ispirato, il grande autore,

imprigionando il tempo nel capolavoro.

SPERANZA GHINI

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Volto senza tempo

Na dona prega inzenocià davanti 1’altare,

un cero impizo che pianin el se consuma,

la schina curva soto un peso da portare

el volto senza tempo senza espression alcuna,

le scarpe rote ai pie par tanto caminare

a eontar giornade ude. .. a una a una,

senza un posto sicuro dove ndare

col core in man. ..

che come el cero se consuma.

Silvana Picchi.

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All’amore Perduto

Vorrei essere una lacrima

per nascere dai tuoi occhi,

scorrere sul tuo viso,

morire sulle tue labbra.

Ma al chiaror della luna

il tuo volto vedo in ciel.

Una rosa mi è rimasta

e accarezzare lei or mi basta

che l’amor mio per Te

mi resta

Maurizio Rossoni

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A mio Padre

Ti vedevo sofferente, ma Tu

facevi finta di niente; i Tuoi occhi erano lucenti,

non ancora spenti e

sulle labbra Ti leggevo un sorriso,

per il Paradiso.

Mi guardavi e non parlavi,

Ti chiedevo “Come va?”

Rispondevi “Sono qua”.

Son Tuo figlio,

posso dirlo, stai soffrendo,

mi stai mentendo,

tieni chiuso dentro il cuore

questo Tuo gran dolore

pur sapendo che la vita

ormai per Te è finita.

Mi hai guardato,

Ti ho baciato

con un saluto poi

mi hai

lasciato.

Maurizio Rossoni

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4 Gennaio 2011

IL BORGO ANTICO

Era bello il mio Borgo, non so quando era nato,

l’ho trovato da ragazzo camminando in mezzo ai campi

ed aveva le pareti tutte verdi, il mio Borgo.

Io, ero ragazzo, solo ragazzo.

C’era un andirivieni di grilli, di spighe, di papaveri

di mani, di gambe e di tanta gente sorridente.

Anche le case sorridevano,

forse perché i topolini gli facevano

continuamente il solletico.

Poi avevamo le mucche, un po’ ossute

che si nutrivano di paglia, di fiori e di carezze,

per quello il loro latte era buono,

ma raramente serviva per fare il budino.

I cani e i gatti andavano d’accordo,

come noi ragazzi che eravamo in tanti

e tutti con le gambe piene di lividi,

anche le femmine s’intende, perché,

per fare merenda bisognava arrampicarsi

sui rami più alti degli alberi,

la frutta buona era quella vicino al sole,

dove i grandi non potevano arrivare.

Il mare, era il fosso con l’acqua buona da bere

ed i pesciolini giocavano con noi,

perché gli davamo le briciole del pane,

quelle rubate con sacrificio al pranzo.

C’erano tante oche da portare a pascolare

e correre con loro tra i campi, sempre un po’ secchi,

come noi del resto, l’abbondanza non era di casa.

Una cosa bella era la sagra, una volta all’anno, solamente,

bisognava fare i bravi per avere la mancia,

un po’ di spiccioli da dividere, per la giostra,

per il circo, le attrazioni, il tiro a bersaglio,

i croccanti e lo zucchero filato,

ma era troppo breve durava solo un fiato.

Poi vennero i fumetti, con Tex, l’lntrepido, Topolino e Tiramolla

e allora la scuola, poveretta, perse d’importanza.

A quel tempo le strade avevano i sassi aguzzi e tante buche

e le scarpe che avevo ereditato erano logore e squarci nelle suole,

così, mi misero sulle spalle una zappa che era più grande di me

dicendomi che, tutti devono portare la loro croce

e guadagnarsi il pane col sudore della fronte.

Mario Bissoli contadino e poeta di Gazzo Veronese

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21 Dicembre 2011

Il Mio

Vecchio

Il mio Vecchio

era un nastro di sole

per legare ì covonì

e portarli nel granaio

della famiglia.

Il mio Vecchio

era un nastro di sole

per legare le nubi

e portarle via

quando minacciavano

tempesta.

Il mio Vecchio

è un nastro di sole

che dal cielo scende

tra le mie mani

per legare gli affanni

e affidarli al vento.

Il mio Vecchio

ha tanti nastri di sole

ma un solo nome:

Padre.

Mario Bissoli

il contadino poeta

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SUL FIUME DELLA LUCE

Sull'orlo della terra guardo il precipizio dove s’accortoccia il cielo. E' fragile la crosta sotto i piedi d’unghia rossa come la mia parola in equilibrio sul fiume della luce. Prima d’arrivare ho cercato la verità nella buca delle lettere con la firma dei viventi, lungamente, nell'impeto di urla bimba con la cordicella che ha saltato gli anni della sua storia, per cadere dove la misura della vita s’avvita nel gorgo del respiro. Inutile il mio raschiare la gola e la strada cosparsa della mollica del mio pane. Nessuno mi cercherà nel becco dell’aquila — dove sarò volo, dove sarò lnfinito.

LUCIANA GATTI

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IL PARCO OLTRE LA VETRATA

Ed era nel levare della vita

che i compagni della littorina

schizzavano quell'andare a scuola.

Ci aspettava al predellino

un matto a barba rasa

che vagava alla stazione

e non chiedeva nulla.

Poi tutti a pestare con le suole di para

i ricci degli ippocastani del viale.

Sceso dal suo viaggio,

Cavalcaselle ci aspettava

con il liberty dietro la schiena

e l'indomito cuore

racchiuso nel bronzo,

e annotava la nostra fretta sulle scale. ..

Sulla fronte della palestra

ruggiva il Leone di Venezia

con le sue fauci di pietra...

lo ero obliqua alla nitida parete

e guardavo il parco oltre la vetrata,

con le cime dei tigli

a spolverare le foschie dell’autunno.

"Do you speak english?"

mi chiedeva un professore

venuto con l'ombrello dalla Magna Grecia

e la chiarita degli occhi sotto vetro.

— Un “Bye — bye” così, senza l’ "au revoir”

che allora più si masticava,

bevendo calamai di parole —

E tesori di coscienza ci donava

Mantovani con il suo Caesar (*)

e la poesia verso il divino

sulla barca tra i flutti di Ulisse,

nella malia dei primi sguardi.

Dal buco della calza

io mostravo il mio tallone d’Achille

tra le parentesi graffe,

bianche sul nero della lavagna. ..

Luciana Gatti

(*)Mantovani: L'indimenticato prof. Antonio Mantovani, docente di lettere e preside al Liceo "G. Cotta" e alla Scuola

Media "P.D. Frattini" (anni '50-'60)