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Luoghi di culto e devozione IV Quaderni guidizzolesi

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Luoghi di culto e devozioneIV

Quaderni guidizzolesi

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Con il patrocinio

Amministrazione Comunale di Guidizzolo

Il “Quaderno” è stato realizzato grazie al contributo della Amministrazione Comunale di Guidizzoloe del “Salumificio Ruggeri”.

Ringraziamenti

L’Editore intende ringraziare quanti hanno agevolato con piena disponibilità il suo compito, fornendoutili indicazioni e suggerimenti, in particolare l’autore dei testi Prof. Giovanni Zangobbi, il curatore del“quaderno” e autore delle fotografie Andrea Dal Prato, i preziosi collaboratori Prof. Franco Mondadori,don Adriano Avanzi, don Renato Beduschi, don Dario Gelati, Graziano Pelizzaro, Gianfranco Ruffonied il Gruppo Volontari Guidizzolesi.

Nota dell’EditoreQuesto “Quaderno” non è un “censimento” delle santelle e della immagini Sacre presenti a Guidizzolo,ma vuole essere testimonianza di una tradizione religiosa che risale a tempi lontani ed è tramandata anoi anche attraverso queste immagini che lo testimoniano.

Riproduzione vietata

Provincia di Mantova

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IV-3Presentazione

Luoghi di culto e devozione

Nella nostra epoca constatiamo due realtá chesi contrappongono.

Da un lato la contestazione dei simboli cristia-ni: niente crocifisso, niente presepio, niente segni all'ester-no che indichino la realtà cristiana delle nostre comunità. Siteme che la manifestazione cristiana contrasti con la situa-zione multietnica e multireligiosa che si va affermando nellanostra società. Non si capisce che la dignità di una personasta nell'affermare apertamente, e con grande rispetto versol'altro, il proprio modo di pensare, anche sotto l'aspettoreligioso.

L'altra realtà è quanto il Papa continuamente cifa notare e cioè le radici cristiane dei nostri Paesi, radici chenei secoli hanno costruito la civiltà europea e che ancora lafanno vivere.

Visitando diversi stati a maggioranza non cri-stiani, non mi è mai venuto in mente di pensare di toglierei loro segni religiosi, ma piuttosto di capire, di vedere comevivono la loro religiosità e quasi, direi, di incoraggiarla. Inquesto contesto di rispetto religioso, plaudo alla pubblica-zione di questo “Quaderno” dedicato ai luoghi di culto e didevozione di Guidizzolo. Hanno accompagnato i sentimentireligiosi di tanti compaesani che ci hanno preceduto evogliono essere anche per noi un invito a sostare (realtàoggi tanto difficile) o almeno ad avere un pensiero e unapreghiera quando passiamo davanti a queste immagini.

Voglio sperare che questi segni cristiani sianosempre presenti anche nelle nostre famiglie.

don Adriano Avanzi

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Luoghi di culto e devozione

Introduzione

Molti dei nostri luoghi, dove si vive e si lavora, si fregiano di segni devozionali vecchi onuovi: essi sia pure in un contesto di civiltà più avanzata e di ben più illuminata sensibilità religiosa,sono idealmente legati a quelli del passato, testimonianza dell'eterna tensione dell’uomo verso l’as-soluto.

È noto infatti che anche gli antichi Greci e Romani punteggiavano case e campagne, luo-ghi pubblici e crocicchi delle strade con divinità protettrici e segni propiziatori a supporto della fragi-lità e dell’impotenza umana.

È sulla scorta di queste considerazioni che nel 2003 gli Hobbisti Collezionisti, oggi conflui-ti nel Gruppo Volontari Guidizzolesi, decisero di presentare in un calendario le più caratteristiche dellesantelle presenti sul territorio, originate dal cuore della nostra gente, espressione vivace di “fede edarte popolare” in una società che sembra voler dimenticare il passato e banalizzare ogni suo valore.

Lo studio architettonico delle edicole, per lo più di stampo ottocentesco, fu affidato aCesarino Monici, quello storico a Giovanni Zangobbi ed i rilievi fotografici ad Andrea Dal Prato.

Una prima indagine, anche se non approfondita, aveva portato ad intuire per certe pitture,sculture, bassorilievi la necessità di studi più attenti. Ma anche a recepire tradizioni orali che val lapena di raccontare.

Per esempio a Selvarizzo, e precisamente nel portico dell’antica proprietà Dobelli, era col-locato un dipinto che raffigurava la Madonna ed apparteneva alla famiglia da più generazioni; attornoad esso, impreziosito da un piccolo altare, nei mesi e nelle ricorrenze dedicate a Maria, si riunivano inpreghiera gli abitanti della frazione. Una memoria tramandata di padre in figlio voleva che la pia imma-gine non dovesse mai venire nascosta, poichè quando, per la necessità di mettere al riparo il raccolto,questo succedeva inspiegabilmente e ripetutamente vi scoppiava un incendio. Il quadro, oggi diversa-mente ubicato, continua ad essere oggetto di particolare venerazione.

Ora, poichè il calendario non è più stato realizzato, con molta soddisfazione abbiamoaccettato di convogliare il materiale del nostro archivio al Centro Culturale San Lorenzo, contribuen-do, sia pure in piccola parte, ad “illustrare” con un nuovo “Quaderno” una porzione della nostra storialocale, sollecitando nel contempo curiosità e passione specialmente nei giovani.

Gruppo Volontari Guidizzolesi

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Alcuni anni fa, un Gruppo guidizzole-se pensò di realizzare un calendario dedicato allesantelle presenti sull'intero territorio comunale.Non se ne fece poi nulla, però è rimasta la vogliadi riprendere e portare all'attenzione un patrimo-nio della religiosità popolare più semplice egenuina che, accanto alle chiese parrocchiali esussidiarie, presenti o scomparse, testimonia lafede in Dio e la particolare venerazione verso laMadonna e i Santi.

Le edicole votive, ovvero le santelle,con le diverse sacre raffigurazioni, ci raccontanola particolarissima storia religiosa di tante perso-ne, con tutto il loro carico di angoscia, paura, maanche di fiducia e speranza.

“Edicola” deriva dal latino “aedicula”,diminutivo di “aedes” che significa tempio; per-tanto edicola è da intendersi come piccolo tem-pio, oppure piccola cappella, al limite una sem-plice nicchia nella parete di una casa o di unmuro. Pure il termine “tabernacolo”, derivato dallatino “tabernaculum”, ha il significato di piccolacasa e così la parola “capitello” ci rimanda ad unacolonna, o perlomeno una base, sostenente unaimmagine sacra.

Tali santelle, capitelli, edicole, taber-nacoli, madonnine, come talvolta vengono vol-garmente chiamate, hanno connotato, nel passa-to in modo particolare, il paesaggio, rurale eurbano. Come non ricordare che nell'incontro didon Abbondio con i “Bravi” è minuziosamentedescritta una santella con l'immagine delleanime purganti?

Di sicuro erano particolarmente fre-quenti lungo le grandi vie dei pellegrinaggi. Aonor del vero va detto che il proliferare di questesantelle risale ad epoche precristiane.

Nell'antichità romana, all'incrociodelle vie, sorgevano numerosi tempietti conimmagini dei Lari. Nelle campagne, in mezzo aicampi, sui confini degli stessi o lungo i sentieri,venivano poste immagini di divinità agresti affin-

ché proteggessero i raccolti dei campi dai perico-li di distruzione o danneggiamento derivantidalla natura ostile o dalla perfidia degli uomini. Ilnostro “spaventapasseri” potrebbe essere eredediretto delle divinità pagane, che, va detto, eranoancora venerate nelle campagne nel periodo alto-medievale. Le autorità ecclesiastiche dell'epoca,infatti, vigilavano attentamente se gruppi di per-sone si ritrovassero all'incrocio delle strade, per-ché quella era una sicura manifestazione dellapersistenza di culti pagani.

Nel Medio Evo le sacre immaginivenivano generalmente poste presso le portedelle città: avevano il compito di difendere lacittà stessa e, pertanto, raffiguravano, per lo più,i Santi protettori, oppure proteggevano i forestie-ri che entravano nel centro abitato e che, spesso,rischiavano la vita, perché le strade, di notte, manon solo, erano malsicure, buie, illuminate soloda qualche debole lumino posto davanti ad unasacra immagine, regno dei ladri, di briganti, diassassini; teatro di regolamenti di conti, risoltiesclusivamente con lo spargimento di sangue.

Se nel Quattro, Cinquecento le san-telle cominciano ad assumere qualche pregioarchitettonico, a partire dalla Toscana, nel perio-do barocco si arricchiscono di esuberanti orna-menti, come appare nei significativi esempiromani.

Diverse sono le motivazioni chehanno portato all'erezione di questi particolariluoghi di devozione.

Con molta frequenza essi hanno ilsignificato di ex-voto, cioè di adempimento diuna promessa fatta ad un santo o alla Madonnaper una grazia ricevuta. Talvolta indicano il luogodi qualche sepoltura collettiva, magari duranteuna pestilenza, oppure fanno memoria di eventimiracolosi o di visioni; a volte sembrano sempli-cemente augurare un buon cammino o uno starebene.

Un tempo erano luoghi di riunione

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Luoghi di culto e devozione

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per la preghiera del Santo Rosario, per qualchenovena particolare, magari in preparazione dellafesta di un santo.

Essi esprimevano, ed esprimono tut-tora, la vita corale di una comunità o la devozio-ne privata di una famiglia che invocava Dio, laMadonna e i Santi per il comune dolore e per lacomune gioia.

Proprio per questo, tali luoghi didevozione integrano e arricchiscono il patrimo-nio anche artistico del territorio e, accanto allechiese, formano un reticolo attraverso il quale èriconoscibile la storia religiosa di una comunità.

Altro discorso è possibile fare riguar-do le chiese del Comune: le due parrocchiali deiSs. Apostoli Pietro e Paolo in Guidizzolo, e di SanGiorgio Martire in Birbesi; la sussidiaria dei Ss.Filippo e Giacomo in Rebecco e di San Lorenzo,di proprietà comunale.

Tranne quest'ultima, e specialmentele parrocchiali, esse sono il luogo di culto dell'in-tera comunità, ove è celebrata l'Eucaristia, ove siviene battezzati, si riceve la prima Comunione edè amministrata la Cresima; dove ci si sposa edove si viene portati per un ultimo saluto primadi essere condotti all'estrema dimora.

Tutti, nel passato, oggi quasi tutti, lesentono come proprie, come parte della vita diognuno e quando si è chiamati a contribuire adopere di restauro o di abbellimento molti fannola loro parte, sentendole quasi come un patrimo-nio personale.

Considerando la dispersione dei piùcospicui patrimoni privati guidizzolesi, le chieselocali ospitano la stragrande maggioranza delleopere d'arte, che non hanno un valore solamentevenale, ma anche di venerazione, per molte diesse.

Purtroppo, il patrimonio ha subitoperdite rilevanti nel corso dei secoli, o magari,negli ultimi anni, basti ricordare la scomparsadella chiesetta di San Andrea, di cui sussiste un

affresco staccato nella chiesa parrocchiale diGuidizzolo, e la demolizione dell’oratorio deiDisciplini in via Chiassi. Ha corso il rischio dellaperdita irreparabile anche l'Oratorio di SanLorenzo, da sempre caro alla memoria dei guidiz-zolesi; pericolo fortunatamente scongiurato dalComune che dopo averlo acquistato nel 1995 l'harestaurato e aperto al pubblico.

Giovanni Zangobbi

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Luoghi di culto e devozione

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IV-7Le immagini raccontano

Chiesa Parrocchiale di Guidizzolo. Cristo in croce tra la Vergine e San Giovanni evangelista, affresco della seconda metàdel XV secolo, trovato durante i lavori di demolizione del vecchio presbiterio nel 1970.

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Le notizie riguardo la fondazioneappaiono alquanto frammentarie; fondati motiviportano a ritenere che la pieve di Guidizzolofosse collegata con l'abbazia benedettina diLeno. Quando, nel 1970, durante i lavori diampliamento dell'edificio sacro, venne abbattutoil vecchio presbiterio, apparvero resti di struttureromaniche, evidenti, pure, nel campanile.

Le notizie certe cominciano dal seco-lo XVI. Nel 1508, la pieve di Guidizzolo venneunita al Monastero olivetano di Santa Maria delGradaro in Mantova.

In seguito alla visita pastorale delvescovo di Brescia mons. Bollani nel 1566 e aiDecreti di San Carlo Borromeo successivi alla suavisita del 1580, la chiesa ebbe radicali interventi:venne demolita e allungata la navata affinchépotesse accogliere un maggior numero di fedeli;fu rifatta la facciata e costruito il portico davantialla porta maggiore.

Nel 1778 viene annotato che erastata riparata la cappella maggiore e allungata lasagrestia.

Nel 1896 la chiesa venne consacratadal vescovo di Mantova mons. Origo.

Nel corso del Novecento, a causadell'aumento demografico e del degrado dell'edi-ficio, si procedette ad un radicale intervento, condemolizioni consistenti e ricostruzione e allarga-mento del presbiterio. L'opera, iniziata dal parro-co don Gino Sarti, unitamente al vicario donGiulio Incontri, a partire dal 1968, venne comple-tata dall'attuale parroco don Adriano Avanzi.L'inaugurazione dei lavori effettuati si svolse nel1989.

Sette gli altari. Oltre a quelloMaggiore, abbiamo, sulla destra, quelli: dellaMadonna di Sant'Andrea, di San Carlo, diSant'Antonio di Padova, con una preziosa tela delBazzani; sulla sinistra: del Crocifisso, di SanGiovanni Battista e della Beata Vergine delRosario.

Altre tele e affreschi, in parte stacca-ti, impreziosiscono l'edificio, che per dimensioni,appare uno dei maggiori dell'Alto Mantovano.

Tra questi, degno di nota è l'affrescodella Madonna in trono con il Bambino, probabil-mente risalente al XV secolo e forse attribuibileai Bembo, una famiglia di pittori di origine cre-monese.

La sacra immagine della “Madonnadelle Grazie” era riapparsa, nel gennaio 1970,dopo quasi 192 anni, nella parete destra del vec-chio presbiterio, durante i lavori di demolizione erestauro.

Da un documento di don AntonioIlario Fortunati, sappiamo che nel 1778, quattrogiorni prima dell'arrivo del vescovo di Brescia, invisita pastorale, previsto per il 18 novembre, l'af-fresco venne occultato nel muro, dietro alcuneassi; non ne conosciamo il motivo; però, si puòritenere che, o si temeva che il Vescovo avrebbeseveramente stigmatizzato il fatto che il culto diuna immagine mariana nel presbiterio contrasta-va con la dovuta venerazione al SantissimoSacramento, oppure che, avendone gli abitanti diCastel Venzago, terra da cui proveniva l'immagi-ne, reclamata la restituzione, la stessa venissenascosta, al fine di mantenerla a Guidizzolo.

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Luoghi di culto e devozione

Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, apostoli

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Cappella della Madonna di Sant’Andrea; Cappella di San Carlo Borromeo e Santa Francesca Romana; Cappella di SanGiovanni Battista e Cappella di Sant’Antonio di Padova (dipinto di Giuseppe Bazzani).

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Madonna delle Grazie, affresco della fine del XV secolo. Nascosto nel 1778 e ritrovato nel 1970 durante i lavori di ampliamento della chiesa Parrocchiale del capoluogo.

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Cappella della Madonna del Rosario; Cappella del Crocefisso, con i Santi Luigi Gonzaga e Vincenzo Ferreri.Gennaio 1970, durante i lavori di restauro appare, dopo 192 anni, l’affresco “Madonna delle Grazie”. A pag. 37, copia del documento (fissato alla tavoletta che proteggeva il dipinto) riapparso al momento del ritrovamento.

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Luoghi di culto e devozione

L'inizio dell'attuale costruzione instile barocco, che ha sostituto la precedentequattrocentesca, si può far risalire al 1738; infat-ti, l'11 agosto dello stesso anno, don LeandroChizzola, vicario generale della diocesi bresciana,approvava il disegno progettuale della fabbrica.Non si conosce il nome del progettista, ma i pre-cisi riscontri stilistici con la Parrocchiale diCavriana, la inseriscono tra le opere del ticineseGiovanni Maria Borsotti.

La facciata, coronata da cimasa, pre-senta un doppio ordine di lesene: sei nella parteinferiore e quattro in quella superiore. Le quattronicchie ospitano le statue dedicate allaMadonna, a Sant'Anselmo, a San Francescod'Assisi e a San Luigi Gonzaga.

Sei gli altari. Oltre a quello monu-mentale in marmi policromi, dedicato a SanGiorgio, abbiamo, a destra, quelli: del Crocifisso,di San Luigi Gonzaga, di Sant'Eurosia e delleAnime Purganti, della Madonna del Rosario; sullasinistra gli altari: della Conversione di San Paolo,di Sant'Antonio di Padova, un tempo di jus patro-natus della nobile famiglia Rizzini.

Degna di nota è la sagrestia, ricca distucchi, con l’immagine di San Giorgio e dei quat-tro Evangelisti.

Tra il 1942 e il 1945, il prof.Alessandro Dal Prato diresse i lavori di restauro eabbellimento della chiesa realizzando, sullavolta, gli affreschi sui temi dell'Eucaristia,dell'Impetrazione della Pace e della Risurrezione.Nella cappella del Battistero dipinse la scena delbattesimo di Gesù.

Tra il 1702, e cioè dal parroco donCarlo Gazzoli, e il 1930, anno in cui morì l'arcipre-te don Federico Buganza, la chiesa fu retta dasacerdoti scelti dai parrocchiani. Era il cosiddetto“Diritto di patronato”, spettante ai capi famigliadella parrocchia.

Il Vescovo, prima quello di Brescia,che concesse il privilegio per i meriti dei parroc-

chiani, e poi quello di Mantova, sottoponeva agliabitanti del luogo una quaterna o terna di nomi;i capifamiglia, assunte le dovute informazioni esvolte le opportune assemblee, per via elettoraleeleggevano il proprio parroco.

Fu il vescovo mons. DomenicoMenna che, non senza resistenze e mugugni dellapopolazione, riuscì ad ottenere la rinuncia al sud-detto diritto.

Il compianto don Sergio Malvardi,parroco dal 1930 al 1990, fu nominato, secondo lanuova forma, direttamente dal Vescovo, all'età di28 anni.

Chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, in Birbesi

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Altare Maggiore, dedicato a S. Giorgio Martire; pala del Crocifisso tra i santi Paolo apostolo e Giorgio, ai piedi gli offe-renti, forse, i fratelli Giorgio e Andrea Rizzini. Altare e pala dei santi Luigi ed Eurosia e delle anime purganti. Altaredella Beata Vergine del Rosario. Altare del Crocefisso.

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Altare e pala di Sant’Antonio di Padova. Altare e pala della Conversione di San Paolo.Interni della chiesa: negli anni ‘30 e nell’anno 1943.

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Le statue Madonna di Lourdes e di Sant’Antonio AbateLa facciata e l’interno della chiesa.

Essendo impellente la necessità diaumentare la frequenza alle funzioni religiose,considerata la lontananza della frazione dallachiesa parrocchiale di Guidizzolo, nel 1722 donGiacomo Ranzini chiese al vescovo di Brescia ilpermesso di poter costruire una chiesa inRebecco.

Come spesso accade, quanto realiz-zato non appare conforme al progetto approvato.L'opera è, comunque, attribuibile al capomastroticinese Giovanni Maria Borsotti.

Il sacro edificio venne fortementevoluto dagli abitanti della frazione, che, riunitisiin assemblea, si autotassarono e fecero donazio-ni onde permetterne il futuro mantenimento.

La chiesa è stata oggetto di radicalirestauri che hanno riguardato sia l'interno chel'esterno. Un bell'altare maggiore troneggia nelpresbiterio. Non vi sono altari laterali, ma duenicchie ospitano statue tra cui quella dellaMadonna di Lourdes, tanto cara agli abitantidella frazione.

Chiesa sussidiaria dei Ss. Filippo e Giacomo, in Rebecco

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Oratorio di San LorenzoIV-16

Negli antichi documenti la chiesa ècitata come: “Ecclesia Sancti Laurentii in castro”.

Il rudere addossato all'edificio sacroappare probabile avanzo di una costruzionemedievale più che tardo romana, forse propriouna fortificazione.

I recenti lavori di restauro hannomesso in evidenza altre realtà anteriori all'attua-le sistemazione, come l'abside circolare, dellemurature preesistenti all'odierna cripta, un murointonacato nel suolo, fino a circa due metri diprofondità, il che fa pensare che nel passato ilpiano del calpestio fosse ad un livello inferiore.

Al momento non è possibile scioglie-re dubbi, in quanto manca adeguata documenta-zione archivistica.

Sappiamo, però, che il sito fu, proba-bilmente, abitato in epoca preistorica, cometestimoniano più o meno casuali ritrovamentiarcheologici nella zona.

E' ipotizzabile pensare che il luogofosse sacro a qualche dio pagano e che in segui-to sia stato cristianizzato con l'edificazione di untempietto. Si spiegherebbe, così, la presenza diun luogo sacro in aperta campagna, preesistenteall'arrivo, alla fine del Quattrocento, dei PadriEremiti di Santa Maria di Gonzaga, favoriti nelloro eremitaggio dall'ubertosa e tranquilla naturacircostante. Prima dei Padri Eremiti la Chiesa e ilocali annessi costituirono la Diaconia e loXenodochio della Pieve, luogo di carità e acco-glienza di viandanti e pellegrini.

Con le riforme e soppressioni sette-centesche, San Lorenzo divenne proprietà privatadella nobile famiglia Rizzini, che qui volle seppel-lire i propri defunti. Acquistata dal Comune nel1995, è stata restaurata dallo stesso Ente e resti-tuita alla Comunità.

Il restauro ha permesso il salvataggioe il recupero del ciclo di affreschi, che sono uninno alla religiosità popolare, databili tra la finedel Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Si

tratta di Santi molto noti, sicuramente invocaticome potenti intercessori verso Dio, contro lamalattia o per i più svariati bisogni.

Sono bene identificati, oltre allaMadonna, a San Giovanni, alla Maddalena, e aSan Giuseppe i Santi: Antonio abate, protettoredegli animali; Sebastiano e Rocco, invocato con-tro le pestilenze un tempo numerose; Martino,popolare nel mondo agricolo; Francesco d'Assisi;Lorenzo; Agata, patrona delle balie che allattano,dei fonditori di campane e dei gioiellieri; Barbara,patrona degli artiglieri e di tutti coloro che hannoa che fare con il fuoco; Onofrio, patrono dei tessi-tori; San Nicola da Tolentino, eremita agostinia-no.

Incerta è, invece, l'attribuzione di unsanto papa e di un santo vescovo.

L'Oratorio di San Lorenzo apparesicuramente la sintesi della religiosità popolareguidizzolese.

Luoghi di culto e devozione

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San Sebastiano; San Martino a cavallo; San Rocco che indica la piaga sulla coscia e San Francesco d’Assisi che ricevele stigmate, in secondo piano frate Leone

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Madonna in trono col Bambino; Sant’Antonio Abate; San Nicola da Tolentino e Santa Maria Maddalena.

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San Lorenzo, si rileva scritta graffita 1564. Paliotto dell’altare principale con immagine del Santo titolare, dipinta a tempera su tela.

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La chiesa della Santissima Trinità odi San Giacomo fu fatta costruire nei primi annidel XVII secolo in quella che allora era chiamatavia di Mezzo.

I Disciplini erano una Confraternitadedita ad opere di pietà cristiana, per la propriasalvezza e la salute del prossimo. Nel corso deglianni l'oratorio si arricchì di arredi e suppellettilisacre. Nel 1788, in seguito alle riforme ecclesia-stiche e alle soppressioni di Giuseppe II,Imperatore d'Austria, la Confraternita venne abo-lita e i suoi beni entrarono nella disponibilitàdella parrocchia.

Il sacro edificio, destinato ad usidiversi, tra cui quello di teatrino e sala riunioni, èstato, purtroppo, demolito nel 1976.

L'affresco raffigurante la Madonna introno tra i Santi Andrea ed Antonio, attualmenteconservato nella chiesa parrocchiale, dal 1803 eracollocato in questa chiesetta. Proveniva daldemolito oratorio di Sant'Andrea posto nell'omo-nima via, risalente al XVII secolo e diventato,verso la fine del Settecento, fatiscente e, sembra,ricettacolo di ladri. Un documento d'archivio ciinforma che: “La venerabile immagine di MariaVergine santissima, dipinta sul muro dell'altaremaggiore nell'oratorio di Sant'Andrea, è statalevata da quella chiesa, profanata e cadente, il seidi agosto, giorno di sabato, circa le ore sei, del-l'anno 1803 e condotta sopra un carro senza ruotetrainato da otto paia di buoi per il pesante murodi sassi e posta nell'oratorio della SS. Trinità”.

Oratorio dei Disciplini e Oratorio di Sant’Andrea

Oratorio dei Disciplini: l’esterno e l’interno, durante i lavori di domolizione.Oggi, sul sito dell’antico oratorio, sorge un condominio.

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Guidizzolo, Chiesa parrocchiale: “Madonna di Sant’Andrea”, tra i Santi Antonio e Andrea già nell’omonimo oratorio e,successivamente, in quello dei Disciplini.

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IV-22 Immagini Mariane

Affresco cinquecentesco raffigurante la Madonna con il Bambino e un Santo, probabilmente S. Antonio abate. Postofino al 1982 su una casa in via Fontane, venne “strappato” e ora è conservato nella chiesa parrocchiale di Guidizzolo.L'affresco, dall'analisi stilistica, appare strettamente connesso con quelli di San Lorenzo.

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Madonne col Bambino si trovano a Birbesi (casa Lodi); in via Chiassi (casa Mondadori), dipinto realizzato dal prof.Alessandro Dal Prato, restaurato dal prof. Cesarino Monici; sulla Torre civica, musaico opera dei docenti e degli allievi dellocale Istituto d'Arte, realizzata nel 1955 e benedetta dal vescovo Poma. Conclusione della processione Mariana del 1995.

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A Birbesi, a Rebecco e su una parete dell’abitazione delle Suore a Guidizzolo esistono due statue e un bassorilievorisalenti all’anno Mariano 1954. La statua di Birbesi è opera dello scultore medolese Giuseppe Brigoni (1901-1960).L'8 dicembre 1854 papa Pio IX definì il dogma dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria; cento anni dopo papaPio XII, che nel 1950 aveva proclamato il dogma dell'Assunzione al Cielo della Madonna in anima e corpo, a ricordodell'avvenimento, indisse per il 1954 l'anno mariano.

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IV-25

Rebecco, via Pozzo, ricordo dell'anno mariano 1954.Il luogo è oggetto di particolare devozione da parte degli abitanti della frazione.

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IV-26

Guidizzolo, oratorio parrocchiale: altorilievo risalente all'anno mariano 1954.

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IV-27

Dipinto dell'Immacolata, raffigurante l'immagine classica della Madonna, con in alto la Colomba dello Spirito Santo, unacorona di stelle e ai piedi la luna (casa Sorio-Greggio, Selvarizzo). Rebecco: nicchia e maiolica con la Vergine (sagrato dellaChiesa); statuetta della Madonna cortile (casa Lombardi Lino). Guidizzolo: cortile (Manarin Ernesto e Piadena Guerrino).

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Rebecco: casa Lombardi Marino e casa Cerutti.Birbesi corte Finilaccio (Mario Sposetti); Guidizzolo Località Quagliara (casa Magalini).

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IV-29Nella pagina a sinistraImmagini dell'Immacolata, secondo il modello della“Medaglia miracolosa”. Sono frequenti sul territorio esi riferiscono alla visione della Vergine Immacolataapparsa a Parigi, nel 1830, a Caterina Labouré, Suoradi Carità di San Vincenzo, canonizzata nel 1947. Laprima “Medaglia miracolosa” fu coniata in seguito aduna di queste visioni. L'immagine della medaglia èstata poi replicata in migliaia di statue.L'apparizione e la diffusione della medaglia miracolosaavevano offerto a molti vescovi l'occasione per chiede-re a Roma che nel prefazio della festa della Concezionedella Vergine fosse introdotto il termine “Immacolata”e nelle litanie fosse aggiunta un'invocazione che ricor-dasse questo privilegio. Dopo il 1840 erano cominciatele richieste per ottenere che la stessa dottrina fossedefinita come dogma di fede.

In questa paginaImmagini della Madonna di Lourdes: dall'11 febbraioal 16 luglio 1858 la Vergine apparve diciotto volte inuna grotta vicino a Lourdes a una ragazza di quattordi-ci anni, Bernardette Soubirous. L'apparizione fu messain relazione, quasi una conferma, al dogma marianodel 1854, essendosi la Vergine, alla richiesta di dire ilproprio nome, presentata come l'ImmacolataConcezione (“Io sono l'Immacolata Concezione”). Nontardarono a verificarsi miracoli, finendo per convincerele autorità ecclesiastiche della sincerità della veggente.Il 18 gennaio 1862 il vescovo di Tarbes si pronunciòfavorevolmente. Due anni più tardi nella grotta fu col-locata la celebre statua dell'Immacolata, scolpita daFabisch, dietro indicazione di Bernardette. Oggi,Lourdes è uno dei santuari mariani più frequentati e ladevozione della Vergine è ovunque diffusa.

Statue della Madonna: Guidizzolo, cortile dell’oratorio parrocchiale e via Roma; Selvarizzo (casa Gobbi).

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IV-30

Via Madonna del Rosario. Inaugurazione e Benedizione della “santella” (nel 1986).

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IV-31

Madonna di via Michele Grassi.Durante il mese di maggio, gli abitanti della via si ritrovano, davanti alla Sacra immagine, per la recita del Rosario.

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Edicola del Crocifisso in via Fontane: di probabile fattura ottocentesca è uno dei luoghi di maggiore devozione delcapoluogo. Ricorda ai devoti e ai viandanti il mistero di Cristo morto in croce per la redenzione dell'umanità. E' Cristoche invita tutti noi a caricarci della croce e seguirlo.Birbesi (casa Lodi): bassorilievo del Battesimo di Cristo nel fiume Giordano. San Giovanni Battista, è raffigurato nel-l'atto di versare l'acqua battesimale sul capo di Cristo. Guidizzolo: via Henri Dunant, immagine ex-voto dell'Angelo Custode. E' legata ad un fatto accaduto negli Anni Trenta eche ha visto protagonista il vescovo Menna che durante uno dei suoi spostamenti a Camaldoli di Gussago (Bs), doveaveva ubicato il seminario minore della diocesi mantovana, con l'automobile investì due fratellini. Essendo rimastiincolumi, il vescovo, come ringraziamento, commissionò l'opera, che ancora oggi ci rammenta la protezionedell'Angelo Custode.Guidizzolo: via Chiassi 13 (casa Marastoni) musaico policromo raffigurante Santa Rita da Cascia.

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Campagne di Birbesi (casa Tenedini Carlo), statua, raffigurante la Madonna o una Santa dall'incerta attribuzione.

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IV-34

Edicola di Santa Liberata, in Birbesi. Trattasi di una grandiosa santella ottocentesca, restaurata negli anni Sessanta. La Santa è raffigurata in piedi; sullo sfondo il lago di Como.Il quadro, del 1964, è opera del pittore Francesco Begni, copia di una pala esistente nella chiesa di Romanore.Ogni anno, il 18 gennaio, l'edicola viene ornata a festa, in memoria e come segno di devozione della Santa.

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IV-35

Statua di San Sebastiano proveniente dalla nicchia divia Solferino.L'attuale struttura ha sostituto una precedente, seicen-tesca, così come l'odierna statuetta ha preso il postodi quella in legno, antica di secoli, che, dopo il restau-ro, è stata donata alla parrocchia di Guidizzolo.Il Santo, è rappresentato nel momento in cui, essendocristiano, viene martirizzato con le frecce, nell'anno288.Nel passato, nel giorno dedicato al Santo, il 20 gen-naio, numerosi fedeli si ritrovavano a pregare davantialla statua.

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Atti e documentazione

Carta del territorio di Guidizzolo, dell’anno 1790. Le Chiese: 1- Parrocchiale; 2- dei Disciplini; 3- di Sant’Andrea; 4- di San Lorenzo.

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D.O.M.a Dio Ottimo e Massimo

Guidizzolo, Sabbato 14 Novembre 1778In tale giorno in occasione d’essersi riparate le minaccianti rovine di questo Coro, e riattata laSagristia, temendosi qualche superiore contrario segreto nell'incontro della sagra Visita pastorale, cheli 18 corrente attendesi da Monsign. Gio(vanni) Nani Vescovo nostro di Brescia, la presente sagraImagine della B(eatissi)ma Vergine Maria d’antichissima pittura, già un tempo, non si sa per qual moti-vo, dalla famiglia Bazzoli, per quanto dicesi, trasferita dal Venzago, situato nella Parrocchia di Lonato,Diocesi di Verona e in questo muro fissata per quel titolo, che può constare da scrittura, che preten-desi conservata un tempo dalla d(et)ta Famiglia, ma in oggi non ritrovata, nè prodotta, e dal divotofemineo sesso con particolar culto d’obblazioni e di voti attualmente molto venerata sotto il titolo diMadonna delle Grazie, poté cominciar a dire: “Tenebrae circundant me et parietes cooperiumt me” Ecclesiastico23-26, finchè susciti lo spirito d’un nuovo Zorobabel “qui faciat opus in domo Domini exercituum Dei”. “Intorno a me c’èil buio e le mura mi nascondono” Ecclesiastico 23-26, finchè susciti lo spirito nuovo Zorobabele, “che intraprenda i lavorinel tempio del Signore Dio degli eserciti”.

Antonio Ilario Fortunati Vic(ario) Par(rocchiale)

Guidizzolo, archivio parrocchiale: memoria di don Antonio Ilario Fortunati riguardante l'affresco della “Madonna delleGrazie”, nascosto nel 1778 e ritrovato nel 1970.

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IV-38 La religiosità popolare, ancorché pri-vata, ha sempre visto in prima linea il clero, vigi-le e sollecito nell'indirizzarla verso forme semprepiù convenienti e in linea con i dettami dellaChiesa Istituzionale. Sui luoghi di culto, quali lechiese, si esercitava il diretto controllo dell'auto-rità episcopale, in particolar modo durante levisite pastorali. Era, quindi, necessario un cleropreparato e disciplinato, in grado di guidare ilpopolo ad esso affidato. La particolare cura dellaformazione del clero era allora, come ora, affida-ta ai Seminari minore e maggiore, che dalConcilio di Trento e dall'impostazione data daSan Carlo Borromeo hanno preparato schiereinnumerevoli di sacerdoti. Quella che qui vienepresentata è la trascrizione integrale di un mano-scritto del 1890, di don Federico Buganza (n. 1874e parroco di Birbesi dal 1904) all'epoca del vesco-vo mons. Giuseppe Sarto, poi patriarca diVenezia, papa con il nome di Pio X, Santo dellaChiesa Cattolica. E' uno spaccato del modo dieducazione comportamentale e religiosa che iseminaristi ricevevano durante gli anni di studio.Appare superfluo qualsiasi commento.

Birbesi, Archivio Parrocchiale: frontespizio, prima e ultima pagina del manoscritto di don Federico Buganza.

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IV-39

Regole per la pietà.1- Entrando ed uscendo di Chiesa, si farà genuflessione profonda al SS. Sacramento. Il segno di Croce

coll'acqua benedetta vuol essere fatto con ispirate regolarità e disposizione.2- Starà ognuno in Chiesa con quella divozione, compostezza, gravità e modestia che sono altamente

richiesta dalla santità del luogo. La reale presenza di Gesù Cristo in Sacramento deve raccoglieretutte le facoltà dell'anima nostra, e tutti moderare e comporre gli atti del corpo.

3- La recita delle orazioni si farà con compostezza e gravità, senza alzare troppo la voce, e senza pre-correre i compagni.

4- Alla meditazione ed alla lettura spirituale si deve molta attenzione, e perciò si devono bandire tuttii pensieri e le immaginazioni della fantasia, che male si accordano coll'una e coll'altra. Ognuno staràpronto a render ragione della Meditazione al Prefetto od al Vice Rettore.

5- Si frequenti ogni otto giorni il Sacramento della Penitenza e, col consenso del Direttore Spiritualela S. Comunione tutte le Domeniche, e nelle principali solennità. Ma però con questa regola nonresta punto vietata la S. Comunione nei giorni feriali.

6- Fra le devozioni che devono stare più a cuore ai Chierici senza dubbio primeggia quella del SacroCuore di Gesù e di Maria. Procurerà quindi ognuno di ascriversi alle relative pie iscrizioni. Il ViceRettore è specialmente incaricato alle iscrizioni.

7- Dopo la devozione a Gesù ed a Maria vien dietro come necessaria conseguenza quella a S. Giuseppe.Niun Chierico deve lasciar passar un giorno senza raccomandarsi a quel S. Patriarca con qualchepreghiera.

8- Non si deve trascurare la divozione ai S. Angeli Custodi ed al Santo di cui si porta il nome. Primadella recita del Rosario al cenno del Prefetto, ognuno farà l'intenzione.

Per le funzioni di Chiesa.1- Il servizio delle sacre Funzioni richiede sentita pietà di cuore; corrispondente consapevolezza este-

riore; è quindi necessario che i Chierici si prestino ai Sacri Riti tenendo le mani giunte, sguardodimesso, portamento grave e pulito nella persona.

2- E' assolutamente proibito qualunque discorso in Sagristia; il Prefetto è personalmente responsabi-le della trasgressione di tale regola; chiunque per qualunque pretesto si farà lecito anche d'una solaparola sarà immediatamente denunciato al Rettore.

3- Per l'esatta osservanza del silenzio nella Sagrestia si richiede che i Chierici non si mescolino alla rin-fusa l'un l'altro; ma invece si dispongano l'uno accanto all'altro in doppia fila, pronti ad uscire alcomando del Cerimoniere.

4- Chiunque, o con cenni o con gesti si farà causa di distrazione, sarà rigorosamente punito.5- Nel muoversi processionalmente ogni Chierico avrà cura di procedere diritto ed ordinato senza usci-

re anche per poco dalla fila; ed ognuno affinché la fila proceda diritta, deve tener l'occhio fisso alsuo compagno che lo precede.

6- E' affatto sconveniente e scandalosa cosa il volger gli occhi qua e là, e rivolgerli cioè da una parte edall'altra, e peggio sarebbe di fissare in volto le persone. Chi trasgredisce questa regola, darebbesegno di poca modestia, e non sentita pietà e religione, e per conseguenza di nessuna vocazioneallo stato Ecclesiastico.

7- Ognuno deve stare contento dell'ufficio impostogli, né può a suo capriccio mutarlo con quello del

“Regole pei Seminaristi Mantovani”

Luoghi di culto e devozione

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Luoghi di culto e devozione

compagno.8- Nell'uscire di chiesa i Chierici devono prendere quel medesimo ordine col quale sono entrati. A tal

fine si ricorda che niuno deve uscire dal proprio banco, se prima non sono usciti i compagni cheoccupavano il banco precedente.

9- Assistendo a qualche predica od istruzione deve guardarsi dal parlare anche a bassissima voce colproprio compagno vicino, dal dare il più piccolo segno di tedio o di disapprovazione, d'uscire finitoil discorso in critica di qualunque specie.

Contegno e Civiltà. 1- Il decoro dello stato Ecclesiastico esige che i Chierici ovunque si trovino debbano guardarsi da qua-

lunque azione indecente o incivile.2- Si raccomanda la pulitezza della persona, non solo, ma anche quella della biancheria e del letto.3- La riservatezza di un Chierico richiede che si guardi dal metter le mani addosso agli altri, sotto qua-

lunque pretesto di parentela che passasse tra loro.4- Il rispetto che ognuno deve portare ai propri compagni, e la pulita educazione, proibiscono il dar del

tu.5- Niuno parlando, farà uso del proprio dialetto.6- Gli schiamazzi, le canzoni profane, l'eccessivo trasporto al giuoco, troppo disdicono ad un Chierico.7- La mutua fratellanza e la scambievole carità proibiscono lo scherzare, o il ridere sui difetti dei com-

pagni.8- I Prefetti sono specialmente obbligati a far osservar questa regola, e di denunziare senza indugio,

chi si permettesse trasgredirla.9- I Chierici devono amarsi tra loro come fratelli nel Signore. L'uno deve raccomandar l'altro nelle ora-

zioni.10- Chi si permettesse di offendere il proprio compagno, o Prefetto in qualsivoglia guisa, o con detti,

o con scherzi, sarebbe rigorosamente punito.11- Ognuno dee attendere alle cose sue ed all'esatta osservanza dei propri doveri; né è permesso occu-

parsi dei fatti altrui.

Per lo Studio.1- Il tempo che non è consacrato alla pietà, deve esser tutto, meno il necessario a ricreare lo spirito,

impiegato nell'acquisto della scienza, senza la quale il Chierico non può riuscire buon Sacerdote edutile ministro del Santuario.

2- Lo studio deve aggirarsi sulle materie strettamente scolastiche.

Per il Passeggio.1- A ciascuno è assegnato un compagno, dal quale non può dividersi durante il passeggio.2- E' permesso parlare a voce sommessa col proprio compagno; non però col compagno che precede,

o con quello che segue.3- Durante il passeggio non è permesso comperare qualsiasi oggetto.4- E' espressamente prescritto un portamento grave e modesto. Il passo deve essere né troppo lento,

né troppo affrettato.

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Luoghi di culto e devozione

5- Incontrandosi per via alcun conoscente, amico, o parente è assolutamente proibito lasciar la com-pagnia, per trattenersi con esso lui.

6- Passando davanti a qualche Chiesa, ciascuno deve riverentemente scoprirsi il capo, il che si osser-verà incontrando Sacerdoti distinti per dignità.

7- Il mantello deve pendere ugualmente da ambo i lati; né è permesso avvolgerlo attorno al collo.

Ubbidienza ai Prefetti.1- I superiori fanno osservar le regole per mezzo dei prefetti. Chi disobbedisce ai prefetti, disobbedi-

sce ai Superiori.2- Per qualunque mancanza, per piccola che sia, contro un Prefetto, sarà rigorosamente punito”.

19/3/1890

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Sant'Andrea apostoloSi ricorda il 30 novembre.Immagine: il suo emblema nell'arte è la croce tradizionale del suomartirio, a forma di X; talvolta egli tiene anche un pesce inmano.Storia: Andrea era fratello di Simon Pietro e come luipescatore a Cafarnao, dov'erano immigrati entrambidalla nativa Betsaida. Dei dodici, il primo a essere dis-tolto dalle tranquille e pescose acque del lago diTiberiade per essere insignito del titolo di «pescatored'uomini» è stato proprio Andrea, insieme conGiovanni.Andrea fu anche il primo che reclutò nuovi discepoli alMaestro: «Andrea incontrò dapprima suo fratelloSimone e gli disse: Abbiamo trovato il Messia. E locondusse a Gesù». Per questo Andrea occupa unposto eminente nell'elenco degli apostoli: gli evange-listi Matteo e Luca lo collocano al secondo postodopo Simon Pietro.Oltre alla chiamata, il Vangelo accenna all'apostoloAndrea altre tre volte: alla moltiplicazione dei pani,quando presenta il ragazzo con pochi pani d'orzo epochi pesci; quando si fa intermediario del desideriodei forestieri convenuti a Gerusalemme di essere pre-sentati a Cristo, e quando con la sua domanda fa sìche Gesù predica la fine di Gerusalemme.Riguardo al martirio non si hanno notizie sicure. Lamorte in croce (una croce decussata, a braccia uguali)è riferita da una Passio apocrifa.Le sue reliquie, trasportate da Patrasso, probabileluogo del martirio, a Costantinopoli, vennero trafuga-te nel 1210 e ora riposano ad Amalfi. Il capo, portato aRoma nel 1462, è stato restituito alla Grecia da PaoloVI.E' il Santo patrono della Scozia, della Russia e dellaGrecia.

Sant’Anselmo da Baggio, vescovo di LuccaSi ricorda il 18 marzo.Immagine: nell’arte è raffigurato in ricchi abiti pontificali con,sullo sfondo, profilo della città di Mantova; talvolta è in visioneestatica della Madonna Incoronata, che la tradizione vuole gli siaapparsa nel 1084 su un muro. L’immagine dell’Incoronata èconservata e venerata nell’omonima cappella del duomo diMantova.Storia: Sant’Anselmo, nato probabilmente a Milanointorno al 1035/36 dalla famiglia “da Baggio”, chiara-mente proveniente dall’omonimo centro nei pressi diMilano, visse in un’epoca di profonde inquietudini egrande disordine. Era l’epoca della “lotta per le inve-stiture” e la Chiesa cattolica stava intraprendendo la

strada di una riforma generale e morale del clero,tanto che papa Gregorio VII finì per scontrarsi aspra-mente, a suon di scomuniche reciproche, con l’impe-ratore Enrico IV, che venne costretto a umiliarsi aCanossa. La stessa città di Milano era un importantecentro dei Patari, che si opponevano agli abusi pre-senti nella Chiesa, ne richiedevano una profonda tra-sformazione, cadendo però nell’eresia.E’ in questo contesto che Anselmo crebbe, ricevendouna profonda formazione culturale e religiosa. Avendolo zio, papa Alessandro II, nominatolo Vescovo diLucca, rifiutò di accettare l’investitura da Enrico IV; inseguito, su consiglio di papa Gregorio VII la accettò,venendo consacrato nel 1074. Lo stesso papa lo nomi-nò Legato apostolico per la Lombardia, con il compi-to di dare attuazione alla riforma della Chiesa. Legatoalla contessa Matilde di Canossa, della quale erapadre spirituale, e costretto a lasciare Lucca per con-trasti con i canonici, nel 1084, forse, si stabilì aMantova, ove ebbe un rapporto privilegiato con ilmonastero di san Benedetto in Polirone, essendo, giàda tempo, amante della vita monastica, tanto da con-siderarsi “vescovo e monaco”. Qui continuò l’opera diLegato, di scrittore, di uomo di profonda fede. Morì il18 marzo 1086, ripetendo le ultime parole di papaGregorio: “Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità, perquesto muoio in esilio”. Morì senza testamento, nonavendo alcuna proprietà da lasciare in eredità. Tra i suoi scritti è da ricordare soprattutto la “CollectioCanonum”, una sorta di Codice di Diritto Canonico,con la quale esercitò un profondo influsso sullaChiesa e sull’intera società medievale.Il suo corpo incorrotto, rivestito degli abiti pontificali,è collocato dal 1565 in un’urna di cristallo sotto l’alta-re maggiore del duomo di Mantova ed è esposto allavenerazione dei fedeli, ogni anno, nel giorno della suafesta.Nel 1986, nono centenario della morte, venne aMantova il Cardinale Segretario di Stato VaticanoAgostino Casaroli. Papa Giovanni Paolo II, nellaLettera inviata all’allora vescovo Carlo Ferrari in data31 gennaio 1986, esaltò in Sant’Anselmo gli: “idealiche appaiono oggi non meno validi dei tempi della“riforma gregoriana”: libertà della Chiesa dai tanti con-dizionamenti e seduzioni del mondo; unità dellaChiesa intorno ai legittimi Pastori, con sincerità dimente e disponibilità di cuore secondo la volontà diGesù. “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21-22);“Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati (Gv 15,12); unità soprattutto intorno all’Eucaristia”. E’ il patrono principale della città e diocesi diMantova.

La vita dei Santi

Luoghi di culto e devozione

IV-42

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Sant'Antonio Abate Si ricorda il 17 gennaio. Immagine: vecchio monaco barbuto, appoggiato ad un bastone aforma di T (la Tau greca - per Theos=Dio), con una campanellaper spaventare i demoni ed un maialino ai suoi piedi. Patronodegli animali della fattoria.Storia: “Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dona ai poveri... poi vieni e seguimi” (Mt19,21). Questo invito di Gesù, ascoltato a poco più divent'anni, fu per Antonio il segno della vocazione allavita religiosa.Vissuto tra il 251 e il 356, è il patriarca di tutti i mona-ci. Nato a Coma nell'Alto Egitto, dopo aver distribuitoai poveri le sue proprietà, che erano considerevoli,visse da eremita vicino al luogo di nascita.Presto, però, sentì i pericoli che in tale solitudineincombono su chi non vi è preparato; per questo sifece iniziatore di una forma monastica nella quale lavita comune, la preghiera, la guida di un superiore e lacarità fraterna sono mezzi di santificazione più sicuriche non certe pratiche austere della vita eremitica.Intorno all'anno 305 fondò una comunità a Fayum eun'altra, poco dopo, a Pispir. Presto divenne famoso intutto l'Egitto e gente di ogni rango accorse a chieder-gli consiglio. Fu amico e collaborò con Sant'Atanasiocontro gli ariani che accusò di eresia in una predicatenuta ad Alessandria, all'età di novant'anni. FuAtanasio a scrivere la sua biografia. Sant'Antonio morìnel suo eremo sul monte Coltzum, presso il MarRosso.Il maialino che nell'iconografia lo accompagna si rial-laccia alle tentazioni da Lui avute nel deserto e al pri-vilegio di allevare maiali, in favore degli ammalati, daparte dei Fratelli Ospedalieri di Sant'Antonio, fondatinel XVII secolo. E' invocato contro l'omonimo fuoco eun altro dei suoi simboli è una fiaccola, che rappre-senta questa malattia. Il suo influsso religioso perdu-ra ancora nel monachesimo orientale. E' un Santomolto venerato nel mondo agricolo.

Sant'Antonio di PadovaSi ricorda il 13 giugno.Immagine: nell'arte è raffigurato di solito con il Bambino Gesùin braccio, o in contemplazione dello stesso, ed un giglio in mano;spesso il Bambino siede o sta in piedi su un libro aperto. TalvoltaSant'Antonio tiene in mano un pane per i poveri.Storia: nato a Lisbona, in Portogallo, nell'anno 1195, ebattezzato con il nome di Fernando o Ferdinando,entrò tra i canonici regolari in giovane età, ma inseguito, nel 1212, a Coimbra, passò nel nuovo ordinedei Frati Minori fondato da San Francesco. Pronto al

martirio, salpò per l'Africa con l'intento di convertiregli infedeli, ma la malattia e una tempesta lo costrin-sero a fermarsi in Italia, dove sotto la guida del Santod'Assisi iniziò a predicare contro l'eresia e a guarirenumerosi ammalati. Morì nell'anno 1231 a Padova e ilsuo nome è indissolubilmente legato alla città. PapaGregorio IX lo canonizzò appena un anno dopo lamorte.Ancora oggi milioni di pellegrini rendono omaggioalla sua tomba e ne venerano l'incorrotta lingua. E'invocato il suo aiuto per ritrovare gli oggetti perduti. E' il Santo per antonomasia e si dice che controlli ilParadiso quando è assente San Pietro.

San Carlo BorromeoSi ricorda il 4 novembre.Immagine: in abiti pontificali o cardinalizi. Tra tutti i Santiemerge per l'imponente naso.Storia: nato nel 1538, era figlio del conte GilbertoBorromeo e di una Medici. Nipote di papa Pio IV, fucreato cardinale diacono col titolo di San Prassede asoli ventun anni e scelto dal papa stesso come segre-tario di Stato. Fino all'anno 1563 non ricevette l'ordi-nazione al presbiterato o all'episcopato.Ebbe il privilegio di poter amministrare anche da lon-tano l'arcidiocesi milanese.Alla morte del fratello maggiore, rinunciò definitiva-mente al titolo di conte e alla successione. Morto papa Pio IV, Carlo Borromeo lasciò definitiva-mente Roma e venne accolto trionfalmente nella suasede episcopale milanese, dove rimase fino alla morteche lo colse appena quarantaseienne, nell'anno 1584.In una diocesi i cui confini racchiudevano popolazionilombarde, venete, svizzere, piemontesi e liguri, S.Carlo era presente ovunque. Il suo stemma portava unmotto di una sola parola: «Humilitas», umiltà.Non era una semplice curiosità araldica, era una pre-cisa scelta: lui, nobile e ricchissimo, si privava di tuttoe viveva a contatto del popolo per ascoltarne i bisognie le confidenze.Profuse i suoi beni nella costruzione di ospedali, ospi-zi, case di formazione per il clero, impegnandosi a por-tare avanti le riforme suggerite dal Concilio di Trento,di cui fu uno dei principali attori. Dei malfattori cerca-rono pure di ucciderlo. Fu canonizzato nell'anno 1610.E' il vescovo più significativo della Controriforma.Essendo, oltre che arcivescovo di Milano, metropolitadella Lombardia, visitò anche la parrocchia diGuidizzolo (1580); si ipotizza che abbia donato allachiesa parrocchiale di Birbesi un pregevole ostenso-rio-reliquiario in stile ambrosiano.

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Conversione di San Paolo apostoloSi ricorda il 25 gennaio.Immagine: San Paolo (ancora Saulo) cade da cavallo colpito dauna luce sfolgorante mentre una voce dice: “Saulo, Saulo, perchémi perseguiti?”Storia: nel 36 d.C., sulla strada di Damasco, avviene l'episodio della visione per la quale diviene, da perse-cutore, missionario di Cristo.Atti degli Apostoli 9, 1-9: Saulo, frattanto, che spiravaancora minacce e morte contro i discepoli del Signore,si recò dal sommo sacerdote e gli chiese delle lettereper le Sinagoghe di Damasco, affinché, se avesse tro-vato dei seguaci di questa nuova dottrina, uomini edonne, li conducesse incatenati a Gerusalemme.Or avvenne che, mentre si trovava in viaggio, ed era giàvicino a Damasco, all'improvviso rifulse intorno a luiuna luce dal cielo. Cadendo a terra, udì una voce chegli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Edegli rispose: “Chi sei, o Signore?”. “Io sono, disse, Gesùche tu perseguiti. Ma alzati ed entra in città; lì ti saràdetto che cosa devi fare”. Gli uomini che viaggiavanocon lui si fermarono attoniti: udivano la voce ma nonvedevano nessuno: Saulo si alzò da terra e sebbene isuoi occhi fossero aperti non vedeva niente; sicchèdovettero prenderlo per mano e lo condussero aDamasco, ove, per tre giorni, rimase senza vederci esenza mangiare né bere”.Un tempo, gli agricoltori, per via dei cambiamentimeteorologici che, probabilmente, avvenivano duran-te la giornata del 25 gennaio, erano soliti definire que-sto giorno “San Paolo dei segni”.

Santa Eurosia da JacaSi ricorda il 25 giugno.Immagine: nell'iconografia classica viene rappresentata senzamani e piedi, appena tagliati, con il carnefice che si appresta adecapitarla. Storia: durante la persecuzione indetta dal perfido re di Cordoba Abdarragma contro i cristiani di Spagna, fra isanti che subirono il martirio, fu la beata Eurosia(anno 714); il suo corpo fu portato nella città di Jaca,dove Dio offrì miracoli per sua intercessione.Nella "Cronaca generale della Spagna", viene narratoche dopo la vittoria riportata dai cristiani nell'anno938 a Settamanca, sul suddetto re di Cordoba, costui,imputando quel successo, da parte dei cristiani, allasua eccessiva indulgenza verso di loro, incominciò aperseguitarli. I Mori le inflissero il martirio, mozzandomani e piedi".Secondo la leggenda era nata a Bayonne (una versio-ne più fiorita la fa nativa della Boemia). E' venerata

ancora oggi come Santa patrona della diocesi di Jaca eil suo culto si è diffuso anche nel sud della Francia enell'Italia settentrionale. Papa Leone XIII ha confer-mato ufficialmente il culto nel 1902; è però molto dub-bio che Sant'Eurosia sia realmente esistita.Un tempo era particolarmente invocata dagli agricol-tori contro i fulmini e le tempeste; che fosse legataall'agricoltura è testimoniato dal nome: Eurosia =dolce rugiada.

San Filippo apostoloSi ricorda il 3 maggio.Immagine: è raffigurato vecchio e barbuto, con un cesto di panie una croce che talvolta è a forma di T.Storia: le notizie sono molto scarse. Nativo diBethsaida, è sempre al quinto posto nelle liste degliApostoli e nel Vangelo di Giovanni è nominato per trevolte come confidente di Cristo.Si crede che dopo l'Ascensione abbia predicato in AsiaMinore e sia stato martirizzato, probabilmente intornoall'anno 80, a Ierapoli, in Frigia.

Santa Francesca RomanaSi ricorda il 9 marzo.Immagine: è solitamente raffigurata vestita di nero con un velobianco, accompagnata dal suo angelo custode; spesso porta uncesto di viveri.Storia: nata a Roma nel 1384, sposò nel 1396 LorenzoDe' Ponziani, con il quale visse quarant'anni riuscendoa non irritarlo mai. La sua vita fu un esempio di fedel-tà e di devozioni ai propri doveri di sposa e madre.Ebbe a sopportare molte prove tra cui la morte deifigli, l'esilio del marito e la perdita del patrimonio.Nel 1433 fondò le Oblate Benedettine di Tor de'Specchi, ma poté entrare in convento solo nel 1436,dopo la morte del marito. La sua biografia, scritta daGiovanni Matteotti che era stato suo confessore negliultimi dieci anni della sua vita, descrive la sua devo-zione verso il proprio angelo custode, che spessovedeva camminare accanto a lei, guidandola. Ebbemolte visioni e rivelazioni.Morì nell'anno 1440 e il suo corpo è conservato nell'o-monima chiesa, nei pressi del Colosseo.Fu canonizzata nel 1608 ed è la patrona degli automo-bilisti.

San Francesco d'AssisiSi ricorda il 4 ottobre.Immagine: abito marrone, cintura di corda bianca con nodi,stigmate, giglio e crocifisso, anche uccelli od animali; talvoltapuntella una chiesa pericolante o è in ginocchio davanti a una

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greppia. Patrono degli animali domestici.Storia: nato ad Assisi nell'anno 1181/1182 si convertì aCristo dopo una giovinezza gaudente e spensierata.Francesco prese alla lettera le parole del Vangelo e fadella sua vita un'imitazione di Gesù povero e tuttoproteso a compiere la volontà del Padre. In una con-formazione e trasformazione tale che "da Cristo presel'ultimo sigillo", come dice Dante (Paradiso, 11, v,107): "portare le stigmate della Passione nel suocorpo" (cf Gal 6,17). Francesco si allontana dall'anticae tradizionale concezione della vita monastica. Eglicrea una "fraternità": i grandi ordini francescani che dalui hanno origine -Minori, Conventuali, Cappuccini-trovano in Francesco più che una regola, uno stile divita.Nel 1209 fondò l'ordine dei Frati Minori, caratterizzatoda un'amorosa adorazione di Cristo e da una povertàsia individuale che collettiva. Il nuovo ordine esercitòsubito una potente attrattiva, tanto che al capitologenerale del 1219 erano presenti cinquemila frati.Nello stesso anno salpò per la Palestina, tentando diconvertire i musulmani, fallendo. Tornato in Italia,mandò i suoi frati in tutti i paesi dell'Europa occiden-tale con l'ordine di fondare conventi preferibilmentenei centri universitari. La sua vita e il suo messaggioebbero la diretta approvazione di Cristo il 14 settem-bre 1224, quando Francesco ricevette le stigmate sulmonte della Verna. Morì nel 1226 e fu canonizzatodopo due anni.La forma di santità vissuta da Francesco si è diffusanel mondo attraverso il Terz'Ordine ed unisce tutticoloro che pongono lo spirito al di sopra della letterae l'amore prima della giustizia. La sua azione missio-naria, la predicazione evangelica di pace e bene sonoandate al cuore dei popoli e delle classi sociali spessoin lotta fra loro. Pochi uomini hanno avuto tantoinflusso nella società del loro tempo ed oltre, comeFrancesco. La sua visione ottimistica della creazione,espressa nel Cantico di frate sole, il suo amore per"madonna Povertà", il suo spirito evangelico intrinse-camente e dinamicamente innovatore e riformatore, inpiena adesione alla Chiesa, sono messaggi vivi per ilmondo attuale.E' il patrono d'Italia assieme a Santa Caterina daSiena. Ogni anno, a turno, una regione italiana offrel'olio per la lampada perennemente accesa sulla suatomba.

San Giacomo apostoloSi ricorda il 25 luglio.Immagine: è raffigurato vecchio e barbuto e porta un cappello sul

quale sono cucite una o più conchiglie, oppure è vestito da pelle-grino, con bisaccia e bastone.Storia: era figlio di Zebedeo e Salomè e fratello di SanGiovanni Evangelista insieme al quale fu chiamato daGesù a seguirlo. Tra gli Apostoli, fu il primo a esseremartirizzato, nel 44, sotto re Erode Agrippa. Una leg-genda del IX secolo fa di lui l'apostolo della Spagna eindica Compostela (Santiago = San Giacomo diCompostela) il luogo in cui sarebbe conservato, nellagrandiosa cattedrale, il suo corpo. Questa leggenda,sotto l'influenza cluniacense, si sviluppò in tuttaEuropa, così da rendere Compostela il terzo luogo dipellegrinaggio dopo Gerusalemme e Roma. Ancoraoggi molti pellegrini compiono il “Cammino diSantiago”, ovvero il pellegrinaggio alla sua tomba, intutto, o almeno in parte, a piedi.E' il patrono della Spagna, ove è chiamato anche“Matamoros” (= uccisore di Mori, ovvero gli Arabi) perl'aiuto dato agli eserciti cristiani, a fianco dei qualicombatteva, durante la Reconquista, la guerra di libe-razione della Penisola Iberica dai Mori, conclusasi nel1492, con la conquista di Granada.

San Giorgio MartireSi ricorda il 23 aprile.Immagine: il Santo è raffigurato come un giovane in armatura,spesso a cavallo, mentre sta uccidendo o ha appena ucciso ildrago. Il suo scudo e lo stendardo della sua lancia recano unacroce rossa su fondo bianco. La principessa da lui salvata daldrago è allegoria della evangelizzazione della Cappadocia.Storia: quasi tutti oggi concordano nel ritenere che San Giorgio sia stato un martire morto a Nicomedia o aDiospoli (Lydda, oggi Lod, in Palestina), ove la suatomba era molto venerata in epoca antica. L'annodella morte viene fatto risalire al 303, sotto l'impero diDiocleziano. Secondo la tradizione sarebbe stato unsoldato di Cappadocia. I Greci lo chiamano “Il GrandeMartire” e il suo culto, almeno dall'inizio del VI seco-lo, fu molto popolare sia in Oriente che in Occidente.Tutte le leggende che si sono sviluppate intorno al suonome possono essere tranquillamente considerateimmaginarie, compresa la storia della fanciulla da luisalvata dal drago, che sembra aver avuto origine inItalia in epoca relativamente recente, nei secoli XII-XIII. Fu protettore della cavalleria e il suo culto ebbegrande impulso all'epoca delle crociate. In Oriente èvenerato come uno dei Quattordici Santi Ausiliatoried è universalmente considerato un modello di caval-leria, patrono dei soldati e difensore delle donne. E'riconosciuto santo patrono dell'Inghilterra,dell'Aragona, del Portogallo e della Germania e anche

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di Genova e di Venezia insieme a San Marco; è inoltreil protettore di Ferrara. Il suo culto come patronodell'Inghilterra, la cui bandiera è quella di San Giorgio,fu approvato ufficialmente da papa Benedetto XIV.Giosuè Carducci definì San Giorgio: “Il Santo dei sol-dati e il Soldato dei santi”.

San Giovanni BattistaSi ricorda il 24 giugno (nascita, solennità) e il 29 agosto (mar-tirio).Immagine: è raffigurato magro ed ascetico, con abiti rozzi, o pellidi pecora o capra, mentre battezza Gesù, a volte con un agnelloin braccio o accanto a lui e un alto bastone che spesso terminacon una croce; altre volte porta la propria testa tagliata.Storia: è il Battezzatore, cugino di Gesù. Luca dice chela sua nascita fu annunciata dall'angelo Gabriele adElisabetta e Zaccaria che riacquistò la parola nelmomento in cui, alla nascita del figlio, confermò ilnome “Giovanni” scelto dalla moglie.Era “L'uomo mandato da Dio”, la voce che gridava neldeserto: “Preparate le vie del Signore!”; di lui Gesùdisse: “Tra i nati di donna non c'è nessuno più grandedi Giovanni”, e lo definì: “La lampada che arde erisplende”. I Vangeli descrivono esaurientemente la sua attività diPrecursore del Messia. La tradizione patristica affermache San Giovanni fu liberato dal peccato originale esantificato nel grembo materno (“Or, appenaElisabetta udì il saluto di Maria, il fanciullo le balzò digiubilo nel seno, mentre Elisabetta fu ripiena diSpirito Santo” Luca 1,41). Per questo la Chiesa, fin dai primi tempi, ha celebratoliturgicamente, con particolare solennità, la sua nati-vità; caso unico, unitamente a Gesù e alla Madonna.E' commemorato anche il suo martirio sotto Erode (29agosto). San Giovanni è sempre stato, ed è ancora,uno dei santi più popolari; la sua vita nel deserto affa-scinò molti degli antichi monaci e perciò egli è semprestato uno dei principali patroni degli ordini monastici.La tomba, venerata anche dai musulmani, si trova inSiria, in una moschea.La sua festa in giugno è considerata il Natale d'estate,essendo speculare a quello di Gesù; infatti, secondoquanto detto a Maria (“Questo è il sesto mese perElisabetta”) la sua natività è fissata tre mesi dopol'Annunciazione e sei mesi prima del Natale.Molte sono le tradizioni popolari legate al 24 giugno,in particolar modo, tra le altre, quelle legate alla rac-colta delle noci per produrre liquori.

San Giovanni EvangelistaSi ricorda il 27 dicembre.Immagine: nel Medio Evo la sua statua compariva spesso sulsostegno della croce ed egli è raffigurato con un calice da cui esceun serpente o un drago, o come un giovane che porta un libro, ocome un'aquila, oppure accompagnato da un'aquila. Talvolta èdipinto nudo dentro una grande pentola d'olio bollente.Generalmente è raffigurato come un giovane imberbe ai piedidella croce assieme a Maria, o accanto a Gesù durante l'ultimaCena.Storia: era galileo, figlio di Zebedeo e Salomè efratello di San Giacomo il Maggiore. Di professionefaceva il pescatore finché Gesù non lo chiamò con sé.Giovanni fu probabilmente educato, come il fratelloGiacomo, nell'ambiente della setta degli zeloti.Essendo discepolo di Giovanni Battista, fu indirizzatoa Cristo dal suo maestro. Egli divenne “il discepoloche Gesù amava”, al quale, Egli morente in croce, affi-dò sua Madre. A Giovanni noi dobbiamo il Gesù piùintimo, quello che più profondamente si manifestafiglio di Dio fatto uomo. Appartiene al gruppo deidiscepoli più attivi ed uno di quelli ai quali Gesù affi-dò il più gran numero d'incarichi e confidò i segreti piùintimi. Partecipò al concilio di Gerusalemme. Scrisse ilquarto Vangelo, ove è l'aquila che meglio di tuttiriesce a fissare la divinità di Cristo, tre Lettere canoni-che e l'ispirata Apocalisse.Dopo la Risurrezione del Signore, passò la maggiorparte del suo tempo ad Efeso; una leggenda moltoantica sostiene che a Roma fosse gettato in una cal-daia d'olio bollente, ma restò illeso e fu esiliato aPatmos. Un tempo questa tradizione era commemora-ta liturgicamente dalla Chiesa occidentale il 6 maggio(festa di San Giovanni “ante Portam Latinam”). Morìad Efeso in tardissima età, intorno all'anno 100.

Santa LiberataSi ricorda il 18 gennaio.Immagine: in piedi mentre benedice una mamma. Sullo sfondoil lago di Como.Storia: le notizie sono incerte e frammentarie. Sembrasia morta nell'anno 580. Era una ragazza di Como e inquesta città fondò, insieme alla sorella Faustina, ilmonastero benedettino di Santa Margherita. Le duesorelle sarebbero morte nello stesso anno. Le lororeliquie sono conservate nella cattedrale di Como.Da molti è stata talvolta identificata con santaWilgefortis, che ha una storia decisamente singolare,il suo nome deriva da “Virgo-Fortis”: in Inghilterra sichiama Uncumber, nei Paesi Bassi Ontkommena, inGermania Kummernis, in Guascogna Livrade, in

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Spagna Librada. La sua storia è romanzesca ed invero-simile (per esempio si narra che ella era una di settesorelle gemelle e che le crebbe miracolosamente labarba per salvarla dal matrimonio). Tutta questa stra-na storia nacque forse come spiegazione di quelleantiche immagini di Cristo crocifisso coperto da unatunica per rispetto e che non erano più familiari nelMedio Evo. Il culto di santa Wilgefortis è oggi estinto;nell'arte è raffigurata come una santa barbuta, cheporta una croce a T oppure vi è inchiodata. La suafesta è il 20 luglio, pertanto, dati anche i caratteri ico-nografici, è un po' arduo identificarla con la SantaLiberata del 18 gennaio.

San LorenzoSi ricorda il 10 agosto.Immagine: nell'arte è raffigurato in abiti da diacono e tiene inmano una graticola, o è legato a essa.Storia: un antico e poco attendibile documento del354, la Depositio martyrum, ricorda fra gli altri Santianche il popolare diacono della Chiesa di Roma,sepolto il 10 agosto dell'anno 258 presso l'AgerVeranus sulla via Tiburtina: lì vi è ora la basilica in suoonore. La sua figura, già nel IV secolo, appare aureola-ta di leggenda. Arrestato assieme a Papa Sisto II, chevenne messo a morte tre giorni prima di lui e cioè il 7agosto, Lorenzo non sarebbe stato subito ucciso, mabruciato vivo alcuni giorni più tardi, dopo che egliaveva dichiarato di non possedere altre ricchezze che ipoveri affidati a lui dalla Chiesa. La maggioranza deglistudiosi moderni sostiene, invece, che fu decapitatocome Sisto. Qualunque cosa si possa dire, rimane ilfatto che Lorenzo è sempre stato, sia in Occidente chein Oriente, uno dei più celebri fra i numerosi martiri diRoma: lo testimoniano gli scritti di Sant'Ambrogio,San Leone Magno, Sant'Agostino e San Prudenzio. Ilsuo martirio deve aver prodotto una profonda impres-sione nei cristiani romani. La sua morte, dicePrudenzio, fu la morte dell'idolatria a Roma, perché daallora essa cominciò a scomparire. Il suo nome com-pare nella Preghiera Eucaristica I e la sua festa era diprecetto fino al secolo scorso e gli elementi della litur-gia della vigilia e del giorno sono presenti nei più anti-chi Sacramentari. Si racconta che San Lorenzo, mentre era disteso sullagraticola posta sui carboni ardenti, si sia rivolto aisuoi carnefici, che lo invitavano a rinnegare la fedecristiana, dicendo: “Da questa parte sono cotto, girate-mi dall'altra”.

San Luigi GonzagaSi ricorda il 21 giugno.Immagine: vestito come un sacerdote (veste talare e cotta), con ilcrocefisso in mano. Talvolta il crocefisso è sostituito da gigli.Storia: Luigi, discendente del ramo dei Gonzaga di Castiglione delle Stiviere, nacque il 9 marzo 1568. Fupaggio nelle corti di Toscana, Mantova e Spagna.Dopo aver ricevuto la prima comunione da S. CarloBorromeo, decise di entrare nella Compagnia di Gesù.Ci vollero anni per vincere le resistenze del padre,Luigi rinunziò al titolo e all'eredità paterna; a quattor-dici anni entrò nel noviziato romano della Compagniadi Gesù.Scordò totalmente la sua origine nobile e scelse per séle incombenze più umili, dedicandosi al servizio degliammalati, soprattutto nell'epidemia di peste che colpìRoma nel 1590, ove morì a causa del contagio nel1591.Fu beatificato nel 1605 e canonizzato nel 1726;Benedetto XIII lo dichiarò speciale protettore dei gio-vani studenti e Pio XI lo proclamò patrono della gio-ventù cattolica.La sua figura per certi aspetti affascinante è stata offu-scata da biografie eccessivamente sentimentali e raffi-gurazioni artistiche scadenti e melense. In occasionedel quarto centenario dalla morte, papa GiovanniPaolo II ha reso omaggio a San Luigi visitando la dio-cesi di Mantova e l'insigne reliquia conservata nell'o-monima basilica di Castiglione delle Stiviere. La suatomba è a Roma nella chiesa di Sant'Ignazio.

Santa Maria MaddalenaSi ricorda il 22 luglio.Immagine: elegante signora ben vestita, con lunghi capelli sciol-ti e un vaso di unguento in mano (con il quale intendeva unge-re il corpo di Gesù morto).Storia: Maria, oriunda di Magdala, in Galilea, si pose alservizio di Gesù dopo essere stata da lui guarita (Lc8,2). Partecipò alla sepoltura del corpo del Signore efu la prima a riconoscere il Risorto (Gv 20,11-18). Nonvi sono che indizi assai tenui per identificarla con lapeccatrice perdonata da Gesù in casa del fariseo (Lc7,36-50), o con Maria sorella di Lazzaro e di Marta.Questa identificazione è rifiutata dalla tradizioneorientale e dagli scritti dei Padri d'Oriente, ed ora èstata ripudiata sia dagli studiosi che dal nuovoCalendario Romano. La nuova liturgia delle ore edeucaristica è tutta orientata a mostrare Maria diMagdala quale prima fortunata testimone della risur-rezione di Cristo ai fratelli, inviata a loro da Cristostesso (Gv 20,2.11-18). "Il Signore disse a Maria

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Maddalena: va dai miei fratelli, e di loro: Io salgo alPadre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". (Gv20,17) (Antifona d'inizio della liturgia del 27 luglio).La storia che collega Santa Maria Maddalena con laFrancia (e resa di recente celebre dal libro: “Il codiceda Vinci”) è certamente una leggenda.

San Martino di ToursSi ricorda l'11 novembre.Immagine: a cavallo mentre dà metà del suo mantello ad unpovero mendicante; oppure come un vescovo che distribuisce ele-mosine, o con l'armatura e i simboli episcopali.Storia: vissuto tra il 316 e il 397, figlio di un tribunoromano, Martino nacque nell'alta Pannonia(Ungheria); dopo essere stato educato a Pavia siarruolò giovanissimo nella cavalleria imperiale.Abbandonata la milizia, dopo aver ricevuto il battesi-mo, si recò in Gallia per divenire discepolo diSant'Ilario di Poitiers. Condusse vita eremitica nell'i-sola Gallinara (Alassio), poi, per consiglio di Ilario,fondò a Ligugé (Vienne, Poiton) il primo monastero ditutto l'Occidente. Di lì mandò i suoi monaci all'operamissionaria in tutto il paese. Nel 372 venne sceltocome Vescovo di Tours, ma accettò la carica con gran-de riluttanza. Contemporaneo di Sant'Ambrogio, neemulò lo zelo, divenendo uno dei fondatori dellaChiesa della Gallia. Eresse il monastero di Marmoutierin cui preparava i giovani al sacerdozio, un primo veroseminario che diede molti Vescovi alla nazione.Combatté il paganesimo, l'arianesimo e il priscilliani-smo, ma aiutò i priscilliani (che predicavano l'assolu-ta separazione tra bene e male e la risurrezione dellasola anima) quando furono perseguitati e condannòl'uso di appellarsi al potere civile affinché punisse glieretici. Fu uno dei primi Santi non martiri ad essereonorato nella liturgia e fu il più grande pioniere delmonachesimo occidentale prima di San Benedetto,che per lui aveva una speciale venerazione. La suatomba a Tours fu visitata da folle di pellegrini. Il suoculto fu ed è ancora diffusissimo: decine e decine dicomuni in Italia portano il suo nome.Per San Martino si chiude e inizia una nuova annataagraria. Un tempo era il più importante giorno per itraslochi.

San Nicola da TolentinoSi ricorda il 10 settembre.Immagine: con l'abito dell'ordine degli agostiniani, con una crocein una mano e un libro nell'altra.Storia: la vita di San Nicola da Tolentino (nato a CastelSant’Angelo, l'odierno Sant’Angelo in Pontano, nel

1245, e morto a Tolentino il 10 settembre 1305), cosìcom'è scritta dal suo biografo, frate Pietro da MonteRubiano, è un intreccio di singolarissime esperienzemistiche e di fatti prodigiosi, confermati nel processodi canonizzazione, apertosi vent'anni dopo la morte econclusosi nel 1446, nel quale vennero dichiaratiautentici trecento e uno miracoli. San Nicola è invoca-to da quanti soffrono ingiustizia o sono insidiati nellavita e nella libertà, e come protettore della maternitàe infanzia, delle anime purganti, della buona morte,nonché contro gli incendi e le epidemie.Entrato tra gli agostiniani nel 1256 e ordinato sacerdo-te nel 1269 a Cingoli, dopo sei anni di peregrinazioniin varie città delle Marche, ebbe fissa dimora aTolentino, dove svolse il suo apostolato principalmen-te al confessionale. Maturò nell'ombra la sua santifi-cazione personale, mettendo a frutto le risorse spiri-tuali che gli garantiva la vita religiosa: l'incondiziona-ta obbedienza, l'assoluto distacco dai beni terreni e laprofonda modestia. Dal 1969 il suo culto è limitato ai calendari locali.

San Paolo apostoloSi ricorda il 29 giugno.Immagine: è raffigurato come un uomo anziano dal viso magrocon un'alta fronte, una calvizie avanzata e una lunga barba apunta. Di solito porta una spada o un libro, o sta accanto a tresorgenti d'acqua.Storia: apostolo per eccellenza, cofondatore, insieme aSan Pietro, della Chiesa Romana, nacque probabil-mente a Tarso in Cilicia nell'anno 3 e morì martirizza-to a Roma nel 65. Era ebreo della tribù di Beniamino,fariseo, cittadino romano e di professione fabbricavatende; il nome originario era Saul. Partecipò attiva-mente alla lapidazione del primo martire cristiano,Santo Stefano, e in seguito si mise al servizio delleautorità ebraiche che cercavano di annientare il cri-stianesimo. Convertito sulla via di Damasco, ebbe daCristo la missione di evangelizzare i pagani. Per ese-guire questo compito fece almeno quattro viaggi apo-stolici, visitando un'area vastissima del Mediterraneo.Fondò chiese ovunque, sempre in mezzo a pericoli diogni sorta: fece naufragio, fu imprigionato, frustato,lapidato, bandito da diverse città, perseguitato dall'o-dio del suo stesso popolo. Le sue quattordici letterefanno parte del deposito della rivelazione divina.Secondo una tradizione molto antica fu decapitato aRoma presso la via Ostiense, nel luogo ove ora sorgela chiesa delle Tre Fontane. Si racconta che il suo capotagliato abbia fatto tre balzi e che, immediatamente,siano sgorgate dalla terra tre fontane. Il suo corpo è

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conservato nella basilica romana di San Paolo fuori lemura. Scrisse di se stesso: «lo ho lavorato più di tutti gli altriapostoli», ma anche: «lo sono il minimo fra gli aposto-li, un aborto, indegno anche d'essere chiamato apo-stolo».Adduce egli stesso le credenziali che gli garantisconoil buon diritto di essere considerato apostolo: egli havisto il Signore, Cristo Risorto, ed è, perciò, testimonedella risurrezione; egli pure è stato inviato direttamen-te da Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missio-ne, tre requisiti che egli possiede, per questa origina-le attività pubblicitaria il titolo di patrono dei giorna-listi e di quanti diffondono la verità cristiana serven-dosi dei mezzi di comunicazione sociale. Affiora l'inquietudine, cioè «il pungolo» della grazia, ilguizzo della luce di verità: «Chi sei tu, Signore?»; «losono Gesù che tu perseguiti». San Paolo trarrà dalla sua esperienza questa conso-lante conclusione: «Gesù è venuto nel mondo per sal-vare i peccatori, dei quali io sono il primo».

San Pietro apostoloSi ricorda il 29 giugno.Immagine: nell'arte è raffigurato come un uomo anziano, dicostituzione robusta, con capelli ricci ed una barba quadrata ericciuta: in mano tiene una o due chiavi e un libro; oppure è cro-cifisso a testa in giù; o indossa abiti pontificali e tiene due chiavi.Storia: primo papa e martire intorno al 64-67 d.C.Di nome Simone, era figlio di Giovanni, ed era unpescatore della Galilea, sicuramente sposato, in quan-to Gesù ne guarisce la suocera, e viveva a Betsaida. Fudiscepolo di San Giovanni Battista e, insieme al fratel-lo Andrea, fu chiamato a seguire Cristo, che lo sopran-nominò subito "Roccia" (Cephas). L'episodio culminante della sua storia è quello in cuiconfessò che Cristo era il Figlio di Dio (Mt 16, 15-19) eCristo gli rispose con la solenne promessa: “Tu seiPietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa… ate darò le chiavi del regno dei cieli”. Dopo laRisurrezione Cristo confermò questa promessa con iltriplice comando: “Pasci le mie pecorelle”.In tutti i Vangeli, Pietro è costantemente accanto alSignore, fa parte del gruppo delle persone più intime,è presente ai più importanti eventi come la risurrezio-ne della figlia di Giairo, la Trasfigurazione e l'agoniadel Getsemani. Rinnegò per ben tre volte Gesù, salvopentirsene subito amaramente.Dopo l'Ascensione diresse, pare, la comunità diGerusalemme ed ebbe un ruolo di primo piano nelconcilio che vi fu tenuto. Forse fu per un certo tempo

vescovo di Antiochia ed infine divenne capo dellaChiesa in Roma. Fu martirizzato sul colle Vaticano, nelcirco di Nerone, secondo una tradizione a testa in giù.Le sue reliquie sono conservate ancor oggi sotto l'al-tare della Confessione nella basilica di San Pietro aRoma. La sua festa principale è quella del 29 giugno,giorno in cui è venerato insieme a San Paolo, almenodall'inizio del IV secolo. E' una delle solennità piùantiche e sembra che sia stata una “cristianizzazione”di una festa pagana che esaltava i mitici fondatori diRoma.E' tradizione che San Pietro avendo consacrato avescovo di Treviri Sant'Eucherio gli consegnasse ilproprio pastorale. Essendone egli rimasto privo e nonavendone più ripreso alcun altro, i suoi successori sene astengono tuttora dal farne uso.

Santa Rita (Margherita) da CasciaSi ricorda il 22 maggio.Immagine: nell’arte è raffigurata con l’abito da suora agostinia-na, in contemplazione del Crocifisso.Storia: nata presso Spoleto nel 1381, sposò un uomo rude e dal cattivo carattere, che morì di morte violen-ta. I suoi due figli, che avevano giurato di vendicarlo,morirono poco dopo, perdonando gli assassini delpadre. Rita entrò nel convento agostiniano di Cascia,ove sopportò con grande pazienza una dolorosissimamalattia. Morì nell’anno 1457. E’ stata canonizzata nel1900 da papa Leone XIII. E’ soprannominata la “Santadegli impossibili”, cioè dei casi più disperati.

San RoccoSi ricorda il 16 agosto.Immagine: giovane pellegrino, con il bastone in mano, la cosciascoperta rivela la piaga, talvolta da lui indicata, della peste, ilfedele cagnolino (spesso con un pane in bocca) ai suoi piedi.Storia: figura storica, San Rocco è vittima sfortunata dibiografi incompetenti. Gli Acta breviora, sinceri, macomposti malamente e la Vita San Rochi (1478) diFrancesco Diedo, veneziano, più completa, ma crono-logicamente impossibile e di dubbio valore, sono con-siderati oggi le migliori biografie di San Rocco. Rocco,nato a Montpellier nel 1350, era figlio di un ricco mer-cante provenzale e di madre lombarda. Nel 1367,quando Rocco aveva circa 17 anni, Papa Urbano V visi-tò la sua città. Poiché i genitori erano già morti, Roccodecise di andare a Roma come pellegrino. Divennenoto per il suo amore della povertà e per la sua caritàverso gli ammalati.Fu arrestato ad Angera, sul lago Maggiore, verso il1374 ed ivi imprigionato sotto accusa di spionaggio.

Luoghi di culto e devozione

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Morì là dopo la riunione con lo zio materno, nel 1378.Le sue reliquie furono portate a Venezia nel 1485 ovefu eretto il suo santuario più importante. È dubbio cheSan Rocco fosse membro di qualche terz'ordine reli-gioso. Se di fatto era terziario, sembra più probabileche fosse membro del Terz'ordine di San Domenico.E' invocato come guaritore e contro la peste.

San SebastianoSi ricorda il 20 gennaio.Immagine: legato ad un albero, o a una colonna, con il corpo tra-fitto di frecce.Storia: è uno dei più rinomati martiri romani.Le testimonianze su di lui sono degne di poca fede.Soldato imperiale di Narbona (Gallia) o di Milano(secondo Sant'Ambrogio), era un favorito dell'impera-tore Diocleziano, ma ciò non gli valse alcuna pietàquando si scoprì che era cristiano. Fu legato ad unalbero e il suo corpo venne usato come bersaglio degliarcieri. La notte, una donna di nome Irene si recò dalui per seppellirne il corpo. Avendolo trovato vivo, loportò a casa sua, lo curò e lo guarì. Diocleziano aven-do appreso la notizia che era ancora vivo, ordinò lasua morte e Sebastiano venne finito a mazzate. Eral'anno 288. L'ininterrotto culto popolare mostra illuogo della sepoltura nel cimitero della via Appia anti-ca ad catacumbas (avvallamento): le Catacombe diSan Sebastiano. La liturgia di Roma gli riservò sempreun pasto di privilegio. Nel 367 il papa San Damasocostruì una basilica sulla sua tomba; ora essa è unadelle sette principali chiese di Roma.L'iconografia lo ritrae nel martirio, bersagliato da frec-ce. Per le sue piaghe fu invocato protettore degli appe-stati.

San Vincenzo Ferrer o FerreriSi ricorda il 5 aprile.Immagine: è raffigurato come un domenicano intento a predica-re con un libro aperto in mano. Talvolta ha un cappello da car-dinale, o un paio d'ali, o un crocifisso.Storia: nato a Valenza in Spagna, nell'anno 1350, (suopadre era inglese), in giovane età entrò nell'ordinedomenicano e presto divenne consigliere del red'Aragona e, durante lo scisma d'occidente, del papadi Avignone, con il quale si schierò in buona fede. Perrisolvere lo scisma del papato fece viaggi in Spagna,Francia, Svizzera e Italia, esortando alla penitenza,operando miracoli e convertendo migliaia di persone,poiché aveva il dono delle lingue ed aveva una immen-sa fama di predicatore. Quando si rese conto che ilpartito avignonese era nell'errore si dedicò al compito

di ricondurlo all'obbedienza del papa legittimo, inmodo particolare durante il concilio di Costanza.Morì a Vannes, in Bretagna, nell'anno 1419.

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Luoghi di culto e devozione

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Presentazione 3

Introduzione 4

Luoghi di culto e devozione 5

Le immagini raccontano 7

Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo apostoli 8

Chiesa Parrocchiale di San Giorgio Martire, in Birbesi 12

Chiesa sussidiaria dei Ss. Filippo e Giacomo, in Rebecco 15

Oratorio di San Lorenzo 16

Oratorio dei Disciplini e Oratorio di Sant’Andrea 20

Immagini Mariane 22

Atti e documentazione 36

La vita dei Santi 42

Indice

Finito di stampare nel mese di marzo 2005 presso GVM - Volta Mantovana

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