l’Unità, per noi che Viva la libertà -...

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LA SELCA A FORNO ALLIONE, MA NON SOLO bonifiche: serve cambiar passo di Guido Cenini segue alle pagine 10-11 Scheda tecnica: «Selca, località Forno d’Allio- ne, ex Ucar, Lotto B, Berzo Demo, nata nel 1998. In specifico l’azienda svolgeva: opera- zioni di stoccaggio e trattamento finalizzate al recupero di rifiuti speciali pericolosi e non, mediante operazioni di messa in riserva, rici- clo, recupero dei metalli e dei composti metal- lici e di altre sostanze inorganiche; i materiali decadenti dalle operazioni di trattamento era- no commercializzati come materie prime se- condarie (m.p.s.) destinate all’industria metal- lurgica ed ai cementifici». Dapprima Union Carbide, poi Graphtec ed infine Selca, passata infine in mano al Gruppo Catapano di Napoli, il cui leader è stato arre- stato nel 2011 per associazione a delinquere di stampo mafioso. Quando l’azienda ha chiu- so per fallimento, all’interno dei capannoni vi era un sito adibito a discarica abusiva, pieno di rifiuti speciali, tra cui peci di lavorazione, amianto, cromo ed altri metalli pesanti. Tutti parlano della Selca, il sindaco Scolari in testa, ma anche consiglieri regionali e deputa- ti nazionali. Ma probabilmente si potrebbe Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92 del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme. 23º anno - n. 235 - marzo 2014 “... incisioni eseguite con una punta su una superficie dura, per lo più mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...” verso le Comunali: Gianico... Stefano Malosso, pag. 5 Cgil: voci dal Congresso Tullio Clementi, pag. 6 il ritratto: Ermete Giorgi Giancarlo Maculotti, pag. 8 segue a pag. 3 l’Unità, per noi che... di Bruno Bonafini «... E alcuni audaci in tasca l’Unità», cantava Guccini. E c’era del vero in quel verso: coglie- va l’audacia del mostrarsi militante comunista e il particolare della tasca in cui il giornale – organo del PCI, fondato da Antonio Gramsci – veniva esibito. Sì, proprio esibito e non semplicemente posto. Come segno di appar- tenenza, orgogliosa appartenenza (più in là se ne pagherà lo scotto). Perché il prestigio del Partito era indiscusso, e non solo in chi vi era dentro. E la radicalità/alterità della proposta politica a cui rimandava faceva un audace chi non nascondeva tale appartenenza, soprattut- to sul luogo di lavoro, non essendo mai stato comodo in Italia, tantomeno in Valle, essere un “compagno”, nemmeno nei gloriosi (per noi) anni Settanta. Le feste de l’Unità erano poi la prima prova ed insieme il consolidamento della militanza e delle prime sezioni, paese per paese e perfino frazione per frazione. È in questo modo che ha inizialmente vissuto il suo rapporto con l’Unità chi come me appartie- ne alla “leva” politica degli anni Settanta nel PCI. Una leva generosa, di giovani prevalente- mente, a cui l’Unità più che la sezione di partito forniva stimolo e strumenti del far politica (noti- zie, esperienze, conoscenze, visione critica...). Ma non era questo principalmente il ruolo – ed il peso – de l’Unità. Era il coinvolgimento cul- turale e politico che il foglio produceva in quanti ogni giorno vi trovavano una lettura cri- tica della realtà del tempo, analisi e proposte di una intellettualità collettiva estremamente larga e variegata, perché costituita da uomini e donne di esperienze e provenienze le più diverse, dal ALLA SCOPERTA DELLA GRANDE ARTISTA CAMUNA 8 marzo: ricordando Franca Ghitti di Alessio Domenighini 8 marzo 2014. Molte le iniziative realizzate nella ricorrenza della festa della donna. Solo a Dar- foben tre. Tutte centrate su una delle donne più importanti della Valle Camonica e non solo: l’artista Franca Ghitti, mancata quasi due anni fa. La prima è stata realizzata dalla neonata Com- missione delle Pari Opportunità dell’Amministrazione,su iniziativa della responsabile Doralice Piccinelli. Si trattava di ricordare una importante attività nata nel 1959-60 su sollecitazione e gestione in prima persona da parte della grande artista camuna e cioè l’istituzione della scuola d’arte professionale. Sorse a Gorzone, venne addirittura annesso un convitto per i ragazzi che segue a pag. 2 parlare di tanti altri siti in Valle Camonica in cui trovare in profondità materiale scomodo, sotterrato di nascosto. Segnalazioni, negli anni passati, ci sono state fornite nell’area industriale di Piancamuno, di Gianico, di Breno, di Sellero e di Forno, oltre che sotto il manto stradale della superstada. Tutti da ac- certare da parte delle autorità competenti, ma i dubbi restano. Intanto parliamo un attimo di bonifiche vere e false. In Italia le superfici, terrestri e marine, indivi- duate negli ultimi 15 anni come siti contami- nati sono davvero rilevanti. Secondo il Pro- gramma nazionale di bonifica curato dal Mini- stero dell’ambiente, il totale delle aree perime- trate come siti di interesse nazionale (SIN) è arrivato negli anni a circa 180mila ettari di su- perficie, scesi oggi a 100mila ettari, solo grazie alla derubricazione dello scorso anno di 18 siti da nazionali a regionali (i SIN sono quindi passati da 57 a 39). Solo in 11 SIN è stato presentato il 100% dei piani di caratterizza- zione previsti. Anche sui progetti di bonifica presentati e approvati emerge un forte ritardo: solo in 3 SIN è stato approvato il 100% dei progetti di bonifica previsti. In totale, sono solo 254 i progetti di bonifica di suoli o falde con decreto di approvazione, su migliaia di Rassegna “What is left?”: VENERDÌ 4 APRILE, ORE 20.30 Sala 89, Boario: Viva la libertà di ROBERTO ANDÒ con T. SERVILLO e V. MASTANDREA

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LA SELCA A FORNO ALLIONE, MA NON SOLO

bonifiche: serve cambiar passodi Guido Cenini

segue alle pagine 10-11

Scheda tecnica: «Selca, località Forno d’Allio-ne, ex Ucar, Lotto B, Berzo Demo, nata nel1998. In specifico l’azienda svolgeva: opera-zioni di stoccaggio e trattamento finalizzate alrecupero di rifiuti speciali pericolosi e non,mediante operazioni di messa in riserva, rici-clo, recupero dei metalli e dei composti metal-lici e di altre sostanze inorganiche; i materialidecadenti dalle operazioni di trattamento era-no commercializzati come materie prime se-condarie (m.p.s.) destinate all’industria metal-lurgica ed ai cementifici».Dapprima Union Carbide, poi Graphtec edinfine Selca, passata infine in mano al GruppoCatapano di Napoli, il cui leader è stato arre-stato nel 2011 per associazione a delinqueredi stampo mafioso. Quando l’azienda ha chiu-so per fallimento, all’interno dei capannoni viera un sito adibito a discarica abusiva, pienodi rifiuti speciali, tra cui peci di lavorazione,amianto, cromo ed altri metalli pesanti.Tutti parlano della Selca, il sindaco Scolari intesta, ma anche consiglieri regionali e deputa-ti nazionali. Ma probabilmente si potrebbe

Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme.

23º anno - n. 235 - marzo 2014

“... incisioni eseguite con una punta su una superficie dura, per lopiù mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...”

verso le Comunali: Gianico...Stefano Malosso, pag. 5

Cgil: voci dal CongressoTullio Clementi, pag. 6

il ritratto: Ermete GiorgiGiancarlo Maculotti, pag. 8

segue a pag. 3

l’Unità, per noi che...di Bruno Bonafini«... E alcuni audaci in tasca l’Unità», cantavaGuccini. E c’era del vero in quel verso: coglie-va l’audacia del mostrarsi militante comunistae il particolare della tasca in cui il giornale –organo del PCI, fondato da Antonio Gramsci– veniva esibito. Sì, proprio esibito e nonsemplicemente posto. Come segno di appar-tenenza, orgogliosa appartenenza (più in là sene pagherà lo scotto). Perché il prestigio delPartito era indiscusso, e non solo in chi vi eradentro. E la radicalità/alterità della propostapolitica a cui rimandava faceva un audace chinon nascondeva tale appartenenza, soprattut-to sul luogo di lavoro, non essendo mai statocomodo in Italia, tantomeno in Valle, essereun “compagno”, nemmeno nei gloriosi (pernoi) anni Settanta.Le feste de l’Unità erano poi la prima provaed insieme il consolidamento della militanza edelle prime sezioni, paese per paese e perfinofrazione per frazione.È in questo modo che ha inizialmente vissuto ilsuo rapporto con l’Unità chi come me appartie-ne alla “leva” politica degli anni Settanta nelPCI. Una leva generosa, di giovani prevalente-mente, a cui l’Unità più che la sezione di partitoforniva stimolo e strumenti del far politica (noti-zie, esperienze, conoscenze, visione critica...).Ma non era questo principalmente il ruolo – edil peso – de l’Unità. Era il coinvolgimento cul-turale e politico che il foglio produceva inquanti ogni giorno vi trovavano una lettura cri-tica della realtà del tempo, analisi e proposte diuna intellettualità collettiva estremamente largae variegata, perché costituita da uomini e donnedi esperienze e provenienze le più diverse, dal

ALLA SCOPERTA DELLA GRANDE ARTISTA CAMUNA

8 marzo: ricordando Franca Ghittidi Alessio Domenighini8 marzo 2014. Molte le iniziative realizzate nella ricorrenza della festa della donna. Solo a Dar-foben tre. Tutte centrate su una delle donne più importanti della Valle Camonica e non solo:l’artista Franca Ghitti, mancata quasi due anni fa. La prima è stata realizzata dalla neonata Com-missione delle Pari Opportunità dell’Amministrazione,su iniziativa della responsabile DoralicePiccinelli. Si trattava di ricordare una importante attività nata nel 1959-60 su sollecitazione egestione in prima persona da parte della grande artista camuna e cioè l’istituzione della scuolad’arte professionale. Sorse a Gorzone, venne addirittura annesso un convitto per i ragazzi che

segue a pag. 2

parlare di tanti altri siti in Valle Camonica incui trovare in profondità materiale scomodo,sotterrato di nascosto. Segnalazioni, neglianni passati, ci sono state fornite nell’areaindustriale di Piancamuno, di Gianico, diBreno, di Sellero e di Forno, oltre che sotto ilmanto stradale della superstada. Tutti da ac-certare da parte delle autorità competenti, mai dubbi restano. Intanto parliamo un attimodi bonifiche vere e false.In Italia le superfici, terrestri e marine, indivi-duate negli ultimi 15 anni come siti contami-nati sono davvero rilevanti. Secondo il Pro-gramma nazionale di bonifica curato dal Mini-stero dell’ambiente, il totale delle aree perime-trate come siti di interesse nazionale (SIN) èarrivato negli anni a circa 180mila ettari di su-perficie, scesi oggi a 100mila ettari, solo graziealla derubricazione dello scorso anno di 18 sitida nazionali a regionali (i SIN sono quindipassati da 57 a 39). Solo in 11 SIN è statopresentato il 100% dei piani di caratterizza-zione previsti. Anche sui progetti di bonificapresentati e approvati emerge un forte ritardo:solo in 3 SIN è stato approvato il 100% deiprogetti di bonifica previsti. In totale, sonosolo 254 i progetti di bonifica di suoli o faldecon decreto di approvazione, su migliaia di

Rassegna “What is left?”:VENERDÌ 4 APRILE, ORE 20.30

Sala 89, Boario:

Viva la libertàdi ROBERTO ANDÒ

con T. SERVILLO e V. MASTANDREA

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2 marzo 2014 - graffiti

AVANTI GRAN PARTITO! (a cura di Michele Cotti Cottini)

fuori dal coro Per chi suona la campanella. «Ma come? Usciamo col giornale senza un commento sul

nuovo governo?!». A mia precisa sollecitazione, i perfidi compagni della redazione hanno pen-sato bene di rispondermi appoppandomi l’incombenza: «Occupatene tu nella tua rubrica».Ritrovarsi lettiani fuori tempo massimo è un’esperienza ai confini del paranormale che nonauguro a nessuno. Ma sarà che resto convinto che si possa fare politica – e farla bene – senzascadere nel cinismo, nell’arroganza, nell’incoerenza. Sarà che a sinistra vien più naturale l’em-patia con gli sconfitti che la simpatia per i vincenti. Sarà che non tollero che il segretario delmio partito possa godere nell’attaccare il sindacato. Sarà che l’esibizione delle slide mi aveva-no già fatto abbastanza orrore mesi fa in un piccolo congresso di circolo, figuriamoci a PalazzoChigi... Insomma io la “svolta buona” non l’ho ancora digerita.Sul suo blog l’on. Miriam Cominelli ha provato così a interpretare lo sconcerto della basedopo l’improvvisa defenestrazione di Letta: «Come se non fosse bastato l’esito deludente del-le elezioni di febbraio. Come se non fosse bastata la pagina dolorosa della mancata elezione diProdi a Presidente della Repubblica. Come se non fosse bastata la recente esperienza dei dueGoverni Prodi caduti per mano di problematiche tutte interne al centrosinistra. Oggi ci risia-mo. A chi durante le primarie di dicembre, poneva la questione delicata della coincidenza fra lefigure di Segretario e candidato premier (visto che un premier nostro già esisteva ed avevabisogno del pieno appoggio del suo Partito) si diceva che il congresso non era la corsa perraggiungere Palazzo Chigi, ma per riformare il più grande partito d’Italia. Ci avevano detto chenon ci sarebbe stato un dualismo scomodo fra Segretario e Premier, ma che Letta avrebbe gio-vato dell’azione di un nuovo Pd. Non è andata così».All’annuncio della formazione del nuovo governo, anche tra i renziani lo stato d’animo preva-lente è stato lo smarrimento. Critica l’on. Marina Berlinghieri: «La situazione si è radicalizza-ta, quando la scelta più ragionevole, che non richiedeva straordinarie doti di intuito politico,era probabilmente sotto gli occhi di tutti: investire nel rilancio dell’esecutivo attraverso il coin-volgimento di personalità nuove che godessero della piena fiducia e appoggio del segretario delpartito». Rabbioso il Consigliere Regionale Gianni Girelli: «Non so se la Direzione Nazionaledi nominati e i gruppi parlamentari – che hanno dimostrato un vero attaccamento... al Paese?no, alla possibilità di rimanersene a Roma fino al 2018 – hanno bene interpretato il voto delleprimarie per l’elezione del Segretario. Di certo non il mio che era volto a costruire un Partitorealmente nuovo, determinato a sostenere il Governo Letta nel percorso di riforme, capace dimettere in campo una proposta vincente alle elezioni, guidata da un Renzi legittimato dal votopopolare, non da una anomala crisi extraparlamentare».

Iniziativa a Cividate. Ci si può sempre rifare con l’arte. È slittata a fine marzo l’ini-ziativa Pd “Metti in Circolo il Pittore”, per protestare contro il forte ridimensionamentodell’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole. Appuntamento alla Sala Consiliare diCividate Camuno domenica 30 marzo alle 17: “L’arte si mangia? Cibo e arte binomio...stuzzicante”, con Antonio De Rita, Magda Stofler, Michele Ignaccolo.

il pipistrello e le due donnoleUn giorno un Pipistrel dié nella tanad’una feroce Donnola,che aveva antica rugginecoi topi, e che a momenti me lo sbrana.«Eccome! – dice –, ed osa dopo tantimisfatti uno di voi venirmi avanti?Se tu sei topo, guarda, io son faina».«Dimando grazia a Vostra Signoria –,rispose a lei quell’anima tapina –,ma un topo io non so manco cosa sia.Io sono Uccello e, grazie a Dio che feceil mondo tutto colla sua parola,volo coll’ali mie. Viva chi vola!».E tante cose aggiunse e tanto belle,ch’ebbe la grazia di salvar la pelle.Tre giorni dopo cade il martorello,per suo destin fatale,nell’ugne d’una Donnola, terribilenemica degli uccelli in generale,che col suo muso lungo in un momento,pigliandolo, s’intende, per uccello,l’avria mangiato senza complimento.«T’inganni grosso –, a lei grida il cattivo –,e dove son le penneche forman degli uccelli il distintivo?Son Topo, evviva i topi,e morte al gatto, io grido, e a chi l’ha fatto».E la sua parte tanto ben sostenne,che un’altra volta la scampò a buon patto.Molti son che con quest’artehan trovata la manieradi tirar la sorte a sé.A seconda della partehanno pronta una bandiera.Oggi: Viva la Repubblica!E dimani: Viva il Re.

Jean de La Fontaine

dalla prima pagina

l’Unità, per noi che...lavoro intellettuale non meno che da quello ma-nuale o dei servizi. Perché varietà sociale e mo-bilità di ruolo nel PCI erano un dato reale e in-negabile. I grandi partiti di massa, allora, nondisdegnavano un ruolo pedagogico, di educa-zione ai valori della democrazia e della Costitu-zione repubblicana innanzitutto, oltre che natu-ralmente ai loro ideali politici. Il giornale delPCI questo ruolo lo ha ricoperto bene e perlungo tempo. (Anche con errori certamente, al-cuni anche gravi, connessi al suo tempo e al suoessere di parte). Alta era la sua qualità di gior-nale, che era di giornale completo, non solo dipolitica: cronaca, sport, cultura cinema televi-sione... vi avevano considerazione larga comesui grandi quotidiani. Come la statura politicadei direttori che il partito vi impegnava: Ingrao,Macaluso, Veltroni, D’Alema, per ricordarnealcuni ancor oggi noti. Dirigenti di primo piano,che potevano garantire legame ma anche auto-nomia dal partito. Capaci di scelte editoriali chefecero talora scandalo e scuola insieme (l’inser-to satirico di Tango e di Cuore, i film in video-cassetta ed i libri in allegato...).Quel che oggi l’Unità non è più, e non puòpiù essere. Non grande giornale completo, non

organo di partito dalla fine degli anni ’90. Lacrisi dei partiti, della militanza, ha generato in-sormontabili difficoltà economiche (il debitoha comportato la vendita di sedi di partito ditante sezioni, tra cui un piano di Sala ’89 aDarfo, per noi). E la radicale trasformazionedel giornale poi. Che oggi è “minore” (per tira-tura), pur se sostanzioso foglio di dibattitopolitico culturale, molto di nicchia nell’ambitodella sinistra. Soppiantato da Repubblica neldare orientamento politico.Ai molti della mia generazione nati e cresciutipoliticamente quasi in osmosi con l’Unità, ilsuo 90° compleanno è tante cose insieme.Emozioni, ricordi e riflessione. Tra cui il ri-pensare ad un percorso di impegno politico,di generazione quasi, certamente irripetibileoggi. Di cui è bene vedere i limiti, per certeforme “totalizzanti” o per una certa visionevuoi ideologica vuoi “utopica” o radicale, madi cui è anche lecito per alcuni tratti aver no-stalgia. Per la concezione alta e disinteressata

della politica, per la progettualità che la so-stanziava, perché valori di democrazia, di soli-darietà e giustizia sociale erano metro di misu-ra primi per valutare uomini e proposte.Valori resi obsoleti dall’ubriacatura liberistae populista recente. Di quando la politicanon era per il senso comune “una cosasporca”, da casta, o – al meglio– la scelta diun leader. Ma era, dai problemi, “l’uscirnetutti insieme” (don Milani).

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graffiti - marzo 2014 3

Estote Parati. Siate pronti. Lo urlavamo incerchio da ragazzini, piegati in avanti per darpiù fiato. Estote Parati! Erano gli anni deicampi scout, delle estati in Val di Scalve, conle tende montate in mezzo ai prati verdissimi.Estote Parati! Prima di un’attività, un’escur-sione, un gioco di gruppo, eccoci lì. Con i cap-pelli da guide, lupetti e coccinelle e i foulard alcollo a gridare in coro. Ci davamo grinta,energia, senso di squadra: teniamo le antennedritte, insieme, in gruppo. Stiamo in campana.Eravamo giovani e con un senso dell’infinitez-za che ahimè con gli anni scompare.Eppure ci sentivamo forti, uniti.Ci ho ripensato in questi giorni, dopo ilboom nazionale del caso Selca di BerzoDemo. Una vicenda che qui in Valle Camoni-ca conosciamo bene da anni. Eppure all’im-provviso ci è parsa nuova. Scorrevano le im-magini di “Presa Diretta”: la collina della di-scarica, la pece nera che scivola sulla roccia,lo sporco, gli scarti che infilzano il terreno, ilgrigiore, pure la pioggia. La telecamera ad-dosso ai rifiuti e noi addosso allo schermo.Quasi imbarazzati, da cittadini presi allasprovvista, lì a sentirci in colpa.Rifiuti cancerogeni. Inquinamento ambientale.Mi sono chiesta: non eravamo pronti? Nonsiamo stati abbastanza forti per segnalare,smascherare, rompere le scatole a chi avrem-mo dovuto? Dove eravamo, noi cittadini (po-litici inclusi)? Possibile che un sindaco – Cor-rado Scolari – di un paesino di montagna,

come Berzo Demo, sia costretto ad ammettereche “sono stati dieci anni di preoccupazione edi solitudine. Il nostro ufficio tecnico ha do-vuto affrontare problemi enormi, improponi-bili per un piccolo comune” e noi zitti? Noneravamo pronti? Estote parati!Io credo che il caso Selca c’insegni molto. An-che su noi stessi. Ci insegna che l’ambiente ècasa nostra e non tutti gli ospiti dovrebberoessere bene accolti, ma che ogni tanto bisogne-rebbe avere il coraggio di allontanare i furbi e ifarabutti. C’insegna che chi la fa sporca spes-so può farla franca, soprattutto se non c’è unacomunità unita che prenda in considerazione iproblemi e li denunci.Che le cose che accadono nei Comuni nonsono solo “problemi del sindaco, del vicino dicasa, di quello là”, finchè non ci toccano diret-tamente. E che non bisogna avere paura a de-nunciare le malefatte, solo perché chi le hacommesse ha più soldi e potere. E anche i po-litici, che cavalcano vicende come queste, ri-cordino che per intervenire non è necessarioche si muovano le grandi testate di stampa. Sipuò fare prima, meglio e più dignitosamente.Perché il rischio è che poi, davvero, il territo-rio perda la sua dignità.Un velo squarciato non è un velo rotto. Maaperto. Per guardare cosa c’è dietro e affron-tarlo. Siate pronti. Io credo che significhi an-che siate consapevoli.

dal blog “Voci di Brescia” del Corriere della Sera

dalla prima pagina

bonifiche: serve cambiar passoelaborati presentati. Le bonifiche vanno a rilento, ma non il giro d’affari del risanamento ambien-tale che si aggirerebbe intorno ai 30 miliardi di euro. Dal 2001 al 2012 sono stati messi in campo3,6 miliardi di euro di investimenti, tra soldi pubblici (1,9 miliardi di euro, pari al 52,5% deltotale) e progetti approvati di iniziativa privata (1,7 miliardi di euro, pari al 47,5% del totale),con risultati concreti davvero inesistenti. Caratterizzazioni e analisi effettuate in modo a volteinefficace, progetti di risanamento che tardano ad arrivare e bonifiche completate praticamenteassenti, a parte qualche piccolissima eccezione. Il Ministero dell’ambiente arranca, dietro allemigliaia di conferenze dei servizi e documenti, intanto i responsabili dell’inquinamento, pubblicie privati, ne approfittano per spalmare su più anni gli investimenti sulle bonifiche. Nel frattem-po sono sempre più numerose le indagini sulle false bonifiche e sui traffici illegali dei rifiutiderivanti dalle attività di risanamento. Occorre un vero cambio di passo per fare quello che èstato già realizzato con successo in altri paesi industrializzati.La forte concentrazione di inquinanti nell’ambiente e i ritardi negli interventi di bonifica causanoanche evidenti danni alla salute. Il progetto Sentieri, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità,conclusosi nel 2011 e in corso di aggiornamento, ha realizzato il profilo sanitario delle popola-zioni residenti in 44 SIN in cui si riscontrano diverse e gravi patologie per numerosi abitantiesposti. Dal dossier emerge chiaramente anche il rischio di illegalità e di infiltrazione ecomafiosanel settore e non solo nelle regioni del sud Italia. In base alle elaborazione di Legambiente dal2002 ad oggi sono state 19 le indagini su smaltimenti illegali di rifiuti derivanti dalla bonifica disiti inquinati (pari all’8,5% del totale delle indagini concluse contro i trafficanti di rifiuti), sonostate emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, sono state denunciate 550 persone e coinvolte105 aziende. Queste indagini sono state concluse da 17 Procure della Repubblica di diverse partid’Italia (Alessandria, Bari, Bologna, Brescia, Busto Arsizio (Va), Chieti, Grosseto, Massa, Mila-no, Rieti, Siena, Trapani, Udine, Velletri, Venezia, Verbania e Viterbo).

CAMPAGNA ELETTORALEle sparate della LegaEbbene sì la campagna elettorale per le co-munali, o meglio per i posti negli enti so-vra comunali, è entrata nel vivo. La Legaha iniziato a stracciarsi le vesti già lo scor-so autunno con un manifesto che racconta-va un consigliere regionale camuno del Pd,Tomasi, come protettore di immigrati a cuidonava case e sanità gratuite, mentre il loropresidente Maroni appariva il difensoredegli ospedali camuni.Poi l’attacco all’amministrazione comunaledi Breno per l’albergo Giardino e, ritornandoin tema sanitario l’imprudente proposta dicreare un’ASL della montagna.Recentemente si sono visti gli attacchi di Da-miolini a Tomasi sui rimborsi quando que-st’ultimo era presidente di BIM e CM. Infi-ne l’ultima sortita della Lega Nord che chiedel’eliminazione del BIM quale ente inutile edoppione della CM oltre che non rappresen-tativo del volere dei cittadini valligiani (ilpresidente non è eletto direttamente).Che la Lega abbia aperto le danze della cam-pagna elettorale mi sembra abbastanza chia-ro; che abbia finito le argomentazioni e leproposte altrettanto limpido; che quindi vo-glia fare una campagna elettorale basata sullademagogia e sul populismo altrettanto ovvio.Sta ora agli elettori camuni non farsi illudere,ma forse, ancora prima degli elettori, non do-vrà farsi ingabbiare in strane alleanze chi vor-rà farsi eleggere. Ritengo che sia finito il tem-po delle ammucchiate per vincere a tutti i co-sti o meglio per salire sul carro dei vincitorisempre e comunque. È ora giunto il momen-to di provarci da soli, di mettersi in giocofino in fondo, di non temere la sconfitta, didimostrare che il centro sinistra non ha biso-gno di nessuna stampella per governare uncomune o gli enti locali.Questo turno elettorale, che porta ben piùdella metà dei comuni valligiani alle urne, èl’occasione giusta per scrollarsi di dosso unavolta per tutte i leghisti e i forzisti, presen-tandosi alla popolazione camuna con propo-ste serie, ma soprattutto non macchiati daqualche forza oscura tra le nostre fila.

DOVERI DI UNA COMUNITÀ

cosa ci insegna il caso Selca?di Eletta Flocchini

«Vinca il migliore, dicevano una volta icronisti sportivi. E il grande Nereo Roccorispondeva sempre: “Speriamo di no”».

Curzio Maltese, La Repubblica

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4 marzo 2014 - graffiti

VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI PRIMAVERA

renziani a gogo in Valsavioredi Tullio Clementi

Sotto il titolo «Elezioni, il “laboratorio” deigiovani», il Giornale di Brescia di sabato 22febbraio pubblica un breve articolo non firma-to in cui leggiamo che, in barba alle «vecchiecontrapposizioni alla “Peppone e don Camil-lo” che ancora esistono» altrove (meno male!,oseremmo dire), a Saviore, in vista delle pros-sime elezioni, «è sceso in campo un gruppo diragazzi che si definiscono “intraprendenti, ca-paci e determinati”», con l’obiettivo di «porrefine alle vecchie contrapposizioni per dare alpaese una nuova classe dirigente».Tutt’altro che insensibile alle irruenti istanzedi protagonismo democratico, dedicherei vo-lentieri una bella scappellata a questo gruppo(si chiamerà “Giovani, Futuro e Territorio”) divolenterosi ragazzi, se non fosse che «ha giàincontrato gli amministratori di oggi e quelli diieri (in particolare il sindaco di lungo corso edex presidente della Comunità montana SandroBonomelli)», che «hanno dato il loro pienosostegno al progetto”».Quel che si dice “sparare sul quartier genera-le” col consenso dei gerarchi del Palazzo!Niente scappellate, dunque, tuttavia alcuneconsiderazioni questi ragazzi le meritano co-munque, partendo magari da quella che, aproposito di «porre finealle vecchie contrapposi-zioni» fra destra e sinistra,appare come la similitudi-ne più appropriata: il “go-verno degli onesti”.Concettualmente la pro-spettiva sembra perfino al-lettante, specie in un perio-do in cui ci par di soffocare sotto la plumbeacappa di corruttela e disonestà. Ma poi, allaprova dei fatti, rimangono i problemi concretida affrontare e risolvere.La gestione del “territorio” (la più concretadelle tre parole d’ordine assunte dal neonatogruppo saviorese), per esempio, non è affattoneutrale in rapporto a “destra” e “sinistra”,nel senso che la sua salvaguardia, fino al ri-schio-limite di una vera e propria sacrale in-tangibilità, è indubbiamente un valore di sini-

stra, mentre il suo disinvolto utilizzo in termi-ni speculativi è decisamente “di destra”, senzanecessariamente implicare pratiche disoneste(almeno non rispetto alle leggi vigenti).Per altro verso, la realizzazione di alloggi po-polari, scuole aperte a tutti, trasporti collettivi,strutture sanitarie pubbliche è “di sinistra”,tuttavia non c’è alcunché di particolarmente di-sonesto (non comunque in senso legale) nella“destra” che vorrebbe privilegiare invece la casacome investimento immobiliare, la scuola clas-sista e selettiva, i trasporti ad personam e laprivatizzazione della sanità.Nell’un caso e nell’altro, i semi della disonestarimangono però latenti, e cominciano a germo-gliare non appena “sinistra” e “destra”, si ac-cordano (e quindi si estinguono) nel saccheggiodel territorio o nella gestione strumentale degliinteressi popolari, trasfigurando l’originario“governo degli onesti” in un più pragmatiico edisinvolto “governo degli interessi”...

– o – o – o – o – o – o – o – o –Il giorno successivo, domenica 23 febbraio, laRepubblica, sotto l’allettante titolo “Innova-zione e uguaglianza, la mia idea di destra e si-nistra nell’Europa in crisi”, ospita una antici-pazione del “manifesto di Renzi” in cui l’au-

tore, dopo aver ironizzatosulla «nuova disputa guel-fi-ghibellini» e tirato Nor-berto Bobbio come un ela-stico delle mutande (cosache gli era già riuscitapiuttosto bene anche conGiorgio La Pira, GiuseppeDossetti e Altiero Spinel-

li), si chiede se può ancora tenere lo schemabipolare uguaglianza-disuguaglianza in «unasocietà sempre più individualizzata, sotto laspinta anche delle nuove tecnologie, dei so-cial network, delle reti che connettono maanche atomizzano, creando e distruggendocomunità e identità», o se non convenga,piuttosto, recuperare «idee come “merito” o“ambizione”», superando finalmente le «fru-ste teorie degli anni sessanta e settanta».Gli risponde Bruno Gravagnuolo sull’Unità di

lunedì 24 febbraio (“La sinistra secondo Mat-teo”), recuperando per il verso le distinzioniespresse da Norberto Bobbio nel suo Destra esinistra di vent’anni fa: distinzioni che «sta-vano in una doppia coppia oppositiva: destra/ineguaglianza e sinistra/uguaglianza. Vale adire che per Bobbio, storicamente e in terminidi valori, la destra rappresentava il polo del-l’asimmetria tra gli uomini, cioè l’ineguaglian-za. Mentre la sinistra quello della simmetria equindi l’aspirazione a una tendenziale egua-glianza, non “egualitarista”, come il filosofonon mancava di ricordare».Ebbene, continua Gravagnuolo, «Renzi capo-volge un po’ le cose, e nell’apprezzabile ten-tativo di riattualizzare il Bobbio del 1994, fi-nisce in realtà con lo sbiadirla alquanto, la suafaticata distinzione, se non proprio con il to-glierla di mezzo. E che cosa inserisce al postodella coppia oppositiva bobbiana? Subentranovarie coppie concettuali alternative, delineatein via ipotetica dal neo-premier. Ma tali daspiantare il ragionamento originario del filoso-fo torinese. Vediamole, le coppie di Renzi:conservazione/innovazione, aperto/chiuso,avanti/indietro, movimento/stagnazione...».La “riflessione” su Bobbio, insomma, rincaraJacopo Rosatelli sul manifesto del giorno suc-cessivo, è null’altro che un artificio retorico,funzionale allo scopo di «mettere in soffitta ilconcetto di uguaglianza come architrave dellasinistra». E allora, conclude, «verrebbe dachiedere al premier: sulla base di cosa individua“ultimi ed esclusi”, se non servendosi del con-cetto (e degli indicatori) di eguaglianza?».Il resto è cronaca, compresa la ruffianeria diun altro vecchio (in tutti i sensi anche lui)come Giuliano Amato che, intervistato daAldo Cazzullo (la Repubblica, lunedì 24 feb-braio), dopo aver lisciato il pelo a MatteoRenzi chiosa in perfetto stile agiografico:«Sono un ultrasettantenne, ma sono ancorameglio di tanti cinquantenni...».Quanto alla stanca e deprimente controversiagenerazionale, infine, la ciliegina sulla torta cela mette il sindacato pensionati della Cgil, conun manifesto congressuale in cui la... categoriaviene rappresentata da due bambine che sven-tolano un drappo rosso sulla spiaggia deserta.

«Quando c’è un rinnovamentogenerazionale i giovani hanno

tutto il diritto di sbagliare dasoli...». (Nicola Rossi)

«La disciplina è un valore di sinistra», dice il sindaco (di sinistra) di New York de Blasio perspiegare la stretta poliziesca nella metropolitana contro i questuanti, i suonatori abusivi, i senzabiglietto. Effettivamente, i ricchi non prendono il metrò. È il popolo (i quartieri popolari, i trasportipopolari) il più esposto al disordine e alla piccola delinquenza. I ricchi, da sempre, hanno privatiz-zato la sicurezza, insomma possono pagarsela. Come tutto il resto. Qui in Italia il rapporto trasinistra e legalità è piuttosto confuso. Si sfondano porte aperte quando si tratta di esecrare e perse-guire gli abusi e i reati dei politici: a essere bollati di “giustizialismo” sono quasi sempre, quasisolo esponenti della sinistra. Ma se si tratta delle regole “di strada”, della minuta gestione dellatranquillità sociale laddove è sistematicamente violata (un solo esempio: la movida notturna cheruba sonno, igiene e libertà a interi quartieri), la faccenda si complica. In quei casi si esita, vale undiscutibile “libertarismo”, le regole paiono appannarsi ed essere “meno regole” di fronte allascomoda fatica di applicarle. E vincono i prepotenti, i più lesti, i più menefreghisti; e soccombonoimiti e gli indifesi. E questo è parecchio “di destra”». (Michele Serra, la Repubblica)

“... i semi della disonestàrimangono però latenti, ecominciano a germogliarenon appena “sinistra” e“destra” si accordano (equindi si estinguono) nelsaccheggio del territorio...”

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graffiti - marzo 2014 5

Il rinnovo amministrativo nei Comuni èprossimo. A maggio molti di essi eleggerannonuovi organi, Sindaco e Consiglio comunale.La scadenza riapre una vecchia piaga: quelladi quanti non si rassegnano al vincolo di leg-ge che impedisce il terzo mandato (consecu-tivo) del sindaco. Approvata a fine anni ’90,quando sembrava saggio e da tutti accettabileporre vincoli di tempo e mandato a caricheelettive che altrimenti potevano consolidarepotentati piccoli e grandi, facili a degenera-zioni clientelari e/o a interessi particolari, co-munque tali da impedire un opportuno ri-cambio, la norma ha suscitato reazioni ancheforti alla prima vera prova dei fatti. Quando,maturata la doppia tornata, si dovette fare i

UN LIMITE RAGIONEVOLE, CHE È BENE NON MODIFICARE

sindaci: due senza tredi Bruno Bonafini

conti con qualche ambizione tarpata ma an-che con qualche problema oggettivo.L’ambizione è quella di chi, anche corretta-mente, spesso con buone e sane civiche in-tenzioni, ritiene che la volontà popolare el’esperienza amministrativa, preziosa, di chiavesse ben governato un territorio e la suacomunità, non dovrebbero avere limiti tali daimpedire ulteriori conferme, oltre le due tor-nate. Il rispetto dell’autonomia comunale,l’opportunità di utilizzare a pieno le risorseumane di una comunità (tale è anche l’espe-rienza amministrativa di un sindaco “collau-dato”) sono gli argomenti forti di tale posi-zione. Resi anche più stringenti, talora, dal-l’oggettivo problema che in molti piccoli co-

muni il ricambio non è facile, per la popola-zione scarsa, spesso molto anziana, e per lagravosità dell’impegno a fronte di corrispet-tivi economici del tutto inadeguati.Non mancano peraltro, e sono forse più nume-rosi pur facendo meno notizia, i sindaci che la-sciano senza patemi la cosiddetta poltrona, chenei paesi come il nostro è tutt’altro che comodae ricca. Dieci anni consentono di realizzare ciòche si ha in testa, quantomeno di impostarneadeguatamente la concretizzazione. Ed è giustoche idee ed energie nuove possano periodica-mente mettersi alla prova. Ad evitare il rischiodella routine o della degenerazione, semprepossibili al di là delle migliori intenzioni.Ma forse il miglior argomento a favore delricambio, dopo il decennio, viene dall’esi-genza di riavvicinare i cittadini alla cosapubblica, in un momento in cui lo stacco èpericolosamente grande. Che siano in tantiad alternarsi in ruoli politico-amministrativinon può che far bene alla democrazia: aiutaad evitare le degenerazioni che sappiamo,allarga il numero di quanti provano dall’in-terno gioie e dolori dell’amministrare, buonantidoto all’italico livello basso di senso ci-vico ed al qualunquismo.Se poi, come sta accadendo in Francia in que-sti giorni, molti piccolissimi comuni non rie-scono ad esprimere liste di candidati per leelezioni vicine, per disaffezione o mancanzadi ricambio demografico, il rimedio ce lo sug-gerisce la stessa esperienza francese, oltreche il buon senso: l’accorpamento del picco-lo comune con il vicino più grande. Cosa cheper la realtà italiana rappresenta oltretuttoanche un obbiettivo posto e solo in pochicasi raggiunto negli anni trascorsi. Se disap-punto può esserci allora sullo stop ad andaroltre il secondo mandato, è il suo essere cir-coscritto solo ai sindaci, quando razionalità esensibilità agli umori del tempo consigliereb-bero di estenderlo ben oltre la dignitosa real-tà degli amministratori comunali.

Le vignette di Altan, Staino, Ellekappa,Cinzia Poli, Vauro, sono tratte dai quotidiani:l’Unità, il Corriere della Sera, il Manifesto,Repubblica, dal periodico Caterpillar AM edal programa televisivo Servizio pubblico.

IL DESIDERIO DI SPAZI INCLUSIVI E PARTECIPATIVI

Gianico prova a ripartire dai giovanidi Stefano Malosso

Come viene percepito un paese? Se da un lato esiste una percezione amministrativa, burocraticae tecnica, dall’altro abbiamo uno sguardo più vivace, potremmo dire “vitale”: quello dei suoigiovani, del complesso di ragazze e ragazzi che in quel territorio stanno accumulando quelleesperienze che li definirà, un giorno, come “cittadini”. Già, cittadini: del proprio paese, ma anchedella nazione; forza rigeneratrice in grado di rilanciare le energie e le competenze necessarie alcambiamento e al rinnovamento, politico, economico, culturale, soprattutto sociale.Spesso ci si dimentica troppo facilmente di loro; li si osserva all’uscita di scuola, negli spazi del-l’oratorio, al campo sportivo, in biblioteca: vivono in pieno la quotidianità dei paesi e utilizzano iloro servizi, ma troppo spesso ci si dimentica di dar loro la parola. Da questo punto essenzialesembra essersi mosso il comitato di cittadini che, lo scorso 7 marzo, ha organizzato negli spazidella Biblioteca Comunale di Gianico l’incontro “Proponi le tue idee per Gianico”, aperto a tutti igiovani del paese con la voglia di fare qualcosa per il proprio territorio o anche solo disposti araccontare il proprio modo di viverlo. Dopo l’apertura di Mirco Pendoli, fra gli organizzatori del-l’incontro, che ha spiegato l’importanza dell’opinione dei giovani dopo anni di sostanziale silenzio,a prendere la parola sono stati i numerosi ragazzi presenti, ognuno forte delle proprie esperienzepersonali, dei propri percorsi, del proprio bagaglio umano. Le fasce di età presenti, dai 18 ai 30anni circa, hanno così esposto osservazioni che rispondono ad esigenze diverse, ma che convergonoverso l’esigenza condivisa di un paese maggiormente attento verso le realtà giovanili presenti. Glispazi del comune devono diventare in questo senso più inclusivi e partecipativi: i ragazzi possonoanimarli con le loro iniziative, i progetti, gli incontri, e, perché no, le occasioni di divertimento e disocializzazione. Il tutto con un occhio al rinnovamento, al dialogo generazionale con gli anziani delpaese, allo scambio multiculturale con le comunità straniere presenti sul territorio, instaurando unrapporto dialogante con la popolazione. L’oratorio può e deve accogliere i giovanissimi, offrendoloro gli spazi per la socializzazione; la biblioteca deve poter dare servizi orientati alla promozionedella lettura, organizzare incontri culturali, offrire laboratori che possano arricchire il bagaglio cultu-rale e professionale dei giovani del paese che, in esso, possono formarsi. I parchi e gli spazi verdidevono essere animati attraverso iniziative che possono mettere in contatto le generazioni e diven-tare occasioni di condivisione e di scambio umano.Cosa occorre per intraprendere questa strada? Innanzitutto, la volontà politica di dare spazio atutti, facendo del tema della partecipazione il nucleo irrinunciabile attorno al quale costruire unprogramma amministrativo. Partecipazione, e non restrizione: viviamo una stagione politicacompletamente nuova, in una fase storica che ci pone tutti di fronte alle nostre responsabilità.Quale momento migliore per puntare su energie fresche, sull’entusiasmo dei nostri giovani? Qua-le momento migliore per la più grande sfida degli ultimi decenni, quella di rilanciare il paese conforza superando attriti e risentimenti, facendo confluire in uno sforzo condiviso tutto ciò che dibuono si può costruire insieme? Una parte di Gianico, guardando alle prossime elezioni del 25maggio, ha iniziato a percorrere questo sentiero chiamando con sé le ragazze e i ragazzi che rap-presentano la via d’uscita da questa crisi e il futuro del paese.

in Redazione:Bruno Bonafini, Guido Cenini, Michele CottiCottini, Alessio Domenighini, Stefano Malosso,Valerio Moncini, Federica Nember.hanno collaborato:Roberto Bariselli Maffignoli, Alessio Do-menighini, Eletta Flocchini, GiancarloMaculotti, Margherita Moles.direttore responsabile:Tullio Clementi.

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6 marzo 2014 - graffiti

IL DIBATTITO A BOARIO: DALLA CRISI ALLA RAPPRESENTANZA

voci dal Congresso della Cgil camuno-sebinaa cura di Tullio Clementi

DOMENICO CIVIDATI (pensionato)Dopo un breve accenno alla «situazione econo-mica e sociale pesante» entro la quale «si ac-centuano le disuguaglianze e gli attacchi ai dirit-ti del lavoro e delle persone» e, quindi, alla ne-cessità che la Cgil assuma alcuni obiettivi pro-grammatici con il contributo propositivo deisuoi iscritti, l’ex delegato sindacale metalmecca-nico rivolge un appello alle istituzioni, «per farfronte alla crisi e al disagio di tante persone cheoggi vivono una situazione terrificante permancanza di lavoro e di reddito, per malat-tia...», richiamando infine l’importanza del vo-lontariato sociale.

MARIO SCOLARI (operatore Fillea)Il sindacalista degli edili concentra il suo inter-vento in modo particolare su tre punti: l’occu-pazione; il salario; le pensioni. Ed è soprattut-to, su quest’ultimo obiettivo, sugli effetti de-vastanti della recente riforma-Fornero che vie-ne auspicata una necessaria ed urgente revisio-ne. Di particolare interesse, poi, alcune consi-derazioni in merito alla necessità di sviluppareun miglior rapporto con il sistema scolastico(tema che verrà poi ripreso anche dal suo se-gretario, Donato Bianchi), «per avere più ri-cerca, più innovazione e più tecnologie» neicantieri e nelle fabbriche.

MAURO BAFFELLI (impiegato bancario)Esordisce con un appello a non dissipare nellaCgil quel patrimonio di valori realizzati anche acosto di grandi sacrifici nel corso dell’interoNovecento. Quindi, esorta l’assemblea congres-suale a spendersi con maggior convinzione perriaffermare la dignità dei lavoratori, sempre piùminacciata dalla crescente disumanizzazionenel mondo del lavoro. Il leitmotiv di Baffelli,però (o forse proprio in ragione di quanto so-pra), consiste nella necessità di vera e propria“pianificazione” (parola divenuta impronuncia-bile in seguito all’involuzione liberista della so-cietà italiana, dice). Un sorta di “piano qua-driennale”, in sostanza: «Ci ritroviamo fraquattro anni a fare il prossimo congresso e ve-diamo se queste quattro cose che abbiamo inmente di fare le abbiamo fatte o no».

LUIGI D’ELIA (tecnico TreNord)Anche il suo incipit è relativo al tema dellacrisi ed al conseguente «aumento delle disu-guaglianze e della povertà che ha colpito so-prattutto questo territorio e le nostre fami-glie», ma poi emerge con passione la visuale

Voci antiche, e fatalmente soggette al rischio di ripetitività, nella loro inevitabile ritualità congres-suale, ma anche voci nuove, giovani, e comunque un po’ “fuori dal coro”, pur nel palese e mani-festo sentimento amorevole verso la Cgil.Ventitre interventi, nella mattinata di martedì 4 marzo nella “sala blu” del Centro congressi diBoario Terme. Quanti ne bastano per non deludere dirigenti e organizzatori di questo sindacato edel suo importante appuntamento congressuale. Troppi per essere ospitati, anche solo in conci-sa sintesi, in queste pagine. Iniziamo quindi con la pubblicazione dei primi interventi, mentre isuccessivi verranno “recuperati” sul prossimo numero di Graffiti che, tra l’altro, uscirà giusto intempo utile per essere distribuito in occasione del Primo Maggio: Festa dei lavoratori.

del buon tecnico che parla del suo lavoro, an-che in rapporto alle ripercussioni sociali sulterritorio e sui cittadini, perché il trasportopubblico locale e regionale potrebbe rappre-sentare «un’importante opportunità sul pianosociale», anche con «effetti redistributivi delreddito, come conseguenza del valore econo-mico del settore». Purtroppo, però, «non siriesce a programmare e pianificare, ma solo adintervenire nei piani di emergenza, con costichiaramente rilevanti» e continue penalizza-zioni per i cittadini e per l’ambiente».

EUSEBIO PAGANELLI (operaio Dalmine)D’obbligo spezzare una lancia in favore diLandini nel serrato confronto del segretarioFiom con il segretario generale della Cgil, Su-sanna Camusso: ma lo fa senza asprezza,anzi... «Noi siamo partiti da una considerazio-ne, che era quella di cercare di evitare contrap-posizioni e, quindi, evitare delle beghe fra dinoi su documenti contrapposti».Tutto il suo intervento sarà comunque incen-trato sullo scottante tema del recente TestoUnico sulla rappresentanza, ovvero, «il rap-porto del delegato e dell’organizzazione sin-dacale coi lavoratori» e, quindi, «il valore che ilavoratori devono avere, sempre e comunque,nel decidere sulla loro sorte».Con una significativa chiosa finale (che verràripresa da Nino Baseotto nel suo interventoconclusivo): «quando si va in montagna, il pri-mo che fa il sentiero sulla neve è quello chefatica di più. Per gli altri è un po’ più facile».

FRANCO TAGLI (pensionato)Parte anche lui dal tema della rappresentan-za, ma per dire che si tratta di «un accordoche s’attaglia bene per la misura delle azien-de di grande dimensione, ma molto menobene per milioni di lavoratori, prevalente-mente del “terziario”, ma non solo, che lavo-rano in piccole unità, per i quali bisogna in-cominciare a pensare come cavolo fanno que-sti a votare una volta in vita loro: cosa chenon hanno ancora mai fatto».Prima di concludere con alcune riflessioni suivincoli di bilancio (italiani ed europei) che in

questi anni hanno strangolato lavoratori eaziende, Tagli dedica parte del suo interventoanche al tema della partecipazione dei lavora-tori nell’azienda (articolo 46 della Costituzio-ne) e dell’Inps, le cui casse «sono state presadal Tesoro come un suo conto corrente».

CRISTIAN TELLINI (operaio Palini Vernici)Richiamandosi al “Documento 2” (“Il sinda-cato è un’altra cosa”), si chiede se non siapossibile pensare ad un sindacato più autono-mo e indipendente, soprattutto dalla politica.Perché, dice, «il sindacato non dovrebbe esse-re condizionato dalle scelte dei governi, ma[dovrebbe] condizionare le scelte dei governi».Ed in questo caso potrebbe «essere più forte.Che vorrebbe dire acquistare anche più credi-bilità presso i lavoratori». In questo senso,conclude il giovane delegato, «mi impegnerò,all’interno del sindacato e all’interno della miafabbrica, perché voglio essere parte attiva del-la società. Se mi sono candidato come Rsu èperché voglio partecipare e riuscire a cambiarele cose, con l’aiuto di tutti»

«... scegliere di tagliare l’Irpef ai lavoratoriè di sinistra, mentre tagliare l’Irap, comevuole la Confindustria, è di destra. Cosicché,almeno in una cosa Renzi starebbe facendouna cosa di sinistra». Domenico De Masi)

IL CINEFORUM DI GRAFFITIa Boario Viva la libertàIl segretario nazionale del principalepartito della sinistra italiana fugge inFrancia, paralizzato e confuso. A Romail suo portaborse, all’insaputa di tutti,decide di chiedere al fratello gemello delsegretario, professore di filosofia affettoda una depressione bipolare, appena di-messo da una clinica psichiatrica diprendere le redini del partito… Bastaquest’accenno di trama a rendere imper-dibile la seconda serata della rassegna“What is left?”, promossa dall’Associa-zione Culturale Graffiti.Il percorso cinematografico alla riscopertadella sinistra italiana dà appuntamento atutti i lettori di Graffiti venerdì 4 aprilealle 20.30, in Sala ’89 a Boario (VicoloOglio), con “Viva la libertà” (2013) di Ro-berto Andò. Tra i protagonisti Toni Servil-lo e Valerio Mastandrea. Ingresso libero.

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il colore della ResistenzaÈ giocoforza che gli anziani passino il testimone della “Memoria”( eanche pennello e colori) ai giovani.Marta Vezzoli di Ono S. Pietro, originaria di Cerveno, 20 anni, men-tre prepara l’esame di ammissione alla facoltà di fisioterapia, rinfresca,con pazienza certosina, il colore dei nomi e delle date incisi sulle lapidipresso i Sendini, località sopra Cerveno, affidata alle cure degli alpini dello stesso Comune.Tali lapidi ricordano i partigiani uccisi dai nazifascisti tra l’autunno del ’44 e la primavera del’45 e riguardano il comandante del C8 delle Fiamme Verdi, Giacomo Cappellini, il vicecoman-dante Giuseppe Cattane, Raimondo Albertinelli, Pio Battocletti, Giovan Maria Bazzoni,Martino Guarinoni, Lorenzo Pelamatti e Antonio Salvetti “Tunì”.Mentre dà nuova vita al colore sbiadito dal tempo e dal sole, Marta pensa alle tristi vicende diquesti ragazzi ventenni come lei, alle vicissitudini di suo nonno materno (partigiano della 54ªBrigata Garibaldi) a ciò che ci hanno lasciato in eredità ed a quanto devono lavorare i ragazzicome lei per attuare i progetti di allora... E se è vero che per sapere dove è nata la nostraCostituzione, come dice Pietro Calamandrei, bisogna andare sulle nostre montagne, qualchescritta qua e là serve a ricordarcelo. Grazie Marta!

Amministrazione Comunale di CervenoAss. Naz. Partigiani d’Italia - Sez.Valcamonica.

lettera inRedazione

AMBIENTE ALPINOeliski in MortiroloDelibera del Comune di Monno. «Il sig.Trotti avv. Roberto, nella sua qualità diSindaco del Comune di Monno (Bs), inesecuzione della deliberazione della Giuntacomunale n. 04 del 11/01/2014 e il sig. Pi-loni Uberto, nella sua qualità di Presidentedella Scuola italiana alpinismo, scialpini-smo e arrampicata “Guide Alpine Valleca-monica-Adamello”, stipulano quanto se-gue: Il Comune di Monno affida alle GuideAlpine Vallecamonica-Adamello il coordi-namento dell’attività di Eliski sul territoriocomunale. L’attività di Eliski all’internodel Comune di Monno viene gestita e coor-dinata dalla Scuola d’Alpinismo Guide Al-pine Vallecamonica-Adamello».Non sapevo che la professione di GuidaAlpina comportasse il compito di portaresul Mortirolo gli sciatori. Il Mortirolo èmeta di scialpinisti, escursionisti, fondisti.L’ultima cosa di cui si sente la necessità èun elicottero che ti gira sulla testa e che tispacca le orecchie riempiendoti di spruzzidi neve. Dov’è finita la quiete di una dellearee più pregiate e rimaste intatte dallaspeculazione edilizia e turistica? (g.c.)

MALONNO: UNA VITTORIA DEL BUONSENSO (E DELL’AMBIENTE)

no alla derivazione in Val Franchinadi Margherita Moles

Nei mesi scorsi avevamo portato all’atten-zione dei lettori di Graffiti e dell’opinionepubblica della Valle Camonica il caso della ri-chiesta di concessione per una derivazioned’acqua della Val Franchina o Rio di Malon-no, da parte della Rima di Capo di Ponte,allo scopo di potenziare la produzione di unacentralina che la ditta possiede nel Comunedi Malonno. Un meccanismo perverso peraccedere agli incentivi statali!Il nostro occhio allenato ad osservare quelloche succede in Valle Camonica sul terrenodelle richieste e del rilascio di concessioniper lo sfruttamento idroelettrico delle acquedella nostra Valle aveva trovato quel caso as-surdo ed esemplare, al negativo ovviamente,di come sia possibile progettare interventisul territorio volti a favorire interessi priva-ti, a danno dell’ambiente, delle attività esi-stenti, dell’intera collettività.Era chiaro che l’intervento presentava moltiaspetti altamente critici: sarebbero state prele-vate le acque dalla Val Franchina, trasportatecon una tubazione e convogliate nella Val diMolbeno, senza restituzione nel corso origi-nario; l’opera di presa e il primo tratto di con-dotta sarebbero stati effettuati in una zonache gli studi geologici comunali definivano adalta pericolosità valanghifera; il prelievo del-l’acqua poteva dare effetti di prosciugamentosulla sorgente che fornisce acqua potabile del

Comune di Malonno; ne sarebbe uscita moltodanneggiata la storica pescicoltura dei Violache usa le acque provenienti dalla Val Franchi-na per alimentare le vasche dei pesci.Proprio per tutelare questa azienda si eranomosse associazioni del settore agro-alimenta-re chiedendo al Sindaco di Malonno e alleistituzioni della Valle un loro interessamentoaffinché un’azienda agricola, già titolare diuna concessione di uso dell’acqua, non venis-se sacrificata, per di più in una fase storica incui sia gli Enti Pubblici, sia varie associazio-ni sono impegnati per una ripresa delle atti-vità produttive legate all’agricoltura e all’al-levamento, che possono garantire uno svi-luppo rispettoso dell’ambiente, delle sue ri-sorse, delle sue tradizioni.La nostra segnalazione ha fatto in modo che lastampa e la televisione riprendessero la noti-zia. I riflettori si sono accesi su quella porzio-ne della Valle, si è bucato il silenzio. È notoche le operazioni spericolate e “scandalose” sifanno al chiuso, tra pochi, quelli giusti! Igno-rati i cittadini, le opposizioni, gli interessi dif-fusi, le regole elementari della democrazia.Allarmava il fatto che la ditta Rima non mollas-se, cercasse delle strade per superare gli impe-dimenti che la Provincia aveva evidenziato,premesse sul Comune perché venisse rivista laperimetrazione dell’area a rischio valanghe, ecosì è stato; chiedesse alla Provincia di tenereaperta la pratica mentre venivano cercate solu-zioni, meglio aggiramenti, agli ostacoli eviden-ziati. Il Comune risultava sempre più invischia-to nel progetto e sostenitore degli interessi del-la ditta Rima. Ignorati il bene pubblico, la sal-

vaguardia dell’ambiente, il diritto alla sicurezzadi un territorio, la difesa dei diritti acquisiti diun’attività economica; il tutto svenduto in cam-bio di una compensazione economica cheavrebbe permesso di rifare l’acquedotto, dicevail Sindaco. Per fortuna che il diavolo fa le pen-tole, ma non i coperchi. Talvolta! Così il mesescorso la Provincia, esaminati il punto di arrivodella pratica e la documentazione presentatadalla ditta richiedente, ha emesso formalmenteun diniego al rilascio della concessione, conqueste motivazioni:

La riperimetrazione dell’area a rischio idroge-ologico del Rio di Malonno, concessa dalla Re-gione al Comune, deve essere assunta dal PGT,che, essendo ancora in fase di approvazione,non è uno strumento attualmente operativo.

Non è stato risolto il problema dell’interfe-renza della derivazione richiesta con la sorgen-te che alimenta l’attuale acquedotto comunale.La disponibilità a costruire un eventuale nuo-vo acquedotto non è per il momento neppuresupportata da un progetto specifico.

Rimane aperto il problema della incompatibi-lità della derivazione richiesta dalla ditta Rimacon quella concessa alla Azienda Agricola Ada-mello, la pescicoltura appunto, e nel 2010 rinno-vata dalla Regione Lombardia per 40 anni.Un respiro di sollievo, vista l’assurdità dell’ope-razione progettata. Ma anche tanta amarezza,dovendo constatare come l’Ente Pubblico piùvicino ai cittadini, il Comune, non sappia op-porre resistenza alla voracità di certi imprendito-ri, ma anzi diventi difensore dei loro interessi. Inche mani siamo! E tanta cecità generale, che favedere solo l’immediato interesse, qualche mo-netina come compensazione per l’acqua sottrat-ta, a danno della sicurezza ambientale e della vi-vibilità del territorio. Ci svegliamo?

«... Insomma, non tutti sono condannati adessere intelligenti». (Carlo Emilio Gadda)

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8 marzo 2014 - graffiti

RITRATTO (a cura di Giancarlo Maculotti)

Ermete GiorgiMi piace ricordarlo giocoso. Così lo incontrai la prima volta nel Collegio di don Bona di viaGaribaldi a Breno. Era il nostro assistente durante le ore di studio, ma governava il gruppo (leclassi delle magistrali raggruppate) a suo modo, lanciando le gomme del suo straripante astucciosu chi chiacchierava o si distraeva e creando quindi più scompiglio che ordine. Quando glielo sifaceva notare rivendicava il suo curriculum di poliziotto della Celere, arruolato a Venezia. Poli-ziotto da scrivania per la verità, anche perché chi l’avrebbe mai detto che Ermete avesse qualchevocazione poliziesca? Non ne aveva il physique, e men che meno ne aveva la mentalità.Già allora (parlo degli anni sessanta) coltivava la passione del latino e dava lezioni private anumerosi studenti in difficoltà. Vantava anche amicizie altolocate come quella con Bino Riz-zardo che una volta invitò in collegio a parlare di psicologia. Una lezione che ci colpì e chenon possiamo dimenticare facilmente.Oltre al latino si interessava di filosofia, di teologia, di dialetto e di giornalismo. Fummo infattiassieme corrispondenti del Bresciaoggi negli anni settanta e poi lui collaboratore in serviziopermanente effettivo della Voce del Popolo, del Giornale di Brescia, e, ultimamente, di Monta-gne e paesi. Pure uomo televisivo fu per le locali emittenti.Assieme a Luigi Domenighini e Vittorio Zaniboni costituì in quel di Astrio il gruppo, madrina laBattistina, di scuola dai sani principi cattolici apostolici romani contrapposto a quello dei comu-nisti del Gisav, arroccati in quel di Ossimo. Ai lati opposti della valle come San Glisente e SantaCristina. A volte le due pedagogie si parlavano, come all’époque, con qualche fuoco contrappo-sto. Mai nulla di grave. Colpi a salve, poiché l’amicizia rimase sempre profonda. Inossidabile.Ebbe contrastanti rapporti con il clero: ammirazione sconfinata per i don Bona e i don Cresci-ni che l’avevano praticamente adottato e odio ben dissimulato verso altri, innominabili, chel’avevano pubblicamente sbeffeggiato.Amava esibire la sua fede soprattutto con noi, mès calsècc, sperando sempre in un ravvedi-mento, in una improvvisa conversione, in un ritorno sulla “via, la verità, la vita”. L’abbiamocerto deluso fino alla fine. In ogni caso ammirava il nostro foglio che trovava meno reticentedi altri sui problemi della valle e al quale aveva voluto abbonarsi. Ora ha ricevuto il pass perl’eternità. Troverà anche lì un ruolo da corrispondente. Nessun dubbio. Attendiamo quindifiduciosi i frutti della sua prolifica penna.

A MAZZUNNO UN’ESPERIENZA CONTROCORRENTE

nel nome di una scuola diversadi Alessio Domenighini

Viene annunciata come “scuola libertaria”l’iniziativa di dare vita ad una proposta edu-cativa “diversa” che dovrebbe partire a set-tembre a Mazzunno, una frazione di AngoloTerme, in un edificio scolastico dismesso. Ipromotori sono un gruppo di genitori e di in-segnanti. Molti sono i significati che la deno-minazione contiene ed anche le proposte di-dattiche concrete emerse durante la presenta-zione pubblica nel febbraio scorso a Malegno.Già questo fatto racchiude una grande e im-portante novità perchè ormai la scuola e il suoprocesso educativo sono diventati una speciedi oggetto consolidato e immodificabile, calatodall’alto e che solo qualche Ministro ha il po-tere di modificare, spesso in direzioni delete-rie. Vedi riforma Gelmini. Che qualche genito-re ed educatore decida di innescare un dibatti-to sull’educazione dei bambini oggi, in modopubblico e avanzando addirittura delle propo-ste concrete, è un’operazione che non potreb-be che definirsi un processo democratico.Nel merito, la proposta presenta molti spuntiimportanti che, non senza qualche difficoltà el’incertezza circa la correttezza della mia in-terpretazione, di seguito cerco di sintetizzare.Anzitutto la lettura del titolo del progetto.Scuola libertaria fa riferimento, mi pare, aduna teoria forse ancora valida, che un po’ pro-vocatoriamente è stata avanzata da alcunigrandi “maestri”, da Van Illich a Don Milani,da Mario Lodi al Movimento italiano di Coo-perazione Educativa (MCE). Si tratta dell’as-similazione della scuola al carcere, accomunatidalla rigidezza, imposizione, insindacabilità.Anche alcune proposte concrete meritano qual-che riflessione. La partenza indiscutibile, allora,è il bambino, ogni bambino e non il programmao i risultati, quali che siano, che l’istituzionepensa di dover raggiungere ad ogni costo, costiquel che costi. Questo significa ovviamentemodalità diverse di approcciarsi al processoeducativo, utilizzando tempi che non possonoessere predefiniti a priori da una rigida pro-grammazione. E allora è la valutazione che en-tra in discussione, a partire dalle prove Invalsi.In nessun modo è ipotizzabile un risultato fi-nale uguale per tutti. Ognuno deve essere valo-rizzato non per la performance conclusiva, maper il percorso che ha realizzato.Ma tutto questo mette in discussione alcuniaspetti decisivi. Anzitutto la riaffermazione perla quale l’uso del corpo e del gioco sono i modidi essere e di apprendere di ogni bambino, oltreche la sua specifica dimensione esistenziale ingrado di creare conoscenze, concetti e soprat-tutto motivazione. Questo ha alcune conse-guenze: il superamento del complesso dei sa-peri preconfezionati, la strutturazione dellacultura in discipline rigide e strutturate attra-verso orari immodificabili. Ma anche gli spazi

vanno ripensati. Si tratta di superare la prigio-nia dell’aula, la costrizione dello stare sedutinel banco per ore, in silenzio e senza muoversi.Qui l’uso del corpo viene semplicemente ban-dito. E che dire anche della parola: quanto par-lano i bambini e quanto l’insegnante durante lalezione? E chi prende le decisioni? L’educazio-ne alla parola diventa una pura costrizione, unariduzione ai minimi termini, l’assorbimentopassivo di un modello esterno.Inevitabile ripensare i rapporti sociali e nonsolo quelli tra adulto e bambino, ma anche laconvivenza tra i bambini stessi. Perchè unbambino piccolo non deve avere rapporti co-struttivi, di amicizia e collaborazione anchecon quelli più grandi? L’apprendere comemomento cooperativo, l’imparare a prendersicura di chi è più piccolo o ne ha bisogno, sonovalori non trasmissibili a parole, ma solo at-traverso la pratica comportamentale e il vissu-to quotidiano. Anche sulle “grandi” novitàche la scuola ha introdotto i questi anni vannofatti dei ragionamenti, a partire dall’uso dellenuove tecnologie. Qui si tratta di uscire da una

sudditanza passiva per scoprire e costruiremodalità operative e creative, certo non facilida realizzare; si potrebbe contare sull’aiutodei ragazzi più grandi, che spesso hanno forticompetenze o sull’aiuto di persone esterne, apartire dai genitori.Per concludere, tutta la proposta prevede la ri-visitazione degli adulti interessati. Da un lato lacollaborazione operativa tra i docenti, attraver-so il superamento della rigida prigionia discipli-nare. Dall’altro lato anche la stessa famiglia po-trebbe cominciare a considerare la scuola nonpiù come una specie di luogo a cui delegarel’educazione dei propri figli, che oggi sfociasempre più in conflitti distruttivi, anche a livel-lo educativo. Insomma, in ogni luogo, la colla-borazione e la condivisione dovrebbero essereun modello, oggi, tutto da costruire.Ed è tutto. Sono solo spunti di riflessione. So-prattutto non vogliono essere delle imposizioniaprioristiche, così come si configura la stessaproposta di riferimento. Riflettere, mi pareun’esigenza sociale insostituibile. Trovare stradeda percorrere, magari diverse ma in grado di con-frontarsi, può diventare davvero una ricchezzaper tutti, per i nostri bambini di oggi e, magarianche, per i ragazzi e i giovani adulti di domani.

«Ogni istruzione seria s’acquista con lavita, non con la scuola». (Lev Tolstoj”

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graffiti - marzo 2014 9

FUOCO FATUO (a cura di Stefano Malosso)

diritti umani al cinemaAll’interno del più ampio progetto “Una sala per il suo territorio” organizzato dal cinema oratoriodi Esine e finanziato dalla Fondazione Cariplo si inserisce il cineforum “Film e Diritti Umani”,organizzato dalla cooperativa sociale K-Pax. Le pellicole, proiettate nelle sale di Esine e di Bienno,affrontano per quanto riguarda il mese di marzo i temi del protagonismo femminile nelle lotte per idiritti civili, il ruolo della figura femminile nelle diverse culture del mondo e la violenza di genere; leproiezione di aprile, invece, vedranno affrontati sul grande schermo il tema della migrazione vistosotto ottiche diverse: dall’amicizia e i legami, al lavoro e la solidarietà fino alle guerre e le violenzeche spingono alla fuga. Il cinema, uscendo dalla sua semplicistica funzione di puro intrattenimento,diventa così spunto di riflessione, flusso dialettico che mette al centro nuove conoscenze: ad ac-compagnare le immagini, infatti, saranno anche gli interventi di operatori specializzati che, di voltain volta, forniranno ulteriori indicazioni e chiavi per approfondire il tema della serata.Lo scorso 5 marzo è stata l’occasione dell’inaugurazione ufficiale del cineforum, con la proiezionedi “La sorgente dell’amore” (“La Source des Femmes”) di Radu Mihaileanu in un cine-oratorio diEsine ricco di pubblico, mentre il 12 marzo è stata la volta di “We want Sex” di Nigel Cole, bissan-do il successo della prima serata. L’ultimo appuntamento di marzo sarà la proiezione il prossimo26 marzo della pellicola “Magdalene” (Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia nel 2002) delregista irlandese Peter Mullan: un film molto duro nello stile e nella tematica, che affronta i soprusisubiti dalle ragazze rinnegate dalle loro famiglie oppure orfane nella comunità cattolica irlandese.Le proiezioni di aprile si apriranno mercoledì 9 con la proiezione del celebre “Quasi Amici”sull’abbattimento delle barriere razziali e sociali, per poi proseguire il 23 aprile con l’italiano“Cose dell’altro mondo” di Francesco Patierno sulla storia surreale di un imprenditore venetoxenofobo, e si concluderà mercoledì 30 con “Blood Diamond”, pellicola che tratta il tema delcontrabbando di diamanti fra la Sierra Leone e la Liberia: ad introdurre la serata sarà il preziosointervento di Sankara Kamara, rifugiato politico. Il cinema torna ad essere educazione, rifles-sione, pensiero grazie alla magia che costantemente si crea nella sala cinematografica: una sala,ora come non mai, aperta “per il suo territorio”.

Nel 1996 arriva la Valtellina con Bruno Ciap-poni Landi. Lo introduce Mario Testorelli delquale era stato collaboratore quando era asses-sore provinciale all’emigrazione e al turismo.Non ce la fa, credo per ragioni di salute, a por-tare gli ITM in Valfurva, ma chiede a Bruno dioccuparsene in sua vece. La catena di San-t’Antonio che ci porta in Valfurva e poi inValtellina nasce dall’amicizia tra Erminio Fau-stinelli, guida alpina di Pezzo, con Mario,l’organizzatore di uno dei più bei Musei Et-nografici dell’arco alpino. Passammo a vederela sua creatura (indimenticabili la cartella-slit-ta, i tubi dell’acquedotto che non si potevanosgelare col fuoco…) e fu intesa immediata: nel1992 Testorelli era già tra i relatori degli Itm diPieve di Bono con una relazione su “Gli Sta-tuti della Magnifica Comunità di Bormio ri-formati in Coira nel 1361”.A Tirano è la volta dell’emigrazione come temacentrale. Collaboro all’organizzazione e alla ri-cerca dei relatori (della Valle Camonica parteci-perà Angelo Moreschi a parlare di emigrazionemalonnese in Australia). Purtroppo è anche l’an-no della mia emigrazione in Belgio e quel conve-gno, assieme ai due successivi in Val Cavallina(Bg) e in Val Cellina (Pn) li salto. Proprio nel1997 a Gaverina Terme si faranno vivi i nostriamici dell’Archivio Bergamasco (Sergio Del Bel-lo e Matteo Rabaglio) e del Circolo Baradello diClusone (Camillo Pezzoli e Antonio Gonella) dicui, fortunatamente, non ci libereremo più. Ser-gio si innamorerà a tal punto dei tra/montani dadiventarne il segretario plenipotenziario, il cura-

tore del sito internet, assieme all’esperto BerniPasinelli, l’estensore della newsletter e, last butnot least, l’autore di innumerevoli telefonate achi promette contatti e poi non si fa più vivo. Èil coriaceo e cocciuto custode dell’«osservanza»tramontana. Per lui le regole sono regole (micacome in altri ambienti a noi molto lontani) e han-no valore costituzionale, quindi cogente.Dalla Valcellina (1998) mi sono giunti echi dibevute e cantate. Degli atti neanche l’ombra.Dei contatti stabiliti nessuna traccia. È unodei tra/montani mordi e fuggi che purtroppofiniscono nell’anno nel quale si realizzano. Èla storia degli Itm organizzati dalle istituzionie non da gruppi culturali. Quando cambiano leamministrazioni i contatti prima si inaridisco-no poi rapidamente si estinguono.Tra Bianzone e Poschiavo nel 1999 si tiene ilnono Convegno. Riprendo subito il filo dopola parentesi belga. A Bianzone, organizzatoreBruno Ciapponi Landi, visitiamo la Cantina diTriacca e facciamo delle libagioni con lo Sfor-zato. Scopriamo che esiste un rapporto seco-lare tra la valle svizzera e la Valtellina: “li Si-gnori Grigioni” coltivavano possedimenti convigneti nella zona di Tirano non potendoliavere, per ragioni di altitudine, nella loro valle.Il giorno successivo siamo nella valle di Po-schiavo per parlare dei “Problemi di comuni-cazione tra le valli alpine e le nuove opportu-nità offerte dall’informatica”. Danilo Nussio è

LA STORIA (INEDITA) DEGLI INCONTRI TRAMONTANI - 3ª PUNTATA

l’arrivo di Sergio, custode delle regole tra/montanedi Giancarlo Maculotti

l’artefice dell’organizzazione di Videoconfe-renze per la formazione, prima del personalescolastico, e poi di associazioni e di categorievarie di valli lontane che si tengono in contat-to, si aggiornano, si informano reciprocamen-te. L’idea partita dall’Istituto Professionalenon si fermerà più e diventerà modello da imi-tare in molte altre realtà. Lo sviluppo e l’usoad ampio raggio di internet sono già intuiti intutte le loro potenzialità.Rimaniamo in provincia di Sondrio l’annosuccessivo (2000) dove a Chiavenna si parladi “Luoghi di incontro e di convivialità nelleAlpi”. L’attenzione è centrata sui crotti e sualtri punti di riferimento per la socialità tradi-zionale: la caneva bergamasca, la stalla dell’al-ta Valle Camonica. Protagonisti due Scaramel-lini, Guido e Guglielmo. Guido, da bravo ani-matore del Centro Studi della sua valle, nonsolo coordina il Convegno, ma ci fa da guidanell’interessante centro di Chiavenna (museo,chiese cattoliche ed ex protestanti, palazzidelle famiglie ricche e borghesi, sedi dei com-missari Grigioni, taglieggiatori per un paio disecoli di Valtellina e Val Chiavenna). La dome-nica visitiamo, sempre con lui, il palazzo diVertemate-Franchi. Scopriamo quindi nonsolo i Crotti di area chiavennasca e ticinese(ad opera di Raffaele Scolari) ma anche la to-tale cancellazione del paese di Piuro per unafrana di proporzioni bibliche caduta nel 1618.

Mario Lodi maestro!Fuori della grande finestra che s’affaccia sulcielo di Piadena, borgo di pianura tra saporilombardi ed emiliani. Tutto cominciò da lì,da una finestra spalancata sul mondo. «Sì,fu il mio primo giorno di scuola a San Gio-vanni in Croce, al principio degli anni Cin-quanta. Mentre parlavo, uno dei bambini sialzò dal suo banco e andò a guardare cosasuccedeva sui tetti di fronte. A poco a poco,anche gli altri fecero lo stesso. E allora midomandai: lasciar fare o reprimere? Così mialzai, e insieme a loro mi misi a guardare ilmondo dalla finestra”. Da insegnante torna-va bambino, e gli scolari si facevano mae-stri. La nuova scuola era cominciata...Mario Lodi si è spento a 92 anni. Il gruppodi insegnanti, denominato GISAV, che daglianni 70 sino a pochi anni fa ha operato invalle per una scuola alternativa, deve moltoa questo maestro. Furono lui e don Milani aproporre un modo diverso di essere educa-tori e di fare scuola. Mario Lodi è stato va-rie volte in valle per uno stretto legame pro-fessionale ed affettivo con gli insegnanti delGISAV. A lui va un ricordo ed un ringrazia-mento sincero. (Guido Cenini)

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10 marzo 2014 - graffiti

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perchè solo due della valle e nessuno dell’alta?Il 21 febbraio 2014 si sono laureati 13 studenti del Corso di Laurea in Valorizzazione e Tuteladell’Ambiente e del Territorio Montano. Scorrendo l’elenco, la domanda sorge spontanea:Andreoli Stefano (Sovere – BG) “Le aziende agricole multifunzionali di montagna: il casodell’azienda Fattoria della felicità”.Beretta Davide (Solbiate – CO) “La gestione informatica delle utilizzazioni boschive nel Par-co regionale Campo dei fiori (VA)”.Bertoletti Chiara (Esine – BS) “Un sistema di greenways nel parco geominerario della ValleAllione: il recupero del sentiero del villaggio minerario Plassa, un’opportunità per l’Expo 2015”.Brissoni Corrado (Taleggio – BG) “Il progetto Principi delle Orobie, una proposta di valo-rizzazione turistica dell’area delle Orobie occidentali, in ottica Expo 2015”.Calzoni Giacomo (Niardo – BS) “Indagine sulla consistenza dei castagneti da frutto in ValleCamonica: progetto pilota nei comuni di Esine, Paspardo e Sonico”.Cavallar Alex (Rabbi – TN) “Tutela del salmerino alpino nella provincia autonoma di Trento”.Duico Debora (Teglio – SO) “Valorizzazione di un vitigno autoctono valtellinese. Il casodella Brugnola”.Ghilardi Danilo (Nembro – BG) “Tartuficoltura nella bergamasca. Caratteristiche, metodi eproduzioni di un impianto coltivato a tuber aestivum”.Locatelli Jessica (Taleggio – BG) “Studio di nuove formulazioni alimentari a base direishi e shiitake”.Marelli Bruno (Cellatica – BS) “Tecniche di vinificazione adottate dall’azienda Le Cantorieper la produzione del Franciacorta DOCG”.Moretti Cristian (Tresivio – SO) “Le cultivar di melo in Valtellina: linee guida della matura-zione e della conservazione”.Ortelli Mattia (Tresivio – SO) “Modalità di rilievo glaciologico in ambito alpino: stato del-l’arte e innovativi strumenti a disposizione”.Penaca Francesca (Dorno – PV) “Studio sull’evoluzione quali-quantitativa di un pascolod’alta quota in Valgerola”.

dalla prima pagina

8 marzo: ricordando Franca Ghitti

segue nella pagina accanto

scendevano da Cevo, dalla Val Saviore, ebbe ilsostegno politico dell’on. Mazzoli. Era indi-rizzata a ragazzi e ragazze appena usciti dal-l’avviamento, che chiudeva l’istruzione per lamaggior parte dei ragazzi, senza altre prospet-tive. Duplice l’intento, che anche oggi conser-verebbe una notevole valenza. Anzitutto unaformazione artistica basata su apprendimentiteorici (la storia dell’arte), ma soprattutto sulfare: intagliare il legno, scolpire, costruire ope-re che facessero riferimento sia alla tradizioneche all’arte moderna.Il secondo aspetto riguardava la prospettiva difondo. Questi apprendimenti dovevano sfocia-re in una attività professionale, come l’aperturadi botteghe artigianali o, addirittura, l’intrapre-sa di attività di insegnamento. Entrambe le cosesi sono poi verificate. Alcune allieve di questascuola, per iniziativa della Franca Ghitti, sonostate mandate a Venezia a frequentare unascuola d’arte di livello nazionale. Ne sono sca-turite alcune insegnanti di educazione artistica.Nel frattempo erano sorti alcuni laboratorid’arte legati ad attività economiche che conti-nuano tuttora: si pensi alla bottega d’arte diManella GianMario a Cevo o al più famoso, ecollocato in varie zone della Valle, che si chia-ma l’Artigianato Camuno del legno.Alla manifestazione, che intendeva proprio farememoria sulla Ghitti e su questa attività, eranopresenti alcune persone che all’epoca erano glialunni e alunne di questa scuola, e poi alcunicollaboratori di Franca, come don Redento Ti-gnonsini. Molte le esperienze emerse, interes-santi o addirittura grottesche: raccontavano la

passione e le capacità straordinarie di questagrande artista camuna, unitamente ad episodiche ne narravano il carattere non semplice, madi grande impronta personale.Insomma,anche sul terreno educativo Francaha lasciato un segno importante e che non puòe non deve essere cancellato.

UNA MOSTRA FOTOGRAFICAAlle ore 18 è stata inaugurata una mostra foto-grafica relativa a diverse opere di Franca Ghitti,realizzata dal sottoscritto in collaborazione conl’Amministrazione Comunale di Darfo e il Di-stretto Culturale di Valle Camonica. Si tratta diun’esposizione composta da molte fotografie,

alcune d’archivio e molte realizzate per questainiziativa, riguardanti soprattutto leopere discultura, installazione, pittura... presenti inValle e sul lago d’Iseo, a partire da Nadro finoa Provaglio d’Iseo.Diverse le motivazioni che stanno dietro questainiziativa. Anzitutto il dovere di ricordare e at-tualizzare una figura che rappresenta il massi-mo valore artistico che questi nostri paesi sianostati in grado recentementedi produrre. Accantoperò emerge il dovere di fare memoria per chiabita qui, a partire dalle giovani generazioni chemolto spesso, forse, hanno sentito parlare di

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recensionedi Stefano MalossoTitolo: Storia del volo e dell’aviazionein Valle Camonica e sul SebinoAutori: Giacomo Goldaniga e RiccioVangelistiEditore: Tipografia CamunaÈ fresco di stampa il volume “Storia del Volo edell’Aviazione in Valle Camonica e sul Sebino”,una ricca ricerca che affronta un aspetto insoli-to, ma non per questo meno importante, delterritorio camuno. È possibile raccontare qual-cosa di un territorio narrandone le imprese involo? Sembrano rispondere affermativamente icuratori Giacomo Goldaniga e Riccio Vangelisti,componendo un corposo volume che, riportan-do i risultati di un convegno sul tema svoltosi aCividate Camuno, approfondisce le biografie dialcuni famosi aviatori d’inizio secolo che hannofatto la storia del volo, tra i quali si ricordanosoprattutto Bartolomeo Cattaneo e MarioStoppani, celebri anche oltreoceano.Il filo del discorso è continuamente sospeso trale vicende nazionali e quelle locali: gli autori ciricordano, infatti, come la Valle Camonica rien-tri a pieno titolo nella “grande storia del Volo”:durante gli anni della Grande Guerra, infatti, sulsuo territorio sono stati allestiti due campid’aviazione militare, il primo a Vezza d’Oglio(dismesso alla fine del conflitto mondiale), ed ilsecondo alla Prada di Cividate Camuno (allesti-to nel 1916 e durato fino al 1945). Gli aerei“camuni” hanno dunque partecipato a spedi-zioni militari in media e alta valle, attraversan-do da protagonisti la storia del Novecento. «Volare è sempre stato un desiderio dell’uomodi tutti i tempi, a partire dai preistorici, gelosidella libertà degli uccelli, fino agli astronomi, bra-mosi di spaziare nelle vastità del cosmo» ci ri-cordano gli autori in apertura del volume, primadi affrontare, nei successivi sette capitoli: le bio-grafie di Cattaneo, Stoppani, lo storico sorvolonel 1932 dello scienziato Auguste Piccard a bor-do del suo aerodromo, la storia dei due campi divolo camuni, le cartografie ricostruttive, le testi-monianze e le cronache giornalistiche, l’Idroscalodi Montecolino e le figure di tre avieri loveresi.Si tratta di una storia della Valle Camonica vistadall’alto, dunque; una storia fatta dai pionieri delvolo, veri visionari che hanno rivoluzionato laconcezione del mondo, vedendo ciò che i propricontemporanei non erano in grado di vedere, an-dando oltre il confine del possibile: tra i piùgrandi meriti della bella pubblicazione c’è questomessaggio sovversivo, fatto del coraggio degliuomini, un coraggio tutto volto al cambiamento.Quale migliore messaggio per il lettore del 2014,troppo spesso abituato a volare a bassa quota?

dalla pagina precedente

8 marzo: ricordando Franca Ghitti

ABBONAMENTO 2014ordinario: • 15,00 - sostenitore: • 25,00.Gli abbonati sostenitori riceveranno inomaggio un libro sulla Valcamonica.Versare sul c.c.p. 44667335 (intestato al-

l’Associazione culturale Graffiti),tramite l’allegato bollettino.Tanti piccoli sforzi personali

possono trasformarsi in unagrande risorsa per le pro-spettive di Graffiti!Ricordiamo inoltre che ilbollettino per l’abbona-mento al giornale può esse-

re utilizzato anche perl’iscrizione all’omonima As-

sociazione culturale (30 euro), che daràdiritto non solo a ricevere il giornale stes-so ma anche a farne giungere una copiaper l’intero 2014 ad un’altra persona (chedovrà essere indicata, con l’indirizzo).

Franca Ghitti pur non conoscendone il valorené le opere, e quindi essendo inconsapevoli diquanto questo territorio potrebbe offrire ad unvisitatore curioso e interessato.Che tutto questo implichi anche un bisognodi valorizzazione e di salvaguardia di molteopere spesso poco conosciute e non di radoesposte al degrado del tempo è un altroaspetto certo non secondario.Così il ciclo dei Racconti della Valle di Brenoo le vetrate della Cappella Caritas di Darfo equelle della straordinaria chiesa di S. Antoniodi Costa Volpino o le installazioni nella piaz-zetta di via Cimavilla a Gianico, sono unitedalle immagini che la mostra propone, e dal fi-lone antropologico e religioso che le unifica.E che dire poi dei monumenti di impegno civi-le come Il campo di Croci per i caduti di Mau-thausen di Bienno o quello per i Tredici Mar-tiridi Lovere o L’albero croce di Cividate, de-dicato ai giudici Falcone e Borsellino?Certo, chi ha voglia di fare un giro alla chieset-ta del Conventone di Darfo per vedere unaspecie di riscrittura fotografica di una partedel patrimonio artistico di questa Valle si tro-verà di fronte, probabilmente, anche ad operedi cui, magari, neppure conosceva l’esistenzae che complessivamente danno l’immaginedella valenza della grande artista camuna. Nonsolo. Anche da questa mostra emergono lacomplessità e il valore del nostro patrimonioartistico che, partendo dalle incisioni rupestrie passando per la cultura romana e poi quellamedievale, riesce a fare i conti con la nostraepoca rappresentata dall’arte moderna qui in-carnata da Franca.La mostra rimarrà aperta fino al 23 marzo perpoi approdare in maggio a Breno e, probabil-mente, a settembre a Lovere.

VISITA ALLA CAPPELLE CARITASFinita l’inaugurazione della mostra con gli in-terventi dei rappresentanti delle istituzioni tra

cui il sindaco e l’assessore Cristini, la presiden-te del Distretto Culturale, l’autore della mostrae alcuni collaboratori, si è effettuata una visitaad un sito d’arte particolarissimo e sconosciu-to. Si tratta della Cappella dell’ex Casa del Fan-ciullo, ora sede della Caritas a Darfo, opera in-tegrale di Franca Ghitti del 1966. Una delle sueprime opere. Anzitutto il ciclo delle vetrate checi parlano delle “Beatitudini” evangeliche. Pur-troppo l’ora tarda ha impedito una piena frui-zione, realizzabile solo quando la luce del soleriesce a far esplodere le forme e i colori di que-sta bellissima realizzazione.Esiste poi una Via Crucis in legno, che rivela for-me e volti davvero straordinari e soprattutto in-novativi rispetto all’iconografia tradizionale. Sitratta della stessa conclusione a cui sono giunto,anche osservando altre opere di scultura, quali ilpaliotto dell’altare, il tabernacolo, le sculture li-gnee raffiguranti il Cristo o la Madonna.Ma Franca non si è limitata a questo. In que-sto luogo ha curato anche la struttura architet-tonica, con un soffitto notevolissimo che al-terna il tondo, simbolo forse dell’universo, aquello della croce, e poi i banchi, il confessio-nale, la boiserie che riveste i termosifoni, leporte e addirittura le maniglie in ferro. Daipresenti abbiamo saputo che gli stessi studen-ti della scuola d’arte hanno collaborato conFranca, esprimendo in quelle opere le compe-tenze da poco acquisite.Durante la visita erano palpabili, di fronte adopere (in carne ed ossa) spesso poco cono-sciute, lo stupore di molti presenti, e anche iloro commenti: evidenziavano ammirazione,sorpresa,anche il bisogno di valorizzazione econoscenza diffusa che queste opere d’artesuscitano e meritano.Complessivamente, allora, una giornata impe-gnativa che stimola ad andare oltre e che esigenuove iniziative, perchè la bellezza delle operedi Franca, la memoria, il valore di una grande ar-tista, davvero, diventino patrimonio collettivo.

GRAFFITIvia Silone, 8 (c/o Tullio Clementi)25040 DARFO BOARIO [email protected]://www.graffitivalcamonica.it

la cultura del lavoro...«La visita guidata agli stabilimenti dellaForge Fedriga di Berzo Inferiore e CividateCamuno nello scorso mese di ottobre 2013ha segnato una prima significativa tappa diavanzamento del progetto di “Valorizza-zione del patrimonio industriale” del no-stro territorio. Non è stato facile, ma cel’abbiamo fatta, grazie anche alle sinergieofferte dalla concomitanza della rassegna“Del bene e Del bello” e dalla disponibilitàaccordata dal Comune di Cividate Camunoe dallo staff della Forge Fedriga srl.Ora si tratta di continuare a... battere ilferro fintanto che è caldo e proseguirenello sforzo di coniugare l’apparentemen-te inconiugabile: la cultura del Lavoro conla Cultura più tradizionalmente intesa edentrambe con il volano turistico».

dal Notiziario del Circolo culturale Ghislandi

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12 marzo 2014 - graffiti

ROSSO DI SERA (a cura di Giancarlo Maculotti)

tocca affidarci a S. Rocco?No, non ci siamo. Anche il Ddl Del Rio, per la mentalità accentratrice che racchiude, per i piccoliComuni non va bene. Ma perché debbono impicciarsi i governi nazionali di quanti consiglieridebba avere Ponte di Legno piuttosto che Cimbergo? Lascino ampia libertà ai singoli regolamenticomunali, per favore. Stabiliscano un solo principio: la funzione di consigliere comunale nei Mu-nicipi al di sotto dei cinquemila abitanti è totalmente gratuita. Gli assessori ricevono cento euroal mese esentasse a titolo di rimborso spese e sono a totale carico delle entrate comunali. Ilsindaco ne nomina quanti ne vuole. Basta. Stop. A Cerveno bastano sei consiglieri più il sindacocome per la legge in vigore. A Malonno poiché c’è la necessità (Gelmi permettendo!) di rappre-sentare un’infinità di frazioni ne servono almeno venti. A Paisco basta ed avanza un quarto disindaco (per gli altri tre quarti si occupa di Cm, Bim, società varie) o di un suo delegato…Insomma: vogliono capirla sì o no che ogni volta che si impicciano negli affari nostri senza lanecessaria duttilità fanno solo danni? Avete visto con la storia della Tares? Pensate che saràmeglio con le varie Tuc-Muc-Iuc che fanno diventare Ciuc anche uno sobrio che beve soloaranciata come il Bezzi?Li attendiamo al varco anche con la storia delle Province. Se diventa un’ennesima bandierinacome quella dell’Imu berlusconiana sulla prima casa (una vera sciagura per i Comuni, pura pro-paganda alla Dudù) non ne avremo alcun vantaggio né economico né organizzativo. Sulle provin-ce bastava cominciare dalle Prefetture (qui devo dare ragione all’antipaticissima barba turca diSalvini): chiudiamo subito questi uffici costosi e passacarte che non servono a nulla. Burocraziadove gli impiegati (scommetto ben pagati) sono occupati a trasmettere ancora via fax ai Comunise e quando esporre la bandiera nazionale. Come se fossimo tutti imbecilli. Roba da campane amartello. La Prefetta rimandiamola subito a Genova che lì c’è un ottimo clima per i ricchi pensio-nati ed in Liguria, grazie al cielo (o alla lunghezza del Tirreno) non arrivano clandestini.La Sicilia ha abolito le Province. Benissimo. E hanno istituiti i Comprensori con non meno di 150mila abitanti. Costeranno di meno? Avranno meno personale delle Province o capiterà come per iComuni? Da noi una amministrazione locale con 2500 abitanti ha una decina di impiegati, a sud diRoma ne ha quindici più i comandati dalle cooperative. Vi pare possibile? Sono discorsi leghisti?Non credo. Qualcuno paga. Paghiamo noi che le tasse le versiamo fino all’ultimo centesimo.Si è quindi finalmente capito che se si aboliscono le Province serve comunque un raccordo tra icomuni (l’Italia è il paese dei piccoli comuni enessuno per ora – nel ventennio Benito lo fece– è stato in grado di fonderli, anzi si predicanole fusioni, ma si approvano leggi contro i neces-sari ed utilissimi raggruppamenti di enti locali).Scommetto che dopo anni di stupida propa-ganda leghista contro le Comunità Montane siriscopriranno anche quelle. Magari chiamando-le con altro nome per salvare la faccia ai Maro-ni. Ma è evidente per tutti che tra i Comuni e laRegione, se si vuole governare il territorio, c’èbisogno di un ente intermedio. Facciamolo conelezioni di secondo grado, facciamolo elettivo,ma pensiamolo e strutturiamolo perché sarànecessario. Anche qui: la vera riforma compren-soriale almeno per le valli alpine è quella del-l’abolizione dei Bim e del versamento dei sovracanoni alle Comunità Montane. Questa riformanoi in Valcamonica l’abbiamo già praticamentefatta da soli, ma più in alto dovrebbero certifi-carla ed estenderla a tutti.Ultima osservazione: forse ci sarà il Senatodelle Regioni e dei Sindaci delle grandi città. Enoi? E i piccoli comuni, che hanno problema-tiche che il sindaco di Reggio Emilia manco sisogna, che fanno? Esistiamo solo sulla carta?Riusciremo ad avere, come ci spetta, anchenoi qualche santo in paradiso? Altrimenti ciaffideremo di nuovo a S. Rocco. E al suo cane.Nel frattempo diventato rabbioso.

ZUCCHERO, PEPE E SALE(a cura del cuoco)

ZUCCHERODonatella Martinazzoli, consigliere regio-nale della Lega, ha sollecitato ed ottenutoun cospicuo finanziamento dalla Regioneper ricordare la Guerra Bianca in occasionedel centenario.

PEPECorrado Scolari, sindaco di Berzo Demo edi Forno d’Allione, non sa più come grat-tarsi il capo per i gravi problemi che si ri-trova sotto il “tappeto” in quella zona in-dustriale di sua competenza.

SALEIl sindaco di Gianico, Pendoli, è impazien-te di inaugurare una, due, tre centralineidroelettriche: sul torrente, sul fiume, sul-l’acquedotto. Evviva, fin che c’è acqua c’èvita amministrativa!!!

VALCAMONICA ON-LINE (a cura di Valerio Moncini)

Valcamonica: Expo 2015Dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 Milano ospiterà l’Esposizione Univer-sale con il tema Nutrire il pianeta, energia per la vita: la sfida è quella di

assicurare a tutta l’umanità un’alimentazione buona, sana, sufficiente esostenibile. Questo significa aprire un dialogo e una cooperazione tra nazioni, organizzazio-ni e aziende per arrivare a strategie comuni per migliorare la qualità della vita e sostenerel’ambiente. Si tratta di un evento di dimensioni planetarie che torna in Italia per la primavolta dopo l’edizione di Milano del 1906.Non esiste un sito specifico dedicato alla partecipazione della Valle all’evento, ma digitando suGoogle Valcamonica/expo2015, sono 672.000 i riscontri che la rete ci restituisce.Fra tanti siti se ne segnalano quattro (www.vallecamonicacultura.it/valledeisegni, http://www.parcoadamello.it, http://www.incubatorediimprese.it, www.provincia.brescia.it) vocidelle istituzioni pubbliche impegnate a mettere in luce le eccellenze culturali, artistiche e turi-stico-ricettive del nostro territorio. Sono temi espressamente indicati nel progetto ufficiale del-l’EXPO che intende promuovere la creatività come capacità di racconto (attraverso le arti, lacultura e le nuove tecnologie) degli infiniti significati del cibo in tutti gli angoli della Terra; ildialogo come l’apertura ad accogliere le esperienze, i costumi e le ambizioni dei diversi popolidel pianeta in un clima di confronto e di dialogo a nutrire un nuovo clima di pace e di concor-dia; l’innovazione attraverso la ricerca di nuove sintesi e nuove formule di vita che riguarda-no l’equa ripartizione del benessere tra gli uomini nel terzo millennio.Il progetto di promozione turistica e di diffusione della qualità territoriale Valle dei Segni pre-para l’appuntamento internazionale di Expo 2015, un’opportunità imperdibile di rilancio an-che per il territorio camuno. Collaborano al progetto oltre agli enti pubblici territoriali anche glioperatori privati dei vari settori. Le imprese della Valcamonica hanno infatti tutte le carte inregola per poter competere con le aziende di tutto il mondo, in particolar modo nei settoridella cultura, dell’agroalimentare, del turismo e dell’artigianato.Il Comitato di Coordinamento per l’Organizzazione turistica, Co.Or.Tur, promosso dalla Co-munità Montana, presenterà alla stampa gli obiettivi del progetto. È importante che le iniziati-ve vengano “presentate alla stampa”, ma non sembra essere sufficiente.Forse qualche incontro pubblico su temi specifici contribuirebbo a far diventare l’EXPO.

“La tragedia delle democrazie moderne èche non sono ancora riuscite a realizzare lademocrazia”. (Jacques Maritain)