Lunedì 10 Ottobre 2016

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Lunedì, 10 Ottobre 2016 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA Industry 4.0: è qui la festa Mentre il governo lancia il piano per la digitalizzazione delle imprese, la via Emilia si scopre locomotiva d’Italia: Federmeccanica elogia la nostra manifattura, crescono Pil, export dei distretti e investimenti. Come la nuova fabbrica di Bonfiglioli e il superlaboratorio di Hpe Coxa. Magnani: «Formazione contro lo tsunami internet» L’editoriale Il nuovo paradigma tecnologico di Franco Mosconi N el «Piano nazionale Industria 4.0 (I4.0)» – presentato dal governo Renzi a Milano lo scorso 21 settembre — ammontano a circa 37 miliardi di euro gli investimenti innovativi cumulati per il periodo 2017-2020, così ripartiti: 24 miliardi di impegno privato e 13 miliardi di impegno pubblico. È soprattutto su questi ultimi che si soffermano le diciannove slide del documento, rappresentando gli strumenti scelti dal governo per raccogliere la sfida posta dalla quarta rivoluzione industriale. Sono tre le direttrici chiave. Primo, «incentivare gli investimenti privati su tecnologie e beni I4.0»: qui, oltre alla proroga del superammortamento al 140%, viene introdotto l’iperammortamento al 250% «per i beni I4.0», ossia, i beni legati alla cosiddetta digitalizzazione dell’economia. Secondo, «aumentare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione»: l’aliquota del credito d’imposta viene alzata dal 25 al 50% e il limite di credito massimo per contribuente passa da 5 a 20 milioni di euro. Terzo, «rafforzare la finanza a supporto di I4.0»: si va dalle detrazioni fiscali in Pmi innovative a fondi di venture capital dedicati a startup. Le direttrici si muovono nella giusta direzione? La risposta è positiva, ma occorre essere consapevoli del lungo cammino che ci attende. continua a pagina 15 L’intervento Dimensione, solidità e struttura finanziaria: così le aziende della regione diventano resilienti D opo due ondate recessive di rilevanza storica e l’evento sismico che nel 2012 ha bloccato l’attività delle imprese, causato delocalizzazioni produttive, interrotto investi- menti e piani di sviluppo, il Cuore dell’Emilia — quell’area che comprende le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia — è ancora la terra dell’imprenditorialità. Un territorio che rimane fedele alla propria vocazione indu- striale, a partire dalle piccole e medie imprese passando per le multinazionali che hanno de- ciso di restare e ripartire, consapevoli dell’uni- cità di competenze, tecnologie e know-how ivi presenti. E che continua a puntare con deci- sione alla capacità di internazionalizzarsi, for- te di un export che ha raggiunto i 33,7 miliar- di di euro, in crescita del 13,5% rispetto al 2007. Viene da chiedersi quali fattori struttu- rali abbiano determinato la tenuta del tessuto economico locale oltre all’accentuata propen- sione ai mercati esteri. Nomisma attraverso un’analisi approfondita sulle realtà aziendali appartenenti alle principali filiere produttive del territorio — biomedicale, ceramica, mec- canica, agroalimentare — ha identificato in dimensione, solidità e un’equilibrata struttura finanziaria le principali direttrici su cui si è fondata la capacità delle imprese di resistere alle turbolenze e reagire alle fasi di criticità. continua a pagina 15 di Boris Popov Inizio Il presidente di Unindustria Bologna Alberto Vacchi con Sonia Bonfiglioli all’inaugurazione del nuovo stabilimento di Bonfiglioli Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera L’intervista Stefano Borghi (Site): la via bolognese dell’era del digitale 5 Monopoli Cosmesi e quotazione al Nasdaq o allo Star: Bio-On fa l’americana 6 Food Valley Marroni, selvaggina e legna: il bosco produce reddito 12

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Lunedì, 10 Ottobre 2016 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

Industry 4.0: è qui la festaMentre il governo lancia il piano per la digitalizzazione delle imprese, la via Emilia

si scopre locomotiva d’Italia: Federmeccanica elogia la nostra manifattura, crescono

Pil, export dei distretti e investimenti. Come la nuova fabbrica di Bonfiglioli

e il superlaboratorio di Hpe Coxa. Magnani: «Formazione contro lo tsunami internet»

L’editoriale

Il nuovo paradigma tecnologicodi Franco Mosconi

Nel «Piano nazionale Industria4.0 (I4.0)» –presentato dalgoverno Renzi a

Milano lo scorso 21 settembre — ammontano a circa 37 miliardi di euro gli investimenti innovativi cumulati per il periodo 2017-2020, così ripartiti: 24 miliardi di impegno privato e 13 miliardi di impegno pubblico. È soprattutto su questi ultimi che si soffermano le diciannove slide del documento, rappresentando gli strumenti scelti dal governo per raccogliere la sfida posta dalla quarta rivoluzione industriale. Sono tre le direttrici chiave.Primo, «incentivare gli investimenti privati su tecnologie e beni I4.0»: qui, oltre alla proroga del superammortamento al 140%, viene introdotto l’iperammortamento al 250% «per i beni I4.0», ossia, i beni legati alla cosiddetta digitalizzazione dell’economia.Secondo, «aumentare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione»: l’aliquota del credito d’imposta viene alzata dal 25 al 50% e il limite di credito massimo per contribuente passa da 5 a 20 milioni di euro.Terzo, «rafforzare la finanza a supporto di I4.0»: si va dalle detrazioni fiscali in Pmi innovative a fondi di venture capital dedicati a startup.Le direttrici si muovono nella giusta direzione? La risposta è positiva, ma occorre essere consapevoli del lungo cammino che ci attende.

continua a pagina 15

L’intervento

Dimensione, solidità e struttura finanziaria: così le aziende della regione diventano resilienti

D opo due ondate recessive di rilevanzastorica e l’evento sismico che nel 2012 habloccato l’attività delle imprese, causato

delocalizzazioni produttive, interrotto investi-menti e piani di sviluppo, il Cuore dell’Emilia— quell’area che comprende le province diBologna, Modena e Reggio Emilia — è ancorala terra dell’imprenditorialità. Un territorio che rimane fedele alla propria vocazione indu-striale, a partire dalle piccole e medie impresepassando per le multinazionali che hanno de-

ciso di restare e ripartire, consapevoli dell’uni-cità di competenze, tecnologie e know-how ivipresenti. E che continua a puntare con deci-sione alla capacità di internazionalizzarsi, for-te di un export che ha raggiunto i 33,7 miliar-di di euro, in crescita del 13,5% rispetto al2007. Viene da chiedersi quali fattori struttu-rali abbiano determinato la tenuta del tessutoeconomico locale oltre all’accentuata propen-sione ai mercati esteri. Nomisma attraversoun’analisi approfondita sulle realtà aziendaliappartenenti alle principali filiere produttivedel territorio — biomedicale, ceramica, mec-canica, agroalimentare — ha identificato indimensione, solidità e un’equilibrata strutturafinanziaria le principali direttrici su cui si èfondata la capacità delle imprese di resisterealle turbolenze e reagire alle fasi di criticità.

continua a pagina 15

di Boris Popov

InizioIl presidente di Unindustria

Bologna Alberto Vacchi con Sonia Bonfiglioli

all’inaugurazione del nuovostabilimento di Bonfiglioli

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L’intervistaStefano Borghi (Site): la via bolognese dell’era del digitale

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MonopoliCosmesi e quotazione al Nasdaq o allo Star:Bio-On fa l’americana

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Food ValleyMarroni, selvaggina e legna: il bosco produce reddito

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2 Lunedì 10 Ottobre 2016 Corriere Imprese

Questa volta pare sia lavolta buona. Dopo tantoparlare, il governo —per bocca del ministroCarlo Calenda — ha an-

nunciato lo stanziamento di 13miliardi di euro di qui al 2020sotto forma di incentivi fiscali perrendere hi-tech i processi produt-tivi delle aziende italiane. Una ci-fra da cui l’esecutivo Renzi siaspetta un +3,2% in investimentida parte dell’imprenditoria nel2017. L’Emilia-Romagna dal cantosuo non è rimasta con le mani inmano e intanto ha portato a casaun nuovo eccellente risultato: se-condo gli ultimi dati del FondoMonetario Internazionale, la no-stra regione con un +1,1% di Pil sidimostra la locomotiva d’Italia,superando addirittura la Lombar-dia (+1%). Una crescita trainata dadistretti come il packaging bolo-gnese e la ceramica modenese.

Tornando a Industry 4.0, lagiunta Bonaccini ha infatti messosul piatto 7 milioni per la forma-zione di 11.000 fra imprenditori emanager attraverso enti accredita-ti. Obiettivo: accelerare digitaliz-zazione e internazionalizzazionedella manifattura e del terziario(30.000 le ore di lezione, 2.500 leaziende coinvolte). «Il piano co-glie al meglio l’esigenza di un ter-ritorio avanzato come l’Emilia-Ro-magna, che deve puntare semprepiù in alto per intercettare le nuo-

ve esigenze dei sistemi produttivie rafforzare la propria attrattivitàinternazionale e la competitivitàsui mercati», ha commentato ilpresidente di Confindustria regio-nale Maurizio Marchesini.

La misura è arrivata pochi gior-ni dopo la presentazione a Romadi una ricerca da parte di Fe-dermeccanica su Industry 4.0, cheha coinvolto 527 imprese: sullavia Emilia ha riguardato le provin-ce di Forlì-Cesena, Modena, Reg-gio Emilia, Parma e Piacenza. Illivello di digitalizzazione è tale che con il 78% di aziende cosid-dette «adopters», l’Emilia-Roma-gna si situa tra i primi posti dellaclassifica elaborata dall’associa-zione presieduta da Fabio Storchi.Nello specifico il livello di digita-lizzazione è stato dichiarato altodal 45% degli intervistati e mediodall’altro 45%. Undici le nuove tec-nologie considerate fondamentaliper accrescere efficienza, produt-tività e infine il fatturato: mecca-tronica, robotica, robot collabora-tivi, internet delle cose, cloud, bigdata, sicurezza informatica, stam-pa 3d, simulazioni, nanotecnolo-gie, materiali intelligenti. A livellonazionale, invece, le caratteristi-che comuni a chi ha abbracciatoIndustry 4.0 sono ricavi e numerodei dipendenti molto elevati.

Sul suolo emiliano-romagnolola macchina degli investimenti

per realizzare prodotti all’avan-guardia da parte dei big della ma-nifattura si è però già messa inmoto. Il premier Renzi ha presen-ziato giusto qualche giorno fa al-l’inaugurazione del nuovo stabili-mento della Philip Morris a Cre-spellano, nel Bolognese (500 mi-lioni di euro per far produrre lanuova sigaretta Iqos a 600 dipen-denti). Yoox Net-A-Porter vuoleallargare il suo magazzino all’In-terporto di Bologna e assumere

così 205 addetti; l’americana TekoTelecom vuole aprire una nuovasede a Castel San Pietro (semprenel Bolognese) per 260 nuovi po-sti di lavoro; senza poi dimentica-re il centro di ricerca dell’Ima diAlberto Vacchi; i progetti di Boschper l’oleodinamica tra Modena eReggio Emilia; gli stampi dellaBva srl; i modelli sperimentali diDucati; gli innovativi tubatismi diB. Braun Avitum Italy ancora sottola Ghirlandina; e a di nuovo a

Livello di adozione delle tecnologie di Industry 4.0

Fonte: Federmeccanica

MeccatronicaProduzioneSviluppoCommerc.Servizio

50%69%

43%12%11%

Big dataProduzioneServizioSviluppoCommerc.

24%48%

34%33%

25%

SimulazioneSviluppoProduzioneServizioCommerc.

53%73%

42%22%

15%

Nanotecn.SviluppoProduzioneCommerc.Servizio

11%78%

35%9%7%

Mater Intell.SviluppoProduzioneCommerc.Servizio

15%68%

43%8%7%

RoboticaProduzioneSviluppoServizioCommerc.

51%80%

22%9%8%

Rob.Collab.ProduzioneSviluppoServizioCommerc.

11%64%

39%10%7%

IotSviluppoServizioCommerc.Produzione

27%44%

37%35%34%

Cloud Comp.ServizioProduzioneSviluppoCommerc.

42%55%

44%29%

20%

Sicur. Info.ProduzioneServizioSviluppoCommerc.

83%66%

56%39%37%

Stampa3DSviluppoProduzioneServizioCommerc.

32%76%

35%4%4%

Campione di 527 imprese

S essanta milioni di investi-mento per creare la «fab-brica perfetta». Quello cheil gruppo Bonfiglioli di Bo-

logna ha appena annunciato divoler realizzare entro il 2018, bat-tezzandolo Progetto Evo, è, dicela presidente Sonia Bonfiglioli,«un esempio di evoluzione delsistema industriale verso la digi-talizzazione. Quindi un modelloper tutto il territorio». Per il co-losso della meccanica fondatodal padre Clementino nel Dopo-guerra — oggi fra i leader mon-diali nei sistemi di trasmissionedi potenza, ormai internaziona-lizzato con stabilimenti in India,Vietnam, Stati Uniti, Cina, Brasi-le, Slovacchia e Germania, quasi4.000 dipendenti e un fatturatoche quest’anno toccherà la quotarecord di 780 milioni — il nuovoimpianto di Calderara di Reno,alle porte di Bologna, rappresen-terà la conclusione di un proces-so di innovazione e razionalizza-zione produttiva intrapreso allafine dello scorso decennio.

«Come tante altre medieaziende emiliano-romagnole —spiega la presidente — ci erava-mo sviluppati negli anni secon-do un modello policentrico, conuna rete di piccoli stabilimentispecializzati per singole lavora-zioni. Nel frattempo, però, il no-stro business si è evoluto, pas-sando dalla meccanica pura, allameccanica di precisione, all’elet-tromeccanica, all’elettronica eoggi alla meccatronica; ciò signi-fica offrire ai clienti non più soloun prodotto, bensì un sistemaintegrato. Con il Progetto Evo,che accorpa e integra in un solostabilimento tutte le produzionisparse fino ad oggi su più unità,adeguiamo semplicemente ilprocesso produttivo all’evoluzio-ne del prodotto».

Nel nuovo stabilimento di58.500 metri quadrati, cui se neaggiungono altrettanti di verde,e quasi autosufficiente energeti-camente con una copertura foto-voltaica da 3 megawatt di poten-za, confluiranno tutti gli oltre

600 addetti alla Business unit in-dustriale finora sparsi fra Calde-rara, Vignola e Sala Bolognese(gli altri poli italiani del grupposono la Trasmital di Forlì per gliapparati eolici e le grandi tra-smissioni e Rovereto per la ricer-ca e lo sviluppo).

«Questo ci consentirà di eli-minare le diseconomie di unalogistica macchinosa e dispersi-va, che duplica funzioni, respon-sabilità e infrastrutture di servi-zio. Ma soprattutto ci consentiràdi dispiegare tutte le potenzialitàdi una nuova organizzazione a

«Voglio dare a Bologna la fabbrica perfetta»Bonfiglioli investe 60 milioni nel nuovo stabilimento: riunirà dipendenti, fornitori e università

flusso, la cosiddetta lean produc-tion, e delle nuove tecnologie di-gitali alle quali è destinata metàdelle risorse».

L’investimento nel Bolognesesi aggiunge ad altri, di poco infe-riori, già in via di completamen-to a Rovereto e Forlì. Una scom-messa che Sonia Bonfiglioli ritie-ne inevitabile di fronte a unaglobalizzazione «che non con-sente più di barcamenarsi nellemezze misure: o si entra nell’eli-te delle aziende eccellenti, oppu-re si finisce marginalizzati». At-torno al nuovo polo produttivo,poi, il gruppo chiamerà a raccol-ta tutta la filiera dei fornitori, ilsistema formativo e le università«per farne un laboratorio di spe-rimentazione di industria 4.0aperto alla città e a un ambientenel quale abbiamo le nostre piùprofonde radici e dal quale traia-mo i principali fattori di succes-so» continua l’imprenditrice.Che aggiunge: «Vorrei che il Pro-getto Evo rappresentasse una ve-trina internazionale del made inItaly meccanico, un po’ come viadella Spiga a Milano rappresentala vetrina dell’alta moda italia-na».

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Reggio la Electric 80 e la Comerdi Storchi.

L’operazione «Industry 4.0» av-viata dal governo Renzi porterà indote anche un più saldo collega-mento tra le aziende e la ricercache nasce negli atenei. L’Universi-tà di Bologna infatti è tra le 6scelte dall’esecutivo destinatariedi un cospicuo assegno per co-struire dei «competence center».

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

PRIMO PIANO

Dalla Regione 7 milioni a Confindustria per formare a tappeto tutte le pmi. Federmeccanica ci incorona e siamo primi nella crescita del Pil

La via Emilia su Industry 4.0non aspetta il governo

Distribuzione delle imprese distinte tra adopters e non-adopters

Fonte: Federmeccanica

Adopter Non ado. TotalePiemonteLombardiaVenetoPugliaEmilia-RomagnaMarcheCampaniaToscanaLazioTrentino A.A.BasilicataLiguriaValle d'AostaCalabriaAbruzzoTOTALE

14%16%

6%4%5%4%4%3%3%2%1%0%0%0%0%

64%

12%9%3%3%2%2%1%2%1%1%0%0%0%0%0%

36%

26%25%

9%7%7%7%5%5%4%3%1%1%0%0%0%

100%

% adopter54

656363

7666

8160

8158

8367

50100

064%

MiliardiÈ quanto stanzierà il governo di qui al 2020 per digitalizzare i processi produttivi delle aziende italiane

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Chi è

Sonia Bonfiglioli, presidente e amministratoredelegato della Bonfiglioli Spa, nonché vicepresidente di Unindustria Bologna

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3Lunedì 10 Ottobre 2016Corriere Imprese

Industria 4.0 e referendumcostituzionale hanno puntiin comune: tutti sanno cheesiste, molti pensano che siaimportante per il futuro, po-

chi sanno in cosa consista.Marco Magnani, parmigiano,economista, insegna Monetaryand Financial Economics allaLuiss «Guido Carli». Di Indu-stria 4.0 si occupa spesso neisuoi articoli, ha appena pubbli-cato Terra e buoi dei paesi tuoi(Utet), teoria e casi di impreseche investono nel territorio.

Il piano Industria 4.0 delgoverno promette investi-menti e defiscalizzazioni per13 miliardi di euro in 7 anni:“banda larga” e una articola-ta leva fiscale su innovazionee ricerca. È sufficiente?

«Va nella giusta direzione,con due fragilità. Innanzituttopartiamo in ritardo. La Germa-nia ne parla da cinque anni,per la prima volta alla Fiera diHannover nel 2011, mentre ne-gli Stati Uniti l’Advanced Ma-nufacturing Partnership diven-tava parte della strategia direindustrializzazione. Inoltre, ainvestimenti e progetti di coor-dinamento deve accompagnar-si un’azione culturale rivolta aimprenditori e lavoratori. Mol-te Pmi e associazioni sindacalinon hanno compreso la porta-ta della rivoluzione in corso: ètrasversale, tocca tutti i settori,non è affrontata con il senso diurgenza necessario. Internet èuno tsunami, e sono arretratele infrastrutture, la pubblicaamministrazione, la digitalizza-zione è ancora insufficiente».

L’Emilia-Romagna ha ca-ratteristiche migliori dellamedia. Le Pmi, più che inLombardia, sono specializza-

te, fanno parte di filiere pro-duttive e tecnologiche.

«Potrebbero trarre enormibenefici dalla digitalizzazionedell’economia. Ma le “reti” de-vono essere rafforzate, sia traimprese sia con altri protago-nisti: università, centri di ricer-ca, enti locali. Abbiamo unpunto di forza fondamentale,la tradizione delle scuole tecni-co-professionali. La formazio-ne è importante quanto gli in-vestimenti in tecnologia, dal-l’Internet of Things, a Big Data,cloud computing, sistemi auto-matizzati, stampa 3D. Lo smartmanufacturing richiede com-

petenze digitali dei lavoratori,attraverso strumenti di ricon-versione e reinserimento pro-fessionale, e un rapporto vir-tuoso imprese-territorio».

Quali sono gli esempi piùsignificativi?

«La regione è ricca di bestpractice. Penso a Dallara di Va-rano de’ Melegari, sull’Appen-nino parmense, tra le prime aimportare il modello tedescodi formazione duale. Molte, co-me la Ferrari, sanno che l’am-biente di lavoro e il welfareaziendale influiscono positiva-mente sulla produttività. Pensoal Giocampus di Barilla, alla

modenese Cms con il volonta-riato in orario lavorativo retri-buito. La reggiana Comatrol èfra le Top Employers. Tetra Pakè all’avanguardia nello smar-tworking. Davines, azienda co-smetica di Parma, ha addirittu-ra allestito un salone di bellez-za all’oncologico di Catania.Cresce così la condivisione deivalori aziendali da parte dei di-pendenti».

Romano Prodi, forse perfar capire la drammaticitàdella situazione, ha detto chenel Mezzogiorno, prima dipensare a 4.0, servirebbe In-dustria 1.0.

I l nome ufficiale è Mil, che staper Machining InnovationLab; ma per tutti è già il su-per laboratorio, con attrezza-

ture e software da 2,5 milioni dieuro e 8 dipendenti a disposi-zione tra ingegneri e tecnici as-sunti dopo un programma for-mativo di un anno. Ci sono glistrumenti di ultimissima gene-razione delle aziende partnerdel progetto nel super laborato-rio su cui Hpe Coxa — gruppomodenese fondato da Piero Fer-rari specializzato nella progetta-zione e produzione per il setto-re automotive e aerospaziale —ha deciso di investire per dareun tocco di ulteriore eccellenzaai propri prodotti e svilupparenuove soluzioni.

«C’è un’integrazione di tecno-logie e competenze avanzateche permette di ridurre il “timeto market” e i costi di produzio-ne, garantendo gli standard diqualità richiesti da settori alta-mente competitivi, quali la F1»spiega Andrea Bozzoli, ad di

Hpe Coxa. L’idea è stata così quella di

riunire su un’unica linea pro-duttiva quelle che sono le tec-nologie (e le conoscenze) ne-cessarie per sviluppare queiprodotti di alta precisione cherappresentano il fiore all’oc-chiello di un’azienda che ha trai suoi clienti Ferrari, Ducati,Harley Davidson, Maserati,Piaggio e che è punto di riferi-mento per Finmeccanica. Pro-dotti su misura, tra cui moto-propulsori, turbine, alberi mo-tore, realizzati attraverso un si-stema integrato che uniscesoftware, hardware e competen-ze di ingegneri e tecnici: il capi-tale umano proviene dai dipar-timenti di ingegneria dell’Uni-versità di Modena e ReggioEmilia e dalle scuole tecniche dispecializzazione (Its Maker),giovani con un’età media di 35anni con alle spalle una forma-zione di un anno fatta dalleaziende partner che fornisconostrumentistica e programmi, in

alcuni casi non ancora presentisul mercato. Il super laboratoriocosì fa quasi da beta testing edunque qui si trova la versioneaggiornata del software dellacaliforniana CGTech Vericut chepermette la simulazione e la ve-rifica del prodotto eliminando ilprocesso di testing manuale;oppure l’ultimo gioiello di casaZeiss che consente una scansio-

ne ottica del prodotto rilevandoil pezzo in 3d e assicurandoneun controllo 20 volte superiorerispetto agli strumenti tradizio-nali. Assieme a loro ci sono al-tre grandi firme come Mapal,Sandvik Coromant, Lang Tech-nik, Dmg Mori, Ptc, Open Mind,tutte ben evidenti sulla pareteche sovrasta quel super labora-torio che gode di strumentazio-

A Modena il superlaboratorio della meccanicaHpe Coxa, fondata da Piero Ferrari, studierà tecnologie e produzioni di componenti di alta precisione

ni di multinazionali che com-plessivamente producono 26miliardi di fatturato.

«Ci rapportiamo con il mon-do della F1, dobbiamo puntaresu tecnologia più all’avanguar-dia — evidenzia Bozzoli — Econ questo laboratorio, che nonè concepito come centro di ri-cerca poiché produce e fattura,noi uniamo le tecniche di pro-gettazione, programmazione e simulazione di processo abbas-sando i costi di produzione eaumentando la qualità».

Dopo le 8 assunzioni per ilsuper laboratorio (arrivate dopol’innesto di 80 ingegneri negliultimi tre anni, per un totale di210 dipendenti), nel 2017 siapriranno le porte dell’aziendaper almeno 20 ricercatori.Obiettivo: un centro di ricercahi-tech complementare al labo-ratorio che interesserà le tecno-logie additive, come le stampe3d.

Gaetano Cervone© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Purtroppo siamo un paesea due velocità. In una parte, enon solo al Sud, mancano nonsolo le infrastrutture “digitali”,ma perfino quelle di base: stra-de e ferrovie. Ma sarebbe sba-gliato frenare i territori capacidi competere con le regioni piùavanzate del mondo. L’Emilia-Romagna, terra d’impresa riccadi creatività, è un esempio: tut-ti i distretti hanno sofferto,molti hanno reagito benissimograzie a capacità innovativa,solida formazione, ottimescuole professionali».

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

NovitàUn’area del nuovo Machining Innovation Lab inaugurato a Modena

Chi è Intenzioni di investimento dichiarate dalle imprese per singola tecnologiaValori in percentuale di risposte affermative

Fonte: Federmeccanica

MECCATRONICAROBOTICAROB. COLLABIOTBIGDATACLOUDSICUR. INFOSTAMPA 3DSIMULAZIONENANOTECNMATER. INTELL

31%19%13%13%

0%6%

50%38%38%

0%6%

SI, a breveentro 1

13%19%19%

6%25%25%

0%13%13%

6%0%

SI, amedio

0%6%6%6%0%0%0%

13%19%

0%19%

SI, a lungooltre 5

56%56%63%75%75%69%50%38%31%94%75%

NO

35%40%

9%22%17%27%58%19%44%

8%16%

SI, a breveentro 1

23%21%

9%19%19%25%19%22%25%

8%10%

SI, amedio

3%6%8%5%4%4%0%4%1%9%5%

SI, a lungooltre 5

39%32%74%53%60%44%22%55%30%75%69%

NO

26%19%

9%37%44%56%65%12%42%16%16%

SI, a breveentro 1

5%16%16%28%19%21%14%21%26%

9%16%

SI, amedio

2%2%5%2%0%0%0%0%0%2%5%

SI, a lungooltre 5

67%63%70%33%37%23%21%67%33%72%63%

NO

MECCATRONICAROBOTICAROB. COLLABIOTBIGDATACLOUDSICUR. INFOSTAMPA 3DSIMULAZIONENANOTECNMATER. INTELL

21%34%

4%23%19%34%66%15%51%17%17%

SI, a breveentro 1

19%21%

6%23%26%23%15%19%15%

9%15%

SI, amedio

2%2%2%0%0%2%0%4%4%6%6%

SI, a lungooltre 5

57%43%87%53%55%40%19%62%30%68%62%

NO

29%26%

7%21%13%21%48%13%25%

3%9%

SI, a breveentro 1

18%26%

6%14%16%25%21%17%26%

4%8%

SI, amedio

3%5%4%6%5%1%1%7%6%

11%9%

SI, a lungooltre 5

50%43%83%59%67%52%30%64%43%83%75%

NO

16%9%0%

31%28%38%72%13%44%

9%3%

SI, a breveentro 1

19%34%16%19%22%19%

9%13%19%

3%16%

SI, amedio

3%6%9%6%6%3%3%6%9%6%6%

SI, a lungooltre 5

63%50%75%44%44%41%16%69%28%81%75%

NO

Contoterzista Fornitore di Parti/Componenti Fornitore di Sistemi

Produttore di prodotti finiti per il mercato Produttore di prodotti finiti per clienti industriali Altro (specificare)

Magnani (Luiss): «L’innovazione non manca, ma la consapevolezza è insufficiente»«Ci vuole formazione per evitare che internet diventi uno tsunami. Le reti tra imprese devono essere rafforzate»

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Marco Magnani, docente di Monetary and Financial Economics a Scienze Politica alla Luiss

È membro di vari think thank internazionali: Aspen Institute, Chatham House, IAI - Istituto Affari Internazionali

Ha scritto il libro «Terra e buoi dei Paesi tuoi» (Utet)

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Il governo ha appena varato il piano da3,5 miliardi per la rete a banda ultralar-ga; e le cordate per realizzarla sono aiblocchi di partenza, con un colosso comeEnel in pole position. La sua SITE, dottor

Borghi, sembra essere l’azienda giusta, nelposto giusto, al momento giusto...

«Indubbiamente. Finalmente si apre unafase di importanti investimenti; noi siamoimpegnati in numerose gare nelle maggioricittà italiane perciò anche SITE è destinata acontinuare a crescere e a svilupparsi maggior-mente nei prossimi anni, grazie alle sue spe-cifiche competenze. Ma non ci sono solo lereti Tlc: in quelle per il controllo del trafficoferroviario e dell’energia, per esempio, contia-mo di potere incrementare la forza lavoro nelgiro di qualche anno. Già negli ultimi dodicimesi abbiamo potuto inserire oltre 100 nuoverisorse, in un mercato del lavoro in sofferen-za, che si aggiungono ai nostri attuali 1.450dipendenti».

Tornerete ai livelli degli anni 90, quandosull’onda del primo adeguamento della retetelefonica agli standard europei SITE arrivòa 2.500 dipendenti?

«Lo sviluppo delle future gare in Italia eall’estero certamente permetterà di aprirenuovi scenari in cui definire l’aumento dellerisorse necessarie. In questi anni l’azienda èprofondamente cambiata: negli anni ‘90 era-vamo essenzialmente esecutori e la gestionedella forza lavoro era il 90% del nostro busi-ness. Oggi ci siamo trasformati in integratoridi sistemi, fornitori, progettisti e produttoridi hardware e software. Tant’è che le nuoverisorse che oggi entrano in azienda sono in-gegneri e tecnici specializzati. Insomma, sia-mo diventati un’azienda complessa, specializ-zata nella gestione di segnali digitali, sianoessi voce, dati, o immagini. Abbiamo svilup-pato un’efficace nuova piattaforma di gestionee controllo di sicurezza che integra tlc, dati evideosorveglianza e inoltre abbiamo realizza-to un gassificatore per la produzione di ener-gia elettrica da biomasse caratterizzato da so-luzioni innovative coperte da brevetti interna-zionali».

Rivoluzionato il business, cos’altro cam-

bierà in SITE? Crescerete con le vostre soleforze o cercherete alleanze?

«Per il momento non abbiamo in program-ma operazioni straordinarie. La società è soli-da ed è in grado di affrontare i nuovi investi-menti. Abbiamo lanciato un piano di sviluppoall’estero, focalizzato sul settore ferroviario esu alcuni Paesi dell’area mediterranea. L’Irane il Sudamerica sono i nuovi mercati su cuistiamo pensando di effettuare investimentidiretti, attraverso joint venture e acquisizio-ni».

Niente soci finanziari e niente Borsa, pe-rò?

«Non ne vediamo la necessità. In azienda ègià entrata la terza generazione con mio figlioEugenio e mio nipote Massimo Carroli, il chegarantisce una successione. Nelle aziende fa-miliari esercitare il ruolo di azionista è unaresponsabilità alla quale non si può sfuggi-re».

Qualcuno sostiene che proprio questo sia

il principale limite alla crescita delle impre-se italiane...

«Le imprese italiane non crescono perchémolti imprenditori sono molto legati al pro-dotto ma hanno difficoltà ad accettare la sfidadi gestire organizzazioni complesse. Purtrop-po i clienti, il mercato, l’evoluzione tecnologi-ca e perfino le regole oggi impongono unadimensione globale. La rivoluzione digitale,in particolare, premierà la potenza di elabora-zione a discapito della specializzazione».

C’è una via italiana alla tecnologia digita-le?

«In passato avevamo grandi competenzeingegneristiche e impiantistiche, basti pensa-re a realtà come Italtel e Telettra. Ma, ripeto,

sulle tecnologie di punta non c’è più spazioper una dimensione locale in un mondo doveè stata spazzata via persino Blackberry e doveAnsaldo, per sopravvivere, è giustamente fini-ta nell’ambito di un gruppo come Hitachi. Perl’Italia vedo invece un futuro nelle applicazio-ni tecnologiche, dove la fantasia e la flessibili-tà possono rappresentare un valore aggiuntoanche con numeri più ridotti».

Potrebbe essere il primo capitolo di unpiano di politica industriale...

«L’innovazione tecnologica si stimola in unsolo modo: creando la domanda. In Israele lofece la Difesa, negli Stati Uniti la Nasa e ilPentagono. Da noi, invece, il committentepubblico aggiudica le gare col metodo delmassimo ribasso, che è l’esatta antitesi del-l’innovazione. Infatti vedo tante aziende pro-porre importanti soluzioni innovative, che pe-rò stentano ad affermarsi sul mercato».

Anche alla banda ultralarga arriviamo inforte ritardo. Riusciremo a colmare il gap?

«Arrivare in ritardo può a volte essere unvantaggio se si coglie l’opportunità di utilizza-re le tecnologie più evolute. La rete telefonicaitaliana, per esempio, passò in ritardo dal-l’elettromeccanica all’elettronica, ma questoprodusse un salto tecnologico che oggi puòtornarci utile: abbiamo sviluppato nel tempouna rete di centrali tanto capillare da raggiun-gere ogni utenza praticamente sulle soglie dicasa. Ora basterà completarne il collegamentocon la fibra ottica per garantire in ogni abita-zione e in ogni ufficio i 100 megabyte e ol-tre».

Il piano varato in primavera dal governo,quindi, funzionerà?

«Penso di sì. Forse, con un approccio piùgraduale, si poteva fare di più, ma comunqueil messaggio politico è molto forte».

E alla politica locale che messaggio vor-rebbe lanciare?

«Una città, come qualsiasi azienda, prospe-ra se ogni anno fa qualcosa per migliorarsi.Se non fa nulla per decenni accumula un gapincolmabile. Peggio: perde la capacità di fare.Ho il timore che a Bologna stia succedendoproprio questo viste le difficoltà e i ritardi coni quali vengono approcciati i grandi progetticome quelli, indubbiamente critici e com-plessi, relativi alla viabilità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

Un big delle tlc partito con la posa dei cavi elettrici nel Dopoguerra

S tefano Borghi aveva fatto lasua scelta ai tempi dell’uni-versità: non Ingegneria,

non Economia e Commercio,bensì Giurisprudenza. Una voltalaureato, perciò, aveva voltato lespalle all’azienda fondata nel ‘47dal padre e dallo zio e si eramesso in proprio. La Site, giàallora uno dei principali posato-ri di reti elettriche e telefonichein Italia, era solo uno dei tanticlienti del suo studio specializ-zato in diritto del lavoro. Maall’inizio degli anni 80, quandoentrambi i soci fondatori di Siteavevano avuto problemi di salu-te, il rientro all’ovile divennequasi un imperativo morale.«Quando sei azionista di mag-gioranza di una impresa di fa-miglia — dice oggi — non puoidisinteressarti delle sue sorti».

Appena ventinovenne, così,entra in SITE come direttore delpersonale, poi direttore genera-le e infine presidente e consi-gliere delegato nell’87, alla mor-te del padre. Dunque è al timo-ne da 29 anni esatti. Sotto la suaguida la società bolognese si ètrasformata da semplice posato-re di cavi elettrici e telefonici(sempre di fili di rame si tratta-va, in fondo) a un integratore disistemi di trasmissione digitale.Quindi azienda hi-tech, conpropri uffici di ricerca e svilup-po e di progettazione, 1.450 di-pendenti ora in larga misuratecnici ed ingegneri, attività al-l’estero soprattutto nel settoredella segnalazione ferroviaria,per un fatturato totale di 212,8milioni. Ma prima ancora, al-l’inizio degli anni 90, aveva par-tecipato in prima fila alla gran-de epopea della telefonia mobi-le anche come socio fondatoredel primo gestore privato Omni-tel. Nel segnalamento ferrovia-rio Site era già entrata nell’88,rilevando l’azienda bologneseDLK, oggi fusa nel gruppo comesemplice divisione. Proprio dal-le competenze acquisite nelnuovo settore e dal primo bre-vetto per un sistema di bloccoautomatico di sicurezza nei tre-ni, è maturato, a partire dal2008, il processo di internazio-nalizzazione, per ora in Croazia,Montenegro, Algeria e Congo.Nel business della fibra ottica,la nuova frontiera della trasmis-sione dati ad altissima velocità,Site entra invece alla fine deglianni 80. Oggi è in pista per larealizzazione della rete a bandaultralarga, il cui piano attuativoè finalmente stato varato e fi-nanziato dal governo, e sta par-tecipando alle principali gared’appalto lanciate dalle sei cor-date in lizza per aggiudicarsi ilprogetto. Dal ‘93 al ‘98 Borghiha guidato l’Associazione degliindustriali bolognese, dal 2001al 2005 è stato consigliere dellaCassa di Risparmio di Bologna efino al 2013 consigliere dellaFondazione Carisbo. Il figlio se-condogenito Eugenio, 32 anni,è appena entrato in azienda do-po aver conseguito la laurea inletteratura italiana. La primoge-nita Vittoria, 35 anni, lavora inFerretti Yacht.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’azienda

di Massimo Degli Esposti

La via bolognese al digitale

Una città prospera se ogni anno fa qualcosa per migliorarsi. Se non fa nulla per decenni accumula un gap incolmabile. Ho il timore che a Bologna stia succedendo proprio questo viste le difficoltà e i ritardi con i quali vengono approcciati i grandi progetti

L’INTERVISTA

Stefano BorghiSITE studia il dossier del governo sulla banda ultralarga, ma vuole crescere anche con le reti di energia e ferroviarie. Acquisizioni in vista in Iran e Sudamerica

Chi è

Stefano Borghi (Bologna, 1951) è presidente e consigliere delegato di SITE. Siede nel consiglio direttivo di Unindustria Bologna ed è stato nel cda della Cassa di Risparmio di Bologna oltre che socio della Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna

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Bio-On, Astorri vuol fare l’americano La società di bioplastica pensa in grande: sbarco al Nasdaq o allo Star mentre annuncia in Usa applicazioni nella cosmesi e nel biomedicale da produrre in proprio. Mega contratti in arrivo

Quel che avevano intesta Marco Astorrie Guy Cicognanifondando Bio-On —cioè lìidea di creare

il primo colosso globale dellaplastica verde, una sorta diMontedison 4.0 — potrebbeconcretizzarsi entro l’anno.

Dando credito ai tam tam dimercato provenienti sia dallaBorsa, dove la società bolo-gnese è quotata all’Aim, sia daambienti industriali del setto-re, sarebbero infatti imminen-ti una svolta sul fronte dellafinanza e una, ancor più signi-ficativa, su quello commercia-le. Per la verità basta metterein fila le ultime notizie ufficia-li per avere un’idea di quel chesta bollendo in pentola. Inparticolare, l’annuncio di duesettimane fa, direttamente inAmerica, sulle nuove applica-zioni dei polimeri proprietariPHAs in campo cosmetico,biomedicale e diagnostico e prontamente ripreso congrande enfasi dalla stampa fi-nanziaria più accreditata fragli investitori di Wall Street. Sea ciò si aggiunge la semprepiù frequente presenza diAstorri Oltreoceano (per quasiun mese da inizio anno, dico-no i suoi collaboratori), diven-ta assolutamente credibile la

Minerbio e Bentivoglio sonopassati in un anno da 30 a60). Ma i nuovi contratti inarrivo varrebbero molto dipiù. Sia come volume, sia co-me impatto d’immagine.

E potrebbero essere seguitida altri a stretto giro, visto chenel forziere di Astorri sarebbe-ro già custoditi decine di bre-vetti per le più disparate ap-plicazioni, alcune sostitutivedella plastica tradizionale, al-tre addirittura rivoluzionarie,rese possibili dalle inaspettateproprietà fisiche del nuovopolimero. Tanto che nel nuo-vo piano industriale atteso perfine anno Bio-On potrebbeannunciare un’altra rivoluzio-ne: la discesa in campo comeproduttore di bioplastica inprima persona. L’ha fatto ca-pire Astorri in America, quan-do ha presentato le sue bio-molecole plastiche per la co-smesi (le protezioni solari, peresempio) e nella diagnosticatumorale come vettori di mez-zi di contrasto. Si tratta diproduzioni in piccoli volumi,quindi di nicchia, ma, ha sot-tolineato, estremamente inte-ressanti in valore, se viste, co-me si diceva all’inizio, inun’ottica globale.

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

MONOPOLI

voce sussurrata in Piazza Affa-ri secondo cui Bio-On potreb-be essere la prima società ita-liana a debuttare sul palcosce-nico della finanza hi-tech, valea dire il Nasdaq.

Altre fonti, pur conferman-do l’intenzione dei vertici diBio-On di andare oltre l’Aimdove la società inanella sedutesenza scambi o con volumi

zioso passo. Passo ventilatodallo stesso Astorri un anno fain un’intervista al nostro gior-nale: «È una riflessione cheabbiamo in corso» rispose aprecisa domanda.

Ora la decisione sarebbestata presa. Per l’ufficializza-zione, però, Astorri e la suaequipe aspetterebbero anchela chiusura di un nuovo con-tratto di licenza per l’utilizzodi Minerv-PHAs (questo il no-me commerciale del polimerobiodegradabile di origine ve-getale scoperto da Bio-On e ingrado, con diverse combina-zioni, di sostituire la plasticaderivata dagli idrocarburi pra-ticamente in tutte le sue appli-cazioni) da aggiungere a quel-li già in essere con la franceseCristal Union, con la brasilia-na Moore Capital e col gruppobolognese Maccaferri. Tutticontratti del valore di alcunimilioni di euro per i bilanciBio-On, finiti con una seme-strale in calo nei primi sei me-si 2016 proprio a causa di unalicenza entrata in maturazioneimmediatamente dopo lachiusura dei conti di metà an-no, a fronte di risorse per losviluppo in continua crescita(i ricercatori impegnati nei la-boratori in Europa e Usa e neidue impianti sperimentali di

ImprenditoreMarco Astorri, 47 anni, bolognese, ex pubblicitario, ha fondato Bio-On, azienda propietaria per la produzione di PHAs (polidrossialcanoati) riconosciuti come i migliori biopolimeri del futuro

trascurabili di poche migliaiadi pezzi, segnalano trattativesu più fronti, anche europei, esu quello del segmento Star diBorsa Italiana. Oggi al mercatoè riservato uno striminzito 10%del capitale, ma si è sempreipotizzato che i due azionistidi maggioranza si fossero te-nuti in mano le «munizioni»per un successivo e più ambi-

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7Lunedì 10 Ottobre 2016Corriere Imprese

Un regalo da 2.500 metriquadrati che permette-rà all’azienda di rad-doppiare la superficiedi produzione nella sto-

rica sede di Correggio e di con-sentire alla fase del montaggiodi beneficiare di un capannonecon 10 postazioni ad hoc. E cosìche in Modelleria Brambillachiuderanno l’anno del 65°compleanno dell’azienda fonda-ta a Carpi nel 1951 da EugenioBrambilla, tagliando — a dicem-bre — il nastro del nuovo capan-none. Un investimento di 1,5 mi-lioni che sarà collegato da uncorridoio allo storico impiantodi via del Progresso che negliultimi 8 anni ha visto più cheraddoppiare il valore produttivopassato da 6 milioni del 2008 a16,7 di fine 2015: «Tutto questo èstato possibile nonostante si la-vorasse in spazi sacrificati, perquesto il nuovo capannone cidarà uno slancio importante euna maggiore efficienza — spie-ga l’amministratore delegato,Gabriele Bonfiglioli — Per noi èimportante porre le basi per lacrescita, per questo abbiamo in-vestito in spazi e persone».

Un mercato particolare quelloin cui Modelleria Brambilla èprotagonista, con l’80% del fattu-rato realizzato all’estero e rap-porti con le principali case auto-mobilistiche: Ferrari, Bmw,Volkswagen, Ford, Fiat, Gm,Chrysler. Qui si progettano eproducono i modelli per realiz-zare le componenti di precisionein alluminio o ghisa per l’indu-stria automobilistica (anche perla Formula 1), nello specifico te-ste cilindri, basamenti motore,scatole cambio, collettori. È laprima fase della nascita di un

motore (il basamento) o di unsuo componente, qui viene rea-lizzato il modello zero che poidarà vita — dall’ingresso nellefonderie che provvedono allagettata di ghisa o acciaio — amigliaia di copie montate sulleauto di tutto il mondo. Ogni mi-nima sbavatura, anche la più ba-nale porosità del materiale, puòincidere sulla performance futu-ra del motore e qui lo sannomolto bene, avendo contribuito— con i propri modelli di testecilindri – ai successi di MichaelSchumacher alla guida della Fer-rari.

Scelte strategiche hanno poiportato a concentrarsi di più sulmercato automobilistico cittadi-no, «e da quando non ci siamonoi la Ferrari non vince più» è labattuta che circola in un’aziendache data la particolarità del set-tore punta a formare diretta-mente i suoi (futuri) dipendenti:«Ogni anno ospitiamo per glistage studenti degli ultimi annidegli Istituti tecnici o universita-ri, principalmente ingegneri del-l’Ateneo di Modena e ReggioEmilia — spiega Bonfiglioli —Questo è un canale fondamenta-le per la recluta di personaleconsiderando la difficoltà a tro-vare sul mercato del lavoro de-terminate figure». Negli ultimi

due anni la forza lavoro è passa-ta da 40 a 70 dipendenti, il valo-re di produzione supera i 16 mi-lioni di euro con un utile nettoin attivo, in India è stata costitu-ita la joint venture «BrambillaIndia Private Ltd», l’azienda –quotata in Borsa sul mercatoAIM delle piccole e medie im-prese nel 2014 — gode della fi-ducia degli analisti il cui giudi-zio è positivo («outperform»),valore che precede quello del-l’acquisto delle azioni: «Ancheper il 2017 abbiamo delle firmeimportanti, siamo fiduciosi»ammette Aldo Brambilla, che as-sieme al fratello Giancarlo — at-tuale presidente di ModelleriaBrambilla — dagli anni ‘60 haportato la piccola impresa arti-gianale fondata «sul comò dellacamera da letto di mio padre,

dove ha creato il primo modelloin legno» sulla scena internazio-nale riuscendo a mantenere lostatus di azienda di famiglia.

I fratelli Brambilla possiedonoinfatti la maggioranza azionariadella società (36,4% delle azionia testa), i figli — poco più chetrentenni — lavorano in aziendacon incarichi di responsabilità:«Il segreto è andare sempre allaricerca di soluzioni nuove, girareil mondo per capire i problemidei nostri clienti e trovare il mo-do di risolverli» spiega AldoBrambilla. Una delle ultime è laproduzione con processo inor-ganico, innovazione che consen-te di azzerare le emissioni in fa-se di realizzazione dei modelli insabbia (come le casse d’anima)riducendo così la porosità dei

I nvestimenti per 15 milioni dieuro e uno sguardo semprepiù attento a Oriente. Ma nonè tutto. Madel Spa ha in can-

tiere nuovi prodotti, collabora-zioni con l’Università di Bolo-gna e Ferrara e un brevetto giàdepositato e pronto per esserecommercializzato. «La passioneche mettiamo nel lavoro è ilmotore dell’azienda — spiega iltitolare e vice-presidente Giaco-mo Sebastiani — La voglia dimigliorarci e la curiosità di sco-prire cose nuove completano ilnostro modo di fare impresa».

Tutto questo è Madel, l’azien-da di detergenza domestica consede a Cotignola (Ravenna) fon-data negli anni ’70 da GiovanniDella Cuna e sviluppata insiemeal figlio Maurizio, oggi presi-dente, e al genero Giacomo Se-bastiani. A cui ha passato il te-stimone e una scommessa: cre-are una linea di prodotti soste-nibili al 100%.

E se Madel ha chiuso il 2015con un fatturato di 80 milionidi euro, il merito di questa cre-scita è stato scandito negli annidalle tappe imprenditoriali vin-centi dell’azienda. Prima la dif-fusione dello storico prodottoPulirapid, quindi l’invenzione

di Smacchiatutto, la linea di de-tersivi Deox e infine la sfida conl’ambiente. «Nel 2009 abbiamolanciato Winni’s, la prima lineadi detergenti ecologici — rac-conta Sebastiani — Si tratta diun prodotto che utilizza mate-rie prime di origine vegetale,con un ridotto impatto ambien-tale e nessun potenziale aller-gene. Infine tutta la produzioneavviene da fonti 100% rinnova-bili». Elementi che hanno per-messo a Winni’s di vendere nel2015 18 milioni di confezioni,con un fatturato annuo di oltre26 milioni di euro. Pari al 32%del fatturato totale Madel.

E dal 2015 questi vantaggigreen non sono solo destinatiall’home care: la linea Winni’ssi è infatti arricchita con i nuoviprodotti per la cura della perso-na, «sottoposti a test di ipoal-lergenicità che rispondono allecertificazioni ICEA, Skineco eVegan OK».

Anche il mercato estero, parial 6% del fatturato, è tra le prio-rità della politica commercialeMadel. Oggi i prodotti del-l’azienda romagnola si trovanoin Francia, in Europa Orientale,nei Balcani, in Tunisia e negliEmirati Arabi. «Il nuovo merca-

un magazzino automatizzatocon una capacità di stoccaggiodi oltre 25.000 pallet, senza al-cun intervento umano. «L’ulti-mo investimento è stato di 15milioni di euro. Abbiamo incre-mentato di 16.000 metri quadril’impianto fotovoltaico, investi-to in una nuova macchina chericicla plastica e crea una pelli-cola di origine vegetale che uti-lizzeremo per ricoprire i conte-nitori Madel, nell’ottica della

I detergenti di Madel vogliono pulire anche a OrienteUn magazzino automatizzato, partnership con gli atenei, nuovi brevetti e prodotti per superare 85 milioni di ricavi

nostra filosofia verde. Infine, incollaborazione con l’Universitàdi Bologna, stiamo portandoavanti un progetto per la pro-duzione attraverso un biofer-mentatore per trasformare scar-ti alimentari vegetali in compo-nenti che utilizzeremo nelle mi-scele di polveri per i detersivi».

E se i brevetti Deox sono se-guiti in collaborazione conl’Università di Ferrara, un nuovobrevetto è stato depositato daMadel. «Si tratta del contenito-re in busta dei detersivi chedalla fine dell’anno avrà al suointerno un dosatore, grazie aun meccanismo innovativo stu-diato in azienda». Ma non ètutto: in arrivo nuove profuma-zioni per l’igiene personale e lanuova linea di creme per viso ecorpo.

Sfide ambiziose per la Spa diRavenna e i suoi 120 dipendentiche nel periodo di crisi hannovisto Madel investire in struttu-re, assumere professionalità epuntare dritti all’obiettivo della«Filosofia Verde» che grazie al-l’impianto fotovoltaico rendeMadel un’azienda autosufficien-te per il 70%.

Anna Budini© RIPRODUZIONE RISERVATA

materiali a processo concluso eun aumento delle performancedi quasi il 30%. La Kia Motors,ad inizio d’anno, ha scelto Mo-delleria Brambilla grazie a taleprocesso siglando una commes-sa di 1,2 milioni che per la primavolta consente di affacciarsi sulmercato della Corea del Sud. Inarrivo ci sono anche altre novità,come la produzione degli stam-pi a conchiglia che prevedononelle zone critiche materiali diceramica che ne consentono unamaggiore durata e la riduzionedi alluminio, energia e tempiper la produzione. Un progettodi ricerca da 700.000 euro cheha ottenuto un cofinanziamento(300.000 euro) dalla Regionenell’ambito dei Por-Fesr.

Gaetano Cervone© RIPRODUZIONE RISERVATA

EcofriendlyLa ravennate Madel ha inventato il famoso Pulirapid, Smacchiatutto e Deox. Ora ha lanciato la linea ecologica Winni’s

SebastianiIl nuovo mercato sul quale stiamo investendo è quello cinese. Oggi in Cina commercializziamo i nostri prodotti e se i volumi di affari ci daranno ragione potremmo pensare di aprire uno stabilimento di produzione là

MONOPOLI

ManifatturaAldo Brambilla, azionista di maggioranza con il fratello Giancarlo, assieme all’ad Gabriele Bonfiglioli (a destra); in mezzo il basamento di un motore Audi

Brambilla fa 65 e raddoppiaL’azienda reggiana di prototipazione di componenti automotive festeggia il compleanno investendo in un nuovo capannone che ne aumenterà la produzione. E con la lavorazione inorganica conquista la Corea del Sud

BonfiglioliGli stage agli studenti sono fondamentali per reclutarepersonale qualificato introvabile sul mercato

La storia

Modelleria Brambilla nasce nel 1951 a Carpi con Eugenio Brambilla

Con l’ingresso dei figli Aldo e Giancarlo, l’azienda – che realizza modelli per la produzione di teste cilindri, basamenti motore, collettori - comincia a espandersi acquisendo i primi importanticlienti (tra cui la Ferrari)

Negli anni 90 la sede principale è trasferita a Correggio e da dicembre 2014 è quotata in Borsa

Oltre l’80% del fatturato è realizzato all’estero. Gli azionisti di maggioranza sono i fratelli Aldo e Giancarlo Brambilla

to sul quale stiamo investendoè quello cinese. Oggi in Cinacommercializziamo i nostriprodotti e se i volumi di affarici daranno ragione potremmopensare di aprire uno stabili-mento di produzione là».

Mentre Madel guarda aOriente, a Cotignola si investecon l’obiettivo 2016 di «supera-re gli 85 milioni di fatturato».Tutto questo grazie anche all’ul-timo anello della produzione:

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Vacanze digital detox,weekend a prova dimillennials, hotel gayfriendly e soggiornisempre più green. Di

queste e di altre tendenze di unmercato sempre più in crescita,se ne parlerà da giovedì a saba-to a Rimini Fiera, dove andrà inscena la 53esima edizione diTtg Incontri. La kermesse inter-nazionale del turismo con 130destinazioni rappresentate, ol-tre 2.500 espositori, 1.000 buyerda 85 Paesi diversi, 65.000 visi-tatori attesi e il 10% in più diprenotazioni rispetto allo scor-so anno. Ma ad accompagnarela tre giorni d’affari e formazio-ne, ci saranno anche altri duesaloni internazionali: il SiaGuest, riservato al settore deglihotel, con 14.000 albergatoripresenti; e il Sun, indirizzatoinvece all’outdoor, agli stabili-menti balneari e ai campeggi.

A Rimini si proverà a deline-are la vacanza di domani e lo sifarà partendo dai millennials,la generazione cresciuta a pane

e tecnologia su cui sono punta-ti gli occhi di tutta la filiera.

«Prima di arrivare all’eventodi Ttg incontri seguiamo ilmercato tutto l’anno, ne analiz-ziamo movimenti e tendenze. Iclienti più ambiti di questa edi-zione sono i giovani tra i 18 e i35 anni — sottolinea Paolo Au-dino, ad di Ttg Italia — Nelcorso del tempo i prodotti turi-stici si sono modellati in basealle loro richieste, dato che og-gi essere social e avere unabuona reputazione contano piùdi tutto». I nativi digitali ama-no spostarsi in gruppo e condi-videre le loro esperienze el’Emilia-Romagna si colloca alquarto posto tra le principaliregioni da cui provengono iviaggiatori under 35. Di questie di altri dati elaborati daSGTour, il tour operator specia-lizzato in vacanze per commu-nity, se ne discuterà venerdì al-le 16 all’incontro «Millennials:chi sono, come viaggiano, cosacomprano. Storie di aziendeche hanno saputo conquistar-

lo», con Betti Pagnin, tra lefondatrici di Scuola Zoo. Ancheal Sia Guest si parlerà di loro,sempre venerdì, ma dalle 10, alseminario «New Guest Genera-tion: l’hotel che piace ai millen-nials», tenuto da Nicola Delvec-chio, consulente di Teamwork.

«Il mercato del turismo èmolto dinamico, qui si posso-no trovare tutti gli strumentiper provare ad indirizzare iviaggi delle persone - continuaAudino — Di fatto quest’annoil nostro Paese ha avuto piùpresenze perché sembrava unluogo più sicuro di altri, manon si può contare solo su que-sto. Chi lavora in questo setto-re, deve stare sempre un passo

in avanti con il tempo». E chi vuole potrà provare già

a cavalcare nuove mode, comequella importata dagli Usa deldigital detox: la vacanza perguarire dallo stress e disintos-sicarsi dal proprio smartphone,almeno per una settimana. Nediscuterà Alessio Carciofi, fon-datore di Your Digital Detox,durante «Multitasking e iper-connessi: la produttività non ciguadagna. Gestire tecnologie,tempi e clienti senza impazzi-re», giovedì alle 14.

«Tra i comparti più vivacioggi c’è quello del wedding —aggiunge l’ad — E grazie allalegge sulle unioni civili, ancheil giro d’affari legato al mondo

Digital detox, ecologiae millennials: a Riminiil turismo del futuroCon il 10% di prenotazioni in più, giovedì apre il Ttg: attesi 1.000 buyer da 85 Paesi

AudinoI clienti più ambiti sono i giovani tra i 18 e i 35 anni. I prodotti turistici si sono modellatisulle loro richieste, dato che essere social conta più di tutto

lgbt, che in Italia vale 2,7 mi-liardi di euro, sta crescendosempre di più, e chi può neapprofitta». I primi dati ufficia-li sull’argomento saranno pre-sentati giovedì alle 14 alla Tra-vel Agents Arena. Un altrocomparto che sta prendendopiede è quello del turismo ac-cessibile, dedicato alle personedisabili: in Europa vale oltre800 miliardi. Un tema che siaffronterà durante l’incontro«Strumenti innovativi per rag-giungere nuovi mercati. Un’op-portunità per hotel, agenzie etour operator» a cura del porta-le Booking Able, giovedì alle 12.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

TERRITORI E CITTÀ

KermesseAlcuni buyer dall’Africa durante l’ultima edizione del Ttg di Rimini

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10 Lunedì 10 Ottobre 2016 Corriere Imprese

JobReference, il Tripadvisor delle aziendeFranca Castelli, 33 anni, ha creato un sito per recensire gli ambienti di lavoro: 102 finora quelli valutati

Se la società non paga,i colleghi sono antipa-tici e il tuo capo ti fafare solo le fotocopie,scatta la recensione

anche per l’azienda. Non sololibri, hotel, film o ristoranti,adesso anche le imprese ven-gono valutate online da stagi-sti, aspiranti tali e dipendenti,co n t a n to d i p u n te g g i oespresso in quadratini al po-sto delle stelline da guida Mi-chelin. «JobReference» è ilnome che Franca Castelli, 33anni da Sassuolo, ha sceltoper la sua startup, ideata nel2013, ma costituitasi ufficial-mente nel novembre del 2015e online dallo scorso luglio.

«Se qualcuno mi avesse av-visato, forse anche io avreifatto scelte diverse. JobRefe-rence nasce proprio per que-sto, da un bisogno sempre piùdiffuso di cercare informazio-ni su internet. E sul tema dellavoro non c’è ancora moltis-simo, ma solo piccole realtà.Il nostro obiettivo è diventareun punto di riferimento siaper tutti gli utenti che cercanoun impiego, che per tuttequelle aziende che voglionomigliorarsi e monitorare lapropria reputazione online»spiega Castelli, laureata in lin-gue e pubbliche relazioni al-l’Università di Modena, con al-le spalle diverse esperienze

nei settori digital e marketingdi grandi colossi come CocaCola e Blue Marine.

JobReference ha la sedeoperativa a Sassuolo e quellalegale a Milano. Una sorta diTripAdvisor delle aziende, do-ve ognuno può raccontare lapropria esperienza in modoanonimo sull’impresa dove hafatto un tirocinio, trascorsouna vita o provato a candidar-si per un colloquio. Ognicommento viene filtrato e vi-sualizzato prima dallo stafftecnico di JobReference, che

per tutelarsi, è affiancato dauno studio legale. Qualsiasifrase o parola, anche solo va-gamente diffamatoria, vienebandita. C’è chi parla di«un’esperienza super» da Cre-dem, chi invece avrebbe volu-to «più serietà» da Betty Blue,chi ha sognato per un giornouna carriera in Google Uk, echi ha detto al cavallino ram-pante di Maranello: «No, gra-zie». Non mancano poi i con-sigli su come prepararsi aicolloqui, a partire dal dichia-rarsi fumatori, anche se non

lo si è, se si vuole lavorare conBritish American Tobacco Ita-lia Spa. Fino ad arrivare, diprassi, al non sperare mai inuna risposta. «Se non ti pren-dono, non ti chiamerannomai per dirtelo», scrive unutente della piattaforma, chea oggi vanta 3.000 fan su face-book e ha registrato 15.000 vi-site.

«Non vogliamo diventareun luogo dove ci si può sfoga-re e basta e per ora non ab-biamo ricevuto nessuna la-mentela. Sono già state recen-

site 102 aziende, e a breve an-che a loro sarà concessa lapossibilità di interagire congli utenti, postare annunci efornire informazioni detta-gliate sulla loro realtà», conti-nua la giovane, che sta ulti-mando l’ultima versione delsito con diversi servizi aggiun-tivi. A breve appariranno an-che i primi investimenti pub-blicitari.

Ad aiutarla in questo pro-getto ci sono altri due soci,uno si occupa dello sviluppocommerciale e dell’adverti-sing, mentre l’altro è dottoredi ricerca in ingegneria del-l’innovazione. «In Italia ci so-no 3 milioni di disoccupati ealtri 2 milioni che voglionocambiare impiego. Questi cin-que milioni di persone poten-zialmente inviano ogni giornotantissimi curriculum chie-dendosi: come sarà l’azienda?Gli straordinari? I benefit?L’ambiente? Il processo di se-lezione? — considera Castelli— Ecco perché abbiamo crea-to un “touch-point” fra mon-do delle aziende e dipendenti,ma soprattutto una piattafor-ma di valutazione degli am-bienti di lavoro». Di fatto unmodello che la sua ideatricespera di esportare anche inaltri stati.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

INNOVATORI

InventriceFranca Castelli, 33 anni da Sassuolo, ha creato JobReference

A breve anche alle imprese sarà concessa la possibilità di interagire con gli utenti, postare annunci e fornire informazioni dettagliate sulla loro realtà

Abbiamo creato un “touch-point” fra mondo delle aziende e dipendenti, e soprattutto una nuovapiattaforma che valutagli ambienti di lavoro

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11Lunedì 10 Ottobre 2016Corriere Imprese

Hanno fatto impazziremilioni di persone, acaccia dei personaggianimati in qualsiasi oradel giorno e della notte.

I Pokemon go sono stati un feno-meno mondiale che ha portatoalla ribalta l’ultima frontiera del-la tecnologia digitale, quella del-la realtà aumentata che ha giàrivoluzionato i videogames. Mol-to più che realtà virtuale, non siviene proiettati in un altro mon-do, ma è la realtà che sotto ilnostro naso (e smartphone)prende forma.

Un colpo di fulmine per il lar-go pubblico. Un colpo di genioper Lorenzo Canali che dal pri-mo momento ne ha intuito lepotenzialità mettendo su unasquadra di ricercatori che in treanni ha sviluppato un proprio si-stema di tecnologie in grado diprodurre realtà aumentata. OggiPikkart, startup modenese natanel 2014, è tra le uniche dodiciaziende al mondo — e la solaitaliana — proprietaria di un«Augmented Reality Ecosystem»dal quale è possibile svilupparetutte le app e i progetti di realtàaumentata. Basterà inquadrarecon lo smartphone la brochuredi un’auto, di una barca o altro

per ritrovarsi l’immagine tridi-mensionale del prodotto e dun-que ruotarla, ingrandirla, appro-fondirne i particolari. Oltre aquesto ci saranno una serie dicollegamenti a siti internet, a vi-deo, a piattaforme per l’acquistoon-line, e lo stesso vale per ilibri, per le locandine dei cine-ma, per i biglietti da visita. L’im-magine che dunque prende vita.E l’idea che così diventa impresa.

«È stata la decisione più faciledella mia vita — commenta Ca-nali, già fondatore e amministra-tore della società Progetti di Im-presa attiva nell’ambito dell’ICTdal 1998 — Appena l’ho vista hocapito immediatamente la suaenorme utilità e la vastità del suocampo di applicazione. Investireper il suo sviluppo è stata quindiuna necessaria conseguenza».

Pikkart nasce nel 2014, conLorenzo Canali ci sono GiovanniZuffolini e Davide Baltieri; lastartup — dopo tre anni di ricer-che — ha già ultimato il prototi-po che oggi le consente la pro-prietà esclusiva di un sdk di real-tà aumentata (in sostanza il«kit» per sviluppare le app) e lacommercializzazione delle licen-ze e del servizio completo partitain queste settimane in occasioni

degli appuntamenti con «Aug-mented World Expo», la fieramondiale della realtà aumentataprima in California e poi in Cina:«Ci siamo appena affacciati almercato mondiale ed abbiamoacquisito i primi clienti — evi-denzia Canali — Inoltre abbiamosviluppato un’altra tecnologiaunica al mondo che abbiamochiamato Pikkart AR Logo, di cuiabbiamo presentato domanda di

brevetto. Le opportunità da con-quistare sono tantissime, voglia-mo continuare l’espansione valo-rizzando i grandi investimentifatti in questi anni e assumere-mo nuovo personale».

Attualmente in Pikkart lavora-no 2 amministratori, 2 commer-ciali e 5 ricercatori, tutti assunticome lavoratori dipendenti e conun’età media tra i 30 e i 35 anni.La startup si avvale poi di 3 ricer-

Pokemon addio. Con Pikkart, la realtà aumentata guarda a servizi, geolocalizzazione e internet delle cose La startup è la sola a condividere il protocollo di sviluppo con altre 12 aziende nel mondo

catori esterni e 7 agenti di vendi-ta. La prossima settimana a Ber-lino è prevista l’ultima tappa(quella europea) della fiere dellarealtà aumentata, ulteriore ram-pa di lancio per una serie di pro-dotti che riguardano anche inter-net of things (gestione apparec-chiature domestiche e non consmartphone), riconoscimentoimmagini, geolocalizzazione: «Molte aziende si stanno con-centrando sui videogames e sul-l’ambito industriale, noi invecepuntiamo ad attività e servizicommerciali — spiega Mattia Ba-roni, 32 anni, direttore operativodella startup – Il nostro obiettivoè diventare azienda leader nel-

l’ambito della realtà aumentata,puntando all’espansione anchecon il coinvolgimento di Venturecapital o Business Angel».

Per esempio a bussare alleporte di Metaio, azienda tedescache produce software per la real-tà aumentata, nel 2015 si è pre-sentata la Apple, che poi l’hacomprata. E questo dice tanto.

Gaetano Cervone© RIPRODUZIONE RISERVATA

INNOVATORI

ApplicazioneBasta inquadrare con il tablet una brochure per ritrovarsi l’immagine tridimensionaledel prodotto e approfondirne i particolari

TourPikkart presenterà le sue licenze all’Augmented World Expo in Usa e in Cina

CanaliVogliamo continuarea crescere valorizzando i grandi investimenti fatti in questi anni e assumeremo nuovo personale

BaroniPuntiamoa espanderci anche coinvolgendo Venture capitalo Business Angel

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12 Lunedì 10 Ottobre 2016 Corriere Imprese

Tartufesta, I Sapori del-l’Appennino, la Sagradel Marrone e la Festadella Castagna. È untripudio di appunta-

menti dedicati ai frutti della fo-resta quelli che animano i finesettimana di ottobre e novem-bre sull’Appennino.

Resiste dunque, nonostantelo spopolamento dei paesi dimontagna, l’economia del bo-sco. Basti pensare a Castel delRio dove la filiera dei marronirappresenta il 15% del Pil pae-sano. Per alcuni borghi è fon-damentale che l’annata dellacastanicoltura sia buona pergarantire reddito e occupazio-ne, ma negli ultimi anni la pro-duzione si è dimezzata a causadella piaga della vespa cinese:«Oggi sostanzialmente debella-ta fra Parma e Castel del Rio,continua a infestare il Rimine-se e Il Montefeltro».

Renzo Panzacchi, presiden-te del Consorzio dei Castani-coltori dell’Appennino bolo-gnese, indossa le lenti dell’otti-mismo: «Dopo 7-8 anni di dan-ni al raccolto e di pianteindebolite, gli arbusti hanno ri-preso vigore, vegetato bene, belli i fiori e i frutti. Sarà unraccolto pari al 60% di un anna-ta normale, dai 10 quintali perettaro degli anni buoni ai circa6 di quest’anno. Siamo lontanida un pieno recupero, ma ri-spetto al niente del passato ègià un buon risultato». In Emi-lia-Romagna si contano 4.399ettari di castagneti coltivati:

35% nella provincia di Bologna,seguita da Modena (20%), For-lì-Cesena (13%) e Ravenna (11%).Rispetto alla produzione nazio-nale la quota regionale si fermaal 2%, ma qui domina il marro-ne che spunta prezzi migliori,5-6 euro contro 1,5-2 euro dellacastagna, e per fatturato si pas-sa al 6% della quota nazionale.Negli ultimi anni questo fruttoha subito una forte concorren-za: «Sono arrivati i marroni

dalla Turchia e le castagne daSpagna e Portogallo — conti-nua Panzacchi — Adesso sof-frono anche loro il problemadella vespa e ci aspettiamo uncalo di importazioni». Per ilpresidente resta tanto da fare:«C’è una differenziazione delprodotto con la produzione difarine senza glutine richiestedai celiaci, gli esperimenti conla birra, ma c’è tutto un capita-le gastronomico da valorizzare.

I giovani sanno tutto del sushi,ma non conoscono la nostratradizione». Nutrita anche daifunghi che per la stagione 2016promettono bene: «La raccoltainizia solo ora perché a settem-bre ha piovuto poco, ma le pre-visioni ci fanno preannunciareuna buona annata». Parole diAntonio Mortali del ConsorzioFungo di Borgotaro, in provin-cia di Parma, l’unico IGP rico-nosciuto a livello europeo. «Inquesti giorni siamo sommersidalle telefonate dei raccoglito-ri, sul sito internet contiamo12.000 accessi quotidiani, chegenerano un forte flusso turi-

stico. Nel 2012, una delle anna-te migliori, abbiamo censito200.000 presenze e la venditadi 60.000 biglietti». Solo dallavendita delle autorizzazioni lecomunalie, associazioni conorigine millenarie, incassanofino a 1 milione di euro (il bi-glietto costa dai 12 ai 20 europer un massimo di tre chili difunghi) che poi investono nellagestione dei boschi a scopiproduttivi.

FOOD VALLEY

C inghiali, caprioli, daini,cervi sono spesso un pro-blema per gli agricoltoriemiliano-romagnoli che

lamentano danni per centinaia dimigliaia di euro: nel 2015 sonostati pari a poco più di un milio-ne di euro, ma si è arrivati anchea tre milioni, con relativa richie-sta di risarcimento alla Regione.

Un limite, ma pure un’opportu-nità economica come si scopreparlando con i titolari dell’azien-da agricola Sant’Uberto di Pizzanodi Monterenzio nel Bolognese.Una storia che prende vita nel1963, quando Valter Aleotti fondòl’azienda venatorio-faunistica poipassata in mano ai figli Roberto,Tiziana e Patrizia che l’hannoadeguata ai tempi. La svolta 8 an-ni fa con l’inaugurazione del cen-tro di macellazione per la lavora-zione delle carni degli ungulatiselvatici, provenienti esclusiva-mente dall’attività venatoria.«Ogni anno la Città Metropolita-na dopo i censimenti dei caccia-tori, stabilisce la quota dei capi daabbattere per far sì che i boschirestino popolati, ma in modo co-erente con le capacità del sistemanaturale», spiega Lucia, moglie diRoberto. «Il nostro è nato comeprogetto pilota, una sperimenta-

zione fatta insieme alla Asl e oggiraccogliamo i frutti con semprepiù cacciatori che conferiscono lecarni al centro. In questo modo siha un risvolto sanitario importan-te perché la carne che va nel piat-to deve essere controllata».

Assicurare prodotti sani e sicu-ri, questa la filosofia. Dal consu-mo sociale e culturale di queste

carni si sta passando ad una verapropria filiera economica: «I no-stri prodotti sono sempre più ri-chiesti dall’estero, a Sana, (il Salo-ne del Naturale di Bologna, ndr),abbiamo avuto interessanti con-tatti con il Nord Europa dice Lu-cia — Se il meccanismo gira, ov-vero i cacciatori forniscono conregolarità la materia prima, pos-

siamo assicurare una certa conti-nuità nella commercializzazione.Lavoriamo circa 2000 capi l’annoe abbiamo 8 dipendenti parliamodell’azienda comprese le attivitàagricole».

Con la lavorazione nel centro èpossibile avere un prodotto adat-to a palati diversi da quelli deiconsumatori abituali: «Prima il

La selvaggina in eccesso? Ora è un prodotto di qualità Sant’Uberto lavora 2.000 capi l’anno: tutta fauna abbattuta per legge che altrimenti causerebbe danni nei campi

Il bosco è anche lo scrignodei tartufi e la loro stagione èda guardare con ottimismo se-condo Luigi Dattilo di Appeni-no Food, società con sedi an-che negli Stati Uniti e a Singa-pore: «In Emilia-Romagna si èregistrato un buon andamentostagionale, serviva qualchepioggia in più, la produzione èmaggiormente concentrata madi ottima qualità. E dall’1 gen-naio l’Iva cala al 10%». Oltre iltempo, in questo caso, aiutapure il fisco.

Ma l’economia del bosconon può prescindere dalla fo-restazione. Claudio Cervellati,vicepresidente del Consorzio F o r e s t A m i c a , u s a i d a t iColdiretti: «Nella nostra regio-ne potrebbero nascere 4.000nuovi posti di lavoro dall’au-mento del prelievo del legna-me e da una migliore gestionedelle aree forestali», ma «inItalia si importa dall’estero piùdell’80% del legno necessarioper un importo di 3,7 miliardinel 2015 ed un incremento del6% nel primo trimestre del2016». Per attenuare il fenome-no «è necessario qualificare leimprese attraverso corsi per glioperatori così da aumentare lecompetenze e rispondere allaconcorrenza sempre maggioreche arriva dall’estero». Un po’aiutano le sagre locali dove au-mentano le presenze degli arti-giani, ma con numeri troppopiccoli per questa filiera.

Gian Basilio Nieddu© RIPRODUZIONE RISERVATA

Opportunità L’azienda agricola Sant’Uberto di Pizzano di Monterenzio (Bologna)

cinghiale era sinonimo di spezza-tino, l’unico modo per renderlogradevole. Oggi abbiamo una ta-gliata tenera e saporita, difficileda distinguere da un bovino mol-to saporito, la tartara era impossi-bile solo pensarla perché il cac-ciatore non aveva la possibilità dilavorare l’animale in modo corret-to».

Le parole di Lucia trovano con-ferma nella sezione ricette del si-to internet aziendale dove si sco-prono le cotolette di cinghiale,capriolo e cervo oppure il roastbeef di cervo e il mini hamburgerancora di cinghiale. C’è innova-zione in questa filiera e da Mon-terenzio si sottolinea che rispettoagli animali da allevamento la sel-vaggina conduce una vita più sa-na «sono liberi di muoversi, alcontrario di quelli chiusi in gab-bia, poi si nutrono di cibi naturalicome i frutti del bosco: ghiande,castagne, tuberi, foglie ed erbespontanee. Ai clienti presentiamole tabelle nutrizionali della carnedel bosco in comparazione conquella di allevamento per sottoli-neare le qualità positive». Una sfi-da che si gioca su più trincee,anche quella salutistica.

G. B. N.© RIPRODUZIONE RISERVATA

BoscaioliAlcuni operatori di Coldiretti mentre si approvvigionano di legna nei boschi di Castel Del Rio (Bologna)

Marroni, legna e funghi: così il bosco produce reddito e occupazioneSagre e raccolta dei frutti combattono lo spopolamento dell’Appennino

La storia L’azienda agricola Sant’Uberto di Pizzano si trovaa Monterenzio (Bologna)

È stata fondata nel 1963 da Valter Aleotti che poi la passò ai figli

Otto anni fa ha aperto il centro di macellazione per lavorare carni di ungulati selvatici

Ha 8 dipendenti e i suoi prodotti piacciono anche in Nord Europa

CervellatiDall’aumento del prelievo dellegname potrebbero nascere 4.000 nuovi posti di lavoro

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13Lunedì 10 Ottobre 2016Corriere Imprese

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Il comparto

Fonte: Istat-Regione Emilia-Romagna2010 2011 2012 2013 2014 2015

2010 2011 2012 2013 2014 2015

ettari totaliettari in produzione

produz. totale di olive in quintaliolio in quintali

3.444

56.567

54.035

47.010 59.840

34.331

61.978

2.452

7.8548.073

6.6066.872

3.6878.349

2.726 3.068

3.0513.166

3.0813.6573.841

3.8363.903

3.875

Parma

Imprenditori e ateneo insieme per la prima scuola di alta formazione sul cibo

D ovrebbe vedere la luce en-tro l’anno accademico2018-2019 la prima scuola

internazionale di alta forma-zione su alimenti e nutrizionedell’Università degli Studi diParma. L’ateneo guidato dalrettore Loris Borghi e l’associa-zione «Parma, io ci sto!», checoinvolge soprattutto i più im-portanti imprenditori del terri-torio, hanno infatti deciso difare squadra per creare, alcampus universitario della cit-tà, un vero e proprio polo d’ec-cellenza dedicato al cibo. L’ini-z i a t i va s i c h i a m a « Fo o dProject» e prevede la riqualifi-cazione di un’area da 6.000metri quadrati per realizzarelaboratori, sale convegni, bi-blioteche, spazi dedicati a di-dattica, ricerca e spin-off e, inuna cascina storica, la sededella nuova scuola post-laureaper studenti, ricercatori, im-prese e professori di tutto ilmondo. Ad annunciarlo sonolo stesso Borghi, AlessandroChiesi, presidente di «Parma,io ci sto!», e Guido Barilla, co-ordinatore del settore agroali-mentare dell’associazione. Ter-minata da poco la fase prelimi-nare, entro l’anno dovrebbe ar-rivare il progetto esecutivodella scuola, da affidare trami-te bando a gennaio 2017. Ilcantiere sarà poi inaugurato tramaggio e giugno del prossimoanno, mentre entro fine estate2018 è previsto il taglio del na-stro. L’investimento iniziale èdi 8,75 milioni di euro: 4,75milioni sono stati stanziati dal-l’ateneo, 2 milioni da Barilla,750mila euro da Chiesi e250mila da Fondazione Cari-parma.

Beppe Facchini© RIPRODUZIONE RISERVATA

Innovazione

Emilia-Romagna terradi olivicoltori? Sembraproprio di sì seppurcon numeri ancora ri-dotti. Complice il bel

clima e la crescente profes-sionalità degli operatori, ne-gli ultimi cinque anni gli et-tari in produzione sono pas-sati da 2.452 a 3.166 mentrela superficie totale sfiora ora-mai quota 4.000. C’è fibrilla-zione nel comparto, soprat-tutto nell’areale vocato che siconcentra in provincia di Ri-mini (valli dei fiumi Conca eMarecchia), Forlì-Cesena, Ra-venna (comprensorio brisi-ghellese) poi tra Bologna eImola. Due sono le Dop, «Bri-sighella» e «Colline di Roma-gna».

Il primo bollettino sullacampagna 2016 arriva dall’As-sociazione regionale dei pro-duttori olivicoli: «La raccoltaè cominciata in anticipo conuna produzione attesa stima-ta in 6.000/8.000 quintali diolio (pari al 70-80% del po-tenziale produttivo regiona-le); l’andamento estivo relati-vamente mite e con scarsapiovosità dovrebbe garantireanche discrete rese (attornoal 12-14% circa)». Un’annatache si preannuncia, quindi,di «media produzione carat-terizzata purtroppo da un an-damento climatico semprefavorevole alla mosca oleariaprotagonista di forti attacchidurante il periodo estivo,proseguiti anche nel mese disettembre». L’allarme è statodato a più riprese dall’Arpoche ha «suggerito» a tutti gliolivicoltori — via email o sms— modi e tempi con cui ef-fettuare gli interventi antipa-rassitari necessari e messo inatto iniziative di monitorag-gio continuo, incluse le ispe-zioni settimanali delle trap-pole.

«Il 2014 ci ha insegnatomolto: a difenderci dalla mo-sca olearia sia con metoditradizionali che a basso im-patto ambientale» dichiaraconvinto Franco Spada, pre-sidente del Consorzio Olioextra vergine di oliva Brisi-ghella Dop (circa 250 quintalid’olio certificati e commercia-

lizzati ogni anno sui 1.000prodotti nell’intero compren-sorio brisighellese). Tuttavia,«rispetto al 2015 prevediamoun crollo di produzione in-torno al 50% dovuto alla man-cata allegagione della Nostra-na di Brisighella e ad unamodifica apportata lo scorsoluglio al disciplinare nell’in-tento di preservare in manie-ra ottimale la qualità, che ab-bassa l’acidità massima con-sentita per legge dal valore di0,5% a 0,3%: una soglia che,però, quest’anno — ammettel’olivicoltore — è assai diffici-le da rispettare considerati imezzi di contrasto adottaticontro la mosca killer… ».

Come per il vino, si atten-dono eccezionali standardqualitativi. «La gradazione al-ta delle uve, con vini Sangio-vese sui 14-14,5°C, significapure una buona resa delle

olive» dice Gianluca Tumi-dei, un frantoio di famiglia e15.000 tra Brisighella e Ca-strocaro, che ora sta racco-gliendo le drupe della varietàprecoce Leccino «da piantecariche di frutti».

«Bene anche la cultivarCorreggiolo grazie, appunto,all’efficace attività di control-lo dei fitofagi e dei parassiti».Lo conferma Giovanni Tibe-rio, presidente del ConsorzioColline di Romagna Dop checura ulivi di proprietà ai con-fini tra Rimini e Verucchiocoltivati in regime di lotta in-tegrata: «E pensare che, qui,fino a qualche anno fa nonc’era alcuna necessità di ap-prontare piani di difesa». Eprende tempo sul Consorzio:«Siamo in stand-by, reducida due annate di scarsa pro-duzione (e con solo 7-8aziende olivicole associate).

Una pausa di riflessione cheservirà a decidere le sorti fu-ture».

C’è poi chi fa olio biologicoe ha imbracciato armi davve-ro sofisticate per contenere idanni del minaccioso insettoovverosia la «confusione ses-suale» (si tratta di esche cheattirano il maschio adulto az-zerandone il potenziale ferti-le) e lo spyntor-fly (una me-lassa dolciastra contenentel’insetticida naturale). «Il se-condo rimedio è indispensa-bile perché possono semprepresentarsi esemplari fecon-dati nel campo vicino. Ho ef-fettuato ben cinque tratta-menti con spyntor-fly a parti-re dalla fine di luglio ma no-nostante ciò mi preparo adun calo produttivo del 20%»confida Filippo Ferri dalla sua azienda bio a Montenovodi Montiano (Forlì-Cesena) inmezzo a una distesa di ulivinuovi e secolari dove custodi-sce persino varietà autoctonee rare come la Rossina, anchese per quest’ultima «si prefi-gura una stagione da dimen-ticare».

Ba. Be.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Olio, crescono le superfici dedicateMa la produzione non fa ancora boomColpa della mosca olearia, i cui attacchi sono proseguiti fino a settembre

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Tonda rossa, mini o giganteora la zucca si vende anche tagliata

T onda rossa o mini oppure gigante da ven-dere esclusivamente tagliata a pezzi. «Lagamma si sta ampliando parecchio ma —incalza e provoca Andrea Campus, Crop

Business Developer di Enza Zaden — serve lamano della Gdo per fare conoscere tutta l’offer-ta». Proprietà e benefici della zucca spingono inalto i consumi, in Italia e altrove, e le aziendesementiere viaggiano spedite verso la diffusionedi nuovi ibridi capaci di offrire interessanti po-tenzialità di sviluppo sia sul mercato interno —fresco e industria — che su quello estero. Lanovità Enza Zaden 2017 si chiama E 88.081 dellatipologia Kabocha, meglio conosciuta come De-lica (buccia di colore verde e polpa gialla dallaforma rotondeggiante leggermente appiattita,max due chili di peso), che è la più diffusaanche in Emilia-Romagna dove la coltura sfiorai 250 ettari di superficie sui 4.500 nazionali conle province di Modena e Ferrara in testa. I suoi

punti di forza? «La produttività (test in campoindicano un incremento significativo) e l’unifor-mità di calibro; polpa dal color arancio intensoe grado brix-zuccherino alto». Già in commer-cio da cinque-sei anni è invece Tiana, la babyButternut o violina (1 chilo x 18 centimetri dilunghezza) che «sembra una bomboniera».

«Il nostro interesse è sviluppare le varietà piùapprezzate dal consumatore, ma anche intercet-tare gli orientamenti prima del tempo — di-chiara Valentino Chiarini di Agribologna — Ca-pita spesso che il mercato non sia pronto arecepire un prodotto. È successo con la zucca dicolore rosa testata di recente nel Bolognese che,tuttavia, non ha convito appieno nonostante leottime qualità organolettiche. Però intanto cu-stodiamo esperienza e progettualità sui sesti diimpianto, in futuro chissà… ».

Se si sposta l’attenzione oltrefrontiera, si sco-pre poi che Germania e Nord Europa apprezza-

no la zucca tonda rossa (tipologia Hokkaido) eche in prossimità del Natale il loro stock termi-na. Di conseguenza avrebbero bisogno di im-portarne. «Sono segnali concreti che possonoaprire a sbocchi promettenti per i nostri agri-coltori», insiste Campus. La varietà più coltivataè la Orange Summer: «il 99,9% prodotta oggicon metodo biologico e destinata all’export».Caratteristiche: tonda ovale e pezzatura 1.2-1.6kg; bel colore esterno e interno.

Il trend delle vendite dice pure che cresce ladomanda del «tagliato». In questo caso si ri-chiede una polpa molto colorata come la Hon-shu adatta sia al mercato fresco, sia alla quartagamma e alla trasformazione: «rotonda eschiacciata, pesa circa 5 chili e spicca per ilcolore interno giallo aranciato; soprattutto, siraccoglie fino al mese di ottobre e si conservaun anno intero».

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Il fruttoCon il termine zucca vengono identificati i frutti di diverse piante appartenenti alla famiglia delle Cucurbitaceae, in particolare alcune specie del genere Cucurbita ma anche specie appartenenti ad altri genericome la Lagenaria vulgaris o zucca ornamentale

Franco Spada (Consorzio Brisighella Dop)Rispetto al 2015 stimiamo un crollo della produzione del 50% dovuto alla mancata allegagione della Nostrana di Brisighella e ad una modifica apportata a luglio al disciplinare

L’agenda 10 ottobreA Parma si inaugura il Tecnopolo al Campus universitario Scienze e Tecnologie dell’ateneo. Parco area delle Scienze, dalle 10.

10 ottobreAlla Libreria Coop Ambasciatori di Bologna, Gabriele Falciasecca presenterà il libro «Dopo Marconi il diluvio». Ore 18

11-12 ottobreDue seminari gratuiti sul settore del wellness nei Paesi del Golfo Arabico. L’11 ottobre, dalle 14.30, nella sede della Camera di commercio di Rimini in via Sigismondo 28; il12 ottobre, dalle 14.30, in via Alfieri Maserati 16 a Bologna.

12 ottobreA Parma al via la seconda edizione del progetto «Laboratori per la Responsabilità sociale d’impresa». Alle 14.30 in via Verdi 2.

12 ottobreA Modena al via la 3°edizione di Forum Meccatronica. Dalle 9.30 al Forum Guido Monzani.

17 ottobreA Bologna l’incontro sul regolamento dell’Ue 2016/679 in materia di protezione dei dati personali e i controlli sui lavoratori. In via San Domenico 4, dalle 14.30

FOOD VALLEY

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L’editoriale

Il nuovo paradigma tecnologico

SEGUE DALLA PRIMA

Da un lato, è ampia-mente noto come ilnostro Paese investameno in R&S ri-spetto ai suoi prin-

cipali partner comunitari (laGermania sfiora il 3% nelrapporto R&S/Pil, noi siamopoco sopra l’1%); dall’altro —è lo stesso documento go-vernativo ad annotarlo — so-no già tanti i programmi diIndustria 4.0 avviati nelmondo, e non pochi in Euro-pa.

Ma in una fase come que-sta è cruciale tornare ai fon-damentali: agli investimenti,che oggi più di ieri sono dinatura sia materiale che im-materiale. Erik Brynjolfssone Andrew McAfee del Centerfor Digital Business del MITdi Boston, in uno dei più in-fluenti libri sull’argomento(edito in Italia da Feltrinelli,2015), parlano non tanto enon solo di una quarta rivo-luzione industriale, bensì diuna «seconda età delle mac-chine». Scrivono al riguardo:«I computer e le altre inno-vazioni digitali stanno facen-do per la nostra forza menta-le, per la capacità di usare ilnostro cervello affinché capi-sca e influenzi il nostro am-biente, quello che le macchi-ne a vapore e i suoi epigonifecero per la forza muscola-re». Quest’età si sta materia-lizzando ora — proseguel’argomentazione — perchéoggi il progresso tecnologicoha tre caratteristiche: vale la«legge di Moore» (ogni di-ciotto mesi vi è il raddoppiodella capacità di calcolo); sipuò digitalizzare tutto (oquasi); quella digitale è una«tecnologia di uso generale»(il suo impatto è potenzial-mente importante in tantisettori dell’economia).

L’enfasi sui nuovi investi-menti, dicevamo, si muovenella giusta direzione, anchese nel Paese resta un grandelavoro (ancora) fa fare. E quiemerge il ruolo dell’Emilia-Romagna: della sua manifat-tura di qualità, che partendodalle raffinate specializzazio-ni nella meccanica (mecca-tronica, automotive, packa-ging) si sta già muovendoverso il nuovo paradigmatecnologico; del suo sistemaeducativo e della ricerca, chedeve anzitutto rafforzare lacooperazione tra i quattroAtenei regionali al fine dipartecipare a pieno titolo aiprogrammi di «sviluppo del-le competenze» anch’essiprevisti dal Piano nazionaleIndustria 4.0.

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OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Massimo Degli Esposti

LA DRONE REVOLUTIONSCACCIA ANCHE I GABBIANI

La chiamano Drone Revolution. È l’invasionedei ragnetti volanti telecomandati che ormaironzano in campagna per monitorare le coltiva-zioni secondo i canoni dell’agricoltura «di preci-sione», sulle città per i controlli di sicurezza,sui monumenti e sulle aree archeologiche percoglierne le fattezze o immortalarne la bellezza,sulle piste della Formula uno e sugli stadi pertrasmettere spettacolari immagini aeree, perfi-no sui campi d’allenamento perché pare che lavisione dall’alto permetta agli allenatori di stu-diare più accuratamente tattiche di gioco e

schemi. E naturalmente sui campi di battaglia,dove i droni-soldato sono diventati i killer piùmicidiali. Ma questa è un’altra storia.

Solo in Italia le aziende produttrici sarebberogià 50 e il loro giro d’affari cresce al ritmo del10% l’anno. Questo, almeno, ci hanno detto aModena dove il 1° ottobre si è chiusa la terzaedizione della fiera Dronitaly. La manifestazio-ne è stata presa d’assalto da migliaia di visita-tori, professionisti del telecomando, con tantodi patente di pilotaggio rilasciata dall’Enac esemplici hobbisti, ai quali il mercato offre oggi

macchine cinesi da poche centinaia di euro (uti-lizzo prevalente, i selfie dal cielo) e perfinomini-bolidi capaci di sfrecciare a 130 chilometriall’ora nelle competizioni del neonato circuitoFPV Racing Show. Sul mercato stanno arrivan-do mini-droni tascabili e droni ecosostenibili incanna di bambù, mentre proprio in questi gior-ni anche Ups, dopo Amazon, ha avviato la spe-rimentazione di droni-postino per la consegna adomicilio di corrispondenze e piccoli pacchi. Idroni-bagnino, invece, saranno dotati di un sal-vagente da recapitare, letteralmente al volo, abagnanti in difficoltà fra le onde. L’ultima vieneda Ravenna dove l’Autorità portuale, dopoaverci provato con i falconieri, ora si affida aidroni scaccia-gabbiani per tentare di liberare ilterminal crociere dall’invasione di questa parti-colare specie di uccelli dalla devastante attivitàintestinale. Con tanto di bando pubblico andatoin esecuzione proprio in questi giorni. Il proble-ma non è nuovo. Chi vive da quelle parti e habuona memoria, però, sa che da sempre la guer-ra contro i gabbiani si è combattuta con banaliesche avvelenate. Ma quelli erano i tempi dellatecnologia 1.0, tempi in cui sulle spiagge dellaRiviera volteggiavano gli aquiloni. Soprattuttoal pomeriggio, sostenuti dalla brezza di mare.

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I l settore in cui opera Technogym, l’aziendacesenate che da quest’anno è quotata a Piaz-za Affari, abbraccia, a livello mondiale unbacino stimato in 300 milioni di persone. La

società del presidente Nerio Alessandri necoinvolge circa 40 milioni. Come dire il 13%circa del mercato europeo e il secondo inassoluto nell’intero globo. Numeri che, conproiezione 2020, dovrebbero aumentare ulte-riormente, dal momento che le persone insovrappeso sono calcolate in circa 2 miliardi e,soprattutto, che la popolazione sta invecchian-do. Situazione, quest’ultima, che imporrebbeuna maggiore attività fisica, rivolgendosi inparticolare alle palestre, utilizzando gli stru-menti più adatti alle problematiche di ognuno.In quest’ottica, entro il 2020 citato, la penetra-zione del marchio Technogym viene fissata apiù 7,5% sia in America latina che in Asia ePacifico, mentre scende a poco più del 2% inEuropa e negli Usa, dove la presenza è giàmolto forte. Nel primo semestre di quest’annoi ricavi si sono attestati a 250 milioni di euro(93% all’estero), in aumento del 10,5% sull’ana-

logo periodo dello scorso anno. Il 4% circa deiricavi viene destinato a ricerca e sviluppo del-l’attività aziendale. Mentre le spese per gestirel’attività stessa sono salite del 10% circa nelprimo semestre 2016. Un contributo notevole aquesto incremento è dovuto alla costruzionedel Technogym Village, la sede della società,costata 95,7 milioni di euro. L’ampliamentodella sede stessa ha comportato il ricordatoaumento di costi di gestione. A fronte deiricavi, l’Ebitda si è posizionato a 35,2 milionidi euro: in questo caso, l’aumento percentualesu giugno 2015 è del 22,9%. Scende l’utile delprimo semestre, 9,2 milioni di euro, perchésono stati apportati aumenti alle voci accanto-namenti, ammortamenti e fondo imposte. Ildinamismo aziendale è fuori discussione, co-me sono interessanti le prospettive di crescita.L’azione è scambiata a poco meno di 4,5 euro,dopo avere segnato un mino a 3,50 euro il 24giugno e un massimo a 4,53 euro il 12 agosto.Ottimo strumento per un portafoglio diversifi-cato!

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SEGUE DALLA PRIMA

D allo studio emergecome, in manieratrasversale alle filiere

e al netto di alcune speci-ficità di natura settoriale,siano uscite dal mercato leimprese più piccole, mag-giormente sottocapitaliz-zate, con un’esposizionedebitoria fortemente sbi-lanciata sul breve terminee soffocate dalla mancan-za di liquidità. Impreseche dunque nella maggiorparte dei casi mostravanogià evidenti segni di dete-rioramento e che hannomostrato il fianco ad even-ti di natura straordinaria.

Allo stesso tempo, latendenza delle società ri-maste attive è stata quelladi convergere verso livellipatrimoniali superiori au-mentando il ricorso a ca-pitali propri, con le realtà

più performanti caratteriz-zate da una maggiore in-clinazione agli investi-menti in macchinari, at-trezzature e ricerca. Sem-b r a i n s o m m a c h e l eimprese sopravvissute sitrovino all’uscita della cri-si con parametri più ido-nei ad affrontare le cre-scenti sfide competitive eabbiano in qualche ma-niera assorbito l’eccessivaesposizione finanziariache aveva caratterizzato unmodo di fare impresatroppo orientato al brevetermine.

Anche i dati sulla demo-grafia d’impresa certifica-no la progressiva riconfi-gurazione economica delterritorio, che vede dimi-nuire le imprese occupatenell’industria a fronte del-l’espansione del terziario.Ma se da una parte a cre-scere è la quota di impre-

se ricollegabile ai servizi«tradizionali» le cui attivi-tà rispondono a dinami-che contingenti (flussi mi-gratori, invecchiamentodella popolazione, feno-meni di nuova socialità),dall’altra nascono startupinnovative (ad oggi se necontano 368, il 57% del to-tale in Emilia-Romagna,seconda regione in Italia)occupate prevalentementein quella sfera di servizitecnologici destinati adessere il fulcro dell’indu-stria del futuro, dove l’au-tomatizzazione dei pro-cessi e l’interconnessionedelle informazioni grazieall’utilizzo di sistemi digi-tali rappresenteranno ildriver di sviluppo prima-rio per accrescere la pro-duttività. E allora diventanuovamente evidente ilfermento industriale cheda sempre anima e con-traddistingue questo terri-torio.

Boris PopovEconomista Nomisma

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L’interventoDimensione, solidità e struttura finanziaria: così le aziende della regione diventano resilienti

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Direttore responsabileLuciano Fontana

Piazza Affari di Angelo Drusiani

Technogym studia Asia e Sudamerica

Fatti e scenari

Di fronte alla fontana di Trevi Cremonini diversifica nell’hotellerie A Roma apre Harry’s Bar

C remonini si dà all’hotellerie. Il gruppoalimentare modenese ha infatti aperto lascorsa settimana a Roma il nuovo Harry’s

Bar Hotel & Restaurant nello «Spazio Cremoni-ni al Trevi» in via San Vincenzo, a pochi metridalla Fontana di Trevi. Lo «Spazio», con i suoi3.000 metri quadrati, ospita anche la «SalaCinema Trevi – Alberto Sordi» affidata allaScuola Nazionale di Cinema, il bar caffetteriaMokà Nature, una pizzeria a marchio Pomodo-ro&Mozzarella, lo spazio Gourmè con l’offertadi salumi tipici italiani di alta qualità e unagelateria Magnum. Un posto che dà lavoro a 40persone. Interessante il museo allestito: le ope-razioni di scavo, completamente finanziate dalgruppo, hanno rinvenuto un’area romana dioltre 400 metri quadri, intitolata «La Città del-l’Acqua», con oltre 800 monete del IV e Vsecolo d.C.

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Si rafforza nelle fusioni a verdeFonderie Montorso acquisiscela bolognese Fondmatic spa

F onderie di Montorso S.p.A. rafforza la pro-pria presenza nel settore delle fusioni a ver-de ottenute con impianti di formatura sia

orizzontale che verticale in ghisa grigia amplian-dola con fusioni in ghisa sferoidale con l’acquisi-zione del 100% della bolognese Fondmatic S.p.A,leader nella produzione di fusioni per oleodina-mica complessa. Fondata nel 1974, Fondmatic hauna capacità produttiva annua di 11.000 tonnella-te per un fatturato intorno ai 20 milioni di euro,impiegando 112 dipendenti. Fonderie di Montor-so S.p.A è presente invece dal 1962 sul mercatodelle fusioni in ghisa grigia a servizio di clientiche rappresentano l’eccellenza nei rispettivi set-tori quali oleodinamica, pompe, riduttori, auto-motive, e meccanica varia. Il suo stabilimento diMontorso Vicentino impiega 270 dipendenti, hauna capacità produttiva annua di 35.000 tonnel-late con fatturato intorno ai 50 milioni di euro.

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Interni L’Harry’s Bar di Cremonini a Roma

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