Lunedì17 dicembre 2007 TRIONFO IN GIAPPONE «Questasquadra … · 2015-08-08 · ti al bancone di...

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Ilfatto Il Giornale Lunedì 17 dicembre 2007 7 Cristiano Gatti Basta sventolargli un trofeo sotto al naso, e il fan- ciullone Silvio ritrova im- provvisamente una gran vo- glia di ridere. Non c’è niente, nemmeno un ac- cordone sulla ri- forma elettorale con Veltroni o le scolaresche in- cantate davanti alle sue piante ra- re che riesca a scatenarlo come un drappo rosso- nero piantato in vetta al mondo. Il fanciullone libe- ra la sua felicità di presidente e di tifoso, di presi- dente-tifoso, nel- la sede istituzio- nale del trionfo sportivo: «Contro- campo». Subito dopo il «treno» dei gol, Piccinini lo presenta solennemente alla platea, «per la prima volta in dieci anni di trasmissione». Ospi- ti tesi. La Canalis, presenta- ta come interista d’acciaio, si arrende subito: «Stavolta ho tifato Milan...». Il presidente gioca come piace a Sacchi: si fa trovare in tutte le zone del campo. Occupa gli spazi. La vittoria giapponese? «Ero sereno. Avevo sentito i miei al telefo- no, mi erano apparsi convin- ti e carichi. Sul campo ho poi visto il grande giuoco». Il giuoco che più gli piace si pratica con un giocattolo fantastico, senza pile: Kakà. Il solo nome fa brilla- re gli occhi al presidente fanciullone: «Ha conferma- to di essere il migliore al mondo». Però attenzione: le feste natalizie porteran- no un altro giocattolo diver- tentissimo. Un alto pupazzo prodigioso dal nomignolo ugualmente bamboloso: Pa- to. Il presidente già pregu- sta: «Ancelotti giura che se ripeterà in partita quello che fa in allenamento, avre- mo un nuovo Kakà. Mi han- no mandato una cassetta: ho provato simili emozioni solo davanti alla cassetta di Van Basten». Poi via, con l’elenco delle belle gioie di famiglia. Inza- ghi: «È un vizioso del gol. Non ha piedi sublimi, non salta l’uomo, ma è sempre al posto giusto. Intelligenza calcistica straordinaria». Maldini: «Un esempio per i compagni e per tutti gli spor- tivi. La dimostrazione che con la medicina di oggi e un giusto stile di vita, si sposta in là la soglia della vecchia- ia. Io pure lo dimostro: al- l’età in cui una volta ci si se- deva sulle panchine, lavoro ancora dalle sette e mezza del mattino alle due di notte». Ro- naldo: «Per lo stesso discorso, a 31 anni può dare ancora tanto. Cer- to, quei capelli: gli avevo chiesto di lasciarli cresce- re, ma non chie- devo questa sel- va. Forse sponso- rizza uno sham- poo per la cresci- ta...». È il ritorno del presidente burlo- ne, lo stesso che tanti anni fa in- tratteneva i croni- sti sportivi davan- ti al bancone di Milanello, sgom- berando tensioni e sguardi malmo- stosi. Fa pure il tacchino con la Canalis, pe- rò tagliandosi subito fuori: «Io faccio tanto il galletto perché mia moglie è a New York e non vede la trasmis- sione...». E subito dopo il presiden- te si libera del fanciullone e dice alcune cose molto serie e parecchio interessanti. Do- po aver raccontato ancora come prese Sacchi in un ri- storante di Parma, scanda- lizzando il conformismo di quelli che per non sbagliare mai scelgono solo nomi e co- se risaputi, svela qualche meccanismo elementare della sua macchina perfet- ta. «L’allenatore è l’uomo che trascina tutti gli altri. Deve godere della massima fiducia. Ed è il primo che de- v’essere motivato. Certo, spesso mi accusano di inter- ferire nel lavoro dei tecnici. Su questo, però, io penso si- ano loro a interferire nel mio lavoro di costruzione di un Milan invincibile». Ma il Milan, il Milan in sostanza che cos’è? «È una squadra che ha rotto con la tradizio- ne del calcio italiano, spara- gnino, costantemente in at- tesa del golletto. Dall’inizio, noi abbiamo voluto un Mi- lan che vincesse meritata- mente, più forte dell’invi- dia, della sfortuna e dell’in- giustizia». Quanto al calcio italiano che vince, dentro un’Italia che perde, l’idea è sin troppo chiara: «Il mon- diale per nazionale, il mon- diale per club, l’Inghilterra che chiede aiuto a Capello: nel mondo stiamo perden- do prestigio, ma nel calcio siamo i primi». La settimana prossima tornano le cose di casa, il derby con l’Inter. È già in pressing: «Loro ci guarde- ranno dall’alto della classifi- ca. Noi li guarderemo dal- l’alto del tetto del mondo». Si chiude sul filo dei senti- menti. Il presidente torna bambino, stavolta per dav- vero, rileggendo una cosa che scrisse all’epoca del pri- mo trionfo mondiale. Un omaggio di figlio al papà che gli trasmise per via ge- netica il virus rossonero. Ri- cordi di pranzi domenicali sulla tovaglia buona del sa- lotto, in attesa di trasferirsi per mano a San Siro. Ricor- di di tifo senza vincere nul- la. Ricordi di una promessa reciproca: mai abbattersi, chi insiste vince, un giorno vedrai che vinceremo. È l’amarcord che tutte le fami- glie del dopoguerra, di una certa Italia lontana e irripe- tibile, potrebbero scrivere. Non tutti abbiamo compra- to la squadra del cuore, non tutti l’abbiamo trasformata nel club più grande della sto- ria: ma tutti sappiamo che cosa il presidente fanciullo- ne intenda, parlando al pa- pà, rimpiangendo quelle do- meniche. Forse, l’incantesi- mo di un sogno mondiale è davvero tutto qui. In sala stampa lo accolgono con un applauso. «Troppo buoni», si scherni- sce lui. Raggiunge, per trofei vinti, Roc- co e Sacchi. Quando ha tempo per prepa- rare le partite è un cesellatore inarrivabi- le. Toglie Oddo, lancia Bonera, sceglie Maldini perché nel calcio ci vuole anche un po’ di romanticismo. Evviva. Per lui, solo per lui, lo stadio di Yokoha- ma prepara la stan- ding ovation all’at- to della sostituzione. Aggiunge una per- la alla sua celebre carriera di pistolero dell’area di rigore realizzando gol in tutte e tre le competizioni (Champions, Super- coppa d’Europa, mondiale). dal 31’ st CAFU sv. Al derby l’Inter ci guarderà dall’alt o della classifica, noi dal tetto del mondo La nazionale, il Milan, Capello, il calcio italiano vince ma l’Italia perde prestigio INZAGHI Berlusconi ricorda quando andava alla partita col papà: «Mi diceva vedrai, un giorno vinceremo» ANCELOTTI da Yokohama «Sono senza parole. Pensa- vo che il destino, dopo Atene e Montecarlo e il record di Muller, mi avesse già dato tutto e invece mi ha regalato insieme al Milan un’altra grande serata». Così Pip- po Inzaghi ha commentato, ai mi- crofoni di Mediaset Premium, la doppietta che gli ha consentito di mettere il sigillo a tutte le finali in- ternazionali disputate quest’anno dai rossoneri. Senza dimenticare che Superpippo, con 63 gol realiz- zati nelle coppe europee, record raggiunto lo scorso 4 dicembre battendo il Celtic in Champions, è diventato anche il più prolifico bomber continentale, lasciandosi alle spalle pezzi da novanta come Gerd Muller (62), Shevchenko e Raul (60). Ma questo è già ieri, il presente fa di Inzaghi l’unico gio- catore ad aver realizzato in tutte le coppe mondiali (gli mancava so- lo l’ex Intercontinentale, ora mon- diale per club). E il domani, mal- grado i 34 anni compiuti lo scorso agosto e i tanti problemi alle arti- colazioni, è ancora tutto da scrive- re. «Dicevo prima della partita al mister - ha raccontato Inzaghi - che ero arrivato ad Atene che non stavo benissimo e avevo fatto 2 gol. E pensavo: magari stasera, che sto bene, non segno. Invece... In questa squadra diventa tutto fa- cile. Chiudiamo un cerchio fanta- stico, penso che abbiamo rappre- sentato nel migliore dei modi l’Ita- lia nel mondo e siamo felici». Già, la felicità che Superpippo ha espresso in campo dopo la doppiet- ta realizzata agli argentini: bocca spalancata, occhi spiritati, ciuffo disordinato e urlo a squarciagola. E poi la corsa folle verso Kakà che gli ha fornito due assist al ba- cio, con due palloni che dovevano solo essere toccati per andare den- tro. Sono entrati e ora, dall’alto dei suoi 64 gol euromondiali, Su- perpippo può guardare gli altri bomber con la giusta sufficienza. LA GIOIA DI SUPERPIPPO TRIONFO IN GIAPPONE 8,5 8 «Questa squadra è il sogno di bambino che si è realizzato» SCOPPIETTANTE Silvio Berlusconi «Pensavo che il destino mi avesse già dato tutto» «Ad Atene stavo male e ho fatto una doppietta, ieri stavo bene e mi dicevo: stasera non segni»

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Il fattoIl Giornale � Lunedì 17 dicembre 2007 7

Cristiano Gatti

�Basta sventolargli untrofeo sotto al naso, e il fan-ciullone Silvio ritrova im-provvisamente una gran vo-glia di ridere.Non c’è niente,nemmeno un ac-cordone sulla ri-forma elettoralecon Veltroni o lescolaresche in-cantate davantialle sue piante ra-re che riesca ascatenarlo comeun drappo rosso-nero piantato invetta al mondo. Ilfanciullone libe-ra la sua felicitàdi presidente e ditifoso, di presi-dente-tifoso, nel-la sede istituzio-nale del trionfosportivo: «Contro-campo». Subitodopo il «treno»dei gol, Piccinini lo presentasolennemente alla platea,«per la prima volta in diecianni di trasmissione». Ospi-ti tesi. La Canalis, presenta-ta come interista d’acciaio,si arrende subito: «Stavoltaho tifato Milan...».

Il presidente gioca comepiace a Sacchi: si fa trovarein tutte le zone del campo.Occupa gli spazi. La vittoriagiapponese? «Ero sereno.Avevosentito i miei al telefo-no,mi erano apparsi convin-ti e carichi. Sul campo hopoi visto il grande giuoco».

Il giuoco che più gli piacesi pratica con un giocattolofantastico, senza pile:Kakà. Il solo nome fa brilla-re gli occhi al presidentefanciullone: «Ha conferma-to di essere il migliore almondo». Però attenzione:le feste natalizie porteran-no un altro giocattolo diver-tentissimo. Un alto pupazzo

prodigioso dal nomignolougualmente bamboloso: Pa-to. Il presidente già pregu-sta: «Ancelotti giura che seripeterà in partita quelloche fa in allenamento, avre-mo un nuovo Kakà. Mi han-no mandato una cassetta:ho provato simili emozionisolo davanti alla cassetta diVan Basten».

Poi via, con l’elenco dellebelle gioie di famiglia. Inza-ghi: «È un vizioso del gol.Non ha piedi sublimi, nonsalta l’uomo, ma è sempreal posto giusto. Intelligenzacalcistica straordinaria».Maldini: «Un esempio per icompagnie per tutti gli spor-tivi. La dimostrazione checon la medicina di oggi e ungiusto stile di vita, si spostain là la soglia della vecchia-ia. Io pure lo dimostro: al-l’età in cui una volta ci si se-deva sulle panchine, lavoroancora dalle sette e mezzadel mattino alledue di notte». Ro-naldo: «Per lostesso discorso, a31 anni può dareancora tanto.Cer-to, quei capelli:gli avevo chiestodi lasciarli cresce-re, ma non chie-devo questa sel-va. Forse sponso-rizza uno sham-poo per la cresci-ta...».

È il ritorno delpresidente burlo-ne, lo stesso chetanti anni fa in-tratteneva i croni-sti sportivi davan-ti al bancone diMilanello, sgom-berando tensionie sguardi malmo-stosi. Fa pure iltacchino con la Canalis, pe-rò tagliandosi subito fuori:«Io faccio tanto il gallettoperché mia moglie è a NewYork e non vede la trasmis-sione...».

E subito dopo il presiden-te si libera del fanciullone edice alcune cose molto seriee parecchio interessanti. Do-po aver raccontato ancoracome prese Sacchi in un ri-storante di Parma, scanda-lizzando il conformismo diquelli che per non sbagliaremai scelgono solo nomi e co-se risaputi, svela qualchemeccanismo elementaredella sua macchina perfet-ta. «L’allenatore è l’uomo

che trascina tutti gli altri.Deve godere della massimafiducia. Ed è il primo che de-v’essere motivato. Certo,spesso mi accusano di inter-ferire nel lavoro dei tecnici.Su questo, però, io penso si-ano loro a interferire nelmio lavoro di costruzione diun Milan invincibile». Ma ilMilan, il Milan in sostanzache cos’è? «È una squadrache ha rotto con la tradizio-ne del calcio italiano, spara-gnino, costantemente in at-tesa del golletto. Dall’inizio,noi abbiamo voluto un Mi-lan che vincesse meritata-mente, più forte dell’invi-dia, della sfortuna e dell’in-giustizia». Quanto al calcioitaliano che vince, dentroun’Italia che perde, l’idea èsin troppo chiara: «Il mon-diale per nazionale, il mon-diale per club, l’Inghilterrache chiede aiuto a Capello:nel mondo stiamo perden-do prestigio, ma nel calciosiamo i primi».

La settimana prossimatornano le cose di casa, ilderby con l’Inter. È già inpressing: «Loro ci guarde-ranno dall’alto della classifi-ca. Noi li guarderemo dal-l’alto del tetto del mondo».

Si chiude sul filo dei senti-menti. Il presidente tornabambino, stavolta per dav-vero, rileggendo una cosache scrisse all’epoca del pri-mo trionfo mondiale. Unomaggio di figlio al papàche gli trasmise per via ge-netica il virus rossonero. Ri-cordi di pranzi domenicalisulla tovaglia buona del sa-lotto, in attesa di trasferirsiper mano a San Siro. Ricor-

di di tifo senza vincere nul-la. Ricordi di una promessareciproca: mai abbattersi,chi insiste vince, un giornovedrai che vinceremo. Èl’amarcordche tutte le fami-glie del dopoguerra, di unacerta Italia lontana e irripe-tibile, potrebbero scrivere.Non tutti abbiamo compra-to la squadra del cuore, nontutti l’abbiamo trasformatanel club piùgrande della sto-ria: ma tutti sappiamo checosa il presidente fanciullo-ne intenda, parlando al pa-pà, rimpiangendo quelle do-meniche. Forse, l’incantesi-mo di un sogno mondiale èdavvero tutto qui.

In sala stampa loaccolgono con unapplauso. «Troppobuoni», si scherni-

sce lui. Raggiunge, per trofei vinti, Roc-coeSacchi.Quandohatempoperprepa-rare lepartiteèuncesellatore inarrivabi-le. Toglie Oddo, lancia Bonera, sceglieMaldini perché nel calcioci vuoleancheunpo’di romanticismo.Evviva.

Per lui, solo per lui,lostadiodiYokoha-maprepara lastan-ding ovation all’at-

to della sostituzione. Aggiunge una per-la alla sua celebre carriera di pistolerodell’areadi rigore realizzandogol intutteetre lecompetizioni(Champions,Super-coppa d’Europa, mondiale). dal 31’ stCAFU sv.

Al derby l’Inter ciguarderà dall’altodella classifica,noi daltetto del mondo

La nazionale, ilMilan, Capello, ilcalcio italianovince ma l’Italiaperde prestigioINZAGHI

Berlusconi ricorda quando andavaalla partita col papà: «Mi diceva

vedrai, un giorno vinceremo»

ANCELOTTI

da Yokohama

�«Sono senza parole. Pensa-vo che il destino, dopo Atene eMontecarlo e il record di Muller,mi avesse già dato tutto e invecemi ha regalato insieme al Milanun’altra grande serata». Così Pip-po Inzaghi ha commentato, ai mi-crofoni di Mediaset Premium, ladoppietta che gli ha consentito dimettere il sigillo a tutte le finali in-ternazionali disputate quest’annodai rossoneri. Senza dimenticareche Superpippo, con 63 gol realiz-zati nelle coppe europee, recordraggiunto lo scorso 4 dicembrebattendo il Celtic in Champions, èdiventato anche il più prolificobomber continentale, lasciandosialle spalle pezzi da novanta comeGerd Muller (62), Shevchenko eRaul (60). Ma questo è già ieri, ilpresente fa di Inzaghi l’unico gio-catore ad aver realizzato in tuttele coppe mondiali (gli mancava so-lo l’ex Intercontinentale, ora mon-diale per club). E il domani, mal-grado i 34 anni compiuti lo scorsoagosto e i tanti problemi alle arti-colazioni, è ancora tutto da scrive-re.

«Dicevo prima della partita almister - ha raccontato Inzaghi -

che ero arrivato ad Atene che nonstavo benissimo e avevo fatto 2gol. E pensavo: magari stasera,che sto bene, non segno. Invece...In questa squadra diventa tutto fa-cile. Chiudiamo un cerchio fanta-stico, penso che abbiamo rappre-sentato nel migliore dei modi l’Ita-lia nel mondo e siamo felici». Già,la felicità che Superpippo haespresso incampo dopo la doppiet-ta realizzata agli argentini: boccaspalancata, occhi spiritati, ciuffodisordinato e urlo a squarciagola.

E poi la corsa folle verso Kakàche gli ha fornito due assist al ba-cio, con due palloni che dovevanosolo essere toccati per andare den-tro. Sono entrati e ora, dall’altodei suoi 64 gol euromondiali, Su-perpippo può guardare gli altribomber con la giusta sufficienza.

LA GIOIA DI SUPERPIPPO

TRIONFO IN GIAPPONE

8,5

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«Questa squadraè il sogno di bambinoche si è realizzato»

SCOPPIETTANTE Silvio Berlusconi

«Pensavo che il destinomi avesse già dato tutto»

«Ad Atene stavomale e ho fatto unadoppietta, ieri stavo

bene e mi dicevo:stasera non segni»