L'ultima settimana di settembre - · PDF filestruggermi nelle pene d’amore perché...

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  • Lorenzo Licalzi

    Lultima settimana

    di settembre

  • Propriet letteraria riservata

    2015 RCS Libri S.p.A., Milano

    ISBN 978-88-17-08311-9

    Prima edizione: agosto 2015

    Impaginazione e bozze: Librofficina, Roma

  • Lultima settimana di settembre

  • A Camilla e Tomaso

  • E quando tutto andava a catafascio,

    nessuno ci faceva tanto caso.

    Talking Heads

  • 11

    1

    Il 22 settembre 2008, giorno del mio ottantesimo com-

    pleanno, intorno alle sette di sera, scrivevo la lettera che

    annunciava il mio suicidio. Non la classica lettera daddio

    melodrammatica, infarcita di mi dispiace, richieste di

    perdono o piagnistei di autocommiserazione, ma piutto-

    sto un gioco, un regalo che facevo prima di tutto a me

    stesso (ammetto che a scriverla mi sono divertito), e in se-

    conda battuta ai miei vecchi lettori, ammesso che venisse

    pubblicata da qualche parte. Vecchi lettori non solo per-

    ch erano secoli che non pubblicavo, ma anche perch,

    inevitabilmente, erano invecchiati con me. Diciamo che

    quella lettera poteva considerarsi lultima fatica letteraria

    di Pietro Rinaldi, scrittore (Milano 1928 Genova 2008).

    E aggiungerei scrittore di un certo successo, almeno fi-

    no al definitivo ritiro avvenuto, gi in pieno declino, nel

    1990, con la pubblicazione del romanzo: Andate tutti af-

    fanculo. Lettori compresi quindi, come avevo spiegato in

    modo esaustivo nel celebre capitolo finale Tutti quelli che

    mi stanno sul cazzo, di cui i lettori, o meglio, certi tipi di

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    lettori, erano nondimeno soltanto una goccia nelloceano

    mare composto da tutti coloro a cui avevo dedicato il ca-

    pitolo. Un flop.

    Il titolo lo imposi io, leditore non voleva, insistette fino

    allo sfinimento per farmelo cambiare, ma fui irremovibi-

    le, anche se, col senno di poi, forse non aveva tutti i tor-

    ti. Cedetti solo per la copertina, sulla quale avrei voluto

    una foto o un disegno di una mano con il dito medio

    alzato. Per avere garanzia di riuscita nel flop (era il mio

    desiderio, neppure tanto inconscio, cos mi avrebbe of-

    ferto la scusa per laddio alle armi e nessuno mi avrebbe

    pi chiesto di riabbracciarle) avevo fatto inserire nel con-

    tratto due interessanti postille: che non ci sarebbe stata

    nessuna promozione al libro che comportasse la mia pre-

    senza e che non avrei partecipato ad alcun premio let-

    terario (del resto, con un titolo cos, difficilmente avrei

    vinto lo Strega). Inoltre, misi bene in chiaro che non ave-

    vo la bench minima intenzione di sottopormi alla solita

    manfrina delle copie firmate e inviate ai critici letterari,

    alcuni dei quali, tra laltro, erano citati con tanto di nome

    e cognome nella classifica del suddetto celebre capitolo.

    Come logica conseguenza, non uscirono molte recensio-

    ni, e quelle che uscirono furono micidiali stroncature.

    Naturalmente, giusto per restare in tema, nel celeberri-

    mo capitolo finale erano citati anche gli scrittori, intesi

    vuoi come categoria dello spirito vuoi, in qualche caso,

    come singole individualit. Avevo acconsentito invece a

    che la casa editrice facesse pubblicit sui vari quotidiani,

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    ma purtroppo, mi dissero dopo, nessun giornale accett.

    Del resto, che Repubblica o il Corriere della Sera,

    nel 1990, se ne uscissero in prima pagina con una finestra

    pubblicitaria dove era scritto Andate tutti affanculo era

    piuttosto improbabile.

    Ecco la lettera.

    Domani per me sar lultimo giorno di vita: mi suicido.

    Non sono depresso, semplicemente mi sono stancato di

    vivere. Se ancora non mi sono deciso per svariati e insi-

    gnificanti motivi, uno dei quali, forse il pi importante,

    la pigrizia di organizzare il gesto, ma anche perch, non

    sia mai, non vorrei affrontare la fatica di rinascere. Trove-

    rei disdicevole lidea di dover ricominciare tutto da capo.

    Non vorrei ritrovarmi unaltra volta a piangere perch mi

    caduto il sonaglino. O a non essere preparato in mate-

    matica sapendo che mi interrogano il giorno dopo. O a

    struggermi nelle pene damore perch la mia fidanzatina

    mi ha lasciato e poi, dopo due anni, non ricordare neppu-

    re pi il suo nome. Comunque alla fine vorrebbe dire sop-

    portare il peso della vita per chiss quante volte e non me

    la sento, non sono pronto. Riesco a malapena a sopportar-

    lo essendo me stesso, figuriamoci se dovessi addirittura

    reincarnarmi in un tizio che ancora deve nascere e che

    non conosco nemmeno, e che dovrebbe completare quel-

    lo che ho lasciato in sospeso. Per esempio, io ho paura di

    volare, e allora probabilmente, se inseguir con impegno

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    il mio karma, in occasione della prossima rinascita vivr

    una vita dove magari sar un pilota di jumbo. Chissene-

    frega, non voglio fare il pilota di jumbo, n di qualsiasi

    altro mezzo che voler nel futuro. E poi rinascere vuol

    dire invecchiare di nuovo e morire ancora. No, grazie. Io

    voglio invecchiare e morire una volta sola, e con la paura

    di volare. Morire e poi sparire, per sempre. Certo, pos-

    sibile che si nasca una volta sola, e che ci aspetti leternit.

    Se fosse cos, suicidandomi, lInferno non me lo togliereb-

    be nessuno. Essendo la vita un Suo dono, pare che Dio sia

    spietato con chi lo rifiuta e ti spedisca dritto allInferno.

    Questo dicono di Lui. Permalosetto. Non possibile. Dio

    non pu essere permaloso. Per non detto, del resto, se

    ha organizzato questa gigantesca scenografia, ha indub-

    biamente talento, ma allo stesso tempo si pu tranquil-

    lamente escludere che sia un tipo normale, uno di cui ti

    aspetti quello che fa, come minimo vuol stupire e puntare

    allOscar. Se invece ragiona secondo i canoni classici del

    cristianesimo, un problema. Metti che uno, non io, uno

    a caso, si suicidi e dopo un secondo si ritrovi davanti a

    Dio che gli dice: Vai allInferno, non sarebbe una bella

    notizia. Immagino il dialogo:

    Ma come allInferno?.

    Te lavevo detto, lo sapevi, uomo avvisato mezzo sal-

    vato, lo sapevi fin dai tempi del catechismo.

    Ma di, Dio, non possibile.

    Possibilissimo invece, sai quanti ne ho visti, soprat-