Luciano Berio (L'Arte Come Sfida a Tutto Campo) - Giornale Di Brescia

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  • Luciano Berio, un grandemaestro disuoni del Nove-cento. Capace di superio-ri sintesi stilistiche; fagoci-

    tatore di storia (e di storie) che tra-sformava in opere vive e pulsanti,secondo il compositore brescianoRossano Pinelli. Innovatoree speri-mentatore; anche intellettualespocchioso, intransigente, poten-te. trascorso un decennio dalla suamorte (avvenuta il 27 maggio). Iltempo che passa ne affievolisce lamemoria o ne ingigantisce leredi-t artistica? Il suo lascito conti-nua, si sviluppa e cresce - rispondeTalia Pecker Berio, moglie del com-positore, musicista, musicologa,docente universitaria, presidentedel Centro Studi a lui intitolato -. Ilquadro pi che mai fluttuante edinamico. Lopera di Luciano simuove per orbite sempre diverse,ricche di prospettive inedite. Pipenetriamoi dettagli della sua figu-ra e pi scopriamo un pluralismocolorito e brillante. La sua opera percorsada intenti educativi, rifles-sioni morali, battaglie civili, presedi posizione, riverberi politici, spe-culazioni filosofiche. Per lui larteera un modo di partecipare alla vi-ta. Allo stesso tempo, lintero co-smo attraversava la sua musica. Il

    suono come strumento di riflessio-nesulla realt, nonsemplice imma-gine del mondo esterno, catalogodi piaceri, svago, specchio dellio.La sua produzione ci appare unica,originale, indipendente, dotata divita autonoma. impossibile evi-tarne sfide, interrogazioni, collo-qui.Quale sua lezione Le sembra oggipi attuale?Nella sua opera linteresse per i pa-trimoni popolari si sposa a concre-ti problemi esecutivi ( dobbligocitare le Sequenze). La valorizza-zione delle tradizioni orali legataalla consapevolezza delle mutazio-ni sociali (penso ai circoli, alle sin-cronie, alle riflessioni innescatedalle Canzoni popolari o da Co-ro).Assolutamentemoderna an-che la collaborazione intessutacon protagonisti di altri campi delsapere(Renzo Piano, Edoardo San-guineti, Umberto Eco, fra i tanti):noncontributo reciproco di artigia-ni ma interazione fra creatori, stru-mento di profondissima indagine.Alcuni brani di Berio - Sinfonia,Folksongs - hanno incontrato unsuccesso planetario. Cos scatta-to?Erainevitabile: Luciano tocca, qua-si in modo fatale, corde veramentepopolari, godibili da chiunque, a li-

    vello della superficie; ma la novitrisiede nella cura con la quale ognieventomelodicoassecondato,va-lorizzato, potenziato. I lati nascostiagiscono in profondit senza chequasi lascoltatore se ne renda con-to. In molti casi, riduttivo definireaccompagnamento ci che nonemergesotto forma dicanto. mol-to di pi: idea, archetipo, spiri-to, inscindibile dal tutto. Viene agalla un humus talmente fecondodadiventare ethos. I Folksongs dia-logano tra loro. Si tratta di opereaperte, compiute eppure sottopo-ste a un moto perpetuo. Lucianoeraaperto aqualsiasi manifestazio-ne fisica di fenomeno sonoro. Unaposizionecuriosa: un modo desse-reche continua ancor oggi asolleci-tare esecutori, orchestre, solisti,nuove generazioni. Per esempio, lasua attenzione critica nei confrontidel rock gli ha guadagnato un pub-blico giovane. Non esiste crisi del-la musica ed da dubitare che siamai esistita. Esistono solo opereche sono o non sono significative,e persone pi o meno educate allaloroassimilazione, era solitoaffer-mare. Questa sua libert fa scuolaanche oggi. La musica per lui erauno strumento di pensiero, primadi essere gioia, divertimento, emo-zione. Una simile vigile autoco-scienza gli ha garantito un abban-dono confidente e totale al piaceredel fatto sonoro.Qualche discepolo di Berio, cuiera particolarmente legato?Tra i suoi allievi pi famosi ricordoLouis Andriessen e Steve Reich.Mondi diversi, che destarono in luisimpatia, a volte perplessit, in uncostante rapporto dialettico. Ac-compagnipassi dellallievo Ludo-vico Einaudi, ne rispett i cambi didirezione, pur non condividendo-ne certe svolte commerciali. Chistudiava con Luciano era sempre li-bero dintraprendere strade perso-nali. La stima reciproca non ne eramai intaccata.

    Enrico Raggi

    Rispetto al Pascoli lirico e auto-biograficodiMyricae, deiPri-mi e dei Nuovi Poemetti edei Canti di Castelvecchio,

    troviamo in Odi e Inni, usciti nel 1906,unapoesia caratterizzata damotivi varia-mente storici, sociali, didattici, comeAd Antonio Fratti, leroe garibaldinocaduto in Grecia nel 1897, Manlio, fi-glio di Garibaldi, Al Re Umberto, AlDuca degli Abruzzi e ai suoi compagni,La Porta Santa, lInno secolare a Maz-zini, lInno degli emigrati italiani aDante, oltre che A Verdi, lirica appar-sa per la prima volta sulla rivista Il Mar-zocco del 24 febbraio 1904, una compo-sizione poco nota e che, a maggior ragio-ne, desideriamo ricordare in questo bi-centenariodella nascitadel grandemusi-cista.NellinnoA Verdi, articolatoe comples-so, costituito da ben 24 strofe, il Pascoli,evidentemente assai colpito dalla scom-parsadi unafigura di unacos grande im-portanza storica e creativa, si preoccupaparticolarmente di esaltare, a pochi annidallamorte, il valore immortaledel musi-cista.E come avrebbe potuto approdare a que-sto intento se non con versi, ad esempio,cos altamente significativi quali: Oh!chi mor senza fine, / non ha fine, non spento, / non qui (vale a dire nel sepol-cro) nel senso che colui che muore senzaesaurire il suo ricordo nella cultura e nel-la coscienza dei posteri, rivive in loro at-traverso una memoria che non si spegnenel tempo. Il che si prefigura, almeno insenso generale, come un concetto di na-tura foscoliana.In virt della sua arte, Verdi non pu es-sere perci visto come un trapassato, macome un perenne vivente. A tal proposi-to, il Pascoli, quasi immaginando, nel-lavvicendarsi della storia, la presenza diuna patria ideale, accosta in modo inu-suale il condottiero fiorentino France-sco Ferrucci - che difese la sua citt con-tro gli imperiali nellassedio del 1530 - alrisorgimentale comandante ottocente-sco dei Mille. Il Ferrucci (scrive infatti ilPascoli) Cadde (...) nel sangue, / ma sichiam Garibaldi, / quando rosso, daquel sangue, / fu in pi sorto. Per benotto volte ritorna nellinno A Verdi, co-mefinaledi altrettante strofe, lespressio-ne non qui.Si ricordiche tale affermazione presen-te nel manzoniano inno sacro La Risur-rezione (verso 70), ove, tuttavia, per lanatura del testo del Manzoni, il non qui scaturisce da precisa concezione te-ologica, mentre nel Pascoli tale dicitura specificatamente frutto di entusiasmocelebrativo e poetico.Pascoli, animato da questi concetti, ini-zia il suo inno verdiano invitando gli am-miratori del musicista a non visitare latomba del gran Morto, dato che ivi esi-ste solo una pietra, mentre esso, laedoderoi,non si trova, appunto in quel luo-go ed esorta a non cercare il vivente (...)tra i morti, perch egli si lev, si riscos-se, / vol via.Nel corso dellinno si susseguono incal-zanti e travolgenti visioni: Egli sul bian-co cavallo / corse via (...) SullAlpi dItalia/ forse il Vecchio un giovinetto, / Saleun ghiacciaio (...) Sui mari dItalia! / For-se un mozzo, ebbro daurora o Nelcielo dItalia!, interrogandosi, in tal ca-so, il poeta: Dove? e rispondendo:Chiedetene al Sole!.Ancora immagina il Pascoli: Forse, pigrande, gi pensa / una grande sua paro-la, / quella che placa gli ardenti, / quellache i mesti consola, / parola in cui le gen-ti /sameranno!.Linno A Verdi si conclude con una so-lenne e perentoria dichiarazione: Voiche sotterra cercate / lultimo GrandedItalia, / (...) lultimo Grande dItalia, /io vi grido, non morto, / non qui!,affermazione qui addirittura gridata,quasi a lasciare una pi sicura e vigorosaproclamazione della fama immortale diVerdi.

    Musica e vita In alto: Luciano Berio (fotoMarina Berio). Sotto: la vedovadel compositore, Talia PeckerBerio, e il maestro CarloAlessandro Landini

    Luciano Berio:Larte come sfidaa tutto campoParla la vedova del compositore:Con gli allievi un dialogo continuo

    ELZEVIRO

    Inno a Verdi:per Pascoli

    il viventedi Amedeo di Viarigi

    Parliamo di Luciano BerioconilmaestroCarloAlessan-dro Landini, insegnante alConservatorio di Piacenza,

    docente e compositore giramondo.Qualisonostatiipuntidiforzaelede-bolezze di Berio? Magistrale la suavoglia e capacit di sperimentare, in-novare, contaminare, ibridare lin-guaggi,inparticolareconriferimentoallavoceumanaeallamusicaelettro-nica,dellaquale Beriofuuno deipio-nieri nel nostroPaese. Non ho amatodi lui lintransigenza ideologica, chelo condusse a fomentare polemiche

    ancheferocicongliintellettualiitalia-ni, pure con quelli a lui pi vicini; e ilsuo carattere scostante che, unito agiudizi quasi sempre sprezzanti, as-saipocogenerosineiriguardideicol-leghi, ne facevano licona dellarro-ganza culturale al potere. Famoso ilsuoduelloconBrunoCagliperlapre-sidenza dellAccademia di S. Cecilianellottobre 1999.Che cosa aveva intuito Berio? Avevaprevisto la deriva postmoderna. Lesueriletture di Puccini (Turandot), diBoccherini(laRitiratanotturnadiMa-drid), di Verdi (le Otto romanze) van-

    noinquestadirezioneelaanticipanoin unepoca non ancora sospetta, glianni Sessanta. Ricordava Eco comealla prima di "Passaggio", su testo diSanguineti,del1962,ilpubblicofossecos inviperitodagridareaidueauto-rifrasicome:"Centro-sinistra!"e"An-date in Russia!". Nessuno come Be-rio, credo, ha esplorato il rapportopuntualefraparolaesuono,framusi-ca e testo.Unprovvisoriobilancio?PensoaBe-rio come a una personalit scissa, undottorJekylleMisterHydedellamusi-ca,unuomo dipessimocaratterema

    dotatodiunamusicalitmostruosaeconsapevole del proprio carisma. Fuanche un formidabile divulgatore.Uno che costringeva a riflettere sullamusica. Alcunesue colpe? Non com-prese loriginalit dellallievo SteveReich,tenutosempreunpoindispar-te e guardato con aria di sufficienza.Dopo Petrassi, solo tre personalithanno saputo, a tuttoggi, imporsi altempo stesso come musicisti, didattieidologues,puntidiriferimentomu-sicaleeintellettuale:Berio,Donatoni,Sciarrino.Aggiungerei inomidiLuigiNono e di Bruno Maderna. en. ra.

    Landini: Magistrale la sua voglia di sperimentareIl ritratto non edulcorato dellartista ad opera di uno studioso del nostro tempo

    GIORNALEDIBRESCIA SABATO 25 MAGGIO 2013 55CULTURA

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