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NUOVA SAPIENZA ORIENTALE

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NUOVA SAPIENZA ORIENTALE

Direttore

Angelo A“Sapienza” Università di Roma

Comitato scientifico

Cristiana BUniversità degli Studi di Trieste

Elisabetta BUniversità degli Studi di Torino

Arianna D’O“Sapienza” Università di Roma

Giuliano LUniversità degli Studi Roma Tre

Federico M“Sapienza” Università di Roma

Matilde M“Sapienza” Università di Roma

Paola O“Sapienza” Università di Roma

Cristina SUniversità degli Studi Roma Tre

Raffaele T“Sapienza” Università di Roma

NUOVA SAPIENZA ORIENTALE

Articolata in diverse sezioni concernenti studi originali, ricerche, testiletterari, documenti, traduzioni, sussidi didattici, dizionari bilingui,miscellanee, atti congressuali ecc., è uno spazio libero messo a di-sposizione degli studiosi, non necessariamente inquadrati nei ruoliuniversitari, anzi particolarmente ricettivo e ospitale soprattutto neiconfronti dei lavori di giovani studiosi impegnati nella ricerca. L’am-bito d’interesse è rappresentato dal ventaglio di aree di ricerca con-nesse con le lingue, le civiltà, le culture, le società dei paesi dell’Asia edell’Africa.

Luca Stirpe

Echi d’amore

Le Sanyan di Feng Menglong e le fonti in cinese classico

Copyright © MMXIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: ottobre

Al Professor Bai Yukun

Indice

11 Prefazione 17 Introduzione 37 Capitolo I L’amore oltre la morte

Wu Qing incontra Ai’ai al Lago Jinming (da Parole universali per allarmare il mondo), 42 – Cui Hu (da Poesie da accadimenti), 63 – Il giovane Soprannumerario Wu (da Mirabilia di Yijian), 65 – Analisi, 68

75 Capitolo II L’amore oltre le convenzioni

Zhang Hao incontra Yingying al Padiglione Suxiang (da Parole universali per allarmare il mondo), 78 – Zhang Hao incontra in segreto Li Yingying (da Nuovi racconti dalla finestra verde), 95 – Zhang Hao, che sotto i fiori si sposò con la Signorina Li (da Bagattelle dal sublime intendimento), 96 –Analisi, 102

107 Capitolo III L’amore oltre il sogno

Il giovane Yue arrischia la vita per cercare la compagna (da Parole universali per allarmare il mondo), 110 – Yue He (da Storia del Qing), 131 – Analisi, 134

Indice

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137 Capitolo IV L’amore oltre il destino

Lo squattrinato Ma Zhou incontra la fortuna grazie alla venditrice di piadine (da Parole illuminate per istruire il mondo), 139 – La venditrice di piadine (da Vasti ricordi dell’era Taiping), 153 – Ma Zhou (da Nuovi racconti degli Augusti Tang), 129 – Ma Zhou (da Vasti ricordi dell’era Taiping), 157 – La venditrice di piadine (da Storia del Qing), 158 – Analisi, 159

165 Conclusioni 171 Bibliografia

Prefazione

Vengono presentate in questo volume, in prima traduzione italiana,1 quattro novelle tratte dalle tre collezioni vernacolari tardo Ming comunemente conosciute come Sanyan [Le tre parole], compilate ed edite da Feng Menglong [1574-1646] durante la seconda decade del XVII° secolo, e le loro fonti – dirette o indirette - in cinese classico coeve o di epoche precedenti.

Due sono le direttive principali su cui si muove tutto il lavoro: una più squisitamente letteraria, l’altra di natura narratologica. La prima, come evoca la parola ‘eco’ del titolo, vuole mostrare come una stessa vicenda sia stata raccontata nel tempo; la seconda si focalizza invece sul come è stata trasmessa, nel passaggio dal sistema letterario del cinese classico a quello del vernacolo.

Le tre parole come punto di arrivo di questa lunga onda della narrativa – punto di arrivo ovviamente parziale, giacché la forza dell’onda non si esaurisce con il XVII° secolo ma prosegue in molti casi fino a oggi – è sembrata la scelta più naturale, giacché è oramai opinione comune che le tre collezioni rappresentino l’apogeo di un’esperienza letteraria nata secoli prima, quella del racconto in vernacolo o huaben.

Le quattro novelle sono inoltre legate dal tema dell’amore, tema comune a tutti gli esseri viventi ma che, come vedremo, assume in epoca Ming le connotazioni di un vero e proprio culto dei sentimenti e che è sembrato dunque di particolare rilievo. L’amore viene presentato nei testi ogni volta con una sfaccettatura distinta: il sentimento che

1 Il racconto introduttivo della prima novella e la relativa versione in cinese classico sono

stati da me tradotti in Stirpe [2001]. La sola versione classica è stata tradotta in italiano da Ausiello [1997].

Prefazione

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supera la morte, che sfida le imposizioni e le convenzioni sociali, che si rivela in una dimensione onirica, o che premia il talento e asseconda i voleri del Cielo.

Nell’introduzione si è cercato di presentare a grandi linee il contesto letterario e culturale in cui sono state composte le novelle, la figura dell’autore-compilatore Feng Menglong, la genesi e le caratteristiche delle Sanyan, e il quadro teorico di riferimento per il lavoro di analisi narratologica condotto su ognuna delle novelle in comparazione con le fonti in cinese classico.

I capitoli da I a IV presentano le traduzioni e sono così strutturati: prentazione del contenuto della novella e delle fonti classiche; traduzione dei testi; analisi narratologica. Su quest’ultimo punto, è bene dare alcune informazioni su come è stato impostato il lavoro.

I testi – la novella in vernacolo e una o più fonti classiche – sono state prima di tutto suddivisi in sequenze, vale a dire segmenti di elementi o eventi narrativi i quali, combinati in successione, ci forniscono lo ‘scheletro’ della narrazione. Le sequenze, paragonabili a scene teatrali in cui agisce la trama, sono poi state ulteriormente suddivise in sottosequenze, con lo scopo di osservare più da vicino l’attività di Feng Menglong nel rimaneggiare materiale narrativo preesistente, in una prospettiva comparativa e diacronica inserita nella dinamica conservazione-innovazione. Poi, sulla base di questo lavoro preliminare, è stata condotta l’analisi che conclude ognuno dei capitoli, e che cerca di mettere in evidenza le operazioni derivative e adattative condotte dal compilatore (ordine degli eventi, aggiunte, elisioni, varia-zioni, esplicazioni, digressioni e via dicendo). L’analisi ci fornisce dunque preziose indicazioni sulla natura della novellistica in vernacolo, vale a dire quali siano gli elementi chiave di un testo per essere leggibile, godibile – e anche vendibile – nella cultura cinese tardo-Ming, indicazioni che confluiscono nelle Conclusioni, dove si tirano le somme del lavoro svolto inserendole in una serie di con-siderazioni più generali sui ‘modi’ e le dinamiche della novellistica vernacolare e sulla narrativa in cinese classico.

Dei tredici testi presentati in questo lavoro, esistono traduzioni in lingue occidentali solo delle quattro novelle delle Sanyan e di uno dei testi in cinese classico.2 Le traduzioni sono state da me condotte sugli

2 Ho potuto verificare l’esistenza e lo stato delle traduzioni solo per le lingue italiano,

inglese, francese, olandese, tedesco e spagnolo. La prima novella, dal titolo Wu Qing incontra

Prefazione

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originali riprodotti nel 1993 in Opere complete di Feng Menglong [FMLQJ] e mi ritengo responsabile per ogni misinterpretazione o errore. Ringrazio a questo proposito di tutto cuore il Professor Bai Yukun per l’insostituibile aiuto nella traduzione e per l’amicizia dimostratami in tanti anni, e a lui dedico questo libro.

Ai’ai al Lago Jinming, è stata tradotta in tedesco da Fung Tat-hang nel 1968 (in Neuer Chinesischer Liebesgarten. Tübingen: Erdmann, pp.271-292) e in inglese da Yang Shuhui e Yang Yunqin nel 2005 (in Stories to Caution the World. Seattle: University of Washington, pp.519-533); la seconda e la terza novella, intitolate rispettivamente Zhang Hao incontra Yingying al Padiglione Suxiang e Il giovane Yue arrischia la vita per cercare la compagna, sono state tradotte in inglese da Yang Shuhui e Yang Yunqin nel già citato Stories to Caution the World (pp.506-518 e 364-376); l’ultima, intitolata Lo squattrinato Ma Zhou incontra la fortuna grazie alla venditrice di piadine, è stata tradotta in inglese nel 1958 da Cyril Birch (in Stories from a Ming Collection. New York: Grove Press, pp. 99-115) e, sempre in inglese, nel 2000 da Yang Shuhui e Yang Yunqin (in Stories Old and New. Seattle: University of Washington, pp.113-122). Per il solo racconto introduttivo della prima novella, si veda nota precedente.

Prefazione

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Abbreviazioni

[CY] Ciyuan 辭源. Beijing: Shangwu, 1991 (1915) [CYCH] Hanyu chengyu cihai 汉语成语辞海. Wuhan: Wuhan, 1999 [CYDCD] Hanyu chengyu da cidian 汉语成语大辞典. Shanghai:

Shanghai cishu, 2007 [DJ] Daojiao da cidian 道教大辞典. Beijing: Huaxia, 1995 (1994) [FMLQJ] Feng Menglong quanji冯梦龙全集. Shanghai: Shanghai

guji, 43 voll., 1993 [FY] Hanyu fangyan da cidian 汉语方言大词典. Beijing: Zhonghua

shuju, 5 voll., 1999 [GDBK] Zhongguo gudai xiaoshuo baikequanshu 中国古代小说百科

全书. Beijing: Zhongguo dabaike quanshu, 1998 [GJTSJC] Gujin tushu jicheng 古今圖書集成. Beijing: Zhonghua

shuju, 82 voll., 1985 [H] Hucker C.O., A Dictionary of Official Titles in Imperial China.

Stanford: Stanford University Press, 1988 (1985) [HYDCD] Hanyu da cidian 汉语大词典. Shanghai: Hanyu da cidian,

12 voll., 1994 (1990) [LSDCD] Zhongguo lishi da cidian 中国历史大辞典. Shanghai:

Shanghai cishu, 2 voll., 2000 [LSDM] Zhongguo lishi diming da cidian 中国历史地名大辞典.

Guanzhou: Guangdong jiaoyu, 1995 [LSDT], Zhongguo lishi dituji 中国历史地图集. Beijing: Zhongguo

ditu, 8 voll., 1996 (1982) [MB] Carrington Goodrich L., Dictionary of Ming Biographies:

1368-1644. New York & London: Columbia University Press, 1976 [RM] Zhongguo renming da cidian 中國人名大辭典. Beijing: Shang-

wu, 1998 (1921) [TSZM] Zhongguo tongsu xiaoshuo zongmu tiyao 中国通俗小说总目

提要. Beijing: Zhongguo wenlian, 1991 (1990) [WX] Zhongguo wenxue da cidian 中国文学大辞典. Tianjin: Tianjin

renmin, 8 voll., 1991

Prefazione

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Dinastie cinesi Xia 夏 ca. XXI-XVI sec. a.C. Shang 商 ca. 1600-1045 a.C. Zhou 周 1045-256 a.C. Zhou Occidentali, Xi Zhou 西周 1045-771 Zhou Orientali, Dong Zhou 東周 770-256 Primavere e Autunni, Chunqiu 春秋 770-476 Stati Combattenti, Zhan Guo 戰國 475-221 Qin 秦 221-206 a.C. Han 漢 202 a.C.-220 d.C. Han Occidentali, Xi Han 西漢 202 a.C.-23 d.C. Xin 新 9-23 d.C. Han Orientali, Dong Han 東漢 25-220 Tre Regni, Sanguo 三國 220-280 Jin 晉 265-420 Dinastie del Sud e del Nord, Nan-Bei Chao 南北朝 420-589 (Sud: Liu Song 劉宋, Qi 齊, Liang 梁, Chen 陳) (Nord: Bei Wei 北魏, Dong Wei 東魏, Xi Wei 西魏, Bei Qi 北齊, Bei Zhou 北周) Sui 隋 581-618 Tang 唐 618-907 Cinque Dinastie e Dieci Regni, Wudai Shiguo 五代十國 902-979 Song 宋 960-1279 Song Settentrionali, Bei Song 北宋 960-1127 Song Meridionali, Nan Song 南宋 1127-1279 Yuan 元 1279-1368 Ming 明 1368-1644 Qing 清 1644-1912

Introduzione

Durante l’ultimo secolo della dinastia Ming, e più specificamente durante il periodo di regno Wanli 萬曆 [1573-1620] dell’imperatore Shenzong 神宗, vi fu in Cina un vero e proprio boom della letteratura in vernacolo. Un numero senza precedenti di libri, raccolte, miscel-lanee e ogni tipo di pubblicazioni cominciò a circolare in tutte le maggiori città dell’impero, soprattutto nel Sud-est, divenuto a partire dalla dinastia dei Song Meridionali la zona più ricca della Cina. Parallelamente al grande sviluppo economico e urbano – anzi, come diretta conseguenza di questo, - centri come Nanchino, capitale dei Ming fino al 1409,3 Huizhou, la città delle grandi fortune commerciali del XVI° secolo, Wuxi, dove le famiglie Hua 華 e An 安, perfezio-narono e utilizzarono proficuamente la tecnica di stampa a caratteri mobili in rame, Suzhou e Wuxing, sedi degli imperi editoriali di famiglie come quelle dei Ling 凌 e dei Min 閔, e soprattutto Hangzhou, divennero i nuovi centri di produzione della letteratura in vernacolo.4 Fu in questa atmosfera di esuberanza economica e culturale che il relativamente nuovo genere narrativo, la novella in vernacolo o huaben 話本, conobbe il suo apogeo e anche il suo rapido declino. Difatti, già a partire dai primi decenni della seguente dinastia Qing, la voga del racconto venne prima oscurata e poi soppiantata dal consolidarsi del romanzo in vernacolo.

3 La proclamazione ufficiale di Pechino come nuova capitale avviene nel 1421. Anche

dopo questa data, Nanchino non perse la sua condizione di centralità, soprattutto con il ripristino del Canale Imperiale che collegava le due capitali.

4 Per un panorama dell’editoria cinese, si vedano i tuttora validi Pelliot [1953] e Wu [1942]. In un interessantissimo articolo, Cheng [2007] analizza il rapporto fra l’editoria e i letterati tardo Ming nella trasmissione delle opere classiche e nella promozione del vernacolo.

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Fra i vari fattori che contribuirono all’emergere della letteratura in vernacolo, e che bisogna sempre tener presenti per meglio compren-dere in quale contesto prese piede quel filone in lingua parlata che fu così dirompente nella storia della letteratura cinese da mettere in crisi e poi in pochi secoli eclissare quasi del tutto la tradizione letteraria in cinese classico, due si sono rivelati di cruciale importanza: innan-zitutto, il processo di urbanizzazione che, cominciato gradualmente con i Tang, conobbe massiccia accelerazione a partire dalla dinastia dei Song; in secondo luogo, la diffusione del buddismo in Cina, documentato a partire almeno dal periodo delle Dinastie del Nord e del Sud e che conobbe il suo apogeo durante la dinastia Tang, quando divenne addirittura una sorta di religione di stato, abbracciata e praticata da moltissimi fedeli, a cominciare dagli stessi imperatori.

L’urbanizzazione ebbe come prima e ovvia conseguenza il cambia-mento della composizione urbana e quindi della cultura delle città cinesi. Anche solo osservandone l’aspetto urbanistico e planimetrico a partire dall’epoca Song, si vede come queste trasformazioni sociali ne avessero mutato profondamente struttura e funzione. Mentre infatti le città dei Tang, a cominciare dalla capitale Chang’an, erano principal-mente centri aristocratici e amministrativi, con un centro adibito alle funzioni burocratiche e residenziali e una periferia fuori dalla cinta muraria destinata alle attività economiche e artigianali, le nuove città diventarono commerciali e ricreative, luogo delle residenze dei ricchi mercanti, della cultura e del divertimento, piene di mercati, circhi, case da tè e ristoranti di ogni tipo. Dal punto di vista urbanistico tende a scomparire, almeno idealmente, quella cinta muraria che segnava la rigida separazione fra la vita amministrativa e quella commerciale, per far spazio a una struttura più complessa e articolata, che ben rifletteva la mutata composizione sociale. In breve, le grandi città divennero luoghi in cui la gente poteva incontrarsi con più libertà, dimenticando in parte i vincoli imposti dall’etica confuciana. Il cittadino, special-mente se ci riferiamo alla nuova e ricca classe mercantile, chiede alla sua città anche di farlo divertire. E le città sono oramai pronte a offrirgli ogni tipo di intrattenimento.

Il buddismo, d’altro canto, entrò in Cina già dotato di un ricco repertorio di leggende, storie miracolose ed esemplari, spiriti, demoni, santi e divinità, i quali, una volta adattati e combinati alla cultura cinese, divennero parte integrante della vita quotidiana tanto del popo-lo quanto della gentry. Sembra addirittura che la stessa invenzione

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della stampa, che tanta influenza ebbe nella diffusione della letteratura in vernacolo, sia nata in Cina in seno alle comunità religiose buddiste e taoiste per poi svilupparsi fra i laici.

È esattamente a questo mutato panorama urbano con i suoi intrat-tenimenti di ogni tipo - giocolieri, acrobati, burattinai, teatro delle ombre, commedianti, chiromanti, venditori ambulanti di oroscopi, giocattoli e leccornie, ma soprattutto cantastorie, - che le novelle in vernacolo fine Ming si ricollegano, sia nei contenuti che nella forma. Nei contenuti, giacché ci offrono uno squarcio vivido di quel mondo quanto ad ambientazione, descrizioni, caratterizzazione dei personaggi, anche, come vedremo, per mezzo di tecniche di adattamento, quando le vicende narrate provengono da fonti più antiche; nella forma, dal momento che la struttura delle novelle cinesi in vernacolo ricalca in maniera sorprendente la tecnica degli spettacoli dei cantastorie di strada, tanto che inizialmente – e di tanto in tanto ancora oggi – i primi testi in vernacolo sono stati considerati veri e propri canovacci ad uso dei cantastorie. Ma quello che interessa qui è che i novellisti Ming, nel proporre un nuovo genere letterario (non a caso denominato ni huaben 擬話本 o ‘huaben d’imitazione’), abbiano volontariamente voluto riallacciarsi alla cultura popolare dei cantastorie, in una posizione, se non antagonistica, almeno alternativa rispetto alla narrativa in cinese classico. Per quanto appassionante, il mondo e l’attività dei cantastorie in sé esula dalle finalità di questo lavoro.5 Quello che vale invece la pena di notare è, come si vedrà più oltre, quanto la tecnica orale dei cantastorie sia stata riprodotta – quasi trascritta! – nella narrativa.

Allo stesso tempo, vi è nelle novelle in vernacolo una forte presen-za della narrativa in lingua classica o wenyan 文言, coeva o precedente, soprattutto quella rappresentata dai chuanqi 傳奇 o mirabilia, che prese piede a partire dal II secolo d.C. e raggiunse il periodo di splendore durante la dinastia dei Tang. È proprio in questo spazio fra modernità e tradizione, fra innovazione e trasmissione, o se vogliamo, di appropriazione, elaborazione e valutazione del passato che si inserisce questo studio, che ha come fuoco l’attività di uno dei più prolifici e interessanti scrittori cinesi: Feng Menglong.

5 Vedi a riguardo Hridlickova [1965, pp.225-48].

Introduzione

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Feng Menglong Feng Menglong 馮夢龍 [1574-1646], nomi pubblici Youlong 猶龍 e

Zilong 子龍, pseudonimi con lui identificati Longziyou 龍子猶, Zhanzhan waishi 詹詹外史 e Mohanzhai zhuren 墨憨齋主人, oltre agli pseudonimi di probabile identificazione Maoyuan yeshi 茂苑野史, Lütianguan zhuren 綠天館主人 e Wu’ai jushi 無礙居士, era nativo di Changzhou 長洲, che allora coincideva con la municipalità di Suzhou. Proveniva da un’agiata famiglia di letterati e artisti.6 Non si sa molto della sua infanzia e giovinezza, passata a quanto pare nei quartieri di divertimento della sua città – come del resto ogni giovane di famiglia benestante – dove si incontrava tutta l’alta società. Il suo talento letterario e la sua impressionante erudizione gli procurarono presto buona fama nei circoli letterari e mandarinali, tanto da divenire un protégé di personaggi influenti, come ad esempio Xiong Tingbi 熊廷弼 [1569-1625],7 all’epoca Commissario all’Educazione a Nanchino, che lo aiutò nelle pubblicazioni e lo protesse dagli scandali seguiti ad alcune di esse, specialmente le raccolte di canzoni popolari. Feng ebbe modesto successo nel concorso imperiale divenendo gongsheng 貢生8 solo nel 1631, all’età di cinquantasette anni e dopo vari tentativi, titolo che gli procurò in seguito un posto come magistrato a Shouning 壽寧 nel Fujian, carica che ricoprì dal 1634 al 1638. Neanche sugli ultimi anni della sua vita si sa molto. Dopo la caduta della dinastia nel 1644 fu attivo nel movimento lealista – in giovinezza sembra aver avuto posizioni molto decise a favore di una risoluzione militare di quello che allora era il problema delle frontiere nord-orientali - fino al 1646, ultima data che conosciamo di lui e probabilmente anno della sua morte.

I suoi interessi erano estremamente diversificati: confucianesimo (studiò a fondo in particolare il Chunqiu 春秋 [Annali delle Primavere

6 Fra le varie fonti sulla vita di Feng Menglong si vedano Rong [1932a, pp.61-91 e 1932b,

pp.95-124], Idema [1974, pp.30-37], WX III-1668/69 e soprattutto Zhang [1997], Nie [2002, pp. 32-64] e Yang [2007, pp. 1-12].

7 Per la biografia e la carriera di Xiong si veda RM-1361. 8 In epoca Ming era previsto che venissero segnalati e scelti dal Collegio Nazionale alcuni

studenti per accedere direttamente alla carriera burocratica senza passare per tutti i livelli di selezione del concorso imperiale. Inizialmente tali studenti potevano aspirare anche ad alte cariche nell’amministrazione, ma già al tempo di Feng queste erano largamente riservate ai vincitori del Concorso Metropolitano, l’ultima selezione presieduta dallo stesso imperatore. Vedi H-3467.