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L'origine della scrittura Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura Le scritture più antiche risalgono soltanto al terzo millennio a.C. Perché sono occorsi tanti millenni? Eppure molte società umane erano giunte assai vicino all'invenzione della scrittura, ma si sono poi fermate a uno stadio precedente l'invenzione dell'alfabeto. Già nei dipinti e graffiti delle società primitive si individuano così tanti elementi di un sistema di scrittura da rendere difficoltosa la distinzione fra arte e scrittura. Secondo gli studiosi a giustificare l'invenzione della scrittura non basterebbe la sola presenza delle componenti cognitive (il bisogno di comunicare, l'abilità manuale, il pensiero simbolico, e soprat- tutto il linguaggio). Fu necessario il contemporaneo verificarsi di condizioni socio-economiche e politiche favorevoli. Ciò avvenne in Mesopotamia nel 3.200 a. C. e portò alla nascita della scrittura cuneiforme; in un'epoca grosso modo contemporanea in Egitto si affermava invece un altro tipo di scrittura: la geroglifica. 1

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LL''oorriiggiinnee ddeellllaa ssccrriittttuurraa

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

LLee ssccrriittttuurree ppiiùù aannttiicchhee rriissaallggoonnoo soltanto aall tteerrzzoo mmiilllleennnniioo aa..CC.. Perché sono occorsi tanti millenni?Eppure molte società umane erano giunte assai vicino all'invenzione della scrittura, ma si sono poifermate a uno stadio precedente l'invenzione dell'alfabeto.Già nei dipinti e graffiti delle società primitive si individuano così tanti elementi di un sistema discrittura da rendere difficoltosa la distinzione fra arte e scrittura. Secondo gli studiosi a giustificare l'invenzione della scrittura non basterebbe la sola presenza dellecomponenti cognitive (il bisogno di comunicare, l'abilità manuale, il pensiero simbolico, e soprat-tutto il linguaggio).Fu necessario il contemporaneo verificarsi di condizioni socio-economiche e politiche favorevoli.Ciò avvenne in MMeessooppoottaammiiaa nneell 33..220000 aa.. CC.. e portò alla nascita della ssccrriittttuurraa ccuunneeiiffoorrmmee; inun'epoca grosso modo contemporanea in Egitto si affermava invece un altro tipo di scrittura: llaaggeerroogglliiffiiccaa.

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LLaa ssccrriittttuurraa iinn MMeessooppoottaammiiaa

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

Furono i SSuummeerrii, tra l'odierna zona di Baghdad e la foce del Tigri e dell'Eufrate, a dar vita, iinnttoorrnnoo aall 33220000 aa..CC.., alla prima altacultura urbana e a iinnvveennttaarree llaa ssccrriittttuurraa ccuunneeiiffoorrmmee. La scrittura cuneiforme fu adottata anche dagli AAccccaaddii, popolazioni nomadi semitiche che a partire dal 2600 a.C. ssppiinnsseerroo ii SSuummeerriisseemmpprree ppiiùù aa ssuudd. Il processo di accadizzazione terminò intorno al 1900 a.C. circa.Proprio l'ultimo periodo di grande splendore (il periodo Neosumerico intorno al 2140-2020 a.C.) ci ha lasciato uunn nnuummeerroo eellee--vvaattiissssiimmoo ddii ttaavvoolleettttee ccuunneeiiffoorrmmii iinn ssuummeerriiccoo, raccolte in numerosi aarrcchhiivvii ddii ddooccuummeennttii eeccoonnoommiiccii, provenienti dalle grandi cciittttààdel regno, come ad esempio UUrr. La lingua sumerica e la scrittura cuneiforme sopravvissero anche agli stravolgimenti successivi e allo stanziamento prima degliAAmmoorrrriittii, popolazioni nomadi che fondarono vari regni, tra cui quello di Babilonia, e poi degli AAssssiirrii sul medio Eufrate.

EEvvoolluuzziioonnee ddeell ccuunneeiiffoorrmmeeII ppiiùù aannttiicchhii documenti che contengono eesseemmppii ddii ssccrriittttuurraa oorrggaanniizzzzaattaa risalgono alla fine del IV millennio a.C. ((cc.. 33220000--33110000aa..CC..)). Si tratta di ttaavvoolleettttee ddii aarrggiillllaa contenenti ddooccuummeennttii eeccoonnoommiiccii rinvenute presso ll''aannttiiccaa cciittttàà ddii UUrruukk (odierna Warka),situata nel sud della Mesopotamia (ooddiieerrnnoo IIrraaqq), sulle quali sono incise sseeqquueennzzee ddii ppiittttooggrraammmmii (ossia veri e propri disegni cheriproducono un oggetto) incolonnati e ripetuti.I sseeggnnii oorriiggiinnaallii avevano già in questo periodo subìto un significativo cambiamento: erano stati rruuoottaattii vveerrssoo ssiinniissttrraa ddii 9900°° (veditavola: sub sumerico classico).

La ssccrriittttuurraa ''pprroottooccuunneeiiffoorrmmee'' ddeellllee ttaavvoolleettttee di Uruk ebbe uunn''uulltteerriioorree ttrraassffoorrmmaazziioonnee nella prima metà del III millennio a.C.,quando, per evitare 'sbavature' nel tracciare linee curve e per velocizzare la realizzazione del segno, ggllii ssccrriibbii pprreeffeerriirroonnoo iimmpprriimmee--rree, con uno ssttiilloo aa ppuunnttaa, a sezione ttrriiaannggoollaarree,, ttrraattttii rreettttiilliinneeii aa ffoorrmmaa ddii ccuunneeoo. Dal latino ''ccuunneeuuss'' (chiodo) deriva dunque il suo nome la ssccrriittttuurraa ccuunneeiiffoorrmmee.

Questo significativo cambiamento e ll''aaddoozziioonnee sseemmpprree ppiiùù ffrreeqquueennttee ddii uunnaa ssccrriittttuurraa ffoonneettiiccaa avviò un lento pprroocceessssoo ddii sseemmppllii--ffiiccaazziioonnee dei segni originari (vedi tavola). Nel corso di tre millenni essa ssii ddiiffffuussee iinn ttuuttttoo iill VViicciinnoo OOrriieennttee e fu veicolo della cultura mesopotamica.

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EEvvoolluuzziioonnee ddeell CCuunneeiiffoorrmmee

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LLaa ccoolllleezziioonnee ddiittaavvoolleettttee ccuunneeiiffoorrmmii

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

L'Università Cattolica possiede un prezioso ppaattrriimmoonniioo ddii uunnaa sseettttaannttiinnaa ddii ttaavvoolleettttee ssuummeerriicchhee,giunte tramite ddoonnaazziioonnee da parte di GGiiuussttiinnoo BBoossoonn,, pprrooffeessssoorree ddaall 11993355 ddii ffiilloollooggiiaa sseemmiittiiccaa eeaassssiirriioollooggiiaa presso questo Ateneo. Facevano parte di un lotto di un migliaio di tavolette reperitea Parigi che il Boson cercò inutilmente di far acquistare dal governo italiano. Purtroppo ciò nonfu possibile. Boson decise allora di crearsi una piccola ccoolllleezziioonnee pprriivvaattaa, acquistando per sé 7733ttaavvoolleettttee, che studiò e successivamente donò all'Università Cattolica. Attualmente la collezione"G. Boson" è in corso di aggiornamento, rielaborazione e studio. A questo proposito, per dare un esempio della moderna e diversa metodologia nello studio deidocumenti cuneiformi, si confronti con l'originale la trascrizione della tavoletta n° 1 di Boson (A)e la recente nuova trascrizione (B).

LLee ttaavvoolleettttee ssoonnoo databili al periodo della Terza dinastia di Ur (2112-2004 a.C.) e pprroovveennggoonnooddaaggllii archivi ddeellllee cciittttàà ddii UUmmmmaa ((ooddiieerrnnaa JJookkhhaa)) ee SSeelllluušš--DDaaggaann ((ooddiieerrnnaa DDrreehheemm)),, iimmppoorrttaannttiicentri amministrativi ssiittuuaattii nell'Iraq meridionale, nneeii pprreessssii ddeellllaa ccaappiittaallee UUrr.. II tteessttii ssoonnoo ttuuttttii ddiinnaattuurraa eeccoonnoommiiccaa ee rriigguuaarrddaannoo:

prestito di orzodistribuzione di orzo e altre derrate alimentari come salariListe di personalepagamento di imposte in naturaconsegne di diverse derrate alimentari a diverso titolo(farina, latticini, sostanze grasse, birra e simili)spedizione di oggetti d'oro dal palazzo reale alla città santa di NNiippppuurr. provvigioni di viaggio per messaggericomunicazioni di natura commerciale

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LLee ssccrriittttuurree eeggeeee

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

Le ssccrriittttuurree eeggeeee, ossia le scritture di quelle civiltà ssvviilluuppppaatteessii nneeii tteerrrriittoorrii cchhee ssii aaffffaacccciiaannoossuull mmaarree EEggeeoo, coprono un arco di tempo che va dalla seconda metà del III millennio a.C. allafine del II millennio a.C. La cciivviillttàà mmiinnooiiccaa (ossia la civiltà ddeellll''aannttiiccaa CCrreettaa) sviluppò tre differenti sistemi di scrittu-ra sillabica: il ggeerroogglliiffiiccoo ccrreetteessee, la LLiinneeaarree AA, e la LLiinneeaarree BB. Le iscrizioni si trovano su tavolette d'argilla (documenti d'archivio), sigilli, vasi, elementiarchitettonici e altri supporti, e la loro stesura nacque dalle necessità concrete legate all'orga-nizzazione del lavoro, alla registrazione di beni, alla contabilità.Il ggeerroogglliiffiiccoo ccrreetteessee (o mmiinnooiiccoo), attestato a Creta nel Medio Minoico I e II (2000-1700/1600 circa), è una ssccrriittttuurraa ddii ttiippoo iiddeeooggrraaffiiccoo, non ancora decifrata. La LLiinneeaarree AA, scrittura ssiillllaabbiiccaa ffrraammmmiissttaa ddii iiddeeooggrraammmmii, così chiamata per il tracciato linea-re e più semplice rispetto al geroglifico cretese e per la sua disposizione orizzontale, è docu-mentata tra il 1700 e il 1450 a.C. a Creta. Conta circa un centinaio di segni, alcuni ideo-grammi e un sistema numerico decimale. Si tratta di una lingua non ancora decifrata. La LLiinneeaarree BB, decifrata nel 1952 dagli inglesi Michael Ventris e John Chadwick, è uunnaa ssccrriitt--ttuurraa ssiillllaabbiiccaa cchhee sseemmpplliiffiiccaa llaa LLiinneeaarree AA ee tteessttiimmoonniiaa uunnaa lliinngguuaa ggrreeccaa mmoollttoo aannttiiccaa, prece-dente i tempi di Omero. Essa venne utilizzata tra il 1400 e il 1150 a. C. È testimoniata dacirca seimila tavolette scoperte sia nell'isola di Creta sia nella Grecia continentale, oltre adiscrizioni dipinte su vasi. I segni sillabici sono circa 90, ai quali si aggiungono numerosi ideo-grammi e un sistema numerico di tipo decimale. All'interno del miceneo sono individuabili isillabogrammi o fonogrammi (cioè segni che rappresentano delle sillabe) e gli ideogrammi(cioè segni che esprimono dei concetti). Una attenzione particolare merita il ddiissccoo ddii FFeessttòòss: un disco di argilla scoperto nel 1908 dal-l'archeologo italiano Luigi Pernier durante gli scavi all'estremità nord-est del palazzo diFestòs. È scritto, con andamento spiraliforme, su entrambe le facce e per ottenere l'iscrizionesono stati utilizzati 45 punzoni che corrispondono ai 45 segni differenti presenti sul disco.I segni sono 242; la scrittura sembra di tipo sillabico e la sua origine è presumibilmente egea.La natura del testo è incerta, e problematica si è rivelata anche la sua decifrazione.Tra le scritture dell'area egea si ricorda anche il cciipprroo--mmiinnooiiccoo,, uunnaa ssccrriittttuurraa ssiillllaabbiiccaa utiliz-zata nell'isola di Cipro tra la fine del XVI secolo e il 1050 a.C. circa. Dal cipro-minoico èderivato il sillabario cipriota classico adottato a Cipro tra l'VIII e il VII secolo a.C. e rimastoin vigore fino al III secolo a.C. Tale sillabario conta 56 segni di cui 5 sono vocali.

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LLiinneeaarree BB

LLiinneeaarree AA

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LLaa ssccrriittttuurraa iinn EEggiittttoo

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

In Egitto la scrittura nacque in un'epoca grosso modo contemporanea a quella in cui la scrittura cuneiforme si affermò inMesopotamia ((cciirrccaa 33220000 aa..CC..)). La prima scrittura che troviamo in uso è quella ggeerroogglliiffiiccaa. Il termine 'geroglifici' , ossia, letteralmente in greco, 'lleetttteerree ssaaccrree iinnccii--ssee', fu attribuito a questi caratteri da Clemente di Alessandria (II secolo d.C.) il quale, avendoli visti soprattutto su monumentidi carattere religioso, erroneamente ne enfatizzò questo aspetto: in realtà essi non avevano nulla di sacro e venivano impiegati perscritti di ogni tipo. Essi furono dapprima ppiittttooggrraaffiiccii oo iiddeeooggrraaffiiccii ((cciiooèè rraapppprreesseennttaavvaannoo ssiimmbboolliiccaammeennttee uunn ooggggeettttoo oo uunn''iiddeeaa)),successivamente anche ffoonneettiiccii ((cciiooèè rraapppprreesseennttaavvaannoo uunn ssuuoonnoo ddeellllaa lliinngguuaa ppaarrllaattaa)). Potevano essere lleettttii ddaa ddeessttrraa vveerrssoo ssiinniissttrraaoo ddaallll''aallttoo vveerrssoo iill bbaassssoo ee vviicceevveerrssaa,, aa sseeccoonnddaa ddeellllaa ddiirreezziioonnee ddeelllloo ssgguuaarrddoo ddeeggllii uuoommiinnii oo aanniimmaallii rraapppprreesseennttaattii. Nel tempo la scrittura geroglifica subì delle modificazioni. Intorno al III millennio a.C., attraverso una semplificazione dei segnioriginari al fine di una maggiore velocità nello scrivere, comparve la scrittura iieerraattiiccaa (letteralmente 'lingua sacerdotale'), uno svi-luppo corsivo della precedente, impiegata ppeerr rreeddiiggeerree ii ddooccuummeennttii cchhee rriigguuaarrddaavvaannoo llaa vviittaa ppuubbbblliiccaa ee rreelliiggiioossaa. Agli inizi si svi-luppava su colonne verticali, ma successivamente si passò a una stesura orizzontale, da destra verso sinistra. La forma ddeemmoottiiccaa (ossia 'scrittura popolare') ebbe origine da un'ulteriore semplificazione della ieratica. Invece di un solo segnovenivano però abbreviati interi gruppi di segni, col risultato quindi di renderla più difficile da leggere rispetto al geroglifico e alloieratico. Rimase in uso dal VII secolo a.C. fino alla fine del periodo romano (IV secolo d.C.). FFuu llaa ssccrriittttuurraa ffaavvoorriittaa ddaaggllii ssccrriibbii''uuffffiicciiaallii''. Infine, in età romana (III secolo d.C.), si andò formando la ssccrriittttuurraa ccooppttaa. Fu elaborata dagli EEggiizziiaannii ddii rreelliiggiioonnee ccrriissttiiaannaa((CCooppttii)). Essa altro non era che la trascrizione della lingua egiziana in caratteri greci. Al pari della scrittura greca, anche la coptaera una scrittura fonetica, in cui venivano utilizzate le lettere dell'alfabeto greco (comprese le vocali che nella lingua scritta egi-ziana non esistevano) con l'aggiunta di pochi altri segni derivati dal demotico. Lingua e scrittura copta nel IX secolo d.C. dovet-tero soccombere di fronte a lingua e scrittura araba. SSoopprraavvvviivvoonnoo ooggggii ccoommee eesspprreessssiioonnee uuffffiicciiaallee ddeellllaa CChhiieessaa CCooppttaa.

LLaa lliinngguuaa ee llaa ssccrriittttuurraa ggrreeccaa iinn EEggiittttooAlmeno dal VVIIII sseeccoolloo aa..CC.. iinn EEggiittttoo ffuurroonnoo nnoottee aanncchhee llaa lliinngguuaa ee llaa ssccrriittttuurraa ggrreeccaa. Furono introdotte dai soldati mercenari e daimercanti. Nel 332 a.C. Alessandro Magno conquistò l'Egitto. Dopo la sua morte il paese divenne un regno indipendente sottol'autorità di TToolleemmeeoo II e il ggrreeccoo ne ddiivveennnnee llaa lliinngguuaa uuffffiicciiaallee, sebbene parlato sempre da una minoranza, ma con un rilevante pesosociale e politico. Dal III secolo a.C. in poi i papiri testimoniano in Egitto la presenza diffusa della lingua e della scrittura grecanon solo in testi documentari, ma anche letterari. Quando, a partire dal 30 a.C., l'Egitto divenne provincia romana, il greco rimase la lingua ufficiale così come per tutte le provin-cie orientali dell'Impero romano.Nel VII secolo d.C. il paese venne conquistato dagli arabi: a partire ddaallll''VVIIIIII sseeccoolloo ll''aarraabboo ssoossttiittuuiissccee ddeeffiinniittiivvaammeennttee iill ggrreeccoo.Esso scompare anche come lingua parlata né si trovano più codici scritti in greco.

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LLaa ccoolllleezziioonnee ddii PPaappiirrii

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

La collezione di papiri dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (identificati con lasigla P.Med. = Papyri Mediolanenses) si è costituita, nel Novecento, in periodi diversi: negli anniVenti, con le donazioni Jacovelli-Vita e Castelli, acquisite tramite Aristide Calderini, e successiva-mente, per acquisto, per opera di Orsolina Montevecchi.Si tratta in tutto di circa un migliaio di pezzi, tutti di provenienza egiziana, per la maggior partescritti in greco, e in piccola parte in ieratico e copto. Tra i papiri greci se ne contano una quaran-tina fra biblici, liturgici, letterari e semiletterari, tutti gli altri sono documentari. In buona parte i papiri sono già stati editi su "Aegyptus", rivista italiana di Egittologia e diPapirologia fondata nel 1920 da Aristide Calderini. I papiri documentari sono stati ripubblicatinei vari volumi del Sammelbuch Griechischer Urkunden aus Aegypten.

Alla collezione di papiri si aggiunge altro materiale antico, tutto in lingua greca provenientedall'Egitto, e precisamente:

una piccola collezione di ostraca tre tabelle lignee scritte in greco, di cui una liturgica circa duecento bolli d'anfora sei iscrizioni greche (esposte nell'atrio della Cripta dell'Aula magna)

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LLee ssccrriittttuurree ccoonnssoonnaannttiicchheeddeellllaa rreeggiioonnee ssiirroo--ppaalleessttiinneessee

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L'origine dei sistemi di ssccrriittttuurraa ccoonnssoonnaannttiiccaa,, oossssiiaa ddii qquueellllee ssccrriittttuurree cchhee nnoonn eesspprriimmoonnoo llee vvooccaallii, resta tuttora insoluto.Abbiamo invece maggiori informazioni su quando e dove avvenne. Nel II millennio a.C. nneellllaa rreeggiioonnee ssiirroo--ppaalleessttiinneessee ci furono diversi tentativi di creare sistemi di scrittura locali, solo in parteinfluenzati da quelli più antichi mesopotamico e soprattutto egiziano.Tra le scritture consonantiche semitiche si distinguono la nord-semitica (cui appartengono la scrittura ugaritica e la fenicia, conquelle da essa derivate) e la sud-semitica (i sistemi grafici 'proto-arabo', nordarabico e sudarabico).

Fra le più antiche scritture nord-semitiche è la ssccrriittttuurraa uuggaarriittiiccaa: prende il nome dalla città di UUggaarriitt (attuale Ras Šamra, in Siria),dove fu elaborata intorno al XIV secolo a.C. Comprende una trentina di segni ed è di influenza mesopotamica. La più nota tra le scritture consonantiche nord-semitiche è però la ssccrriittttuurraa ffeenniicciiaa, attestata dal XIII sec. a.C.: comprende 22 segni. L'ordine dei segni nord-semitico non corrisponde a nessuna logica né fonetica né grafica.Ha probabilmente uunn''oorriiggiinnee aassttrroonnoommiiccaa. Sarebbe cioè una specie di ccaalleennddaarriioo che ricorda le fasi lunari e rappresenta la situa-zione degli astri attorno al 2000/1600 a.C.Dalla scrittura fenicia sono derivate sia l'ebraica antica (paleoebraica) sia l'aramaica. Dalla scrittura aramaica delle cancellerie persiane si sviluppano varie scritture nazionali tra cui la scrittura giudaica (detta 'ebraicaquadrata' per la forma dei segni) e la scrittura siriaca.

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GGllii aallffaabbeettii ggrreeccii

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Sbarcati sulle coste della Grecia i mmeerrccaannttii FFeenniiccii scaricarono dalle loro imbarcazioni qualcosa di più prezioso e duraturo delle purpregevoli stoffe tinte di porpora. Secondo lo storico greco Erodoto i Fenici ffeecceerroo ddoonnoo aaii GGrreeccii ddeellllaa mmiirraabbiillee iinnvveennzziioonnee ddeelllleelleetttteerree,, pprriimmaa iiggnnoottee aaii GGrreeccii.Quel che è certo è che ggllii aallffaabbeettii ggrreeccii nnaassccoonnoo ddaa uunn aaddaattttaammeennttoo ddeellllaa ssccrriittttuurraa ffeenniicciiaa. La parentela risulta evidente dalla formadei segni, dalla loro successione, dai nomi delle lettere (al fenicio aleph, beth, gimel, delth… corrisponde in greco alpha, beta,gamma, delta…), dalla direzione della scrittura che, nelle prime iscrizioni, scorreva da destra a sinistra. MMeerriittoo ddeeii GGrreeccii ffuu aavveerriinnttrrooddoottttoo llee vvooccaallii non espresse nell''alfabeto' fenicio. Le lettere dell'alfabeto erano impiegate anche per esprimere i numeri e, conmodificazioni, anche per indicare le note musicali. LLaa ddiirreezziioonnee ddeellllaa ssccrriittttuurraa ppaassssòò ddaa ddeessttrraa aa ssiinniissttrraa (come nelle scritture semitiche) abbuussttrrooffeeddiiccaa (ossia, in greco, "che gira come il bue" quando ara un campo: cioè da destra asinistra, da sinistra a destra e viceversa), stabilizzandosi infine nneellllaa ddiirreezziioonnee ddaa ssiinniissttrraa aaddeessttrraa. È difficile determinare con esattezza dove e quando sia avvenuta l'invenzione dell'alfabetogreco. Per la localizzazione si sono fatti i nomi di Rodi, Creta, Cipro, o comunque un luogodi facile incontro tra Oriente e Occidente. Per la datazione è plausibile pensare aaggllii iinniizzii ddeellIIXX sseeccoolloo aa..CC. quando furono particolarmente intensi i rapporti commerciali e culturali tra iGreci e i popoli del Mediterraneo orientale. LLee ppiiùù aannttiicchhee iissccrriizziioonnii rriissaallggoonnoo aallllaa pprriimmaammeettàà ddeellll''VVIIIIII sseeccoolloo aa..CC..: la più antica iscrizione della Grecia continentale (un testo graffi-to su una piccola brocca, la 'coppa di Nestore') è databile al 730 a.C. Con il passare del tempo si produssero degli adattamenti che portarono aallllaa ccrreeaazziioonnee ddiiddiivveerrssii aallffaabbeettii locali in cui si verificò la tendenza a ela-borare i segni originari. PPrreevvaallssee poi ll''aallffaabbeettoo uussaattoo aaMMiilleettoo che prevedeva la distinzione tra suoni lunghi ebrevi. Questo alfabeto, detto milesio, venne aaddoottttaattooaadd AAtteennee nneell 440033 aa..CC.. e, a partire dal IV secolo a.C.,ddiivveennnnee ll''aallffaabbeettoo dd''uussoo ccoommuunnee iinn ttuuttttaa llaa GGrreecciiaa.Con il periodo ellenistico-romano si affermò unakoiné linguistica basata sullo ionico-attico, a cui cor-rispose una koiné di scrittura epigrafica in cui leforme delle lettere tesero ad omogeneizzarsi sempredi più.

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LLaa rriissoolluuzziioonnee ddeellllee ssccrriittttuurreemmiisstteerriioossee:: ii ''ddeecciiffrraattoorrii''

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

I geroglifici egiziani, la scrittura cuneiforme e la lineare cretese non avrebbero mai rivelato i loro segreti senza l'accanita pazienza di alcuni appassionatie geniali ricercatori. Decifratori di scritture fino a quel momento incomprensibili, questi autentici 'detective' della scrittura hanno permesso all'uomo dientrare in contatto con civiltà scomparse da millenni. Conosciamo meglio alcuni di questi personaggi:

CChhaammppoolllliioonn ee ii ggeerroogglliiffiicciiJean François CChhaammppoolllliioonn ((11779900--11883322)), studioso di lingue orientali, è il fondatore dell'eeggiittttoollooggiiaa moderna. A lui si deve la decifrazione della scrit-tura geroglifica. Tutto partì dall'attenta osservazione a Parigi di una copia della cosiddetta ''SStteellee ddii RRoosseettttaa'', ossia una spessa pietra in basalto di colorenero rinvenuta durante la campagna napoleonica in Egitto del 1799, sulla quale è riportato uunn ddeeccrreettoo (196 a.C.) del sovrano Tolemeo V scritto iinn ttrreeddiiffffeerreennttii lliinngguuee:: ggeerroogglliiffiiccoo,, ddeemmoottiiccoo ee ggrreeccoo. Dapprima si accorse che i due nomi che comparivano nei cartigli, quelli dei sovrani Tolomeo e Cleopatra, erano presenti anche nel testo greco. Cadevaquindi l'ipotesi che i geroglifici fossero ideogrammi, cioè esprimessero un concetto. Poi, mettendo a confronto il testo greco con quello geroglifico,Champollion contò il numero di parole contenute nel testo greco e il numero di geroglifici e notò che questi ultimi quantitativamente superavano i ter-mini greci. Ne nacque l'intuizione che cciiaassccuunn ggeerroogglliiffiiccoo ddoovveessssee aavveerree iinn rreeaallttàà uunn vvaalloorree ffoonneettiiccoo, ossia che ogni geroglifico non fosse in realtà la rap-presentazione di una immagine, ma quella di un suono alfabetico o sillabico (corrispondente cioè a una singola lettera o a una sillaba).Fu soltanto il punto di partenza. Con un paziente lavoro di osservazione e di confronto egli ggiiuunnssee aadd aabbbbiinnaarree ooggnnii lleetttteerraa oo ssiillllaabbaa aa uunn ggeerroogglliiffiiccoo.

LLaa ddeecciiffrraazziioonnee ddeell ccuunneeiiffoorrmmeeI primi ccaarraatttteerrii ccuunneeiiffoorrmmii rraaggggiiuunnsseerroo ll''EEuurrooppaa nneell 11662211.. PPiieettrroo ddeellllaa VVaallllee si era imbattuto nei pressi di Persepoli in una misteriosa scrittura diffusaun po' ovunque su monumenti e mattoni e ne fece copia. Iniziava la lunga e tortuosa sfida alla decifrazione della scrittura cuneiforme, la prima scrittu-ra inventata dall'uomo, cui hanno contribuito diversi illustri ricercatori.Un primo prezioso contributo venne da CC.. NNiieebbuuhhrr: egli riconobbe, nelle iscrizioni da lui copiate in Persia, tre diversi tipi di scrittura cuneiforme checorrispondevano a tre diverse lingue: l'aannttiiccoo ppeerrssiiaannoo, nel quale individuò 42 caratteri "alfabetici", l'eellaammiittaa e, il più difficile, composto da un elevatonumero di segni, quello che sarà definito in seguito il bbaabbiilloonneessee. Successivamente, FF.. MMüünntteerr scoprì che il cuneo obliquo nelle iscrizioni persiane avevala funzione di separare le parole.Il tedesco GG.. FF.. GGrrootteeffeenndd, all'inizio dell'Ottocento giunse a una pprriimmaa ppaarrzziiaallee ddeecciiffrraazziioonnee ddeell ccuunneeiiffoorrmmee. Riuscì a isolare 15 caratteri alfabetici, dicui 11 si rivelarono in seguito esatti. Il 11883355 è un anno decisivo per la decifrazione dell'antico persiano: llaa ssccooppeerrttaa aa BBeehhiissttuunn ddii uunn''iissccrriizziioonnee ttrriilliinngguuee che conteneva numerosi nomi di per-sona e un certo numero di toponimi, già in parte noti, consentiva a HH..CC.. RRaawwlliinnssoonn di isolare tutti i 42 segni di cui si compone l'aannttiiccoo ppeerrssiiaannoo e dicompletare la ddeecciiffrraazziioonnee ddeellllaa pprriimmaa lliinngguuaa. Con la decifrazione della prima scrittura, gli studiosi furono in grado di affrontare le altre due iscrizioni.La sseeccoonnddaa ssccrriittttuurraa, che verrà definita eellaammiittaa dal nome della regione in cui era in uso (Elam, a ovest del corso inferiore del Tigri), fu decifrata dall'in-glese EE.. NNoorrrriiss che individuò una scrittura sillabica formata da 111 segni. La tteerrzzaa ccoolloonnnnaa dell'iscrizione trilingue annovera cciirrccaa cciinnqquueecceennttoo ccaarraatttteerrii. Fu EE.. HHiinnkkss a intuire la ssttrruuttttuurraa ccoommpplleessssaa ddii qquueessttaa ssccrriittttuurraa. A causadell'alto numero di segni non poteva trattarsi di una scrittura alfabetica né tantomeno puramente sillabica, ma nessuno avrebbe mai potuto immagina-re che in essa potessero ccooeessiisstteerree ssiisstteemmii ddiivveerrssii, perfettamente integrati in una scrittura che mescola sillabe semplici o complesse (ssiillllaabbooggrraammmmii) allooggooggrraammmmii. Così, ad esempio, un segno può avere vvaalloorree ffoonneettiiccoo, cioè esprimere un suono, o llooggooggrraaffiiccoo, cioè esprimere un concetto. Inoltre uno stesso segno puòavere valori fonetici diversi (polifonia) ed è anche possibile che segni diversi abbiano lo stesso suono (omofonia). A complicare ulteriormente le cose,esiste un'altra categoria di segni, detti determinativi, che, anteposti o posposti a una parola, ne indicano la categoria di appartenenza (sesso, divinità,toponimi, piante, materiale).

VVeennttrriiss ee llaa ssffiiddaa ddeellllaa lliinneeaarree BBAnche a CCrreettaa le scritture, in particolare la cosiddetta LLiinneeaarree BB lanciarono la loro sfida ai decifratori.La sfida fu raccolta da MMiicchhaaeell VVeennttrriiss e da JJoohhnn CChhaaddwwiicckk che, dopo molti anni di ricerca, nel 1952 decifrarono la scrittura come uunnaaffoorrmmaa aarrccaaiiccaa ddii ggrreeccoo.La decifrazione fu particolarmente difficile e di grande valore scientifico perché ottenuta senza l'aiuto di testi paralleli, come accaduto nel caso dei gero-glifici con la stele di Rosetta. La tecnica adottata da Ventris fu il ccaallccoolloo ssttaattiissttiiccoo ddeellllee ppeerrcceennttuuaallii ddeeii sseeggnnii. Dopo aver individuato il segno più ricor-rente nelle tavolette, lo associò alla lettera più frequente in inglese (ma anche in italiano), la e; passò quindi al segno successivo, e così via. Venne così ilmomento di iniziare a leggere alcune parole nelle iscrizioni in Lineare B, a cominciare dai toponimi, primo fra tutti KKoo--nnoo--ssoo, ossia CCnnoossssoo, la residenzadel mitico re Minosse, e poi altri termini a seguire. Il mistero era ormai svelato.

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II ssuuppppoorrttii ssccrriittttoorriiddeellll''aannttiicchhiittàà

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

IIll ppaappiirrooAssai impiegato in Egitto, il papiro veniva preparato tagliando ssoottttiillii ssttrriissccee ddaall mmiiddoolllloo ffiibbrroossoo ddii uunnaa ccaannnnaa che cresceva lungo il Nilo: due stratidi strisce, l'uno sovrapposto all'altro ad angolo retto, venivano compressi insieme per formare i ffooggllii, che potevano poi essere iinnccoollllaattii iinnssiieemmee iinnuunnaa lluunnggaa ffiillaa aa ffoorrmmaarree uunn rroottoolloo. Chi leggeva lo doveva svolgere gradualmente, usando una mano per tenere la parte che aveva già visto, arroto-landola durante la lettura. Al termine della visione la spirale risultava capovolta e chi avesse voluto leggere nuovamente il testo avrebbe dovuto sro-tolare di nuovo l'intero volume.

GGllii oossttrraaccaaGli oossttrraaccaa sono ccooccccii ddii vvaassii ddii tteerrrraaccoottttaa raccolti tra i rifiuti e scritti nella parte convessa. Era quindi un materiale scrittorio accessibile a tutti eperciò molto usato nel mondo antico. Si adoperavano per scritture di ogni genere, ma è particolarmente noto l'uso che se ne faceva in AAtteennee: su diessi venivano scritti i nomi dei cciittttaaddiinnii ccoonnddaannnnaattii aallll''eessiilliioo decennale (istituzione chiamata appunto ''oossttrraacciissmmoo'').

LLee ttaavvoolleettttee cceerraatteeVennero impiegate inizialmente in ambito greco, successivamente anche nel mondo romano, ppeerr ssccrriivveerree tteessttii ccoorrrreennttii. Ogni tavoletta lignea pre-sentava una faccia perfettamente liscia e l'altra delimitata da una cornice; lo spazio rettangolare compreso all'interno di questa era ricoperto di cceerraammoollttoo dduurraa sulla quale si scriveva iinncciiddeennddoo i segni con uno ssttiilloo ddii mmeettaalllloo aappppuunnttiittoo a una estremità. L'altra estremità, piatta, serviva per cancel-lare eventuali errori.

LLee eettiicchheettttee lliiggnneeeeServivano a ccoonnttrraasssseeggnnaarree llee mmuummmmiiee.. Esse recavano il nome, la paternità, la maternità, il luogo di provenienza del defunto, il suo mestiere. Talorapresentavano testi più lunghi. Si trattava per lo più di un ssuurrrrooggaattoo eeccoonnoommiiccoo ddeellll''iissccrriizziioonnee ffuunneebbrree.

LLee mmoonneetteeNon si tratta propriamente di materiale scrittorio, anche le monete presentano però una ppaarrttee eeppiiggrraaffiiccaa, alla quale è affidato innanzitutto il com-pito di dichiarare l'aauuttoorriittàà eemmiitttteennttee. Le mmoonneettee ggrreecchhee la enunciano al ggeenniittiivvoo pplluurraallee (per es. ''ddeeggllii AAtteenniieessii''), sottintendendo dunque una parola come 'moneta'. L'uso del genitivo sin-golare persiste anche sulle mmoonneettee ddeeii ssoovvrraannii eelllleenniissttiiccii, sulle quali, dopo la morte di Alessandro Magno, l'autorità emittente viene espressa anchegrazie al rriittrraattttoo. La mmoonneettaazziioonnee rroommaannaa rreeppuubbbblliiccaannaa, oltre all'indicazione ''RROOMMAA'', specifica anche il nome dei mmaaggiissttrraattii addetti all'emissione delle monete. In eettààiimmppeerriiaallee il Diritto riporta il nome e le cariche ricoperte dall'imperatore, mentre il Rovescio commenta il soggetto raffigurato. Sulle mmoonneettee mmeeddiieevvaallii la parte epigrafica può sovrabbondare quella figurata, limitata talora ad una croce. Le scritte possono anche indicare il valo-re delle monete. L'indicazione dell'anno di emissione è sporadica nel mondo antico. La consuetudine di datare le monete in base al calendario del-l'era cristiana si diffonde in Europa solo dal XVI secolo.

II bboolllliiFirme, sigle, frasi, contrassegni, numeri si trovano frequentemente iinncciissii oo ggrraaffffiittii ssuu mmoollttii ooggggeettttii ddii uussoo ccoommuunnee. Alcune scritte sono relative alla ffuunnzziioonnee ddeellll''ooggggeettttoo stesso (pesi, stadere, tessere alimentari, teatrali, sigilli, anelli, anfore ecc.), altre recano il nnoommeeddeell ppoosssseessssoorree o frasi (augurali, scherzose, ingiuriose), altre ancora contengono il nome del fabbricante. Ci troviamo in questo caso di fronte adun vero e proprio mmaarrcchhiioo ddii ffaabbbbrriiccaa. Il nome del proprietario della cava (figlina) o della fabbrica (officina), garantiva la qualità del prodotto oltrealla sua provenienza, e consente oggi agli studiosi di comprendere il sistema organizzativo.

LLee eeppiiggrraaffiiLe eeppiiggrraaffii sono iissccrriizziioonnii (iinncciissee,, ggrraaffffiittee oo ddiippiinnttee) di varia lunghezza e contenuto realizzate ssuu ssuuppppoorrttii dduurrii (pietra, marmo, bronzo, piombo,terracotta ecc.), differenti a seconda dell'uso al quale i testi erano destinati e a seconda della durata che si voleva essi avessero nel tempo. L'uso delle iscrizioni era ampiamente diffuso in molti settori della vita pubblica e privata del mondo antico. In base al loro contenuto si distinguo-no in ffuunneerraarriiee, ssaaccrree ed eexx--vvoottoo (per onorare le divinità o ringraziarle per benefici ricevuti), oonnoorraarriiee (elogi di generali e uomini di stato e iscri-zioni imperiali romane), mmiilliittaarrii (indicazioni sui movimenti delle legioni, la provenienza dei militari). Le lleeggggii ssccrriittttee, incise su ppiieettrraa oo bbrroonnzzoo, ed esposte pubblicamente garantivano una oggettività nella loro applicazione. Ai testi epigrafici si facevaricorso anche per rraaggiioonnii pprrooppaaggaannddiissttiicchhee ee ppoolliittiicchhee (molti esempi se ne trovano a Pompei) o di ccoommuunniiccaazziioonnee iinnddiivviidduuaallee (ancora a PPoommppeeii).

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LLee ssccrriittttuurree ddeellllaa SSccrriittttuurraa

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

La BBiibbbbiiaa eebbrraaiiccaa è stata ttrraammaannddaattaa in due lingue: la maggior parte in eebbrraaiiccoo e alcune sezioni inaarraammaaiiccoo. Nella BBiibbbbiiaa ccrriissttiiaannaa, ovvero Primo o Antico Testamento, ci sono lliibbrrii ee aaggggiiuunnttee chenon fanno parte delle scritture ebraiche, ma pprroovveennggoonnoo ddaall ggiiuuddaaiissmmoo ddii lliinngguuaa ggrreeccaa, e sono inclu-si nella Bibbia detta dei Settanta (dal numero leggendario e simbolico dei traduttori). AAllccuunnii diquesti libri sono stati ccoommppoossttii ddiirreettttaammeennttee iinn ggrreeccoo, aallttrrii ci sono ppeerrvveennuuttii iinn ggrreeccoo, ma il tteessttoooorriiggiinnaallee era in lliinngguuaa sseemmiittiiccaa (eebbrraaiiccoo o aarraammaaiiccoo). Il Siracide (o Ecclesiastico), di cui ci è giuntainteramente solo la versione greca, fu scritto in ebraico: buona parte di tale testo è stata rinvenutain una sinagoga del Cairo nel 1896 e nel 1931; altri frammenti sono stati trovati poi a Qumrân(nel 1955) e a Masada (nel 1964), nel deserto di Giuda. Fra i teessttiimmoonnii ddeell tteessttoo bbiibblliiccoo eebbrraaiiccoo//aarraammaaiiccoo che ci sono pervenuti, distinguiamo i ddiirreettttii, cioèi mmaannoossccrriittttii iinn lliinngguuaa oorriiggiinnaallee che riproducono parti estese di testo, e gli iinnddiirreettttii, cioè le aannttiicchheevveerrssiioonnii (soprattutto in greco, latino, aramaico, siria-co, copto, armeno, georgiano, etiopico, arabo), che cidanno il testo intero tradotto e le citazioni (ovveroparti brevi di testo in lingua originale). I mmaannoossccrriittttii ddeellllaa BBiibbbbiiaa eebbrraaiiccaa sono per la maggiorparte di eeppooccaa mmeeddiieevvaallee (dal IX secolo d.C.). Legrotte di Qumrân ci hanno restituito manoscrittibiblici databili sin dal II secolo a.C. e il I d.C.

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LLaa ssccrriittttuurraa aarraabbaa

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Le pprriimmee aatttteessttaazziioonnii ssccrriittttee della lingua araba sono iscrizioni in caratteri nabateni e sudarabici risalenti al IIIIII sseeccoolloodd..CC..: il più antico vero e proprio documento è l'eeppiiggrraaffee ffuunneerraarriiaa del leggendario rree--ppooeettaa IImmrruu'' ll--QQaayyss (332288 dd..CC..). Dopo l'aavvvveennttoo ddeellll''IIssllaamm, nel VVIIII sseeccoolloo dd..CC.., llaa lliinngguuaa aarraabbaa hhaa ccoonnoosscciiuuttoo uunn''eennoorrmmee ddiiffffuussiioonnee e il suo alfabeto siè imposto anche presso popolazioni che parlavano lingue di ceppo diverso, come il persiano e il turco ottomano, dimodo che i caratteri arabi sono quelli più utilizzati al mondo, subito dopo quelli latini. Le forme di base di tali caratteri erano in origine solo 18; l'introduzione dei punti diacritici ha generato 2288 sseeggnnii aallffaa--bbeettiiccii ddiiffffeerreennttii, ciascuno dei quali può assumere fino a 4 forme diverse a seconda della posizione che occupa rispet-to ad altri caratteri (iniziale, mediana o finale all'interno di una parola, oppure isolata). LLaa ssccrriittttuurraa pprroocceeddee ddaa ddeessttrraaaa ssiinniissttrraa e nei testi comuni solitamente non riporta le vocali che non sono lettere, ma segni esterni al corpo dellaparola. Ciò rende difficile la lettura a chi non conosca il lessico e la grammatica, tant'è vero che un celebre detto araboafferma: "Bisogna che tu capisca per leggere e che tulegga per capire".Il ddiivviieettoo ddii rraaffffiigguurraarree eesssseerrii aanniimmaattii ha indotto l'ar-te musulmana a sviluppare motivi oorrnnaammeennttaallii ggeeoo--mmeettrriiccii o fflloorreeaallii, ma la scrittura stessa è spesso uti-lizzata al medesimo scopo dando vita a una mirabilevarietà di stili calligrafici.

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VVooccaallii

CCoonnssoonnaannttii

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IIll mmiisstteerroo eettrruussccoo

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Gli EEttrruusscchhii furono le pprriimmee ggeennttii iittaalliicchhee aadd aaddoottttaarree ll''aallffaabbeettoo ggrreeccoo. La ppiiùù aannttiiccaa aatttteessttaazziioonnee,,ll''aallffaabbeettaarriioo ddii MMaarrssiilliiaannaa,, rriissaallee aall 770000 aa..CC.. Si tratta di una tavoletta d'avorio che reca inciso, sulcontorno, un alfabeto completo: uno strumento scolastico o forse un oggetto votivo. Gli Etruschi ccoonnsseerrvvaarroonnoo llaa sseerriiee aallffaabbeettiiccaa ggrreeccaa ccoommpplleettaa ssoolloo nneeggllii aallffaabbeettaarrii.. NNeellll''uussoo aaddaattttaa--rroonnoo ll''aallffaabbeettoo ggrreeccoo aallllee ccaarraatttteerriissttiicchhee ddeellllaa lloorroo lliinngguuaa,, aabbbbaannddoonnaannddoo aallccuunnii sseeggnnii ccoonnssiiddeerraattiiiinnuuttiillii per la fonetica dell'etrusco, quali ad esempio i segni per indicare le consonanti sonore B - D- G e quello per la vocale O.A partire dal VI secolo l'alfabeto etrusco si diffuse in tutta l'Etruria propriamente detta, poi a norde sud di essa, nell'Etruria campana. LL''iinnsseeggnnaammeennttoo ddeellllaa ssccrriittttuurraa eerraa pprraattiiccaattoo ssoopprraattttuuttttoo pprreessssooii ssaannttuuaarrii, come Pyrgi o Veii. Ci hanno lasciato oltre 10.000 iscrizioni, per lo più tombali, traccia-te con vari alfabeti derivati da quelli greci. Nonostante ciò la loro lingua rimane ancora per moltiversi un mistero.

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Le lingue dell'Italia antica presentano ssiisstteemmii ddii ssccrriittttuurraa ddeerriivvaannttii ddaallll''eettrruussccoo, dal ggrreeccoo e, in seguito all'espansionismo romano,dal llaattiinnoo.Procedendo da Nord a Sud, tra il Piemonte orientale, la Lombardia, il Canton Ticino meridionale e la Liguria era parlato il lleeppoonn--zziioo, attestato da alcune iscrizioni rinvenute nel Verbano Cusio Ossola e nel Comasco. La scrittura è di derivazione etrusca. Il ggaall--lliiccoo era parlato in Piemonte, Lombardia ed Emilia.Nel Tirolo settentrionale, nelle valli delle Dolomiti, a Verona, Padova e Sondrio è documentato, con un alfabeto di derivazioneetrusca, il rreettiiccoo. A parte sono considerate le iscrizioni della Val Camonica, in prevalenza graffiti rupestri, che costituiscono ilccaammuunnoo. Ben documentato è il vveenneettiiccoo con documenti da Padova a Belluno che testimoniano un alfabeto di tipo etrusco con sin-golare interpunzione sillabica. Tra il VII secolo a.C. e il II a.C. è documentato il ffaalliissccoo con iscrizioni da Civita Castellana e daFalerii Novi. Con circa 300 testi, scritti da destra a sinistra, databili tra la fine del VI secolo a.C. e il I secolo a.C., è testimoniato il mmeessssaappiiccoo,diffuso nella penisola salentina (Lecce, Brindisi, Taranto). L'alfabeto, nei suoi tratti principali, è derivato da quello greco. Il ppiiccee--nnoo, con alfabeto di derivazione etrusca, è conosciuto nella sua variante settentrionale con un'iscrizione scoperta a Novilara e conframmenti da Pesaro e Fano e nella sua variante meridionale con testi compresi in una zona tra le antiche regioni del Piceno e delSannio. L'uummbbrroo, realizzato in alfabeto epicorico derivato dall'etrusco e dal latino, è documentato da sette tavole di bronzo trovate nel1444 a Gubbio, scritte su entrambi i lati e databili intorno alla seconda metà del II secolo a.C. L'oossccoo è redatto in tre alfabeti(greco, latino, epicorico derivato dall'etrusco) e copre un vasto territorio che va dall'Abruzzo fino a Messina. In Sicilia sono atte-stati, con scrittura di tipo greco occidentale, il ssiiccuulloo e l'eelliimmoo

SSccrriittttuurree ee lliinngguueeddeellll''IIttaalliiaa aannttiiccaa

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TAVOLA DEGLI ALFABETI (I)

TAVOLA DEGLI ALFABETI (II)

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LLaa ssccrriittttuurraa rruunniiccaaLa prima scrittura utilizzata nel mondo germanico è la ssccrriittttuurraa rruunniiccaa, di tipo aallffaabbeettiiccoo edi uso eeppiiggrraaffiiccoo, attestata dalla fine del IIII oo iinniizziioo ddeell IIIIII sseeccoolloo dd..CC. L'alfabeto runico ger-manico è detto ffuuþþaarrkk dalle prime sei lettere che lo compongono; i segni sono 24 e la lorosuccessione è diversa da quella di tutti gli altri alfabeti. Quasi certamente qquueessttii mmiisstteerriioossii ccaarraatttteerrii,, llee rruunnee,, ddeerriivvaannoo ddaa aallffaabbeettii nnoorrddiittaalliiccii pprreellaattii--nnii ddii oorriiggiinnee eettrruussccaa,, ppaassssaattii aall mmoonnddoo ggeerrmmaanniiccoo nneell II sseeccoolloo aa..CC.. aattttrraavveerrssoo iill NNoorriiccoo (cor-rispondente all'attuale Austria e parte della Baviera e Boemia), crocevia culturale e commer-ciale tra Veneti e Germani. La scrittura runica ssii ddiiffffuussee ppooii vveerrssoo NNoorrdd aa ttuuttttoo iill mmoonnddoo ggeerr--mmaanniiccoo sseegguueennddoo llaa ggrraannddee vviiaa ccoommmmeerrcciiaallee ddeellll''aammbbrraa, che collegava l'Adriatico con l'attualeDanimarca. La somiglianza con l'alfabeto greco arcaico si spiega con il fatto che l'alfabeto greco è statoil modello per l'alfabeto etrusco; l'identità di alcune lettere con quelle latine è conseguenzadella conquista del Norico da parte di Roma nel 15 a.C. Nelle iscrizioni runiche si individuano spesso alcuni simboli pprree--rruunniiccii mmaaggiiccoo--rriittuuaallii, anti-chissimi e diffusi in tutto il mondo indoeuropeo. I più frequenti sono la ruota, il cerchio, lasvastica, e rraapppprreesseennttaannoo ttuuttttii llaa ppootteennzzaa iirrrraaddiiaannttee ddeell SSoollee.

LLaa ssccrriittttuurraa ggoottiiccaaNNeell IIVV sseeccoolloo nnaassccee pprreessssoo ii GGoottii ll''eessiiggeennzzaa ddii ccrreeaarree uunn nnuuoovvoo ssiisstteemmaa ggrraaffiiccoo chesi presti alla stesura di un testo di notevole lunghezza e di facile diffusione.L'iniziativa è del vescovo WWuullffiillaa ((331111--338822)), "piccolo lupo", che per consolidare laffeeddee aarriiaannaa tra il suo popolo, convertito nel IV secolo, ritenne fondamentale ttrraadduurr--rree llaa BBiibbbbiiaa nneellllaa lliinngguuaa ggoottiiccaa. L'impresa è tanto più ardua in quanto nnoonn eessiisstteevvaauunn aallffaabbeettoo aaddaattttoo aalllloo ssccooppoo. La scrittura runica era troppo legata al culto magico-pagano. Gli alfabeti greco e latino rischiavano di eliminare la specificità del gotico edi portare all'assorbimento della cultura germanica da parte di quella classica. Wulfila, che conosceva oltre al gotico anche il greco e il latino, non inventò alcunsegno, bensì aarrmmoonniizzzzòò llaa ssccrriittttuurraa oonncciiaallee ggrreeccaa aall ssiisstteemmaa ffoonneettiiccoo ggoottiiccoo, ricor-rendo in sei casi al fuþark e in due all'alfabeto latino. L'alfabeto gotico è costituitoda 25 segni alfabetici più due esclusivamente numerici, disposti quasi nella stessasequenza dell'alfabeto greco.LL''aallffaabbeettoo ggoottiiccoo rriimmaassee iinn uussoo ffiinnoo aall VVII sseeccoolloo ee ppooii ssccoommppaarrvvee, non essendo statoadottato da altre popolazioni germaniche.A parte il bellissimo CCooddeexx AArrggeenntteeuuss, un codice in pergamena imbibita di porporascritto in inchiostro d'argento, realizzato forse nella Ravenna di Teodorico e conte-nente la versione gotica dei Vangeli, i codici scritti con l'alfabeto gotico sono quasisempre palinsesti del V-VI secolo, redatti in Italia e quindi ostrogotici. Quasi tutti imanoscritti riportano parti della Bibbia tradotta nella seconda parte del IV secolo daWulfila, del quale non è sopravvissuto alcun testo originale ma solo copie di quasidue secoli più tarde.

LLaa ssccrriittttuurraanneell mmoonnddoo ggeerrmmaanniiccoo

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AAllffaabbeettoo rruunniiccoo

AAllffaabbeettoo ggoottiiccoo

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LLaa ssccrriittttuurraa ooggaammiiccaa

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In IIrrllaannddaa,, SSccoozziiaa,, GGaalllleess e nell'isola di Man è attestata, con circa 350 iscrizioni comprese tra il Ve l'VIII secolo d.C., la ssccrriittttuurraa ooggaammiiccaa che deriva il suo nome dal dio Ogme. La scrittura, di tipoalfabetico, è caratterizzata da iinncciissiioonnii iinn pprreevvaalleennzzaa rreettttiilliinneeee che, in molteplici combinazioni, sidispongono aaii llaattii ddii uunnaa lliinneeaa cceennttrraallee. IIll nnoommee ddii ooggnnii lleetttteerraa ccoorrrriissppoonnddee aa uunn nnoommee ddii uunn vveeggeettaallee, la scrittura riprende quella latina, isseeggnnii ssoonnoo 2200 di cui cinque vocali e tre gruppi per un totale di quindici consonanti che si distin-guono per le combinazioni fra il numero degli intagli (da uno a cinque) e per le quattro possibiliposizioni rispetto allo spigolo della stele che rappresenta il rigo ideale.

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AAllffaabbeettoo ooggaammiiccoo

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LLaa ssccrriittttuurraa aarrmmeennaa

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La fissazione per iscritto della lingua armena ha coinciso con l'evangelizzazione. Secondo la tradi-zione ll''aallffaabbeettoo aarrmmeennoo ffuu iinnvveennttaattoo ddaall ddoottttoo mmiissssiioonnaarriioo MMeessrroopp,, mmoorrttoo nneell 444411, conoscitoredelle lingue e letterature greca, siriaca e persiana.Prima dell'alfabeto inventato da Mesrop, la tradizione parla di uunn pprreecceeddeenntte, cioè di un rriiddoottttooaallffaabbeettoo ccoossttrruuiittoo ffuuoorrii ddaallll''AArrmmeenniiaa ddaa uunn rreelliiggiioossoo ddii nnoommee DDaanniieellee,, aallll''iinniizziioo ddeell sseeccoolloo VV. Daquesto alfabeto sarebbe partito Mesrop, modificandolo notevolmente e aggiungendo altri segni,fino ad ottenere il sistema che conosciamo. Infatti l'alfabeto armeno mostra in modo evidente unintervento razionale e pianificato che ha sfruttato al massimo le varianti dei tratti per ootttteenneerree 3366sseeggnnii ddiivveerrssii. Modellato sull'alfabeto greco, ll''aallffaabbeettoo aarrmmeennoo èè rriiggoorroossaammeennttee ffoonneettiiccoo, tendendo alla ccoorrrriissppoonn--ddeennzzaa ttrraa sseeggnnoo ee ssuuoonnoo. A questi 36 segni ne sono stati aggiunti due in epoca medievale per ren-dere F ed O aperta.

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AAllffaabbeettoo aarrmmeennoo

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LLaa ssccrriittttuurraa ggllaaggoolliittiiccaaee llaa ssccrriittttuurraa cciirriilllliiccaa

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

AAllffaabbeettoo ggllaaggoolliittiiccooLa ssccrriittttuurraa ggllaaggoolliittiiccaa (inssllaavvoo ggllaaggoolliiccaa, da ggllaaggooll ==ppaarroollaa, o glagola = disse) sicompone di 40 lettere.L'alfabeto glagolitico èmolto complicato e singola-re: essenzialmente bbaassaattoossuullllaa ssccrriittttuurraa ggrreeccaa mmiinnuu--ssccoollaa ddeell sseeccoolloo IIXX, sono peròin esso riscontrabili anche elementi copti ed ebraici. CCrreeaattoorrii ddeellllaa ssccrriittttuurraa ggllaaggoolliittiiccaa sono unanimemente rite-nuti i ssaannttii CCiirriilllloo ee MMeettooddiioo, iinnvviiaattii nneellll''aannnnoo 886633 dall'im-peratore bizantino Michele IIIIII aa eevvaannggeelliizzzzaarree llaa GGrraannddeeMMoorraavviiaa,, iill ppootteennttee SSttaattoo ssllaavvoo governato dal principeRostislav. Per questa missione essi portarono con sé ilVVaannggeelloo ttrraaddoottttoo iinn ssllaavvoo--mmaacceeddoonnee ee ssccrriittttoo iinn ggllaaggoolliittiiccoo.Il glagolitico continuò ad essere uuttiilliizzzzaattoo pprreevvaalleenntteemmeenntteeppeerr ii tteessttii lliittuurrggiiccii. Ma poiché secondo un principio stabili-to in un concilio del secolo VIII, solo l'ebraico, il greco e illatino potevano essere usati (in quanto lingue sacre) per finiliturgici, l'uso liturgico del glagolitico fu permesso solonell'880 per autorità papale.La scrittura glagolitica presto ssii ddiiffffuussee iinn aallttrrii ppaaeessii ssllaavvii,come la SSeerrbbiiaa, la CCrrooaazziiaa, la BBuullggaarriiaa. Il glagolitico venne coltempo sostituito, presso questi popoli slavi che lo avevanoadottato, dall'alfabeto cirillico, sorto anch'esso nella secondametà del secolo IX. Continuò a essere usato nella solaCroazia e lungo le sponde adriatiche fino a tempi relativa-mente recenti. In questa regione soprattutto durante i seco-lo XV-XVI, esso fu utilizzato non solo per i testi di carat-tere liturgico, ma anche per le opere di contenuto letterario ereligioso.

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AAvvee MMaarriiaa,, tteessttoo iinn ccaarraatttteerrii ggllaaggoolliittiiccii,, cciirriilllliiccii ee llaattiinnii

AAllffaabbeettoo ggllaaggoolliittiiccoo

AAllffaabbeettoo cciirriilllliiccooNonostante la sua denomi-nazione (kirilica), questoalfabeto non ffuu ccrreeaattoo da s.Cirillo, bensì ddaa ss.. CClleemmeenntteeddii OOcchhrriiddaa,, aalllliieevvoo ddeeii ssaannttiiCCiirriilllloo ee MMeettooddiioo.Evidente è la sua ddeerriivvaazziioonneeddaallll''aallffaabbeettoo ggrreeccoo, e più pre-cisamente dalla scrittura maiuscola onciale del secolo IX.Rispetto all'alfabeto glagolitico presenta una grafia moltosemplice, benché inizialmente si componesse di 43 lettere,ridotte poi a 30.AA ppaarrttiirree ddaall sseeccoolloo XX llaa ssccrriittttuurraa cciirriilllliiccaa ccoommiinncciiòò aa ssoossttii--ttuuiirree iill ggllaaggoolliittiiccoo pprreessssoo ii ppooppoollii ssllaavvii da cui era stato adot-tato. In un primo tempo l'alfabeto cirillico s'impose comessccrriittttuurraa uuffffiicciiaallee della CChhiieessaa ssllaavvaa ((ssiiaa oorrttooddoossssaa cchhee ggrreeccoo--ccaattttoolliiccaa)), diventando poi la scrittura nazionale degli Slaviortodossi (Bulgari, Serbi, Russi e Bielorussi) e degli Slavi dirito greco-cattolico (Ucraini o Ruteni).II ppooppoollii ssllaavvii ffaacceennttii ppaarrttee ddeellllaa CChhiieessaa ccaattttoolliiccaa rroommaannaa(Polacchi, Cechi, Slovacchi, Sloveni e Croati) aaddoottttaarroonnooiinnvveeccee ll''aallffaabbeettoo llaattiinnoo come scrittura nazionale.L'alfabeto cirillico si diversificò, sulla base delle differenzefonetiche delle varie lingue. Furono creati segni specifici attiad esprimere alcuni suoni propri di una data lingua. Si crea-rono così diverse scritture (russa, bulgara, serba ed ucraina) chehanno come base comune il cirillico e che si differenziano peralcuni (pochissimi) segni o lettere particolari.

AAllffaabbeettoo cciirriilllliiccoo

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La prima forma di scrittura del subcontinente indiano è attestata in qualche mmiigglliiaaiioo ddii iissccrriizziioonnii su sigilli ddeellll''aannttiicchhiissssiimmaa cciivviillttààvvaalllliinnddaa fiorita nel bacino del fiume Indo nel IIIIII ee IIII mmiilllleennnniioo aa..CC.. Si tratta di una scrittura probabilmente logo-fonetica, che hafinora resistito ai numerosi tentativi di decifrazione.Dopo un intervallo di più di un millennio compaiono nel IIIIII sseeccoolloo aa..CC.. llee pprriimmee aatttteessttaazziioonnii ddeellllaa ssccrriittttuurraa cchhee ddiivveerrrràà llaa ccaappoo--ssttiippiittee ddii ttuuttttee llee ssccrriittttuurree aannttiicchhee ee mmooddeerrnnee ddeellll''IInnddiiaa ee ddeellll''IInnddoocciinnaa: la bbrraahhmmii. Si tratta di una scrittura alfabetico-sillabica incui ogni segno rappresenta una consonante accompagnata dalla vocale implicita 'a'. Tutte le scritture indiane moderne si basanosullo stesso principio.La lingua delle prime iscrizioni bbrraahhmmii è una varietà di pprraaccrriittoo, un dialetto medio-indiano del ceppo indoario della famigliaindoeuropea il cui esponente più illustre è il ssaannssccrriittoo, la grande lingua classica dell'India antica.LL''oorriiggiinnee ddeellllaa bbrraahhmmii èè ttuuttttoorraa ccoonnttrroovveerrssaa: l'ipotesi più diffusa la rriiccoonndduuccee aa ssccrriittttuurree ddeell ggrruuppppoo sseemmiittiiccoo sseetttteennttrriioonnaallee ((ffeennii--cciioo oo aarraammaaiiccoo)) penetrate in India nel V secolo a.C., ma non mancano tentativi di riconnetterla a sviluppi autoctoni della scrittu-ra vallinda. Anche nell'ipotesi di un'origine dal gruppo semitico, si è comunque evoluta in maniera originale, adattando l'origina-rio alfabeto semitico sprovvisto di vocali alle esigenze della rappresentazione delle radici indoeuropee e pprroodduucceennddoo uunn aallffaabbeettoo ddiicciirrccaa cciinnqquuaannttaa sseeggnnii pprriinncciippaallii, organizzato secondo uno schema rriiggoorroossaammeennttee ffoonneettiiccoo, capace di rappresentare i fonemi del san-scrito in maniera perfettamente adeguata e priva di ambiguità.Nel corso della sua evoluzione, la bbrraahhmmii ha dato successivamente oorriiggiinnee aa dduuee rraammiipprriinncciippaallii. Dal ramo settentrionale derivano tutte le ssccrriittttuurree uuttiilliizzzzaattee ppeerr llee lliinn--gguuee aannttiicchhee ee mmooddeerrnnee ddii cceeppppoo iinnddooaarriioo dell'India settentrionale: in particolare, lascrittura ddeevvaannaaggaarr¹¹ ("la scrittura cittadina degli dei") utilizzata generalmente per ilsanscrito oltre che per la hindi, la lingua ufficiale dell'Unione Indiana. Dal rraammoommeerriiddiioonnaallee derivano tutte le ssccrriittttuurree uuttiilliizzzzaattee ppeerr llee lliinngguuee aannttiicchhee ee mmooddeerrnneeddii cceeppppoo ddrraavviiddiiccoo ((nnoonn iinnddooeeuurrooppeeoo)) dell'India meridionale e per la lingua indoa-ria di Sri Lanka: in particolare, la scrittura ggrraanntthhaa, utilizzata (ormai raramente) peril sanscrito e soprattutto (in una sua variante) per il tamil, la lingua classicadell'India dravidica. Da una variante di ddeevvaannaaggaarr¹¹ si è originata anche la scrittura ttiibbeettaannaa (introdottaintorno al VII secolo d.C. per influsso del buddhismo indiano). Da una variante di ggrraanntthhaa deriva invece la scrittura kkhhmmeerr della Cambogia (VI-VIIsecolo d.C.), che ha dato origine a sua volta alla scrittura bbuurrmmeessee (XII secolo), tthhaaii(XIII secolo) e llaaoo (XIV secolo).Per effetto della ddoommiinnaazziioonnee iissllaammiiccaa, un piccolo numero di lingue del subconti-nente indiano, tra cui la lingua urdu parlata in PPaakkiissttaann, fa inoltre uso dell'alfabe-to aarraabboo--ppeerrssiiaannoo opportunamente adattato.

LLee ssccrriittttuurreeddeellll''IInnddiiaa ee ddeellll''IInnddoocciinnaa

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SSccrriittttuurraa ddeevvaannaaggaarr¹¹

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LLaa ssccrriittttuurraa iinn CCiinnaa

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LLee ssccrriittttuurreeddeell ccoonnttiinneennttee aaffrriiccaannoo

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IInn AAffrriiccaa la maggior parte del sapere (genealogie, cronache, diritto, regole di comportamento,istruzioni scientifiche e linguistiche) è stato a lungo affidato prevalentemente alla ttrraassmmiissssiioonneeoorraallee. Lo spazio lasciato alla scrittura è rimasto molto esiguo. Si è ricorsi a ssiisstteemmii ggrraaffiiccii conun'accentuata ccoommppoonneennttee ssiimmbboolliiccaa ee ppiittttooggrraaffiiccaa, dai segni divinatori di molte popolazioni, aisimboli grafici e ai colori usati per decorare corpi e oggetti d'uso. AAccccaannttoo aa qquueessttii aannttiicchhii ssiisstteemmii vvee nnee ssoonnoo aallttrrii,, nnaattii iinn tteemmppii rreellaattiivvaammeennttee rreecceennttii e come rea-zione a influssi esterni, quasi tutti ssiillllaabbiiccii, anche se la loro oorriiggiinnee prima è a volte palesementeppiittttooggrraaffiiccaa. Il più noto è quello vai (oltre 200 sillabogrammi) ideato nel 1833 da Momolu Duwalu Bukele.Scritture alfabetiche sono state invece elaborate per il bassa della Liberia (1920 c.), il somalo (1920c.), il malinke (1950), il wolof (1961) ecc. Nel Camerun è notevole la scrittura bamum creata dalsultano Njoya di Fumban nel 1895; questa scrittura prevedeva inizialmente più di 1000 segni pit-tografici, ridotti poi a 70 attraverso semplificazioni successive. Quasi tutte queste lingue sono nnaattee ccoonn ll''oobbiieettttiivvoo ddii ccoossttiittuuiirree uunnaa ssccrriittttuurraa nnaazziioonnaallee,, nnoonn ddeebbii--ttrriiccee aa ssccrriittttuurree eesstteerrnnee ((aarraabbaa ee llaattiinnaa)).Le scritture libica e berbera del Nord Africa e quella etiopica dell'Africa orientale si ricolleganoinvece alla famiglia delle scritture consonantiche semitiche; le prime attestazioni risalgono ai primisecoli della nostra era. Carattere di originalità ha l'alfabeto tifinag dei nomadi Tuaregh, in tempipassati forse comune ad altri gruppi dell'area libico-algerina.

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LLaa ssccrriittttuurraa eettiiooppiiccaa ((GGee eezz))

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Il Ge'ez, originariamente la più antica forma di etiopico (lingua semitica dell'Africa orientale) par-lata nella zona settentrionale, è divenuta poi la lingua classica dell'Etiopia o Abissinia.La scrittura usata per il Ge'ez fu consonantica fino alla metà del IV sec., quando fu introdotta l'at-tuale scrittura sillabica. Ciò avvenne al tempo di Ezana, re di Aksum (il più importante dei regnietiopici, durato dal I al X sec. d.C.) quando si verificò anche la cristianizzazione del regno. Ladirezione, diversamente dalle altre scritture semitiche, è da destra a sinistra.

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LLee ssccrriittttuurreeddeell ccoonnttiinneennttee aammeerriiccaannoo

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

LLee ssccrriittttuurree ddeellll''AAmmeerriiccaa mmeerriiddiioonnaalleeDalle cronache in lingua spagnola del Cinquecento apprendiamo che le ppooppoollaazziioonnii ssuuddaammeerriiccaannee nnoonn ppooss--sseeddeevvaannoo uunnaa ssccrriittttuurraa vveerraa ee pprroopprriiaa. I cronisti riferiscono piuttosto di ssiisstteemmii mmnneemmootteeccnniiccii in uso nneellll''iimmppeerroo iinnccaaiiccoo ((sseeccoolloo XXVV--XXVVII)). Talisistemi si basavano sull'associazione di un testo imparato a memoria con ppiiccccoollee ppiieettrree e sseemmii vegetali divario colore. Il sistema più complesso consisteva nel mmooddeellllaarree iinn aarrggiillllaa, in piccole dimensioni, i pittogrammi di un testoe applicarli ad un supporto rigido. Ne risulta dunque uunn tteessttoo ttrriiddiimmeennssiioonnaallee.

LLee ssccrriittttuurree ddeellll''AAmmeerriiccaa cceennttrraalleeDiversa era la situazione nneellll''AAmmeerriiccaa cceennttrraallee. I simboli nelle raffigurazioni murali mostrano chiaramente chellaa ssccrriittttuurraa eerraa nnoottaa in Mesoamerica già ffiinn ddaall II sseeccoolloo dd..CC.. I mmaannoossccrriittttii mmeessooaammeerriiccaannii erano eseguiti ssuu vvaarrii mmaatteerriiaallii: carta di ffiibbrraa vveeggeettaallee, ppeellllee, tteessssuuttoo di cotone. La maggior parte di questi codici mesoamericani andò perduta o fu distrutta durante la Conquista spagnola.

II MMaayyaaAnche i MMaayyaa ccoonnoosscceevvaannoo llaa ssccrriittttuurraa. Essa era elaborata in dduuee vveerrssiioonnii: una mmoonnuummeennttaallee e una nneeiimmaannoossccrriittttii. La scrittura monumentale era attuata in gglliiffii incisi ma più spesso scolpiti in rilievo. Ciascun glifo è compo-sto in modo da iscriversi in un rettangolo ad angoli arrotondati; il disegno è molto complesso ed elaborato. La scrittura maya ccoommbbiinnaavvaa i vari principi noti della ppiittttooggrraaffiiaa ccoonn quelli della llooggooggrraaffiiaa.Gran parte dei testi Maya sopravvissuti riguarda ssttuuddii aassttrroonnoommiiccii. A metà Cinquecento il cronista spagnoloDiego de Landa nella sua Historia de las cosas de Yucatan dà notizia del ccaalleennddaarriioo mmaayyaa, con i nomi dei mesi e deigiorni e riporta un ''aallffaabbeettoo'' ddii aallmmeennoo 2277 sseeggnnii.

SSccrriittttuurree ddeeggllii IInnddiiaannii ddeell NNoorrddaammeerriiccaaLL''uunniiccaa ffoorrmmaa ddii ssccrriittttuurraa ccoonnoosscciiuuttaa ddeeggllii IInnddiiaannii ddeell NNoorrddaammeerriiccaa prima del contatto con i missionariEuropei nell'Ottocento è quella ppiittttooggrraaffiiccaa. La attestano poche decine di winter counts datati tra il XVIII eil XX secolo. I wwiinntteerr ccoouunnttss, ossia rraaccccoonnttii dd''iinnvveerrnnoo, sono le ccrroonnaacchhee ppiittttooggrraaffiicchhee composte da un membro della tribù,che ogni nuovo anno sceglieva l'immagine che meglio sintetizzava l'anno appena trascorso, e insieme formu-lava una breve frase che si riferiva a quell'avvenimento. Le pittografie dei winter counts erano ssccrriittttee in gene-re con una disposizione a spirale dall'esterno verso l'interno ssuu ppeellllii ddii ggrraannddii aanniimmaallii (alci o bisonti). Il ppiitt--ttooggrraammmmaa veniva iissccrriittttoo ssuull wwiinntteerr ccoouunntt, prolungando di un altro elemento la spirale, mentre llaa ffrraassee vveennii--vvaa mmeemmoorriizzzzaattaa.

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LL''aallffaabbeettoo llaattiinnooee llaa ssccrriittttuurraa iinn eeppooccaa rroommaannaa

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

La cultura latina è profondamente debitrice nei confronti di quella etrusca. Probabilmente persi-no ll''aallffaabbeettoo llaattiinnoo èè ddeerriivvaazziioonnee ddiirreettttaa ddaa qquueelllloo eettrruussccoo, piuttosto che da quello greco. Il siste-ma alfabetico latino era composto di 2233 ffoonneemmii, misti fra vvooccaallii e ccoonnssoonnaannttii.LL''eessppaannssiioonnee ddeellll''iimmppeerroo rroommaannoo eessppoorrttòò ll''aallffaabbeettoo llaattiinnoo quasi in tutto l'orbe allora conosciuto erese la scrittura una pratica corrente. Alcune iscrizioni romane che risalgono al III-II secolo a.C. permettono di comprendere i caratte-ri generali della scrittura latina. La capostipite di tutte le scritture latine è la ccaappiittaallee aarrccaaiiccaa che veniva impiegata per iscrizioni ditipo monumentale. A seconda dello stile impiegato e delle finalità si distinguono:la ccaappiittaallee qquuaaddrraattaa, o epigrafica, così denominata per la regolarità delle proporzioni tra l'altezzae la larghezza delle lettere. È una ssccrriittttuurraa eelleeggaannttee ddii ggrraannddii ddiimmeennssiioonnii, che di norma veniva ese-guita ssuu ppiieettrraa ccoonn ssccaallppeelllloo ppeerr iissccrriizziioonnii funebri, onorarie o dedicatoriela ccaappiittaallee aattttuuaarriiaa, meno regolare, veniva usata per iscrizioni di tipo documentariola ccaappiittaallee ccoorrssiivvaa, ancora meno regolare e proporzionata, veniva uuttiilliizzzzaattaa ppeerr ggrraaffffiittii e realizza-ta ccoonn ssttrruummeennttii ssccrriittttoorrii ddiivveerrssii (pennelli, gesso o carbone, con uno stilo su materia molle, cala-mo o fusto di canna tagliata) e ssuu ssuuppppoorrttii ppiiùù dduuttttiillii ee mmeennoo nnoobbiillii del marmo e della pietra (tes-suti, scorza d'albero, legno, terracotta, cera, piombo). Venne uussaattaa iinn sseegguuiittoo aanncchhee ssuu ppaappiirroo e impiegata ccoommee ssccrriittttuurraa lliibbrraarriiaa dal IV secolo d.C.

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LLaa ssccuuoollaa ee ggllii ssttrruummeennttii ppeerrllaa ssccrriittttuurraa nneellll''aannttiiccaa RRoommaa

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Lo ssccoollaarroo rroommaannoo, fino al II secolo d.C., doveva apprendere ssiiaa iill ggrreeccoo ssiiaa iill llaattiinnoo. Gli alunni tenevano ssuullllee ggiinnoocccchhiiaa ddeellllee ttaavvoolleettttee di legno ricoperte ddii cceerraa sulle quali venivanotracciate le lettere con lo ssttiilloo, un bastoncino appuntito da un capo per incidere le lettere e appiat-tito dall'altro per cancellare. Il maestro sedeva in ccaatthheeddrraa e insegnava agli studenti gli elementi formanti la lettera, l'ordine eil senso con cui dovevano essere tracciati i tratti che la compongono (ossia il dduuccttuuss) e come acco-stare le lettere l'una all'altra. Per rendere più rapido il processo della scrittura ssii iinnsseeggnnaavvaa aanncchhee llaa tteeccnniiccaa ddeellllaa sstteennooggrraaffiiaa,ossia la tecnica delle aabbbbrreevviiaazziioonnii. Il più famoso sistema stenografico fu ideato da Tirone, unliberto di Cicerone: le nnoottee ttiirroonniiaannee.Per le scritture sui muri gli strumenti impiegati erano il ppeennnneelllloo o pezzetti di ggeessssoo o ccaarrbboonnee.Il ccaallaammoo, il ffuussttoo ddii ccaannnnaa tagliato o le ppeennnnee di volatili (per lo più d'oca) erano invece gli stru-menti per scrivere su papiro e pergamena

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LLaa ''rriivvoolluuzziioonnee'':: iill ppaassssaaggggiiooddaall rroottoolloo aall ccooddiiccee

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FFiinnoo aall IIIIII sseeccoolloo dd.. CC.. il libro, nella forma cui siamo abituati, rimase una rraarriittàà. Il vveeiiccoolloo ccoommuu--nnee ddii ttrraassmmiissssiioonnee dei testi era il rroottoolloo, nonostante tutti i suoi ssvvaannttaaggggii. La nuova forma a ccooddiiccee, con i ffooggllii ppiieeggaattii ee ccuucciittii aassssiieemmee aa ffoorrmmaarree quell'oggetto molto simileal lliibbrroo mmooddeerrnnoo, sbaragliò lentamente la concorrenza della vecchia forma a rotolo grazie agliiinnnnuummeerreevvoollii vvaannttaaggggii che portava: più pprraattiiccoo, più ccaappaaccee, più ffaacciillee ddaa ccoonnssuullttaarree anche graziealla possibilità di nnuummeerraarree llee ppaaggiinnee. Furono questi vantaggi a orientare verso la ffoorrmmaa aa ccooddiiccee quei testi che necessitavano di conti-nue letture e facili consultazioni: i testi di LLeeggggee e le SSaaccrree SSccrriittttuurree. In generale poi in un sololibro-codice ssii ppootteevvaa ccooppiiaarree iill ccoonntteennuuttoo ddii ddiivveerrssii rroottoollii: significava ad esempio che una rac-colta di scritti di un autore poteva essere messa sotto una copertina ed essere fruibile e traspor-tabile in una ffoorrmmaa mmoollttoo ppiiùù mmaanneeggggeevvoollee.

DDaall ppaappiirroo aallllaa ppeerrggaammeennaaIl ppaappiirroo, che cresceva solo in alcune regioni, ffuu ssoossttiittuuiittoo da un altro materiale scrittorio: la ppeerr--ggaammeennaa, così detta dal regno di Pergamo cui viene tradizionalmente attribuita l'invenzione. Si trat-ta di ppeellllii dd''aanniimmaallee (specialmente mmoonnttoonnee,, ppeeccoorraa ee ccaapprraa) appositamente ttrraattttaattee allo scopo diprodurre una superficie adatta alla scrittura. Per ffaabbbbrriiccaarree llaa ppeerrggaammeennaa il pprroocceeddiimmeennttoo più usato era questo: si raschiavano le pelli e le si rriippuulliivvaa ddaa ppeellii e residui di carne, poisi immergevano in un bbaaggnnoo ddii ccaallccee. Prima di metterle a sseeccccaarree ssuuddeellllee ggrraattee le si ccoossppaarrggeevvaa ddii ggeessssoo che assorbiva le tracce di gras-so, e infine venivano nuovamente rraasscchhiiaattee con una spatola. Il primo lavoro del copista era quello di lisciare i fogli della perga-mena con la lama di un coltello o con una pietra pomice per rimuo-vere macchie e asperità e ottenere una superficie levigata e legger-mente granulosa che assorbisse bene l'inchiostro. Dai primi secoli dell'era cristiana la pergamena diventò il materia-le di uso comune per i libri: ffrraa iill IIII ee iill IIVV sseeccoolloo dd.. CC.. iill rroottoolloo ddiippaappiirroo ssppaarrìì ggrraadduuaallmmeennttee per far posto al codice di pergamena,cioè si adottò uunn lliibbrroo eesssseennzziiaallmmeennttee ssiimmiillee aa qquueelllloo iinn uussoo aanncchheeooggggii.

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MMoonnaasstteerrii ee cciittttàà nneellll’’EEuurrooppaa mmeeddiiooeevvaallee

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LLee ssccrriittttuurree mmeeddiieevvaallii

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Per tutto il Medioevo l'arte dello scrivere fu patrimonio quasi esclusivo della Chiesa e venne col-tivata nelle scuole annesse alle cattedrali o ai monasteri (ssccrriippttoorriiaa). Nei mmaannoossccrriittttii mmeeddiieevvaallii troviamo ggrraannddee vvaarriieettàà ddii ttiippii ddii ssccrriittttuurraa. Sulla base comune dellaminuscola corsiva latina si svilupparono le cosiddette ssccrriittttuurree nnaazziioonnaallii (dal VII all'VIII secolo).Tutte le ssccrriittttuurree mmiinnuussccoollee pprree--ccaarroolliinnee sono state iiddeennttiiffiiccaattee ddaallllaa llooccaalliizzzzaazziioonnee ggeeooggrraaffiiccaa oper l'appartenenza ad un determinato scriptorium. Le più importanti furono la mmeerroovviinnggiiccaa in Francia (così detta dalla dinastia dei re Merovingi), lavisigotica in Spagna (dalla popolazione dei Visigoti), la pprreeccaarroolliinnaa ddeellllaa GGeerrmmaanniiaa, la pprreeccaarroollii--nnaa ssvviizzzzeerraa, ecc.NNeellll''IIttaalliiaa cceennttrroo--sseetttteennttrriioonnaallee importanti ssccrriippttoorriiaa furono quelli annessi alle ssccuuoollee ccaappiittoollaarrii diIvrea, Novara, Vercelli, Verona e Lucca, e ai mmoonnaasstteerrii di Bobbio, Novalesa e Nonantola. Nell'Italia meridionale il centro scrittorio più celebre fu quello di MMoonntteeccaassssiinnoo, da cui si sviluppòla ssccrriittttuurraa bbeenneevveennttaannaa, così chiamata perché la sua area di diffusione coincise con il territoriodell'antico ducato di Benevento.Diversa è la storia delle ssccrriittttuurree iinnssuullaarrii ((iirrllaannddeessee ee aanngglloossaassssoonnee)), connessa aallll''eevvaannggeelliizzzzaazziioo--nnee di queste terre. L'importazione in IInngghhiilltteerrrraa di codici in scrittura latina si deve alla mmiissssiioonnee nneell VVII sseeccoolloo ddii qquuaa--rraannttaa mmoonnaaccii diretti dal monaco Agostino, poi arcivescovo di Canterbury.LL''IIrrllaannddaa si convertì al cristianesimo per opera di ss.. PPaattrriizziioo, che portò con sé anche testi sacri.Si distinguono due tipi di scrittura: la mmaaiiuussccoollaa iinnssuullaarree (o iinnssuullaarree rroottoonnddaa usata per titoli e percodici interi, specie di carattere liturgico, che presenta spesso nei titoli un alfabeto simile a quel-lo delle antiche scritture runiche) e la mmiinnuussccoollaa iinnssuullaarree (o iinnssuullaarree aaccuuttaa, di uso più comune, diforme più acute e di tratto corsiveggiante).

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LLaa ssccrriittttuurraa ccaarroolliinnaa

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

Il risveglio culturale e artistico che accompagnò la formazione del Sacro Romano Impero da partedi Carlo Magno e che va sotto il nome di ''rriinnaasscciittaa ccaarroolliinnggiiaa'' ebbe grande influenza anche sul ver-sante della scrittura. Il ritorno allo studio degli autori classici ebbe come conseguenza l'imitazio-ne delle antiche forme di scrittura dei codici antichi. L'incontro tra le maiuscole librarie dei codici antichi e le nuove minuscole corsive nazionali generòuunnoo ssttiillee ddii ssccrriittttuurraa nnuuoovvoo, particolarmente eelleeggaannttee,, cchhiiaarroo e ppiiùù ffaacciillmmeennttee lleeggggiibbiillee che comin-ciò a imporsi nneeggllii uullttiimmii ddeecceennnnii ddeell sseeccoolloo VVIIIIII ee aa ppaarrttiirree ddaall sseeccoolloo IIXX si diffuse dalla Franciaalla Germania, alla Spagna, all'Italia e all'Inghilterra. La nuova ssccrriittttuurraa ccaarroolliinnaa ssoossttiittuuìì ttuuttttee llee mmiinnuussccoollee nnaazziioonnaallii in uso nei vari paesi europei. Nata come scrittura libraria, entrò poi anche nell'uso documentario e cancelleresco. Nell'XI seco-lo fu adottata anche dalla Curia romana.Tra i principali cceennttrrii ssccrriittttoorrii ddeellllaa ccaarroolliinnaa si segnalano il monastero di S. Martino di TToouurrss inFrancia, le scuole di AAqquuiissggrraannaa (sede imperiale), Treviri, Colonia e Magonza; i monasteri di FFuullddaae LLoorrsscchh in Germania, di SS.. GGaalllloo in Svizzera, le scuole cattedrali di VVeerroonnaa e VVeerrcceellllii, i mona-steri di BBoobbbbiioo e NNoonnaannttoollaa in Italia.

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IIll lliibbrroo ee llaannaasscciittaa ddeellllee UUnniivveerrssiittàà

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

In un clima di fervido rinnovamento nneell XXIIII sseeccoolloo llaa ccuullttuurraa ssii ddiiffffoonnddee ffuuoorrii ddaaggllii ssccrriippttoorriiaammoonnaassttiiccii ed eecccclleessiiaassttiiccii. L'Europa è un pullulare di UUnniivveerrssiittàà che trasformano le città in centridi produzione della cultura ai quali affluiscono studenti di ogni condizione, ecclesiastici e laici. Nel 11115588 ebbe riconoscimento imperiale lo Studio di BBoollooggnnaa; del 11221155 sono i primi statutidell'Università di PPaarriiggii, e poco dopo sorge quella di OOxxffoorrdd. Si creò il bisogno di moltiplicare i manoscritti per provvedere i testi necessari all'insegnamento esi allestirono grandi ooffffiicciinnee lliibbrraarriiee dove gli aammaannuueennssii ccooppiiaavvaannoo aa ppaaggaammeennttoo. Nei centri uni-versitari i lliibbrraarriiii, cioè gli incaricati alla produzione e alla vendita dei libri, si organizzavano in veree proprie ccoorrppoorraazziioonnii, sotto la sorveglianza delle autorità accademiche e coinvolgendo anche glistudenti. Si adottò uunn nnuuoovvoo ssiisstteemmaa nneellllaa pprroodduuzziioonnee ddeell lliibbrroo universitario manoscritto: quello dellapecia. Esso consisteva nella ccooppiiaa ssiimmuullttaanneeaa ddii ffaasscciiccoollii sscciioollttii (normalmente di 3 o 6 fogli) diun testo universitario; il risultato era la mmaassssiimmaa rraappiiddiittàà ddii ttrraassccrriizziioonnee e una notevole mmoollttiippllii--ccaazziioonnee ddeellll''eesseemmppllaarree copiato.

LLaa ppaaggiinnaa ssccrriittttaa AAllll''iinntteerrnnoo ddeellllaa ppaaggiinnaa ddeell mmaannoossccrriittttoo per mezzo di una serie di righe tracciate con procedimentidiversi (a piombo, a matita, a secco o a inchiostro) veniva delimitato un rettangolo, denominatossppeecccchhiioo ddii ssccrriittttuurraa, nel quale era copiato il testo. Esternamente allo specchio di scrittura restavano i mmaarrggiinnii più o meno ampi, dove il lleettttoorree ppoottee--vvaa ssccrriivveerree llee pprroopprriiee aannnnoottaazziioonnii (le ppoossttiillllee) in maniera non molto diversa da come accade anco-ra oggi. Inizialmente l'impaginazione era molto compatta, con parole e lettere molto vicine o addiritturanon divise l'una dall'altra: la cosiddetta ssccrriippttiioo ccoonnttiinnuuaa. Soltanto iinn sseegguuiittoo ssii ccoommiinncciiòò aa ddiivvii--ddeerree llee ppaarroollee e introdurre i segni di punteggiatura.Il testo poteva essere disposto aa ppiieennaa ppaaggiinnaa o su dduuee ccoolloonnnnee. Potevano essere lasciati spazi vuotiper le ggrraannddii lleetttteerree iinniizziiaallii ddii ccaappiittoollii oo ppaarraaggrraaffii ddaa ddeeccoorraarree oo mmiinniiaarree in un secondo momento.

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DDaallllaa ssccrriittttuurraa ggoottiiccaaaallllaa ssccrriittttuurraa uummaanniissttiiccaa

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

LL''eevvoolluuzziioonnee ddeellllaa ssccrriittttuurraa ccaarroolliinnaa ppoorrttòò a una ssccrriittttuurraa ddaaii ttrraattttii ssppeezzzzaattii,, dduurraa,, aannggoolloossaa, spes-so ppooccoo cchhiiaarraa e molto ricca di abbreviazioni. A questo tipo di scrittura fu dato iimmpprroopprriiaammeenntteeil nnoommee di ssccrriittttuurraa ggoottiiccaa, vale a dire, dai tratti barbari. Fra le scritture genericamente designate col nome di gotica si distinguono:

la TTeexxttuurraa: una ssccrriittttuurraa ccaalllliiggrraaffiiccaa usata soprattutto nei mmaannoossccrriittttii lliittuurrggiiccii, dalle lettere gran-di e regolari

la LLiitttteerraa bboonnoonniieennssiiss (propria dei manoscritti universitari bolognesi ma diffusa anche in molti altricentri italiani): di forma rotonda, regolare ed elegante

la LLiitttteerraa ppaarriissiieennssiiss (tipica dei mmaannoossccrriittttii uunniivveerrssiittaarrii ppaarriiggiinnii): di ridotte dimensioni e di esecu-zione meno calligrafica e con tratti spezzati

la LLiitttteerraa ooxxoonniieennssiiss (dei mmaannoossccrriittttii uunniivveerrssiittaarrii iinngglleessii): simile alla parisiensis ma più serrata e contratti meno spezzati

NNeell DDuuee--TTrreecceennttoo llaa mmiinnuussccoollaa ggoottiiccaa ccoorrssiivvaa fu la scrittura di uussoo ccoommuunnee ppeerr ii ddooccuummeennttii, lacorrispondenza privata, i libri di conti e i registri, ma fu anche impiegata nei codici come scrittu-ra libraria. Se ne fece grande uso nelle cancellerie (mmiinnuussccoollaa ccaanncceelllleerreessccaa). Una variante dellacancelleresca fu la mmiinnuussccoollaa mmeerrccaannttiillee o mmeerrccaanntteessccaa, cosiddetta dall'impiego fattone dalla nuovacategoria dei mercanti che sapevano leggere e scrivere almeno in volgare.

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LL''UUmmaanneessiimmoo ee llaarriivvoolluuzziioonnee ddeell ccaannoonnee ggrraaffiiccoo

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

NNeell QQuuaattttrroocceennttoo la riscoperta dei classici nelle biblioteche dei monasteri e delle cattedrali adopera degli uummaanniissttii ripropose come ccaannoonnee ggrraaffiiccoo llaa ssccrriittttuurraa ccaarroolliinnaa con la quale tali codicierano stati esemplati tra il IX e il XII secolo. Già PPeettrraarrccaa aavveevvaa bbiiaassiimmaattoo ii ttrraattttii ssppiiggoolloossii, ser-rati e di difficile comprensione ddeellllaa ggoottiiccaa e ne aveva adottato una forma più rotonda e chiara. Gli umanisti si applicarono ad iimmiittaarree llee ffoorrmmee ddeellllaa ccaarroolliinnaa (denominata lliitttteerraa aannttiiqquuaa in con-trapposizione alla lliitttteerraa mmooddeerrnnaa, rappresentata dalla gotica) introducendo e diffondendo unanuova scrittura, l'uummaanniissttiiccaa.

Si individuano nei codici del Quattrocento una uummaanniissttiiccaa lliibbrraarriiaa, più ccaalllliiggrraaffiiccaa ee ddaaii ttrraattttiirreeggoollaarrii, e una uummaanniissttiiccaa ccoorrssiivvaa,, ddii ppiiùù rraappiiddaa eesseeccuuzziioonnee ee ccoonn aallccuunnee lleeggaattuurree fra una lettera el'altra.

La rivoluzione umanistica nella scrittura continua nella scrittura che usiamo ancora oggi. La mmiinnuussccoollaa uummaanniissttiiccaa lliibbrraarriiaa è infatti aallll''oorriiggiinnee ddeell ccaarraatttteerree ttoonnddoo iimmppiieeggaattoo ddaaii pprriimmii ttiippoo--ggrraaffii italiani con l'invenzione della stampa. LL''uummaanniissttiiccaa ccoorrssiivvaa, usata soprattutto per documenti (anche nei brevi pontifici) e carteggi, entròanch'essa nneellll''uussoo ttiippooggrraaffiiccoo più tardi, ppeerr ooppeerraa ddii AAllddoo MMaannuuzziioo e diede origine al ccaarraatttteerree cheanche oggi chiamiamo ccoorrssiivvoo (in francese: iittaalliiqquuee).

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LL''iinnvveennzziioonnee ddeellllaa ssttaammppaa

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Il ppaassssaaggggiioo ddaall mmaannoossccrriittttoo aall lliibbrroo aa ssttaammppaa rappresenta una svolta di enorme importan-za per la trasmissione delle opere scritte. Gli autori non ricorrono più al copista, ma allostampatore, che è in grado di fornire rapidamente molteplici copie della stessa opera e aprezzi decisamente inferiori, favorendo così la diffusione dei testi. LL''iinnvveennzziioonnee ddeellllaa ssttaammppaa aa ccaarraatttteerrii mmoobbiillii spetta a un orafo tedesco, GGiioovvaannnnii GGuutteennbbeerrgg(1400-1468), che intuì la possibilità di fondere le lettere dell'alfabeto in altrettanti ccaarraatt--tteerrii mmoobbiillii, da combinare alla rovescia su un piano per ottenere una pagina stampata; insostanza, l'idea era di ttrraassffoorrmmaarree iinn uunn ccaarraatttteerree ddii mmeettaalllloo cciiaassccuunnaa ddeellllee lleetttteerree di unmanoscritto, superando in tal modo in efficienza, velocità ed economicità (ii ccaarraatttteerrii ppoottee--vvaannoo eesssseerree ccoommbbiinnaattii ee rriiuuttiilliizzzzaattii dopo la stampa di ciascuna pagina) anche la ssttaammppaa aaccaarraatttteerrii ffiissssii. Questo tipo di stampa (silografia o stampa tabellare) venne praticato inEuropa nei secoli XIII e XIV ottenendo però stampe a un solo foglio che riproducevanoimmagini sacre, calendari e carte da gioco. Dopo oltre dieci anni di esperimenti, Gutenberg e i soci Giovanni Fust e Pietro Schoefferprodussero tra il 1452 e il 1455 le matrici per il pprriimmoo lliibbrroo: una Bibbia latina (dettaBBiibbbbiiaa ddii 4422 lliinneeee) in ccaarraatttteerrii ggoottiiccii, che si ispiravano alla solenne textura dei manoscrittimedioevali. La Bibbia di Gutenberg, di cui sopravvivono 48 esemplari, vveennnnee ssttaammppaattaa iinn119900 ccooppiiee aa MMaaggoonnzzaa, con l'aiuto di una pressa di legno azionata a mano ottenuta adat-tando un torchio per vino. I libri stampati nel Quattrocento vengono chiamati iinnccuunnaabbuullii, un termine convenzionaleusato per la prima volta nel 1688, dal latino 'iinn ccuunnaa', cioè lliibbrroo nneeoonnaattoo. Inizialmente gliincunabuli imitavano i manoscritti non solo nelle scritture adoperate, ma anche nella deco-razione, tanto che nella stampa si era soliti lasciare lo spazio per le iinniizziiaallii che successiva-mente venivano mmiinniiaattee. Venivano illustrati anche con incisioni in legno (ssiillooggrraaffiiee). Versola fine del Quattrocento apparvero le mmaarrcchhee ttiippooggrraaffiicchhee, impiegate dagli stampatoricome simbolo della loro azienda e per garantire autenticità e garantirsi da contraffazioni.

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LLaa ssttaammppaa iinn IIttaalliiaa::ddaa SSuubbiiaaccoo aa VVeenneezziiaa

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

Negli anni Sessanta del Quattrocento dduuee ttiippooggrraaffii tteeddeesscchhii,, SSwweeyynnhheeyymm e PPaannnnaarrttzz, già aalllliieevvii ddiiPPiieettrroo SScchhooeeffffeerr, il socio di Gutenberg, llaasscciiaannoo MMaaggoonnzzaa in cerca di fortuna. Portano con sé untesoro di inestimabile valore: la conoscenza della tecnica della stampa a caratteri mobili. Attraversano le Alpi, entrano in IIttaalliiaa e ggiiuunnggoonnoo ffiinnoo aa SSuubbiiaaccoo, non lontano da Roma. Qui sifermano e impiantano la pprriimmaa ttiippooggrraaffiiaa di cui si abbia notizia in Italia. È il 11446644. Lavorano incontatto con il monastero benedettino di Santa Scolastica, dalla cui ricca biblioteca possono attin-gere preziosi manoscritti da stampare. A Subiaco venne creato un nuovo carattere, il ttiippoo rroommaannoo, dalle forme più rotonde e regolaririspetto al carattere gotico impiegato a Magonza per la Bibbia di Gutenberg. Il carattere romanonasce come iimmiittaazziioonnee ddeellllaa ssccrriittttuurraa uummaanniissttiiccaa lliibbrraarriiaa impiegata dagli Umanisti nei codici diargomento classico. La pprriimmaa ooppeerraa ddaattaattaa impressa dalla tipografia di Subiaco è il DDee ddiivviinniiss iinnssttiittuuttiioonniibbuuss ddii LLaattttaannzziioo,stampata nel 11446655. Da Subiaco l'arte della stampa si diffuse rapidamente: dapprima a Roma e successivamente in tuttaItalia. VVeenneezziiaa, dove venne introdotta nel 1469 da un altro tipografo tedesco, Giovanni da Spira,divenne rapidamente la ccaappiittaallee ddeell lliibbrroo aa ssttaammppaa iinn IIttaalliiaa. Qui operò tra la fine del Quattrocentoe i primi anni del Cinquecento il più grande tipografo-editore italiano, AAllddoo MMaannuuzziioo il Vecchio(1449-1515), che si dedicò alla diffusione dei testi greci e dei classici, per i quali ideò un nuovoe rriivvoolluuzziioonnaarriioo ffoorrmmaattoo, più piccolo e maneggevole, ll''eenncchhiirriiddiioonn, l'antenato dell'odierno librotascabile. Per questo nuovo formato ebbe bisogno di un nnuuoovvoo ccaarraatttteerree, il ccaarraatttteerree ccoorrssiivvoo (aldi-no, o italique) ideato per lui da Francesco Griffi di Bologna, che si era ispirato alla scrittura uma-nistica corsiva.

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LLaa ssttaammppaa aa mmaannoo iinnEEuurrooppaa ffiinnoo aall XXIIXX sseeccoolloo

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A partire dal Cinquecento ccoonn llaa ddiiffffuussiioonnee ddeellllaa ssttaammppaa llaa cceerrcchhiiaa ddeeii lleettttoorrii ssii aallllaarrggaa notevol-mente: il mercato del libro si apre anche alla gente comune, oltre che agli studiosi, donne e bam-bini compresi. Il desiderio di una informazione rapida e regolare porta alla nascita della stampaperiodica. La stampa si adegua al mutare degli indirizzi culturali e dei movimenti religiosi, Riforma,Controriforma, Illuminismo, assumendo a seconda del tipo di pubblicazione carattere di solennitào di grande semplicità e maneggevolezza. Il libro va formalmente definendosi sempre meglio neisuoi elementi (frontespizio, marca tipografica, paginazione, tabelle, etc.). Nei secoli XVII e XVIIIla figura del ttiippooggrraaffoo--eeddiittoorree tteennddee aa ssccoommppaarriirree, e si va affermando la ddiivviissiioonnee ddeellllee ddiivveerrsseeccoommppeetteennzzee (disegnatore, fonditore, stampatore, editore, libraio). Non si ha alcun sostanzialeprogresso nelle tecniche di composizione e di stampa, i nuovi caratteri non nascono da originaliconcezioni stilistiche, ma si limitano a imitare e raffinare le creazioni dei secoli precedenti. Sotto il regno di Francesco I in Francia nasce una vera dinastia di ccrreeaattoorrii ddii ccaarraatttteerrii: gli EEssttiieennnnee,che, rifugiatisi a GGiinneevvrraa, fecero di questa città un importante centro della editoria europea.Durante tutto il Seicento si va affermando la produzione editoriale dei PPaaeessii BBaassssii, che offronoasilo ai tipografi perseguitati dalla Controriforma e dall'Inquisizione: qui si sviluppano le grandicase PPllaannttiinn--MMoorreettuuss e EEllzzeevviirr che adottano i tondi e i corsivi diffusi dai punzonisti francesi. In Italia GGiiaammbbaattttiissttaa BBooddoonnii (1740-1813), incisore e disegnatore di caratteri, impiantò a PPaarrmmaauna propria tipografia, producendo stampe di gusto neoclassico di grande regolarità, severità eaccuratezza, avendo a sua disposizione un vastissimo assortimento di caratteri (da lui prende ilnome il ccaarraatttteerree bbooddoonnii).

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II mmaatteerriiaallii ddeellllaa ssttaammppaa::ii ccaarraatttteerrii mmoobbiillii ee iill ttoorrcchhiioo

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

II ccaarraatttteerrii mmoobbiilliiPer superare l'antieconomica incisione o fusione di intere pagine, a metà del secolo XV si realizza-rono i caratteri mobili (cioè separati l'uno dall'altro e quindi riutilizzabili più e più volte). Era necessario partire dai ppuunnzzoonnii: parallelepipedi di acciaio temprato lunghi circa 45 mm che reca-vano intagliate in positivo lettere e segni ortografici precedentemente disegnati dal tipografo.Questi venivano pressati su di una mmaattrriiccee di rame (più tenera) dove la lettera risultava impressain incavo. A sua volta la matrice veniva inserita in una ffoorrmmaa dove si faceva colare a caldo una legadi piombo, stagno e antimonio. Il metallo raffreddato (ccaarraatttteerree) veniva poi staccato dalla formadal fonditore. Con questo procedimento, uussaannddoo uunn''uunniiccaa mmaattrriiccee,, ssii ppootteevvaannoo ootttteenneerree nnuummeerroossii ccaarraatttteerrii.Quando la matrice si logorava a causa delle numerose fusioni si poteva velocemente ottenerne un'al-tra riutilizzando lo stesso punzone. Nel secolo XV e all'inizio del Cinquecento il tipografo preferisce prepararsi da solo le matrici; solopiù tardi la fusione dei caratteri diventa un vero e proprio mestiere a sé stante e il tipografo tendead acquistarli come prodotto finito.

IIll ttoorrcchhiiooIl torchio era già uno strumento familiare all'epoca di Gutenberg, utilizzato per lo più per usidomestici o artigianali. Venne adattato all'uso tipografico e utilizzato per secoli senza variazionistrutturali importanti, ma costantemente migliorato nei suoi elementi. Nei secoli XV e XVI era costituito da una struttura lignea sostenuta da montanti alti circa duemetri composta da un ccaarrrreelllloo mmoobbiillee (che ttrraassppoorrttaavvaa ccaarrttaa ee ffoorrmmaa, cioè le ppaaggiinnee ccoommppoossttee eecchhiiuussee iinn uunn tteellaaiioo,, ffiinnoo aa ppoossiizziioonnaarrllii ssoottttoo llaa pprreessssaa, in modo da consentire l'inchiostrazione e lasostituzione di volta in volta del foglio stampato) e dalla pprreessssaa vera e propria - detta ppllaattiinnaa -(azionata da una vite a sua volta collegata a una leva) che premeva il foglio di carta inumiditoappoggiato sulla forma inchiostrata. Azionare il torchio richiedeva un grande sforzo fisico e il lavoro combinato di due validi artigiani.

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FFOONNTTeeSSII ccaarraatttteerrii mmooddeerrnnii ddaavvvveerroo uunnaa nnoovviittàà??

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II mmaatteerriiaallii ddeellllaa ssttaammppaa::ll''iinncchhiioossttrroo ee llaa ccaarrttaa

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LL''iinncchhiioossttrrooL'inchiostro 'al carbone' (dal latino encaustum) era già conosciuto in Egitto fin dal IV millennioavanti Cristo. Molto ddiivveerrssoo dovette però essere ll''iinncchhiioossttrroo ttiippooggrraaffiiccoo usato da Gutenberg. Infatti le soluzio-ni acquose a base di nerofumo fino ad allora usate non potevano essere applicate in modo unifor-me sulle superfici metalliche dei caratteri. Si dovette ricorrere ad un iinncchhiioossttrroo oolleeoossoo, mutuatoprobabilmente dal mondo della pittura. Le notizie storiche intorno all'inchiostro tipografico sono molto scarse, in quanto i tipografierano reticenti a diffondere le loro ricette. Possiamo supporre che fosse ccoommppoossttoo essenzialmen-te di oolliioo ddii lliinnoo, ttrreemmeennttiinnaa, e di nneerrooffuummoo o mmaarrccaassssiittee. Per spalmare in modo uniforme l'inchiostro sui caratteri veniva uussaattoo uunn ttaammppoonnee ddii llaannaa oo ppeelloodi circa 7 centimetri rivestito di pergamena appositamente trattata.

LLaa ccaarrttaa ee llaa ssuuaa pprroodduuzziioonneeLL''iinnvveennzziioonnee ddeellllaa ccaarrttaa, da ritagli di seta ridotti in pasta, fibre di gelso e di bambù, lino o coto-ne, spetta ai Cinesi nel II sseeccoolloo dd.. CC.. Furono però ggllii AArraabbii aa ddiiffffoonnddeerrllaa iinn EEuurrooppaa nneellll''XXII sseeccoo--lloo attraverso la Penisola Iberica. In IIttaalliiaa il nuovo materiale scrittorio fece la sua comparsa tra ilXII e XIII secolo. NNeell XXIIIIII sseeccoolloo aa FFaabbrriiaannoo erano in funzione già oottttoo ccaarrttiieerree.La pprroodduuzziioonnee ddeellllaa ccaarrttaa era il risultato di un lluunnggoo pprroocceessssoo: punto di partenza furono prevalentemente gli ssttrraaccccii di origine vegetale, che venivano lavati, pres-sati nei tini e llaasscciiaattii aa ffeerrmmeennttaarree per ottenere l'isolamento della cceelllluulloossaa; in seguito venivano ttrrii--ttaattii e battuti da mulini a vento o ad acqua ffiinnoo aadd ootttteenneerree uunnaa ppaassttaa iinn ccuuii vveenniivvaa iimmmmeerrssaa llaaffoorrmmaa (tteellaaiioo ddii lleeggnnoo su cui erano applicati ffiillii mmeettaalllliiccii orizzontali e verticali, detti filoni e ver-gelle). Sulla forma la pasta si depositava in modo uniforme e veniva poi lasciata asciugare. Il ffoogglliiooddii ccaarrttaa ottenuto veniva in seguito pprreessssaattoo per eliminare l'acqua residua e ccoollllaattoo con gelatinaanimale o amido.Per distinguere la propria produzione i cartai utilizzarono la ffiilliiggrraannaa, un marchio di fabbricacostituito da un filo metallico piegato secondo disegni particolari e applicato alla forma: la pastadi carta, colando, risultava meno spessa in corrispondenza del disegno, che risultava così visibilein controluce.

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LLaa ccaalllliiggrraaffiiaa

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La calligrafia è ll''aarrttee cchhee iinnsseeggnnaa aa ttrraacccciiaarree llaa ssccrriittttuurraa, cioè a vergare e collegare, in modo regola-re ed elegante, le lettere dell'alfabeto. La forma delle lettere ddiippeennddee ddaalllloo ssttrruummeennttoo con cui ven-gono tracciate (scalpello, pennello, penna, etc.) e ddaall mmaatteerriiaallee uussaattoo (pietra, legno, terracotta, papi-ro, pergamena, carta). La tteeccnniiccaa ssccrriittttoorriiaa eerraa mmoollttoo ccoonnssiiddeerraattaa nneell mmoonnddoo aannttiiccoo, tanto che nelle civiltà orientali eraaddirittura riservata soltanto ai sacerdoti. A Roma un editto di Diocleziano fissava il compensodovuto ai copisti a seconda che scrivessero in 'scriptura optima' o 'communis'. In seguito al crollodell'impero romano fu la Chiesa, fino alla nascita delle università nel XII secolo, a tenere in granconto la scrittura per la tradizione dei testi sacri, e fu nelle ssccuuoollee annesse alle cattedrali e nei mmoonnaa--sstteerrii che venne ccoollttiivvaattaa ll''aarrttee ddeelllloo ssccrriivveerree.Durante il XV secolo ggllii uummaanniissttii iittaalliiaannii ssvviilluuppppaarroonnoo uunn ggrraannddee iinntteerreessssee ppeerr ll''eeppiiggrraaffiiaa rroommaannaache influenzò anche ll''eesstteettiiccaa ddeellllaa ssccrriittttuurraa, attraverso il fiorire di ssttuuddii ddii aarrcchhiitteettttuurraa ggrraaffiiccaa. A partire dal CCiinnqquueecceennttoo vennero poi ssttaammppaattii iinn IIttaalliiaa nnuummeerroossii ttrraattttaattii ddii ccaalllliiggrraaffiiaa che diffu-sero i dettami dei calligrafi italiani (soprattutto romani) in tutta l'Europa. Unica eccezione i paesidi lingua tedesca, dove si sviluppò una scuola indipendente che imponeva scritture di tipo gotico. AAllll''ooppeerraa ddeeii ccaalllliiggrraaffii ssii iissppiirraarroonnoo ii ttiippooggrraaffii del Quattro-Cinquecento ppeerr ffoonnddeerree ii lloorroo ccaarraatt--tteerrii (AAllddoo MMaannuuzziioo ad esempio utilizzò i disegni dell'orafo e incisore Francesco Griffo per il suoccoorrssiivvoo).La calligrafia ha costituito materia di insegnamento nelle scuole ancora in pieno Novecento: ora ildiffondersi di nuovi strumenti tecnologici ne ha evidentemente ridotto l'importanza, fino quasi aestinguerla.

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LLaa nnoottaazziioonnee nnuummeerraallee

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

Agli inizi della civiltà per rraapppprreesseennttaarree ii nnuummeerrii ccii ssii sseerrvviivvaa ddii ooggggeettttii, corrispondenti alle unitàda numerare: tacche in pezzi di legno, file o mucchietti di pietruzze, nodi in cordicelle, ma soprat-tutto la mano stessa dell'uomo o le due mani riunite. Quasi ogni società aveva un proprio siste-ma di numerazione.LL''iinnttrroodduuzziioonnee ddeeii nnuummeerrii aarraabbii (o più correttamente indiani, perché furono ideati in India)nell'Europa occidentale, pur essendo una delle più importanti innovazioni che dobbiamo alMedioevo, avvenne a prezzo di forti resistenze e opposizioni.Fu ppaappaa SSiillvveessttrroo IIII ((999999--11000033)), che aveva studiato matematica e astronomia in Spagna, a fare datramite fra gli Arabi e l'Occidente e a ffaarr ccoonnoosscceerree iill nnuuoovvoo mmooddoo ddii ccoonnttaarree. Diffidenti si mostrarono al principio soprattutto i mercanti e banchieri, perché a loro dire i nuovinumeri si prestavano agli inganni e alle falsificazioni. Ci vollero quindi ben due secoli prima chei numeri arabi venissero adottati. Ciò fu possibile anche grazie agli scritti teorici di alcuni stu-diosi, fra i quali l'italiano FFiibboonnaaccccii (sec. XII-XIII), autoredel LLiibbrroo ddeellll''aabbaaccoo (ossia l'antico pallottoliere, lo strumentoper far di conto), un'opera che iinnsseeggnnòò aa ggeenneerraazziioonnii ddiirraaggaazzzzii ee ffuuttuurrii mmeerrccaannttii ee bbaanncchhiieerrii nozioni rudimentali digeometria e aritmetica. La lunga evoluzione della notazione numerale ha fornito glielementi base per la nascita dell'informatica.

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LLaa ssccrriittttuurraa iinnffoorrmmaattiiccaaaapppplliiccaattaa aallllee sscciieennzzee uummaanniissttiicchhee

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

I protagonisti di questa storia sono dduuee ''ppiioonniieerrii'': un ggeessuuiittaa vicentino, padre RRoobbeerrttoo BBuussaa, e ilffoonnddaattoorree ddeellll''IIBBMM, TThhoommaass WWaattssoonn. L'incontro avvenne nel 1949 a New York. Padre Busa era alle prese con il monumentale lavoro ddii lleemmmmaattiizzzzaazziioonnee ddii ttuuttttii ggllii ssccrriittttii ddii ssaannTToommmmaassoo: un totale di oltre 1100 mmiilliioonnii ddii ppaarroollee, che nel 11998800 si sarebbe concluso con la pub-blicazione dei 5566 vvoolluummii cchhee ccoommppoonnggoonnoo ll''IInnddeexx TThhoommiissttiiccuuss: oltre 20 milioni di righe, quattrovolte quelle dell'Enciclopedia Treccani. Il matrimonio dell'analisi linguistica con l'informatica ha portato impensabili vantaggi: invece deiprevisti 1122 mmiilliioonnii ddii sscchheeddee ppeerrffoorraattee su cui annotare i lemmi si passò a 11880000 nnaassttrrii mmaaggnneettiicciie poi, seguendo l'evoluzione della tecnologia informatica, a soli 2200 nnaassttrrii e infine, nel 11999922, allaprima versione su CCDD--RRoomm dell'Opera omnia di san Tommaso, interamente codificata e lemmatiz-zata.

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PPaaddrree RRoobbeerrttoo BBuussaa

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LLaa ssccrriittttuurraaiinnffoorrmmaattiiccaa ee ddiiggiittaallee

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

LLee oorriiggiinnii ddeellllaa ssccrriittttuurraa ddiiggiittaalleeSoltanto con l'invenzione della stampa a metà Quattrocento comincia la differenziazione tra ilprocesso della scrittura e quello della riproduzione del testo. Soltanto nneellll''OOttttoocceennttoo anche cchhiissccrriivvee ccoommiinncciiaa aa ffaarr uussoo ddii uunnaa mmaacccchhiinnaa. Tuttavia sia la penna sia la macchina da scrivere hannouna caratteristica comune: agiscono immediatamente sulla carta. La metamorfosi che conduce alla videoscrittura nasce invece nel momento in cui ssii ddiissssoocciiaa iill ffuunn--zziioonnaammeennttoo ddeeggllii ssttrruummeennttii ppeerr ssccrriivveerree ddaallll''aazziioonnee iimmmmeeddiiaattaa ssuullllaa ccaarrttaa. L'altro mutamento avviene quando alla macchina per scrivere elettrica si assegna un porzione dimmeemmoorriiaa iinntteerrnnaa ppeerr ccoonnsseerrvvaarree tteemmppoorraanneeaammeennttee qquuaannttiittàà ppiiùù oo mmeennoo aammppiiee ddii tteessttoo: ciò rendepiù agevole fare correzioni. Infine alla memoria interna si aggiunge uunnaa mmeemmoorriiaa eesstteerrnnaa ssuu ssuupp--ppoorrttoo mmaaggnneettiiccoo, una cassetta prima, poi un dischetto. La svolta definitiva si ha quando si comincia a usare uunnoo sscchheerrmmoo ppeerr vviissuuaalliizzzzaarree llaa ssccrriittttuurraa: lascrittura diventa allora immateriale e si affida all'onda invisibile degli impulsi elettrici.

LLoo sscchheerrmmoo ssoossttiittuuiissccee llaa ccaarrttaaLa scrittura elettronica permette di avere sotto gli occhi i diversi stati del discorso così come lamente li crea e di concepire il testo come un oggetto in continua lavorazione, su cui è possibileintervenire a più riprese e con diversi obiettivi. Anziché 'frenare' la scrittura, il computer, anzi, la favorisce: chi scrive con carta e penna deve infat-ti organizzare nella propria mente le frasi, 'risparmiando' sulla scrittura, proprio perché tende alimitare le correzioni e quindi a inibirsi, a scrivere mentalmente il suo testo, anziché sulla carta. Èdunque sottoposto a un lavorio di astrazione mentale che non sempre consente di affrontare almeglio i molteplici vincoli che la scrittura in ogni caso pone. Il testo elettronico non obbliga invece a risparmiare sulla scrittura, consente di oggettivare ildiscorso mentale e per questo di svilupparlo meglio, tenendo conto di tutte le esigenze comuni-cative. Non c'è allora da stupirsi se ppeerr UUmmbbeerrttoo EEccoo il ccoommppuutteerr è addirittura uunnaa mmaacccchhiinnaa molto ssppii--rriittuuaallee, perché permette di ssccrriivveerree qquuaassii aallllaa vveelloocciittàà ddeell ppeennssiieerroo.

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LLaa ssccrriittttuurraaiinnffoorrmmaattiiccaa ee ddiiggiittaallee

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11883333 Macchina analitica di Babbage

11993399 Entra in funzione il primo calcolatore funzionante con codi-ce binario. L'inventore fu il matematico George RobertStibitz, che aveva a disposizione solo lampadine e relè telefo-nici. Proprio perché il relè, per sua natura, può essere accesoo spento, il codice che ne derivò fu necessariamente quellodello "0" e "1

11994444 Entra in funzione il calcolatore elettromeccanico "Mark 1".Costruito nei laboratori della Industrial Business Machines(I.B.M.), funziona con dei programmi registrati su nastroperforato. Pesa quasi 5 tonnellate, e le sue 78 sezioni di cal-colo sono comandate con più di 3000 relè.

11994466 il matematico americano John von Neumann teorizzò il fun-zionamento di un calcolatore tramite programmi immessinella memoria centrale, insieme a dati da elaborare. Fino adallora, infatti, ogni calcolatore eseguiva solo le istruzioni perle quali era stato costruito.

11995566 Appare il primo hard-disk della storia. E' composto da unpila alta un metro e mezzo contenente una cinquantina didischi metallici larghi quasi 62 cm.: questa straordinariasuperficie magnetica (quasi 14 metri quadrati) ha una capa-cità di ben 5 megabytes, un vero record per quell'epoca.

11996633 Un gruppo di ricercatori americani progetta e realizza unrivoluzionario sistema di posizionamento rapido del curso-re sullo schermo: per la sua forma particolare viene chiama-to inizialmente "mouse", nome che lo accompagnerà per ilresto della sua esistenza. Tuttavia, non fu introdotto nelmercato: solamente nel 1981 fece la sua comparsa insiemead un computer della Xerox

11996644 Vengono sviluppati alcuni dei software più importanti maiimmessi nel mercato. A giugno la IBM mette a punto ilprimo "word processor" della storia, mentre un gruppo diricercatori americani getta le basi del sistema OCR (ricono-scimento automatico dei testi). Fu anche presentata la prima"tavoletta grafica" capace di inviare al computer i disegnitracciati sulla sua superficie da una stilo

11997722 Viene annunciata la nascita del primo "floppy" disk. Il primodisco magnetico "flessibile" disponibile sul mercato ha undiametro di 8 pollici (più di 20 cm!) e può immagazzinarefino a 120 Kb di dati.

11997744 La rivista americana Popular Electronics annuncia il primomicrocomputer venduto in kit: l'ALTAIR 8800

11997799 Barnaby scrive l'editore di testo Wordstar

11998844 APPLE Commercializza Macintosh che integra interfacciagrafica e mouse

11998855 ALDUS realizza il primo programma di editoria da tavolo,Page maker permettendo il layout di pagina e la definizionedei caratteri tipografici sul desktop

11998866 Viene distribuito sul mercato "Guide", il primo programmaper la realizzazione di ipertesti studiato per i personal com-puters. Ideato inizialmente da Peter Brown come progetto diricerca presso l'Università del Kent per l'utilizzo su grandiworkstation , venne in seguito commercializzato dalla"Office Workstations Limited" (OWL).

11999944 Viene lanciato sul mercato dall'IBM un software che per-mette a qualsiasi PC 486 di scrivere sotto dettatura intempo reale. Il Personal Dictation System (IPDS) ha peròuna precisione del 98%, pari a uno-due errori ogni 106 paro-le. Sa scrivere in inglese, americano, francese, spagnolo, tede-sco e italiano

11999988 Nascono i primi dispositivi appositamente concepiti perfungere da lettori di e-book

22000000 Viene presentato da Microsoft il prototipo del Tablet PC.PC utilizzabile come una vera e propria lavagnetta

22000011 Electronic Ink e Philips annunciano l'inchiostro elettronico

22000011 Media lab MIT (Massachusset Institute of Technology) eXerox Corporation presentano il progetto Gyricon, la cartaelettronica

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SSccrriittttuurraa ee aarrttee

Dal cubismo e dal futurismo, agli inizi del Novecento, nel clima delle Avanguardie storiche, vieneprofondamente messa in discussione la separatezza tra parola e immagine, che s'era imposta conla vittoria sui pittogrammi e gli ideogrammi conquistata dagli alfabeti. Che ancorano il loro codi-ce non più a un qualche rapporto visivo di "somiglianza" col referente, ma a quello con gli ele-menti fonici, fondando così un sistema simbolico costitutivamente alieno da valenze iconiche. Diqui la inevitabile millenaria non coincidenza tra comunicazione scritta e rappresentazione visiva,tra letteratura e arti figurative, tra poesia e pittura.Quando si cerca una visualizzazione del significato in rappresentazioni grafiche figurali, nella poe-sia alessandrina e tardolatina o negli acrostici altomedievali, ciò avviene sempre di fatto all'inter-no del cosmo verbo-letterario. Come poi in certa poesia barocca e, tra Ottocento e Novecento, inambito letterario simbolista, e in molte delle stesse 'parolibere' e 'parole in libertà' futuriste, tut-tavia, qui, scavalcate in direzione di vere 'paroleimmagini', di parole che innovativamente si fannoimmagini, come in certe "tavole" di Marinetti, ove lettere e parole trovano la loro "libertà" secon-do norme interne all'opera, autonome nei confronti di dipendenze semantiche obbligate e dellamedesima simbolicità alfabetica.In quelle tavole, come nei Calligrammes di Apollinaire, in contatto con cubisti e futuristi, si verifi-ca un radicale rimescolamento di codici: non solo la parola diviene immagine, ma dell'immagineassume le valenze rappresentative. Si realizzano 'contaminazioni', analogamente praticate in pittu-ra, nell'area cubista, ancora, e futurista, attraverso associazioni e interferenze di parole e immagi-ni, anche col ricorso al collage: in Carrà o Balla come in Picasso e Braque, e poi negli sviluppi del-l'arte russa e quindi sovietica degli anni dieci e venti, dagli artisti cubo-futuristi fino aMajakovskij. Analoghi gli sviluppi, nella diversità, in altre emergenze dell'avanguardia della primametà del secolo scorso, in particolare nel Dadaismo e nel Surrealismo, dove Magritte compone nel1929 una sorta di manifesto teorico-programmatico, intitolato a Les mots set les images, le parole ele immagini. È il retroterra delle ricerche, vivacissime, diramate e numerose, che si affollano, anche in Italia, dalsecondo dopoguerra lungo gli anni cinquanta, sessanta e settanta. Con episodi di grande rilevan-za, quali la Poesia concreta, la Poesia tecnologia, la Nuova scrittura, e in genere la cosiddetta Poesia visiva,termine che dovrebbe comprendere tutte le ricerche in questo campo, ma che ha assunto anche unsignificato più specifico in rapporto a particolari autori e vicende svoltesi dalla seconda metà deglianni Sessanta, anche con intenzionalità ideologiche. Poi superate, negli anni settanta, dall'accen-tuarsi di istanze concettuali, che hanno riportato l'accento sullo spessore analitico, di indagine sullinguaggio - verbale, vivivo, verboviso - , del resto sempre presente, seppur con peso diverso, inqueste esperienze.

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SSccrriivveerree llaa mmuussiiccaa

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LLaa ssccrriittttuurraa mmuussiiccaallee:: iill tteennttaattiivvoo mmiilllleennaarriioo ddii ttrraassmmeetttteerree llaa vvooccee ddeelllloo SSppiirriittooOgni forma di scrittura rappresenta una tappa nel cammino della consapevolezza storica da parte dell'uomo e untentativo di fissare il ricordo e la memoria di avvenimenti ed episodi.La musica nata nel contesto delle prime liturgie cristiane, è un'esemplare testimonianza di questo cammino, costel-lato di momenti significativi anche per l'intera storia della musica.Gli iinnnnii delle pprriimmee lliittuurrggiiee, che trovano una formalizzazione nei secoli III e IV, sono la tteessttiimmoonniiaannzzaa ddii ffeeddee ddeelllleepprriimmee ccoommuunniittàà ccrriissttiiaannee, composti da autori che hanno segnato la storia del pensiero ecclesiale e teologico, qualis. Agostino e s. Ambrogio. La Bibbia è il libro a cui si fa riferimento nella stesura dei tteessttii ee llee mmeellooddiiee, da cuinascerà il canto gregoriano, sono semplici, sseennzzaa aaccccoommppaaggnnaammeennttoo ssttrruummeennttaallee, austere per sottolineare la loroesclusiva destinazione: l'atto sacro. La trasmissione orale delle melodie non fa perdere l'originalità dei movimentimusicali degli aannoonniimmii ccoommppoossiittoorrii: ciò è dovuto anche al fatto che quelle che diverranno le melodie del canto gre-goriano si ispirano ad alcuni schemi che vengono ripetuti. L'applicazione di tali schemi ai testi crea dei modellimusicali, poi definiti come gli "otto toni" gregoriani: una sorta di codificazione modale ante litteram.E' attorno ai secolii VVIIIIII--XXII cchhee ssii iinniizziiaa aa ffiissssaarree llee mmeellooddiiee ccoonn nneeuummii iinn ccaammppoo aappeerrttoo: sopra i testi dei canti sacriper la liturgia vengono ppoossttii ddeeii sseeggnnii ppeerr iinnddiiccaarree ll''aannddaammeennttoo ddeeii ssuuoonnii da eseguirsi e il movimento melismati-co. Tali notazioni (oggi identificate come codici di Laon, San gallo, Einsiedeln, Beneventano, ecc.) non servivanoperò a definire l'altezza dei suoni: l'assenza di un riferimento lasciava alla libertà dell'esecutore l'applicazione diquella che con linguaggio moderno chiamiamo "tonalità". Questa prima scrittura musicale è la testimonianza delladiffusione del canto sacro in tutta Europa: l'avvento dell'unità politica e culturale rappresentata dal Sacro RomanoImpero permette la circolazione del canto in tutti i monasteri e nelle principali chiese. E' importante creare dei riferimenti scritti perché tale diffusione non perda le tracce originali delle melodie.In un secondo tempo vennero applicate ai neumi delle righe di riferimento per delimitare l'altezza dei suoni: la rriiggaaggiiaallllaa per il DDoo e quella rroossssaa per il FFaa. Questo episodio diede l'idea al monaco GGuuiiddoo dd''AArreezzzzoo (c. 990-1050) perl'aggiunta di altre due righe: si giunse così a creare il tteettrraaggrraammmmaa, pprriimmaa vera ccooddiiffiiccaazziioonnee mmuussiiccaallee universale,sul quale si potevano fissare i suoni, le altezze, le lunghezze in modo uguale per tutti. Nascono le sette note cheoggi conosciamo e l'evoluzione del tteettrraaggrraammmmaa ppoorrttaa aallllaa nnaasscciittaa,, iinn eeppooccaa rriinnaasscciimmeennttaallee,, ddeell ppeennttaaggrraammmmaa. Lenote ricalcano ancora i segni del canto gregoriano nello stile e nelle figure (virga, punctus, ecc.), ma il distacco dal-l'antico cantus planus è ormai senza ritorno. Nel XVIII e XIX secolo la scrittura musicale diviene non più solo una libera traccia per l'ispirazione dell'esecuto-re (tale era il principio dell'improvvisazione barocca) ma un riferimento quasi assoluto: alle note sul pentagram-ma si aggiungono i segni dinamici ed espressivi. Questa evoluzione, per altro inevitabile data la diversità dei mol-teplici stili musicali, segna una sorta di tentativo di intrappolare nella scrittura tutto il linguaggio musicale, con loscopo di dare all'esecutore ogni informazione possibile in merito al contenuto della partitura.Solo nel XX secolo si tornerà ad una scrittura musicale più libera, meno vincolante, capace di tradurre sulla cartaanche i nuovi suoni, le forme della dodecafonia, i ritmi e i contenuti culturali di un secolo tormentato. Le partiture di grandi compositori contemporanei non hanno più nulla della partitura classica, quella dei secoliXVIII e XIX, ma la ricerca di nuovi segni rappresenta un tentativo interessante che ci riporta all'origine del cantosacro, quando, cioè, la voce dello Spirito era libera da codificazioni e affidata unicamente alla trasmissione dellafede nella liturgia.

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LLaa ssccrriittttuurraa BBrraaiillllee

Il segno memoria dell’uomo: percorsi della scrittura

Il pprriimmoo tteennttaattiivvoo volto a consentire l'accesso alla lettura in modo serio ed organizzato ai nonvedenti si deve al filantropo francese VVaalleennttiinn HHaaüüyy (1745-1822). Egli ideò la lettura per ciechia segni orizzontali: dopo aver fabbricato delle lettere di legno, Haüy aveva in seguito fissato sudel cartone dei caratteri stampati in rilievo che formavano delle sporgenze rilevabili al tatto. Sirivelarono però difficili da distinguere per mezzo dei polpastrelli, molto ingombranti e la lorocomposizione richiedeva inoltre parecchio tempo. L'invenzione apriva comunque la via alla lettu-ra mediante il tatto.Nella seconda metà dell'Ottocento, LLuuiiggii BBaallllùù inventò un ingegnoso sistema di scrittura in rilie-vo a punti che, se pure a costo di molta fatica, consentiva ai non vedenti una primordiale comu-nicazione scritta. Il metodo di lettura di Valentin Haüy ed il successivo sistema di punteggio di Ballù non avevanoperò risolto definitivamente il problema dell'educazione dei non vedenti: il cieco poteva infattisolo leggere, i libri erano pochi e la velocità di lettura era inoltre bassissima. Rivoluzionario fu il sistema di scrittura in rilievo inventato intorno al 1829 da LLoouuiiss BBrraaiillllee(1809-1852) per la sua perfetta aderenza alle esigenze del tatto. Il sistema Braille è il perfezionamento di una scrittura tattile inventata da un ufficiale dell'eserci-to napoleonico, Charles Barbier, che l'aveva inventata per redigere messaggi nell'oscurità decifra-bili fra ufficiali impegnati nelle campagne militari. La sua caratteristica fondamentale è quella di essere a ppuunnttii iinn rriilliieevvoo che si incidono procedendoda destra verso sinistra in modo che, girando il foglio, si possa leggere normalmente da sinistra adestra. PPeerr ssccrriivveerree iinn BBrraaiillllee ooccccoorrrroonnoo uunn''aappppoossiittaa ttaavvoolleettttaa mmuunniittaa ddii uunn rreeggoolloo mmoobbiillee ee uunnppuunntteerruuoolloo. Il regolo consta di due righe di 24 rettangoli ciascuna, in ognuno dei quali si posso-no incidere sei punti. I singoli segni vengono rappresentati mediante un differente numero dipunti da uno a sei, e in totale si possono ottenere 63 segni che coprono tutte le esigenze di ogniforma di linguaggio scritto e di tutte le segnografie matematiche e musicali.La scrittura Braille, pur rappresentando una scoperta eccezionale, non fu subito accettata negliistituti. Solo intorno al 1850 il sistema di Louis Braille fu pienamente accettato a Parigi. Nel1865 gli allievi milanesi lo accettarono con entusiasmo mentre il Inghilterra il metodo Braille fecela sua comparsa verso il 1868. OOggggii iill BBrraaiillllee èè ll''uunniiccoo ssiisstteemmaa ddii ssccrriittttuurraa ee lleettttuurraa ppeerr cciieecchhii ddiiffffuussoo iinn ttuuttttoo iill mmoonnddoo. IlCongresso Internazionale di Parigi del 1878 lo aveva infatti dichiarato ufficiale per tutti gli stati,e l'U.N.E.S.C.O. ha un comitato apposito con il compito di adattarlo a tutte le lingue. AAnncchhee iinnCCiinnaa èè ssttaattoo aaddoottttaattoo facendo corrispondere i segni Braille non agli ideogrammi, ma ai suoni daessi rappresentati.

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